Domenica, -2 ore al pranzo
Moroha camminava
di fianco a Towa con
le braccia incrociate dietro alla testa: una posa che aveva ereditato
da suo padre. Delle volte sua madre non mancava di farglielo notare,
accompagnata da un sorrisetto divertito. Moroha gonfiava
le guance sempre in segno di indignazione: fin da piccola non aveva
fatto mistero del fatto che volesse assomigliare in tutto e per tutto a
sua mamma. Inuyasha si
aggiungeva al discorso recitando la parte del finto offeso.
Che lo volesse o no, Moroha nel
carattere era la copia sputata di suo padre.
-Perché non
poteva andarci vostro padre a comprare il pane? - si
lamentò con voce lagnosa.
Setsuna, che camminava dietro la
sorella e la cugina, sospirò in un modo così
forte che chiunque avrebbe capito che era stato fatto intenzionalmente.
-Perché devi
sempre lamentarti? -
Towa le
guardò divertita. Era bello vederle interagire in quel modo.
Come sua madre Rin, lei aveva ereditato un
carattere docile e buono: le piaceva vedere la sua famiglia tutta
riunita. Il fatto che fosse simile a sua mamma sotto certi aspetti, non
voleva dire che in passato non avesse avuto problemi: molte volte i
suoi genitori erano stati chiamati a scuola a causa delle risse a cui Towa partecipava
contro i bulli. Contrariamente a Setsuna, lei non rifletteva mai
prima di agire. Ma se Rin si
dimostrava abbattuta e infastidita da quel modo di fare, più
di una volta Sesshomaru, senza essere visto
dalla moglie, le aveva dato due leggere pacche sulla spalla in segno di
approvazione.
Arrivarono al
supermercato più vicino.
Mentre Moroha e Setsuna erano
ancora prese dal loro piccolo battibecco, Towa fu
attirata dalla presenza di una persona.
Un ragazzo, per
l’esattezza.
-Towa-sama!- aveva urlato il
misterioso ragazzo, interrompendo il litigio delle altre due.
Tutte e tre si erano
girate in direzione della voce. Le facce tutte diverse: Towa era
sorpresa ma anche felice, Moroha aveva
la sua tipica espressione curiosa, mentre Setsuna una
statua di sale.
In cuor suo, Towa sentì
il cuore riscaldarsi e un sorriso si dipinse sulla sia faccia, cosa che
non sfuggì alla cugina.
-Riku!- rispose lei, alzando
la mano in segno di saluto.
Setsuna continuava
ad essere scettica circa quella figura. Sorrideva troppo, per i suoi
gusti.
Il ragazzo si
avvicinò al gruppetto, ignorando le altre due e riservando
le sue attenzioni a Towa.
-Non credo di vederti
qui. Che piacevole sorpresa- disse lui, prendendole le mani.
A quel contatto, Towa arrossì
violentemente.
Moroha, più che
concentrarsi sulla reazione della cugina, rimase scioccata dal fatto
che lui avesse intenzionalmente ignorato lei e Setsuna, la quale nel frattempo
stava emettendo un ringhio sordo.
-Ahem!- tossì
fintamente Moroha per
attirare la loro attenzione.
Nello stesso istante in
cui Towa si
girò, si rese conto della posizoone delle
sue mani e divenne ancora più rossa di prima. Era convinta
che Moroha avrebbe
spostato tutte le sue attenzioni su quel rapporto di confidenza che
avevano lei e Riku e
sapeva che per tutto il resto del pranzo non si sarebbe parlato di
altro. Di scatto, liberò le sue mani da quelle ben salde di Riku e,
farfugliando per l’agitazione, disse cercando di minimizzare:
- Voi entrate pure... io vi raggiungo subito!-
Moroha era
quasi pronta a ribattere, ma la mano forte di Setsuna la
trascinò dentro al supermercato.
Non mancarono le
lamentele, che svanirono quasi subito man mano che si allontanavano
dalla vista di Towa.
Scampato il pericolo, la
ragazza si voltò verso la figura del ragazzo in piedi di
fronte a lei. Il viso sorridente, come se non fosse successo
niente.
-Riku, perché sei qui? - chiese
subito sospetta Towa.
-Guarda che è
davvero una casualità- si giustificò lui alzando
le braccia al cielo.
Towa dentro
di sé sentì l’ansia crescerle: ora che
era stata vista con Riku da
sua sorella e sua cugina, aveva paura che mantenere il segreto sarebbe
stato uno sforzo vano.
Riku fece
un piccolo passo verso di lei, sempre con il sorriso sulle labbra. Le
poggiò una mano sulla guancia e la guardò fissa
negli occhi.
-Ancora non hai detto nulla?- domandò
il ragazzo con tono serio ma senza alcuna vena di rabbia.
E anche a quella domanda Towa non
aveva la minima idea di come rispondere: se gli avesse detto la
verità, probabilmente Riku si
sarebbe offeso, ma se gli avesse detto una bugia non sarebbe stato
corretto.
Già la vedeva
la scena stampata nella sua testa: Riku che
varcava la soglia di casa ottimista come al suo solito, lei prenderlo
sotto braccio e dire “Mamma, papà, Setsuna, vi presento il mio
ragazzo!”.
Il delirio sarebbe stato
assicurato: sua mamma pronta ad accogliere Riku come
un figlio e armata di qualche manicaretto per rimpinzarlo, suo padre
impassibile come sempre, affiancato da Setsuna, ma che segretamente
avrebbe escogitato un piano per eliminare Riku, facendo passare il
tutto come un incidente.
Ovviamente, il quadro
sarebbe stato completo con una telefonata eccitata di sua madre agli zii Kagome e Inuyasha, i quali si sarebbero
precipitati a casa: la zia che le avrebbe chiesto con sua madre tutti i
dettagli del loro primo incontro, Moroha pronta
a fare battutine e suo zio cogliere la palla al balzo e andare a infastidire suo
padre sul fatto che la sua famiglia era piena di umani.
No, non era la scelta
più saggia da fare in quel momento.
-Ci vuole un
po’ di tempo...- temporeggiò lei con la speranza
di apparire convincente.
Il ragazzo
sembrò crederle, perché le sorrise.
Nel frattempo, quattro
occhi, nascosti tra gli scaffali dei sottaceti, cercavano di capire
cosa quei due si stessero dicendo. Moroha e Setsuna non
li avevano persi di vista neanche un secondo.
-Scusa, ma voi gemelli
non avete un legame particolare? Del tipo che sentite le stesse cose?- chiese Moroha, riducendo gli occhi a
due piccole fessure nella speranza di riuscire a leggere per lo meno il labbiale.
Setsuna non
sapeva se fosse più infastidita dai troppi sorrisi di quel
ragazzo o dal fatto che sua sorella non le avesse detto nulla. Almeno
lei le aveva accennato di Hisui.
Ignorò le
domande dell’altra.
Poi disse:- Andiamo,
ci stanno guardando tutti e sembriamo alquanto sospette-
L'afferrò
ancora una volta per un braccio e la trascinò con
sé.
Il campanello era suonato
e Rin si
era precipitata ad aprire con il cuore in gola.
Fu sollevata quando vide
lo sguardo di Kagome.
-Oh, meno male sei tu!
Credevo fosse Sesshomaru!-
-Stai pensando di divorziare? - la
canzonò la voce di Inuyasha, che comparve dalle
spalle della moglie.
Rin notò
subito il naso rosso del cognato.
-Che ti è successo? - chiese,
ignorando la presa in giro.
Ci pensò Kagome a rispondere: - Quando
hai un marito che si comporta come un bambino, il minimo che tu possa
fare è stenderlo per terra con una parolina magica! -
-Fossi in te, Inuyasha, mi preoccuperei della
tua di moglie, anziché della mia. Kagome la
vedo molto stressata- si intromise una quarta voce e stavolta il cuore
di Rin si
fermò davvero per un attimo.
La figura alta di Sesshomaru era
apparsa all’inizio del vialetto di casa loro. E con il suo
udito sviluppato da demone era sicuro al centro per centro che lui
avesse sentito cosa aveva detto poco prima.
Afferrò la
mano di Kagome e
la trascinò su per le scale.
-È inutile che
io faccia gli onori di casa. Pensaci tu, Sesshomaru- e sparì con
una Kagome totalmente
spaesata.
In realtà
anche i due fratelli erano sorpresi da quel comportamento.
-Che le hai fatto?- chiese Inuyasha.
La risposta che ricevette
fu solo un’occhiata fredda da parte del fratello maggiore.
Non gli avrebbe dato la risposta che il mezzodemone voleva.
Si girò dall’altra parte e poi disse:- A
giudicare dalla tua faccia, è inutile che io ti faccia la
stessa domanda-
-Siamo tornate!!!-
urlò alle loro spalle Towa, frizzante
più del solito.
Le ragazze stavano
tornando con la commissione che Rin aveva
dato loro. Durante il tragitto di ritorno, Towa non
aveva fatto altro che schivare le domande inopportune di Moroha. La vista del padre e
dello zio sulla soglia della porta di casa le aveva dato un appiglio a
cui lei non aveva esitato ad aggrapparsi con tutte le sue forze.
Setsuna dal
canto suo, come suo solito, non proferiva parola. Non più
del necessario almeno.
Nella sua testa
continuava a turbinare una parola: perché?
Perché sua
sorella le aveva nascosto un ragazzo?
-Hey, papà! Ti
vedo conciato male...- constatò Moroha avvicinandosi
ad Inuyasha con
sguardo investigativo.
-Dov’è
la mamma?- continuò Towa.
Sesshomaru sperò
quasi in una domanda di riserva. Non lo voleva ammetterlo, ma vedere Rin in
preda a reazioni imprevedibili lo rendeva nervoso.
-È sparita con Kagome in
bagno. Le solite cose di voi femmine- rispose per lui il fratello.
Forse per una volta non
era così inutile come gli diceva sempre.
Nel frattempo, al piano
superiore la tragedia si stava consumando. Tirata dalla forza di Rin, Kagome si
era ritrovata nel bagno patronale senza avere la minima idea di cosa
fosse accaduto e nella sua mente avevano iniziato a prendere forma le
catastrofi peggiori.
Guardò la sua
amica visibilmente preoccupata.
Rin era
davvero disperata.
-È... è
una... tragedia!- sentenziò Rin in
preda al panico.
-Ma
cos’è successo?- chiese
spazientita l’altra. Ora iniziava davvero a innervosirsi.
-Ieri sera Sesshomaru è
tornato dal suo viaggio di lavoro e mi ha portato un regalo...
-E sarebbe questa la
tragedia? Beata te, Inuyasha da
questo punto di vista non cambierà mai...- sospirò Kagome rassegnata.
-No! Il fatto
è che mi ha regalato un paio di orecchini, bellissimi! A
forma di farfalla...
-Continuo a non vedere la
tragedia- e stavolta le parole le uscirono con una punta
d’invidia: lei da Inuyasha aveva
ricevuto il giorno del loro anniversario un ombrello...
-Aspetta, non ho finito!- urlò
esasperata Rin- Prima che arrivaste mi
sono dovuta cambiare perché avevo macchiato la camicia.
Insomma mi sono infilata il maglione e l’orecchino
è finito nel lavandino!-
E pensare che lei si era
prefigurata uno scenario apocalittico.
Sua cognata doveva
rivedere il suo concetto di tragedia.
La risposta
però non piacque per niente a Rin, la quale rimase, se
possibile, anche più scioccata di Kagome.
-Kagome, come puoi non capire...-
-Fidati che sto pensando
la stessa cosa- la canzonò l’altra.
-Dopo l’altra
sera...- suggerì Rin.
Gli occhi di Kagome furono
attraversati da un lampo. Capì subito a cosa si riferiva Rin. Ora, con quella nuova
consapevolezza, la tragedia assumeva un certo peso.
-Se vede che non ho a
cuore i suoi regali...-
Ma non fu necessario
aggiungere altro. Kagome non
la fece finire: le mise una mano davanti alla bocca e disse:- Ho
capito. Abbiamo una sola soluzione-
-Farci aiutare da Inuyasha per
recuperare il tuo orecchino. Oggi stesso. Così Sesshomaru non
si accorgerà di nulla- asserì trionfante.
Rin però
non era per niente sicura di quella proposta.
-Rin, sai perfettamente che
quei due non sono di certo due fratelli affiatati. Basta solo che tu
non faccia menzione a Inuyasha dell’altra
sera-
La donna annuì
a quella richiesta.
-E per il momento, puoi
sempre tenere i capelli davanti alle orecchie. Vedrai che non se ne
accorgerà-
Rin dentro
di sé sperò che la cosa potesse concludersi senza
grandi tragedie.
-Vado io!- urlò Towa correndo
verso la porta d’ingresso.
Non appena
aprì, vide davanti a lei la figura imponente di suo nonno e
di Izayoi.
-Benvenuti!- disse
accogliendoli con un generoso sorriso.
Ah, quanto era felice di
vedere suo nonno!
Contrariamente a suo
padre, nonostante fosse un daiyokai, non aveva un
atteggiamento altezzoso, anzi era sempre sorridente e gioviale.
-Nonno, nonna!- fece
poi Moroha, correndo loro incontro
per gettarsi tra le braccia di Izayoi.
-Sbaglio o manca una
delle mie nipoti all’appello?- domandò
Toga.
La testa di Setsuna spuntò
lentamente dalla cucina, allungò una mano in segno di saluto
e disse:- Buongiorno-
Inuyasha alla
scena venne percorso da un brivido.
-Accidenti. È
come vedere una piccola Rin ma
con il carattere di tuo figlio maggiore- disse rivolto al padre.
Dopo il piano escogitato
da Kagome per
poter recuperare l’orecchino perduto di Rin, le due erano scese per
ultimare i preparativi. Inuyasha e Sesshomaru si
erano seduti sui divani del salotto, stando ben attenti a non
spiccicare parola, mentre le ragazze finivano di apparecchiare la
tavola.
Nonostante quella
battutina, Toga sentì il cuore riempirsi di gioia: era un
miracolo vedere Inuyasha e Sesshomaru riuscire
a stare nella stessa stanza senza tentare di uccidersi. In
più, benchè mantenesse
un atteggiamento distaccato con Izayoi, suo figlio maggiore
diventava ogni giorno più cordiale con lei.
Rin e Kagome riemersero
dalla cucina.
Toga si
avvicinò loro, prese le mani di entrambe e disse:- Non
vi sarò mai abbastanza grato per il miracolo che avete
compiuto-
E il campanello
suonò per una seconda volta. Questa volta fu Setsuna ad
andare ad aprire.
-Beh, direi che siamo al
completo- disse Rin.
La figura di Inu Kimi
fece il suo ingresso in un modo che solo lei era in grado di fare:
regale e maestosa.
-Eccola la mia nipotina
preferita-
Anche se come il figlio,
continuava ad asserire di non essere interessata ai mezzidemoni o
agli umani, Kimi aveva un vero e proprio amore per Setsuna. Rivedeva in lei una
degna erede: silenziosa, elegante e algida.
-Ciao, nonna. Sono tua
nipote anche io. Ricordi?- domandò
da lontano Towa, agitando la mano.
All'inzio era
davvero infastidita dall’atteggiamento della nonna, ma con il
tempo aveva imparato a riderci sopra. Merito anche di sua madre e di
tutte le volte che l’aveva consolata.
-Ancora con quei capelli
corti? Ah, ma vedo che c’è anche la piccola
selvaggia- disse riferita a Moroha.
Kagome avrebbe
voluto ribattere, ma era vero: sua figlia era una piccola selvaggia. La
copia sputata di suo padre.
-Che gioia rivederti,
Kimi- le disse Izayoi, girandosi verso di lei.
Per quanto potesse
sembrare bizzarra la situazione, le due donne erano stranamente
affiatate. Izayoi e
Kimi avrebbero potuto essere scambiate per due amiche di vecchia data
tanto andavano d’accordo. E anche se Izayoi era
una donna umana, Kimi con lei era estremamente gentile.
In realtà lo
era anche con Rin, ma forse il suo affetto nei
confronti della nuora era una costola del sentimento filiale che
provava per il figlio. Nonostante tra madre e figlio sembrasse non
esserci alcun tipo di rapporto.
-Ora che ci siamo tutti,
direi che possiamo metterci a tavola- annunciò poi Rin battendo
le mani.
E fu così che il pranzo ebbe inizio.
ANGOLO
AUTRICE:
Ed eccomi tornata con
il capitolo nuovo. Dopo una lunghissima assenza. Lo so, sono pessima!
Avevo concluso diversi
capitoli delle mie fic, ma purtroppo sono andati perduti e rimettermi a
riscriverli non mi entusiasmava affatto. In più la vita
privata ci si è messa di mezzo. Ma ora sono tornata e spero
di concludere il prima possibile questa storia breve.
Fatemi sapere se vi
è piaciuta!
Alla prossima!
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