"Mi dispiace davvero tanto."
Fiatò con voce dispiaciuta. "Amica mia."
Non
c'erano dubbi che si trattasse di Uselji, però Toen non
conosceva questa
Uselji.
Toen
la ricordava come una viaggiatrice alta, dall'aspetto sempre
composto e fiero. Questa piccola Uselji davanti a sé
era minuta, dalle sembianze minuscole e l'immagine stanca. C'erano
delle occhiaie sotto le sue palpebre, violacee ed evidenti, marcate
sulla pelle pallida del suo viso; c'era persino qualcosa di diverso
nella luce dei suoi occhi: non si poteva dire che erano spenti, anzi
erano molto vivi, ma Toen poté giurare di scorgerci un
bagliore
differente simile a una consapevolezza maggiore.
La sua forma poteva essere rimpicciolita al punto da farla sembrare
una bambina, ma tutta la sua aura esprimeva saggezza, sapere e
coscienza.
Toen
provò l'istinto amorevole di chinarsi e abbracciarla,
stringerla forte tra le sue braccia per non lasciarla
più
andare via e lontano; tuttavia si limitò a scuotere
la testa e sorridere assieme.
"Sono
io a chiedere scusa. Perché, senza sapere nulla, ho dubitato
che tu volessi ancora stare con me."
Uselji
non accettò quelle parole, le rifiutò mentre
stringeva gli occhi fino a chiuderli accentuando maggiormente
l'ombreggiatura scura e bluastra che li cerchiava.
Osservandola
meglio Toen ne era sicura più che mai: fuori poteva sembrava
una fanciullina nata da poco, ma la verità era che Uselji
pareva
invecchiata improvvisamente e di colpo.
Un
effetto collaterale del suo ritorno dall'Eden?
"No."
Le rispose Uselji flebile come un uccellino. "Io sono molto contenta.
Perché ti sono mancata."
Toen
si inginocchiò davanti a lei, portando così il
viso
alla sua altezza. Allungò un braccio per stringere una di
quelle piccole manine tra le sue. Lo fece con delicatezza e senza
irruenza, per timore di farle del male senza volerlo.
"Io...
ho viaggiato molto in queste settimane che non c'eri. Ho visto
posti nuovi e conosciuto nuovi viaggiatori, mi sono fatta nuovi amici.
Ho tenuto a mente di tutto
perché volevo farteli vedere."
Uselji
annuì silenziosamente prima di riaprire lentamente le
palpebre.
"Amica
mia." Pigolò. "Guarda, sono rinata da poco. Le mie ali
sono quasi scomparse e io non ho forze per volare a lungo."
Era
vero, constatò Toen. Uselji era dotata di ben dieci ali per
volare lontano l'ultima volta che si erano viste; un quantitativo che
faceva di lei una viaggiatrice
piuttosto veterana, ma ora a stento arrivava ad averne cinque.
Comportava
questo, viaggiare nell'Eden? Provò i brividi nel
pensare alla fatica immensa fatta per accrescere le proprie ali, per
poi perderle in un batter d'occhio con un singolo viaggio.
All'improvviso
le venne un'idea e si indicò le proprie spalle.
"Puoi
salire qui su! Starai comoda e non farai nessuna fatica!"
Non
credeva di averlo detto sul serio, ma era una cosa che aveva
visto fare tra tantissimi viaggiatori, amici di lunga data, e non
poteva
nascondere di esserne altrettanto curiosa. Uselji ridacchiò
incredula da come Toen insisteva a voler farla salire sulle proprie
spalle, infine cedette e l'assecondò. Per darsi
stabilità
poggiò entrambe le manine sul capo di Toen, che nel
frattempo le
chiese se stesse comoda così.
Lei
annuì, beandosi delle brevi e lente giravolte che Toen
compì su se stessa in modo scherzoso e per giocare.
Insieme
partirono alla volta del reame chiamato Valle del Trionfo, da
sempre il regno preferito da Toen. Si lanciarono giù per la
grande discesa ghiacciata e ricoperta di neve, sfidando altri ignari
viaggiatori in una tacita competizione a chi arrivava prima.
Corri giù per la
Valle e le porte della Città si apriranno in tuo
onore.
Questo era il
benvenuto riservato a ogni singolo viaggiatore
che percorreva quel luogo; scenari innevati dal colore bianchi e puri,
attenuati dal rosa del tramonto. L'aria nella Valle era sempre fredda e
secca, al punto tale da essere capace di toglierti il fiato, ma proprio
per questo regalava cieli limpidi e paesaggi splendidi.
Alla
fine della corsa Toen virò verso le grandi scalinate
dell'arena che precedeva il tempio dei due Antichi Gemelli, custodi
della Valle.
Dall'alto
si poteva osservare tutto lo scivolo che ne componeva la discesa,
aguzzando la vista si poteva persino
notare piccoli puntini neri che scivolavano sopra di esso, dall'alto
verso il basso. Toen li salutò da lontano sbracciandosi,
costringendo Uselji a fare lo stesso.
Infine
puntò a entrare dentro il Tempio volando in picchiata, ma
prima di frenare a terra planò e risalì verso
l'alto
con un movimento simile a un vortice. Fermò il proprio volo
solo
dopo aver raggiunto la più alta delle vetrate del Tempio;
sotto
di loro il punto di meditazione per ricevere la benedizione di Samakh e
Mek, al loro fianco un collegamente con l'esterno da cui Toen si
gettò nel vuoto a capofitto, accolta dalle nuvole che
bucò volando, dritto simile a un razzo, sbucandone oltre la
corte.
Sotto
di loro ora brillavano acque marine dal colore cristallino e
riflettente, ma la vera meta di quel viaggio era il Colosseo visibile
all'orizzonte: una meta ambita da tantissimi viaggiatori alla ricerca
di un luogo che potesse ricompensare le loro fatiche giornaliere.
Più si
avvicinavano e più il cielo si scuriva, assumendo colori
magici
che variavano dal blu al viola, mentre sopra le loro teste erano le
stelle a risplendere. Toen atterrò proprio sopra la cima di
uno
dei torrioni che componevano quella grande struttura circolare,
chiamata per l'appunto
Colosseo di Notte.
Stanca
dal grande sforzo appena compiuto si accasciò a terra per
ripredere fiato, mentre Uselji, ormai già balzata a terra
dalle
sue spalle, le regalò uno sguardo ammirevole e fiero. Toen
lo
riconobbe e sorrise a sua volta felice.
"Ho
desiderato venire qui con te."
"Davvero?"
Gioì Toen tra una boccata d'aria e un'altra. Uselji
le diede le spalle volgendo il proprio sguardo in lontananza, da dove
erano arrivate.
"Voglio
vedere ogni angolo di questo mondo con te."
Toen
si portò a sedere, incrociando le gambe. Se da un
lato moriva dalla voglia di chiederle come era morta nell'Eden e cosa aveva
dovuto affrontare per ritornare da esso, dall'altro non voleva nemmeno
rovinare questo momento tutto per loro.
Scacciò
immediatamente via dalla testa quel pensiero: non voleva
sapere niente di niente dell'Eden e di tutto ciò che lo
riguardava; un regno capace di portarti via gli affetti non era degno
per lei e anche se Uselji vi aveva fatto ritorno non era mutata la sua
convinzione che fosse pericoloso al punto tale da guardarsi le spalle,
né capiva perché i viaggiatori ne erano tanto
attirati.
Uselji parve capire il suo disagio, pertanto non lo menzionò
più
nemmeno una volta. Ma c'era una cosa da cui non poteva esimersi di
stare zitta.
"Lo
sai? Gli Antichi dell'Eden
mi
hanno fatto dono di un nuovo incantesimo." Toen l'ascoltò in
silenzio e con curiosità, mentre l'altra si accingeva a
dichiararle che
non vedeva l'ora di farglielo vedere. La vide giungere le piccole mani
in segno di devozione, per poi aprirle come se stesse rivolgendo una
preghiera al cielo. L'aveva già vista fare un movimento
simile,
quella volta che le aveva donato un arcobaleno nel cielo, mentre si
riposavano sopra uno dei tappeti d'erba nella vaste Isole Sacre.
Difatti una luce si sprigionò dalle sue mani, rilucendo per
qualche istante prima di posarsi a terra e materializzarsi.
Sul pavimento di fronte a loro comparve un cerchio fatto di legna,
assieme a dei tronchi più robusti e spessi, adatti per
sedervisi
sopra. La piccola catasta di legna sembrava fatta apposta per essere
bruciata all'istante. Uselji tirò fuori la sua candela e
l'accese, generando così in poco tempo una fiammata capace
di
riscaldare l'aria circostante. Il fuoco danzava sopra quella legna,
consumandola poco alla volta, attirando lo stupore di Toen.
"Un falò! Io non ne ho mai visto uno prima d'ora!
Grazie!"
Uselji ricambiò contenta di vederla così
strabiliata, poi
si sedette su uno dei grandi tronchi invitando l'altra a fare lo
stesso.
"Noi siamo creature di luce. Viviamo grazie a questa e al calore."
La fiamma ondeggiava in balia dell'aria, rischiarando il pallore della
loro pelle, donando loro un formicolio piacevole. Toen fu rapita da
tanta bellezza ipnotica racchiusa in una semplice fiammella, come se
fosse un augurio di buon auspicio, sotto quel cielo notturno.
"E tu questo sei per me. Importante come la fiamma di questo
falò."
Toen aprì la bocca sbalordita, ma la richiuse all'istante
per
regalarle un sorriso sincero. In fondo così era il loro
rapporto, un legame racchiuso nel significato delle enigmatiche frasi
che Uselji amava rivolgerle, assieme alle dimostrazioni d'affetto da
parte di Toen. Quest'ultima, in particolare, sentì il
bisogno di
allungare una mano per toccare il palmo di quella dell'altra, nel
mentre che le si portava più vicina.
"Uselji, ascolta..." Attirò la sua attenzione soffiando
dolcemente a bassa voce quelle parole. "Perché non mi
racconti
di tutto quello che hai affrontato nel tuo ultimo viaggio?"
Non poteva credere di essere davvero interessata, ma si trattava
dell'ultimo viaggio affrontato da Uselji e questo sì che la
interessava eccome.
Tuttavia lei negò con il capo, senza però
ritrarsi al suo tocco.
"Il viaggio finale va vissuto di persona." La rimproverò
dolcemente, Toen si sfogò corrucciando le labbra. "Ma posso
accompagnarti."
Toen ritrasse indietro la mano come se si fosse scottata. Anche gli
occhi di Uselji si ritrassero da Toen, spostando l'attenzione al cielo.
"Non preoccuparti. Non sarei mai tornata indietro senza prima averti
trovato lassù."
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