Il Portale da cui si accedeva per entrare nell'Eden era alto il doppio
di uno normale e largo almeno il triplo. Da quando Toen era
riuscita ad aprirlo, completando tutte le mappe dall'Isola fino alla
Cupola, il
solo guardarlo le incuteva timore e brividi lungo
la spina dorsale. Non aveva mai avuto il fegato di varcarlo da sola e
mai lo aveva fatto.
Tante erano le storie che circolavano su questo
famigerato regno: alcune passabili come voci di corridoio, altre
passate come autentiche catene di bocca in bocca ai veterani che vi
avevano fatto ritorno; tra queste alcuni minuscoli racconti citavano di
viaggiatori che non erano riusciti a ritornare indietro,
perché avevano perso tutta la loro Luce Alare.
Toen non conosceva nessuno scomparso in questo modo, per sua fortuna.
Per fortuna le dicerie dicevano anche che si trattava di un evento raro.
L'idea di scomparire da un giorno all'altro, o la
scomparsa di uno dei suoi amici, le faceva ricordare tutta la tristezza
che aveva provato quando Uselji era svanita; ancora adesso pensarci
era per lei fonte di dolore e tentennamento.
Ma ora era diverso: aveva viaggiato molto assieme a quest'ultima,
esplorato
angoli di mondo dove non era mai stata, scoperto luoghi che da sola non
avrebbe raggiunto. I suoi occhi avevano compreso come spesso l'aiuto di
qualcun altro poteva fare la differenza, di come la collaborazione
nelle loro vite di viaggiatori era fondamentale per la buona riuscita
della scoperta. Grazie a tutte queste vicende era riuscita a farsi un
bagaglio di competenze che ora avrebbe sfruttato per superare le sue
paure, spingendola nelle tenebre dell'Eden.
Chiuse gli occhi e rimase in ascolto, lì a pochi metri da
quella
famigerata soglia. Da ogni porta era udibile un suono caratteristico,
se si tendeva l'orecchio; quello
dell'Eden era simile a un pianto prolungato, disperato e sofferente,
capace di provocare subbuglio nella fiamma del suo cuore.
Ora però lo avrebbe zittito e per farlo avrebbe usato
proprio la
connessione del suo cuore assieme a quello di Uselji, mentre si
sarebbero tenute per mano.
Udì un fruscio alle sue spalle, segno che Uselji era giunta
assieme all'ora della partenza. Da quando aveva fatto ritorno dall'Eden
era già passato diverso tempo, facendola ritornare alta e
austera come Toen ricordava. Anche se ora i suoi modi nei suoi
confronti erano decisamente addolciti.
I suoi capelli erano tornati ad essere un caschetto irregolare e folto,
con una frangetta per niente ordinata. Indossava larghi pantaloni dal
color bluastro, ma sopra teneva uno dei suoi mantelli preferiti: quello
nero, dai riflessi fiammeggianti quando si librava in volo.
Toen preferì ritornare una semplice e basilare viaggiatrice
quel
giorno, con i soliti capelli lasciati sciolti sulle spalle e il
mantello viola amato e preferito.
Spesso i viaggiatori si vestivano eleganti prima di varcare il
mostruoso portale dell'Eden,
pare che lo facessero perché,
soprattutto la prima volta, poteva essere per loro l'ultimo volo.
Tuttavia a Toen non interessava affatto questa diceria,
perché
ora ciò che le importava di più era la presenza
di Uselji
e la sua mano che la teneva salda.
"Non avere paura." La rassicurò caldamente.
"Perché io sarò con te."
Toen annuì e spostò lo sguardo oltre la soglia
del
portale, dove rosse fiamme distorte serpeggiavano al suo interno.
La prima cosa che avvertì dopo averla varcata fu il
destabilizzarsi dei suoi piedi, perché il suo intero corpo
fu
investito da una raffica di vento capace di raggelarle le ossa. I
vestiti le sbattevano addosso e il mantello volava all'indietro
impetuoso; maledì i lunghi capelli lasciati sciolti che ora
le
sferzavano il viso, impedendole una buona visuale. Fortunatamente la
mano di Uselji non la lasciò andare, anzi la
guidò in
avanti direzionandola verso quello che sembrava a tutti gli effetti
l'ennesimo portale da varcare, probabilmente anche più
gigante
di quello usato poco prima.
Qualcuno lo stava già aprendo, ma Toen non riuscì
a
distinguerne la forma. Tuttavia il rumore fatto dall'apertura fu
così assordante da superare persino le raffiche di vento
impetuose. In quel momento Toen capì che la sua direzione
tanto
violenta spirava proprio dal portale appena aperto, poiché
le
sferzanti turbolenze investirono tutto lo spazio a loro attorno.
Improvvisamente Uselji la spinse via, lo fece appena in tempo prima che
le due fossero investite da un'ombra grigia rimbalzata all'indietro e
scaraventata qualche metro più in là.
Toen lo vide alzarsi a fatica, con un'espressione di dolore sul volto.
Era un giovane viaggiatore dai corti capelli e un sfavillante mantello
blu scuro sulle spalle. Toen deglutì mentre lo fissava,
aveva
probabilmente sbattuto la testa e la sua brillantezza si era dimezzata,
segno che aveva appena perso parte della sua Luce Alare, tuttavia anche
in quelle condizioni non demordeva nel voler proseguire il suo viaggio.
"Uselji? Dovremmo aiutarlo?" Le chiese titubante.
Ma quest'ultima scosse la testa impassibile.
"Non possiamo aiutare tutti coloro che incontreremo sul cammino, o
saremo noi a fare una brutta fine."
Uselji gli si avvicinò e si inginocchiò davanti a
lui,
tirò fuori la sua Luce Alare e la condivise con
quell'estraneo
per ristorarlo. Qualche istante dopo i due si inchinarono a vicenda e
il viaggiatore si buttò a capofitto verso il percorso
visibile
oltre il grande portale appena aperto. Una salita fatta di rocce e
massi.
Le due si ripresero per mano e avanzarono avanti; Uselji
guidò
Toen saltellando sulle pietre, ma quando le raffiche di vento
rimbombarono più forti la prese per le spalle e la spinse al
riparo contro uno sperone di rocce. Toen si strinse a Uselji,
aggrappandosi al suo torace mentre quest'ultima si sporse appena per
controllare la situazione. Gli occhi di Toen si serrarono forte quando
avvertì delle rocce frantumarsi contro la parete che dava
loro
riparo. Spostò quindi lo sguardo su Uselji, rimasto
concentrato
e attento su quanto stava accadendo attorno a loro. Fidarsi della sua
compagna era la sua unica opzione, poiché lei già
conosceva la strada. Così fece quando la trascinò
fuori
dal riparo e la spinse a salire ancora nonostante l'intensificarsi
della corrente d'aria e delle tempeste di rocce che si portava
appresso.
I muscoli del suo corpo le dolevano e le fibre del suo essere le
parevano lacerarsi, fu costretta persino a chiedere a Uselji una pausa
da quella ripida salita.
"La pioggia di rocce potrebbe separarci se ci colpisce." Le
spiegò mentre teneva d'occhio la situazione. "Trovarsi da
soli e
sperduti qui significa quasi morte certa. Solo se si è
fortunati
si riesce a tornare indietro."
Toen le rispose con un cenno del capo e guardò in lontananza
dove alcune coppie di ombre nere si stavano alzando in volo per evitare
le raffiche di rocce e massi. Rimase sbalordita, era davvero possibile
una cosa simile? Lei non ci sarebbe mai riuscita.
"Ci riuscirai anche tu." Le rispose l'altra, come se l'avesse letta
nella mente. "Anche io ho fallito tante volte."
Toen non aveva nessun dubbio che lei sapesse volare persino in un
ambiente così ostile, con il vento forte contro. L'unica
cosa di
cui si dispiaceva era essere lì a farle da zavorra.
Le due trovarono ristoro sotto una roccia simile a una grotta, qualcuno
aveva lasciatò lì un falò ancora
acceso e le
fiamme tremolavano al riparo dal vento, minacciando di spegnersi da un
momento all'altro.
Uselji spronò Toen vicino a quelle lingue di fuoco per farle
riprendere le forze, poi si accasciò a terra ansimante. Fu
grata
a chiunque fosse stato a lasciare lì quella pira, era
davvero
bello trovare gesti di gentilezza persino in una terribile scalata come
quella.
"Uselji?" Si sentì chiamare improvvisamente e tanto le
bastò a farla tornare alla realtà. Non si era
accorta,
infatti, di essere caduta a terra e di ansimare mentre si teneva
stretto il petto.
Le rispose cercando di ridacchiare per non farla preoccupare
inutilmente.
"Questa è la prima volta che guido qualcuno in questa mappa,
sai sono solita a venirci da sola. Ora starò bene."
Toen le fece spazio il più possibile vicino al rogo, dandosi
mentalmente della stupida. Lei si era lasciata trascinare per tutto il
tempo e l'unica cosa di utile che aveva fatto era stato fidarsi
ciecamente di Uselji in quella traversata. Ma Uselji e il suo corpo
quanto avevano sopportato per far sì che entrambe
arrivassero
sane e salve in quel punto? Il tocco delle affusolate dita di Uselji
sul palmo della mano la rincuorò nella sua tristezza.
"Va tutto bene. Ho promesso che ti avrei portato fino alla fine, no?"
Fiatò barcollando in piedi e rimettendosi in sesto; Toen
annuì tenendola stretta per le braccia.
Il cammino tortuoso si rivelò ancora più ripido
mano a
mano che salivano, i burroni non lasciavano scampo se una delle due
avesse franato giù di sotto, stettero per tanto attente a
dove i
loro piedi poggiarono terra sebbene dovevano sempre assicurarsi di non
lasciare andare la presa delle loro mani.
Infine Uselji esultò quando raggiunsero l'apice di quella
scalinata: un passaggio coperto privo di vento, che conduceva a una
nuova zona tutta da attraversare e per farlo bisognava aprire
l'ennesimo portale. Prima però le due si avvicinarono a un
bambino-luce, uno di quegli spiriti lucenti la cui essenza era in grado
di ripristinare tutta la loro energia in un batter d'occhio. Con le
forze rinvigorite si apprestarono ad illuminare il nuovo portale
che impediva loro il passaggio.
Ma una volta aperto il cuore di Toen raggelò ulteriormente:
davanti a loro due si parava un'ulteriore salita, persino
più
serpeggiante e subdola della prima. Le raffiche di vento scagliavano al
suolo ulteriori sassi di diverse dimensioni, frantumandosi come dei
proiettili. Il cielo era cremisi e ricordava la visione distorta che il
portale da cui si accedeva per entrare nell'Eden esibiva ai
viaggiatori come biglietto d'entrata.
La cosa più terribile di tutte era però i krill
che
sorvolavano il cielo, sondando il terreno come dei veri e propri
minacciosi guardiani.
"Che cos'è questo?" Ansimò Toen osservando i
fulmini e le
belve nere in lontananza; un peso sul petto la opprimeva,
schiacciandole inesorabilmente l'anima e minacciando il coraggio che
era finalmente riuscita a raccogliere.
Gli occhi di Uselji scrutarono lontano, oltre le nubi, i fulmini e il
cielo rosso fuoco.
"Lo senti anche tu? Il richiamo dell'Eden?"
Toen tese le orecchie per ascoltare; oltre il rumore assordante del
vento, il frastuono dei fulmini che cadevano a terra e i massi che si
frantumavano al suolo, era possibile avvertire un lamento simile a una
voce supplicante.
Spingiti nelle
Tenebre e Riporta
la Luce ai Caduti.
Così citava la voce, sebbene distorta.