Demone

di Elisempreeli
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*Più uno appare perfetto da fuori, più demoni ha dentro*
 
Lo sento.
 
Arriva.
 
Dal nulla, compare.
 
Il che è difficile da spiegare perché non è che lo puoi vedere, non lo puoi schivare, non puoi semplicemente scansarti per evitare che ti travolga.
 
Arriva, ed è dappertutto.
 
Mi osserva.
 
Sono sotto la sua lente d'ingrandimento, a poco a poco mi sta bruciando come una povera formica, mi sta logorando, sto svanendo.
Le fiamme mi rincorrono, mi circondano, non posso scappare.
 
Nella sua lente d'ingrandimento, divento più piccolo, si rimpicciolisce il mio coraggio il mio amore il mio odio la mia forza la mia anima.
 
Sono la lucciola dentro il suo vaso di vetro, sbatto senza sosta contro le pareti incapace di capire che, anche se vedo ciò che sta fuori, non posso raggiungerlo.
La mia luce non è abbastanza per farmi vedere il mio riflesso, e quindi farmi capire che sono dentro qualcosa e al medesimo tempo ho dentro qualcosa che mi fa provare tutta questa assurdità.
La luce va e viene, come il demone. Forse i due sono in qualche maniera connessi, collegati, complementari.
 
Vedo il mondo là fuori ma la barriera che lui mi ha creato tutt'attorno mi impedisce di raggiungerlo, e non lo vedo ma è dappertutto, e la cosa più brutta è che solo io so che è così.
È così, e non sono capace di spiegarlo, di descriverlo, perché come puoi descrivere qualcosa che hai sempre alle spalle, qualcosa che hai sempre sopra la testa, che appena ti volti o alzi lo sguardo è già scomparsa, e sì che ti dai del pazzo, del fuori di testa.
Ma poi ricomincia.
 
Finché smetti di cercarlo, sai che in un modo o nell'altro, presto o tardi ti raggiungerà.
Per quanto si possa alzare la musica, lui arriva ad un livello più alto, per quanto si possa passare il tempo con le persone care, lui attaccherà quando sei da solo.
 
Arriva, ma in realtà c'è sempre, nei momenti in cui mi dà tregua non è per magnanimità, no di certo, è solo perché sta aspettando il momento propizio per cogliermi quando meno me lo aspetto.
 
È così che fa più male.
E questo è il suo lavoro, un compito che porta a termine sempre nel migliore dei modi, nel migliore dei peggiori.
 
Striscia, si infila, diventa aria, lo respiro, lo mangio, mi mangia, mi colpisce, mi lascia a terra in fin di vita, me ne lascia giusto quel poco per farmi capire che è lui che ha il potere, è lui che alla fine decide se stiamo ancora giocando o se la partita può dirsi terminata.
 
Vedo tutto attorno a me. Mi illudo di poterci vivere, un giorno.
 
Non lo vedo ma è dentro me. Mi illudo che potrà andarsene, un giorno.




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