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Autore: AlbAM    07/03/2021    24 recensioni
Alba, trentenne single e convinta di essere destinata a rimanere tale, è assillata da un incubo ricorrente di cui non riesce mai a scoprire la conclusione.
Azaele, diavolo romantico e casinista, è convinto di aver riconosciuto in lei il suo amore perduto.
Michele, il suo migliore amico, è un angelo gentile e protettivo che è sempre finito nei pasticci per cercare di tirare il suo amico fuori dai guai.
In una Roma un po' reale e un po' inventata le loro vite si incrociano inevitabilmente.
Riuscirà Azaele a riconquistare Alba?
E Michele ce la farà a tenere l'amico lontano dai guai o finirà inevitabilmente per essere coinvolto nei pasticci combinati da Azaele per riconquistare la donna di cui è innamorato da quattrocento anni?
E Alba? Come cambierà, se cambierà, la sua vita? E se scoprisse di non essere esattamente la persona che ha sempre creduto di essere?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 21

Non smetterò mai di cercarti


Alba si incamminò verso Roma, non sapeva perché, ma era certa che Azaele non l'avesse abbandonata e che viaggiando verso la Città Santa lo avrebbe incontrato di nuovo.

Camminava già da diverse ore, quando scorse una casa di contadini. Stanca e affamata pensò di chiedere qualcosa da mangiare e da bere ad una giovane donna che stava dando il grano alle galline, Alba si avvicinò e salutò per richiamarne l'attenzione.

"Buongiorno!". La donna alzò lo sguardo e le rivolse un sorrise gentile "Buongiorno!"

"Sono in viaggio per Roma, sono partita presto e ora sono un po' stanca e ho fame. Avrebbe un po' di pane e formaggio e dell'acqua?"

"Certo" rispose la donna facendole cenno di entrare nell'aia e sedersi sulla panca posta al lato di un lungo tavolo di legno “Riposati qui, arrivo subito”.

Alba aveva appena finito di bere, quando un uomo disperato con una bambina esanime tra le braccia e un ragazzino in lacrime al suo fianco, raggiunse le due donne. La contadina si portò le mani al viso disperata "Cosa è successo, perché è così bianca?"

"E caduta nel ruscello" rispose l'uomo straziato. "Mi sono precipitato immediatamente in acqua, ma aveva già smesso di respirare!".

La donna prese la bambina tra le braccia e cominciò a piangere.

"Dov'è il ruscello, lontano? È passato molto tempo? " domandò Alba. "È appena, successo!" rispose il contadino tra le lacrime.

"Allora forse siamo ancora in tempo, poggiatela a terra e lasciate fare a me!" ordinò Alba con una tale sicurezza che il contadino obbedì. La ragazza pose le mani sul petto della bambina e cominciò alternativamente a spingere e soffiare nella bocca della bambina. Dopo un po' di tentativi la piccola cominciò a tossire, gettò fuori l'acqua dai polmoni e apri gli occhi confusa.

La contadina emise un grido di gioia "Aurora, piccola mia, sei viva!"

Abbracciò la bambina e strinse le mani di Alba "Ti ringrazio, il signore ti ha mandato qui per salvarla"

Alba sorrise felice, ma il momento di gioia fu interrotto dalla voce rabbiosa del contadino. "Non c'è nulla da ringraziare e tu, strega, vattene via prima che ti uccida con le mie mani!". Alba lo guardò senza capire. La madre della bambina intervenne sconvolta "Ma cosa dici, questa ragazza ha salvato Aurora e tu la offendi e la minacci, sei impazzito?"

L'uomo diede un violento schiaffo alla donna "Stupida, non capisci? La strega ha soffiato il demonio dentro nostra figlia!"

"Ma che stupidaggini dici? Ho solo fatto in modo che le uscisse l'acqua dai polmoni, qualsiasi dottore avrebbe fatto la stessa cosa ottenendo il medesimo risultato!" replicò Alba.

L'uomo le rivolse uno sguardo sprezzante, afferrò un bastone e glielo puntò minacciosamente contro "Vattene! E portati via quel piccolo mostro, ormai non è più mia figlia!" urlò, strappando la bambina dalle braccia della moglie e spingendola malamente contro Alba. La contadina cercò di intervenire, ma l'uomo la schiaffeggiò ancora più forte, il ragazzino cercò di difendere la madre, rimediando un pugno sul naso. Non contento, l'uomo si lanciò di nuovo sulla moglie che abbracciava la figlia per proteggerla dalla furia del marito. Il contadino, ormai fuori di sé, alzò la mano che teneva il bastone per colpirla, ma Alba stufa di quella violenza afferrò il polso dell'uomo torcendolo con una tale forza da obbligarlo a inginocchiarsi e lasciare andare il bastone.

"Chiedi perdono a tua moglie e ai tuoi figli e giura davanti a Nostro Signore, che non li toccherai più, se non vuoi che ti succeda qualcosa di peggio di un polso rotto".

"Lo giuro, lo giuro!" rispose l'uomo. "Non ti ho sentito chiedere perdono!" replicò Alba torcendo ancora il polso dell'uomo che urlò di dolore e si affrettò a ubbidire. "Vi chiedo perdono!" mormorò senza avere il coraggio di guardare il naso sanguinante del figlio e l'occhio nero della moglie.

#

Era ormai pomeriggio inoltrato quando gli inquisitori si presentarono alla porta del contadino chiedendo da mangiare. Aurora incuriosita entrò in cucina e osservò i frati intenti ad assaporare i piatti semplici ma gustosi offerti dai suoi genitori. La madre stava per dirle di uscire, quando la bambina commentò perplessa "Lui perché non mangia con voi?"

Alla domanda seguì un silenzio glaciale, rotto dal capo dei frati che le domandò "Lui, chi?"

"L'uomo anziano con gli occhi grigi e le ali nere" disse la bambina indicando un punto dietro di loro. La madre sbiancò terrorizzata, il padre mormorò qualcosa tra sé e sé e Safet osservò la bambina allibito.

Il frate alto e magro si alzò lentamente e si avvicinò ad Aurora "Tu vedi un uomo dalle ali nere dietro di me?"

"È solo una bambina, padre, ha tanta fantasia!" cercò di minimizzare la madre.

"Non è vero!" intervenne il marito "Fino a stamattina non diceva queste cose assurde, è colpa di quella maledetta strega che le ha soffiato il diavolo dentro!"

"Quale strega?" domandò freddamente l'inquisitore.

"Ma non era nessuna, strega, era solo una ragazza che…" provò a rispondere la contadina.

"Taci, sciocca, non capisci che quella donna ci ha maledetto tutti?" la zittì il marito.

"Quale strega?” domandò ancora l'inquisitore alzandosi minaccioso, subito imitato dagli altri frati.

"Quella che ha riportato in vita mia figlia… una ragazza dai ricci neri e gli occhi verdi. Aveva con se un gatto nero con una stella bianca in fronte. Aurora era appena annegata nel ruscello, lei gli ha soffiato in bocca e l'ha risvegliata"

"Perché stai facendo questo a nostra figlia?" urlò la donna disperata abbracciando la bambina, intenta a fissare il vuoto sempre nello stesso punto.

Gli inquisitori afferrarono madre e figlia. La donna cercò di divincolarsi e graffiò la faccia di uno di loro urlando alla bambina di scappare. Ma era troppo tardi. Il frate alto e magro, agguantò la bambina, gli altri presero la donna a calci e pugni finché non fu più in grado di reagire. Il figlio dei contadini cercò di difenderla, ma suo padre gli afferrò le braccia e lo tenne stretto a sé mentre gli inquisitori si portavano via la donna che implorava pietà almeno per sua figlia e continuava a chiedere al marito perché avesse fatto loro questo.

Safet osservò gli inquisitori caricare sgarbatamente madre e figlia nel loro carro. Si sentiva terribilmente in colpa, li aveva notati dall'alto ed era sceso perché gli era sembrato di riconoscere tra loro un'anima nera assegnatagli tempo prima, ma certo non poteva immaginare che avrebbe incontrato una bambina capace di vederlo. La piccola gli sorrise, lui la guardò rattristato, alzò una mano e le fece un cenno di saluto. Sapeva come sarebbe finita per lei e per sua madre, ma non poteva fare nulla per loro. Solo assistere alla tragedia e sperare che un giorno quello sciocco campagnolo sarebbe stato punito per la sua stupidità.

Il capo degli inquisitori si avvicinò al contadino porgendogli un sacchetto di monete "Avete fatto il vostro dovere di uomo timorato di Dio, questo è il vostro premio se mi indicherete anche da che parte è andata la strega che ha maledetto l'anima di vostra moglie e vostra figlia"

L'uomo prese il sacchetto e indicando la direzione presa da Alba, rispose "Ha preso la strada per Roma"

L'inquisitore ringraziò il contadino, si voltò e le sue labbra si strinsero in una smorfia rabbiosa, aveva avuto praticamente in mano la strega e non se n'era accorto. Com'era potuto accadere proprio a lui, che non solo discendeva dal grande Inquisitore Nicolas Eymerich, ma portava anche il suo stesso nome! Nonostante il suo aspetto cosi giovane, per ingannarlo con tale facilità, doveva trattarsi di una strega anziana e molto, molto potente. Ma ora che aveva scoperto la sua vera natura, non aveva scampo, l'avrebbe catturata e condannata a patire la punizione che le spettava.

Padre Eymerich salì sul carro e frustò violentemente i cavalli per farli ripartire. La bambina commentò "L'uomo dalle ali nere ti sta fissando arrabbiato, padre. Anche lui pensa che sei cattivo perché hai picchiato mia mamma e frusti i tuoi cavalli" L'inquisitore rispose acido "Taci, piccola strega!" e continuò con le sue frustate. La bambina pianse in silenzio mentre osservava Safet seguirli in volo.

Il figlio del contadino, fermo sull'aia, seguì il carro degli inquisitori che si allontanava con sua madre e sua sorella finché non lo vide sparire dietro la collina. A quel punto si girò verso il padre e commentò "Io ti odierò per il resto della mia vita!"

#

Non molto tempo dopo, un ragazzo dai capelli neri e ricci e un giovane biondo, si avvicinarono al contadino che seduto a terra osservava mestamente il sacchetto pieno delle monete guadagnate grazie al suo tradimento.

Il ragazzo moro richiamò la sua attenzione e gli domandò gentilmente se avesse visto una ragazza sui vent'anni bruna e dagli occhi verdi. Il contadino lo fissò con uno sguardo spento e rispose "La puttana del diavolo è andata a Roma!"

Azaele, si infuriò, afferrò l'uomo per il bavero e gli urlò in faccia "Chi è che hai chiamato puttana?"

L'uomo urlò terrorizzato. Davanti a lui non c'era più il giovane bruno ma una creatura completamente nera, con due corna, una coda e due occhi dalle iridi rosse che brillavano come tizzoni ardenti. Michele afferrò Azaele e lo trascinò via. L'uomo cadde a terra in preda ai singhiozzi "Sono maledetto… sono maledetto per sempre" continuò a ripetere scosso dai tremiti.

Michele atterrò il più lontano possibile dalla casa del contadino e lasciò andare Azaele. "Ma sei impazzito? Come ti è venuto in mente di mostrarti a quel poveraccio in una delle tue forme infernali?"

"Scusa, ho perso la calma. Sono stanco Michele e preoccupato per la ragazza!" rispose il demone avvilito.

"Si può sapere per quale motivo ti preoccupi continuamente per lei?" domandò l'angelo sospettoso.

Il demone sospirò "Lei… è importante per me!" rispose senza avere il coraggio di guardare Michele negli occhi. "Azaele, cosa hai fatto ieri dopo che ti ho lasciato? Non è che tu e la ragazza avete..."

Azaele annuì continuando a non guardarlo in faccia "Io non volevo farne la mia compagna. Ma lei era così bella, così diversa e mi guardava in quel modo. Io non ho capito più nulla, tranne che volevo tenerla tra le mie braccia e amarla per il resto dei miei giorni!"

Michele sospirò. "Lei non sa chi sei e non sa nemmeno cos'è diventata, non è vero? È per questo che sei così preoccupato, temi che i suoi poteri possano scatenarsi senza controllo!"

Azaele finalmente ebbe il coraggio di sostenere lo sguardo severo di Michele "Si, è così!" ammise. "Michele, io non so cosa mi sia successo, non avevo mai provato niente di simile per nessuna femmina umana! Lo so che non dovrei chiederlo proprio a te, ma ti prego. Ti prego, aiutami a ritrovarla prima che sia troppo tardi!"

Michele non rispose subito, non era più arrabbiato con Azaele. Aveva capito che l'amico non aveva idea di essere intervenuto nel destino della ragazza rubandole il Paradiso molto prima di trasformarla nella sua compagna. Sospirò e decise di non dirgli nulla, ormai era inutile aggiungergli un'altra preoccupazione. Scrutò il cielo nella speranza di trovare la risposta giusta. In lontananza il sole tramontava tra le colline di Monterotondo colorando il cielo di rosso e di viola.

"Quindi sei davvero innamorato di lei?" domandò.

"Si!"

L'angelo passò un braccio intorno alle spalle dell'amico. "E va bene, razza di deficiente, ti aiuterò a trovarla"

#

Alba era quasi arrivata a Mentana quando Merlino saltò giù dalle sue braccia, si girò a guardarla e cominciò a miagolare.

"Che succede Merlino, perché sei così nervoso?"

Merlino miagolò ancora, lasciò la strada e si tuffò dentro un enorme cespuglio di bosso. Scomparve un istante, poi sbucò tra le foglie e ricominciò a miagolare. Alba ebbe l'impressione di sentire uno scalpiccio di zoccoli. Improvvisamente provò un senso di angoscia, si precipitò dietro il cespuglio e smise quasi di respirare.

Pochi istanti dopo un carro la sorpassò sollevando polvere e sassi. Alba riconobbe i quattro frati che avevano dormito alla Locanda dell'Agnello Macellato, la contadina gentile e la sua bambina. Quello stupido contadino doveva aver raccontato le sue sciocchezze agli inquisitori e ora moglie e figlia rischiavano di essere bruciate vive.

Si sentì assalire da una rabbia terribile, perché gli uomini dovevano essere sempre così violenti e crudeli? “Seguiamoli, Merlino, sono sicura che stanno andando a Mentana. Si fermeranno a dormire lì!”

Merlino miagolò poco convinto, ma trotterellò dietro Alba.

#

Il sole era ormai tramontato dietro le colline di Mentana, quando una piccola folla vociante, capitanata dai tre inquisitori e tenuta a bada da due soldati, trascinò la contadina, insanguinata e semi svenuta e la bambina terrorizzata, verso i due roghi preparati per l'occasione. I soldati legarono Aurora e sua madre ai pali innalzati per loro e a un cenno degli inquisitori accesero gli sterpi intorno. La bambina iniziò a gridare, ma nessuno dei contadini provò a fermare l'orrore che stava per perpetrarsi. L'arrivo dei demoni richiamati dall'odio che emanava dagli inquisitori, li aveva resi completamente folli.

Safet seduto sul tetto della piccola chiesa del villaggio, osservava affranto la piazza. Il suo cuore di Arcangelo non riusciva ad accettare ciò a cui stava assistendo, ma sapeva bene che gli era vietato intervenire. Poteva solo aspettare che i colleghi angelici scendessero dall'alto per fermare il cuore delle due condannate a morte, prima che la loro sofferenza diventasse insopportabile.

Immerso nei suoi pensieri non si accorse dell'arrivo di Alba.

#

Una voce furibonda sovrastò le urla della folla "Voi, che vi professate tanto pii e rispettosi della parola di Cristo, non vi vergognate della vostra ferocia? Voi, che vi permettete di condannare a morire tra atroci tormenti, una donna e una bambina innocenti, vi siete forse dimenticati che fu proprio lui a dire chi è senza peccato scagli la prima pietra?"

La folla ammutolì di fronte alla figura minuta della ragazza dai capelli neri e ricci e dagli occhi verdi che aveva appena pronunciato quelle parole.

Alba era salita sul carro degli inquisitori e osservava l'orribile spettacolo che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi con aria disgustata.

Padre Eymerich la fissò con odio e rispose "Tu, strega, sei la prima a doverti vergognare. Sei stata tu a condannarle nel momento stesso in cui hai soffiato il demonio nel cuore della bambina e nella mente della donna"

La ragazza sostenne il suo sguardo e replicò "Come puoi sostenere una cosa tanto sciocca, con una tale sicurezza? Io ho solo fatto ciò che qualunque medico consiglia in caso di annegamento e tu lo sai bene! La tua non è fede, è fanatismo! Libera quelle infelici prima che sia troppo tardi e la tua anima sia dannata per sempre!"

L'inquisitore rimase per un attimo senza parole, ma si riprese subito e la rabbia per essere stato zittito lo rese ancora più feroce. Ordinò ai suoi frati di catturare la strega e ai soldati di impedire a chiunque di avvicinarsi e spegnere le fiamme che si alzavano sempre più alte e minacciose, cominciando a lambire le vesti di madre e figlia che chiedevano aiuto disperate.

Quelle urla strazianti e l'avvicinarsi minaccioso dei frati, furono la goccia che fece traboccare il vaso. Alba fu colta da un furore che riuscì a controllare a stento, le sue iridi si colorano di rosso, il suo viso divenne bianco come la neve. Con una voce profonda e irriconoscibile comandò "Fermate questa follia o ne pagherete le conseguenze!"

I due frati si fermarono titubanti, ma dietro di loro la folla aizzata da Eymerich iniziò a urlare "Strega, strega maledetta, non avrai le nostre anime!" alcuni di loro presero della sterpaglia e la buttarono sul fuoco. Immediatamente le fiamme si innalzarono raggiungendo le due condannate e avvolgendole completamente.

Alba perse completamente il controllo. "Maledetti voi e il vostro fanatismo, morirete tra gli stessi tormenti che avete provocato a quelle due povere anime innocenti" Alzò le braccia al cielo e dalle sue mani si liberarono lingue di fuoco infernali che rivolse contro l'intero villaggio.

I tetti di paglia delle case presero fuoco, così come le vesti di uomini e donne che cominciarono a rotolarsi a terra urlando di dolore. Solo le bestie bloccate nelle stalle furono risparmiate dalle fiamme. I cancelli che le imprigionavano si aprirono permettendone la fuga appena in tempo.

Davanti a padre Eymerich il villaggio si trasformò in un inferno sulla terra, il fuoco stava divorando ogni cosa tranne la piccola Chiesa, che sembrava esserne miracolosamente risparmiata. I contadini avvolti dalle fiamme si lamentavano e invocavano disperati la pietà di Alba.

"Ora vi ricordate della pietà? Riceverete la stessa che avete avuto per la piccola Aurora e sua madre!" rispose la strega continuando a lanciare lingue di fuoco sul villaggio, finché una mano si posò sulla sua spalla e una voce ferma e rassicurante sussurrò al suo orecchio "Fermati Alba, non lasciare che la rabbia continui a governare le tue azioni, tu sei migliore di tutti loro messi insieme. Dimostralo, prima di compiere qualcosa di irreparabile!"

Alba si voltò. Un giovane biondo, dal sorriso gentile e gli occhi azzurri era comparso al suo fianco. Alba lo osservò meglio e vide le sue ali candide e l'aureola luminosa. "Perché, angelo, perché avete permesso tutto questo? Perché avete lasciato che la piccola Aurora e sua madre soffrissero tanto?" rispose piangendo.

Michele sorrise tristemente. "No, Alba, non abbiamo permesso che soffrissero inutilmente, i miei compagni hanno fermato i loro cuori prima che il fuoco rendesse il loro dolore insopportabile e ora troveranno la pace nel Regno dei Cieli, a differenza di chi ha provocato la loro morte!"

Alba scrutò in mezzo alle fiamme. Ai bordi di uno dei due roghi vide la piccola Aurora, circondata da una luce angelica, osservare seria il suo corpo ormai carbonizzato. Un angelo la teneva per mano. Un altro angelo si era già innalzato verso il cielo insieme a sua madre. La piccola, come se avesse sentito lo sguardo della strega su di sé, si voltò e le sorrise.

Alba sentì la rabbia placarsi e ordinò "Basta, fiamme spegnetevi, risparmiate questi uomini e queste donne perché in fondo, non sanno quello fanno". A quelle parole le fiamme si spensero. I contadini che fino ad un attimo prima si stavano contorcendo per il dolore si resero conto stupiti che i loro corpi non erano straziati né da piaghe, né da ferite di alcun tipo. Si guardarono intorno e si resero conto che loro case erano intatte, come se non fossero mai state devastate dalle fiamme. Il silenzio calò sulla piazza di Mentana, poi uno dopo l'altro i contadini iniziarono a gridare al miracolo.

Eymerich rendendosi conto che la situazione stava volgendo a favore di Alba si avvicinò a un soldato armato di arco e frecce e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, l'uomo lo guardò titubante, ma lo sguardo dell'inquisitore non gli diede scelta. Prese la mira e scoccò una freccia dritta al cuore della strega che sembrava intenta a parlare con un spirito invisibile agli umani.

"È stato così difficile Alba?" domandò Michele.

"No, angelo, non è stato difficile e in fondo avevi ragione, non aveva senso quello che stavo facendo, io…" non finì mai la frase.

Un freccia fendette l'aria con un sibilo, Merlino fece un balzo, ma arrivò troppo tardi. La freccia trapassò il cuore di Alba spaccandolo in due, la ragazza crollò tra le braccia di un interdetto Michele.

"Nooo!” urlò disperato Azaele che fino a quel momento era rimasto in disparte per non influenzare Alba.

Il demone si precipitò verso la ragazza strappò il suo corpo dalle braccia dell'angelo e cadde in ginocchio stringendola a sé "Azaele!" mormorò lei ormai morente "Lo sapevo che non mi avevi abbandonato!"

Azaele si rivolse a Michele e lo implorò disperato "Portala con te! Preferisco rinunciare a lei per sempre, piuttosto che trascinarla con me all'Inferno"

Michele stava per tendere una mano verso la ragazza, quando una luce celestiale illuminò la piazza di Mentana. Tutti gli umani presenti persero conoscenza, mentre i demoni si dileguarono in una batter d'occhio. Una voce soprannaturale sentenziò "Temo che questo non sia possibile demone. Né lei, né la bambina possono accedere al Paradiso, il contatto con la tua natura infernale ha modificato il destino delle loro anime. Non andranno all'Inferno in quanto erano entrambe inconsapevoli di ciò che sei, ma non possono comunque essere ammesse in Paradiso. Continueranno a rinascere in eterno"

"Senza alcuna speranza di perdono?" domandò Michele.

L'angelo lo osservò severo "Non posso risponderti, Michele. Non sta a me dirlo!"

"Quindi tutto sto casino, nun è servito a nulla? Nessuna anima sarà destinata all'Inferno? Nun me sembra paritario, la contadina è volata dritta in Paradiso!" commentò polemicamente Razel che era comparso sul carro degli inquisitori con le braccia incrociate e un'espressione contrariata in volto.

L'angelo non si degnò di rispondergli e tese una mano verso Alba richiamandone l'anima fuori dal corpo. La ragazza vide Azaele singhiozzare e si inginocchiò accanto a lui.

"Non piangere, Azaele!" gli disse, passandogli dolcemente una mano tra i riccioli neri. "Io rinascerò in altre epoche e luoghi e se non smetterai di cercarmi, prima o poi ci incontreremo di nuovo. Lo so, lo sento!"

"Io, non smetterò mai di cercarti, Alba. Ti ritroverò e non commetterò gli stessi errori che ho commesso questa volta, te lo giuro!" rispose Azaele in lacrime.

"È ora di andare Adianel" disse l'angelo che teneva per mano Aurora. “Il Limbo ci aspetta!"

Adianel annuì, prese per mano Alba e sparì insieme al suo compagno.

Safet scese dal tetto della chiesa, poggiò delicatamente una mano su una spalla di Azaele e commentò tristemente “Se questo ti può consolare almeno un po', non è del tutto colpa tua se la bambina e la ragazza non potranno mai raggiungere il Paradiso. Se prima di obbligarti a seguirmi, ti avessi permesso di spiegare ad Alba la sua condizione e se non mi fossi mostrato accidentalmente alla piccola, forse le cose sarebbero andate diversamente!”

Azaele si alzò e abbracciò Safet, mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo. Il supervisore, restituì l'abbraccio.

Michele non disse nulla. Si sedette sul carro degli inquisitori, al fianco di Razel, in attesa che Azaele riprendesse il controllo e promise a se stesso che qualunque ostacolo o difficoltà si fossero presentati, avrebbe aiutato il suo migliore amico a ritrovare la donna che amava.

“Vabbè, qui ormai nun ce sta più trippa per gatti. Me ne vado, prima che me venga n'attacco de diabbete” concluse irritato Razel aprendo le ali e spiccando il volo.


   
 
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