Ross
aveva abbandonato la piccola barca di legno fra le rocce, a una
cinquantina di metri dal porto. Nel buio, muovendosi fra gli
anfratti, aveva raggiunto il punto dove i marinai stavano imbarcando
viveri e materiali, pronto a raggiungere Jones che doveva essere
ormai già imbarcato.
Aveva
con se il biglietto per il ritorno e in caso fossero stati visti, i
due lasciapassare per i bambini che avrebbe fatto passare come figli
suoi. In realtà Ross sperava che i piccoli, dormendo, non
sarebbero
stati notati e che avrebbe potuto tenerli nascosti durante tutti i
giorni di navigazione ma alla peggio aveva già provveduto
con Jones
a redigere due certificazioni false a nome di Daisy e Demian Smith,
figli del commerciante Conan Smith, il suo nome in incognito in
quelle terre. Aveva scelto quei nomi così inglesi e
così poco
scandinavi quasi per gioco, scegliendo per iniziale la lettera D,
come Demelza… Olav e Sigrid assieme alla loro storia e alla
loro
identità sarebbero spariti dalla faccia del mondo appena la
nave
fosse salpata e anche se provava una strana fitta al cuore al
pensiero che quei due piccoli sarebbero stati privati dei nomi scelti
per loro con amore dai genitori, della loro storia e delle loro
origini, si rendeva conto che non c’erano altre soluzioni per
la
loro salvezza. In fondo erano ancora piccoli, nulla avrebbero potuto
ricordare e anche se, come diceva Inge, avrebbero avuto sempre il
nord a scorrere nel loro sangue, sarebbero stati felici anche nella
nuova vita che li attendeva in Inghilterra, qualsiasi essa fosse.
Raggiunse
il punto d’imbarco stringendosi nel mantello, in modo da
celare la
presenza dei piccoli. I bambini dormivano e l’aurora boreale
che
aveva accompagnato la sua traversata nella baia si era quasi estinta,
lasciando il posto a un cielo plumbeo, scuro e carico di nuova neve.
Come preventivato da Inge, i piccoli avevano dormito tutto il tempo e
non erano stati disturbati né dal trambusto né
dal freddo che
invece aveva fatto battere i denti a lui. Certo, erano avvolti in
coperte di lana e abitini invernali, avevano cappellini pesanti a
coprir loro la testolina, ma diavolo, faceva un freddo assurdo! E
loro dormivano beati… Forse era questo che li rendeva
diversi, per
metà erano figli di quelle terre e avevano nel sangue la
capacità
di resistere a quel freddo a cui lui non si sarebbe abituato mai.
Erano due bei bambini, dai lineamenti fini e delicati e durante la
traversata della baia aveva sbirciato più volte i loro
visini.
Sembravano indifesi e pacifici come tutti i neonati, puri come tutti
i bambini non ancora toccati dalle brutture del mondo. Anche i suoi
figli erano così e non vedeva l’ora di
riabbracciarli. Jeremy era
stato bravo ad uscire in barca per la pesca? Clowance aveva di nuovo
giocato come un maschiaccio coi figli dei suoi minatori? Bella era
ancora rumorosa? Aveva imparato a camminare o ancora gattonava
facendo impazzire Prudie e la sua schiena? Santo cielo, era stato
lontano da casa solo tre mesi e gli erano mancati da morire. E
Demelza? Quante volte le aveva lasciato il peso di gestire tutto? E
quante volte si era dimostrata migliore di lui nel farlo, saggia,
accurata ed amabile? Voleva rivedere tutti loro, abbracciarli e poi
con calma decidere la collocazione più giusta e sicura per i
gemellini. Chissà come avrebbe preso Demelza il loro arrivo
a
Nampara? Sicuramente si sarebbe trattato di pochi giorni e lei li
avrebbe accolti con calore, ma… E se avesse dubitato di lui
e della
sua fedeltà? Se avesse pensato che…? Gli venne in
mente Valentine
e le sue tante colpe verso di lei e si rese conto che se avesse
dubitato, non avrebbe avuto tutti i torti. Eppure ora il loro
matrimonio era forte e tale era diventato proprio grazie alle mille
tempeste superate insieme. L’amore era una questione di
fiducia…
Quei due gemelli ne sarebbero stati il banco di prova? Ovviamente
Ross sapeva bene di essere totalmente innocente ma era altrettanto
consapevole che non avrebbe potuto dire molto nemmeno a Demelza sul
loro conto, per la sicurezza di tutti era meglio che nessuno sapesse
a parte lui, Inge che ormai era al sicuro e Jasmine, che si era
portata il segreto nella tomba.
Demelza
avrebbe capito il perché dei suoi silenzi? Li avrebbe
accettati? O
si prospettava un ritorno meno pacifico di quello desiderato?
Quando
giunse all’imbarco, due marinai che borbottavano con non
molta
grazia, lo addocchiarono sospettosi. “Signore?”.
Ross
tirò fuori dalla tasca il suo biglietto d’imbarco.
“Sono un
passeggero”.
“Partiremo
solo fra quattro ore”.
“Non
importa, aspetterò in cabina. Il mio socio è
già lì”.
Il
marinaio alzò le spalle, annoiato. “Faccia come le
pare ma ci sarà
un pò di trambusto per l'imbarco della merce”.
Ross
sentì i bambini muoversi nella fascia contro al suo petto,
sotto al
mantello. E accelerò il passo. “Non
c'è problema, ho il sonno pesante.
Buon lavoro” – disse ai due. E velocemente
salì
sull’imbarcazione, sparendo nelle scalette che portavano alla
stiva.
Quando
giunse nella piccola ed angusta cabina che Jones aveva trovato in
stiva, si accorse che era poco più di un magazzino. C'erano
due
pagliericci sistemati alla bell'emeglio, casse di legno sparse
ovunque, secchi d'acqua per lavarsi, alcune mensole dove poggiare i
propri averi e nelle narici, un pungente odore di chiuso. Solo due
piccoli oblo davano luce, sbucando appena dal livello del mare.
Appena
lo vide, Jones lo fulminò con lo sguardo. "Ti odio, sappilo!
Potevamo avere comode camere sul pontile superiore e viaggiare come
signori. Invece siamo quì, nella pancia della nave, ad
ammuffire e a
sentire ogni variazione di corrente marina.
E come compagnia, due mocciosi che strilleranno e faranno cacca e
pipì ogni cinque minuti".
Ross
chiuse la porta dietro di se fingendo di non sentirlo. Jones
amava sentire il suono della sua voce e amava soprattutto borbottare
per ogni cosa, tanto che spesso lo aveva definito 'Mister-no'. Eppure
era il miglior socio e amico con cui lavorare sotto copertura e mai
avrebbe fatto a meno di lui. "E'
andato tutto bene?".
Scocciato,
Jones sbuffò. "Oh, per bene che intendi? Scappare come un
ladro
dalla locanda lasciando il denaro per il vitto sul letto? Strisciare
come un verme nelle fogne? Finire in una cabina dimenticata da Dio?Te
l'ho detto, ti odio!
Ma se per te questo equivale a 'tutto bene', sì, siamo nel
pieno
della grande bellezza della missione!".
Ross
ridacchiò, avvertendo i bambini muoversi sempre
più. "Sei quì
a borbottare come un vecchio, quindi è andato tutto bene!".
Jones
lo occhieggiò. "E a te?".
Ross
allargò il mantello, mostrando cosa nascondeva sotto di
esso. Nella
fascia legata attorno al suo collo e alla sua vita, i bimbi
iniziavano a svegliarsi.
"Missione compiuta, come puoi vedere".
Jones
scoppiò a ridere. "Sembri una balia!".
"Idiota!
Hai con te il latte e le cose che ti ho detto di procurarti per
loro?".
Jones
indicò un grosso sacco accanto al suo pagliericcio. "Pieno
di
roba per marmocchi. Mi sono spaccato la schiena a portarlo
quì
attraverso le fogne". Poi si avvicinò, osservando i due
bambini. "E così sono questi? I mocciosi del mistero?".
"Esatto".
"Come
si chiamano questi piccoli vichinghi?".
"Demian
e Daisy".
Jones
lo guardò scettico. "Suppongo che non siano i loro veri
nomi".
Ross
fece un sorriso furbo. "Supponi giusto. E ora su, prendine uno,
si stanno per svegliare e se non gli diamo da mangiare, scoppieranno
a piangere".
Jones
spalancò gli occhi. "Prendere COSA?".
"Uno
dei bambini".
"E
da che lato si prendono?".
Ross
alzò gli occhi al cielo. "Dalla schiena, sorreggendogli la
testa".
Jones
indietreggiò. "Ah no, mio caro! Ti ho aiutato a portare la
roba
per loro fin quì ma il mio compito può dirsi
concluso! Io sono
stato mandato in queste terre dimenticate da Dio e dal sole per
spiare il contrabbando del mercato del pesce, questa cosa in cui ti
sei imbarcato è
faccenda tua e io
non voglio fare da bambinaio a due mini esseri
urlanti".
"Jones,
ti prego!".
Ma
l'uomo indietreggiò ancora, raggiungendo la porta. "Sai che
farò?".
"Cosa?".
"Andrò
di sopra sul pontile e mi godrò il meraviglioso mal di mare
che mi è
venuto appena sono salito su questa dannata nave. Sempre meglio che
star qua a curare quei due esseri strillanti.
Sono tutti tuoi mio caro".
E così dicendo, bianco come un cencio, scomparve.
Ross
sospirò rassegnato, in fondo non poteva obbligarlo ed aveva
ragione
lui. I bambini di Jasmine erano un suo affare e Jones soffriva
effettivamente di mal di mare.
Si
sedette sul pagliericcio, slegò la fascia e pose i bambini
su quello
che sarebbe stato il suo letto. I piccoli, bellissimi e dall'aspetto
angelico, frignottarono e Ross d'istino li accarezzò sul
pancino.
"Su, il peggio è andato! So che la vostra prima uscita dalla
casa di Inge è stata nelle fogne ma vi giuro che
c'è di meglio da
vedere, nel mondo".
La
sua voce apparve loro sconosciuta e i bambini si svegliarono di
soprassalto. Il maschietto prese a piagnucolare succhiandosi la
manina e cercando di rannicchiarsi contro la sorella, lei prese a
scalciare e a lanciare strilli più potenti. Nel panico, Ross
la
prese in braccio assieme al fratello. Santo cielo, come avrebbe
voluto avere Demelza vicino... Lei avrebbe saputo subito come
calmarli, come tranquillizzarli, come farli sentire sicuri. "Hei,
bambini, sono vostro amico".
Ma
loro piansero ancora e Ross ringraziò il cielo che i marinai
fossero
tutti di sopra a caricare la merce,
altrimenti li avrebbero scoperti.
Prese delle bottigliette di latte e gliele mise in bocca e il
maschietto iniziò a succhiare affamato mentre la bimba si
dimenò
stizzita. Aveva ragione Inge, doveva avere un bel caratterino quella
piccoletta... "Senti Sigrid, la tua balia ha detto che sei una
piccola orsa selvaggia e ha ragione" - le sussurrò
dolcemente,
accarezzandole la guancia. "E sai cosa amano le piccole orse?".
La
piccola smise di piangere, rapita dal suo tono rassicurante e dalle
sue
braccia forti. Lo osservò incuriosita e anche se sicuramente
non
capiva un
bel niente di
cosa lui le stesse dicendo, si rannicchiò ad ascoltarlo. In
fondo una cosa gli avevano insegnato i suoi figli da neonati, non era
il succo del discorso che interessava ai neonati ma il tono
rassicurante con cui gli si parlava. E quei bambini non erano diversi
dai suoi...
Ross
sorrise. "Le piccole orse amano l'avventura e questa lo è.
Sarà
divertente, vedrete! E alla fine arriveremo in una bella casa, la mia
casa... Lì ci sono i miei bambini e c'è mia
moglie. Lei sarà
davvero più brava di me a prendersi cura di voi mentre cerco
un
posto sicuro dove possiate stare. Dovete perdonarmi ma i vostri veri
nomi non li potremo più usare. Io li saprò sempre
e se servirà, li
rivelerò al mondo. Ma per ora, che ne dite di essere solo
Daisy e
Demian? Sono bei nomi e vi stanno anche bene!".
Il
piccolo continuò a succhiare il latte ma
la bambina puntò
i suoi occhioni azzurri sul viso di Ross e poi gli
prese un dito della mano, stringendolo come a suggellare
un patto fra di loro.
Ross
la strinse a se. "E allora, da oggi non sarete più Olav e
Sigrid. Per il mondo sarete Demian e Daisy, affare fatto?" -
chiese, porgendo il latte alla piccola.
Lei
si stiracchiò e alla fine accettò il latte,
affidandosi
completamente a quell'uomo che le appariva sconosciuto ma decisamente
affidabile. Un patto profondo era appena nato fra quei tre...
E
poche ore dopo tutti dormivano nel pagliericcio a loro assegnato,
Jones sul suo e Ross nel proprio, coi due bambini rinfocillati,
lavati e avvolti nelle
coperte accanto
a lui.
E
mentre dormivano la nave si mosse e fra i ghiacci e la neve
lasciò
il molo, Oslo, la Norvegia e tutti i misteri che essa racchiudeva.
Una
nuova vita iniziava e come aveva detto a Sigrid, anche una nuova
avventura...
Il buio che aveva avvolto le loro nascite se lo sarebbero lasciati
alle spalle per sempre, con un pò di fortuna. Jasmine poteva
riposare in pace, gli uomini che avevano distrutto la famiglia dei
piccoli avrebbero vissuto nell'incertezza dovuta al fallimento di non
averli trovati e lui avrebbe fatto di tutto perché quei
bambini nati
nel paese della neve e del ghiaccio avessero una vita degna di essere
vissuta.
...
Isabella-Rose,
detta Bella, gattonando scappò dietro un mobile, decisa a
non andare
a letto. Era la figlia più ribelle e pestifera e anche se
aveva solo
un anno, teneva testa ai fratelli maggiori.
In
camicia da notte, Clowance e Jeremy risero. "Possiamo andare al
mare e fare il bagno di mezzanotte
visto che siamo tutti svegli".
Demelza
e Prudie, riacciuffando la piccola, risero. "Siamo a novembre,
fa freddo e voi dovreste essere a dormire da molto! Altro che bagno
di mezzanotte, se non vi sbrigate e filare a letto vi faccio il
sedere viola" - tuonò la domestica.
Jeremy
e Clowance si guardarono in faccia e per nulla spaventati, risero.
"Papà il bagno a mezzanotte a novembre lo farebbe".
Prudie
alzò le spalle. "Certo e poi da bravo maschio se si ammala,
ce
lo dobbiamo sorbire noi con le sue lamentele".
Demelza,
dolcemente, si avvicinò ai figli più grandi con
Bella in braccio.
"A letto su, domani c'è scuola e zia Rosina non vi
vorrà
vedere addormentati sui libri".
Jeremy
sospirò e poi dopo aver baciato la madre, corse di sopra
seguito da
Clowance.
Prudie
borbottò. "Ci vorrebbe disciplina. Quando torna il signor
Ross?".
Demelza
si avvicinò alla finestra, osservando il buio che avvolgeva
Nampara.
Suo marito gli mancava così tanto e vederlo tornare sano e
salvo era
ogni volta un sollievo. Erano missioni pericolose a volte, quelle a
cui lo mandava il Governo e tante notti aveva passato insonne per
paura che gli succedesse qualcosa. Ma si fidava di Ross e sapeva che
anche se indomito, con gli anni era anche diventato assennato
e desideroso solo di tornare a casa da lei, sano e salvo.
"Fra dieci giorni".
"Vi
manca?" - chiese Prudie.
Bella
sgambettò fra le sue braccia. "Tanto".
Prudie
le si avvicinò, poggiandole la mano in modo materno sulla
spalla.
"Mancate anche a lui. In questa casa ci sono stati momenti bui
negli anni passati e che cosa hanno lasciato?".
Demelza
si accigliò, guardandola. Perché parlarne? Si
stava riferendo a
Elizabeth e Hugh? Che cosa c'entravano, ora? "Che vuoi dire?".
A volte temeva che quegli errori li avrebbero tormentati per sempre
sbucando dal passato quando meno ce lo si aspettava
e ricordarli certo,
faceva
da ammenda,
ma risvegliava in lei anche antiche paure e sensi di colpa.
Ma
Prudie la rassicurò,
cercando di spiegarsi meglio.
"Che tutto serve, nella vita. Che hanno lasciato quegli
errori?".
"Non
so".
La
domestica prese Bella per portarla a letto. "Tre marmocchi
contenti, una domestica felice e soprattutto due che muoiono di
nostalgia quando stanno lontani. Dio benedica il giorno che quella
Elizabeth ha sposato il signor Francis e il giorno in cui il signor
Ross ha sposato voi. Ha fatto il miglior affare della sua vita e per
questa casa".
Demelza
le sorrise, abbracciandola. "Grazie".
Era vero, se l'amore fra loro a volte era stato messo in pericolo,
mai aveva vacillato e sempre era diventato più forte, dopo
ogni
tempesta. E aveva lasciato due anime profondamente innamorate e
consapevoli di non poter vivere l'uno senza l'altra. E quella era la
sua gioia più grande, adesso.
Prudie
le sorrise. "E ora su, a letto anche tu ragazza!".
Ma
Bella si agitò, brandendo il ditino verso la finestra. "Ene,
eve...".
Le
due donne,
incuriosite,
si avvicinarono al vetro e Demelza spalancò gli occhi. "La
prima neve dell'anno, Prudie. Chissà se è bella
come quella che
starà vedendo Ross in Norvegia".
Ma
Prudie scosse la testa. "Oh, la nostra è più
bella. La neve
del nord porta solo guai, dicono,
quella
della Cornovaglia porta meraviglie".
E
su quella battuta, risero di nuovo. Nessuna delle due poteva sapere
che la neve del nord avrebbe portato ben altro, a breve, nella loro
casa
e nelle loro vite...
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