"Potremmo
dire semplicemente che sono nostri".
La
proposta di Demelza spezzò il silenzio della stanza e Ross
capì che
l'ora di pace prima che i figli si alzassero e li rendessero
partecipi della decisione di tenere i gemelli, era definitivamente
sparita dai suoi propositi. Nevicava fitto, i piccoli dormivano lei
sul suo petto e lui sul petto di sua moglie e il camino donava una
pace talmente invitante che pensare ai problemi da affrontare gli
pareva un delitto. "Come potremmo riuscire a far credere alla
gente una fandonia simile?".
Demelza
coprì le spalle di Demian, accarezzandogli la testolina.
"Non
dico ai nostri amici più stretti o ai miei fratelli ma di
chi
frequentiamo meno. Io sono stata poco in giro questo autunno e in
questi mesi in cui sei stato in Norvegia e a causa di Bella che aveva
spesso la febbre a causa dei dentini, sono stata praticamente sempre
in casa e non sono nemmeno mai riuscita ad andare alla Wheal Grace
come facevo una volta. La scorsa estate invece siamo stati a Londra
per il tuo incarico al Parlamento, quindi la gente del posto non
può
sapere se avevo o meno il pancione. Racconteremo ai tuoi minatori e
alla gente del posto come Sir Bodrugan che ho partorito appena sei
tornato e che ho preferito non divulgare la notizia della mia
gravidanza perché mi sentivo in imbarazzo ad essere di nuovo
incinta
subito dopo aver partorito Bella. Può funzionare, no?".
Ross
alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perché la
Corona non avesse
proposto a sua moglie il lavoro di spia. Santo cielo, era una maga
del sotterfugio e degli stratagemmi... "E ci crederanno?".
"Perché
non dovrebbero? E perché dovrebbe essere un loro problema?".
"Perché
i gemelli non ci somigliano!" - sbottò Ross.
Demelza
sbuffò. "Sono biondi, anche Clowance è bionda e
metà dei
Poldark passati e presenti lo è!".
La
guardò storto. "Sono TROPPO biondi".
"Crescendo
si scuriranno un pò" - disse Demelza, chiudendo il discorso.
Ross
pregò che succedesse sul serio, in fondo la madre dei bimbi
era
spagnola e santo cielo, qualcosa da lei dovevano pure aver preso!
"Non saranno mai mori".
"Ma
saranno biondi come Clowance o forse un pò di
più. La gente di
questo posto, Ross, ha tanti problemi giornalieri da affrontare e
dubito che il colore dei capelli di questi bambini sia in cima ai
loro pensieri. O quanti figli abbiamo...".
"La
gente di questo posto, amore mio, ama sparlare di tutto" - le
fece notare.
"Forse..."
- fu costretta ad ammettere Demelza - "Ma si stancheranno presto
di farlo quando troveranno un altro argomento".
Ross,
esasperato da quella logica tutta al femminile che mai riusciva ad
abbattere, scosse la testa. "Due gemelli a un anno di distanza
da Bella... La gente penserà che non so stare al mio posto e
tenere
le mani ferme quando siamo a letto...".
A
quelle parole Demelza scoppiò a ridere, anche se
tentò di
trattenersi per non svegliare i gemellini, soprattutto Daisy che dopo
l'uscita prima dell'alba con Ross, si era riaddormentata dopo aver
pianto a lungo. "Beh, da questo punto di vista non si
sbaglierebbero troppo!".
Scherzosamente,
Ross le diede un buffetto sulla guancia. "Stiamo facendo un
discorso serio".
"Sono
seria!".
"Ma
stai sviando il discorso!".
Demelza
alzò le spalle, divertita. "Sto raccontando la semplice
verità".
"E
questa verità ti dispiace?".
Demelza
rimase in silenzio per un attimo, poi il suo sguardo si fece
malizioso e si avvicinò per baciarlo sensualmente sulle
labbra. "Per
niente".
Rimase
inebetito davanti a quelle sensazioni così forti che ancora
oggi,
dopo tanti anni di matrimonio, Demelza risvegliava in lui anche con
un semplice tocco. Santo cielo, dubitava che questo sarebbe mai
cambiato fra loro... "Buon per te... e per me... Ma ora abbiamo
cose più importanti a cui pensare".
Demelza
sorrise, stavolta con dolcezza, stringendo a se Demian.
"Già".
"E'
già il tuo cocco?" - fece notare Ross.
"E
lei la tua cocca!" - scherzò Demelza, indicando Daisy.
"Ama
la mia voce...".
"E
Demian il mio seno".
Ross
rise ancora. "Piuttosto furbo il piccolo vichingo...". Ma
poi tornò serio, accarezzandole il viso. "Demelza, tenerli
è
un grande impegno e una grande responsabilità.
Significherà avere
due figli in più con tutto quello che ciò
comporta per me, per te e
per Jeremy, Clowance e Bella. Dovremo crescerli, amarli come fossero
nostri, tenere celato loro un segreto enorme e chiedere ai nostri
figli maggiori di fare altrettanto. Significa sconvolgere la vita di
questa famiglia, significherà che Bella dovrà
dividere con loro le
nostre attenzioni e molto lavoro in più soprattutto per te e
Prudie.
Io sono spesso lontano da casa e anche quando sono quì, ho
la
miniera a cui badare e loro non dovrebbero essere un problema tuo".
Ma
Demelza gli strinse la mano, come a dargli coraggio. "Ti ho
chiesto io di tenerli quì e credo sia la cosa più
giusta per questi
bambini e per te che sei stato eletto loro protettore. Non ho paura
del lavoro e dubito che la mia vita sarà sconvolta
più di tanto.
Jeremy e Clowance ormai sono grandi e Bella in loro troverà
compagni
di gioco e dei fratelli vicini per età. Ho cresciuto da
bambina, sei
fratelli. Senza cibo, in una baracca, da sola. Credi che due
gemellini mi facciano paura?".
Ross
le baciò la fronte, grato che il destino gliel'avesse fatta
conoscere. Se poteva tener fede al meglio la sua promessa a Jasmine,
era soprattutto grazie a lei. A Demelza sarebbe piaciuta,
probabilmente, quanto Caroline. "Vorrei comunque che tu stessi
più tranquilla e comoda, non sempre indaffarata".
"Mi
annoierei. E tu, Ross?".
"Io
cosa?".
"Saresti
pronto a far loro da padre?".
Ross
rimase in silenzio, rendendosi conto della grandezza di quella
domanda. Era pronto? Aveva sempre amato la paternità ma dopo
Julia
ne aveva avuto anche paura e ora, amare quei due gemelli avrebbe
generato in lui gli stessi sentimenti di terrore davanti
all'opportuinità di perderli un giorno. Cosa che, nel loro
caso,
poteva anche essere probabile. Ma poi guardò quei piccolini
fra le
loro braccia e capì che in fondo gli erano già
entrati nel cuore e
difficilmente avrebbe potuto allontanarli. "Credo di sì".
Demelza
intrecciò le dita della mano che aveva libera con quella di
Ross. "E
ai miei fratelli che diremo? E a Zachy? Ned? Dwight e Caroline
già
lo sanno e abbiamo il loro silenzio, ma gli altri? Quelli a noi
più
vicini non crederanno a una mia gravidanza tenuta segreta".
Le
accarezzò la mano che stringeva. "No, certo che no.
Racconteremo loro ciò che io ho raccontato a te e Dwight,
chiedendo
di tenere il segreto e reggerci il gioco. Sono amici fidati, su di
loro e sulla loro fedeltà non ho alcun dubbio e mi hanno
aiutato in
passato già molte volte".
Demelza
sorrise. "Quindi lo vedi che non è così
difficile?".
Ross
rise, pizzicandole il dorso della mano. "Aspetta a cantare
vittoria! Dobbiamo convincere tuo fratello Sam a mentire".
"E'
per una buona causa, non farà storie".
Ross
non parve così convinto della cosa e anche se sicuramente
alla fine
suo cognato
avrebbe mantenuto il segreto per la salvezza dei bambini, di certo
non sarebbero mancate le sue rimostranze.
"Per Sam non esistono buone cause che giustifichino una
menzogna".
Demelza
annuì, costretta a dargli un pò ragione.
"Sì ma col
matrimonio è diventato più accomodante. Rosina lo
convincerà".
Ross
la strinse a se, scompigliandole scherzosamente i capelli. "Il
famoso potere delle donne che è in grado di assoggettare
come se
fossero marionette, tutti gli uomini del mondo".
Demelza
fece per rispondere ma il rumore della porta che si apriva, la
fermò.
Ancora
assonnati e in camicia da notte,
i loro tre figli entrarono nella stanza, Clowance sfregandosi gli
occhi e Jeremy con la piccola Bella in braccio, già
perfettamente
sveglia ed attiva. Era una specie di rito che i loro figli li
raggiungessero nel lettone prima di lavarsi e vestirsi e quella
mattina non faceva eccezione. Era una bella abitudine che anche Ross
amava, soprattutto nelle fredde mattine d'inverno quando fuori era
ancora buio ed era piacevole starsene tutti insieme sotto a una
coperta.
Jeremy
si rabbuiò subito però, osservando i gemelli.
Stranamente, a
differenza di Clowance, lui non sembrava contento del loro arrivo e
spesso sembrava assorto e immalinconito in quei giorni. "Ma non
dovevate portarne via uno, stamattina?" - chiese infatti, non
sforzandosi di nascondere la delusione dal suo tono di voce.
Demelza
allungò una mano verso di lui per attirarlo a se. "Tesoro,
tutti e tre, venite quì".
Clowance
non se lo fece ripetere e saltò sul letto felice. Per lei i
gemelli
erano delle
specie di bambolotti e adorava aiutare sua madre e Prudie nella loro
gestione. "Evviva, non li hai portati via papà!".
Anche
Jeremy li raggiunse, poggiando Bella sul letto. La piccola
gattonò
fino al padre, prendendo posto accanto a Daisy fra le sue braccia e
reclamando la sua attenzione.
"Come
mai, papà?" - chiese ancora Jeremy.
Ross
decise di rispondergli senza giri di parole, con gentilezza ma anche
con la fermezza necessaria a fargli capire che era una scelta degli
adulti che lui doveva rispettare. "Io e tua madre abbiamo deciso
che per la loro sicurezza e il loro benessere, è meglio che
stiano
quì".
"Per
sempre?" - chiese Clowance.
Demelza
annuì. "Sì... O finché saranno grandi
abbastanza per prendere
la loro strada. Come voi...".
"Ma
tu hai detto che era pericoloso, papà!" - sbottò
Jeremy.
"Lo
so, ma tua madre mi ha fatto capire che non lo è affatto,
dopo
tutto. Se ci staremo attenti, ovviamente".
Stupito,
Jeremy fissò
Demelza. "Mamma, ma davvero tu li vuoi?".
Lei
gli accarezzò il viso. "Certo tesoro, e sai
perché?".
"No".
"Perché
tanti anni fa anche io ero sola e nei guai e vostro padre mi ha
accolto in questa casa cambiando la mia vita. E ora voglio fare
altrettanto per questi due bambini così piccoli e soli, che
hanno
ancor meno di quello che avevo io quando sono arrivata a Nampara la
prima volta".
Jeremy
rimase silenzioso alcuni istanti, ma poi annuì. Era il
figlio più
vicino a sua madre e quello che meglio la capiva e meglio sapeva
leggerne l'anino gentile. E anche se non era contento di quella
scelta, mai avrebbe obiettato dandole un dispiacere. "Capisco"
- mormorò a denti stretti.
"Sei
d'accordo, allora?" - chiese Demelza.
Ancora
dubbioso, alla fine Jeremy cedette
per farla felice.
"Se sei contenta tu e davvero vuoi, allora sì".
"E
dovremo tenerli nascosti?" - chiese Clowance, di indole molto
più pratica.
Ross
scosse la testa. "No e da questo momento in poi voi sarete
fondamentali. Dovrete dire a tutti che sono i vostri fratellini e che
la mamma è rimasta incinta subito dopo la nascita di Bella".
"Ma
sarebbe una bugia" - obiettò Jeremy.
"Ma
sarebbe a fin di bene" - lo rassicurò il padre.
Jeremy
parve scettico. "Zio Sam e zio Drake non ci crederanno mai!".
Demelza
lo attirò a se mentre Bella iniziava a fare chiasso,
svegliando i
gemelli che aprirono i loro occhi azzurri. "A zio Sam e zio
Drake racconteremo la verità e loro terranno il segreto dei
gemelli
con noi. Così come le altre persone a noi molto vicine come
Zachy.
Ma per tutti gli
altri,
da oggi i
gemelli sono
i vostri fratellini e dovranno crescere con questa certezza".
"Non
devono sapere la verità?" - chiese Clowance mentre Daisy si
aggrappava con la manina al braccio di Bella che di tutta risposta
cercava di spingerla via.
"No"
- rispose Demelza. "Loro devono crescere con noi pensando che
siamo la loro famiglia. E lo saremo davvero, li ameremo come ci
amiamo fra noi e tutto il loro passato non ci sarà
più. Saprete
farlo, saprete non dire nulla?".
Clowance
disse subito di sì, senza esitazione, Jeremy diede la sua
parola
alcuni istanti dopo.
Ross
tentò di rassicurare il figlio maggiore, ancora decisamente
scosso.
"Quanto meno avremo rinforzi. Demian ci darà man forte
contro
tutte queste donne".
Jeremy
sorrise timidamente. "Speriamo".
"Saprai
essere un bravo fratello maggiore?".
"Credo
di sì. Ci proverò".
Ross
si stiracchiò, ora con tanti pesi in meno sulla coscienza,
rendendosi conto che dentro di se quella era la soluzione che forse
aveva desiderato fin dall'inizio di quella faccenda. "E allora,
non mi resta che fare una cosa".
"Cosa?"
- chiese Demelza.
"Andare
a Londra da Jones. Mi devo far fare dei certificati di nascita falsi
dei bambini, da mostrare al Reverendo Halse quando li battezzeremo".
"Anche
questa è una bugia!" - lo rimbeccò Clowance.
Ross
le strizzò l'occhio. "Ma sempre a fin di bene!".
La
bambina rise, i gemelli mossero le gambette allegri e da quel momento
la famiglia Poldark fu ufficialmente composta da sette persone.
Ross
invitò Jeremy e Clowance ad andare a lavarsi la faccia e a
vestirsi
e poi, rimasto solo con Demelza e i tre bimbi più piccoli,
tornò a
rivolgersi alla moglie. "Se resteranno quì, forse dovresti
sapere qualcosa in più dei gemelli" - disse, osservandoli
fra
le loro braccia, perfettamente a propio agio. Se Demelza si sentiva
pronta a far loro da madre, era giusto che sapesse chi erano davvero
quei bambini e i motivi che avevano portato alla morte dei loro
genitori. "Voglio dire... Tipo... Il loro vero nome, il nome di
famiglia...".
Ma
Demelza lo bloccò, risoluta. "No".
"No?".
Demelza
affrontò con tranquillità l'espressione sorpresa
e stupita del
marito. "Non voglio sapere nulla più di quello che
già so, non
voglio sapere nulla che possa influenzare il mio pensiero e le mie
azioni verso di loro. Per me la questione finisce quì, ho
fiducia in
te e nella tua scelta di portarli quì e come hai detto,
ciò che era
prima non esiste più. Per il bene di tutti, soprattutto dei
bambini,
ciò che hai lasciato dietro di te in Norveglia,
là deve restare.
Ora pensiamo solo al futuro".
"Sei
sicura?" - le chiese, incerto.
"Sì.
E sarà così per sempre o almeno finché
non sarà necessario
parlarne".
Ross
tacque, forse non del tutto sorpreso dalla saggezza e dalle parole di
sua moglie. E da quel momento e per molto tempo, l'argomento non fu
più toccato.
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