La
trasformazione in drago era come essere letteralmente fatti a pezzi.
Come
se mani invisibili modellavano il tuo corpo a loro piacimento,
senza che tu possa fare nulla per impedirlo.
Le
ossa si allungavano e si spezzavano, i muscoli si tendevano e si
laceravano, e la pelle bruciava come se fosse colpita da mille fulmini.
L'odore era terribilmente simile a quello che Ornstein sentiva ogni
volta che la sua lancia penetrava nella pelle di un Drago. Carne e
scaglie che si scioglievano sotto i dardi elettrici. Era questo
ciò che hanno provato tutti i draghi che aveva ucciso senza
pietà...?
Sentiva
il sangue bollire dentro di se', il suo corpo e la sua gola bruciavano
come se fosse avvolto dalle fiamme. E con orrore si rese conto che era
proprio fuoco quello che scorreva dentro di se', e il suo sangue non
era altro che carburante che alimentava tale calore. Si chiese se era
questa la sensazione di quando ci si vincolava alla Prima Fiamma, se
fosse questo ciò che Gwyn provò quando si
sacrificò per la luce del mondo.
Era terribile, più dolorso di qualsiasi ferita subita in
battaglia, e di qualsiasi ustione sulla propria pelle.
Ci furono molti momenti in cui il dolore lo faceva urlare, il
suo corpo scosso da spasmi di dolore che non riusciva a controllare, e
questa era la cosa che odiava di più; il non riuscire ad
avere il pieno controllo di se'.
Succedeva spesso e di notte, e il suo Re gli era sempre accanto. Nei
suoi brevi momenti di lucidità, tra le lacrime che
scorrevano libere sul suo viso, Ornstein poteva vederlo mentre lo
teneva tra le braccia. E il Re lo stringeva a se' nonostante si
dimenava come un animale in agonia, nonostante le sue mani -contorte
fino ad assomigliare ad artigli- gli graffiassero le braccia, le vesti
e il viso, nonostante i suoi lamenti simili a quelli di un drago erano
così intensi da fargli venire il mal di testa.
Il suo Re era sempre con lui, anche quando Ornstein finalmente si
calmava e il suo respiro tornava regolare. Gli rimaneva accanto
sussurrandogli parole di conforto mentre puliva e fasciava ferite che
involontariamente Ornstein si procurava o riapriva. E anche quando egli
cadeva nel sonno, rannicchiato su se stesso e avvolto tra le pesanti
coperte, il Re non lo lasciava mai.
Aveva visto molti di loro intraprendere la via del drago, tanti non
riuscivano a resistere, traditi dal proprio corpo, e
così morivano senza rendersene conto. Ornstein era forse uno
dei pochi che stava resistendo così a lungo, e ne stava
subendo le conseguenze. Era terribile vederlo soffrire così,
potendo fare ben poco per alleviare il suo dolore. Tutto ciò
che poteva fare era stargli accanto, sperando che la morte non lo
portasse via nel suo gelido abbraccio.
Tutto questo ogni giorno e ogni notte, per un tempo così
lungo che il Re ne perse la cognizione.
E nonostante tutta questa sofferenza, Ornstein non ebbe mai paura, ne
rimpianse mai questa scelta.
Passarono
giorni, molti giorni, poi mesi ed anni. Molte cose sono successe su
questa terra, niente che però li influenzasse.
Per loro
ormai il tempo era obsoleto. Soli ed isolati
dal resto del mondo.
La Vetta
era diventata la loro casa, e nessuno osava più minacciare
la quiete di quel posto. Non quando a proteggerla erano un Re,
dimenticato e consumato dal tempo, e un fedele cavaliere,
divenuto ora il maestoso e temibile Re delle Tempeste.
Hanno
combattuto insieme, battaglia dopo battaglia, e insieme dominavano il
cielo.
Ma
quando un Campione della Cenere mette piede alla Vetta, in cerca di
risposte e di un'anima potente, entrambi hanno quella terribile
sensazione che il loro tempo stava per finire. E ancora una volta,
scesero in battaglia, pronti a morire per proteggere tutto
ciò che gli era rimasto.
I due Re
si muovono in modo autonomo e, allo stesso, rimangono uniti quasi come
se fossero un unico corpo. Si intendono, si capiscono a vicenda, e
sanno come muoversi in una battaglia. Esattamente come ai vecchi tempi,
combatterono insieme, implacabili e uniti da una profonda fiducia
reciproca.
Una
raffica di fuoco e fulmini riempe il campo di battaglia, il drago vola,
colpisce e si tuffa sul nemico, e il Re scaglia dardi di luce, e la sua
lancia ferisce il la creatura di cenere.
Ma non
basta. Questa cenere è più forte di quanto
sembri, e colpo dopo colpo ferisce il Re delle Tempeste. Ed egli
resiste, tenta di non cadere, nonostante il dolore lo rallenti, lo
renda meno agile. Resiste, fino a quando non ce la fa più, e
cade sotto la lama del Campione di Cenere.
Quando
il suo corpo incontra il pavimento, il mondo intorno a lui trema e
tutto si ferma. La sua vista è sfocata, e un gelido freddo
si insinua dentro di lui, lo stesso gelo che percepiva quando vagava
nei corridoi vuoti di Anor Londo.
Quando
era umano.
L'unico
calore che percepisce è quello di una mano, la mano di
Gwynsen, che gli concede un ultima e gentile carezza prima di
conficcargli la lancia sul collo, un segno di pietà verso il
suo amico in fin di vita, agonizzante in seguito a quella battaglia.
Nei suoi ultimi istanti di vita, Ornstein pote' sentire, anche per un
breve istante, la voce di Artorias chiamarlo, accompagnato dalla
giocosa e roca risata di Gough, quella flebile e dolce di
Ciaran, e l'intenso abbagliare di un grande lupo grigio.
E poi vede nero.
Il Re
senza nome ritrae la lancia dal collo del suo piumato compagno, l'arma
che ora scintillava tra le sue mani piena di un potere che finalmente
aveva uno scopo. E una silenziosa lacrima scende sul suo viso mentre
punta la lancia tonante verso colui, colei, che lo aveva privato
dell'ultima cosa che gli era rimasta.
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