[Conor]
“Siamo sicuri che non bisogna aggiungere
qualcos’altro?”
Accigliato e ansioso, osservavo il contenuto dentro la grande scodella
in
ceramica mentre lo rimestavo con l’aiuto di un vecchio e
scassato sbattitore elettrico.
Era uno di quegli aggeggi da impugnare e manovrare manualmente, quasi
un
oggetto di antiquariato; l’avevo recuperato da casa dei miei
genitori qualche
giorno prima apposta per l’occasione, visto che io e il mio
coinquilino non
eravamo soliti preparare dei dolci e non ne possedevamo uno.
“Che cosa?” strillò Dom, superando
appena il frastuono che
si sprigionava dallo sbattitore.
Lo spensi, presi un cucchiaio e tastai con fare critico la
consistenza dell’impasto. “Lo zucchero non si
è sciolto” affermai, una punta di
isteria nella voce.
“Magari ci vuole un po’ di tempo” rispose
il moro in tono
piatto, tenendo d’occhio il pentolino che stava sul fornello
acceso.
Mi passai una mano tra i capelli, sentendo l’ansia montarmi
nel petto. “Dev’essermi sfuggito qualcosa, di
sicuro mi sono dimenticato un
ingrediente.” Scandagliai freneticamente la piccola cucina
con lo sguardo. “Mi
passi la ricetta?”
“Eh?”
“La ricetta! Quel foglio che c’è
lì, a fianco al piano
cottura!”
“Puoi aspettare un secondo?” Dom afferrò
un mestolino in
legno e prese a rimestare con attenzione.
Vedere il mio coinquilino alle prese con gli arnesi da
cucina era insolito quanto divertente: si capiva lontano un miglio che
non era
abituato a quell’attività e, anche se cercava di
risultare sicuro di sé, i suoi
movimenti erano goffi e inesperti.
In un altro momento avrei ridacchiato e l’avrei preso in
giro,
ma quel giorno non ero in vena.
“Il cioccolato si fonde anche se non lo guardi”
bofonchiai, incrociando
le braccia al petto.
“Ehi, che cazzo! Non mettermi fretta!”
Afferrò il foglio che
aveva accanto e me lo passò. “Poi non ti lamentare
se si brucia tutto e la
cucina va a fuoco!”
Sospirai, lo afferrai e cominciai a rileggere tutto da cima
a fondo, le dita che tremavano appena. Aggrottai le sopracciglia.
“Comunque il
cioccolato avresti potuto fonderlo anche nel microonde, genio.”
“Cosa?! Bastava ficcarlo nel microonde?”
sbottò il mio
amico, lanciando un’occhiata all’elettrodomestico
stipato sopra il piccolo
frigorifero. “Mi sarei potuto risparmiare tutto questo
casino?”
“Parli come se l’avessi dovuto faticosamente
sciogliere col
calore delle tue mani… hai solo acceso un
fornello.” Poggiai la ricetta sul
piano del tavolo. “Qui dice: in una ciotola a
parte, lavorate con uno
sbattitore elettrico il burro con lo zucchero fino a ottenere un
composto
chiaro e spumoso. Burro e zucchero… ci sono
entrambi” riflettei.
Dom mi si avvicinò e scrutò dentro la ciotola.
“Io non me ne
intendo, ma in effetti questo non è un composto chiaro
e spumoso…”
Ripresi in mano lo sbattitore e lo accesi, pronto a lavorare
ancora l’impasto. Sarei andato avanti anche per ore, se fosse
servito a
ottenere un risultato decente.
“Okay, visto che ormai il cioccolato è quasi
pronto, apro le
uova e separo l’albume dai tuorli”
affermò Dom.
“Sai aprire le uova?” lo sbeffeggiai, ostentando
stupore.
“Che pezzo di merda, non meriti l’aiuto di un amico
grandioso e gentile come me!” si pavoneggiò.
Tornai a concentrarmi sull’impasto.
Quando quel giorno avevo deciso di preparare dei cupcakes
per il mio ragazzo avevo sperato in un esito migliore –
diverso dai soliti
disastri che io e Dom combinavano quando provavamo a cucinare qualcosa
assieme.
Io e Phil stavamo insieme da poco meno di due settimane e
ancora non lo avevo realizzato: da quando l’avevo conosciuto,
diversi mesi
prima, avevo sempre pensato che a lui interessassero soltanto le donne.
Ero rimasto
parecchio spiazzato – ed entusiasta – quando invece
avevo appreso che i miei
sentimenti erano ricambiati.
Effettivamente ero il suo primo ragazzo, Phil voleva essere
cauto perché la situazione lo spaventava e destabilizzava
molto. Mi faceva
tantissima tenerezza: grande e grosso, all’apparenza
così pacato e sicuro di
sé, ma anche tanto timoroso di lasciarsi andare a
quell’esperienza tutta nuova.
Gli avevo promesso che avremmo fatto ogni cosa in base ai
suoi tempi, che l’avrei fatto sentire coccolato e a suo agio;
per questo avevo
deciso di preparare quei cupcakes panna e biscotti apposta per lui.
In realtà avrei voluto regalargli il mondo intero pur di
renderlo felice e bearmi delle deliziose fossette sulle guance che gli
comparivano ogni volta che sorrideva, ma date le mie scarse
possibilità da
studente universitario, si sarebbe dovuto accontentare delle mie doti
culinarie.
Sempre che fossi riuscito a cavar fuori qualcosa di decente
da quella poltiglia granulosa che continuavo a frullare…
All’improvviso un dettaglio attirò la mia
attenzione.
Strabuzzai gli occhi, spensi lo sbattitore e presi in mano il foglio
con su
stampata la ricetta. “Merda!”
“Che succede?” Dom sobbalzò e si
lasciò scivolare di mano
l’uovo che stava aprendo; tuorlo, albume e guscio in frantumi
finirono dentro
il piatto.
A quella vista avrei volentieri dato di matto, ma al momento
mi si presentava davanti un problema più grande.
“Adesso ho capito perché
questo bastardo non si scioglie! Qui dice che bisogna usare lo zucchero
di
canna tipo muscovado chiaro… ma su
quello che ho comprato io non c’è
scritto muscovado chiaro!” sbottai,
prendendo in mano la busta
incriminata.
Dom mi affiancò e fece scorrere lo sguardo dalla ricetta
alla confezione dello zucchero. “Andiamo, non sarà
mica un dettaglio così
importante…”
“E invece sì, cazzo! Perché
l’impasto non diventa spumoso e
chiaro!”
Lui aggrottò le sopracciglia. “E perché
non hai controllato
meglio mentre facevi la spesa?”
“Non ne ho idea! Sai che non faccio sempre le scelte
migliori quando sono sotto pressione: avevo talmente tanta paura di
dimenticare
qualcosa che ho preso la prima busta di zucchero che ho
trovato!”
“Ehi, calmati, cerca di…”
“Come faccio a calmarmi se è tutto uno
schifo?” lo
interruppi, sollevando ancora il tono di voce.
Il mio coinquilino si tappò le orecchie. “La
pianti di
strillare?” tuonò a sua volta.
Mi guardai attorno e realizzai che la cucina era un
disastro: sul fornello stazionavano ancora il pentolino e il
contenitore col
cioccolato fuso a bagnomaria, ormai tiepido; proprio lì
accanto era poggiato un
piatto con all’interno un uovo spaccato e inutilizzabile,
mentre sul tavolo una
ciotola in ceramica conteneva un composto scuro e grumoso.
“Ho sbagliato tutto, questi fottuti cupcakes verranno
malissimo” esalai, prendendomi la testa tra le mani.
“Conor…”
“Che c’è?”
Dom mi afferrò i polsi e allontanò le mie dita
dal viso, poi
mi fissò dritto negli occhi. “Il problema non
è lo zucchero moscovato o
come cazzo si chiama, vero?”
Allora mi accorsi della tensione che avevo addosso: il
respiro mi si mozzava in gola, il cuore martellava
all’impazzata e le mani mi
tremavano.
Inspirai profondamente e abbassai lo sguardo.
“D’accordo, la situazione sta
degenerando.” Il mio amico mi
spinse verso il divano e, una volta che ebbi preso posto, si
accomodò accanto a
me. “Conor, non puoi avere un attacco isterico per dei
dolcetti.”
“Io sono sempre isterico”
obiettai.
Dom ridacchiò. “Lo so, però oggi
è peggio del solito. Sei in
ansia. E non provare a negarlo: ti conosco troppo bene.”
Socchiusi le palpebre e sospirai, gettando appena il capo
all’indietro. “È che ci tenevo davvero a
questi dolci. Speravo che venissero
bene, almeno stavolta.”
“Perché sono per Phil” disse lui. Non
era una domanda.
Mi morsi il labbro. Colpito e affondato.
“Io… volevo fare qualcosa di carino per lui,
volevo farlo
felice. Perché… lui è sempre
così dolce e buono con me, a volte mi sembra di
non meritarlo, di non essere alla sua altezza…”
cominciai a straparlare,
giocherellando col bordo della mia maglia.
“Quando dici queste stronzate mi viene voglia di tirarti un
pugno in bocca!” si indignò Dom, fulminandomi con
un’occhiata.
“Ma lo capisci che sono un disastro? Per una volta che
decido di preparare una sorpresa carina per lui, ecco che rovino
tutto!”
bofonchiai, combattendo il nodo che mi chiudeva la gola.
Già mi figuravo la faccia perplessa e disgustata del mio
ragazzo quando avrebbe assaggiato quegli orrori culinari che stavano
prendendo
forma nella nostra cucina.
Dom mi posò una mano sulla spalla e mi scrollò
appena.
“Guardami e ascoltami bene. Innanzitutto il disastro lo
stiamo facendo in due:
ho deciso di aiutarti a impastare, quindi pretendo
la mia metà di
colpe!” Mi scoccò un sorriso complice.
“Sono bravo a fare quasi tutto,
ma in cucina faccio cagare, lo ammetto!”
“Quasi tutto? Ma fammi il favore!” lo presi in
giro,
ridacchiando e dandogli una leggera spinta.
Lui fece altrettanto, ma dopo qualche istante tornò serio.
“E poi… Phil è mio cugino, lo conosco
da una vita e ti assicuro che non c’è
motivo di preoccuparsi. Insomma, potresti presentarti da lui con i
cupcakes più
brutti del mondo, dal sapore e l’aspetto orribile, mezzo
crudi o mezzo bruciati…
ma lui li adorerebbe lo stesso, semplicemente perché hai
avuto il pensiero di
prepararli per lui.” Sorrise, gli occhi gli brillavano.
“E li adorerebbe perché
li hai fatti tu. Non hai ancora capito che Phil
stravede per te e non
hai bisogno di far niente per farti amare da lui?”
Mi mordicchiai nuovamente il labbro e gli occhi mi
pizzicarono appena. “Lo pensi davvero?” pigolai
titubante.
Lui mi batté una pacca sul braccio. “Certe volte
sei proprio
un deficiente, Conor Mason.”
Allora mi sciolsi in un sorriso; improvvisamente sentivo il
cuore più leggero e l’ansia scivolar via.
Ero stato capace, grazie alle mie solite paranoie, di
trasformare un’attività piacevole e divertente in
un incubo all’insegna dello
stress, trascinandovi anche Dom.
Eppure lui era ancora lì, pronto a darmi una mano anche se
ne sapeva meno di me, pronto a sorbirsi le mie urla stridule nei
momenti di
isteria e a riportarmi a galla quando annegavo in un mare di
pessimismo. Era il
miglior coinquilino e il miglior amico che potessi avere.
Gli rivolsi un’occhiata riconoscente. “Grazie,
Dom.”
“Che fine faresti senza di me?” Mi
scompigliò i capelli e si
rimise in piedi, tornando al piano cottura. “Rimettiamoci
all’opera: moscovato
o non moscovato, qualcosa dovrà pur
venir fuori!”
Risi e lo imitai. “Si chiama muscovado.”
“Fa lo stesso!”
“Questa è la parte più
divertente!” affermò Dom, decorando
l’ennesimo cupcake con un pezzetto di Oreo.
“Soprattutto perché è
l’ultima” aggiunsi mentre versavo una
generosa dose di copertura bianca su una tortina.
Sfiniti e ancora impiastricciati di cibo da capo a piedi, ci
accingevamo a rifinire i nostri piccoli grandi capolavori: quando
avevamo
sfornato i dolci, qualche ora prima, non potevamo credere che fossero
venuti
così bene. Certo, alcuni erano un po’ storti e
sformati, ma tutto sommato
avevano un aspetto delizioso.
E alla fine, a furia di rimestare e lavorare il composto, anche
lo zucchero si era sciolto del tutto – un po’ come
le mie preoccupazioni.
“Ecco!” esclamò il mio amico, disponendo
un pezzetto di Oreo
sull’ultimo cupcake. Si allontanò di un passo e
osservò con soddisfazione la
teglia adagiata sul tavolo. “Un’opera
d’arte!”
Indietreggiai a mia volta e sorrisi. “Non saranno
ineccepibili, ma per fortuna non siamo a MasterChef.”
Dom mi circondò le spalle con un braccio e mi
attirò a sé,
catturandomi in un affettuoso abbraccio. “Siamo una bella
squadra.”
Ricambiai il gesto, senza riuscire a smettere di sorridere.
Gli volevo un mondo di bene; non trovavo nemmeno le parole per
dimostrargli la
mia gratitudine, ma speravo che quello bastasse.
“Davanti a queste delizie, Phil non potrà che
giurarti amore
eterno!” commentò una volta sciolto
l’abbraccio.
“Veramente non sappiamo ancora se sono delle delizie”
gli feci notare.
“Constatiamolo subito!” Detto ciò,
afferrò un cupcake dalla
teglia e lo addentò avidamente.
“Ehi! Quelli sono per Phil!”
“Sono sedici, in ogni caso non riuscireste a mangiarli
tutti” bofonchiò col boccone pieno.
“Comunque sono fantastici!”
“Davvero?” Prima che potesse accorgersene, gli
rubai il
pirottino dalle mani e presi un morso.
Col palato e il cuore pieni di dolcezza, posai il capo sulla
spalla di Dom e sorrisi.
Qualunque sarebbe stata la reazione di Phil il giorno
seguente, ora avevo la certezza di aver fatto del mio meglio: non gli
stavo
donando un semplice vassoio di dolci, ma tutto me stesso.
Imperfetto e ammaccato come quei cupcakes, ma pieno d’amore.
🧁
🧁 🧁
Prompt per la
challenge “Just stop for a minute and smile”:
1. "Mi passi la
ricetta?"
50. "Ehi, non
mettermi fretta!"
Ma guardate un po’
chi si rivede da queste parti! Non mi ero affatto dimenticata dei
nostri
coinquilini scapestrati, anzi, non vedevo l’ora di mettermi a
scrivere per il
contest di Laila e aggiornare nuovamente questa raccolta!
La shottina non è
affatto venuta come ce l’avevo in mente, scriverla
è stato un parto e alla fine
non mi soddisfa per niente, ma spero possiate perdonarmi AHAHAHAH!
Innanzitutto: per
scrivere questa storia mi sono basata sulla ricetta dei cupcakes
panna&biscotti
che trovate alla pagina 20 del libro “Le deliziose ricette di
cupcake” che
Laila_Dahl ha linkato nel suo contest “StoryCake”,
a cui questa storia
partecipa. Ma in realtà parte di ciò che avete
letto fa parte della mia
personalissima esperienza, visto che io stessa ho provato a farli
e… ragazzi,
credetemi, la lavorazione è lunga ma ne vale la pena *-*
Anche io, proprio
come Dom e Conor, ho avuto lo stesso problema con lo zucchero: non era
muscovado bianco e NON SI SCIOGLIEVA, mamma mia che ansia ahahahahah ma
alla
fine sono venuti bene lo stesso XD
Lascio anche
qualche noticina per la giudice, che non conosce il fandom. In
realtà, essendo
questo un AU, non ho citato tante dinamiche riguardanti i Nothing But
Thieves:
l’unica cosa vera è che Dom e Phil sono cugini.
Per quanto riguarda
l’AU, questa storia (e tutta la raccoltina) è uno
spin off di una mia long. A
dire il vero non c’è tanto da sapere: Dom e Conor,
amici da sempre, si sono
iscritti insieme all’università e hanno affittato
una casetta. Conor ha da poco
conosciuto Phil, il cugino del suo coinquilino, e se
n’è innamorato
perdutamente. Ovviamente tutto ciò è frutto della
mia fantasia (…ehh…), ma
l’amicizia tra Dom e Conor è assolutamente reale,
come testimonia il banner che
ho messo in cima! Non sono coccolosissimi i miei coinquilini del cuore
mentre
si abbracciano così? *_____________*
(Dom, giù le mani
che poi Phil si ingelosisce AHAHAH)
E a tal proposito:
ringrazio di cuore Carmaux per avermi dato una mano a crearlo! A dire
il vero
quell’immagine è tutta opera sua, io mi sono
occupata solo di inserire il
titolo… quindi, insomma, è un banner a quattro
mani!
Grazie tesoro :3
Infine segnalo che
in questa shottina ho sviluppato un prompt che Carmaux mi aveva fornito
l’estate scorsa, quando ero in crisi col fandom e avevo
chiesto alle mie
lettrici di darmi una mano per sbloccarmi! La frase in questione
è “non faccio
sempre le scelte migliori quando sono sotto pressione” (in
realtà non ricordo
se fosse “prendo le decisioni” o “faccio
le scelte” perché sono deficiente e
l’ho perso, ma insomma il senso era quello XD), spero di
averla sfruttata al
meglio! Grazie doppiamente a Carmaux per lo spunto carinissimo!
Niente, concludo
queste NdA chilometriche, ringrazio di cuore chiunque sia arrivato fin
qui e vi
do appuntamento alla prossima – e ultima – shottina
della raccolta! :3
A prestoooo!!! ♥
|