“Cos’è questa storia che tu e Kai
studiate insieme?”.
La domanda arriva a bruciapelo, dettata dalla voce leggermente stizzita
della mia amica Hilary.
Noto che la notizia si è già sparsa in giro.
Grazie, Boris.
“Ecco, te l’avrei detto, è solo
che…”.
“Che doveva essere un segreto!” conclude offesa
lei, che evidentemente sa già tutta la storia. Il che mi
lascia alquanto sbigottita: Boris non ha tralasciato nessun dettaglio a
quanto pare.
“Ti assicuro che non era mia intenzione tenerti questa
notizia nascosta, Kai mi ha impedito di dirlo a qualcuno”.
“Ma Boris sa sempre tutto, ultimamente!”. E qui
arriva la frecciatina, che riesce a colpirmi in pieno. Hilary non ha
ancora dimenticato il fatto che io le abbia tenuto nascosto la
separazione con Rei. Ogni occasione è buona per
rinfacciarmelo.
“Stavolta l’ha saputo per caso e poi te lo avrei
detto prima o poi!” continuo a ribadire.
“E dimmi…com’è passare tutto
questo tempo con Hiwatari?”. Il suo tono, adesso, si fa
leggermente investigativo.
“Beh, è pesante, non lo nascondo. Lui ha sempre
quell’aria burbera e quell’atteggiamento di
sufficienza nei miei confronti che non sopporto,
ma…diversamente da quello che mi aspettavo, si sta
impegnando e lo studio procede tranquillamente” racconto con
disinvoltura, nonostante il suo sguardo sembri voglia assicurarsi che
stia dicendo la verità.
“ E non ti preoccupa passare tutto questo tempo insieme a
lui?”.
“Perché dovrebbe?”.
“Insomma…stare tutto questo tempo da
soli…” inizia a dire con tono vagamente allusivo.
“Ti assicuro di no. Ci limitiamo solo a studiare, non ci sono
conversazioni extra. Figurati. Il massimo della distrazione
è guardarlo mentre va fuori a fumare. Una volta che abbiamo
concluso gli argomenti da imparare, saluto e vado via di
corsa” ci tengo a precisare in modo netto.
“Capisco, ma stai comunque attenta…Quando
c’è di mezzo Hiwatari succede sempre qualcosa di
spiacevole” sottolinea infine.
E non posso che darle ragione.
Hiwatari per me è sempre stata una fonte di guai.
Ma ho detto la verità, insomma, io e lui ci vediamo solo per
studiare. Anche se…
In realtà ho omesso di dire a Hilary quello che è
successo la sera del loro anniversario. O meglio, quello che stava per
succedere: Kai ed io stavamo quasi per…baciarci. O almeno
così mi è parso, dato che il suo viso era a
pochissimi centimetri dal mio. Per fortuna che Boris si è
svegliato prima che il contatto avvenisse. Non oso immaginare cosa e
come sarebbe successo. Quali disagi avrebbe creato. Sono andata via con
Boris cercando di evitare il contatto visivo con Kai, perché
ero assalita dall’ansia e la preoccupazione di quello che
sarebbe successo l’indomani. E per questo motivo quella
stessa notte non ho chiuso occhio, perché ero preda di dubbi
e perplessità su come mi sarei dovuta comportare il giorno
successivo, quando ci saremmo incontrati per studiare insieme. Sarebbe
stato imbarazzante, questo era sicuro.
La sera prima eravamo seduti vicini e stavamo quasi per baciarci, e il
giorno dopo, beh… saremmo stati di nuovo soli…
Tuttavia, l’indomani mi sono resa conto che i problemi che la
mia mente aveva creato durante la notte, impedendomi di dormire sogni
tranquilli, erano stati inutili. Kai era arrivato in salotto con la sua
solita aria fredda e di sufficienza. Mi aveva salutato con il suo
apatico ciao e si era seduto al tavolo iniziando a sfogliare il libro
di storia. Ammetto che questo fatto mi aveva tolto un peso dallo
stomaco: fare finta di niente era una delle strategie su cui avevo
rimuginato fino al secondo prima di mettere piede in casa Hiwatari quel
pomeriggio. Ma vederlo reagire così, mi ha lasciato un
po’ di amaro in bocca, lo ammetto…
E mi odio per questo.
***
Tra pochi giorni ci sarà l’esame finale.
Lo studio si fa sempre più pesante e noioso. Io ed Anya
dobbiamo riuscire a infilare nel nostro cervello tutte le
nozioni contenute in questi libri il prima possibile, ma sento che sto
raggiungendo il livello di saturazione massimo, soprattutto oggi, che
mi sono svegliato di malumore. Gli avvocati di mio nonno non mi
lasciano in pace nemmeno un secondo, perché mi sento
controllato ventiquattrore su ventiquattro e da settimane non ho un
attimo di distrazione.
“Mamma…io voglio un gelato!” dice
improvvisamente Hope irrompendo nella stanza.
“Tesoro, adesso non possiamo. Ho delle cose da
fare!” le spiega distrattamente Anya, tenendo gli occhi fissi
su dei fogli pieni di appunti.
“Ma io lo voglio!” lamenta imbronciata, incrociando
goffamente le braccia al petto.
“Ho detto che non possiamo!” le ripete categorica.
“Uffaaa!” sbuffa, con aria afflitta.
“Dai, ti ci porto io”.
“Kai, non possiamo perdere tempo!” mi rimprovera
Anya, usando lo stesso tono con cui si è rivolta, un attimo
prima, alla figlia. E questo mi porta ad alzare un sopracciglio e
osservarla di sbieco. Sul serio? Mi hai preso per un bambino?
“Non ci vorrà molto. Andremo nella gelateria
all’angolo, in fondo alla strada” e con queste
parole abbandono la postazione di studio e mi avvio in corridoio,
seguito, molto probabilmente dal suo sguardo di fuoco.
Voglio scappare da questi libri e ne ho colto l’occasione.
“Papà, andiamo a mangiare il gelato?” mi
domanda Hope speranzosa.
“Sì…” le confermo, mentre
afferro portafogli e chiavi della macchina. Devo ancora abituarmi a
sentirmi chiamare papà.
Siamo pronti. Indosso la giacca e mi accingo ad aprire la porta per
uscire, ma…un momento! Anya?
Dovrei dirglielo?
Insomma, credevo fosse incluso il fatto che sarebbe dovuta venire anche
lei con noi.
Cavolo…
Sbuffo alzando gli occhi al cielo, prima di chiamare
l’attenzione di Hope e dirle a bassa voce:
“Di’ alla mamma se vuole venire anche
lei…”.
La piccola non se lo fa ripetere due volte e, a grandi passi, corre in
salotto, urlando a gran voce…
“Mammaaaa, papà ha detto se vuoi venire con
noi!” e al suono di questa frase mi pento amaramente di
ciò che ho fatto.
Papà ha detto?? Non era proprio quello che doveva riferire.
Oggi hai appreso una lezione importante, Kai: mai fidarsi dei bambini!
Adesso Anya penserà che io l’abbia invitata a
venire con noi.
Che poi è vero, ma… insomma…lasciamo
perdere…
Il danno è stato fatto.
Proprio mentre mi maledico mentalmente per aver fatto riferire un
messaggio attraverso la bocca di una bambina di cinque anni, Anya fa
capolino dalla porta per fissarmi e accertarsi che l’invito
sia davvero venuto da parte mia.
Odio queste cose…
“Beh, in fondo ti devo ancora il favore per la relazione di
scienze…”. È la sola cosa che mi viene
in mente da dire per giustificare questa proposta e non dare
l’impressione di uno che voleva davvero invitarla.
Ma perché mi sto facendo queste paranoie?
E senza aggiungere altro e darle il tempo di rispondere, apro la porta
ed esco, raggiungendo il più velocemente possibile
l’auto.
***
È tutto molto strano e quasi surreale.
Quando Hope l’ha detto stavo quasi per cadere dalla sedia:
papà ha detto se vuoi venire con noi!
Cioè Kai Hiwatari mi ha proposto di andare a mangiare un
gelato insieme?
Beh in realtà, non credo fossero queste le sue reali
intenzioni. Penso che il suo obiettivo fosse invitarmi solo per badare
a Hope e fare in modo che non si sporchi col gelato.
“Hope, non sporcarti!” le ricordo,
scrutando il suo vestito con sguardo severo. E un attimo dopo averle
rammentato ciò, ecco che “Oh
no…” sono io ad essermi sporcata i jeans con una
goccia di gelato. Afferro immediatamente un tovagliolino e inizio a
strofinarlo sulla macchia sperando che svanisca.
“Beh, adesso sappiamo da chi ha preso
Hope…”. Il commento giunge dalla voce sarcastica
di Kai. “Divertente” lo rimbecco acidamente,
fulminandolo con lo sguardo, ma lui cerca di nascondere la sua
espressione divertita bevendo un sorso di birra.
Il pantalone sembra salvo. È rimasto solo un alone
grigiastro che spero non sia molto visibile.
“Mamma, posso andare a giocare con quei bambini?”
mi chiede docilmente, indicando col dito un vivace gruppo di bambini
posto qualche tavolo più in là rispetto a noi.
Dopo averli scrutati con attenzione, decido di darle la mia
approvazione. “Ma non allontanarti, intesi?” la
avverto in tono severo prima che li raggiunga.
“è una bambina socievole. Ha preso da me anche
questo!” sottolineo pungente, rivolgendo al mio interlocutore
un sorriso di scherno.
“Questa era pungente, Sarizawa…” si
limita a controbattere vagamente stizzito.
I giorni passano velocemente. Troppo velocemente.
Domani ci sarà il tanto atteso esame di fine corso, al
termine del quale potrò considerarmi libera da ogni accordo
e schiavitù nei confronti di Hiwatari, ma soprattutto
potrò considerarmi diplomata. Sempre che i risultati siano
sufficienti per ottenere la promozione!
Mi chiedo se si possa considerare il giorno prima dell’esame,
esso stesso l’esame! La verità è che mi
sento super agitata e preoccupata. La mia testa è entrata
nel pallone e non sembra ricordare un bel niente.
“Periodo Azuchi-Momoyama?” domanda Kai, reggendo un
foglio in mano e fissandomi così freddamente come solo lui
sa fare.
Sto spremendo le meningi. Lo ricordo, lo ricordo. Anya, la dinastia
Azuchi-Momoyama…questa la sai. Stringo gli occhi e provo a
ricordare…
“1333-1573!” è la mia risposta. E ne
sono sicura! Ma quando riapro gli occhi e noto lo sguardo perplesso di
Kai, affloscio le spalle, espirando afflitta. “Non ricordo
più niente…” dichiaro, arrendevole,
accasciando la testa sul tavolo.
“E se facessimo una pausa?” mi propone seccato, per
l’ennesima volta oggi. Ma di nuovo, mi rifiuto. Non
c’è tempo per riposarsi. E di fronte alla mia
ostinazione, Kai alza gli occhi al cielo e di nuovo afferra quel foglio
per ripetermi tutte le domande dall’inizio.
Devo farcela.
Io devo.
Non posso permettermi distrazioni, né riposo.
Devo dimostrare a me stessa che posso farcela.
Finalmente potrò ottenere il diploma e voglio avere il
massimo dei voti, per dimostrare a tutti e soprattutto a me stessa che,
nonostante le avversità, posso farcela anch’io.
Forza Anya, tu puoi.
“Oh mio dio, mi sono addormentata!”
esclamo, alzando di scatto la testa dal tavolo, su cui qualche secondo
prima sonnecchiavo.
Il tavolo è pieno di fogli e libri, ma Kai sembra essere
sparito.
Ah no, è sul divano che dorme, con un libro aperto poggiato
sull’addome.
Ma che ore sono?
Afferro il telefono e schiarisco la vista, ma quando i miei occhi
scorgono l’ora, quasi non escono dalle orbite. SONO LE UNDICI
E MEZZA DELLA SERA! E questa frase la urlo nella mia testa, per evitare
di svegliare Hiwatari.
“Diamine, diamine…” mormoro nervosamente
e a bassa voce, provando a sistemare tutti quei fogli sparsi
disordinatamente sul tavolo e persino a terra, come se questo gesto
potesse, in realtà, mettere ordine all’interno
della mia mente.
È finita.
Non ricordo nemmeno a che ora mi sono addormentata.
Devo ancora cenare e tornare a casa, fare la doccia, sistemare le cose
per domani e so già che non chiuderò occhio e che
domani sarò uno zombie.
Perfetto, Anya!
Sbuffo sonoramente, portando le mani ai fianchi con aria stanca. Poi mi
volto a fissare Kai e rimango lì incerta sul da farsi. Devo
svegliarlo? Sarà disposto ad accompagnarmi a casa?
Dovrò chiamare un taxi?
Troppi dubbi.
“Kai…” inizio a richiamarlo a bassa
voce, cercando di non essere troppo brusca.
“Kai…” ripeto una seconda volta, con un
soffio di voce più forte. Ma niente. Non mi sente. La mia
voce sta osando chiamarlo una terza volta, ma…
“Che vuoi?” dice improvvisamente freddo e
tagliente, rimanendo ad occhi chiusi. Ma quindi è sveglio?
Questo ragazzo è un mistero anche quando dorme.
“Si è fatto tardi e devo tornare a casa”
gli spiego a bassa voce, sempre con modi di fare cauti, come per paura
che le mie parole possano innervosirlo.
“Non ti accompagno a casa, scordatelo!” sentenzia
categorico, rimanendo ad occhi chiusi.
È inquietante.
“Bene…vuol dire che chiamerò un
taxi!”. Era la mia seconda opzione, dopotutto. Che
antipatico! Afferro il cellulare per prenotare un tassista disponibile,
ma, caspita! l’unico disponibile in breve tempo arriva tra
mezz’ora. Sarà già mezzanotte quando
sarà qui. E questo vuol dire che arriverò a casa
alle dodici e mezza…
***
Le mie palpebre chiuse pesano come macigni. Non ho la forza di
riaprirli, né di alzarmi da questo divano. Mi ci vogliono
alcuni secondi per riprendermi e poi, con uno slancio, decido di
mettermi seduto, sbadigliando e massaggiandomi gli occhi per tornare
lucido.
“Ascolta…” inizio a dire, per richiamare
l’attenzione di Anya. “Se vuoi puoi rimanere qui a
dormire…” le propongo, con voce assonnata.
“No, aspetterò un taxi, tranquillo”.
Non mi aspettavo una risposta diversa.
“Ti farò preparare una stanza o se preferisci
dormirai in quella di Hope”. A proposito,
dov’è Hope? E che ore sono? Comunque…
“Non ha senso che torni a casa, qui le stanze non
mancano”. Sto provando ad essere gentile e disponibile,
cazzo. Non capita tutti i giorni. Quindi, Sarizawa, ti supplico, sono
stanco e voglio andare a dormire…
Il mio sguardo severo la sta implorando di smetterla con i suoi
capricci.
“Va bene… dormirò nella stanza con
Hope. Immagino Reina l’abbia messa a
dormire…” ipotizza, fissando le scale che portano
al piano di sopra. “Avrà cenato?”.
“Sì. Ho detto a Reina di occuparsi di lei, mentre
tu ronfavi sul tavolo”.
“Ma…ma perché non mi hai
svegliata?”.
“Perché ero stanco di sentirti parlare!”
confesso senza timore, facendola diventare rossa di rabbia. So che
vorrebbe uccidermi, ma è tardi e non mi va.
Così mi alzo e con un cenno la saluto.
“Un momento…”.
Che vuole ancora?
“Non è che avresti qualche pigiama?”
chiede un po’ timida.
Un pigiama?
Per chi mi ha preso?
***
Le circostanze mi hanno costretta a rimanere qui stanotte. Il mio io
interiore non avrebbe voluto accettare, ma essendo quasi mezzanotte, ho
ceduto alla sua proposta.
“Ecco, qui c’è una scatola con della
roba di Eva, che ha dimenticato…”. Kai mi scarica
addosso una scatola di cartone di media grandezza.
La poggio a terra e la apro, iniziando a scartare degli indumenti.
“Ehm… questi sarebbero pigiami?” chiedo
perplessa, mostrandogli dei completini un po’ troppo
provocanti.
Anche l’espressione di Kai sembra mostrare qualche dubbio al
riguardo. Forse non ne conosceva il contenuto.
“Ok, non fa niente…io…io
dormirò così, con questi jeans e questa
maglietta” dico in fretta, per risolvere la situazione. Kai
non sembra insistere. Riposa la scatola al suo posto e io vado in bagno
a rinfrescarmi un po’.
Che situazione…
Una volta uscita dal bagno, ripercorro il corridoio illuminato dalla
fioca luce di qualche lampada.
“Aspetta…”. Quando mi giro mi ritrovo
Kai che mi dice in tono freddo “E’
l’unica cosa decente che posso darti…” e
un secondo dopo mi porge un indumento, che una volta afferrato e
dispiegato, mi rendo conto essere una felpa nera enorme.
“Questa dovrebbe coprire tutto” aggiunge poi,
voltando le spalle per raggiungere la sua stanza.
Ma io rimango lì, in piedi al centro del corridoio con la
felpa in mano a fissare la porta ormai chiusa della sua camera da letto.
Gesto gentile e insolito…
Beh, grazie Hiwatari…
***
Ho fatto una doccia, ma ho perso più tempo del dovuto.
Mentre strofino l’asciugamano sul petto, mi accorgo, puntando
gli occhi in direzione della sveglia, che sono già le 12.20.
Tutta colpa di Sarizawa e della sua ossessione del ricordare tutto alla
perfezione. Mi ha costretto, per tutto il pomeriggio, a ripetere quasi
l’intero programma. Poi mi sono allontanato in giardino per
fumare, già stanco delle sue lagne, e quando sono ritornato,
la sua testa giaceva dormiente sul tavolo pieno di libri. Ho ordinato a
Reina di non svegliarla e di badare a Hope, ma poi mi sono
addormentato anch’io sul divano, mentre provavo a ripassare
la parte del programma che mi preoccupava di
più…la storia.
Odio ricordare fatti storici, date e guerre.
Indosso velocemente pantalone e maglietta e proprio nel momento in cui
scosto le coperte del letto…
Cos’è stato?
Mi sembra di aver captato uno strano rumore provenire dal piano di
sotto.
Sarà Hope? A volte si sveglia nel bel mezzo della notte e
vaga per la casa, soprattutto in salotto, per accendere la tv.
Porto gli occhi al cielo e quando faccio capolino dalla porta, il
corridoio appare deserto. Eppure continuo a sentire il rumore di
qualcosa.
Decido di scendere le scale a passi lenti e stanchi. Il salotto
è buio e vuoto, ma noto un bagliore di luce provenire dalla
cucina.
Ma che diavolo…
Scorgo una figura umana messa di spalle, con addosso una felpa a me
familiare.
“Che stai facendo?”. La mia voce risuona fredda e
profonda nel silenzio.
“Oh mio dio, Kai!” esclama voltandosi di scatto con
una mano al petto. Probabilmente non mi ha sentito arrivare. Il mio
sguardo interrogativo si posa sulla sua mano sinistra che regge un
coltello.
“Ecco… io…” inizia a dire,
intimorita dal mio sguardo inquisitore. “Beh, mi sono messa a
letto, ma non riuscivo a dormire, e la pancia mi brontolava,
così mi sono ricordata di non aver cenato, e sai quando la
notte non riesci a dormire perché hai fame?”.
Oh cielo, quanto parla…
“E così ho pensato di scendere per vedere se
c’era qualcosa da mangiare, così ho trovato dei
toast e del prosciutto, ma non è mia abitudine rovistare
nelle cucine degli altri, non voglio che tu pensi questo…e
solo che…insomma, avevo
…fame…”.
Silenzio.
Anya attende timorosa una mia reazione. Probabilmente pensa che ce
l’abbia con lei perché l’ho beccata
mentre rovistava nella mia cucina.
Ma se sono arrabbiato, si sbaglia.
Sono solo sorpreso di vederla qui nella mia cucina, nel cuore della
notta, con un coltello sporco di burro in mano e con indosso la mia
felpa che le arriva a metà coscia.
Sto lottando con tutto me stesso per tenere lo sguardo alto, fisso su
di lei, sul suo volto.
È sempre terrorizzata in mia presenza e questa cosa sta
iniziando a darmi fastidio…
Le incuto tanto terrore? Sarà la mia aria troppo seriosa? I
miei modi di fare troppo freddi e distaccati?
Mi ha sempre divertito terrorizzarla. Basta fissarla dritta negli
occhi, come adesso, per vederla a disagio. Se provassi ad avvicinarmi,
come sto provando a fare adesso, non avrebbe via di scampo, dato che la
porta è dietro di me e lei ha dietro di sé, a
bloccarla, solo un mobile della cucina.
***
Ma cosa fa?
Kai fa un passo avanti e poi un altro, e lentamente io inizio a
irrigidirmi. Provo a indietreggiare, ma il bordo del mobiletto preme
sulla parte bassa della schiena, impedendomi di aumentare la distanza.
Perché non dice nulla?
Insomma, ok. Mi ha beccata qui nella sua cucina, ma avevo davvero fame!
Pensavo di muovermi silenziosamente, ma il problema è che
non conosco bene questa cucina e ho fatto più rumori del
dovuto.
Che figura di merda…
La prima sera che accetto di dormire qui e mi becca a
“rubare” nella sua cucina.
In fondo, lo capisco. Anche a me darebbe fastidio se un ospite
curiosasse in giro di notte a casa mia…
Kai avanza ancora, fissandomi in modo molto serio e fa quasi paura. La
mia faccia è praticamente a pochi centimetri dal suo petto e
quando prova ad allungare un braccio in direzione di non so dove, non
capisco più niente e chiudo gli occhi come per timore di non
so nemmeno io cosa.
“Prepara un altro toast anche per me…”.
Quando riapro gli occhi, vedo Kai addentare uno dei toast che avevo
preparato e senza dire altro, si allontana per andare in salotto.
All’inizio rimango immobile, ma poi tiro un sospiro di
sollievo, sia perché non l’ho fatto arrabbiare e
sia perché…beh, si era avvicinato a me solo per
prendere il panino.
Eppure mi sono sentita strana. È stato come
l’altra sera, quando beh…lasciamo stare.
Anya, smettila e prepara questi benedetti toast.
***
“La cena è servita” annuncia Anya,
arrivando dalla cucina per accomodarsi accanto a me sul divano.
Beh, ammetto di avere fame anch’io.
Afferro un toast e in silenzio iniziamo a consumare la nostra cena.
Non nascondo che mi sembra molto strano stare qui, di notte, seduto sul
divano insieme a Sarizawa, a mangiare dei toast come se fossimo amici
di vecchia data. Beh, in realtà ci conosciamo da tempo,
è solo che non siamo proprio amici…beh cosa
siamo? Siamo i genitori di Hope: conoscenti che condividono una figlia?
Non ne ho idea…
“Non ti senti in ansia per domani?”. È
lei a rompere il silenzio e il flusso dei miei strani pensieri.
“Non proprio…” mi limito a dire,
lanciandole un’occhiata fugace e nel farlo mi rendo conto
troppo tardi di avere puntato alle sue gambe accavallate e seminude.
Cacchio, Kai…
Il fatto che lei stia ora cercando di abbassare la felpa per coprirsi
meglio, mi suggerisce che la cosa non le sia sfuggita.
Potevi darle anche un pantalone, Kai.
“Non hai la sensazione di aver dimenticato tutto?”
torna a domandare.
“Beh, mi sembra normale non ricordare nulla quando hai fame e
sonno” gli rammento in toni sarcastici. “E poi la
mia unica preoccupazione è la storia” confesso,
mimando un certo disgusto.
“ Ci credo. Da quello che mi racconta Hope, le storie non
sono proprio il tuo forte”.
“ Cosa di racconta Hope?” chiedo stranito.
“ Mi ha detto di quando provi a leggerle le storie della
buonanotte e salti pagine intere per arrivare subito alla conclusione,
sperando che lei non se ne accorga!” dice divertita.
Dannazione…odio quelle favole della buonanotte.
“Lei mi dice tutti gli errori che fai e ciò che ti
inventi. La mia preferita è quella della principessa che
bacia il coniglio e diventa un principe. Un coniglio?” e
subito scoppia a ridere, facendomi sentire ridicolo.
“Cosa c’è di sbagliato in un
coniglio?” chiedo infastidito.
“C’è di sbagliato che…La
principessa bacia un rospo e non un coniglio!” precisa in
tono saccente, ridendo. E anche se sta ridendo di me, ammetto che non
mi dispiace: è forse la prima volta che ride così
in mia presenza.
“Cosa c’è di diverso? E poi
perché dovrebbe baciare un rospo? Voi donne non trovate i
conigli teneri?” e inorridisco al pensiero di quegli
animaletti pelosi e saltellanti.
“Ma così si perde il senso della storia”
ci tiene a sottolineare lei.
“Che sarebbe?”.
Hanno davvero un senso quelle stupide storie?
“Sarebbe…” comincia a spiegare,
mettendosi più comoda, ma badando bene a tenere nascoste le
gambe dai miei occhi curiosi “…che non bisogna mai
fermarsi alle apparenze, e che anche se una persona è brutta
fuori, può essere bella dentro. E lo dimostra il fatto che
dopo il bacio, anche se brutto e viscido, il rospo si trasformi in un
bel principe!” conclude con aria sognante.
“E’ comunque una storia ridicola!”
asserisco in tono sprezzante, rompendo subito la magia che il racconto
di Anya aveva creato.
“Non è ridicola, è una storia che ha
del vero!” controbatte irritata.
“Baceresti davvero un rospo?”. La cosa mi rende
perplesso.
“Certo, se diventasse davvero l’uomo dei miei
sogni” asserisce con convinzione.
“E come dovrebbe essere l’uomo dei tuoi
sogni?”.
Anya sembra a disagio, non so se per la domanda che le ho appena posto
oppure perché nel farlo, senza rendermene conto, mi sono
avvicinato di più a lei.
“Ecco…io, beh…” non riesce a
parlare. Deglutisce nervosamente, tenendo gli occhi timorosi fissi sui
miei.
È proprio come l’altra sera, a casa di Yuri,
quando i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Non so bene
cosa mi sia preso in quel momento, come non so bene cosa mi stia
accadendo in questo momento.
So solo che…
“Si è fatto tardi!” annuncia
improvvisamente Anya, scostandosi bruscamente dal mio viso per alzarsi.
E io rimango per un attimo fermo in quella posizione, alquanto
interdetto. “Vado a dormire…buonanotte!”
si appresta a dire nervosamente e in fretta, dileguandosi
all’istante in camera.
È scappata. Di nuovo.
Cosa diavolo stavo facendo?
Cazzo, Kai. Devi essere davvero stupido…
Eppure per un attimo ho perso il controllo delle mie azioni. Se non si
fosse scostata e se non se ne fosse scappata a gambe levate, sarei
riuscito a…
Quella sera siamo stati interrotti da Boris, quell’idiota. E
anche quella sera lei è andata via senza degnarmi di uno
sguardo. Ammetto che mi ha dato davvero fastidio quando ha chiesto a
Boris di accompagnarla a casa. È stato come se avesse avuto
timore di rimanere da sola con me. Mi ha chiaramente ignorato. E
così ho deciso di fare anch’io
l’indomani. Quando Reina mi ha avvisato del suo arrivo, prima
di scendere al piano di sotto, mi sono ripetuto più volte
mentalmente di comportarmi come se nulla fosse successo.
E ora è successo di nuovo. Io mi stavo avvicinando a lei ed
è fuggita.
Credo che non riuscirò a dormire stanotte. Beh, non
più per colpa della fame almeno…
***
Ommioddio!
Richiudo lentamente la porta alle mie spalle ansimando.
Cosa-diavolo- stava-succedendo?
Avanzo verso il letto, sdraiandomici sopra cautamente per non svegliare
Hope, che dorme serena sul lato sinistro.
Io invece sono qui, sdraiata sulla parte opposta, a rimuginare su
quello che stava per accadere.
Kai si stava avvicinando a me, di nuovo! E io sono scappata, di nuovo!
Non è possibile…
Durante tutto l’arco di quella strana cena sul divano, ho
avuto l’impressione, più volte, che mi stesse
osservando in modo strano.
E dopo quella strana domanda sull’uomo dei miei sogni, ha
cambiato posizione, sporgendosi un po’ troppo verso di me, e
in quel preciso istante mi sono sentita avvampare e il mio corpo si
è irrigidito.
Ci stava provando di nuovo. Ne sono certa.
O è di nuovo stato frutto della mia immaginazione?
E poi perché la mia mente dovrebbe immaginare Kai sul punto
di baciarmi?
Quando ho iniziato ad avere questi pensieri?
È una cosa orribile?
Kai Hiwatari?
No.
Assolutamente, categoricamente…NO!
Anche se una parte di me è felice di essere scappata,
ciò che mi preoccupa è che un’altra
parte sia, per così dire, dispiaciuta di non essere rimasta
lì.
Ma che mi prende?
Mi vergogno di me stessa, a tal punto da sentire le guance arrossire.
È ridicolo.
È assurdo.
Basta Anya, dormi! Hai già molti pensieri per colpa dei
quali non riuscirai a dormire, l’esame di domani, ad esempio.
Non sovraccaricare il peso, aggiungendo questi assurdi pensieri.
Tuttavia, è inutile. Mi giro e rigiro su questo letto
convulsamente, col rischio anche di svegliare Hope.
Non so quanto tempo sia passato, so solo che non sono riuscita a
chiudere occhio e la mia preoccupazione non è
più, magicamente, l’esame…
Tanto vale ormai…
Beh…
Sono sicura che mi pentirò di ciò che sto per
fare.
***
Sono disteso, in posizione supina, con gli occhi fissi sul soffitto.
Se prima avevo sonno, adesso non ne ho più. Neanche un
po’.
Passano i secondi, i minuti, ma i miei occhi sono sempre fissi sullo
stesso punto.
Poi però, qualcosa mi costringe a distogliere lo sguardo e
puntarlo alla porta.
Sbaglio o qualcuno ha bussato?
Ne sono sicuro. Ho sentito un picchiettio provenire da quella
direzione. Ne sono così sicuro che decido di alzarmi e
lentamente dirigermi alla porta. Forse me lo sono solo immaginato, ma
quando abbasso la maniglia e apro la porta, ogni dubbio scompare.
Qualcuno aveva davvero bussato e quel qualcuno è proprio
Anya Sarizawa.
Mi ci vuole qualche secondo prima di riuscire a dire qualcosa, ma
è lei a precedermi e… con una proposta che mi
lascia alquanto interdetto.
“Posso entrare?” chiede in tono timido, quasi si
vergognasse.
Mi scosto leggermente, quanto basta a far passare l’esile
figura di Anya, che una volta dentro, si ferma al centro della stanza
con le mani affondate nelle tasche della mia felpa.
Ammetto di essere confuso. Non so se per colpa del sonno, della cena
poco abbondante o perché la mia mente e alcune parti del mio
corpo stanno andando oltre ogni immaginazione.
Calmati, Kai.
“Ti ho svegliato?”.
Beh, in realtà ero sveglio. Adesso sono più che
sveglio. Beh, è un po’ tutto sveglio…
“No…cioè…ero ancora sveglio
in realtà” confesso, grattandomi la nuca in modo
impacciato.
“Ecco, scusami ma volevo solo dirti che domani
dovrò uscire presto per aprire la caffetteria al posto di
Dana e che quindi…beh…dovrai pensare tu a portare
Hope all’asilo”.
Dopo aver ascoltato il motivo per cui è venuta fin qui, beh,
ammetto di sentirmi ancora più confuso e credo sia palese
dal mio sguardo.
“Perfetto! Scusami ancora per il disturbo… ti
lascio dormire, buonanotte!” saluta in fretta, apprestandosi
a raggiungere la porta. Ma…
“Aspetta un attimo… Tutto qui?”. La mia
voce, fredda e tagliente, irrompe nel silenzio, lasciandola spiazzata,
talmente tanto da essere costretta a bloccarsi sul ciglio della porta.
“Cosa vuoi dire?” chiede, fingendo di non afferrare.
Io davvero non capisco. Sono sempre più confuso. I
suoi atteggiamenti iniziano a confondermi sul serio.
“Sei venuta qui, nella mia stanza, nel cuore della notte,
solo per dirmi…questo?”.
Le mie parole, scandite una per una, la mettono a disagio.
“Beh sì…”.
Ha di nuovo quello sguardo timoroso, ma è diverso.
I miei occhi stanno indagando a fondo. Vogliono scrutare ogni sua
mossa, per capire la verità.
Sono sicuro che non sei venuta fin qui solo per dirmi questo, Sarizawa.
E te lo dimostrerò.
I’m
a flame
“Potevi aspettare domani per dirmelo” gli
faccio notare, avanzando di un passo verso di lei.
You’re
a fire
“Beh, sì, ma dato che sarei andata via presto e
non ci saremmo visti, ho pensato di dirtelo direttamente”.
Bugiarda.
I’m
the dark in need of light
Avanzo di un altro passo.
“Avresti potuto telefonarmi…”.
Lei indietreggia. “O mandarmi un messaggio”.
Di nuovo avanzo e lei indietreggia, finché la sua schiena
arriva a toccare la parete.
“E’ vero, hai ragione…io…
avrei potuto mandarti un messaggio…
o….telefonarti” confessa colpevole.
Come pensavo…
“Dunque, perché sei venuta nella mia
stanza?”. E nel porgerle questa domanda, metto una mano sulla
parete e inclino la testa, quanto basta ad arrivare a pochi centimetri
dal suo viso.
Mi osserva in modo strano.
La mia vicinanza le ha mozzato il respiro, le è divenuto
più corto, lo noto anche dagli impercettibili movimenti del
suo petto sotto la felpa.
Credo di poter osare un po’ di più ora.
Premo di più la mano sulla parete, mentre con
l’altra sfioro un lembo di pelle della sua gamba, sotto la
felpa e questo gesto basta a farla trasalire.
When
we touch, you inspire
Feel
the change in me tonight
Dal modo in cui mi guarda, beh, sembra mi stia chiedendo di
più.
Basta.
Ormai è chiaro ciò che sta per succedere.
So take me up, take me higher
There’s a world not
far from here
Accorcio sempre di più le distanze tra i nostri visi, fino
quanto il mio naso sfiora il suo.
Lei chiude gli occhi e così faccio anch’io,
lasciandomi trasportare solo dalle sensazioni del mio corpo.
Sembra quasi che il tempo si sia fermato.
Ci siamo solo io e lei, in piedi, avvolti dalla penombra di questa
stanza.
We
can dance in desire
Or
we can burn in love tonight
Avverto il calore del suo corpo e del suo respiro e non so
perché io stia perdendo tempo.
Non ho mai indugiato così tanto.
Di solito non amo farlo così.
Ma ammetto che non mi sta dispiacendo. Anzi, ogni secondo accresce di
più il mio desiderio.
Vorrei che fosse lei a fare la prima mossa, a catturare avidamente le
mie labbra, ma ho la netta sensazione che non lo farà.
Our
hearts alive, firestones
And
when they strike, we feel the love
Sta a me fare il passo successivo e decido di farlo accarezzandole una
calda guancia e quando alza il collo, ne sfioro la superficie con le
labbra, una, due e tre volte, dolcemente.
Senza rendermene conto le ho abbassato la zip e fatto scivolare a terra
la felpa, lasciandola soltanto in intimo.
Sparks
will fly, they ignite our bones
But
when they strike, we light up the world
Abbandono il suo collo, per soffermarmi a fissarla un attimo, dalla
testa alle caviglie e poi, quasi in automatico, tolgo in un rapido
gesto la mia maglietta, abbandonandola alla rinfusa sul pavimento.
Iniziamo a fissarci intensamente, senza dire niente.
Ma non servono le parole.
I’m
from X, you´re from Y
Perfect
strangers in the night
Here
we are, come together
To
the world we´ll testify
Il modo in cui lei mi guarda mi ha già comunicato tutto.
E senza perdere altro tempo, prendo il suo viso tra le mani e unisco
rapidamente le mie labbra alle sue, dando inizio a una serie di baci
che piano piano si approfondiscono sempre di più. Il mio
corpo ha intrappolato quello suo, premendolo contro questa parete, e le
mie mani percorrono desiderose ogni centimetro della sua pelle.
Non so spiegarlo bene, ma è come se avessi desiderato questo
momento da tutta la serata.
Le mie mani si fermano sui suoi fianchi e senza staccarmi dalle sue
labbra, la conduco sul letto, dove la faccio sdraiare lentamente sotto
di me.
Una voce nella mia testa mi dice che forse tutto questo non dovrebbe
succedere.
Che forse avrà delle strane conseguenze.
Ma decido comunque di ignorarla.
Non voglio fermarmi.
Proprio non voglio.
Ciao a tuttiiii!
Eccomi ritornata
con un capitolo scoppiettante XD
Vi aspettavate una
cosa simile??
Quello che molti di
noi stavano aspettando è successo!
Le circostanze
hanno voluto (sì, le circostanze molto casuali) che Anya
rimanesse a dormire a villa Hiwatari XD e ho trovato la scusa per farli
incontrare e coff coff XDD
Questo capitolo
è stato partorito dopo molte settimane e anche se
l’ho scritto da poco, la mia mente ci rimuginava spesso e
cercava di capire come renderlo decente.
Non sono brava a
descrivere certe scene e così lascio alla vostra
immaginazione ciò che stanno facendo XDDD
Spero di non aver
deluso le vostre aspettative. Purtroppo trascrivere ciò che
avevo in mente è stato molto difficile, talmente tanto che
ho dovuto riscriverlo più volte. Questa è la
versione che reputo più decente.
E quindi vi lascio
così, con questa scena e col un grande quesito amletico:
domani, questi due, come faranno l’esame? XDD non hanno
dormito per niente!
Le frasi in inglese
che trovate lì in mezzo sono prese dalla canzone
Firestone di Kygo e Conrad Sewell. Vi suggerisco di ascoltarla per
capire un po’ l’atmosfera che si respirava in
quella stanza XD
Bene, vi ringrazio
come sempre per essere giunti fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensare,
se vi va.
D’ora in
poi le cose in questa storia inizieranno a prendere una strana piega.
Grazie ai lettori,
recensori e tutti.
A presto!
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