Qualche
istante prima,fuori dalle mura di Aegis.
Il
mago,nel suo restare distaccato dal suolo librandosi come privo di
peso era seguito dall'armata di Aegis,che avanzando a passo serrato
marciava nella valle con l'intento di prendere possesso
dell'accampamento noviano e prendere in possesso,o per meglio dire in
ostaggio,le truppe che intendevano assalire la città.
L'incantatore
era davanti a tutti i soldati che lo seguivano nella stessa maniera
nella quale avrebbero seguito un qualunque altro comandante generale
dell'esercito,sapendo che un individuo simile,come tutti gli
individui dotati di poteri magici erano considerati pericolosi e
temibili e per tanto non andavano sottovalutati. Per questo lo
seguivano senza emettere un fiato e passo dopo passo furono in vista
del Castrum,intuendo che avendo occupato il campo di battaglia era
solo questione di rapidità e di numeri che gli avrebbero
permesso di
scacciare l'invasore imperiale fuori dalla loro amata e indipendente
città-stato. Tutto sembrava filare liscio per il mago e i
soldati
dietro di lui,quando all'improvviso l'aria sopra di loro,chiara e
limpida come solo in montagna poteva essere,poco alla volta divenne
tetra e sinistra,con scure nuvole che comparse dal nulla si
moltiplicavano e si espandevano abbastanza in fretta da riempire
quella porzione di cielo,che già cariche di energia
emanavano saette
e scintille tanto da far credere che presto avrebbe tuonato. Gli
uomini erano preoccupati e a quella vista alzarono gli scudi pronti a
ricevere colpi nel caso fossero arrivati,ma tutto quello che videro
furono lampi e saette scendere dalle nuvole in maniera tale da non
permettere ne al mago ne ai soldati dietro di lui di avvicinarsi
ulteriormente al castrum.
“Questi
fulmini non scendono in maniera normale.”,disse il mago tra
se e
se.
Aveva
notato come i lampi, i fulmini e i tuoni non scendessero in maniera
casuale come in una tempesta normale,ma piuttosto erano
dritti,perfettamente lineari e non colpivano altri punti,se non
quelli di fronte a loro,come se qualcosa volesse impedire di farli
avanzare e formando così un perimetro difensivo di pura
elettricità.
Per lui era chiaro come il sole che ci fosse una qualche
volontà a
fomentare quell'evento inaspettato.
“Mostrati
a me e rivelami la tua vera natura,affinché io possa
riconoscerti
come mio pari nelle arti magiche.”,disse il mago in maniera
calma
statuaria,senza alcuna emozione nella voce.
Poco
alla volta di fronte a lui,oltre la barriera di fulmini comparve poco
alla volta la figura di un uomo dalla corta capigliatura castana,gli
occhi verdi e indossava vesti imperiali che lui aveva già
identificato.
“Vedo
che adesso intervengono anche gli auguri delle capitale a sostenere
le legioni imperiali,per caso i vostri sacerdoti da guerra non sono
più all'altezza delle mire di Nova?”,disse il mago
rivolto alla
figura evanescente che aveva di fronte.
“Risparmia
il fiato vecchio,so benissimo quali contatti hai con l'imperatore e
so anche che ti sei messo alla ricerca del Demiurgo,perché
tu e i
tuoi alleati vi prendete la pena di dare protezione ad una
principessa fuggiasca?”
“E
tu perché ti affanni tanto a darle la caccia?”
“Non
sono qui per lei,in realtà sono qui per impedire che un
intera
legione venga spazzata via nel suo peggior momento di
vulnerabilità,per volontà dell'imperatore Lucio
Cornelio Silla e
dell'onnipotente Giove Ottimo Massimo.”
“E
immagino che il tuo potente Giove e sua augusta maestà
l'imperatore
siano disposti a contrattare data la necessità di questo
improvviso
intervento,dico bene?”
L'ugure
rimase in silenzio per un po' mentre i fulmini continuavano a
scendere ripetutamente nei soliti punti,impedendo così a
chiunque di
oltrepassare quella difesa mortale e senza possibilità di
essere
superata.
“Che
cosa vuoi?”
E
fu in quel momento che il mago arrivò al punto che
più gli
interessava. Sapeva che se Silla avesse perso un intera armata
imperiale,oltre al fatto di aver dichiarato guerra alla
città-stato
di Aegis,metterla sotto assedio e poi fallire nell'attacco che non
avvenne mai sarebbe stata un onta troppo grande affinché la
reputazione della pericolosità della forza bellica di Nova
sarebbe
stata decisamente messa in ridicolo e se diffusa la notizia avrebbe
spinto i nemici ai confini ad attaccare con arroganza e
superiorità,cosa che avrebbe costato caro all'impero,anche
in caso
di vittoria,poichè per quanto potente potesse essere
Nova,non poteva
combattere su troppi fronti,non in quel momento almeno. Per il mago
sarebbe stato un gioco facile far accettare a quel sacerdote le sue
richieste. Infondo ne andava dell'onore dell'aquila dorata.
Gordlack
fece andare al passo la sua piccola cavalcatura dato che ormai non
aveva alcuna fretta nel dirigersi verso il palazzo,dove avrebbe dato
il resoconto della loro impresa nell'accampamento noviano e alla
quale il consiglio avrebbe ricevuto da li a breve. Il nano rimuginava
sugli ultimi eventi che erano accaduti in meno di ventiquattro ore:
Avevano incontrato Milziade e lo avevano portato,a malincuore,da
Lucilla e da lei era stato reclutato,avevano subito un aggressione da
parte di un branco di goblin e di un paio di orsi a dir poco
anormali,uno strano tizio con capacità degne di una bestia
avevano
attaccato lui e Milziade nei pressi di un villaggio distrutto,erano
precipitati dal cielo dopo che Lucilla aveva evocato un incantesimo
di sua invenzione e nel frattempo erano stati attaccati anche da un
soldato dotato di un armatura in grado di volare,che tra l'altro era
la stessa che indossava quella donna a capo della legione,Luccila ha
vomitato sangue per poi svenire e portata via dal mago, poi sono
stati arrestati e convinti dall'ultimo arrivato nel gruppo ad entrare
in un accampamento noviano solo per rischiare la pelle e
chissà come
fuggire all'ultimo e salvarsi appena in tempo dalla cattura per la
comparsa di una nebbia profumata. C'era da dire che ne erano successe
di assurdità in meno di ventiquattro ore. Pensava che nella
sua vita
da nano ne avesse viste di cose strane,ma mai come quel
Milziade,così
sfrontato,spaccone,incurante della propria vita e sopratutto
sbruffone che avesse mai visto e lui di umani ne aveva conosciuti
parecchi. C'era da dire però che aveva le sue buone
qualità e
nonostante i suoi difetti si era dimostrato un ottimo combattente
anche se aveva il vizio di usare quelli che Gordlack definiva
“strani
trucchi”,combatteva in maniera per nulla leale,disonesta e
per
nulla lineare,non come lui che appena vedeva il nemico doveva
combatterlo direttamente,doveva fargli sapere che stava per essere
schiacciato dal suo maglio ma non per fare lo spaccone,ma
perché era
un vero guerriero e lui doveva affrontare a viso aperto
l'avversario,così combatteva un vero guerriero,tutte le
altre
manovre che parevano evasive era una cosa da elfi,che ci pensassero
quei mingherlini a danzare con le loro lame sul campo di battaglia.
Fu a quel punto che pensando agli elfi giunse un altra sua
conoscenza,che di tanto in tanto gli era antipatica quasi quanto
quella lama venduta. Sentì un suono di zoccoli battere sul
suolo
cittadino e girandosi vide Nym andargli incontro al trotto e
raggiungerlo in breve tempo.
“Vedo
che non sei ancora giunto a palazzo,ti credevo già
li.”
“Lascia
perdere elfo,ho perso tempo nel trattenere quel dannato umano a
venire a palazzo per spiegare la situazione che si è
verificata al
castrum,ma ha preferito allontanarsi dicendo che voleva allontanarsi
per un po', per quanto mi riguarda può stare lontano da noi
anche
per sempre.”
“Per
una volta sono d'accordo con te,anche se dubito che possa accadere un
evento simile. Quell'uomo ha deciso di restare per motivi che solo il
mago sa...è poi,gli ha imposto il marchio.”
“Il
marchio?Davvero?Adesso sono sicuro che resterà con noi per
tutto il
tempo necessario e nel peggiore dei casi sarà molto tempo da
passare
insieme a lui. Però spiegami una cosa,perché il
mago gli ha imposto
il marchio?”
“E
cosa vuoi che ne sappia io,lui non mi ha chiesto il motivo di questa
scelta e io non ho voluto insistere,lo sai che anche se uno di noi
insistesse a voler sapere qualcosa di più non caveremmo un
ragno dal
buco. Se non vuole parlare non parla.”
“Si
lo so è che visto che tu lo conosci da più tempo
credevo sapessi le
sue ragioni,tutto qui.”
“Magari
fosse così semplice,con lui non lo è
mai.”
“Già,se
lo dici che lo conosci meglio di tutti.”
“Dimentichi
Lucilla,lei lo ha incontrato molto prima.”
“Vero,chissà
perché lo dimentico sempre,comunque,cosa dovremmo fare con
quel
Milziade? Voglio dire,capisco che il marchio sia una garanzia nel
caso ci tradisse,ma se invece trovasse una maniera per aggirare il
problema?”
“In
tal caso non dovremmo far altro che assicurarci che non possa
nuocerci in alcun modo,fosse anche infilargli una freccia nella testa
sta pur certo che non mi troverei contrario,il problema e Lucilla. Se
è convinta che quell'umano debba venire con noi non dubito
della sua
parola,ma è tanto buona quanto ingenua e non posso dire che
sia
completamente al sicuro con quel tipo. Per ora teniamo gli occhi
aperti.”
La
strada era ancora lunga per giungere al centro della
città,dove
risiedeva il palazzo del consiglio e dove tutti e tre,compreso
Milziade avrebbero dovuto presentarsi di nuovo per riferire
dell'esito della loro impresa,anche se con uno in meno non si poteva
dire che il comportamento dell'ultimo arrivato fosse esemplare per
rispecchiare la serietà della squadra ai loro collaboratori
di
Aegis,anche per un mercenario il modo di comportarsi era una maniera
per sottolineare la qualità di una persona,tra gli elfi
almeno
doveva essere così...o almeno quello che la maggior parte
delle
razze pensasse di loro. Passarono per le strade della città
e videro
che la gente sembrava preoccupata,addirittura alcuni si stavano
mettendo al riparo,ma l'umore generale era vagamente tranquillo,o
comunque non così spaventati da scappare al primo segno di
battaglia,anche per il fatto che lo scontro si stesse svolgendo
all'infuori delle possenti mura cittadine e che in generale ci si
sentisse al sicuro dietro quelle mastodontiche opere difensive e che
la sicurezza che trasmettevano non era poca. Continuando verso
l'interno della città raggiunsero in breve tempo una piazza
dedita
al commercio,per lo più di generi alimentari e oggetti per
la vita
di tutti i giorni. Il numero di persone qui era più numeroso
e anche
qui la preoccupazione per le sorti della battaglia erano
palpabili,forse qualcuno aveva intenzione di finire le loro compere e
di tornare a casa il più presto possibile,così
almeno da potersi
mettere al riparo e qualche donna allegramente continuava a fare la
spesa come se non stesse succedendo nulla di particolare,comprando
carne,grano,verdura di vario genere per poi tornare a casa e
preparare il pranzo come se fosse un giorno come un altro e
addirittura portandosi dietro i bambini che non in pochi occupavano
il posto. I mercanti tra l'altro non sapevano bene come prendere la
cosa,da una parte c'era chi stava per chiudere bottega lo stesso
giorno e cercare riparo nei loro alloggi o in qualche vicolo li
vicino,cosa però non consigliata data la presenza di
ladri,occasionali e quelli di esperienza,che di tanto in tanto quando
l'occasione lo permetteva arraffavano come potevano quello riuscivano
ad ottenere con i loro sforzi e di solito ci avrebbero pensato le
guardie ad acciuffarli,privarli del bottino e punirli secondo la
legge comune contro il furto, qualche bacchetta sulle mani,tanto per
fargli male ma non rompergli le dita,in alcuni casi li buttavano
anche in cella,alla torre,dove loro erano stati portati come comuni
criminali. Ma quel giorno le guardie erano occupate con il controllo
e la salvaguardia della popolazione nei diversi settori di
Aegis,facendo mantenere la calma alle folle e formare una forza di
difesa nel caso i noviani fossero penetrati in città.
“Sembrano
tranquilli,di solito la gente é abituata a scappare e
mettersi al
sicuro quando sanno che un esercito invasore viene per prendersi la
città nella quale vivi. Non li capisco, e come se fossero
semplicemente aspettando la fine del tutto.” Disse Nym mentre
osservava la scena intorno a se.
“Beh...forse
si comportano così perché si sentono al sicuro
dietro le
mura,voglio dire,hai visto quando sono spesse quelle cinta difensive?
Sembrano opere murarie degne di una fortezza nanica e se lo dico io
che sono nato sui monti di ferro,allora ti posso assicurare che prima
che crollino questa città farà in tempo a
diventare polvere. Ma
quelle mura non le abbatti così facilmente, Thor mi fulmini
se ho
detto qualcosa di sbagliato in tutto questo.”, disse Nym con
fare
fiero.
Nym
dal canto suo non seppe cosa dire per controbattere. Certo,erano mura
possenti e su questo non c'era nulla da dire,ma Nova non era una
potenza da sottovalutare,già in passato quando prima
dell'impero
Nova era una dei tanti staterelli che cercava un proprio posto nel
mondo e in confronto a civiltà più antiche,come
quella di Amenosi
dalle leggendarie piramidi o l'antico regno di Argos, patria del
pensiero filosofico e considerata un tempo la culla della
civiltà
imperiale,dalla quale prese grande ispirazione per le proprie
opere,sia pubbliche che private e che spaziavano dall'architettura
all'istruzione,seppur mantenendo un proprio stile personale,cosa che
manteneva nelle proprie guerre e nel trattamento che avevano con i
loro nemici,che adesso il loro gruppo era tra di loro.
Ripensò alla
faccenda del Demiurgo e si chiese come fosse possibile che per la
ricerca di qualcosa di cui non si sapesse bene cosa fosse si erano
inimicati la nazione più potente della loro epoca e per di
più
l'imperatore in persona teneva un occhio vigile sulle loro azioni
solo perché una ragazza,seppur la figlia del precedente
imperatore,si era messa in viaggio contro la volontà dello
stesso
Silla. Possibile che un uomo del genere potesse temere una fanciulla
che di norma non avrebbe fatto del male ad una mosca,nemmeno volendo?
E anche se fosse stata pericolosa,cosa che Nym non si sentiva di dire
di Lucilla,perché mai mandare un intera armata per assediare
la
città che l'avrebbe tenuta al sicuro,quando avrebbe potuto
mandare
una squadra di sicari,che se non altro avrebbero destato meno
sospetti e meno clamore di un intera legione che per qualche oscuro
motivo era stata atterrata da una nebbia sinistra? C'erano troppo
cose in quella storia che non avevano senso e difficilmente lo
avrebbero avuto anche in un contesto più logico. Forse si
trattava
di qualche gioco di potere e la città di Aegis c'era finita
di mezzo
oppure la città-stato c'entrava qualcosa con la faccenda del
Demiurgo,ma in che maniera e in quale misura? Era presto per porsi
certi dilemmi e se qualcosa aveva imparato dalla sua esperienza come
arciere avrebbe dovuto attendere e restare calmo,aspettando il
momento che la chiarezza di quella storia sarebbe volata contro i
suoi dubbi,come una freccia che vola verso il bersaglio con la
massima potenza...ma per ora,sarebbe andato con Gordlack a parlare
con i membri del consiglio,il resto sarebbe venuto da se.
Tempo
presente,da qualche parte ad Aegis.
Pace,tranquillità,rilassarsi
con le cose semplici della vita. Una panchina di pietra,un bicchiere
di nettare di pera bevuto ad un chiosco all'angolo della strada,un
po' d'ombra sotto le fronde di uno dei tanti alberi presenti nella
zona. Milziade se ne stava seduto in santa pace in uno dei tanti
giardini pubblici presenti in città,forse non uno dei
più grandi o
nemmeno dei più belli,era un area verde chiusa su se stessa
dalle
case della zona,ma offriva protezione dalla calura del pomeriggio e
la relativa pace offerta dal luogo era un toccasana per il corpo e la
mente. Sentiva ancora il colpo che quella maledetta noviana gli aveva
inferto quando lo aveva colpito alle spalle e se non fosse stato per
la corazza avrebbe dovuto dire addio alla vita e non lamentarsi della
botta,visto che il colpo,se fosse stato preso senza alcuna protezione
gli avrebbe certamente spezzato la spina dorsale. Con lo sguardo
perso nel vuoto e le membra stanche era tornato a pensare a quella
vicenda che adesso era il suo ennesimo incarico. Ripensò a
Lucilla e
sull'armata imperiale che era stata mandata per conquistare la
città
e prendersi la vita della giovane principessa,una mossa troppo
esagerata per i suoi gusti,ma per quanto gli riguardava la paga era
buona e il premio finale sarebbe stato ancora più
ghiotto,così gli
aveva detto il mago. Già,la paga,ormai era così
che vedeva il suo
“lavoro”,sempre se così lo si potesse
definire,in quanto fare il
mercenario non era esattamente una delle attività
più invidiabili
al mondo. Il mercenario e quel genere di personaggio considerato alla
stregua di un brigante comune o un pirata,un combattente da poco che
per il giusto prezzo venderebbe la propria madre al miglior offerente
e cambiare bandiera al momento opportuno. In realtà era una
professione che nel suo caso bisognava possedere due
capacità
importantissime:la prima era professionalità,la seconda era
l'impegno. Fare il mercenario ti mette in quella condizione in cui
non stai da nessuna parte,ma allo stesso tempo bisognava rispettare
gli impegni presi,non dichiari la tua fedeltà a nessuno ma
allo
stesso tempo non devi tradire la fiducia del cliente. A fine lavoro
si riceve il compenso e in quel caso il cliente decide di terminare
il rapporto di lavoro o prolungare il periodo di lavoro per il tempo
in cui era richiesto la presenza del suddetto professionista. Nel
caso di Milziade però non era così semplice,lui
preferiva i
contratti scritti,così che almeno la legge lo avesse
protetto entro
i limiti della legalità,ma oltre era scoperto e non sempre
Milziade
aveva fatto cose che andassero a favore delle norme vigenti,fosse
stato all'interno dei confini di Nova o di altre nazioni in cui era
stato e lui aveva viaggiato tanto. Ed ora si trovava li, Ad Aegis,
non l'aveva mai vista in precedenza e tutto sommato era una
bellissima metropoli. Doveva ammetterlo,la città dalle
bianche mura
era un toccasana per gli occhi e quel parchetto lo faceva sentire
così bene con se stesso,tanto da avergli quasi fatto
dimenticare i
suoi attuali problemi e persino Briseide si godeva un momento di
tranquillità,brucando un po' d'erba ed infine sdraiandosi a
terra,con il prato a fare da appoggio per le sue membra stanche per
il combattimento di prima.
“Sai
Briseide,ti chiedi mai se la vita che conduciamo ci faccia bene?
Voglio dire non stiamo mai fermi troppo a lungo in un posto,certo a
volte ci capita di restare fermi per una settimana o a volte anche
dei mesi,però sai,ogni tanto mi piacerebbe trovare un
posticino
tranquillo. Nulla di esagerato sia chiaro. Una casetta,un piccola
stalla solo per te,magari potrei iniziare un allevamento di
cavalli,tanto i soldi non mi mancano. Così almeno io
continuo a
campare senza dover infilzare più nessuno e tu potrai
accasarti con
uno stallone,sia chiaro un buon partito,ti trovi un buon cavallo,fai
su qualche puledro e ti metti a posto. Non sarebbe male come vita
eh?”,disse Milziade rivolto alla sua fedele compagna a
quattro
zampe. Spesso aveva la sensazione che Briseide capisse
veramente,unica fedele alleata che l'aveva sempre seguita da quando
l'aveva cavalcata per la prima volta.
“Ma
sappiamo entrambi che non è così
facile,combattere e l'unica cosa
che mi sia mai riuscita veramente bene ed l'unica cosa che a me mette
il pane sotto i denti e a te la biada di qualità. A volte mi
chiedo
se sia stato io a scegliere questa vita o e stata questa vita a
scegliere me,ma dubito di conoscere la risposta a questa
domanda...”
Il
mercenario si alzò dalla panca e facendo un paio di passi si
avvicinò alla giumenta per poi abbassarsi sulle ginocchia e
dargli
qualche pacca vicino al posteriore.
“Andiamo
pigrona,se no poi chi li sente gli altri,già sono una palla
solo
starli a sentire,figuriamoci poi che mi tormentano per il fatto di
non essermi presentato al consiglio per tempo.”
E
così facendo Briseide si alzò lentamente da terra
e nitrendo in
segno di malavoglia per il doversi di nuovo mettere in cammino mosse
leggermente di lato,indicando al suo cavaliere di salirgli in groppa.
“Tranquilla,so
come ti senti.”
Lui
le salì sopra e con un leggero tocco dei talloni
indicò all'animale
di iniziare a muoversi in direzione della torre,luogo della quale
avrebbe fatto volentieri a meno di fare ritorno. Peccato che se non
lo avesse fatto c'era il rischio che il suo cuore smettesse di
battere,cosa della quale sarebbe stato decisamente contrario. Mentre
si spostava per il parco notava le persone nei dintorni godersi
appieno,o quasi i piaceri di quel luogo,data la battaglia che
credevano si stesse svolgendo al di fuori delle mura. Se avessero
saputo che la forza d'assedio che li preoccupava tanto era stata
addormenta a causa di una ladra con delle somiglianze con un gatto
non ci avrebbero mai creduto,ma se non altro si sarebbero fatti una
risata generale. La gente,seppur preoccupata,non mostrava evidenti
segni di paura generale e per la maggior parte delle persone la
situazione era più che accettabile,dato che sembrano
confidare così
tanto nella loro cinta di mura bianca come il marmo più
pregiato,ma
si sa che anche il muro più duro o il più alto
non sono difese
invincibili e che esistono molti modi per aggirare o oltrepassare
mura così portentose. Ma in quel caso forse era lui che era
troppo
pragmatico e che doveva rilassarsi per il momento. La sua battaglia
era vinta,era giunto il momento che si godesse la gloria
personale....anche se nessuno di quei cittadini sarebbe mai venuto a
saperlo. Poco importa,aveva il denaro,per ora bastava quello.
Superato il giardino e dove aver attraversato una ventina di minuti a
cavallo,senza andare troppo di fretta,si ritrovò nella
piazza
principale della città,dove l'atmosfera generale era
relativamente
tranquilla,forse li più di qualunque altro punto della
città. Ma
non c'era tempo per perdersi in quello spettacolo di vita sociale e
si diresse subito verso l'ingresso della torre. Le numerose guardie
poste ai lati della porta videro il mercenario avvicinarsi
all'ingresso e per le disposizioni che gli opliti avevano ricevuto
non si preoccuparono più di tanto della sua presenza,dato
che era
stato segnalato da parte del consiglio come “collaboratore
speciale
per le trattative con le forze armate dell'impero”, in parole
povere e un modo alquanto vago per indicare un mercenario che faceva
da portavoce per conto del governo di Aegis e nel caso le cose
fossero andate male loro non c'entravano nulla. Insomma,la solita
solfa che era parte del suo lavoro, se c'è la fai bene, se
no muori
e tanti saluti. Milziade scese dalla giumenta e l'affidò ad
uno dei
soldati a guardia della porta,poi si addentrò al pian
terreno,dove
tra le migliaglia di persone al suo interno vi era anche una grande
presenza di guardie armate poste nella grande sala,nel caso i nemici
fossero giunti fino al cuore del governo indipendente di Aegis. Si
diresse verso il centro del piano dove la piattaforma lo avrebbe
portato direttamente alla sala del consiglio e guardando le numerose
scale presenti per arrivare all'ultimo piano non invidiava di certo
chi avrebbe dovuto percorrerle tutte,senza pensare a chi avrebbe
dovuto pulirle e quasi provò pietà per quelli che
avrebbero avuto
quel compito. Mentre giungeva alla piattaforma vide un altro gruppo
di guardie presidiare il dispositivo magico e con loro c'era la
guardia carceraria che aveva condotto lui e gli altri tre all'ultimo
piano.
“Ma
guarda chi si rivede,caro,carissimo....”
Disse
Milziade scherzando con l'anziana guardia carceraria e nel mentre
continuare a schioccare le dita nel tentativo di ricordarsi il nome.
“Veramente
non ti ho detto come mi chiamo. Comunque, vedo che sei ancora
vivo.”
“Avessi
una moneta per ogni volta che me l'hanno detto avrei più
soldi di un
re.”
“Gli
altri sono già arrivati e faresti meglio a
raggiungerli.”
“Beh
è per questo che sono qui,insomma,qualcuno dovrà
pur dare la buona
notizia no?”
5
minuti dopo
“Starai
scherzando spero? Ti rendi conto di quello che hai
combinato,mercenario?”
Disse
l'uomo dalla testa di sciacallo con tono furente verso Milziade.
“Non
capisco di cosa hai da lamentarti. Ho fatto il mio lavoro e l'ho
fatto egregiamente,com'era nei piani.”
“Com'era
nei piani? COM'ERA NEI PIANI? No il piano,come c'è lo avevi
descritto era che avresti parlato con il comandante e lo avresti
convinto ad allontanarsi da Aegis sfruttando l'informazione
dell'invasione dei barbari verso i confini imperiali e invogliarlo a
lasciare perdere l'assedio della città. Non che l'avresti
deliberatamente insultato,preso in giro e sconfitto di fronte alla
sua legione provocando così un incidente diplomatico,per non
parlare
che Nova tende a ricordarsi di certe umiliazioni e fidati,le fanno
pagare a caro prezzo queste cose. Hai trasformato un singolo assedio
in una guerra aperta e quel che è peggio e che torneranno
con molti
più uomini e molte più risorse. Spero che tu sia
soddisfatto del
tuo risultato.”
La
situazione all'interno della sala era più calda di un giorno
nel
deserto Amenosiano in piena estate e ciò era dovuto agli
umori che
che si stavano scaldando in quel momento. Milziade era riuscito nel
suo intento di scacciare l'armata dalle mura della
città,anche se
non completamente per merito suo,visto com'erano andate le cose.
Aveva combattuto per una città che non conosceva
è non era la prima
volta, aveva raggiunto dei risultati sperati con mezzi poco ortodossi
è non era la prima volta ed era stato criticato per la
conclusione
raggiunta,questo a dire il vero non accadeva molto spesso,di solito
veniva pagato,se ne andava e poi i guai dei casini che si lasciava
indietro non lo inseguivano. Ma in questo caso si. Il consiglio lo
stava guardando male,i suoi compagni di squadra non avrebbero fatto
nulla per salvarlo e il presidente della
città,quell'energumeno
biondo dorato se ne stava in silenzio con espressione serissima
l'intera faccenda. La situazione non poteva essere più nera
di
così...o forse no. Comunque il prezzolato non se la stava
passando
troppo bene.
“Cos'hai
da dire a tua discolpa?”
Dopo
la domanda scese il silenzio e per un attimo sembrò che
nemmeno lo
spudorato Milziade,arrogante e sempre con la battuta pronta non
avesse il coraggio di dire niente. Ma come sempre era pronto a
disilludere le speranze altrui e tornò a dare fiato alla
bocca come
solo lui sapeva fare.
“Nulla...se
non in presenza del mio avvocato.”, Disse Milziade con la
faccia
più seria che riusciva a fare in quel momento.
La
rabbia e l'indignazione di Kemuti erano giunti a un punto tale che
stava per chiamare per far chiamare a se le guardie e farlo portare
in cella. Gli sarebbe bastato poggiare la mano su uno dei suoi
bracciali e men che non si dica sarebbero arrivati con una piccola
squadra e lo avrebbe lasciato marcire in gatta buia fino a nuovo
ordine.
“Mercenario...”
Fu
la voce di Midas a rimbombare con chiarezza tra le mura della regale
sala. Una voce non dura e autorevole,come si era dimostrata scherzosa
e allegra fino a quella mattina,ma neanche così raggiante da
metterlo al sicuro dalle intenzioni dell'uomo sciacallo che aveva
intenzione di fargliela pagare. Le intenzioni del presidente erano
incerte.
“Devo
ammetterlo,la tua azione di oggi ha dimostrato la tua prodezza,il tuo
valore da guerriero e la tua capacità di rovesciare un
azione
ritenuta impossibile e per questo devo farti i miei
complimenti...”
“Ma
presidente...”,rispose Kemuti nell'intento di far ragionare
Midas,temendo di avvalorare la giustificazione di Milziade. Tuttavia
Midas alzò una mano,possente è forte come il
resto del suo corpo.
“Ciò
non di meno,ti sei preso gioco di un comandante imperiale e per
quella gente è un offesa gravissima,poiché
infangare la reputazione
delle forze di Nova e come gettare fango su Nova stessa e questa
è
una cosa che non faranno passare liscia. Come presidente della
città-stato di Aegis non posso cacciarti da questa
città,poiché
essa rappresenta la libertà e la tolleranza di tutti i
popoli del
mondo che intendono collaborare per costruire l'unico luogo al mondo
che rappresenta tutte le civiltà del mondo. Ma se fosse
l'imperatore
in persona a chiedere la tua testa non potrei far nulla per impedirlo
e sarei costretto a consegnarti a chi verrà a reclamarla per
conto
suo. Mi spiace mercenario,comprendo quale fosse il tuo piano e le tue
vere intenzioni,ma devo difendere questa città. Avrei
preferito che
le cose non fossero andate così.”
Un
altro breve attimo di silenzio,ma questa volta molto più
pesante e
carico di energia. Milziade e Midas si guardarono l'un l'altro dritti
negli occhi e anche se uno era seduto su di un trono e l'altro in
piedi come un uomo qualsiasi i due si osservarono. Non con astio o
indiffirenza,Milziade non sapeva come chiamare quella
sensazione,forse rispetto,o almeno ci si avvicinava il più
possibile,ma di sicuro non era disprezzo,almeno quello per una volta
lo aveva risparmiato per qualcuno o ben pochi non ricevevano quel
sentimento da Milziade.
“Tranquillo
ragazzone,me la sono andata a cercare. Quindi che si fa? Mi gettate
di nuovo in cella?”
“No,semplicemente
aspetteremo il risultato delle tue azioni,per ora siete confinati a
palazzo fino a nuovo avviso. Ho fatto preparare delle stanze per il
vostro gruppo nei piani inferiori,al piano degli ambasciatori
stranieri dove saresti scortati da un gruppo di guardie che vi
aspettano alla piattaforma,potete andare.”
E
con questo ultimo ordine da parte di Midas i quattro accompagnatori
di Lucilla si allontanarono dalla sala senza fare troppe storie.
Milziade aveva compiuto la sua parte e nonostante ciò era
stato
punito ugualmente,lui insieme al resto della squadra. Non era la
prima che qualcuno non era soddisfatto del suo operato per quanto
fosse stato efficace o non avesse coinvolto vittime inutili,a questo
c'era abituato,ma quello che non sopportava era quando nel suo lavoro
entravano questioni come la politica o gli accordi con le parti
prese. Pretendevano che il suo fosse un lavoro pulito e senza troppe
macchie durante lo svolgimento,eppure non gli sembrava che fossero
stati loro a rischiare la testa in quella impresa e ora pretendevano
anche che avesse dovuto fare il tutto alle loro condizioni,che tra
l'altro non erano state ne specificate ne tanto meno condivise con
lui. Che andassero tutti nell'Ade pensava lui,era bravo nel suo
lavoro e lo svolgeva a modo suo ed ora per un po' di orgoglio ferito
gli avevano detto che avrebbe pagato le conseguenze del suo gesto.
Forse solo Midas si salvava,lui per lo meno non sembrava schifarlo o
almeno non abbastanza da rimproverargli il suo combattimento con
quella donna,ma in fondo che ci poteva fare per lui?Nulla. Era uno
straniero che aveva svolto un compito per una nazione,seppur piccola
e contava come una città,straniera e per la quale avrebbe
dovuto
essere premiato invece che punito. Il mondo a volte girava in modo
strano e a volte non lo capiva e forse, sarebbe stato meglio non
capirlo.
In
quello stesso istante, a Nova.
Il
sole stava per calare anche su quella parte del mondo,con il cielo
notturno che si faceva sempre più presente nella volta
celeste e la
luce dell'astro incandescente faceva spazio al più pallido e
delicato satellite che era la luna,che quella sera mostrava solo la
parte di se che la faceva assomigliare alla lama di una falce.
Più
in giù,sulla terra degli esseri mortali,Silla,sovrano della
più
grande potenza della sua epoca,era semplicemente vestito di un
gonnellino bianco tenuto da una cintura di cuoio grezzo,ruvida ed
aderente,se ne stava con il resto del corpo nudo,in un campo
rettangolare lungo centoventi piedi e largo novantacinque,situato a
lato dell'immenso edificio dedito all'imperatore per i suoi
allenamenti personali con la guardia pretoriana nel
combattimento,elle tattiche di guerra e nelle formazioni,ma alla sera
il campo era di proprietà esclusiva di Silla,che faceva
portare al
suo interno guerrieri e creature di ogni sorta,affinché
potesse
allenarsi in evenienza di qualsiasi scontro che la vita avesse potuto
mettergli contro... o almeno quelli che avrebbe potuto fronteggiare
fisicamente. Il suolo sabbioso del campo d'addestramento quella sera
aveva accolto,se così si poteva dire,una chimera,una
creatura
magnifica e terrificante ai più,dotata di un corpo da
leone,ma con
l'aggiunta della testa di una grossa capra dagli occhi rossi e al
posto della coda aveva un lungo serpente dal corpo flessibile e
scattante,pronta ad affondare i suoi denti velenosi come i suoi
cugini più comuni. Era stata catturata nelle lontane e
selvagge
terre di Kalikintaros,una regione selvaggia e dalla natura
incontaminata,patria di numerosi mostri tipici delle vecchie leggende
del passato ed ora invece,ridotte a mero spettacolo per le masse che
le vedevano esibirsi contro la loro volontà nelle arene di
tutto
l'impero. Ma quella sera non c'era alcun pubblico se non poche
guardie al seguito dell'imperatore,che come molte altre sere prima di
quella aveva l'abitudine di scontrarsi contro queste bestie per puro
allenamento fisico. Il mostruoso ibrido ruggì con la sua
testa
leonina con una tale potenza che avrebbe fatto mettere sull'attenti
anche il più coraggioso dei cacciatori di mostri,ma non
lui,Silla,che restò perfettamente immobile di fronte ad una
creatura
che era stata portata li con l'aiuto di quattro minotauri che lo
avevano condotto li con delle catene di ferro incantate da un
sacerdote di Vulcano,la cui benedizione garantiva la
resistenza,l'efficacia e la qualità di qualunque oggetto di
ferro,acciaio o qualunque altro minerale adatto a scopi simili. Lui
invece restava freddo e imperscrutabile,il volto una maschera
inespressiva e le braccia conserte non si mossero nemmeno,nemmeno gli
occhi,dallo sguardo tagliente e deciso non mostrarono alcuna
esitazione. E dopo il ruggito la chimera fece la sua mossa,a distanza
di venti metri da Silla si lanciò alla carica come avrebbe
fatto un
predatore della sua stazza,che tra l'altro era poco più
piccolo di
un elefante,ma quattro volte più pericoloso in condizioni
vantaggiose. Il mostro continuò ad avanzare mentre con la
bocca si
preparava ad azzannare l'umano che aveva di fronte,forse credendo che
fosse impietrito dalla paura del suo precedente urlo bestiale. Fu
vicino,pochi metri di distanza e spiccò un balzo in
direzione di
Silla,pronto ad azzannargli la testa e a maciullarla con i denti,
simili a punte di lancia,tanto erano affilati da sembrare tali,ma
Silla non era il tipo da farsi cogliere impreparato. La sua reazione
fu rapida ed inaspettata per tutti i presenti,quando le mani,prima
ferme all'altezza del petto si mossero più veloci del vento
quando
arrivarono all'altezza del suo volto,strinsero la parte bassa del
mandibola della testa di leone e con una forza inumana e la tecnica
di un vero lottatore lo buttò a terra con una tale potenza
che la
botta stordì la prima testa,con gli occhi che si rivoltarono
all'indietro per il trauma cranico subito. La testa leonina era fuori
gioco,ma la capra e il serpente erano ancora coscienti e nonostante
la botta subita si rialzò quasi subito,ancora intontita dal
colpo
subito,per reazione alla testa svenuta la capra diede qualche botta
al leone nel tentativo di farla rinvenire,ma tutto quello che ottenne
fu qualche rantolio sofferente. Silla era rimasto fermo per la
seconda volta e fece nulla per terminare l'opera,semplicemente si
mise ad aspettare che il mostro tornasse all'attacco,magari con
maggior efficacia e perciò si mise in posizione di
combattimento,con
la schiena leggermente curva ed entrambe le braccia alzate,proprio
come avrebbe fatto un pugile durante un incontro.
“Tutto
qui quello che sai fare bestia? Avanti,mostrami la tua vera
forza.”,
disse impassibile l'imperatore senza che la sua voce emettesse alcuna
emozione.
Non
avrebbe saputo dire se la chimera fosse conscia del significato di
quelle parole oppure reagì per conto suo,ma in un caso o
nell'altro
la capra e il serpente si caricarono di un intenzione omicida ancora
più forte ed entrambe si prepararono a combattere.
Nonostante il
leone fosse svenuto il resto del corpo era ancora
funzionante,dimostrato dal fatto che la le zampe da felino si mossero
verso il corpo di Silla,con gli artigli intenti nel volergli
dilaniare la carne mentre la testa della capra abbassava di tanto in
tanto la testa per attaccare con le corna appuntite,nell'intento di
confondere l'avversario. Ma l'imperatore si dimostrò ancora
una
volta dannatamente abile e nella sua posizione rimase sulla
difensiva,incassando i colpi e parandosi la testa e il tronco col
solo ausilio delle braccia mentre con i pugni poco distanti dal volto
proteggevano la fronte da un probabile attacco alto che la chimera
avrebbe potuto effettuare di nascosto con il serpente,che era rimasto
fermo tutto il tempo ad osservarlo. Colpo dopo colpo la bestia faceva
sempre gli stessi colpi,potenti,ma ripetitivi,senza strategia e senza
cambi nell'approccio di combattimento,attaccava e basta e sarebbe
stata questa la sua rovina,poiché Silla comprese a pieno
quale fu il
punto debole del mostro. L'ennesima incornata della capra e la
risposta di Silla Arrivò tanto veloce quanto potente,rimasto
tutto
il tempo sulla difensiva all'improvviso evitò la testa
spostandosi
di lato e in meno di un battito di ciglia diede un pugno diretto al
volto della testa di capra,un diretto tirato a lato della chimera che
la sorprese facendola piegare la testa di lato per la botta subita e
stordendola momentaneamente e da qui l'imperatore scaricò
una serie
di pugni in rapida successione usando movimenti rapidi e precisi e
mettendoci il minimo della forza necessaria,che già era
mostruosamente enorme. Colpi in rapida successione così
numerosi da
cadere sulla seconda testa come se fossero gocce di pioggia,ma
abbastanza pesanti che anche la capra dovette cedere e così
facendo,inevitabilmente crollò anch'essa e nel mentre anche
la
coda di serpente attaccò,aspettando che Silla fosse
distratto e
girato di spalle non potesse vederlo,mentre scattava in avanti come
un colpo di frusta e i due grossi denti veleniferi si piantassero
nella carne e così poter uccidere l'imperatore con il suo
potente
veleno. La tossicità del serpente avrebbe avuto successo
dove la
ferocia del leone e la resistenza della capra avevano fallito. Ma
anche questo colpo mancino non andò a buon
fine,poiché anche se
Silla continuò ad osservare la testa della capra collassare
come
quella del leone la sua mano si spostò veloce come un
fulmine verso
il collo del rettile,che una volta preso bloccò il tentativo
dell'ultima testa rimasta e non dovette far altro che stritolare
abbastanza da far perdere coscienza al serpente senza più
aria nei
polmoni e anche l'ultima testa della chimera era stata neutralizzata
e così lo scontro si concluse,con una certa delusione del
vincitore,che con aria insoddisfatta si allontanò dal luogo
dello
scontro,mentre un arietta fresca di quella sera d'estate si fece
sentire come un capriccio del vento e non come uno dei soliti
tentativi dell'elfa di ucciderlo,che fino a quel momento avevano
sempre fallito. Passo dopo passo si accorse per l'ennesima volta di
come la sua squadra di pretoriani lo stesso osservando,non come un
uomo,ma come un mostro dotato di una forza e un autocontrollo
sovrumane,non aveva alcuna paura ad affrontare una creatura simile,da
solo e a mani nude,un impresa che di comune mortale aveva ben poco.
Uno dei pretoriani gli si avvicinò a Silla con fare cauto e
leggermente intimorito.
“Signore,è
comparsa un emanazione di Permone,dice di avere delle novità
sulla
situazione riguardante la faccenda di Aegis. Vi aspetta al tempietto
interno del campo d'allenamento.”
“Bene.”
E
detto ciò l'imperatore si incamminò
più velocemente verso il luogo
indicato,ma prima di fare ciò fu interrotto dalla stessa
guardia.
“Signore...”
“Parla.”
“Cosa
né dobbiamo fare di quella creatura?”
“Non
mi interessa,viva o morta che sia ha perso e il suo destino non mi
riguarda più. Fatene ciò che volete.”
E
senza dare il tempo al pretoriano di rispondere a riguardo si rimise
a camminare con passo lesto e senza alcun indugio. Il luogo
dell'incontro era vicino,sotto un porticato di calcestruzzo con un
tetto di tegole in argilla dipinte di rosso,dove si trovavano nelle
vicinanze anche una sala dedicata ai bagni termali ed palestra dotata
di strumenti ginnici di ogni sorta. La stanza nella quale
entrò
invece consisteva in un piccolo tempio dove sul fondo vi era un
piccolo altare votivo di legno con all'interno due statuette d'avorio
con le effigi di Giove e Marte e di fronte ad essa vi era la figura
di Permone intenta a prestare qualche omaggio al dio della guerra e
al signore dell'olimpo.
“Quali
notizie mi porti da Aegis?”
Permone
si girò e alle sue spalle si trovò Silla,che lo
stava osservando
con aria arcigna.
“Non
buone.”
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