of a lingering
flame
Ora
conosce poco più del
fragore della guerra, dell'odore
metallico del sangue. Ora è un
mostro, una bestia selvaggia, il riflesso pallido di tutto ciò che ha subito. Per domarlo non basta
un esercito; per domarlo non serve che una carezza.
*
Lo
hanno portato d'urgenza dentro il salone
principale, ora adibito ad infermeria d'emergenza
– un comandante che nella confusione
febbricitante del dolore non ha preteso niente più di un
angolo di quiete in mezzo ai suoi soldati feriti. È stato Sylvain a trasportarlo fin lì, ad aiutarlo a sdraiarsi a terra, a disfarsi della sua
armatura e poi della propria, rivelando la ferita sul fianco di Dimitri e i
numerosi graffi sulle proprie braccia; sempre Sylvain ha allontanato Mercedes
con un gesto gentile non appena si è
avvicinata a loro, sopprimendo per pochi istanti l'espressione furente.
« No. », le ha
imposto, nel tono più
gentile che conosce. « Va a occuparti
degli altri, poi riposati, sei stravolta. Penso io a Mitya. »
E
lei non ha insistito, forse colpita dalla convinzione nella sua voce, forse
troppo stanca per protestare: è
tornata a prendersi cura dei più
sfortunati, accompagnando agli incantesimi curativi parole di conforto per ogni
ferito.
Sylvain
non conosce le parole che Mercedes trova tanto semplice pronunciare, ma conosce
gli incantesimi. La magia gli scorre nelle vene come un fuoco, si manifesta
sottoforma di sigilli luminosi che dai suoi palmi emanano energia curativa
sulla ferita di Dimitri. Per qualcuno come Sylvain, che ha studiato quell'arte solo come ultima risorsa, è un processo lungo e doloroso – ma si rifiuta di far perdere tempo
agli altri guaritori, che nel tempo necessario a dedicarsi al re potrebbero aiutare
dieci, quindici soldati. A giudicare dallo sguardo che gli rivolge, Dimitri la
pensa alla stessa maniera.
« Mitya... », lo sente ripetere, in un filo di
voce. L'ombra di un sorriso attenua
la sua smorfia di dolore, per un istante. « Non mi
chiamavi così da anni... »
« Non sprecate fiato, vostra altezza. », sussurra Sylvain, concentrato. « Conservate le energie per guarire.»
Non
accade spesso che Dimitri gli dia retta, ma in quel caso fa esattamente ciò che gli ha chiesto: chiude gli occhi
e respira piano, un gemito che abbandona le sue labbra ogni volta che la magia colpisce
un punto particolarmente doloroso, un nervo scoperto. È stata un'ascia a
colpirlo, trapassando di poco la protezione metallica dell'armatura che ora giace abbandonata e
squarciata ai loro piedi. Sylvain le getta un'occhiata
distratta e anche se vorrebbe evitare quella fantasia non può non pensare alle conseguenze che un
colpo simile avrebbe avuto sul corpo di Dimitri, fosse stato privo di
protezioni. Nessuna magia sarebbe bastata, in quel caso – non la sua, non quella di Mercedes. Chiude gli occhi e
dona tutto se stesso all'incantesimo,
ringraziando la Dea per avergli concesso la possibilità di averlo con sé ancora
per un po'.
Gli
sembra di passare ore intere fermo in quella posizione, a sudare e mormorare
litanie a mezza voce. Quando finalmente abbassa le mani, della ferita sono
rimaste una cicatrice pallida e delle chiazze di sangue, che sporcano il ventre
di Dimitri quanto le sue mani bruciate, indolenzite. Attorno a loro è sceso un silenzio che ha un che di
statico, come se l'intera stanza stesse riprendendo
fiato dopo aver urlato il proprio dolore per troppo tempo. Si sistema meglio
contro la parete, poggia la testa contro il marmo freddo ed inala l'odore metallico del sangue assieme ai
feriti.
Dimitri
riapre gli occhi in quell'istante.
Un'unica iride azzurra lo fissa per
quelli che sembrano interi minuti senza che l'uno o l'altro pronunci una parola o esprima
anche solo un accenno di emozione sul viso. Dimitri si limita a guardarlo e
Sylvain a riprendere fiato, le labbra dischiuse, gli occhi stanchi
costantemente rivolti al suo re – lo
cerca, in battaglia e nei tempi di pace, come ha fatto per tutti quegli anni in
cui ha temuto di averlo perso per sempre.
È Dimitri a spezzare il silenzio, alla
fine, con quella sua voce flebile che suona come l'eco di una timidezza e di una pacatezza che non gli
appartengono più: « Sembri stanco... », sussurra.
È un ammonimento, più che una constatazione. Sylvain
scuote la testa.
« Sono stanco. », lo provoca, anziché accettare il rimprovero e scusarsi. È quello il loro vecchio gioco,
dopotutto. « Avete una vaga idea di
quanta energia ci voglia a curare un bestione del vostro calibro? Pesate quanto
un orso di montagna. Per questo ho preferito pensarci io, anziché lasciare che gravasse su una
signorina delicata. »
Altri
al posto di Dimitri sbufferebbero, spazientiti; Felix forse si alzerebbe per
allontanarsi, o perlomeno gli darebbe le spalle e fingerebbe di non averlo
sentito. Dimitri invece rimane dov'è,
chiude gli occhi, e per un momento – nella
pace dei suoi lineamenti, nella modestia del suo sorriso – Sylvain rivede in tutto e per tutto
il ragazzo con cui è cresciuto, trattiene il
fiato. Accanto a lui non c'è la
bestia assetata di sangue, non il terrore del campo di battaglia, ma il
principe che inciampava nella neve da bambino e il ragazzo che una volta ha
baciato alla luce della luna, in un corridoio del monastero, deridendo la sua
espressione e dando la colpa a una scommessa persa.
« Quante volte? »
Solleva
il capo, che aveva ritratto tra le gambe sollevate al petto. Dimitri ripete la
propria domanda senza che Sylvain dica nulla.
« Per quante volte ancora dovrai
salvarmi la vita, Sylvain? »
Le
sue labbra gli erano sembrate così
morbide, quella notte; ora si sporge, le sfiora, gli è concesso di percepire la cattiveria e l'ansia con cui le morde, di toccare le
cicatrici pallide attorno alla bocca e pregare di non trovarne mai più di nuove. Dimitri respira lentamente
attraverso le labbra dischiuse e quel respiro è vita, è caldo, è il conforto di una serata passata attorno al camino nel
castello reale, è l'esatto opposto della confusione con cui gli aveva
domandato il perché di quel bacio – quando ancora neppure lui conosceva
la risposta, quando si era ridotto a mentire. Mitya, Mitya, Mitya.
« Tutte le volte che sarà necessario. », risponde, chinandosi piano a dirgli la verità.
Questa storia è stata
scritta su commissione. I più
sentiti ringraziamenti al committente, Rie!
Ho le commissioni aperte, se siete interessati: https://twitter.com/aggretsujo/status/1403073899605151748
Vi ringrazio per l'attenzione,
alla prossima!
-Joice