Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Sophie Ondine    06/06/2021    2 recensioni
I pranzi in famiglia richiedono tempo ed energia. Rin lo sa bene: marito, figlie, cognati, suoceri e nipote tutti sotto lo stesso tetto. Ce la farà a preparare un pranzo degno di questo nome? Certo se poi ci si metteno di mezzo quelle pasticcione di Towa, Setsuna e Moroha, il danno è assicurato.
Seguiremo passo passo i preparativi dalla sera prima fino all'epilogo finale tra fornelli, litigi e imprevisti.
Riuscirà Rin ad arrivare salva fino alla fine della giornata?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Domenica, -2 ore al pranzo 

 

Moroha camminava di fianco a Towa con le braccia incrociate dietro alla testa: una posa che aveva ereditato da suo padre. Delle volte sua madre non mancava di farglielo notare, accompagnata da un sorrisetto divertito. Moroha gonfiava le guance sempre in segno di indignazione: fin da piccola non aveva fatto mistero del fatto che volesse assomigliare in tutto e per tutto a sua mamma. Inuyasha si aggiungeva al discorso recitando la parte del finto offeso. 

Che lo volesse o no, Moroha nel carattere era la copia sputata di suo padre. 

-Perché non poteva andarci vostro padre a comprare il pane? - si lamentò con voce lagnosa. 

Setsuna, che camminava dietro la sorella e la cugina, sospirò in un modo così forte che chiunque avrebbe capito che era stato fatto intenzionalmente. 

-Perché devi sempre lamentarti? - 

Towa le guardò divertita. Era bello vederle interagire in quel modo. Come sua madre Rin, lei aveva ereditato un carattere docile e buono: le piaceva vedere la sua famiglia tutta riunita. Il fatto che fosse simile a sua mamma sotto certi aspetti, non voleva dire che in passato non avesse avuto problemi: molte volte i suoi genitori erano stati chiamati a scuola a causa delle risse a cui Towa partecipava contro i bulli. Contrariamente a Setsuna, lei non rifletteva mai prima di agire. Ma se Rin si dimostrava abbattuta e infastidita da quel modo di fare, più di una volta Sesshomaru, senza essere visto dalla moglie, le aveva dato due leggere pacche sulla spalla in segno di approvazione. 

Arrivarono al supermercato più vicino. 

Mentre Moroha e Setsuna erano ancora prese dal loro piccolo battibecco, Towa fu attirata dalla presenza di una persona. 

Un ragazzo, per l’esattezza. 

-Towa-sama!- aveva urlato il misterioso ragazzo, interrompendo il litigio delle altre due. 

Tutte e tre si erano girate in direzione della voce. Le facce tutte diverse: Towa era sorpresa ma anche felice, Moroha aveva la sua tipica espressione curiosa, mentre Setsuna una statua di sale. 

In cuor suo, Towa sentì il cuore riscaldarsi e un sorriso si dipinse sulla sia faccia, cosa che non sfuggì alla cugina. 

-Riku!- rispose lei, alzando la mano in segno di saluto. 

Setsuna continuava ad essere scettica circa quella figura. Sorrideva troppo, per i suoi gusti. 

Il ragazzo si avvicinò al gruppetto, ignorando le altre due e riservando le sue attenzioni a Towa. 

-Non credo di vederti qui. Che piacevole sorpresa- disse lui, prendendole le mani. 

A quel contatto, Towa arrossì violentemente. 

Moroha, più che concentrarsi sulla reazione della cugina, rimase scioccata dal fatto che lui avesse intenzionalmente ignorato lei e Setsuna, la quale nel frattempo stava emettendo un ringhio sordo. 

-Ahem!- tossì fintamente Moroha per attirare la loro attenzione. 

Nello stesso istante in cui Towa si girò, si rese conto della posizoone delle sue mani e divenne ancora più rossa di prima. Era convinta che Moroha avrebbe spostato tutte le sue attenzioni su quel rapporto di confidenza che avevano lei e Riku e sapeva che per tutto il resto del pranzo non si sarebbe parlato di altro. Di scatto, liberò le sue mani da quelle ben salde di Riku e, farfugliando per l’agitazione, disse cercando di minimizzare: - Voi entrate pure... io vi raggiungo subito!- 

Moroha era quasi pronta a ribattere, ma la mano forte di Setsuna la trascinò dentro al supermercato. 

Non mancarono le lamentele, che svanirono quasi subito man mano che si allontanavano dalla vista di Towa. 

Scampato il pericolo, la ragazza si voltò verso la figura del ragazzo in piedi di fronte a lei. Il viso sorridente, come se non fosse successo niente.  

-Riku, perché sei qui? - chiese subito sospetta Towa. 

-Guarda che è davvero una casualità- si giustificò lui alzando le braccia al cielo. 

Towa dentro di sé sentì l’ansia crescerle: ora che era stata vista con Riku da sua sorella e sua cugina, aveva paura che mantenere il segreto sarebbe stato uno sforzo vano. 

Riku fece un piccolo passo verso di lei, sempre con il sorriso sulle labbra. Le poggiò una mano sulla guancia e la guardò fissa negli occhi. 

-Ancora non hai detto nulla?- domandò il ragazzo con tono serio ma senza alcuna vena di rabbia. 

E anche a quella domanda Towa non aveva la minima idea di come rispondere: se gli avesse detto la verità, probabilmente Riku si sarebbe offeso, ma se gli avesse detto una bugia non sarebbe stato corretto. 

Già la vedeva la scena stampata nella sua testa: Riku che varcava la soglia di casa ottimista come al suo solito, lei prenderlo sotto braccio e dire “Mamma, papà, Setsuna, vi presento il mio ragazzo!”. 

Il delirio sarebbe stato assicurato: sua mamma pronta ad accogliere Riku come un figlio e armata di qualche manicaretto per rimpinzarlo, suo padre impassibile come sempre, affiancato da Setsuna, ma che segretamente avrebbe escogitato un piano per eliminare Riku, facendo passare il tutto come un incidente.  

Ovviamente, il quadro sarebbe stato completo con una telefonata eccitata di sua madre agli zii Kagome e Inuyasha, i quali si sarebbero precipitati a casa: la zia che le avrebbe chiesto con sua madre tutti i dettagli del loro primo incontro, Moroha pronta a fare battutine e suo zio cogliere la palla al balzo e andare a infastidire suo padre sul fatto che la sua famiglia era piena di umani. 

No, non era la scelta più saggia da fare in quel momento. 

-Ci vuole un po’ di tempo...- temporeggiò lei con la speranza di apparire convincente. 

Il ragazzo sembrò crederle, perché le sorrise. 

Nel frattempo, quattro occhi, nascosti tra gli scaffali dei sottaceti, cercavano di capire cosa quei due si stessero dicendo. Moroha e Setsuna non li avevano persi di vista neanche un secondo. 

-Scusa, ma voi gemelli non avete un legame particolare? Del tipo che sentite le stesse cose?- chiese Moroha, riducendo gli occhi a due piccole fessure nella speranza di riuscire a leggere per lo meno il labbiale. 

Setsuna non sapeva se fosse più infastidita dai troppi sorrisi di quel ragazzo o dal fatto che sua sorella non le avesse detto nulla. Almeno lei le aveva accennato di Hisui. 

Ignorò le domande dell’altra. 

Poi disse:- Andiamo, ci stanno guardando tutti e sembriamo alquanto sospette- 

L'afferrò ancora una volta per un braccio e la trascinò con sé. 

 

*** 

Il campanello era suonato e Rin si era precipitata ad aprire con il cuore in gola. 

Fu sollevata quando vide lo sguardo di Kagome. 

-Oh, meno male sei tu! Credevo fosse Sesshomaru!- 

-Stai pensando di divorziare? - la canzonò la voce di Inuyasha, che comparve dalle spalle della moglie. 

Rin notò subito il naso rosso del cognato. 

-Che ti è successo? - chiese, ignorando la presa in giro. 

Ci pensò Kagome a rispondere: - Quando hai un marito che si comporta come un bambino, il minimo che tu possa fare è stenderlo per terra con una parolina magica! - 

-Fossi in te, Inuyasha, mi preoccuperei della tua di moglie, anziché della mia. Kagome la vedo molto stressata- si intromise una quarta voce e stavolta il cuore di Rin si fermò davvero per un attimo. 

La figura alta di Sesshomaru era apparsa all’inizio del vialetto di casa loro. E con il suo udito sviluppato da demone era sicuro al centro per centro che lui avesse sentito cosa aveva detto poco prima. 

Afferrò la mano di Kagome e la trascinò su per le scale. 

-È inutile che io faccia gli onori di casa. Pensaci tu, Sesshomaru- e sparì con una Kagome totalmente spaesata. 

In realtà anche i due fratelli erano sorpresi da quel comportamento. 

-Che le hai fatto?- chiese Inuyasha. 

La risposta che ricevette fu solo un’occhiata fredda da parte del fratello maggiore. Non gli avrebbe dato la risposta che il mezzodemone voleva. Si girò dall’altra parte e poi disse:- A giudicare dalla tua faccia, è inutile che io ti faccia la stessa domanda- 

-Siamo tornate!!!- urlò alle loro spalle Towa, frizzante più del solito. 

Le ragazze stavano tornando con la commissione che Rin aveva dato loro. Durante il tragitto di ritorno, Towa non aveva fatto altro che schivare le domande inopportune di Moroha. La vista del padre e dello zio sulla soglia della porta di casa le aveva dato un appiglio a cui lei non aveva esitato ad aggrapparsi con tutte le sue forze. 

Setsuna dal canto suo, come suo solito, non proferiva parola. Non più del necessario almeno. 

Nella sua testa continuava a turbinare una parola: perché? 

Perché sua sorella le aveva nascosto un ragazzo? 

-Hey, papà! Ti vedo conciato male...- constatò Moroha avvicinandosi ad Inuyasha con sguardo investigativo. 

-Dov’è la mamma?- continuò Towa. 

Sesshomaru sperò quasi in una domanda di riserva. Non lo voleva ammetterlo, ma vedere Rin in preda a reazioni imprevedibili lo rendeva nervoso.  

-È sparita con Kagome in bagno. Le solite cose di voi femmine- rispose per lui il fratello. 

Forse per una volta non era così inutile come gli diceva sempre. 

Nel frattempo, al piano superiore la tragedia si stava consumando. Tirata dalla forza di Rin, Kagome si era ritrovata nel bagno patronale senza avere la minima idea di cosa fosse accaduto e nella sua mente avevano iniziato a prendere forma le catastrofi peggiori. 

Guardò la sua amica visibilmente preoccupata. 

Rin era davvero disperata. 

-È... è una... tragedia!- sentenziò Rin in preda al panico. 

-Ma cos’è successo?- chiese spazientita l’altra. Ora iniziava davvero a innervosirsi. 

Rin deglutì ansiosa. 

-Ieri sera Sesshomaru è tornato dal suo viaggio di lavoro e mi ha portato un regalo... 

-E sarebbe questa la tragedia? Beata te, Inuyasha da questo punto di vista non cambierà mai...- sospirò Kagome rassegnata.  

-No! Il fatto è che mi ha regalato un paio di orecchini, bellissimi! A forma di farfalla... 

-Continuo a non vedere la tragedia- e stavolta le parole le uscirono con una punta d’invidia: lei da Inuyasha aveva ricevuto il giorno del loro anniversario un ombrello... 

-Aspetta, non ho finito!- urlò esasperata Rin- Prima che arrivaste mi sono dovuta cambiare perché avevo macchiato la camicia. Insomma mi sono infilata il maglione  e l’orecchino è finito nel lavandino!- 

Silenzio. 

-Tutto qui?-  

E pensare che lei si era prefigurata uno scenario apocalittico. 

Sua cognata doveva rivedere il suo concetto di tragedia. 

La risposta però non piacque per niente a Rin, la quale rimase, se possibile, anche più scioccata di Kagome. 

-Kagome, come puoi non capire...- 

-Fidati che sto pensando la stessa cosa- la canzonò l’altra. 

-Dopo l’altra sera...- suggerì Rin. 

Gli occhi di Kagome furono attraversati da un lampo. Capì subito a cosa si riferiva Rin. Ora, con quella nuova consapevolezza, la tragedia assumeva un certo peso. 

-Se vede che non ho a cuore i suoi regali...- 

Ma non fu necessario aggiungere altro. Kagome non la fece finire: le mise una mano davanti alla bocca e disse:- Ho capito. Abbiamo una sola soluzione- 

-E quale sarebbe?- 

-Farci aiutare da Inuyasha per recuperare il tuo orecchino. Oggi stesso. Così Sesshomaru non si accorgerà di nulla- asserì trionfante. 

Rin però non era per niente sicura di quella proposta. 

-Possiamo fidarci?- 

-Rin, sai perfettamente che quei due non sono di certo due fratelli affiatati. Basta solo che tu non faccia menzione a Inuyasha dell’altra sera- 

La donna annuì a quella richiesta. 

-E per il momento, puoi sempre tenere i capelli davanti alle orecchie. Vedrai che non se ne accorgerà- 

Rin dentro di sé sperò che la cosa potesse concludersi senza grandi tragedie. 

*** 

DLIN DLON! 

-Vado io!- urlò Towa correndo verso la porta d’ingresso. 

Non appena aprì, vide davanti a lei la figura imponente di suo nonno e di Izayoi. 

-Benvenuti!- disse accogliendoli con un generoso sorriso. 

Ah, quanto era felice di vedere suo nonno! 

Contrariamente a suo padre, nonostante fosse un daiyokai, non aveva un atteggiamento altezzoso, anzi era sempre sorridente e gioviale. 

-Nonno, nonna!- fece poi Moroha, correndo loro incontro per gettarsi tra le braccia di Izayoi. 

-Sbaglio o manca una delle mie nipoti all’appello?- domandò Toga. 

La testa di Setsuna spuntò lentamente dalla cucina, allungò una mano in segno di saluto e disse:- Buongiorno- 

Inuyasha alla scena venne percorso da un brivido. 

-Accidenti. È come vedere una piccola Rin ma con il carattere di tuo figlio maggiore- disse rivolto al padre. 

Dopo il piano escogitato da Kagome per poter recuperare l’orecchino perduto di Rin, le due erano scese per ultimare i preparativi. Inuyasha  Sesshomaru si erano seduti sui divani del salotto, stando ben attenti a non spiccicare parola, mentre le ragazze finivano di apparecchiare la tavola. 

Nonostante quella battutina, Toga sentì il cuore riempirsi di gioia: era un miracolo vedere Inuyasha e Sesshomaru riuscire a stare nella stessa stanza senza tentare di uccidersi. In più, benchè mantenesse un atteggiamento distaccato con Izayoi, suo figlio maggiore diventava ogni giorno più cordiale con lei. 

Rin e Kagome riemersero dalla cucina. 

Toga si avvicinò loro, prese le mani di entrambe e disse:- Non vi sarò mai abbastanza grato per il miracolo che avete compiuto- 

E il campanello suonò per una seconda volta. Questa volta fu Setsuna ad andare ad aprire. 

-Beh, direi che siamo al completo- disse Rin. 

La figura di Inu Kimi fece il suo ingresso in un modo che solo lei era in grado di fare: regale e maestosa. 

-Eccola la mia nipotina preferita- 

Anche se come il figlio, continuava ad asserire di non essere interessata ai mezzidemoni o agli umani, Kimi aveva un vero e proprio amore per Setsuna. Rivedeva in lei una degna erede: silenziosa, elegante e algida. 

-Ciao, nonna. Sono tua nipote anche io. Ricordi?- domandò da lontano Towa, agitando la mano. 

All'inzio era davvero infastidita dall’atteggiamento della nonna, ma con il tempo aveva imparato a riderci sopra. Merito anche di sua madre e di tutte le volte che l’aveva consolata. 

-Ancora con quei capelli corti? Ah, ma vedo che c’è anche la piccola selvaggia- disse riferita a Moroha. 

Kagome avrebbe voluto ribattere, ma era vero: sua figlia era una piccola selvaggia. La copia sputata di suo padre. 

-Che gioia rivederti, Kimi- le disse Izayoi, girandosi verso di lei. 

Per quanto potesse sembrare bizzarra la situazione, le due donne erano stranamente affiatate. Izayoi e Kimi avrebbero potuto essere scambiate per due amiche di vecchia data tanto andavano d’accordo. E anche se Izayoi era una donna umana, Kimi con lei era estremamente gentile. 

In realtà lo era anche con Rin, ma forse il suo affetto nei confronti della nuora era una costola del sentimento filiale che provava per il figlio. Nonostante tra madre e figlio sembrasse non esserci alcun tipo di rapporto. 

-Ora che ci siamo tutti, direi che possiamo metterci a tavola- annunciò poi Rin battendo le mani. 

E fu così che il pranzo ebbe inizio. 

ANGOLO AUTRICE:

Ed eccomi tornata con il capitolo nuovo. Dopo una lunghissima assenza. Lo so, sono pessima!

Avevo concluso diversi capitoli delle mie fic, ma purtroppo sono andati perduti e rimettermi a riscriverli non mi entusiasmava affatto. In più la vita privata ci si è messa di mezzo. Ma ora sono tornata e spero di concludere il prima possibile questa storia breve.

Fatemi sapere se vi è piaciuta!

Alla prossima
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