Silla
restò li,fermo,senza dire neanche una parola. Aveva
ascoltato con
attenzione tutto quello che l'augure aveva da dire sulla questione
Aegis,dallo scontro tra il mercenario e il generale fino alla
contrattazione con il mago riguardo alla vergognosa disfatta della
ventiduesima legione,che era crollata come di sasso per colpa di una
nebbia che odorava di loto azzurro. Il volto di Silla era
statuario,con occhi freddi e rigidi a tal punto che per tutta la
conversazione non aveva sbattuto gli occhi,a guardare l'imperatore
dritto in volto era difficile comprendere quali emozioni provasse,ma
stava di fatto che l'espressione del viso aveva un non so che di
tremendamente inquietante,sembrava nell'ascoltare il resoconto di
Permone l'imperatore non stesse nemmeno respirando.
“E
questo è quanto.”, disse Permone con tomo calmo e
controllato.
Silla
non rispose e restò muto nel suo silenzio,che rendeva l'aria
nella
stanza ancora più pesante. Un silenzio da cimitero,che
faceva
sembrare la frescura della sera un gelo invernale,brividi lungo la
schiena si sarebbero fatti sentire da chiunque altro fosse stato li
dentro,ma non Permone,che seppur non presente fisicamente sul posto
la sua immagine restò ferma come nulla fosse.
“Nient'altro
da aggiungere?”
“No,era
tutto quello che avevo da dire.”
“Capisco,Puoi
andare.”
Permone
non disse nulla e limitandosi ad un cenno del capo e un leggero
inchino la sua immagine svanì lentamente,con una fiamma che
si
estingue per colpa di un vento troppo forte,lasciando solo
l'imperatore nel piccolo tempio a rimuginare sulle pessime notizie
appena ricevute. I suoi occhi si fissarono sulle due statuette poste
all'interno del piccolo altare votivo e pensando tra se e se si
chiese se in qualche modo non fossero gli dei, o un altra grande
forza cosmica ad fatto subire alla ventiduesima legione quell'onta
all'odore di fiori del deserto. Interruppe lo scorrere dei suoi
pensieri e si allontanò dalla stanza e dirigendosi verso i
bagni. Il
passo pesante e la camminata svelta era segni del suo pessimo umore
ad aver sentito com'erano andate le cose ad Aegis, non solo Nevia
aveva dato spettacolo di se combattendo contro un guerriero
dall'identità sconosciuta,ma aveva persino perso lo
scontro,nonostante indossasse l'armatura della Legio
Superba,lei,Nevia Placidia Sannita,conosciuta anche come la furia
alata,aveva perso contro un ometto qualsiasi. Non era possibile,aveva
scelto lei per quella delicata missione,personalmente,sapeva cosa
fosse in grado di fare e glielo ha visto fare,una ragazza carente
nella tecnica e mancava dell'esperienza di molti altri generali e
comandanti precedenti alla sua candidatura come comandante di
legione,titolo ambito da molti e quando fu lui,Lucio Cornelio Silla a
conferirglielo ci furono subito delle lamentele,zittite in una
manciata di secondi dopo ordinò il silenzio generale di
fronte
all'intera ventiduesima,quel giorno nessuno si azzardò ad
alzare la
voce per dire la propria. Ma le mancanze della ragazza erano colmate
da ben altre virtù,come il coraggio,l'ardore e lo spirito
combattivo
al di sopra della maggior parte dei soldati,qualità che
erano rare
da trovare anche tra i soldati inveterati. Lui lo sapeva bene, la
loro carriera all'interno dell'esercito era iniziata quasi allo
stesso tempo,quando lei iniziò come semplice legionario e
lui...ricopriva ben altro ruolo all'interno dell'esercito. Una volta
passato parte del corridoio e superata un altra porta si
trovò
all'interno dei bagni, la stanza era decorata semplicemente da
qualche mosaico che recava alcune scene di svago tra soldati e alcune
scene di allenamento accompagnata da scritte nere anch'esse fatta con
le tessere dei mosaici e recavano frasi come “Siate fieri e
orgogliosi,l'aquila vi favorisce.”, oppure, “Uno
spirito forte
risiede in un corpo allenato e una mente attenta.”,insomma
frasi di
incoraggiamento per le truppe che dopo gli allenamenti nel campo
andavano nei bagni a togliersi la lordura del sudore mescolata alla
polvere del campo e poi,quale buon noviano si poteva definire tale se
non apprezzava un buon bagno e distinguersi così dai
selvaggi che
vivevano oltre il confine? La grande stanza era suddivisa in una
piscina centrale molto ampia affiancata da tre aree più
piccole: Il
caledarioum,una piscina dotata di acqua calda, il frigidarium, una
piscina dotata di acqua molto fredda e il laconicum,una stanza
dedicata alla sudorazione e più piccola delle altre
due,dedicata
alla sudorazione del corpo e all'eliminazione delle impurità
della
pelle. Prima di spogliarsi controllò che le sue vesti
fossero già
presenti nella stanza,che trovò subito nello spogliatoio
presente
all'interno di un armadietto di legno,accuratamente piegati e
stirati. Una volta tolti i vestiti rimase completamente nudo,armato
solo di un largo panno di stoffa per asciugarsi dopo il bagno e che a
malapena copriva le carni scoperto del corpo scultoreo di
Silla,muscoli gonfi pieni di forza ma allo stesso tempo dalle forme
aggraziate e anatomicamente ideali,come le statue di marmo che
omaggiavano gli eroi del mondo antico in tutta la loro nuda gloria.
Si mosse verso la prima vasca,che secondo l'abitudine noviana
consisteva prima di immergersi nella piscina dell'acqua calda per
pochi minuti,per poi passare al frigidarium ed immergersi nell'acqua
fredda,poi di nuovo nell'acqua calda e ancora nell'acqua fredda,lui
da abitudine non faceva più di quattro immersioni,due in
quella
calda e due in quella fredda,sapendo che era il minimo necessario
affinché il corpo,compiendo quello che sembrava un giro
assurdo per
chi non viveva in una delle grandi città dell'impero,
ottenesse i
benefici non solo di un corpo pulito ma avesse anche degli effetti
benefici sulla salute,in quanto i medici ritenessero che fare
ciò
migliorasse la circolazione sanguigna e i muscoli beneficiavano di
salutare metodo di rilassamento. Finito ciò passò
nella vasca
principale,molto più grande delle altre e si mise a
nuotare,da parte
a parte delle vasca con falcate lente e continue affinché il
rituale
di rilassamento potesse essere completo,poi stancatosi di percorrere
la vasca si appoggiò contro la parete della vasca e
finalmente poté
rilassarsi nel vero senso della parola. L'espressione dura del volto
di Silla sembrava essersi rilassata,mentre l'acqua,leggermente
calda,gli donava una sensazione di benessere che in quella grande
stanza,di solito usate da una moltitudine di soldati,chiassosi e
goliardici con i compagni di camerata,ora sembrava un luogo per
estraniarsi dal mondo e tutto ciò che lo circondava. Il
silenzio
della stanza occupata solo da lui era rotto solo dal suono dell'acqua
provocato dai suoi movimenti,un suono quieto che rilassava la mente e
distendeva i nervi. Beneficio per il corpo e la mente. Ma Silla
sapeva che doveva sfruttare quelle ore di pace per prepararsi al
giorno seguente e dare la notizia al senato del infausta situazione
nella quale si trovava e trovare una giustificazione per ciò
che
fosse avvenuto ad Aegis,a patto che una qualche spia al soldo di un
senatore non avesse già dato la notizia al padrone e
informarsi
prima che fosse l'imperatore a dare la notizia,cosa che accadeva
più
del previsto all'interno della camera. Già, i senatori,un
organo di
governo che esisteva fin da prima che Nova divenisse un impero,
creato per dare al popolo una voce che potesse arrivare direttamente
alle orecchie dello stato,com'era ormai già diversi secoli,membri
eletti dal
popolo per parlare per il popolo,o così pensavano ai
più. La verità
era che l'interno della camera del senato era un covo di
serpenti,tutti pronti a pugnalare o evitare di farsi pugnalare tra di
loro per i poteri concessi dalle cariche e i titoli guadagnati,molto
più spesso comprati,barattando favori o uccidendo i propri
avversari
politici e persino lui,Lucio Cornelio Silla,rischiava tanto quanto
gli altri. La forza dei suoi muscoli contavano ben poca cosa se messa
a confronto all'esercito di politicanti,avvocati,principi del foro,ex
militari,consoli e un altra sfilza di personaggi di poco conto che si
difendevano e attaccavano con un arma ben più pericolosa
della punta
di un pugnale o del filo di una spada. La politica. Certo,se avesse
voluto spremere qualche centinaio di teste ci sarebbe riuscito in
pieno e senza alcuna difficoltà,ma che si poteva dire di un
imperatore che massacrava i portavoce del popolo di Nova? Un uomo,per
quanto potente potesse essere,non poteva governare da solo senza
l'appoggio dei senatori e del popolo,era comunque un uomo,un uomo
mortale,bello,forte e con diverse decine di legioni ai suoi
comandi,ma pur sempre un uomo e per nulla invincibile. Per questo
durante la fine della guerra civile aveva fatto in modo di
guadagnarsi il volere dell'esercito,che già possedeva in
gran parte
durante il conflitto,la casta sacerdotale,ridando lustro e prestigio
ai luoghi di culto e ai diversi santuari della capitale e donando
tesori al tempio di Giove Ottimo Massimo,di Minerva,che era la
protettrice della città e al santuario dei gemelli Romulus e
Remus,i
cui corpi erano sepolti in città e venivano onorati,fin nei
tempi
antichi come i numi tutelari della città. Poi vi fu il
popolo che fu
il più difficile da soddisfare,anni di guerra intestina
avevano
rischiato di portare allo sfacelo l'intero sistema governativo
imperiale, il cibo era difficile da reperire,le strade principali
erano impraticabili per il continuo afflusso di soldati che partivano
per il fronte dell'ennesimo scontro e ciò rallentava o
bloccava il
trasporto di merci e prodotti di prima necessità,come il
grano,la
carne,frutta e verdura,pesce e ciò includeva anche il
trasporto
marittimo poiché gli scontri avvennero anche in alto mare e
sulla
costa. Fu ricordato come uno dei periodi peggiori di tutta la storia
dell'impero,passato ai posteri come “Il grande
sisma”,per la
grandezza in cui si evolse il conflitto interno più brutto
capeggiato da un generale contro il suo stesso sovrano....e vinse. Ma
ormai quella era storia vecchia e Silla era uno della sua generazione
che ancora ci pensava,il potere è come l'acqua,appena pensi
di
tenerla stretta nel pugno ti scivola tra via tra le dita e cade a
terra,lasciandoti nulla in mano. La situazione di Aegis era un
esempio di questa considerazione sul potere. La sua inviata si lascia
trasportare dall'emozione e ceduta di fronte all'ira combatte con
questo sconosciuto,che utilizzando solo una spada e un cavallo
sconfigge un comandante di legione bardata di tutto punto con una
delle più celebri armature mai state costruite per le forze
armate
di Nova,oltre la beffa si aggiungeva anche il danno,quando proprio
quell'uomo stava per essere catturato una strana nebbia azzurra
compare dal nulla e addormenta tutti i soldati presenti
nell'accampamento e permettendo così agli inviati della
principessa
fuggiasca di allontanarsi dal pericolo. Ma la cosa peggiore e che
quel mago,quel dannato mago ora si metteva a fare proposte che
odoravano di minacce,fatte un individuo che usava trucchi e
incantesimi e che anche se lo avevi davanti non potevi essere certo
delle sue intenzioni. Non sapeva chi era,non conosceva il suo nome,ma
sapeva fin troppe cose sul Demiurgo,abbastanza da dire che ne sapesse
quanto Silla,se non di più ed ora doveva inventarsi qualcosa
per
risolvere quella situazione e trarne il maggior vantaggio possibile.
Ammesso che ci fosse qualcosa da guadagnarci certo. Silla restava in
silenzio in compagnia solo dei suoi pensieri e delle scocciature che
il giorno dopo avrebbe potuto affrontare mentre i suoi occhi scendeva
a guardare il palmo della mano e come d'abitudine la chiuse di
colpo,osservando il pugno,gesto della sua determinazione ad andare
avanti,sempre e comunque in qualunque situazione,Lucio Cornelio Silla
non era uomo da tirarsi indietro,mai. Si
alzò,uscì dalla piscina e
si mise gli abiti puliti senza nemmeno preoccuparsi di essere
asciutto,ci avrebbe pensato la fresca aria dell'estate ad
asciugarlo,tanto che in città l'afosa aria del giorno era
più che
sufficiente per riempire di sudore i vestiti,tanto vale godersi
quella sensazione di fresco che il cielo notturno portava con se.
Uscì dai bagni e si diresse direttamente a palazzo,dove il
corpo
della sua guardia stava già aspettando alla porta di
ingresso del
campo d'addestramento,percorse il corridoio e presto si
trovò
all'ingresso,ampio e spazioso per accogliere in fila ben dieci uomini
in orizzontale,nel caso i soldati della guardia dovessero uscire o
entrare in formazione e si presentava per lo più spoglio e
senza
troppe decorazioni se non si contavano la stele del giuramento del
pretoriano e dall'altra parte,inchiodata alla parete,il vessillo
personale di Silla,un pugno chiuso che stringe con forza una corona
d'alloro. Quattro pretoriani erano fermi di fronte alla porta,con
lancia in mano e lo scutum posato contro il terreno e posizionati in
modo da controllare la strada di fronte all'edificio. Come c'era da
aspettarsi Silla vide il proprio corpo di guardia già
disposto in
strada occupando entrambi i lati del breve,ma sorvegliatissimo
tragitto che lo collegava al mastodontico palazzo imperiale,che nella
sua immensità dava l'impressione di voler assorbire al suo
interno
tutti gli edifici circostanti,facendo sembrare le ville dei
senatori,dei consoli,dei patrizi e di tantissimi altri personaggi
illustri piccole colline che circondava una montagna. Fece pochi
passi quando ad un tratto una voce riecheggiò tra le strade
buie e
mal illuminate.
“Non
ti sei ancora stancato di pestare bestie e mostri? Del resto non
dovrei essere sorpreso,sei sempre stato uno di quei rari uomini
ossessionati dalla forza.”
Era
la voce di un uomo,parlò con tono divertito e alla fine
della frase
sembrò udirsi il verso di una risolino strozzato,come di
qualcuno
che si mette a ridere in un momento inopportuno e fa di tutto per
nasconderlo,pur non riuscendoci. I soldati attorno all'imperatore
strinsero le mani sulle lance e i pesanti scudi rettangolari venne
alzati dal suolo mentre si mettevano a formare un rettangolo attorno
all'imperatore,come imposto dal rigido addestramento. Gli occhi delle
guardie vagarono in tutte le direzioni,mentre con gli scudi posto di
fronte al volto,mantenendo la posizione e con le le lance acuminate
puntavano verso l'esterno,come un grosso riccio pronto a difendersi
nel caso di un attacco proveniente da qualunque direzione. Ma Silla
non fece un passo in più o in meno e non si mise nemmeno in
posizione di combattimento,non si mosse per nulla,restando freddo e
statuario,impassibile e concentrato. I suoi occhi non guizzarono a
destra e a manca,non la minima esitazione o un segno di nervosismo
comparve sul volto duro e arcigno e nessun brivido scosse i suoi
muscoli. Sapeva chi era,riconobbe la voce e quindi sapeva bene cosa
fare,non senza ponderare bene la situazione nella quale si trovava e
agire di conseguenza sarebbe stato di vitale importanza. I pretoriani
continuarono a sorvegliare la zona circoscritta e nonostante la
preoccupazione non si azzardarono a fare un passo senza che
l'imperatore dicesse loro qualcosa,quando Silla era coinvolto in una
situazione pericolosa insieme a uomini in armi,fosse il corpo della
guardia pretoriana o un intera armata era lui a dettare gli
ordini,almeno che non lasciasse l'incarico direttamente a qualcun
altro,cosa che accadeva solo con chi più gli ispirasse
fiducia e
fosse sotto i suoi ordini diretti,come nel caso di Nevia, o in casi
particolari solo se la situazione richiedesse l'intervento di
personaggi con capacità adatte ad altri scopi,come l'elfa
che di
tanto cercava di ucciderlo,ma fallendo miseramente. Per un breve
istante ebbe la sensazione che qualcosa sotto i suoi piedi si stesse
muovendo e istintivamente saltò di lato avendo ragione a
preoccuparsi,dato che al posto di un porzione di strada c'era un
grosso buco,o meglio un foro perfettamente levigato e dove prima
c'erano pietra e terra ora c'era solo sabbia,sabbia fine come quella
del deserto,la stessa che era presente nel regno delle piramidi.
“Agile
come sempre vedo,restare a panciolle a comandare un impero non ti ha
indebolito come pensavo.”
Era
di nuovo quella voce,se le cose stavano così allora era
tornato per
davvero.
“Esci
dall'ombra manipolatore delle sabbie,sei in errore se credevi di
cogliermi impreparato .”
I
pretoriani,ancora sorpresi per l'accaduto non seppero come agire e
rimasero fermi e a guardarsi attorno,ancora increduli per essersi
lasciati prendere di sorpresa. Dall'angolo buio di una stradina
laterale comparve un personaggio alquanto particolare che subito fu
adocchiato da una delle guardie. Era uno strano essere umanoide,dalla
pelle grigia,con una capigliatura brizzolata corta e dritta,sulla
testa portava due lunghe orecchie da asino e poco sotto vi erano
presenti due occhi neri. Il petto nudo e le braccia scoperte
mostravano un fisico asciutto e attorno al collo portava un ciondolo
recante la testa di una non ben chiara bestia fatta in oro,dal muso
lungo e le orecchie alte e lunghe,indossava un gonnellino nero tenuto
da una cintura rossa decorata con piccoli monili in oro,mentre ai
piedi portava un paio di semplici sandali. Ma l'oggetto più
impressionante che l'uomo si portava dietro era una sottile asta
nera,decorato al centro con una piccola ma prezioso rubino rosso
sangue e sulla parte più alta del bastone vi era presente
una
decorazione in onice,simile alla ciondolo che portava al collo.
“Fermo
dove sei,getta il bastone lontano da te e mettetti subito a
terra.”,urlò il primo pretoriano che si
trovò di fronte.
Lo
straniero osservò divertito il veterano che era rimasto
fermo e che
nella sua posizione di guardia era pronto a scattare al minimo
segnale,con altri due compagni pronti a seguirlo. L'uomo tuttavia
sembrava divertito dalla minaccia della guardia e tutto ciò
che fece
fu ruotare il bastone e poggiarlo su una spalla mentre sul suo viso
un grosso sorriso provocatorio gli comparve lentamente sul volto.
“Sei
forse sordo per caso? Ti ho detto di gettare il bastone e metterti a
terra. Questo è un ordine.”,disse ancora una volta
la guardia
esasperata facendogli segno con la punta della lancia rivolta verso
il terreno.
“Io
ti ho capito benissimo,solo non voglio obbedire.”
“che
cosa?”
“Hai
mai dato ordini ad un cumulo di sabbia? Ti posso assicurare che la
cosa risulterebbe impossibile.”
E
in quell'istante l'uomo fece un semplice gesto con la mano libera e
dal terreno si tirò su una quantità di polvere
grigia proveniente
dal suolo pietroso di cui era composta la strada,agli occhi di chi la
osservava aveva una forma oblunga e indefinita,che si sollevava dal
suolo come una serpente pronto a mordere.
“Ma
che...”
La
matassa informa si mosse rapidamente e senza alcun preavviso verso il
volto del pretoriano che colto alla sprovvista subì
l'insolito
attacco. Il colpo non fu nemmeno coperto dallo scudo,perché
tale fu
la velocità dell'attacco che la manciata di sabbia animata
si
slanciò animato di vita propria verso il volto del
soldato,compattandosi all'ultimo momento colpì con forza di
una
pesante mazza e rompendogli il naso e facendogli sputare un paio di
denti. L'uomo cadde a terra prima ancora di rendersi conto di quello
che era successo, ciò che aveva visto era un mucchio di
polvere che
alla vista parve leggera come fumo ma nel colpire sembrò
dura come
roccia. La vista si sfocò e prima di svenire vide il
serpente di
sappia disgregarsi in aria e poi svanire completamente,come polvere
sospinta dal venticello della sera.
“Maledetto....”,gridò
una delle due guardie vicino al compagno aggredito, “formare
il
muro,proteggiamo l'imperatore.”
I
soldati più vicino al caduto sorpassarono il pretoriano a
terra e in
breve tempo,con tattica e disciplina,dieci uomini avevano formato una
barricata vivente,formando con gli scutum una piccola linea difensiva
e con le lance che sporgevano dalla formazione come gli aculei di un
ricci. Altri due soldati che non intervennero nello scontro si
mossero a soccorre il compagno ferito e a trascinarlo via dalla
mischia. Lo straniero dal canto suo continuava a sorridere e
cambiando posizione,più per noia che per
necessità continuò ad
osservare la figura di Silla,quel possente umano dallo sguardo freddo
e distaccato,che a sua volta lo osservava,immobile,senza mostrare
alcuna voglia di agire. Stava fermo e basta,non sapeva cosa
aspettarsi da lui. Tuttavia ora erano gli altri pretoriani a
preoccuparlo,o per meglio dire infastidirlo,avevano formato una linea
di difesa nel caso fossero colpiti anche loro dalla magia di quello
strano essere dalle orecchie d'asino. Avanzavano passo per passo nel
tentativo di farlo allontanare da Silla,con gli scudi saldi e le
punte delle lance pronte ad affondare nella carne,ma l'uomo non si
toglieva dalla strada né
indietreggiava,anzi,restò,con quel ghigno
stampato sul volto e nessuna intenzione di allontanarsi.
“Fate
sul serio? Contenti voi.”
L'uomo
tolse il bastone dalle spalle per poi farlo vorticare sopra la testa
con entrambe le mani,mentre dal rubino sul bastone una fievole luce
rossa si manifestò di fronte agli occhi dei soldati.
“FOSSA
DIVORATRICE”
L'essere
fermò il bastone e con presa salda di entrambe le mani
puntò la
base del bastone contro il suolo e rilasciando tutto il potere che
aveva accumulato in quel momento. Da sotto i piedi dei pretoriani il
terreno stradale si fece improvvisamente più fragile,come il
terriccio secco di un orto che appena si bagna inizia a sfaldarsi e a
collassare su stesso. Improvvisamente si sentirono trascinare verso
la terra e ai loro piedi quello che videro non fu più solida
terra,ma una larga buca sabbiosa che si materializzò attorno
ai
dieci uomini,che non riuscendo a tenere in piedi la linea di difesa
cominciarono a sprofondare verso il sottosuolo,come se la terra
stessa cercasse di mangiarli. Le armature,gli scudi e le armi
rendevano i loro tentativi di uscire dalla fossa erano
inutili,provarono a muoversi per uscire da quella bizzarra
trappola,ma la sabbia si comportava esattamente come l'acqua di un
potente temporale quando riempe un pozzo e per di più
maggiore era
lo sforzo che i pretoriani facevano per salvarsi,maggiore era
l'impaccio che la sabbia entrasse nelle protezioni e nelle
vesti,aumentando ancor di più il peso e facendoli
sprofondare ancor
di più verso morte certa.
Silla
osservò la situazione e ancora una volta i suoi pugni
fremevano
dalla voglia di combattere,non sapeva cosa ci facesse li e cosa
volesse da lui,ma non c'erano dubbi,attaccando le sue guardie aveva
dichiarato le sue intenzioni ostili e adesso ne avrebbe pagato le
conseguenze. Se violenza era venuto a cercare,violenza avrebbe
ricevuto. Mentre i pretoriani affondavano disperati Silla
saltò la
fossa perfettamente da fermo e con il grande balzo che
spiccò
preparò il pugno pronto a colpire il suo aggressore senza
alcuna
pietà,un solo movimento del grande braccio dell'imperatore e
il suo
pugno si mosse,carico di forza erculea. L'uomo vide Silla caricare
nella sua direzione e con una rapida reazione lasciò la
presa di
entrambe le mani sul bastone e con una mano libera prima
indirizzò
il palmo aperto verso la strada e poi di gettò verso il
cielo.
“
MURA
DI GEB.”,gridò l'uomo e dal terreno comparve uno
spesso e
massiccio muro di terra e pietra che lo avrebbe difeso dal colpo
dell'imperatore...o almeno lo sperava,sapendo quando fosse forte
quell'individuo. Il colpo di Silla si fece sentire sulla terrea
barriera e con forza devastante ne abbatté una grande parte.
Lo
aveva sentito sulle sue nocche,il muro che aveva colpito non era mera
magia da due soldi,era una solida difesa salita velocemente dal
basso,evoca dalle mistiche arti di quell'individuo,terra abbastanza
da dura degna di essere un valido muro,ma non certo per il suo
pugno,che lo abbatté senza troppa
difficoltà,lasciando solo due
lati del muro ancora in piedi, a dimostrazione della forza
dell'imperatore espressa in un unico colpo. Tuttavia l'uomo dalle
orecchie d'asino non sembrò essere stupito della cosa e
nonostante
il muro fosse crollato,lui non fece altro che cambiare posa facendo
roteare ancora una volta il bastone,ma solo per fare scena e mettere
dietro alla schiena.
“Umar,come
al tuo solito giochi ancora con la terra. Cosa ci fai qui?”
“Come
sei freddo Lucio,non mi chiedi neanche come sto? Sei il solito musone
antipatico,possibile che dopo tutto questo non sei cambiato neanche
un po'?”
“Rispondi
alla domanda Amenita,parla o ti strapperò la
verità di bocca con
queste mani.”
“Se
ci tieni tanto....”
Umar
non finì la frase che prese il bastone con entrambe le mani
e con la
testa in cima al bastone facendole toccare un punto del pavimento
posto dietro di lui,per poi menare un fendente contro l'aria,dal
basso verso l'alto e rilasciando un improvvisa scia di sabbia
così
sottile che se non fosse stata per la luce della luna a malapena si
sarebbe potuta vedere.
“BREZZA
DI SETH”
La
sottile scia si compattò immediatamente e spinta da una
improvvisa
forza magica si diresse contro Silla che nel vederla arrivare si mise
in posizione di difesa e portando entrambe le braccia all'altezza del
volto. Quando il colpo arrivò sentì sugli
avambracci una sensazione
di dolore improvviso,come se il filo di una lama impercettibile lo
avesse ferito,restando in posizione diede uno sguardo veloce ai punti
lesionati e vide che da entrambi gli avambracci due gocce di sangue
colavano lentamente da due strisce rosse l'asciate dall'attacco. Era
ben diverso dagli attacchi di taglio che Filora gli lanciava di tanto
in tanto durante i suoi tentativi di omicidio,come la brezza di
quella sera d'estate,tanto placida e tranquilla,ma il peso dell'aria
spostata si sentì benissimo,non come una rapida pugnalata ma
piuttosto come la lama di una grande falce che miete il grano,o in
quel caso la carne. Un attacco veloce e pulito,tanto che forse un
uomo di gran lunga più debole sarebbe stato decapitato sul
colpo.
Silla non perse tempo e passò al contrattacco,scattando
rapidamente
verso l'avversario e caricando entrambe le mani per i prossimi due
attacchi. Lo slanciò dovuto alla forza delle sue gambe era
degna di
un atleta,l'esecuzione alla partenza fu così veloce che a
malapena
Umar poté prepararsi adeguatamente a quella risposta,si era
avvicinato troppo presto alle sue aspettative e la massa muscolare di
Silla lo faceva sembrare lento e goffo,traendo facilmente in inganno
nemici convinti di poterlo semplicemente essere più agili o
più
svegli di lui per poterlo sconfiggere. Quanto si sbagliavano.
Arrivò
in un istante è il suo pugno fu pronto a colpire compiendo
un
movimento perfettamente lineare,ora che l'amenita era a portata di
braccio l'imperatore piantò la punta del piede sinistro sul
terreno,ruotò tutto il tronco da destra verso sinistra per
dare
forza al colpo e il suo pugno,un magnifico diretto destro venne
spinto in avanti ad una velocità straordinaria.
“Dannazione...”
Fece
il più in fretta possibile di posizionare il nero bastone di
fronte
al quel macigno di pugno che stava per arrivargli contro il volto e
che lui sapeva già,se non l'avesse parato,gli avrebbe fatto
saltare
via la mandibola a una decina di metri dal resto della testa e con
tutta la forza fisica che aveva in corpo,non molta a dire il
vero,accarezzò leggermente il dorso bastone e la pietra
rossa si
illuminò per l'ennesima volta. Quando il pugno
arrivò incontrò il
bastone nella sua traiettoria e quello,chissà per quale
ragione non
si spezzò,anzi,una strana forza respingeva il poderoso pugno
di
Silla,non senza difficoltà e con fatica immane,tanto da far
digrignare i denti a Umar,che con un notevole sforzo tentava di non
restare sopraffatto da quell'uomo,tanto grosso da far impallidire
anche un orso bruno ritto sulle zampe posteriori.
“Notevole....”,disse
Silla mentre continuava a spingere con il pugno, “Ma
insufficiente.
Ora lascia che sia a ricordarti chè cos'è un vero
colpo”
Se
il pugno tirato forza normale non era riuscito nel suo intento
avrebbe dovuto ricorrere ad un altro tipo di forza,più
maestoso e
potente di quelli che usava solitamente per combattere nelle prime
fasi di un combattimento,solitamente era raro che ne facesse uso e
per una buona ragione. Troppo potente e stancante,ma se usata nella
maniera giusta poteva far pendere l'ago della bilancia dalla parte
dell'imperatore. Caricò molte delle energie che aveva in
corpo,sapendo che il bastone di Umar era in grado di contrastare
anche armi magiche,i muscoli del braccio destro si fecero ancora
più
duri e gonfi,mentre il sangue nel suo corpo fluiva più
velocemente e
con più foga,con le fasce muscolari dell'intero arto,dalla
spalla al
braccio duri quanto l'acciaio.
“Tecnica
di potenziamento muscolare inferiore: Forza del leone nemeo.”
Quelle
di Silla furono semplici parole dettate con la calma più
assoluta,senza foga e senza rabbia,mentre una spinta improvvisa e
maggiore andò a rafforzare il suo attacco contro
l'avversario dalle
orecchie d'asino. Il bastone non resse oltre e venne sbalzato di
lato,permettendo così al pugno di Silla di raggiungere le
carni di
Umar. Il pugno,più simile ad un macigno tirato da una
catapulta che
a ad una mano chiusa,si schiantò contro il plesso solare
dell'amenita,schiacciandogli violentemente gli organi interni e
comprimendo dolorosamente anche tutti i muscoli e le ossa in quella
zona. Lo spinse lontano,dieci metri con un singolo colpo e se non
fosse stato per il bastone sicuramente sarebbe andato ancora
più
lontano,rotolando diverse volte contro il suolo e strisciando contro
la strada pavimentata,sentendo così anche la dura roccia
aggiungere
dolore ad altro dolore,ma sempre più lieve in confronto a
ciò che
aveva subito. Silla riprese la sua posizione neutrale e diede un
occhiata alla fossa dov'erano finiti i pretoriani,la sabbia
all'interno della fossa aveva finito di scendere e nessuna delle sue
guardie era in pericolo di vita,seppur bloccati e quasi
impossibilitati a muoversi. Non diede peso a loro e iniziò a
camminare verso la figura di Umar,che stava dando segno di volersi
rialzare,seppur dolorante e visibilmente indebolito e così
lo
raggiunse lentamente,un passo alla volta,come chi sa di avere
già
vinto lo scontro. Era sua abitudine non affrettare mai dove non c'era
bisogno di correre,che l'avversario fosse uomo o bestia,mostro o
quant'altro una volta che aveva la certezza che non fosse
più un
pericolo per lui allora non sentiva più bisogno di esternare
visivamente la sua forza sovrumana e tornava alla sua posizione
rigida e scultorea,un calma di cui tutto il corpo si doveva pervadere
e con la mente cancellare la tensione accumulata negli scontri
più
difficili,anche se in quel caso non c'è ne era stato bisogno
e per
tanto il suo corpo non sentiva il bisogno di rilassarsi,visto che lo
era già. Umar si riprese da quella grande botta subita e a
fatica
riuscì a respirare solo dopo numerosi colpi di tosse dopo
che si era
sentito mancare l'aria a causa della forte pressione subita da quel
pugno pesante quanto uno di quei blocchi di pietra usati per
costruire le piramidi della sua terra. Se non fosse stato per la il
bastone che aveva deviato buona parte della forza subita e il
ciondolo che portava al collo in quel momento sarebbe divenuto una
poltiglia sanguinolenta,un macilento pezzo di carne devastato,aperto
come la carcassa di un bue divorata dalle bestie del deserto.
Alzò
la testa e lo vide davanti a se,con i suoi occhi azzurri puntati su
di lui e intendo a squadrarlo come se cercasse di comprendere
qualcosa che gli impediva di finirlo. Per contro Umar era fermo sulle
proprie ginocchia e il suo bastone era troppo lontano
affinché
potesse chiamarlo a se per tempo ed usarlo di nuovo come arma,ma a
quale scopo poi,se l'unico risultato sarebbe stato quello di essere
devastato nuovamente? Meglio non tentare nulla di stupido. Non era
nella posizione di poterlo fare e le energie rimaste in corpo erano
poche,tanto vale vedere come sarebbe andata a finire.
“Che
cosa mi nascondi Umar?”, chiese Silla freddamente.
L'uomo
ai suoi piedi sorrise come a voler trattenere una risata,mostrando i
denti,sporchi di sangue per il conato vermiglio che aveva dovuto
trattenere a forza.
“Non
capisco di cosa stai parlando.”, disse Umar facendo il finto
vago.
“Mi
hai attaccato lo stesso sapendo che saresti stato sconfitto in uno
scontro diretto. Quindi perché mi hai attaccato sapendo
quello che
ti sarebbe successo? Il tuo potere sulla terra favorisce il controllo
del campo di battaglia,non le tattiche aggressive. Non ti sei
impegnato nemmeno la metà di quello che sapresti fare
veramente.”
“Vedo
che la tua ossessione per i combattimenti non è diminuita
dal
termine della guerra. Otto anni e non sei cambiato nemmeno un
po'...la tua mania per i dettagli degli scontri è sempre
stata una
tua peculiarità.”
“Dimmi
che cosa vuoi,prima che stritoli la testa e ne faccia
polvere.”,disse
Silla mentre gli mostrava una delle sue mani che si chiudeva
lentamente,mostrandogli fisicamente quello che gli poteva
capitare.”
“Le
buone maniere non sono mai state il tuo forte. E va bene te lo
dico,pare che il regno di Amenosi abbia cominciato a muovere le sue
spie per informarsi al meglio riguardo alla situazione di Aegis, alla
regina fa comodo sapere che la legittima erede al trono di Nova
sia sana e salva.”,disse l'amenita mentre si rialzava
barcollante.
“E
credi che la cosa debba preoccuparmi? Sono anni che le loro spie si
muovono alla mia corte e tu credi che io non abbia fatto nulla per
contrastare le loro azioni? Devono soltanto provare ad uscire
dall'ombra che impiegherò un nulla per ucciderli,por poi
rimandare i
cadaveri in patria come avvertimento. Se vogliono un altro conflitto
sono pronto darglielo. Ma non ti sei fatto massacrare solo per questo
vero?”
“Vuoi
sapere la verità? E va bene. Volevo sapere di persona sei i
tuoi
pugni erano ancora forti come un tempo. Tutto qui”
Silla
non reagì immediatamente a quella curiosa rivelazione.
Tuttavia la
sorpresa che si leggeva nel suo sguardo era impossibile da non
notare,il volto,seppur fermo nella sua inespressività non
potevano
nascondere la reazione del suo sguardo,che tradivano la mancanza di
prontezza a quell'affermazione.
“I
miei pugni?....Tu ti sei fatto massacrare,solo per poter sapere se i
miei pugni erano ancora forti? Hai rischiato di restarci secco
idiota,avresti potuto combattere seriamente piuttosto che attaccare
senza alcun schema preciso.”
“Non
capire male,il mio era un atto studiato. Mi conosci così
poco da
credere veramente che avrei attaccato a testa bassa senza sapere a
cosa andavo incontro? Questi sono tempi oscuri Lucio,non percepisci
come la sabbia della clessidra abbia cominciato a scorrere verso il
fondo? Non dirmi che non te ne sei accorto,perché non ci
credo.”
Silla
non rispose a quella domanda e al contrario sollevò la testa
e
iniziò a guardale la falce di luna posta sopra le loro
teste,li nel
cielo notturno,dove chissà quale divinità o altra
forza cosmica in
gioco li stesse guardando da lassù e si fermò a
riflettere per un
attimo a questo suo dubbio personale. Poi abbassò di nuovo
il capo e
tornò a guardare Umar.
“Vattene
finché sei in tempo figlio di Seth. Per stasera sono stanco
di
giocare.” E Silla gli diede le spalle e iniziò ad
allontanarsi
verso i pretoriani finiti nella fossa. Tirarli fuori da quella buca
sarebbe stato uno scherzo con la sua forza disumana.
“Come
sta Nevia? A parte l'umiliante sconfitta che ha subito ad Aegis si
intende. E Filora?ti vuole ancora morto? Mi sto dimenticando
qualcuno...ah si ora ricordo,quel bonaccione di.....”
Ma
l'uomo con le orecchie d'asino non fece in tempo a finire la frase
che Silla si girò di scattò verso il suo
interlocutore e in atto di
rabbia batté il piede a terra così forte da far
tremare il suolo
stradale. Nei suoi occhi si poteva vedere la furia prendere controllo
delle sue emozioni.
“Non
osare fare il suo nome in mia presenza. Ha voluto fare la sua scelta?
Benissimo,libero di fare ciò che vuole,non sarò
io a chiedergli di
tornare indietro.”
“Ma
Lucio...”
“Sapeva
a cosa andava incontro e ha scelto liberamente,ha preferito fare il
pacifista piuttosto che comandare il suo destino. Per me è
bandito.”
E
con con queste parole fece per allontanarsi ancora più
velocemente
di prima.
“Come
vuoi...”, disse Umar mentre richiamava a se il bastone
tramite la
sua connessione con il terreno,che lo assorbì e subito dopo
lo
risputò fuori facendolo viaggiare sotto terra e riprenderlo
velocemente con la mano, “Comunque,giusto che tu lo sappia,ho
saputo il nome dell'uomo che ha sconfitto Nevia. Ha l'aspetto di un
militare, un certo Milziade se non sbaglio.”, poi
affondò nel
sottosuolo,scomparendo nell'abbraccio della nuda terra. Silla non si
mosse,immobile come una statua di marmo,ma questa non per il lucido
autocontrollo di se,ma per quello che aveva sentito.
Milziade,quell'uomo,era ancora vivo. Strinse ancora il pugno
chiamando a se tutta la forza che aveva nel braccio,fino a far
pulsare le vene dell'arto che dallo sforzo,tanto che a prima vista
sembravano voler esplodere ed aprire la porzione di pelle sopra di
esse. Il Demiurgo,il mago ed ora lui,non poteva credere che fosse una
coincidenza,che razza di gioco era mai quello che le forze in gioco
nell'universo stavano facendo con il suo fato? Che sorte gli
aspettava nel corso di quella corsa verso l'ambizione che tutti gli
uomini più potenti osavano inseguire,anche a costo di
innumerevoli
sacrifici? Non lo sapeva,non gli era ancora chiaro,ma se Nevia era
stata sconfitta da Milziade allora se ne era uscita ancora viva
allora doveva ritenersi fortunata,ma questa era una cosa che si
sarebbe tenuto per se. Quella sera era stato testimone di un
intrusione da parte di una vecchia conoscenza,aveva evitato di
sentire un nome che le sue orecchie non volevano udire e un uomo
ritenuto parte del suo passato era tornato a frapporsi fra lui e il
suo obbiettivo. Un violento squillo di trombe riecheggiò tra
le
strade del quartiere nobiliare e riscosse l'imperatore dal suo mondo
interiore,riportandolo alla realtà e facendogli perdere
pressione
nel braccio,che si rilassò le fasce muscolari e fece
scorrere di
nuovo il sangue in maniera normale. Quel suono segnalava l'intervento
dell'intero corpo della guardia pretoriana di servizio in quel
momento,qualcuno dei nobili,forse un fedele servitore,probabilmente
aveva dato l'allarme dato lo spettacolo gratuito alla quale avevano
assistito dai balconi e dalle finestre delle loro ville e dalle quale
avevano fatto bene a tenersi a distanza da quella baruffa di strada.
Per quella sera aveva dato abbastanza di se al suo popolo,poteva
anche ritirarsi.
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