Pareti
broccate, grossi lampadari e un’enorme scala troneggiava
dinanzi ai suoi occhi, non era abituato a simili sfarzosità,
la vita che aveva condotto prima era ben diversa, camminò
ancora un po’ in avanti sentì il rumore di una
maniglia e da una porta sulla destra spuntò un
uomo alto e possente, con un viso grosso e di un colore strano, come
fosse violaceo, aveva la faccia puntellata da residui di acne giovanile
e la testa quasi pelata.
Fumava
un sigaro, gli si avvicinò scrutandolo dalla testa ai piedi,
quei minuti di silenzio parevano un’eternità,
quando poi fu quasi ad un palmo da lui aprì la bocca sottile
per espirare fumo.
“vieni
con me muoviti” disse solo questo e si voltò
incamminandosi verso la scalinata dinanzi a lui.
La
stazza lo appesantiva e camminava leggermente ondeggiando, saliva gli
scalini con non poca fatica, e ad ogni passo alternava il sigaro alla
bocca e cacciava fumo.
Lo
condusse dinanzi ad un ascensore al primo piano
“entra,
vai al decimo piano”
Quando
si aprirono le ante e vi entrò senza proferire parola, si
voltò e fece appena in tempo a vedere l’energumeno
andare via verso altre scale, era consapevole che non sarebbe stato un
bell’incontro.
Aveva
solo sedici anni, aveva da poco preso la patente…
l’unico suo diritto a quell’età, per il
resto non disponeva di nulla, doveva sottostare al suo nuovo
tutore… al suo nuovo “patrigno”.
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Entrò nell’aula di arte, si sedette nelle file di
dietro e tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette
“lo
sai bene che è vietato fumare in luoghi pubblici”
Con
la luce del sole sul viso spuntò dalla porta una ragazza
alta, magrissima, con dei capelli talmente biondi da sembrare quasi
albini, portava un amuleto al collo a mo’ di ciondolo, si
avvicinò con fare sinuoso e intrigante.
“fratellino,
lo sai benissimo… quante cose devo
insegnarti…”
Con
un tono di compatimento gli fece il gesto del “no”
con il dito e con la stessa mano afferrò l’amuleto
al collo, lo aprì e ne estrasse una linguetta con della
cocaina appoggiata sopra, con disinvoltura la avvicinò alla
narice destra e tirò su senza pensarci due volte.
“così
si fa… è molto più semplice e da molta
più carica”
“ti
ho detto di non chiamarmi fratellino, io e te non abbiamo nessun grado
di parentela”
“Fa
come vuoi Vegeta, io vado a vedermi lo spettacolo
dell’arrivo delle nuove matricoline e il discorso
dell’ennesimo benefattore della facoltà di
scienze, a dopo”
Si
voltò e senza rivolgergli neanche uno sguardo usci fuori
dall’aula.
“tsk”
Aprì
il pacchetto e estrasse una sigaretta e un accendino a zippo tutto
d’argento, infilo il filtro tra le labbra e sfregò
la pietrina sul jeans.
La
fiamma arse il tabacco iniziale e lui inspirò con decisione,
sentì ogni singola parte del suo corpo beneficiare,
aprì la bocca e cacciò il fumo molto lentamente,
stava proprio bene… solo con la sua sigaretta…
solo con la sua solitudine…
...........
“Che trambusto, al ritorno a casa
comprerò dei dolcetti così potremo rilassarci per
benino, sei d’accordo Bulma?” Si rivolse
alla figlia che non la stava minimamente ascoltando.
“Si…
Si…” rispose assente, aveva lo sguardo verso la
folla, cercava qualcosa… o qualcuno…
“Non
c’è tesoro?” il vecchio la
guardò sottecchi, sapeva che l’ex fidanzato della
figlia fosse iscritto alla stessa università, voleva solo
assicurarsi che lei non fosse ancora interessata a lui…
“Ma
Papà cosa dici... chi?” rispose in maniera vaga
per non destare sospetti, non dovevano assolutamente sapere che fosse
ancora innamorata di lui... il suo lui!
Dagli
altoparlanti si sentì una voce metallica di donna che
provava il microfono, tutti zittirono e cominciarono a
sedersi... si dava inizio alla presentazione.
“Ehm...
prova... prova... Benvenuti signori e signore, ragazzi e ragazze,
studenti vecchi e nuovi... ihih...”
Era
davvero una svampita la direttrice
dell’università, era un fantoccio nelle mani dei
benefattori, purtroppo funzionava così: Io metto i soldi e
quindi IO comando!
“
… e adesso passerò la parola ad una persona
eccelsa, una di quelle con la testa quadrata…
ihih… ho l’onore di presentarvi il nostro nuovo
socio per la facoltà di scienze: il dott. Brief!”
Partì
un applauso scrosciante e delle risatine da parte dei
ragazzi… il dottore si alzò e si
incamminò verso il palco lasciando il posto libero accanto
alla figlia.
In
men che non si dica fu occupato.
“Salve!
Tu devi essere Bulma Brief giusto?” le parlava senza voltarsi
verso di lei, continuava a rivolgere il suo sguardo davanti a se.
Sentita
chiamarsi in causa Bulma si voltò e vide il volto della
donna più bionda cha avesse mai visto in vita sua...
“Si...sono
io...tu chi sei?” con tono bambinesco chiese chi fosse quella
ragazza tanto sfacciata.
“Che
cafona, non mi sono presentata, sono la rappresentante del
corpo studentesco mi chiamo C18, si scrive con la C ma si pronuncia con
la S, sai non sono di qui...”
Finalmente
si voltò verso di lei e la fisso con i suoi grandi occhi
glaciali e le porse la mano con fare amichevole...
“Piacere
mio, vedo che già conosci il mio nome!” era un
po’ restia nel darle confidenza non riusciva a capire se
poteva fidarsi di lei...
L’altra
invece capì subito che la piccola turchesina fosse una bella
peperina un po’ difficile da gestire...
“ehm...
scusami, dovrei sedermi” riapparse dal lato il sign. Brief
che aveva terminato il suo breve discorso.
“Ops,
mi scusi, le lascio il posto, ho appena conosciuto sua figlia una
ragazza molto dolce… credo che diventeremo grandi
amiche”
Strizzò
l’occhio sinistro verso Bulma e si alzò, con un
piccolo gesto della mano fece per congedarsi e si allontanò
“Chi
era quella ragazza tesoro?” chiese il padre appena seduto.
“Una
che devo ancora capire Papà” rispose continuando a
scrutare la biondina che si allontanava…
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Salì
al decimo piano, le porte dell’ascensore si aprirono
direttamente in una stanza ampia e ancora più luminosa
dell’atrio sottostante, davanti alle grosse finestre
c’era una scrivania molto larga e dietro c’era una
figura seduta.
“Benvenuto
ragazzo” l’uomo si alzò e
s’incamminò verso di lui…
Mentre
gli si avvicinava notava sempre di più la sua bassa statura
e il colore della pelle diafana, indossava un volgarissimo smoking
bianco e una camicia viola… ridicolo!
“Ciao!”
rispose con sarcasmo alla provocazione.
Lui
lo fulminò con lo sguardo, come osava dargli del tu?
“Puoi
chiamarmi Frezeer, Ragazzo, ma non rivolgerti mai più
così hai capito?”
Ecco
adesso lo odiava ancor prima di conoscerlo.
“si!”
rispose secco.
Eccomi col secondo capitolo... ditemi se è piaciuto! ^_^
ringrazio:
Luna_07:
Ciao... ^^ Sono contenta davvero che ti piacciano le mie fic, e mi fa
piacere che trovi anche questa interessante!! ^^ Grazie!!
Bacio
stellina86:
Ciao... ^^ Felice che la storia ti intrighi, mi auguro che continui a
farlo... ^^ Bacio!!
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