Questo
non è il capitolo!
Salve e
benvenuti al primo extra di questa storia xD Come avevo già
detto a qualcuno in
qualche risposta, ho intenzione di aggiungere alcuni momenti tra Obito
e Nozomi
nel loro momento vuoto tra il primo incontro e l’incontro con
Jiraiya. Ero un
po’ indecisa se farne una raccolta esterna alla storia, ma
poi ho deciso di
inserirli qui tra un capitolo e l’altro, così che
nessuno li perda. Non sono
fondamentali per la trama principale, ma sicuramente vi aiutano a
capire meglio
molte cose della loro caratterizzazione ^^
Inoltre
oggi ho superato il mio ultimo esame della triennale *coriandoli*,
quindi
volevo festeggiare. Ora che ho “solo” la tesi credo
di poter gestire meglio le tempistiche
di questa storia, anche se comunque penso che i tempi saranno larghi
;___; ma
prometto di non stare ferma per mesi, almeno durante l’estate
voglio scrivere
il più possibile.
Ho anche
un
altro piccolo annuncio che non c’entra nulla con questo
extra, ma proprio con
la storia principale: vi
consiglio di rileggere i primi capitoli.
Perché?
Perché ho cambiato alcune
cose!
A un
anno
dalla pubblicazione del prologo mi sono resa conto che c’era
una cosa che non
mi soddisfava: il motivo per cui Nozomi finiva nel passato ed era
costretto a
restarci, proprio non mi piaceva. Quuuindi, ho deciso di fare una
virata verso
la classica: non
stavano vincendo la guerra contro Kaguya, quindi alcune cose
rispetto al canonverse sono andate diversamente e l’ultima
cosa che potevano
fare era mandare qualcuno nel passato a risolvere i casini prima che si
presentassero. Questa comporta che Nozomi è un
po’ più giovane (21/22 anni),
inoltre al momento gira con un paio di sharingan di Futuro!Obito in
tasca,
essendosi impiantato il suo kamui per poter viaggiare nel tempo lol Ed
è anche
più ansioso perché ovviamente deve salvare il
mondo dall’imminente apocalisse. Inoltre
ho aggiunto alcuni dialoghi e scene in mezzo a quelli già
esistenti degli
scorsi capitoli perché sentivo che mancava qualcosa, ora
sono molto più
soddisfatta.
Credo di
aver detto tutto, quindi vi lascio all’extra che spero sia di
vostro gradimento
<3
Extra
1
Love
attack!
Il messaggio
arrivò mentre si stavano allenando nel
taijutsu, il primo a notarlo fu proprio Naruto. Chiamò una
pausa e anche Obito
notò il ranocchio al bordo dello spazio erboso, gli occhi
gialli impassibili e
una pergamena legata al collo. Sparì non appena Naruto
gliela slacciò.
Obito
guardò brevemente il compagno mentre leggeva la
lettera, poi alzò la testa al cielo facendo scricchiolare le
vertebre del
collo. Allungò un po’ le braccia e le gambe, i
muscoli indolenziti per il lungo
scontro appena concluso. Combattere Naruto non era uno scherzo, era
quasi
distruttivo. Fin’ora era l’unico che era riuscito
nel farlo sudare.
Stiracchiandosi
controllò la baita abbandonata dove
stavano soggiornando da alcuni giorni. Dopo la disastrosa e
inconcludente
conversazione con lo Tsuchikage, erano fuggiti dal paese della Terra
per
trovare rifugio in quello del Fulmine. Si sperava che, con
l’aiuto di Killer B
e Yugito Nii, il Raikage fosse più ragionevole del suo
collega più anziano e scorbutico.
Non avevano ancora avuto nessun colloquio a faccia a faccia, quando
avevano
reso noto il loro arrivo il Raikage aveva inviato dei messi per tastare
le
acque, diffidente nonostante le rassicurazioni di Killer e Yugito.
Almeno non
erano assassini, anche se a quanto pare non sarebbe stato
facile… non che
potesse biasimarlo, in fondo erano due shinobi sconosciuti che si
volevano
intromettere nei suoi affari politici. Come era stato deciso nessuno
dei Kage
era stato messo al corrente del futuro – nonostante Naruto
fosse scioccamente
fiducioso, aveva abbastanza buon senso da capire che in quel momento i
Kage non
erano le stesse persone disposte al dialogo che aveva conosciuto lui,
anzi era
molto probabile che potessero usare certe informazioni a proprio
vantaggio che
per una collaborazione comune.
Quel posto era
abbastanza sperduto da non essere
trovato senza il loro permesso, ma anche abbastanza vicino alla Nuvola
da
permettere un intervento in qualsiasi momento.
Fu distratto
dalle sue contemplazioni dal verso
sibilato del compagno, un suono secco e pieno di problemi. Obito ebbe
subito
motivo di preoccuparsi.
“Cosa
dice?” domandò controllando il tono della
propria voce, in modo che apparisse calmo e disinteressato.
Naruto
cominciò a muoversi agitato, come un animale in
gabbia. La lettera era così stretta nelle sue mani che il
foglio si stava
accartocciando nella prese. Gli occhi erano lontano, sfocati, quasi non
l’avesse sentito. Ma rispose subito.
“È
di Roshi” disse.
Il Jinchūriki
dello Yonbi, riconobbe, e si chiese che
cosa avesse da dire di così urgente da usare uno dei rospi
di Naruto invece di
attendere una delle riunioni mentali dei Bijū, soprattutto quando
avevano
lasciato il Paese della Terra da poco più di una settimana.
“Cos’è
successo?” lo sollecitò a continuare.
“Ōnoki
in qualche modo ha scoperto che stiamo
trattando con A e ha preso il tutto come una dichiarazione di
lealtà alla
Nuvola a suo danno” spiegò senza smettere di
camminare.
Obito non era
sorpreso. Non gli piaceva che il vecchio
decrepito fosse riuscito in qualche modo a scoprire dove fossero e cosa
stavano
facendo, ma la sua reazione era ovvia. La Nuvola e la Roccia erano in
una
guerra non dichiarata da anni, anche se la Terza Guerra Shinobi era
ufficialmente riconosciuta come conclusa da tutte e cinque le grandi
nazioni, i
due Villaggi non avevano mai accordato trattati di paci e avevano
continuato la
guerriglia.
In ogni caso,
non capiva quale fosse il problema.
“Era
già chiaro che non voleva darci ascolto” gli
ricordò. “Abbiamo deciso di ritentare
più avanti e accontentarci dei risultati
già ottenuti”. Capì quale fosse il
problema non appena finì di parlare e
strabuzzò gli occhi sconvolto. “Sta per attaccare
i Kesseki?”
Lo sguardo
plumbeo e pesante di Naruto era una
risposta più che sufficiente. Si passò una mano
tra i capelli, imprecando alla
prospettiva.
“Merda”.
“Roshi
dice che l’attacco è previsto per la fine del
mese. Ha minacciato di diventare un nukenin se accadrà,
ma… il vecchio non l’ha
preso sul serio. Come nella mia linea temporale, non è
cambiato nulla! Siamo
solo riusciti a rimandarlo di un anno” concluse sconvolto.
Obito non
rispose. Lui non conosceva la strage dei
Kesseki, ma a quanto pare era una delle pagine nere della storia
Shinobi. Aveva
sentito ovviamente della formazione del Villaggio dei Kesseki: dopo la
Terza
Guerra Ninja, un clan di shinobi della Roccia, i Kisseki appunto, aveva
deciso
di abbandonare il villaggio per seguire ideali di vita pacifisti.
Avevano
creato un insediamento a nord del paese, cercando una vita tranquilla e
lontana
dagli scontri. Ōnoki tentava da anni da reclutarli per la sua
guerriglia contro
la Nuvola, ma avevano sempre rifiutato. Nel tempo di Naruto, lo
Tsuchikage
aveva deciso di etichettarli come criminali e ne aveva ordinato il
genocidio.
Tutto il clan era stato decimato, il paese raso al suolo. Non essendo
un clan
rinomato come, per esempio, quello degli Uchiha, per molto tempo la
Roccia era
riuscito a tenere il fatto nascosto, ma anche dopo che si era venuto a
sapere
la notizia difficilmente aveva superato i confini nazionali. Chi lo
aveva
scoperto aveva girato la testa dall’altra parte, per nulla
sorpreso, come per
tutte le stragi di clan che in quegli anni di riassestamento si stavano
compiendo. Se gli Uchiha avevano avuto tanto risonanza era
perché si trattava
di uno dei clan d’elite più famosi tra le nazioni,
senza contare che erano
stati sterminati in una sola notte da un loro membro
interno… non qualcosa che
si sente tutti i giorni, insomma.
Naruto ora, nel
passato, stava cercando di evitarle
tutte. Non solo quella del Clan Uchiha, ma di tutti i clan che erano
stati
cancellati dalla memoria per paura e odio. Alla Nebbia, grazie il
totale
appoggio della nuova Mizukage, c’era riuscito; nella Sabbia
non doveva temerlo
– gli shinobi erano così pochi e preziosi che non
sarebbero mai stati così
sciocchi da fare epurazioni interne; a Konoha l’unico che ci
sarebbe stato era
quello del Clan Uchiha, mentre con la Nuvola ci stavano lavorando
proprio in
quel momento.
La Roccia non
aveva collaborato. La promessa che erano
riusciti a strappare allo Tsuchikage aveva salvato i Kesseki solo per
un anno.
“Lo
contrasteremo” decise senza mezzi termini Obito.
“Se
interverremo ci inserirà nel bingo book come
nemici della Roccia” mormorò Naruto.
“E… riprenderà a fare affari con
l’Akatsuki”.
Obito
provò un’esplosione di rabbia a
quell’infimo
ricatto. Non gli importava nulla di essere etichettato come nukenin,
era la
faccenda Akatsuki il problema. La Roccia era la fonte principale di
guadagno
dell’organizzazione, visto che era disposta a pagarli a peso
d’oro per avere
formidabili shinobi contro la Nuvola. Da un anno a questa parte, dopo
l’insistenza di Naruto, avevano finalmente smesso di fare
appoggio su di loro.
Per l’Akatsuki era stato un duro colpo, Kisame aveva
confermato che ormai
faticavano a trovare nuove risorse monetarie. Con la Roccia a riempire
nuovamente le loro casse, Pain avrebbe potuto continuare con il suo
piano di
monopolio della guerra.
O quello, o la
morte di persone innocenti e pacifiche.
Bastardo
avido, pensò nella sua mente.
“Cosa
vuoi fare?” domandò quindi, anche se conosceva
la risposta.
“Devo
fermarlo” disse infatti, il tono strozzato e gli
occhi spalancati. “Gli ho promesso che lo avrei fermato.
Lui… Ōnoki-jiji se ne
pentirà moltissimo in futuro, lo considererà il
suo più grande rimpianto. Mi ha
supplicato di non farlo accadere anche qui…
Gliel’ho promesso” ripeté con
più
forza. “Non può succedere, non può
essere tutto inutile. Devo fermarlo!”
“Naruto…”
mormorò Obito preoccupato dal suo
impallidire sempre di più, ma il ragazzo non lo
ascoltò.
Riprese a
camminare frenetico, gli occhi spalancati e
l’espressione terrea.
“Roshi
è appena scappato dalla Roccia, come nel mio
tempo. Anche se è per un motivo diverso, ha lasciato la
Roccia e lo Tsuchikage
gli darà la caccia. Assumerà l’Akatsuki
per farlo! E l’Akatsuki riuscirà a
prenderlo, come nel mio tempo. Imprigionerà Son Goku nella
Statua e Roshi
morirà… ancora!” gemette.
“Non sarà servito a nulla, tutti gli
sforzi… cazzo. Il
risveglio di Kaguya sarà più vicino…
tutto quello… succederà ancora… non
sarà
servito a nulla…”
Naruto aveva
l’affanno, il suo fiato diventava sempre
più veloce e difficile mentre parlava, le parole quasi
venivano nascoste dai
suoi respiri irregolari. Era pallidissimo, tutto il colore dorato della
sua
pelle era svanito dal viso, e lo sguardo era sempre più
sfocato mentre si
sforzava di respirare. Campanelli di allarme suonarono nella testa di
Obito
mentre capiva cosa stava accadendo.
Un attacco di
panico.
Lo ebbe appena
realizzato che Naruto si portò una mano
al petto e crollò sulle ginocchia. ormai non balbettava
più, il suo unico
sforzo era respirare. Ma non lo stava facendo nel modo corretto, se
avesse
continuato a prendere così tanta aria senza buttare fuori
sarebbe andato in
iperventilazione e il suo corpo non avrebbe retto lo sforzo.
L’anidride
carbonica avrebbe continuato a diminuire, mentre l’ossigeno
sarebbe aumentato
più del necessario e i muscoli si sarebbe contratti,
dandogli ancor di più la
sensazione di soffocare e così in un circolo vizioso.
Doveva
riprendere a respirare correttamente.
“Naruto,
rallenta” ordinò inginocchiandosi al suo
fianco.
Senza rendersene
conto era scivolato nel ruolo di
comandante, cosa che faceva ogni volta che si presentava una
difficoltà che
temeva di non poter affrontare; vedere Naruto in quello stato, sempre
così
forte e determinato, lo stava spaventando e quasi inconsciamente stava
tentando
di proteggere se stesso tornando nei panni di Madara.
“Naruto,
se non respiri correttamente sverrai. Naruto” ripeté il suo nome quasi
fosse una formula
magica che lo avrebbe fatto tornare in sé.
Ma il ragazzo
biondo non lo stava ascoltando. O anche
se lo aveva fatto, non riusciva a seguire i suoi consigli. La sua
faccia era
diventata appiccicaticcia per un sudore freddo, i respiri sempre
più rauchi e
il corpo sempre più rigido, tremante. Obito tentò
di ricordare tutto quello che
aveva letto sugli attacchi di panico quando era un genin, poi
agì d’istinto.
Prese le guance
di Naruto tra le mani – erano umide,
quando aveva iniziato a piangere? – e premette i loro volti
insieme. Cercò alla
ceca le labbra e lo costrinse ad aprirle alla sua bocca. Lo
baciò, tenendolo
stretto perché non si staccasse e continuò a
baciarlo anche se rimase immobile.
Continuò a baciarlo anche quando, timidamente, le labbra si
mossero in
ricambio. Non era quello l’obiettivo, ma non poté
evitare il brivido che scivolò
lungo la sua schiena, l’improvviso calore al fondo dello
stomaco. Lo baciò,
liberandolo dalla sua stretta solo quando il corpo non fu
più contratto e
tremante.
Distanziò
i loro visi, cercò di non fare caso a quanto
fossero rosse e gonfie le labbra di Naruto. Sfuggì agli
occhi azzurri, sgranati
nella sorpresa, vergognandosi un po’ per il suo gesto
impulsivo.
“Non
respiravi correttamente, rischiavi un
sovraccarico di ossigeno. Così ti ho impedito di respirare
troppo velocemente”
spiegò meccanico, come se non avesse fatto un gesto troppo
intimo.
Naruto
scivolò a terra, crollando ancora provato tra
l’erba alta. Alcuni fili verdi solleticavano le sue guance,
lentamente stava
riacquistando un po’ di colore ora che non si affannava
più per respirare.
“Che
cosa?” domandò nonostante ciò con il
fiato corto.
“Stavi
iperventilando, il tuo ossigeno nel sangue
stava aumentando mentre l’anidride carbonica diminuendo,
sbilanciando l’altezza
di acidità nel sangue. Non riuscivi a calmare il respiro
quindi… il bacio lo ha
fermato e i livelli di anidride carbonica e ossigeno sono tornati
stabili”
spiegò meccanico, cercando di metterci più
professionalità possibile nel suo
gesto.
Naruto lo
guardava con gli occhi larghi come piattini,
sembrava davvero confuso. Ma forse era anche per i rimasugli
dell’attacco di
panico. In fondo lo stress non era stato evitato, aveva regolarizzato
il suo
respiro ma c’era il rischio si ripresentasse. Prese fiato
quindi.
“Lo
avevo imparato da ragazzino, appena laureato. Nel
caso… Rin…”(fece così male
dire il suo nome dopo tutti quegli anni)”…avesse
avuto un attacco di panico avrei saputo cosa fare”.
Gli occhi
azzurri si strinsero appena, tirati ai lati
dall’accenno di sorriso.
“Intendi
una scusa per baciarla”.
Ignorò
quel commento. “Non mi è mai servito, anche nei
momenti di maggior tensione lei era così calma. Anche quando
facevamo missione
di rifornimento e camminavamo a un passo da accampamenti nemici, lei
non aveva
mai paura. O non lo mostrava. Probabilmente ero io quello
più agitato” aggiunse
con disprezzo, il tono che aveva ogni volta che ricordava quanto fosse
stato
stupido e ingenuo da bambino. “Rin non aveva mai paura. Mai.
Faceva tutto ciò
che doveva senza tremare, non importa quanto fosse spaventoso o
difficile”.
Come
gettarsi sul raikiri del suo migliore amico.
Strinse i pugni
al pensiero, ma lo allontanò subito.
Non doveva avvelenarsi con il passato.
“Anche
Kakashi riusciva a mantenere la calma, ma credo
che lui imbottigliasse i suoi sentimenti. Sai, la regola dello shinobi
perfetto” continuò alzando gli occhi al cielo.
“Minato-sensei non c’è neanche
da parlarne, lui era
lo shinobi
perfetto”.
Si interruppe,
accorgendosi che Naruto aveva effettivamente
calmato del tutto il suo respiro e lo stava guardando attento. Obito
provò
l’istinto di scappare a quello sguardo.
“È
la prima volta che mi parli di loro” disse il
viaggiatore del tempo. “Anche in futuro… non
l’hai mai fatto. Non
così”.
Corrucciò
la fronte, chiedendosi perché sapere questo
lo faceva sentire come se avesse vinto un punto rispetto al se futuro.
Davvero,
non capiva perché a volte sentisse una sorta di competizione
con l’Obito di cui
gli parlava Naruto, quello che era arrivato a strapparsi gli occhi per
dare una
seconda possibilità al mondo.
“Be’,
stavo cercando di distrarti” disse con una
scrollata di spalle. “Così da superare
l’attacco di panico”.
Naruto si
portò una mano al petto, come accorgendosi
solo in quel momento che il cuore non batteva più doloroso e
impazzito.
Sorrise.
“Ne
sai una più del Saggio”.
“Modestamente…”
Si ritrovarono a
condividere una piccola risata,
guardandosi di sottecchi. Per Obito quella non era la prima risata dopo
anni,
in un modo o nell’altro Naruto lo aveva già fatto
ridere in passato con la sua
spontaneità, ma non era… abituato. Anche quando
faceva un solo stiramento delle
labbra restava un po’ sorpreso dalla genuinità del
sentimento che provava. Era
una piccola felicità…
Naruto
tornò a parlare, la voce più tranquilla.
“Quindi
questo è il mio quarto bacio
non-bacio…”
lamentò esasperato.
Inarcò
un sopracciglio. “Quarto?”
Nei suoi ricordi
ne aveva visti solo due, il bacio
accidentale con Sasuke quando erano bambini, la respirazione a bocca a
bocca di
Sakura durante la Guerra… e basta. Poi c’era il
suo avvenuto appena pochi
minuti prima.
Gli occhi
azzurri lo guardarono comicamente depressi.
“Orochimaru”
rabbrividì di disgusto. “Stavo tipo…
affogando, Orochimaru è stato quello che mi ha tirato fuori
e mi ha fatto la
respirazione bocca a bocca. No, non lo ricordo e non voglio
ricordare” aggiunse
sempre più depresso e inorridito.
Obito
scoppiò a ridere, incredulo.
“Orochimaru!”
“Mi ha
salvato la vita, eh” precisò Naruto, offeso.
“Ma… Dei, che schifo” socchiuse gli
occhi. “Non ci voglio pensare”.
Ci
credeva, il
Sannin dei Serpenti era una delle persone più viscide e
inquietanti che avesse
conosciuto. Gli faceva un po’ strano pensare che in futuro
sarebbe passato
dalla stessa parte di Naruto, salvandogli perfino la vita…
ma immaginava fosse
abbastanza facile scegliere la propria fazione quando il nemico era una
dea che
voleva distruggere tutto il mondo, compresa la conoscenza del genere
umano.
Sì,
in futuro scegliere di unirsi e fare fronte comune
contro una minaccia unica era stato facile; ora le nazioni non avevano
nessun
motivo pratico e immediato per farlo, al contrario continuavano a
premere sulle
loro differenze e vecchi rancori. Sospirò, chiedendosi se
non fosse quella
l’unica strada per la pace. Creare una minaccia che
costringesse il mondo a
unirsi.
Ma a quale
prezzo? Non uno che Naruto avrebbe pagato,
su questo poteva starne certo.
“Quei
baci non contano” continuò Naruto, ignaro dei
suoi pensieri. “Non è che fossero voluti da
qualcuno… non si possono
assolutamente contare come baci”.
“Quindi
sei a zero baci veri” lo stuzzicò.
Lo
guardò offeso. “Perché, tu
invece?”
In
realtà quello era stato il suo primo bacio in
generale, che contasse o meno. Prima era troppo innamorato di Rin per
pensare a
qualcun altro, dopo… meglio lasciar stare.
Scrollò quindi le spalle, senza
rispondere.
Naruto
spostò di nuovo gli occhi al cielo, erano più
azzurri e limpidi di quanto esso non fosse. Il sole illuminava il suo
viso e i
ciuffi d’erba accarezzavano le guance, le sue labbra erano
ancora un po’
gonfie. Ricordò quanto fossero morbide mentre lo baciava,
così calde e dolci, e
sentì il suo stomaco agitarsi come… pieno di
farfalle.
Da quanto non
provava una sensazione del genere? Era
quasi scombussolato all’idea di poter provare di nuovo
qualcosa di simile.
Naruto
continuava a parlare, ma ormai non lo ascoltava
più. Più i secondi passavano, più si
rendeva conto che non importava quanto
fosse difficile il nuovo sentiero che aveva intrapreso, lo avrebbe
seguito fino
alla fine se questo significa poter stare al suo fianco.
Gli occhi
splendidi ora lo guardavano direttamente, un
po’ aggrottati – forse aveva fatto una domanda e
lui non se n’era accorto.
Obito si
sentì cadere.
Prima che
potesse deciderlo davvero, la sua bocca
stava di nuovo coprendo quella di Naruto. Fu veloce, uno schiocco di
labbra, e
il ragazzo più giovane lo guardò sorpreso.
“Ma…
non sono più in panico” mormorò
confuso, a un
soffio dalla bocca dell’altro.
“Lo
so” disse.
E
tornò a baciarlo, con le labbra socchiuse che
accarezzavano timidamente quelle dell’altro. Ora che non
aveva più un urgenza,
si sentiva impacciato nei movimenti. Era strano. Era bello.
E Naruto stava
ricambiando.
“Quindi
è così che passate il tempo?”
Il cuore di
Obito schizzò in gola e si staccò da
Naruto, che sembrava ancora molto scombussolato. Due ombre si erano
allungate
su di loro, coprendo il sole: Yugito Nii e Killer Bee. La prima li
stava
guardando con un sorriso malizioso, le braccia incrociate e le
sopracciglia
inarcate, mentre il secondo stava improvvisando una terribile
canzonetta
d’amore.
Si
allontanò veloce, guardandoli torvo.
“Cosa
ci fate qui?” chiese, le orecchie arrossate e la
posa difensiva. Non gli piaceva che avessero visto.
Yugito
sventolò davanti a loro una pergamene.
“Siamo
stati contatti da Roshi, lo Tsuchikage…”
“Lo
so” disse velocemente Naruto, tornando serio e
concentrato. “Ha scritto anche a noi”.
“Non
lascerete che uccida i Kesseki, vero?”
“Ovviamente,
no!” disse Naruto alzandosi. Alcuni
ciuffi d’erba rimasero attaccati ai suoi capelli.
“Non possiamo permettere una
cosa del genere”.
“Bene.
Perché ne abbiamo parlato con A e… Bee,
smettila per l’amore del Saggio!” sbottò
per interrompere i versi che stava
facendo.
Non
funzionò molto, il rapper si intromise solo per
spiegare in rima che il Raikage aveva permesso di ospitare i Kesseki
nel Paese
del Fulmine.
“Davvero?”
domandò incredulo Naruto.
“Big
Brother is Great! Yeah!”
“Sì,”
tagliò Yugito. “Ma questo inasprirà i
rapporti
con la Roccia…”
“Una
cosa alla volta” considerò. “Al momento
dobbiamo
pensare ai Kesseki e a Roshi. Se diventerà un nukenin
sarà solo contro
l’Akatsuki”.
Yugito socchiuse
gli occhi, come se stesse ascoltando
qualcuno nella sua testa. Poi sorrise soddisfatta.
“Matatabi
dissente. C’è Son Goku con lui, questa volta
collaborano. L’Akatsuki passerà un brutto tempo se
lo affronterà”.
Questo
scatenò un’altra serie di rime da parte di
Killer Bee sull’amicizia tra Roshi e Son Goku. Naruto
sorrise, ricordandosi che
era vero: non era come al suo tempo, Bijū e Jinchūriki andavano
già d’accordo…
insieme sarebbero stati invincibili.
“Le
cose non andranno come l’ultima volta” promise
Yugito. “Per nessuno di noi. Ora siamo insieme”.
Obito
osservò come il sorriso di Naruto si stava
allargando, accecante quanto il sole. Provò ancora quella
morsa allo stomaco.
Strinse i pugni e si alzò, non era il momento.
“Allora
al lavoro” disse. “Abbiamo una difesa da
pianificare”.
|