3.
Primavera è sempre in
orario
Era
appena calata la notte e già le stelle
brillavano in cielo. Una grande luna, come un globo lattiginoso,
sorgeva nel
centro del Bosco Millenario e, mentre tutto giaceva in
quell’immortalità
secolare, uno sciamare sommesso andò spargendosi tra gli alberi. Era la
portantina di Primavera, tutta sgargiante nella sua vernice rosa
confetto, che
saettava a tutta velocità tra il folto millenario. Grosse lanterne
erano appese
al tettuccio spiovente della portantina ed oscillavano impazzite per la
furia
della corsa. Il cocchiere, un grosso coniglio pasquale, con un grosso
cilindro
rosa e un papillon rosso annodato stretto stretto al collo, immergeva
il grosso
zampone dentro un grosso sacco pieno di polline. Imprecando e
sbuffando, il
cocchiere, lanciava il polline allo sciame di bombi che trascinava la
portantina
e, questi, inseguivano le brillanti pepite d’oro come fossero briciole
di pane.
Primavera se ne stava tranquillamente seduta, senza proferire alcuna
parola
sull’anticipo o il ritardo del cocchiere. Poco le importava l’ora in
cui
sarebbe arrivata, tanto, si disse, io arrivo sempre in orario!
Giocherellando
con il suo peluche, la piccola Primavera, canticchiava una dolce
melodia,
scuotendo i ricciuti capelli rosa pallido e ondeggiando le corte
gambette.
Dall’alto del suo ruolo e, nonostante la sua presenza decisamente
adorabile, il
coniglio, si lasciava andare a frasi del tutto poco consone ad orecchie
di
bambini e pensava al perché si fossero scelte proprio quelle grosse api
come
cavalcature. Il polline, pensò, il polline non se ne andrà più dal mio
fitto
pelo morbido! Primavera, per pacificare il cocchiere, fece uscire la
mano dal
finestrino e, aprendola contro il vento, sprigionò una pioggia di
petali di
fiori di ciliegio. A quella vista, il cocchiere, si tolse il cappello,
rivelando le lunghe orecchie, e si lasciò scappare un sorriso.
Distratto
dall’incantevole magia della stagione dell’amore, il cocchiere, si era
dimenticato per un attimo di lanciare il polline e la portantina aveva
già
cominciato a rallentare la sua corsa, mentre il ronzio dei bombi si
stava
affievolendo. Ridestandosi, perciò, immediatamente dall’incanto, il
coniglio,
ne prese una grossa manciata a due zampe e la lanciò in aria, come
fossero
tante gocce d’oro. Le grosse api, vedendo piovere su di loro
quell’incanto, si
animarono maggiormente e la portantina subì una poderosa spinta in
aventi.
Primavera si tenne con le manine al sedile, imprecando a bassa voce e
rivelando, per un momento, la sua matura versione. Il cocchiere si
rimise il
cilindro in testa e, tossicchiando con imbarazzo, riprese l’andatura
costante,
finché in lontananza non distinse la radura ed il focolare
dell’incontro. Con
estrema maestria, l’orecchiuto cocchiere, diminuì il polline fino ad
arrestare
completamente i bombi e scese, con un abile balzo, dal suo posto. Aiutò
Primavera a scendere dalla portantina e, dopo che questa lo ebbe
pagato, si
allontanò salutandolo con la manina. Il cocchiere si tolse il cappello
e lo
posò dentro la portantina, accendendosi un fuoco e preparandosi una
zuppa di
carote e semi di girasole. Nel frattempo i grossi bombi ronzavano tra i
fiori
notturni liberi di riposare a dovere.
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