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Autore: JoiningJoice    23/06/2021    0 recensioni
« Mitya... », lo sente ripetere, in un filo di voce. L’ombra di un sorriso attenua la sua smorfia di dolore, per un istante. « Non mi chiamavi così da anni... »
« Non sprecate fiato, vostra altezza. », sussurra Sylvain, concentrato. « Conservate le energie per guarire.»

[Dimitri/Sylvain | Fire Emblem Three Houses - Azure Moon]
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dimitri Alexander Blaiddyd, Sylvain Jose Gautier
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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of a lingering flame

 

 

                Ora conosce poco più del fragore della guerra, dell'odore metallico del sangue. Ora è un mostro, una bestia selvaggia, il riflesso pallido di tutto ciò che ha subito. Per domarlo non basta un esercito; per domarlo non serve che una carezza.

*

                Lo hanno portato d'urgenza dentro il salone principale, ora adibito ad infermeria d'emergenza un comandante che nella confusione febbricitante del dolore non ha preteso niente più di un angolo di quiete in mezzo ai suoi soldati feriti. È stato Sylvain a trasportarlo fin lì, ad aiutarlo a sdraiarsi a terra, a disfarsi della sua armatura e poi della propria, rivelando la ferita sul fianco di Dimitri e i numerosi graffi sulle proprie braccia; sempre Sylvain ha allontanato Mercedes con un gesto gentile non appena si è avvicinata a loro, sopprimendo per pochi istanti l'espressione furente.

                « No. », le ha imposto, nel tono più gentile che conosce. « Va a occuparti degli altri, poi riposati, sei stravolta. Penso io a Mitya. »

                E lei non ha insistito, forse colpita dalla convinzione nella sua voce, forse troppo stanca per protestare: è tornata a prendersi cura dei più sfortunati, accompagnando agli incantesimi curativi parole di conforto per ogni ferito.

                Sylvain non conosce le parole che Mercedes trova tanto semplice pronunciare, ma conosce gli incantesimi. La magia gli scorre nelle vene come un fuoco, si manifesta sottoforma di sigilli luminosi che dai suoi palmi emanano energia curativa sulla ferita di Dimitri. Per qualcuno come Sylvain, che ha studiato quell'arte solo come ultima risorsa, è un processo lungo e doloroso ma si rifiuta di far perdere tempo agli altri guaritori, che nel tempo necessario a dedicarsi al re potrebbero aiutare dieci, quindici soldati. A giudicare dallo sguardo che gli rivolge, Dimitri la pensa alla stessa maniera.

                « Mitya... », lo sente ripetere, in un filo di voce. L'ombra di un sorriso attenua la sua smorfia di dolore, per un istante. « Non mi chiamavi così da anni... »

                « Non sprecate fiato, vostra altezza. », sussurra Sylvain, concentrato. « Conservate le energie per guarire.»

                Non accade spesso che Dimitri gli dia retta, ma in quel caso fa esattamente ciò che gli ha chiesto: chiude gli occhi e respira piano, un gemito che abbandona le sue labbra ogni volta che la magia colpisce un punto particolarmente doloroso, un nervo scoperto. È stata un'ascia a colpirlo, trapassando di poco la protezione metallica dell'armatura che ora giace abbandonata e squarciata ai loro piedi. Sylvain le getta un'occhiata distratta e anche se vorrebbe evitare quella fantasia non può non pensare alle conseguenze che un colpo simile avrebbe avuto sul corpo di Dimitri, fosse stato privo di protezioni. Nessuna magia sarebbe bastata, in quel caso non la sua, non quella di Mercedes. Chiude gli occhi e dona tutto se stesso all'incantesimo, ringraziando la Dea per avergli concesso la possibilità di averlo con sé ancora per un po'.

                Gli sembra di passare ore intere fermo in quella posizione, a sudare e mormorare litanie a mezza voce. Quando finalmente abbassa le mani, della ferita sono rimaste una cicatrice pallida e delle chiazze di sangue, che sporcano il ventre di Dimitri quanto le sue mani bruciate, indolenzite. Attorno a loro è sceso un silenzio che ha un che di statico, come se l'intera stanza stesse riprendendo fiato dopo aver urlato il proprio dolore per troppo tempo. Si sistema meglio contro la parete, poggia la testa contro il marmo freddo ed inala l'odore metallico del sangue assieme ai feriti.

                Dimitri riapre gli occhi in quell'istante. Un'unica iride azzurra lo fissa per quelli che sembrano interi minuti senza che l'uno o l'altro pronunci una parola o esprima anche solo un accenno di emozione sul viso. Dimitri si limita a guardarlo e Sylvain a riprendere fiato, le labbra dischiuse, gli occhi stanchi costantemente rivolti al suo re lo cerca, in battaglia e nei tempi di pace, come ha fatto per tutti quegli anni in cui ha temuto di averlo perso per sempre.

                È Dimitri a spezzare il silenzio, alla fine, con quella sua voce flebile che suona come l'eco di una timidezza e di una pacatezza che non gli appartengono più: « Sembri stanco... », sussurra. È un ammonimento, più che una constatazione. Sylvain scuote la testa.

                « Sono stanco. », lo provoca, anziché accettare il rimprovero e scusarsi. È quello il loro vecchio gioco, dopotutto. « Avete una vaga idea di quanta energia ci voglia a curare un bestione del vostro calibro? Pesate quanto un orso di montagna. Per questo ho preferito pensarci io, anziché lasciare che gravasse su una signorina delicata. »

                Altri al posto di Dimitri sbufferebbero, spazientiti; Felix forse si alzerebbe per allontanarsi, o perlomeno gli darebbe le spalle e fingerebbe di non averlo sentito. Dimitri invece rimane dov, chiude gli occhi, e per un momento nella pace dei suoi lineamenti, nella modestia del suo sorriso Sylvain rivede in tutto e per tutto il ragazzo con cui è cresciuto, trattiene il fiato. Accanto a lui non c la bestia assetata di sangue, non il terrore del campo di battaglia, ma il principe che inciampava nella neve da bambino e il ragazzo che una volta ha baciato alla luce della luna, in un corridoio del monastero, deridendo la sua espressione e dando la colpa a una scommessa persa.

                « Quante volte? »

                Solleva il capo, che aveva ritratto tra le gambe sollevate al petto. Dimitri ripete la propria domanda senza che Sylvain dica nulla.

                « Per quante volte ancora dovrai salvarmi la vita, Sylvain? »

                Le sue labbra gli erano sembrate così morbide, quella notte; ora si sporge, le sfiora, gli è concesso di percepire la cattiveria e l'ansia con cui le morde, di toccare le cicatrici pallide attorno alla bocca e pregare di non trovarne mai più di nuove. Dimitri respira lentamente attraverso le labbra dischiuse e quel respiro è vita, è caldo, è il conforto di una serata passata attorno al camino nel castello reale, è l'esatto opposto della confusione con cui gli aveva domandato il perché di quel bacio quando ancora neppure lui conosceva la risposta, quando si era ridotto a mentire. Mitya, Mitya, Mitya.

                « Tutte le volte che sarà necessario. », risponde, chinandosi piano a dirgli la verità.

 

 

 

Questa storia è stata scritta su commissione. I più sentiti ringraziamenti al committente, Rie!

Ho le commissioni aperte, se siete interessati: https://twitter.com/aggretsujo/status/1403073899605151748

Vi ringrazio per l'attenzione, alla prossima!

 

-Joice

   
 
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