"Non
mi piace, non mi piace per niente! Non è giusto, non
è umano, non è
corretto!".
Intento
a sbottonarsi la camicia per andare a letto, Ross si voltò
verso sua
moglie che, imbronciata, lo guardava a braccia conserte, con Demian
rannicchiato
sul suo petto
e Daisy e Bella a fianco, che dormivano profondamente. "Inizi a
somigliare a Jud, ti avverto" - la rimbeccò, divertito
nonostante tutto.
Demelza
si imbronciò ulteriormente. "Non è il momento di
scherzare!".
Ross
sospirò, finendo di togliersi i suoi vestiti per indossare
dei caldi
e comodi abiti da camera e infilarsi sotto la coperta. Aveva smesso
di nevicare in serata ma il cielo rimaneva nero e plumbeo e un vento
gelido sferzava la brughiera e faceva tremare i vetri della casa.
Sembrava di essere ad Oslo, in quello strano ed esageratamente freddo
inverno. "Quella che ha fatto Dwight è solo una proposta, ma
la
ritengo sensata e una buona soluzione per loro" - disse,
osservando i gemellini. No, in cuor suo non era felice per quel
genere di scelta e di sicuro si trovava d'accordo col pensiero di
Demelza, ma non c'erano molte altre alternative e quindi se ne
sarebbe stato zitto. Demelza non sapeva molte cose e non conosceva la
storia che si nascondeva dietro ai gemelli e i rischi che stavano
correndo ad averli con loro e perciò non l'avrebbe
assecondata. Lei
ragionava col cuore, lui si era imposto di usare il raziocinio.
"E'
mostruoso, Ross" - proseguì la donna.
Ross
le si avvicinò, sedendosi accanto a lei. Le
accarezzò il viso e la
baciò sulla fronte, poi con la mano sfiorò il
pancino di Demian che
quella sera sembrava deciso a non dormire e a rimanere fra le braccia
di sua moglie. "Guarda il lato positivo, Dwight ha detto che
sono sanissimi. Minuti ma forti".
"E
io voglio che continui ad essere così, Ross".
"Anche
io".
Demelza
lo fulminò con lo sguardo. "Come? Dividendoli e portandoli
ognuno in un ospizio per trovatelli? Si adorano, si cercano sempre e
morirebbero se non sentissero più accanto la presenza l'uno
dell'altro".
Ross
abbassò il capo. Era un'idea pragmatica e fondamentalmente
la migliore per tutelare i gemellini ma sì, non piaceva
nemmeno a lui.
Eppure non avevano scelta. "Staranno bene e come parlamentare
del seggio di Truro mi assicurerò che gli orfanotrofi che li
ospiteranno ricevano donazioni e sussidi per i bambini. Li
seguirò,
da lontano, assicurandomi che stiano bene e abbiano tutto
ciò di cui
hanno bisogno".
Demelza
strinse a se Demian. "Tutto ciò di cui hanno bisogno? Ross,
lo
hanno già perso e gli resta così poco...".
Si
spazientì, come spesso accadeva quando lei aveva ragione e
lui non
sapeva controbattere. Bella nel sonno mugugnò qualcosa e
Daisy,
disturbata dalla sua presenza, cercò di spingerla via senza
successo... E guardando le bimbe, Ross riacquistò la calma
necessaria. "Avranno cibo, un tetto sulla testa e qualcuno che
si prenderà cura di loro".
Demelza
si morse il labbro, cercando le parole migliori per farlo ragionare.
"Ross, io non avevo nulla da piccola e vivevo in una baracca con
un padre orribile e con una madre che se n'è andata troppo
presto
lasciando me e i miei fratelli da soli, in mezzo a miseria e
violenza. Ma sapevo chi ero, conoscevo le mie origini e sapevo di
appartenere a quel posto dove ero nata. Loro non hanno più
nulla...
Al diavolo, non mi importa del perché e comprendo bene il
motivo per
cui non vuoi parlarmi delle loro origini, ma pensaci Ross. Non hanno
più i loro genitori, la loro famiglia, hanno perso ogni
contatto con
la loro terra d'origine. Hanno solo l'uno la vicinanza dell'altra e
se ora tu togli a Daisy suo fratello e a Demian sua sorella, allora
avranno perso tutto. Senza colpe, senza peccato. Era questo che
voleva per loro la madre? Era questo a cui ambiva quando ti ha
chiesto aiuto? Non conosco quella donna e non ti chiederò
nulla di
lei ma da madre, io dubito fortemente che volesse QUESTO per i suoi
figli".
Ross
distolse lo sguardo, fissando la finestra e le candele sul davanzale.
In realtà aveva ben poco da contestare a Demelza, ma restava
un
punto fondamentale... "Ho
mantenuto la parola data a quella donna, portando via da Oslo i suoi
figli, al sicuro. E ora voglio ancora proteggerli,
loro e soprattutto la mia famiglia! E questo è tutto,
Demelza. I
gemelli non devono essere una tua preoccupazione e io stesso ti avevo
avvertita di stare attenta a non affezionarti a loro, ricordi?".
Con
gli occhi di fuoco, Demelza sostenne il suo sguardo. "Sì, lo
ricordo. Ma mi hai coinvolta quando hai scelto di portarli
quì e ora
dirò la mia. Hai coinvolto me e i bambini e ora non puoi
chiederci
di far finta di nulla".
Ross
strinse i pugni nervosamente. "Beh, Jeremy non sembra entusiasta
della loro presenza, Clowance pensa siano due bambolotti e Bella
è
troppo piccola per dire la sua ma sembra piuttosto infastidita da
questi due rivali che distolgono da lei la tua attenzione".
Demelza
gli prese il braccio, scuotendolo. "Ross, ti prego! Non farlo,
non dividerli. Lasciali almeno insieme".
"Ti
ho spiegato perché sarebbe meglio dividerli".
Usando
la sua logica spiccia, Demelza tentò di smontare le sue
certezze.
"Beh, sì me lo hai spiegato ma...".
"Ma
cosa?".
"Cercano
un bambino,
non due
e forse
non li riconosceranno e non baderanno a loro, nel caso dovessero
trovarli proprio perché sono gemelli. E come mi hai detto, i
loro
nemici non si aspettano nulla del genere".
Ross
restò colpito da quella riflessione acuta di sua moglie che
in un
certo senso, seguendo il ragionamento fatto da Dwight, aveva
ribaltato la situazione a suo vantaggio usando la stessa logica.
"M... Ma...?".
"Cercano
un bambino" - insistette lei - "Non due! Se ne troveranno
due, allora penseranno che non sono il bambino che cercano".
Ross
rimase in silenzio, ora davvero in difficoltà. "Sei
impossibile" - borbottò, prendendo in braccio Daisy che dava
calcetti a Bella sotto le coperte.
Demelza
sorrise soddisfatta. "Quindi mi dai ragione?".
La
guardò storto. "Solo in parte! Ma resta il fatto che un
neonato
sarebbe accolto meglio di due, in un orfanotrofio".
"Ma
Ross...".
Volse
il viso, non voleva guardarla in faccia e non voleva guardare i
gemelli. Stava per fare un grande torto a quei due piccolini e se ne
vergognava, ma sperava che un giorno avrebbero capito il
perché di
quella scelta. "Dormi, Demelza...".
"Ross...".
"Dormi"
- la implorò, incapace di proseguire quel discorso. "Ne
riparleremo domani" - sussurrò, avvicinando il volto al suo
per
baciarla sulle labbra. Poi prese Daisy e Demian e anche se parvero
protestare, li mise nella culla, lontano da quel lettone a cui non
dovevano abituarsi. Lasciò lì solo Bella, fra lui
e Demelza.
"Ross".
La
voce spezzata di Demelza lo ferì, ma rimase fermo nelle sue
decisioni. "Dormi amore mio, è giusto così".
"Lasciali
quì con noi, non vogliono stare nella culla" - lo
implorò.
Strinse
i pugni, nervosamente, sentendosi mostruoso. "Sono stati
abituati a stare nella culla prima del loro arrivo quì e per
il loro
bene, deve continuare ad essere così. Non sono i nostri
figli e nel
luogo dove andranno non ci saranno lettoni e madri che li tengono con
loro la notte. E' giusto così, Demelza".
I
bimbi piagnucolarono per attirare l'attenzione ma Ross si impose di
non dar loro corda. Andò a letto ignorando lo sguardo di
Demelza,
spense subito la candela per non guardarla in viso e quando la
sentì
singhiozzare stringendo Bella a se, la abbracciò. "Mi
dispiace,
non avrei dovuto portarli quì" - sussurrò fra i
suoi capelli.
Odiava averla coinvolta in qualcosa che, conoscendola, l'avrebbe
assorbita cuore e mente. Sperava che avrebbe dimenticato, sperava di
dimenticare anche lui ma aveva l'impressione che i visini di quei due
biondissimi bambini avrebbero turbato il suo animo a lungo.
Demelza
non rispose e probabilmente capiva cosa lui stesse provando e quanto
fosse difficile ciò che stava per fare. Si abbracciarono,
cercando
l'uno nell'altro la forza per scelte difficili da fare e poi, quando
anche i gemelli smisero di piangere, crollarono esausti fra le
braccia di Morfeo.
...
Tre
giorni dopo, appena passata l'alba, Ross si alzò in fretta.
La sera
prima avevano ricevuto la visita di Dwight che gli comunicava di aver
trovato un buon istituto, a St. Ives, dove portare uno dei bambini,
che erano attesi per
l'indomani e il medico aveva assicurato che era un buon posto per
crescere, piccolo, decoroso e gestito da due religiose dolci e
attente.
Demelza
non aveva detto nulla e per la prima volta in vita sua si chiuse in
camera senza fermarsi a chiacchierare con Dwight, arrabbiata per
quella soluzione e tristissima per il destino di quei due poveri
bambini. Poteva essere un bel posto accogliente e le religiose
potevano essere le suore più dolci del mondo ma un
orfanotrofio
sarebbe rimasto comunque un orfanotrofio e nessun piccolo meritava di
finirci per colpa degli errori dei grandi. Le parve di odiare Dwight
e Ross per un attimo, anche se poi si accorse che entrambi gli uomini
cercavano di far del loro meglio per i piccoli
e anche per lei e i suoi figli.
Ma Demelza,
da madre, sapeva in cuor suo che quello non era il meglio...
Sola
nella stanza, mentre i suoi figli giocavano con Prudie nella stalla,
prese i gemelli dalla culla e li strinse a se coccolandoli, cercando
di dar loro quel calore che non avrebbero più trovato
altrove. Li
avvolse nella stessa coperta perché stessero insieme almeno
quell'ultima notte e la sera non scese per cena, adducendo un mal di
testa, in modo da stare con loro.
Ross
comprese, ma decise di lasciarla fare... Era nella medesima
condizione di spirito e si sentiva in colpa non solo per i gemelli ma
anche per la sofferenza di sua moglie...
Quando
andò a letto non si rivolsero la parola e dopo un breve
bacio della
buona notte, scivolarono in un sonno agitato.
Al
mattino, prese Daisy... Era la più vispa e apparentemente
indipendente e forse la meno bisognosa di attenzioni
prolungate a Nampara, con Demelza.
Sua
moglie si svegliò e con gli occhi lucidi, mentre avvolgeva
la
piccola in pesanti coperte, gli si avvicinò. "Ross...".
La
baciò sulla fronte. "Torna a letto".
"Ti
prego...".
"Demelza,
Dwight ci aspetta".
Fra
le sue braccia, come comprendendo la natura perversa di quel momento,
Daisy si mise a piangere forte, rischiando di svegliare tutti. Ross
deglutì, sarebbe stato un disastro in quel caso. Clowance
avrebbe
pianto nel veder andare via la bambina, Jeremy avrebbe reagito
chiudendosi in uno strano mutismo che spesso esibiva dal suo ritorno
e Demelza... Demelza aveva il cuore a pezzi e sperava di poterlo
curare quanto prima, dimenticando quella brutta storia. "Devo
andare o si sveglieranno tutti".
"Fa
freddo" - lo implorò Demelza. "Sta nevicando, di nuovo.
Come puoi farle vivere tutto questo, è così
piccola e dovrebbe
stare quì al caldo con suo fratello".
La
accarezzò sul viso. "Non smetterà di nevicare
fino a
primavera, probabilmente. E sai che è una cosa che va fatta
adesso".
Sconfitta,
Demelza si avvicinò alla piccola che strillava come non
aveva mai
fatto prima, come sentendo il distacco dal fratellino con cui aveva
dormito nella culla fino a pochi istanti prima. "Fa la brava,
Daisy. E ricorda che ti vogliamo bene". La baciò sulla
testolina, le accarezzò il visino e le rimboccò
le coperte prima di
rivolgersi ancora a suo marito. "Se hai davvero deciso così,
accertati che sia davvero un bel posto, quanto meno".
"Certo".
E con passò deciso Ross scese di sotto, raggiungendo le
stalle sotto
un vento sterzante che riusciva persino a mitigare il suono del
pianto di Daisy.
Montò
a cavallo, mettendo la piccola al sicuro sotto al suo mantello. Era
così che li aveva nascosti ad Oslo ed era così
che l'aveva portata
con suo fratello a Nampara. E lei non aveva quasi mai pianto...
Quella mattina invece pareva disperata e Ross temette che stesse
male. "Hei piccola, non ti trovi più bene con me? So che
questa
cosa che stiamo facendo non ti piace molto, ma vedrai che starai bene
e ti piacerà" - disse, come a voler convincere lei anche se
sapeva che quelle parole erano un misero tentativo di convincere
anche se stesso. "Troverai tanti bambini con cui giocare e lo
stesso succederà a tuo fratello, te lo giuro".
Disperata
e sicuramente non rasserenata da quelle parole,
mentre galoppavano al passo, Daisy gli strinse un dito con le manine.
Singhiozzò forte, inconsolabile, poi lo guardò
con quei suoi occhi
azzurri come il mare... Come il ghiaccio. Sembrava inconsolabile
e triste
e soprattutto, indispettita anche da quella neve che fino ad allora
sembrava gradire. Era come se giungendo a Nampara, Sigrid fosse
scomparsa e al suo posto ci fosse Daisy. Che delle sue origini sapeva
poco ma che aveva fatto sue la vita e le abitudini conosciute in
Cornovaglia.
Ross
la fissò e lei, esausta dal pianto, singhiozzò e
poi si strofinò
gli occhi, prima di rannicchiarsi contro al suo petto in cerca di
aiuto, protezione, concordandogli la stessa fiducia che gli aveva
regalato ad Oslo, quando l'aveva portata via dalla casa di Inge.
Ross
alzò gli occhi al cielo, ricordando la preghiera di Jasmine
di
salvare i suoi bambini,
ricordò la dolcezza di Inge nel prendersi cura di loro, il
primo
incontro coi bambini, la fuga da Oslo e l'addio alla loro madre in
barca, coi piccoli, con quel fiore che si era inabissato negli
abissi.
E
così trovò il coraggio di guardarsi davvero
dentro:
dividendoli e portandoli in un orfanotrofio, li stava davvero
salvando? Demelza non lo credeva e in fondo, non ci credeva nemmeno
lui.
Strinse
a se la piccola, mentre la neve si faceva più forte. Il buio
ancora
incombeva sulla brughiera, il vento era gelido e tutto era bianco. E
il posto di Daisy era a casa, nella sua culla con suo fratello
davanti al fuoco. Non lì, non a St. Ives... La
baciò sulla
testolina, stringendola a se perché si scaldasse.
"Hai ragione, scusa per questa cosa. Mi perdoni?".
La
piccola gli strinse il mantello
come in senso affermativo,
smettendo di piangere. E Ross capì
che non poteva deluderl, fece
marcia indietro
e
spronò
il cavallo a tornare a casa.
Quando
rientrò,
Prudie e i figli ovviamente stavano
ancora dormendo.
Al piano di sopra invece Demelza non era riuscita più a
prendere
sonno e con gli occhi rossi, se ne stava nel letto a coccolare Demian
che piagnucolava con meno enfasi della sorella ma comunque
in modo
inconsolabile.
Era
incredibile come quei due bambini, ancora tanto piccoli, fossero
consapevoli del legame dell'uno con l'altra e come percepissero tutto
quello che si muoveva attorno a loro.
Quando
rientrò in camera con Daisy in braccio, Demelza
spalancò gli occhi.
"Ross!".
Le
si avvicinò a grandi falcate, stringendola a se sul letto.
"Non
potevo farlo, hai ragione" - disse, facendo scivolare Daisy fra
le braccia di sua moglie.
Lei
d'istinto strinse la piccola e poi sorrise, baciandolo sulle labbra.
"Sapevo che non saresti riuscito a farlo davvero... Teniamoli
noi Ross, è questa la strada giusta".
Ross,
shoccato da quella proposta inaspettata e tanto tipica di sua moglie,
si irrigidì perché di fatto non aveva ancora
scelto nulla.
D'istinto era tornato a casa ma senza sapere effettivamente cosa
fare, ma ora come doveva comportarsi
davanti a quella proposta tanto folle?
Perché tale era, anche se Demelza non poteva conoscerne i
motivi e i
pericoli. "Non possiamo".
"Chi
ce lo impedisce?".
"Il
buon senso, amore mio".
Lei
scosse la testa. "Tanti anni fa hai accolto in questa casa una
bambina maltrattata dal padre, che portava sulla schiena i segni di
terribili cinghiate. Hai cambiato la vita di quella bambina e ora
solo grazie a te è una donna felice. Fallo di nuovo, fa con
questi
bambini la magia che hai compiuto sulla mia esistenza".
"Tu
non sai..." - tentò di argomentare lui. Come avrebbero
potuto?
Come lo avrebbero giustificato? Come, comeeee???
"Non
voglio sapere, voglio solo che restino quì" - lo
bloccò lei.
"E'
una follia. Sono due bambini in più, abbiamo anche i nostri
e come
ti ho spiegato, tenerli potrebbe esporre noi tutti a dei rischi".
Ma
Demelza, dopo aver rimesso Daisy accanto al fratellino e averlo fatto
finalmente calmare, tornò all'attacco. "Quali rischi? Judas
Ross, viviamo isolati in campagna, nessuno sa che i bambini sono
quì
e difficilmente saranno rintracciabili a Nampara. Sono quì,
ti sono
stati affidati, giusto? E allora mantieni fede alla parola data".
Ross
non rispose, era troppo folle e troppo complicato decidere su due
piedi, a caldo, una cosa del genere che avrebbe coinvolto non solo
loro ma soprattutto i loro figli. Si limitò ad abbracciarla
e a
scivolare con lei e i gemelli sotto alle coperte. La luce del mattino
forse avrebbe portato consiglio.
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