Capitolo 21
Non smetterò mai di cercarti
Alba si
incamminò verso Roma, non sapeva perché, ma era certa
che Azaele non l'avesse abbandonata e che viaggiando verso la Città
Santa lo avrebbe incontrato di nuovo.
Camminava
già da diverse ore, quando scorse una casa di contadini.
Stanca e affamata pensò di chiedere qualcosa da mangiare e da
bere ad una giovane donna che stava dando il grano alle galline, Alba
si avvicinò e salutò per richiamarne l'attenzione.
"Buongiorno!".
La donna alzò lo sguardo e le rivolse un sorrise gentile
"Buongiorno!"
"Sono
in viaggio per Roma, sono partita presto e ora sono un po' stanca e
ho fame. Avrebbe un po' di pane e formaggio e dell'acqua?"
"Certo"
rispose la donna facendole cenno di entrare nell'aia e sedersi sulla
panca posta al lato di un lungo tavolo di legno “Riposati qui,
arrivo subito”.
Alba
aveva appena finito di bere, quando un uomo disperato con una bambina
esanime tra le braccia e un ragazzino in lacrime al suo fianco,
raggiunse le due donne. La contadina si portò le mani al viso
disperata "Cosa è successo, perché è così
bianca?"
"E
caduta nel ruscello" rispose l'uomo straziato. "Mi sono
precipitato immediatamente in acqua, ma aveva già smesso di
respirare!".
La
donna prese la bambina tra le braccia e cominciò a piangere.
"Dov'è
il ruscello, lontano? È passato molto tempo? " domandò
Alba. "È appena, successo!" rispose il contadino tra
le lacrime.
"Allora
forse siamo ancora in tempo, poggiatela a terra e lasciate fare a
me!" ordinò Alba con una tale sicurezza che il contadino
obbedì. La ragazza pose le mani sul petto della bambina e
cominciò alternativamente a spingere e soffiare nella bocca
della bambina. Dopo un po' di tentativi la piccola cominciò a
tossire, gettò fuori l'acqua dai polmoni e apri gli occhi
confusa.
La
contadina emise un grido di gioia "Aurora, piccola mia, sei
viva!"
Abbracciò
la bambina e strinse le mani di Alba "Ti ringrazio, il signore
ti ha mandato qui per salvarla"
Alba
sorrise felice, ma il momento di gioia fu interrotto dalla voce
rabbiosa del contadino. "Non c'è nulla da ringraziare e
tu, strega, vattene via prima che ti uccida con le mie mani!".
Alba lo guardò senza capire. La madre della bambina intervenne
sconvolta "Ma cosa dici, questa ragazza ha salvato Aurora e tu
la offendi e la minacci, sei impazzito?"
L'uomo
diede un violento schiaffo alla donna "Stupida, non capisci? La
strega ha soffiato il demonio dentro nostra figlia!"
"Ma
che stupidaggini dici? Ho solo fatto in modo che le uscisse l'acqua
dai polmoni, qualsiasi dottore avrebbe fatto la stessa cosa ottenendo
il medesimo risultato!" replicò Alba.
L'uomo
le rivolse uno sguardo sprezzante, afferrò un bastone e glielo
puntò minacciosamente contro "Vattene! E portati via quel
piccolo mostro, ormai non è più mia figlia!" urlò,
strappando la bambina dalle braccia della moglie e spingendola
malamente contro Alba. La contadina cercò di intervenire, ma
l'uomo la schiaffeggiò ancora più forte, il ragazzino
cercò di difendere la madre, rimediando un pugno sul naso. Non
contento, l'uomo si lanciò di nuovo sulla moglie che
abbracciava la figlia per proteggerla dalla furia del marito. Il
contadino, ormai fuori di sé, alzò la mano che teneva
il bastone per colpirla, ma Alba stufa di quella violenza afferrò
il polso dell'uomo torcendolo con una tale forza da obbligarlo a
inginocchiarsi e lasciare andare il bastone.
"Chiedi
perdono a tua moglie e ai tuoi figli e giura davanti a Nostro
Signore, che non li toccherai più, se non vuoi che ti succeda
qualcosa di peggio di un polso rotto".
"Lo
giuro, lo giuro!" rispose l'uomo. "Non ti ho sentito
chiedere perdono!" replicò Alba torcendo ancora il polso
dell'uomo che urlò di dolore e si affrettò a ubbidire.
"Vi chiedo perdono!" mormorò senza avere il coraggio
di guardare il naso sanguinante del figlio e l'occhio nero della
moglie.
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Era
ormai pomeriggio inoltrato quando gli inquisitori si
presentarono alla porta del contadino chiedendo da mangiare. Aurora
incuriosita entrò in cucina e osservò i frati intenti
ad assaporare i piatti semplici ma gustosi offerti dai suoi genitori.
La madre stava per dirle di uscire, quando la bambina commentò
perplessa "Lui perché non mangia con voi?"
Alla
domanda seguì un silenzio glaciale, rotto dal capo dei frati
che le domandò "Lui, chi?"
"L'uomo
anziano con gli occhi grigi e le ali nere" disse la bambina
indicando un punto dietro di loro. La madre sbiancò
terrorizzata, il padre mormorò qualcosa tra sé e sé
e Safet osservò la bambina allibito.
Il
frate alto e magro si alzò lentamente e si avvicinò ad
Aurora "Tu vedi un uomo dalle ali nere dietro di me?"
"È
solo una bambina, padre, ha tanta fantasia!" cercò di
minimizzare la madre.
"Non
è vero!" intervenne il marito "Fino a stamattina non
diceva queste cose assurde, è colpa di quella maledetta strega
che le ha soffiato il diavolo dentro!"
"Quale
strega?" domandò freddamente l'inquisitore.
"Ma
non era nessuna, strega, era solo una ragazza che…" provò
a rispondere la contadina.
"Taci,
sciocca, non capisci che quella donna ci ha maledetto tutti?" la
zittì il marito.
"Quale
strega?” domandò ancora l'inquisitore alzandosi
minaccioso, subito imitato dagli altri frati.
"Quella
che ha riportato in vita mia figlia… una ragazza dai ricci
neri e gli occhi verdi. Aveva con se un gatto nero con una stella
bianca in fronte. Aurora era appena annegata nel ruscello, lei gli ha
soffiato in bocca e l'ha risvegliata"
"Perché
stai facendo questo a nostra figlia?" urlò la donna
disperata abbracciando la bambina, intenta a fissare il vuoto sempre
nello stesso punto.
Gli
inquisitori afferrarono madre e figlia. La donna cercò di
divincolarsi e graffiò la faccia di uno di loro urlando alla
bambina di scappare. Ma era troppo tardi. Il frate alto e magro,
agguantò la bambina, gli altri presero la donna a calci e
pugni finché non fu più in grado di reagire. Il figlio
dei contadini cercò di difenderla, ma suo padre gli afferrò
le braccia e lo tenne stretto a sé mentre gli inquisitori si
portavano via la donna che implorava pietà almeno per sua
figlia e continuava a chiedere al marito perché avesse fatto
loro questo.
Safet
osservò gli inquisitori caricare sgarbatamente madre e figlia
nel loro carro. Si sentiva terribilmente in colpa, li aveva notati
dall'alto ed era sceso perché gli era sembrato di riconoscere
tra loro un'anima nera assegnatagli tempo prima, ma certo non poteva
immaginare che avrebbe incontrato una bambina capace di vederlo. La
piccola gli sorrise, lui la guardò rattristato, alzò
una mano e le fece un cenno di saluto. Sapeva come sarebbe finita per
lei e per sua madre, ma non poteva fare nulla per loro. Solo
assistere alla tragedia e sperare che un giorno quello sciocco
campagnolo sarebbe stato punito per la sua stupidità.
Il
capo degli inquisitori si avvicinò al contadino porgendogli un
sacchetto di monete "Avete fatto il vostro dovere di uomo
timorato di Dio, questo è il vostro premio se mi indicherete
anche da che parte è andata la strega che ha maledetto l'anima
di vostra moglie e vostra figlia"
L'uomo
prese il sacchetto e indicando la direzione presa da Alba, rispose
"Ha preso la strada per Roma"
L'inquisitore
ringraziò il contadino, si voltò e le sue labbra si
strinsero in una smorfia rabbiosa, aveva avuto praticamente in mano
la strega e non se n'era accorto. Com'era potuto accadere proprio a
lui, che non solo discendeva dal grande Inquisitore Nicolas Eymerich,
ma portava anche il suo stesso nome! Nonostante il suo aspetto cosi
giovane, per ingannarlo con tale facilità, doveva trattarsi di
una strega anziana e molto, molto potente. Ma ora che aveva scoperto
la sua vera natura, non aveva scampo, l'avrebbe catturata e
condannata a patire la punizione che le spettava.
Padre
Eymerich salì sul carro e frustò violentemente i
cavalli per farli ripartire. La bambina commentò "L'uomo
dalle ali nere ti sta fissando arrabbiato, padre. Anche lui pensa che
sei cattivo perché hai picchiato mia mamma e frusti i tuoi
cavalli" L'inquisitore rispose acido "Taci, piccola
strega!" e continuò con le sue frustate. La bambina
pianse in silenzio mentre osservava Safet seguirli in volo.
Il
figlio del contadino, fermo sull'aia, seguì il carro degli
inquisitori che si allontanava con sua madre e sua sorella finché
non lo vide sparire dietro la collina. A quel punto si girò
verso il padre e commentò "Io ti odierò per il
resto della mia vita!"
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Non molto tempo dopo, un ragazzo dai capelli neri e ricci e un
giovane biondo, si avvicinarono al contadino che seduto a terra
osservava mestamente il sacchetto pieno delle monete guadagnate
grazie al suo tradimento.
Il ragazzo moro richiamò la sua attenzione e gli domandò
gentilmente se avesse visto una ragazza sui vent'anni bruna e dagli
occhi verdi. Il contadino lo fissò con uno sguardo spento e
rispose "La puttana del diavolo è andata a Roma!"
Azaele, si infuriò, afferrò l'uomo per il bavero e gli
urlò in faccia "Chi è che hai chiamato puttana?"
L'uomo urlò terrorizzato. Davanti a lui non c'era più
il giovane bruno ma una creatura completamente nera, con due corna,
una coda e due occhi dalle iridi rosse che brillavano come tizzoni
ardenti. Michele afferrò Azaele e lo trascinò via.
L'uomo cadde a terra in preda ai singhiozzi "Sono maledetto…
sono maledetto per sempre" continuò a ripetere scosso dai
tremiti.
Michele atterrò il più lontano possibile dalla casa del
contadino e lasciò andare Azaele. "Ma sei impazzito? Come
ti è venuto in mente di mostrarti a quel poveraccio in una
delle tue forme infernali?"
"Scusa, ho perso la calma. Sono stanco Michele e preoccupato per
la ragazza!" rispose il demone avvilito.
"Si può sapere per quale motivo ti preoccupi
continuamente per lei?" domandò l'angelo sospettoso.
Il demone sospirò "Lei… è importante per
me!" rispose senza avere il coraggio di guardare Michele negli
occhi. "Azaele, cosa hai fatto ieri dopo che ti ho lasciato? Non
è che tu e la ragazza avete..."
Azaele annuì continuando a non guardarlo in faccia "Io
non volevo farne la mia compagna. Ma lei era così bella, così
diversa e mi guardava in quel modo. Io non ho capito più
nulla, tranne che volevo tenerla tra le mie braccia e amarla per il
resto dei miei giorni!"
Michele sospirò. "Lei non sa chi sei e non sa nemmeno
cos'è diventata, non è vero? È per questo che
sei così preoccupato, temi che i suoi poteri possano
scatenarsi senza controllo!"
Azaele finalmente ebbe il coraggio di sostenere lo sguardo severo di
Michele "Si, è così!" ammise. "Michele, io non so cosa mi sia successo, non avevo mai provato niente di simile per nessuna femmina umana! Lo so che non dovrei chiederlo proprio a te, ma ti prego. Ti prego, aiutami a ritrovarla prima che sia troppo tardi!"
Michele non rispose subito, non era più arrabbiato con Azaele.
Aveva capito che l'amico non aveva idea di essere intervenuto nel
destino della ragazza rubandole il Paradiso molto prima di
trasformarla nella sua compagna. Sospirò e decise di non
dirgli nulla, ormai era inutile aggiungergli un'altra preoccupazione.
Scrutò il cielo nella speranza di trovare la risposta giusta.
In lontananza il sole tramontava tra le colline di Monterotondo
colorando il cielo di rosso e di viola.
"Quindi sei davvero innamorato di lei?" domandò.
"Si!"
L'angelo passò un braccio intorno alle spalle dell'amico. "E
va bene, razza di deficiente, ti aiuterò a trovarla"
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Alba era quasi arrivata a Mentana quando Merlino saltò giù
dalle sue braccia, si girò a guardarla e cominciò a
miagolare.
"Che succede Merlino, perché sei così nervoso?"
Merlino miagolò ancora, lasciò la strada e si tuffò
dentro un enorme cespuglio di bosso. Scomparve un istante, poi sbucò
tra le foglie e ricominciò a miagolare. Alba ebbe l'impressione di sentire uno scalpiccio di zoccoli. Improvvisamente provò un senso di angoscia, si precipitò dietro il cespuglio e smise quasi di respirare.
Pochi istanti dopo un carro la sorpassò sollevando polvere e
sassi. Alba riconobbe i quattro frati che avevano dormito alla
Locanda dell'Agnello Macellato, la contadina gentile e la sua
bambina. Quello stupido contadino doveva aver raccontato le sue
sciocchezze agli inquisitori e ora moglie e figlia rischiavano di
essere bruciate vive.
Si sentì assalire da una rabbia terribile, perché gli
uomini dovevano essere sempre così violenti e crudeli?
“Seguiamoli, Merlino, sono sicura che stanno andando a Mentana.
Si fermeranno a dormire lì!”
Merlino miagolò poco convinto, ma trotterellò dietro
Alba.
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Il sole era ormai tramontato dietro le colline di Mentana, quando una
piccola folla vociante, capitanata dai tre inquisitori e tenuta a
bada da due soldati, trascinò la contadina, insanguinata e
semi svenuta e la bambina terrorizzata, verso i due roghi preparati
per l'occasione. I soldati legarono Aurora e sua madre ai pali
innalzati per loro e a un cenno degli inquisitori accesero gli sterpi
intorno. La bambina iniziò a gridare, ma nessuno dei contadini
provò a fermare l'orrore che stava per perpetrarsi. L'arrivo
dei demoni richiamati dall'odio che emanava dagli inquisitori, li
aveva resi completamente folli.
Safet seduto sul tetto della piccola chiesa del villaggio, osservava
affranto la piazza. Il suo cuore di Arcangelo non riusciva ad
accettare ciò a cui stava assistendo, ma sapeva bene che gli
era vietato intervenire. Poteva solo aspettare che i colleghi
angelici scendessero dall'alto per fermare il cuore delle due
condannate a morte, prima che la loro sofferenza diventasse
insopportabile.
Immerso nei suoi pensieri non si accorse dell'arrivo di Alba.
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Una voce furibonda sovrastò le urla della folla "Voi, che
vi professate tanto pii e rispettosi della parola di Cristo, non vi
vergognate della vostra ferocia? Voi, che vi permettete di condannare
a morire tra atroci tormenti, una donna e una bambina innocenti, vi
siete forse dimenticati che fu proprio lui a dire chi è
senza peccato scagli la prima pietra?"
La folla ammutolì di fronte alla figura minuta della ragazza
dai capelli neri e ricci e dagli occhi verdi che aveva appena
pronunciato quelle parole.
Alba era salita sul carro degli inquisitori e osservava l'orribile
spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi con aria
disgustata.
Padre Eymerich la fissò con odio e rispose "Tu, strega,
sei la prima a doverti vergognare. Sei stata tu a condannarle nel
momento stesso in cui hai soffiato il demonio nel cuore della bambina
e nella mente della donna"
La ragazza sostenne il suo sguardo e replicò "Come puoi
sostenere una cosa tanto sciocca, con una tale sicurezza? Io ho solo
fatto ciò che qualunque medico consiglia in caso di annegamento e tu lo sai bene! La tua non è fede, è fanatismo! Libera quelle infelici prima che sia troppo tardi e la tua anima sia dannata per sempre!"
L'inquisitore rimase per un attimo senza parole, ma si riprese subito
e la rabbia per essere stato zittito lo rese ancora più
feroce. Ordinò ai suoi frati di catturare la strega e ai
soldati di impedire a chiunque di avvicinarsi e spegnere le fiamme
che si alzavano sempre più alte e minacciose, cominciando a
lambire le vesti di madre e figlia che chiedevano aiuto disperate.
Quelle urla strazianti e l'avvicinarsi minaccioso dei frati, furono
la goccia che fece traboccare il vaso. Alba fu colta da un furore che
riuscì a controllare a stento, le sue iridi si colorano di
rosso, il suo viso divenne bianco come la neve. Con una voce profonda
e irriconoscibile comandò "Fermate questa follia o ne pagherete le conseguenze!"
I due frati si fermarono titubanti, ma dietro di loro la folla
aizzata da Eymerich iniziò a urlare "Strega, strega
maledetta, non avrai le nostre anime!" alcuni di loro presero
della sterpaglia e la buttarono sul fuoco. Immediatamente le fiamme
si innalzarono raggiungendo le due condannate e avvolgendole
completamente.
Alba perse completamente il controllo. "Maledetti voi e il
vostro fanatismo, morirete tra gli stessi tormenti che avete
provocato a quelle due povere anime innocenti" Alzò le
braccia al cielo e dalle sue mani si liberarono lingue di fuoco
infernali che rivolse contro l'intero villaggio.
I tetti di paglia delle case presero fuoco, così come le vesti
di uomini e donne che cominciarono a rotolarsi a terra urlando di
dolore. Solo le bestie bloccate nelle stalle furono risparmiate
dalle fiamme. I cancelli che le imprigionavano si aprirono
permettendone la fuga appena in tempo.
Davanti a padre Eymerich il villaggio si trasformò in un
inferno sulla terra, il fuoco stava divorando ogni cosa tranne la
piccola Chiesa, che sembrava esserne miracolosamente risparmiata. I
contadini avvolti dalle fiamme si lamentavano e invocavano disperati
la pietà di Alba.
"Ora vi ricordate della pietà? Riceverete la stessa che
avete avuto per la piccola Aurora e sua madre!" rispose la
strega continuando a lanciare lingue di fuoco sul villaggio, finché
una mano si posò sulla sua spalla e una voce ferma e
rassicurante sussurrò al suo orecchio "Fermati Alba, non
lasciare che la rabbia continui a governare le tue azioni, tu sei
migliore di tutti loro messi insieme. Dimostralo, prima di compiere
qualcosa di irreparabile!"
Alba si voltò. Un giovane biondo, dal sorriso gentile e gli
occhi azzurri era comparso al suo fianco. Alba lo osservò
meglio e vide le sue ali candide e l'aureola luminosa. "Perché,
angelo, perché avete permesso tutto questo? Perché
avete lasciato che la piccola Aurora e sua madre soffrissero tanto?"
rispose piangendo.
Michele sorrise tristemente. "No, Alba, non abbiamo permesso che
soffrissero inutilmente, i miei compagni hanno fermato i loro cuori
prima che il fuoco rendesse il loro dolore insopportabile e ora
troveranno la pace nel Regno dei Cieli, a differenza di chi ha
provocato la loro morte!"
Alba scrutò in mezzo alle fiamme. Ai bordi di uno dei due
roghi vide la piccola Aurora, circondata da una luce angelica,
osservare seria il suo corpo ormai carbonizzato. Un angelo la teneva
per mano. Un altro angelo si era già innalzato verso il cielo
insieme a sua madre. La piccola, come se avesse sentito lo sguardo
della strega su di sé, si voltò e le sorrise.
Alba sentì la rabbia placarsi e ordinò "Basta,
fiamme spegnetevi, risparmiate questi uomini e queste donne perché
in fondo, non sanno quello fanno". A quelle parole le fiamme si
spensero. I contadini che fino ad un attimo prima si stavano
contorcendo per il dolore si resero conto stupiti che i loro corpi
non erano straziati né da piaghe, né da ferite di alcun
tipo. Si guardarono intorno e si resero conto che loro case erano
intatte, come se non fossero mai state devastate dalle fiamme. Il
silenzio calò sulla piazza di Mentana, poi uno dopo l'altro i
contadini iniziarono a gridare al miracolo.
Eymerich rendendosi conto che la situazione stava volgendo a favore
di Alba si avvicinò a un soldato armato di arco e frecce e gli
sussurrò qualcosa all'orecchio, l'uomo lo guardò
titubante, ma lo sguardo dell'inquisitore non gli diede scelta. Prese
la mira e scoccò una freccia dritta al cuore della strega che
sembrava intenta a parlare con un spirito invisibile agli umani.
"È stato così difficile Alba?" domandò
Michele.
"No, angelo, non è stato difficile e in fondo avevi
ragione, non aveva senso quello che stavo facendo, io…"
non finì mai la frase.
Un freccia fendette l'aria con un sibilo, Merlino fece un balzo, ma
arrivò troppo tardi. La freccia trapassò il cuore di
Alba spaccandolo in due, la ragazza crollò tra le braccia di
un interdetto Michele.
"Nooo!” urlò disperato Azaele che fino a quel
momento era rimasto in disparte per non influenzare Alba.
Il demone si precipitò verso la ragazza strappò il suo
corpo dalle braccia dell'angelo e cadde in ginocchio stringendola a
sé "Azaele!" mormorò lei ormai morente "Lo
sapevo che non mi avevi abbandonato!"
Azaele si rivolse a Michele e lo implorò disperato "Portala
con te! Preferisco rinunciare a lei per sempre, piuttosto che
trascinarla con me all'Inferno"
Michele stava per tendere una mano verso la ragazza, quando una luce
celestiale illuminò la piazza di Mentana. Tutti gli umani
presenti persero conoscenza, mentre i demoni si dileguarono in una
batter d'occhio. Una voce soprannaturale sentenziò "Temo
che questo non sia possibile demone. Né lei, né la
bambina possono accedere al Paradiso, il contatto con la tua natura
infernale ha modificato il destino delle loro anime. Non andranno
all'Inferno in quanto erano entrambe inconsapevoli di ciò che
sei, ma non possono comunque essere ammesse in Paradiso.
Continueranno a rinascere in eterno"
"Senza alcuna speranza di perdono?" domandò Michele.
L'angelo lo osservò severo "Non posso risponderti,
Michele. Non sta a me dirlo!"
"Quindi tutto sto casino, nun è servito a nulla? Nessuna
anima sarà destinata all'Inferno? Nun me sembra paritario, la
contadina è volata dritta in Paradiso!" commentò
polemicamente Razel che era comparso sul carro degli inquisitori con
le braccia incrociate e un'espressione contrariata in volto.
L'angelo non si degnò di rispondergli e tese una mano verso
Alba richiamandone l'anima fuori dal corpo. La ragazza vide Azaele
singhiozzare e si inginocchiò accanto a lui.
"Non piangere, Azaele!" gli disse, passandogli dolcemente
una mano tra i riccioli neri. "Io rinascerò in altre
epoche e luoghi e se non smetterai di cercarmi, prima o poi ci
incontreremo di nuovo. Lo so, lo sento!"
"Io, non smetterò mai di cercarti, Alba. Ti ritroverò
e non commetterò gli stessi errori che ho commesso questa
volta, te lo giuro!" rispose Azaele in lacrime.
"È ora di andare Adianel" disse l'angelo che teneva
per mano Aurora. “Il Limbo ci aspetta!"
Adianel annuì, prese per mano Alba e sparì insieme al
suo compagno.
Safet scese dal tetto della chiesa, poggiò delicatamente una
mano su una spalla di Azaele e commentò tristemente “Se
questo ti può consolare almeno un po', non è del tutto
colpa tua se la bambina e la ragazza non potranno mai raggiungere il
Paradiso. Se prima di obbligarti a seguirmi, ti avessi permesso di
spiegare ad Alba la sua condizione e se non mi fossi mostrato
accidentalmente alla piccola, forse le cose sarebbero andate
diversamente!”
Azaele si alzò e abbracciò Safet, mentre i singhiozzi
scuotevano il suo corpo. Il supervisore, restituì l'abbraccio.
Michele non disse nulla. Si sedette sul carro degli inquisitori, al
fianco di Razel, in attesa che Azaele riprendesse il controllo e
promise a se stesso che qualunque ostacolo o difficoltà si
fossero presentati, avrebbe aiutato il suo migliore amico a ritrovare
la donna che amava.
“Vabbè, qui ormai nun ce sta più trippa per
gatti. Me ne vado, prima che me venga n'attacco de diabbete”
concluse irritato Razel aprendo le ali e spiccando il volo.
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