Darkraria, Regno di Ombre [INTERROTTA] di Mixxo (/viewuser.php?uid=405451)
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Darkraria Cap3
«Certo certo, ora sparite, voglio godermi il momento con lei.»
Clare entrò nella stanza dove tenevano la prigioniera. Spoglia,
l’unica fonte di luce era una lampada posta al centro, emanava un
cono luminoso che puntava ad una sedia. Su di essa con la testa
reclinata una giovane dalla pelle ambrata e capelli neri che le
calavano sugli occhi.
Clare si avvicinò saltellando.
«Ciao Seira. Come va oggi, sensi di colpa per la tua incapacità?»
La prigioniera non aveva mosso un muscolo. Clare fece qualche passo girando attorno alla sedia. Emise un mugolio.
“Si è spezzata così in fretta?” Alzò
una mano e diede un colpetto sulla spalla di Seira. Nessuna risposta.
Clare si piegò in avanti raggiungendo l’orecchio della
prigioniera. «Così non è divertente giocare con te
sai?»
Attese in silenzio una risposta. “Uffa l’ho già rotta.”
Clare si mise a seguire la circonferenza luminosa creata dalla lampada come se stesse facendo un gioco d’equilibrio.
«...Va bene, basta perdere tempo.» Clare frugò nel
camice e tirò fuori un cristallo irregolare, lucido e di colore
nero. Afferrò la testa di Seira e la alzò. Clare
fissò lo sguardo vuoto che aveva davanti. «Una leader
ridotta così, patetica. Hihihi»
Clare afferrò il cristallo come se fosse un pugnale e lo fece
calare verso la testa della ragazza. Entrò nella carne,
brillò. Come dotato di vita propria crebbe sulla ferita
chiudendola prima che anche una singola goccia di sangue potesse uscire.
Clare fece qualche passo indietro per osservare la situazione: Seira
non aveva mosso un muscolo o emesso un gemito. Il petto si alzava ed
abbassava regolarmente.
“Avere qualcosa che sia in grado di stabilizzare le condizioni di
un ferito in battaglia è qualcosa, ma non stavo cercando
questo.”
Clare sbuffò, cacciò le dita nel camice per tirare fuori
un altro cristallo dalla forma più sottile e lunga, simile ad
uno spillo. «Dovremmo fare una seconda prova probabilmente.»
Si avvicinò «Non ti dà fastidio vero Seira? Hihihi!»
Si chinò all’altezza della prigioniera rimasta con la testa calata. «Non sarai morta vero?»
In quel momento Seira alzò la testa di scatto, guardando dritta negli occhi Clare.
“La sclera del soggetto è diventata viola e luminosa.” Un sorriso si allargò sul viso della bionda.
«Quello sguardo d’odio sul tuo volto è magnifico.
Avrei voluto vederlo anche su tuo fratello quando gli ho fatto staccare
la testa, hihihi»
§§§
Era stato un momento rilassante.
Forse vedere Chariot non rimanere impassibile dopo la battaglia era
quello che serviva a Toshi per distendere del tutto i muscoli.
Appoggiata la testa sul sedile aveva chiuso gli occhi ed iniziato a
fare il conto delle piccole ferite che si era procurato, come un
piccolo appello mentale. Il bruciore annunciava la loro presenza una ad
una.
Avrebbe voluto parlare di più con Chariot, ma dopo essersi
lasciata andare per quell’istante si era staccata ed era sparita
chissà dove. Probabilmente a recuperare la navetta per la fuga
lasciata in qualche luogo nascosto in caso di copertura compromessa.
Avrebbe voluto provarne una prima o poi, le aveva viste solo una volta
in vita sua. Molto piccole, quel che bastava per portare una persona,
simili a piccoli caccia.
Toshi aprì un occhio. Una ragazzina giovane dai capelli rosa
scuro aveva scosso la testa come se lo stesse guardando fino ad un
momento prima e, sentendosi scoperta, avesse distolto lo sguardo in
tutta fretta. Gli occhi ametista della ragazza ogni tanto tornavano
verso di lui, ma cambiavano immediatamente direzione.
Toshi non trattenne il sorriso nel ricordare che quello scricciolo era una sua superiore di rango.
“Come si chiamava?” Cercò di fare mente locale, ma
non gli venne nulla. “Beh, durante la cerimonia lo diranno
più volte... oppure posso approcciarla all’arrivo.”
Toshi riaprì gli occhi all’atterraggio della nave.
Spostò lo sguardo verso la ragazzina. Trovò il sedile
vuoto. Si guardò attorno. All’uscita adocchiò le
due code rosa uscire in tutta fretta.
Toshi si grattò la testa. «Com’è che tutte le
ragazze scappano oggi?» Si alzò dal posto e si diresse
verso l’uscita.
Il viavai di gente che tornava o partiva dalla prossima missione era
ormai la routine del loro mondo dalla disciplina militare, Toshi aveva
smesso di farci caso, specie perché in quel momento stava
cercando nel traffico la ragazzina. La vide infilarsi in una
viuzza secondaria, si diresse verso quella svolta.
Vicolo cieco. Arrivato in quella via a parte tre edifici chiusi, un
armaiolo, un alchimista ed una casa in disuso, non vi era nulla. Toshi
si avvicinò alla vetrata dell’alchimista, la piccoletta
non sembrava tipo da usare qualcosa di pesante, e se fosse,
probabilmente avrebbe usato qualche incantesimo per alleggerirla. Mise
le mani a conca sugli occhi e tentò di sbirciare
all’interno del negozio. Calma piatta, non un minimo movimento.
Il suono di passi alle sue spalle lo fece girare di scatto con la mano
pronta sulla spada. La ragazzina era all’entrata del vicolo
agitata. Con un paio di falcate sparì dalla sua vista.
«Aspetta!» Toshi iniziò ad inseguirla.
“È veloce per essere così piccola.” Toshi allungò le falcate.
«Voglio solo parlare!» Quando riuscì a metterle la mano sulla spalla, la ragazzina si voltò di scatto.
Toshi sentì come il frammentarsi di vetro, poi sentì una
serie di fitte alla mano. Ritrasse l’arto, girò il palmo
verso sé. Una serie di schegge di vetro erano conficcate lungo
tutta la mano. Alzò lo sguardo, vide la ragazzina spiccare un
salto e tuffarsi verso una vetrata opaca. Strabuzzò gli occhi
quando sparì sotto i suoi occhi.
“Ma che diamine-?” Si guardò attorno in cerca di
qualche segnale per capire dove fosse finita la ragazzina. Si
guardò la mano. Si appoggiò ad un muretto basso e poco a
poco estrasse tutte le schegge.
“Quindi è una maga, anche se non ho mai visto usare così la magia. Si sono inventati roba nuova?”
Estratto l’ultimo frammento provò a chiudere la mano
lentamente. “Mi servirà qualche giorno per riprendermi da
questo, diamine. Almeno non è la dominante.”
Un boato fece tremare la terra. Un suono simile ad un ruggito.
«Che ce adesso!?» Toshi iniziò a correre verso la
fonte del suono.
Alzò lo sguardo, da uno degli edifici del confine della
città si era sollevato uno spettacolo pirotecnico simile di un
vortice di fiamme violacee, un puntino nero in lontananza era al centro
di esso.
Immaginava di cosa si trattasse: gli esperimenti della sezione
scientifica spesso creavano trambusto per le loro fughe, ma stavolta
sembrava ancor più pericoloso del solito.
I laboratori erano ad una certa distanza dal resto delle abitazioni
proprio per questi motivi, ma quello spazio era stato divorato
velocemente dalle fiamme violacee emanate dalla cavia, la quale in quel
momento si trovava sospesa in aria aveva un’altra persona tra le
mani.
“Uh, giornata sfortunata per te, amico.”
Dal malcapitato in mezzo al vortice cadde qualcosa. Rimbalzò un
paio di volte e finì ai piedi di Toshi. Una gemma con diversi
sbozzi che la faceva sembrare una stella.
“...Chariot?!”
Toshi non perse tempo. Tirò fuori da una delle tasche dei
pantaloni un coltello da lanciò e prese la mira. Portò il
braccio indietro socchiudendo gli occhi per il calore delle fiamme e
scagliò il coltello.
Un verso disumano provenì dalla creatura, Chariot
precipitò. Toshi scattò e scivolò in avanti per
prenderla al volo.
La ragazza era priva di sensi, aveva a pelle arrossata, i vestiti presentavano buchi causati da bruciature.
“Devo portarla via da qui prima di tutto.” Toshi si
tirò su e si mise a correre verso la strada dalla quale era
arrivato. Davanti a lui si abbatte una fiammata violacea che gli
tagliò la via di fuga. Si voltò verso l’essere.
“Troppo precisa come mira.”
L’essere scese lentamente alla loro altezza. Occhi spalancati,
forme femminili. Non gli era nuova quella silhouette, tantomeno quello
sguardo.
Per un momento si trovò con la mente nella cella della
Galactrix. Una figura con un vestito bianco si mise davanti alla
barriera della prigione. Un bastone bianco con delle decorazioni
dorate, due occhi azzurri e la pelle ambrata. Parlata ferma, chiara e
controllata. Non il tipo che aveva intenzione di ripetersi.
L’aveva vista portare via qualche ora fa. Seira Nagareboshi,
comandante dell’ultima divisione Galactrix.
Clare doveva averle messo le mani addosso appena erano arrivati e
chissà che razza di esperimento doveva aver fatto su di lei: ora
che era vicina faticava ad associare quella cosa alla nemica sconfitta.
Da alcune parti del corpo dei cristalli bucavano la sua pelle come
spuntoni, altre parti del corpo erano invece ricoperte dal cristallo,
modellati in versioni più grottesche e primordiali.
Normalmente non gli sarebbe importato di cosa aveva intenzione di fare
la leader dei laboratori di ricerca, ma ora uno dei suoi
“giochini” era problema suo.
Toshi teneva su Chariot con un braccio dietro le sue spalle, stringeva
la sua spalla per cercare di svegliarla; con l’altra mano
prendeva la spada attaccata al suo fianco.
«Non mi lascerai mettere lei al sicuro prima immagino.»
Seira ringhiò, gli occhi brillarono come fluorescenti. Gonfiò il petto ispirando e soffiò.
Toshi ebbe appena il tempo di scansarsi con Chariot che una fiammata
azzurra investì il terreno. Appoggiò Chariot a terra e
caricò verso Seira. La ragazza-bestia non reagì, la lama
saettò rapida verso una porzione di pelle “pulita”
al fianco.
Un clangore, la punta della spada che rimbalzava, sbilanciandolo. Toshi spalancò gli occhi. “Ma che cosa-!?”
Un arto cristallizzato di Seira, più simile ad un
artigliò, lo afferrò e lo scagliò in aria. Toshi
si trovò a roteare in aria, la visuale confusa si fermò
nello stesso momento in cui la fitta di dolore allo stomaco gli tolse
il fiato. Sangue scarlatto tinse l’arto cristallizzato della
bestia. Toshi strinse i denti ed ingoiò il grido di dolore.
Alzò il braccio e sferrò un fendente tra la spalla ed il
collo della bestia. La spada rimbalzò nuovamente. Alzò
l’arma ancora, ma la bestia alzò l’arto con la quale
l’aveva impalato e muovendolo verso il basso lo scagliò a
terra. Al contraccolpo un conato di sangue uscì dalla sua bocca.
La vista gli si annebbiò, mentre vedeva la bestia scendere in
picchiata.
Fu un lungo istante, interminabile. Mosse la testa di lato. Chariot
priva di sensi accanto a lui. Strizzò gli occhi, si diede la
spinta puntando il gomito a terra per mettersi tra la ragazza e la
creatura. Chiuse gli occhi ed attese.
“Mi dispiace, Kama.”
Toshi sentì un rombo sopra di sé. Un’ala di
cristallo era stata sotterrata da un cumulo di macerie. Ruotò
lentamente la testa.
La ragazzina che aveva inseguito prima imbracciava un fucile di
cristallo. Si avvicinò verso di loro tenendo puntato verso i
resti dove la bestia era stata scagliata.
Toshi abbassò lo sguardo verso Chariot. Espressione sofferente
ed il tremare delle ciglia, il loro lento alzarsi, gli occhi gialli
aprirsi, le pupille restringersi leggermente.
“È viva.” Toshi abbozzò un sorriso prima di perdere i sensi.
§§§
Toshi aprì gli occhi. La luce che vedeva era bianca,
artificiale, niente fiamme. Batté le palpebre un paio di volte,
si guardò attorno, il bianco delle pareti dell’ospedale lo
stordiva. Girando la testa verso sinistra incontrò il nero di
una lunga chioma. Una ragazza sull’altro letto della stanza lo
stava osservando preoccupata.
«...Kama? Come-?»
«Sono contenta che tu stia bene.» Lo anticipò con un sorriso poco convinto.
Toshi cercò di tirarsi su, diverse fitte allo stomaco gli fecero
scappare qualche imprecazione. Decise di rinunciare al mettersi a
sedere. Rimase a fissare il soffitto, sconfitto dalla situazione.
«Come è accaduto?»
Kama abbassò lo sguardo. «Distrazione.»
«Proprio tu? Non ci credo.»
Kama sorrise. «Mi metti su un piedistallo ora che non posso più essere un modello?»
Toshi si guardò la mano fasciata, la alzò per farla
vedere. «Con questa non ti potrei spostare di un
millimetro.»
«Cretino.»
«Da sempre.»
Calò il silenzio per qualche istante, poi Kama scoppiò a ridere.
Toshi spostò lo sguardo su di lei sorridendo. «Non ti sentivo da troppo.»
Kama abbasso lo sguardo, le gote si colorarono leggermente. «Anche tu mi sei mancato.»
Qualcuno bussò alla porta. Kama alzò la testa riprendendo il suo atteggiamento militare. «Avanti»
Una camminata lenta, quasi esitante, una mano si appoggiò allo
stipite per poi staccarsi di colpo seguita da un’imprecazione
soffocata. Poco a poco Chariot prese il centro della stanza per
guardare i due. «Check dei moribondi?»
Toshi la squadrò. “I bendaggi coprono tutto corpo, le bruciature devono farle davvero male.”
«Moribondi assenti, crespella.»
«Mi sento più un tacchino.» Chariot spostò lo
sguardo verso Kama. «Quanto rimarrete dentro voi due?»
Kama sembrava star trattenendo il fiato tanto era tesa. «Troppo.
Darkraria ha bisogno di tutti per il suo funzionamento.»
«Non siete gli unici soldati del pianeta.» le fece notare Chariot.
Toshi annuì. «Se ci feriamo è per loro. E anche per la gloria, ma non tutta gloria.»
Il silenzio piombò di nuovo sulla stanza. “Possibile che non sappiamo come tenere su una conversazione?”
Chariot si voltò verso Kama. «Posso... fare qualcosa?»
Toshi guardò Kama. Lo sguardo freddo che aveva la ragazza
presentava una luce negli occhi diversa di quando dava ordini ai
sottoposti. Tendeva allo sguardo che aveva quando era con lui, da soli.
«Ho fatto ciò che mi chiedevi, ora ho bisogno che tu faccia qualcosa per me, Chariot.»
Note di Mixxo:
Due mesi quasi, guh. Dovrei riprendere ritmo invece di perderlo.
Carino come ogni volta che hai un'idea e la prepari poi esplode
perché te ne viene una migliore in testa, ahhh il bello della
scrittura creativa.
Tengo a precisare una cosa che ho dimenticato di dire nel capitolo
precedente: Chariot e due probabili future apparizioni sono di
proprietà di Alcor_, fanno una capatina qui in attesa di uno
spin off che verrà scritto chissà quando. Questo
giustifica perché ho recensioni, ce una persona interessata a
vedere come muovo i suoi personaggi e pronta a tirarmi le orecchie se
sbaglio.
Grazie a chi legge!
Alla prossima
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