A simple way to say
Titolo: A
simple way to say...
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 2640 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Richard John Grayson
Rating:
Verde/Giallo
Genere: Generale,
Slice of life, Commedia
Avvertimenti: What
if?, Accenni slash
Solo i fiori sanno:
5. Aquilegia: amore nascosto
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
«Che
diavolo sto facendo?»
si domandò di punto in bianco Damian, fissando con fare
corrucciato la vetrina
davanti cui era fermo da una buona decina di minuti.
Quando quel mattino si era ritrovato a
lasciare
villa Wayne per raggiungere Gotham, tutto avrebbe pensato tranne che
uno stupidissimo negozio di fiori avrebbe richiamato la sua attenzione.
A dire il vero non era stato il negozio in sé a catturare il
suo
sguardo, bensì la giovane coppia che si era fermata ad
osservare
le composizioni. Stretti l'uno all'altra, si erano guardati per un
lungo istante e poi avevano riso, e Damian aveva potuto scorgere un
piccolo e piacevole rossore colorare le guance della donna prima che
fosse lei stessa a trascinare il suo uomo all'interno, notando alla
luce del sole il rapido luccichio di quello che aveva tutta l'aria di
essere un anello di fidanzamento.
Era un detective abbastanza bravo da
riuscire a
capire i segni, eppure non si spiegava perché avesse finito
con
l'avvicinarsi a sua volta e a fermarsi davanti a quella vetrina proprio
nello stesso momento in cui erano usciti quei due, cogliendo un
brandello della loro conversazione. Un matrimonio. Stavano organizzando un
matrimonio.
Un po', in cuor suo, invidiò la spensieratezza con cui
potevano
esternare al mondo la loro relazione senza doversi guardare le spalle o
temere la reazione di amici e parenti.
Si scoprì geloso, e si
massaggiò le
tempie con due dita per scacciare quella sensazione. Non doveva
ricominciare a pensare quelle cose, dannazione. Non era più
un
bambino, avrebbe presto compiuto diciotto anni ed era al di sopra di
certe frivolezze, non gli interessava del giudizio degli altri
né tanto meno aveva bisogno che qualcuno accettasse le sue
scelte. Era l'erede degli Al Ghul e del manto del pipistrello, colui
che un giorno avrebbe protetto Gotham prendendo il posto di suo padre,
colui che avrebbe potuto governare il mondo se solo lo avesse
desiderato e... ma chi voleva prendere in giro. Sin da bambino aveva
sempre voluto essere accettato e aveva fatto di tutto pur di compiacere
sua madre e suo padre, di farsi accettare per ciò che era e
per
ciò che sarebbe stato. E adesso che aveva scoperto di
provare
dei sentimenti per Jon, e che quei sentimenti erano persino ricambiati,
voleva solo... voleva solo continuare ad essere amato e poter dire alla
sua famiglia quanto fosse felice. Allora perché era
così
difficile e sentiva un groppo in gola ogni qual volta provava a
parlarne?
La risposta era semplice, ma lui stesso si rifiutava di darle voce. Aveva paura. Aveva
paura che sapere che era innamorato del suo migliore amico, di un ragazzo,
potesse cambiare le cose e distruggere il già fragile
castello
di carte su cui tutti loro erano sempre stati in bilico. Forse era
un'idea assurda, lo sapeva, eppure non poteva fare a meno di pensarci.
E più guardava quei fiori esposti, facendo scorrere lo
sguardo
sulla moltitudine di rose presenti, sui gigli bianchi e sulle bocche di
leone, più sentiva una strana sensazione opprimergli il
petto.
Era questo che significava nascondersi agli occhi del mondo, nascondere
l'amore che provava, pur di mantenere una stupida facciata a cui forse
non credeva nemmeno più?
«Ehi, Damian!»
La voce allegra e divertita di Richard
lo fece
sobbalzare e per poco non gli venne un infarto, ma almeno era stata
capace di distoglierlo da quei pensieri che avevano cominciato a
diventare poco a poco sempre più catastrofici. Il problema,
adesso, era un altro: come avrebbe spiegato l'essersi fermato davanti
ad un negozio di fiori? E, soprattutto, come lo avrebbe spiegato a
quell'impiccione di Grayson? Si voltò verso di lui e lo vide
avvicinarsi, sentendo poco dopo il suo braccio intorno alle spalle. Non
fece resistenza, sarebbe stato inutile: lo avrebbe riafferrato lo
stesso e lui non aveva mai disprezzato poi tanto quelle dimostrazioni
d'affetto da parte del fratello maggiore.
«Se mi avessi detto che venivi a Gotham, stamattina ti avrei
invitato a fare colazione. Vorrà dire che ripiegheremo per
il
pranzo», replicò con un sorriso. Ah, Richard...
con quel
suo solito sorriso bonario che non abbandonava mai. Fortuna che si era
distratto dalla sua presenza e... «Allora,
sceglievi dei fiori per la tua ragazza?» domandò
divertito, facendogli
l'occhiolino. Dannazione a Grayson e al suo occhio anche per le cose
più piccole e insignificanti.
Damian finse comunque un po' di sconcerto, facendo un breve cenno di
diniego col capo. «Cosa? No. Io... io non ho una ragazza, non
ho
tempo per certe sciocchezze», replicò, troppo in
fretta e
tutto d'un fiato per risultare credibile, anche se a dire il vero la
sua non era stata una completa bugia. Non aveva una ragazza,
dopotutto. E poi, anche se si era fermato là davanti,
avrebbe
davvero comprato dei fiori a Jon? Lui non era tipo da romanticherie del
genere, se lo sarebbe aspettato più da quella testa aliena o
da
quello scemo di Wilkes, anche se anni addietro aveva comprato un
bouquet per le suore dell'orfanotrofio. Ma quello non contava.
«Oh, certo che no. Tu sei Damian Wayne», prese in
giro, ma senza scherno, prima di assumere una strana espressione. «Stai
bene?» gli domandò di punto in bianco, al che
Damian
sollevò lo sguardo verso di lui e sbatté
brevemente le
palpebre, senza capire il perché di quella domanda.
«Perché non dovrei?»
«Ti conosco da troppo tempo per sapere che, quando hai quella
faccia, qualcosa non va», affermò, e Damian
si zittì prima ancora di poter anche solo pensare di dire
qualcosa. Era davvero un libro così aperto, per Grayson? Gli
bastava davvero un solo sguardo per capire che qualcosa lo
preoccupava... oppure stava semplicemente facendo il vecchio gioco del fingo di sapere cos'hai
così sarai tu a dirmelo? Suo padre lo faceva
spesso, quand'era un ragazzino. «Vieni...
conosco un posto qui vicino che è la fine del mondo, andiamo
a
mangiare un boccone», disse ancora Richard, aumentando la
stretta
intorno alle sue spalle per provare a sorridergli rassicurante.
Non che il giovane Wayne avesse davvero
voglia di
mangiare ma, gettando un'ultima occhiata alla vetrina, si
massaggiò nuovamente le tempie e si ritrovò ad
annuire
dopo un lungo istante, conscio che Grayson non avrebbe accettato
un «No» come
risposta. Finirono quindi per l'avviarsi verso il posto accennato da
Richard, prendendo posto al Sundollar
in Gotham Square una
decina di minuti dopo. Ironico. Era lo stesso posto in cui lui e Jon
avevano salvato sua madre Lois e in cui avevano cominciato ad aprirsi
un po' di più l'uno con l'altro dopo aver affrontato la sua,
di
madre.
In verità non era stato molto
di compagnia
per tutto il tempo in cui avevano pranzato, e adesso si stava rigirando
fra le mani un bicchiere di the freddo da un buon quarto d'ora, col
ghiaccio che aveva ormai cominciato a sciogliersi. Ringraziava il fatto
che Grayson non avesse insistito e non gli avesse fatto pressioni, ma
sentiva comunque che l'atmosfera aveva cominciato a farsi piuttosto
pesante. «Grazie
del pranzo, Richard», esordì infine, allentando la
presa intorno al bicchiere. «Adesso
sarà meglio che vada».
Fu a quel punto che Dick lo scrutò, con quel cipiglio
indagatore
che solitamente usava solo con Jason. «Tu e Jon avete
litigato?» chiese di punto in bianco, facendo restare Damian
di
sasso a quella domanda così diretta.
«No, perché avremmo dovu... aspetta,
perché hai pensato che avesse a che fare con lui?»
«Elementare, mio
caro Watson»,
esordì, muovendo una mano con fare piuttosto eloquente. «L'ultima
volta che ti ho visto così distratto e sulle tue,
è stato
quando in quella missione sull'altra faccia della luna hai usato Jon
come esca e Jon ti ha tenuto il muso per tre giorni. E avevate quindici
anni».
«Era
una situazione di emergenza».
«Ma non ti sei mai scusato, se non dopo che persino Kathy e
Maya
ti avevano detto che eri stato un cretino».
Damian aprì la bocca per
replicare, ma si
zittì subito dopo. Sì, okay, su quello non poteva
replicare affatto. «Non
abbiamo litigato», concesse, afferrando la cannuccia per
rigirare
il poco ghiaccio rimasto nel bicchiere. Aveva scorto il piccolo sorriso
di Grayson, come se fosse stato contento della cosa, ma non sapeva
quanto sarebbe durato il sorriso se avesse continuato a
parlare.
Eppure una vocina dentro di lui gli diceva che era il momento giusto
per farlo, così trasse un lungo sospiro. «Io...
non è una cosa facile da dire».
«A me puoi
dire tutto, Little D.
Lo sai».
«Forse. Non so
nemmeno come dirlo a mio padre».
«Non
può essere così terribile da...»
«Sono gay».
Dirlo ad alta voce, ammetterlo a
sé stesso
ancor prima di ammetterlo al fratello, l'aveva lasciato stranito e gli
aveva permesso di fare i conti con la cosa lui stesso. Aveva sempre
saputo di esserlo, ma per qualche strano motivo non l'aveva mai detto apertamente.
Si sentiva come se si fosse liberato di un peso, anche se la bomba
adesso era stata sganciata e lui stava fissando il volto di Richard per
cercare su di esso qualunque sfumatura di cambiamento. Così,
prima che potesse dire qualcosa, sentì il bisogno di
continuare... di
spiegarsi.
«Lo so
da... da quando avevo quindici anni», riprese,
con una strana sensazione alla bocca dello stomaco. «Pensavo
che... fosse una fase.
Avevo sentito dire che può succedere, avevo fatto delle
ricerche, credevo... credevo che avrei smesso di essere sbagliato».
Quell'ultima
parola la disse in un sussurro, così impercettibile che
persino lui faticò a sentirla. «Ma
poi mi sono reso conto che non potevo cambiare ciò che ero,
non
sapevo che reazione avrebbe potuto scatenare la cosa e l'ho tenuto
nascosto. A voi e... alla persona che aveva cominciato a piacermi. Era
solo un altro segreto, potevo tenerlo per me. Se avessi parlato avrei
potuto rovinare tutto e quello non sarei riuscito a sopportarlo».
«Damian...»
cominciò Richard, ma lui alzò una mano per
interromperlo.
«Lasciami...
lasciami finire. Devo»,
affermò risoluto. «Perché
credevo che nasconderlo a quella persona sarebbe stato facile. Ma la
sua vivacità, i suoi sorrisi, la sua aria solare... era
difficile fare finta di niente, e lo è stato ancora di
più quando ho notato che ricambiava i miei sguardi. Il resto
è venuto da sé e... mhn... adesso stiamo insieme».
Lo
disse con un tale imbarazzo che non notò nemmeno il vago
sorriso di Grayson a quella confessione. «Ma
oggi ho visto quella coppia che ostentava in quel modo il loro amore,
senza doversi preoccupare che qualcuno possa far loro del male, e ho
pensato... se stessi facendo la cosa giusta o se lo stessi trascinando
nelle ombre con me», ammise di
getto, abbassando lo sguardo come quando si sentiva colpevole di
qualcosa. «Lo so che
è un pensiero stupido, però...»
«Damian».
Stavolta
fu Richard a interromperlo, fissandolo con estrema attenzione. «Non osare mai più
pensare una cosa del genere».
Il suo sguardo era serio, ma si ammorbidì quando si
ritrovò ad alzarsi per accomodarsi al suo fianco e cingergli
le
spalle con un braccio, sentendo il giovane Wayne irrigidirsi un po'.
Doveva essere davvero spaventato dalla cosa, se anche un contatto del
genere sembrava metterlo in allerta. «Non
mi è difficile immaginare chi ti abbia messo in testa queste
cose, ma devi smetterla di pensare che ci sia qualcosa che non va, in
te... tu sei sempre
tu».
Il ragazzo ammetteva di sentirsi stupido, ma era la prima volta che
metteva a nudo i suoi sentimenti, soprattutto su un argomento tanto
delicato che si era tenuto dentro fino a quel momento. «Credevo...» cominciò,
ricevendo immediatamente uno scappellotto che lo fece imprecare.
«Che avrei
sbraitato e che ti avrei dato contro?»
domandò
Richard, e il silenzio che ne seguì fu abbastanza eloquente
da fargli sollevare gli occhi. «Oh, per
l'amor del cielo, Damian»,
borbottò, portandosi una mano alla fronte per massaggiarsi
le
tempie prima di stringerlo maggiormente a sé con quel
braccio
intorno alle spalle nonostante la resistenza che l'altro
sembrò
fare. «Stammi
bene a sentire, ragazzo... non siamo Talia, mettitelo bene in testa.
Nessuno ti giudicherà per ciò provi o per il modo
in cui
dimostri le tue emozioni, non hai niente da nascondere... né
a
noi né tanto meno a te stesso. Anche
se capisco che tu sia preoccupato per la
reazione di Bruce, ricorda che è pur sempre tuo padre e ti
vuole
bene. O pensavi che potesse guardarti in modo strano, una volta saputo?»
Damian si mosse un po' su quel divanetto, palesemente a disagio.
«Mio padre non è esattamente famoso per il modo in
cui
reagisce alle notizie».
«Su questo hai ragione, ma credi davvero che potrebbe
considerarti sbagliato?»
gli domandò, ma nel vederlo aprire la bocca per replicare,
lo frenò subito. «Sono
più che sicuro che non penserebbe mai che tu abbia un
problema
psicologico o che tu sia malato... se è questo
ciò che
credi, comincia a levarti questi stupidi pensieri dalla testa.
Perché non importa chi ti piace, quel che conta è
ciò che ti fa
provare la persona che hai scelto di avere al tuo fianco. E poi,
Bruce sarebbe contento di sapere che qualcuno ha fatto impazzire questo
tuo bel cuoricino»,
lo prese bonariamente in giro, dandogli un colpetto sul petto proprio
all'altezza del cuore.
Il
giovane Wayne lo aveva ascoltato con tanto d'occhi e con estrema
attenzione, ma nel sentirlo pronunciare quelle ultime parole, come a
voler stemperare un po' i toni, non poté fare a meno di
lasciarsi scappare un piccolo sbuffo vagamente divertito. «...sei un
idiota, Grayson».
Richard rise, dandogli una pacca su un braccio. «Mi ci metto
d'impegno. Ti senti un po' meglio, adesso?»
«Mhn... forse un pochino», rimbeccò
Damian, sollevando appena un angolo della bocca in un vago sorriso. «Grazie,
Richard».
«Ehi, siamo
una famiglia. Dobbiamo supportarci a vicenda. Ora... vuoi andarli a
comprare o no quei fiori per Jon?»
ridacchiò, assumendo un'aria divertita nel vedere
l'espressione
sconcertata - e anche un po' imbarazzata - che si era dipinta sul volto
del fratello minore, il quale si ritrovò a guadare altrove e
ad
incrociare le braccia al petto.
«N-Non dire
assurdità, perché mai dovrei fare una cosa tanto
stupida».
«Perché
era chiaro come il sole che stessi parlando di lui, genio».
Damian bofonchiò qualcosa fra sé e sé,
imprecando
mentalmente nello sciogliersi da quell'abbraccio in cui era ancora
inchiodato. Dannazione a lui e alla sua stupida perspicacia.
«Ti odio, Grayson».
«Ti voglio bene anch'io», scherzò
l'altro nel
richiedere il conto. E dopo qualche altro convenevole - e la promessa
di Richard che sarebbe passato presto a villa Wayne per un saluto, o
almeno così aveva detto - e un ultimo abbraccio tra loro, fu
il
momento di salutarsi, e Damian ritornò fra le strade di
Gotham
con il cuore un po' più leggero.
Odiava ammetterlo ma, in un modo o
nell'altro, il
fratello sapeva sempre quando dire la cosa giusta. Forse aveva ragione.
Forse doveva smetterla di farsi tanti problemi e provare ad essere
sincero anche con suo padre, perché era vero: anche se a
modo
suo, Bruce Wayne aveva sempre tenuto ai propri figli e con lui aveva
sempre cercato di fare la cosa giusta. Avrebbe capito i suoi sentimenti
e, forse,
non gli sarebbe
dispiaciuto avere Jon in famiglia. E con quei pensieri per la
testa, non si rese nemmeno conto di essere passato nuovamente davanti
alla vetrina di quel negozio di fiori, stavolta con un lieve sorriso ad
incurvargli le labbra. Entrò di getto, senza nemmeno
rifletterci
molto, uscendo solo dopo un po' con un mazzo di fiori bianchi e azzurri
tenuti insieme da un nastro rosso.
In lontananza, Dick sorrise alla vista. Damian si meritava davvero un
po' di felicità ed era contento che Jon riuscisse a
donargliela.
_Note inconcludenti dell'autrice
Era
da tipo... boh, una vera e propria vita che non aggiornavo questa
raccolta. Solo di recente ho cominciato ad avere nuovamente ispirazione
e devo ammettere che questa storia avrebbe dovuto far parte della
raccolta che sto postando ultimamente, ovvero Midsummer
Nights ~ Under the stars and the midnight sun,
una raccolta di storie a tema estivo proprio su Damian e Jonathan.
Però, visto che questa storia con l'estate non c'entrava
proprio
niente, ho deciso di metterla in questa raccolta generica.
Due note veloci. Ero preoccupata dal fatto che Damian potesse risultare
OOC, ma ho riflettuto sia sul modo in cui l'ha cresciuto Talia sia sul
fatto che in molte storie lui ha difficoltà ad aprirsi se
non
proprio con Dick, motivo per cui con lui riesce ad essere
più
sincero anche con se stesso in compagnia del fratello maggiore. A parte
questo, l'idea di un Dick che un pochino lo spia mi divertiva.
Dopotutto parliamo della bat-family, nessuno si fa i fatti propri.
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
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scrittori.
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