Il
rumore della battaglia si era fatto più intenso,ho forse era
solo
una sua impressione. Quando ti affidi alla vista tutto sembra
più
chiaro e facile da comprendere. La luce,i colori,le forme,le distanze
e le misure,come sembrava banale affidarsi su quelle due sfere poste
all'altezza delle tempie. Certo,come cane si era sempre affidato
all'olfatto e all'udito,gli occhi servivano solo a comprendere
l'esistenza che lo circondava nei suoi dettagli visivi,come tutti gli
esseri i cui occhi erano considerati una componente importante,ma
ritenuta scontata,di tutti i giorni. E poi Sesshomaru smise di vedere
il mondo in maniera nitida e iniziò a vedere tutto in
maniera
sfocata,come se una nebbia improvvisa fosse scese su di lui e di
colpo il mondo non era più così chiaro come gli
era sempre
sembrato. Odiava sentirsi debole,affidarsi agli altri era sintomo di
debolezza e se sei debole il mondo ti schiaccia,ti calpesta,ti
sottomette e ti riduce ad un niente,a meno di una larva,a qualcosa
senza valore. Era tornato alla mente a quando era più
giovane,poco
più di un fanciullo,una spada di legno e il suo
avversario,il suo
primo maestro,suo padre. Ricordava vagamente quanto quell'uomo in
quel periodo della sua vita gli sembrasse un gigante,alto,forte,con
l'argentea chioma tenuta ordinata da una coda di cavallo,dallo
sguardo serio ma mai freddo o distaccato come il suo e sempre con un
motivo per sorridergli,tranne quando si allenavano,li il suo sorriso
bonario scompariva e lasciava al suo posto un espressione rigida e
seria. Lui invece,suo figlio,se ne restava fermo impalato con la
spada tra le mani e un iniziale senso di inadeguatezza di fronte a
suo padre,che invece se ne stava rilassato e teneva l'arma da
allenamento con una sola mano. Lui iniziava sempre ad attaccare di
punta,intuendo già a quell'età che la sua statura
potesse aiutarlo
a passare sotto la guardia di quell'omone forzuto e invece,si
ritrovava a cadere nell'errore,con Inutaisho che faceva un passo di
lato e poi lo colpiva in testa con pochissima forza, giusto un
accenno per fargli capire che aveva sbagliato col colpo. Era sempre
così quando si allenava con suo padre,ad ogni sbaglio un
colpo
subito,ad ogni colpo ben eseguito una parata,in sostanza non riusciva
a colpirlo. Ma andava bene anche così,per migliorare
sarebbero
bastati il tempo e la perseveranza,l'importante era avere suo padre
vicino,andava bene anche averlo davanti come insuperabile
avversario,perché sapeva che lo avrebbe reso abile e forte.
E poi la
realtà si schiantava sul giovane Sesshomaru come un macigno
e
arrivava un servo,uno dei tanti che interrompeva la lezione entrando
nel dojo o arrivando in giardino o nella pianura vicino al
castello,insomma,dove si stavano allenando in quel momento e chiamava
a se il signore del castello per urgenza riguardo ad un nuovo
nemico,oppure un alleato che era giunto in visita al castello,o
ancora sua madre che richiamava il marito per questioni urgenti di
varia natura. Per un motivo o per un altro si allontanava dal figlio
e gli diceva tutte le volte che accadeva,cioè molto
spesso,che
avrebbero continuato un altra volta e gli rammentava che anche
allenarsi da solo era una buona pratica per migliorare la tecnica e i
movimenti per il combattimento. Poi Sesshomaru si ritrovava da
solo,per l'ennesima volta a usare una katana di legno e usarla su un
avversario immaginario,a volte un mostro altre un qualche guerriero
simile alle guardie del suo castello,tanto per potersi
confrontare,seppur per finta contro un avversario con la quale avesse
una speranza di successo. Ma per quanto potesse essere intensi i
colpi che distribuiva,per quanto veloce potessero essere i suoi
movimenti,alla fine quella che colpiva era solo aria,nient'altro che
materia intangibile e quando se ne rendeva conto smetteva di
combattere,abbassava l'arma e con essa il capo. Nessuno era con
lui,nessuno c'era mai con lui,era sempre così. Ed era in
momenti
come quelli che si rendeva conto di essere solo,come lo era sempre e
come sempre lo sarebbe stato.
“Sesshomaru...Sesshomaru.”
La
voce di Toran,lo aveva allontanato dai suoi pensieri e subito riprese
contatto con la realtà. Il suono della sua voce lo fece
riemerge
dalle nebbie della sua mente e tutto fu di nuovo nero,parzialmente
cieco e impossibilitato a spostarsi da solo Si stringeva a Toran con
presa salda ma senza esagerare mentre avanzava con passo incerto e
non essendo sicuro di dove i suoi piedi lo stessero portando. L'unica
certezza che aveva era Bakusaiga,che stringeva ancora nella mano
destra,rimanendo saldo sulla salda volontà di continuare a
combattere,forse aveva perso la vista,ma la possibilità di
menare
fendenti no. Indebolito? Si,arreso? No.
“Cerca
di resistere,presto avrai le cure di cui hai bisogno.”,disse
Toran
con tono incoraggiante,nella speranza di tenerlo attivo e non farlo
sentire isolato.
L'espressione
del volto di Sesshomaru non accennò a cambiare,digrignava i
denti
mostrando appena i le zanne per contrastare il dolore che proveniva
dai bulbi oculari. La forte sensazione di bruciore era leggermente
diminuita grazie all'intervento della pantera che subito gli aveva
prestato soccorso,ma il dolore era rimasto e il suo tentativo di
rimarginare la ferita appena subita sembrava fallito. Molte erano
state le volte che il suo corpo aveva subito una ferita,lieve o
intensa che fosse,infondo era un guerriero e tale vita comportava
traumi di diversa natura,la maggior parte fisici e per il suo corpo
era stato facile da riparare. Muscoli e ossa più e
più volte nel
corso della sua esistenza era guariti in maniera sorprendente,
soprattutto il moncherino che suo fratello gli aveva lasciato in
ricordo del loro scontro sulla tomba del padre,o per meglio dire sul
suo immenso scheletro,come ricordo per la sua avventatezza e per
averlo sottovalutato,in quanto riteneva di avere già la
vittoria in
pugno. Ricordava ancora quando l'arto si ricompose all'improvviso,era
in trappola,nella sua forma di cane gigante con le carni di Magatsuhi
che lo stritolavano sempre di più,sempre più
compresso. In quel
momento di sconfitta certa ricordava ancora l'energia pulsare dentro
di lui e il sangue scorrergli in tutto il corpo con maggiore
velocità,mentre dal moncherino di braccio rimasto sentiva
qualcosa
tentare di uscire furiosamente da quel punto morto del suo corpo.
Faceva male,a tal punto che dovette trattenersi dal non urlare,se
avessero potuto vederlo in quelle condizioni lo avrebbero visto come
una bestia sofferente, e poi...accadde. All'inizio si era presentato
come una massa di energia verde che illuminò il piccolo
spazio nella
quale stava per essere stritolato,poi all'improvviso esplose,il
braccio e la spada erano li dove prima non c'era niente e per un
attimo il nuovo braccio si mosse da solo come dotato di vita
propria,come una creatura estranea al suo essere e alla sua
volontà.
Il resto era storia. Gli era riuscito a ricostruire un braccio,ma gli
occhi erano tutt'altra cosa, non erano come i muscoli e le ossa che
si poteva riprendere più facilmente data la loro
composizione
relativamente semplice. Gli occhi erano organi più complessi
e
delicati,fatti di quella strana superficie bianca,con l'iride come
unica parte colorata che si trovava al centro di quelle sfere che lo
aiutavano a percepire il mondo nel suo aspetto,mentre ora era in
grado di fare pochi passi incerti sul terreno roccioso della grotta e
la strada che stava percorrendo era completamente estranea alla sua
vista,opaca e poco efficacie. Non cieco,ma quasi. Di solito era lui a
trascinare coloro che lo seguivano,non il contrario, sapeva bene
qual'era la differenza tra seguire ed essere trascinato e purtroppo a
lui in quel momento toccava la seconda.
“Quanto
manca ancora a questo posto sicuro che hai nominato?”, Chiese
la
pantera con tono nervoso,mentre si guardava attorno,mentre osservava
l'ambiente sotterraneo attorno a se,nel caso fossero arrivati altri
nemici.
“Dobbiamo
arrivare a metà strada della nostra base,dovete avere
pazienza,ci
vuole ancora un po'.”, disse Ayame mentre faceva strada agli
altri
due yokai.
“Hai
detto di essere la compagna del capo clan giusto? Scusa se te lo dico
ma da quando siamo arrivati non ti abbiamo visto. Il tuo tempismo ha
un non so che di precisamente comodo,senza offesa sia chiaro.”
“Ah
tranquilla,ero impegnata con i miei studi,avete già
conosciuto
Urtak?Quando i nostri nemici ci hanno attaccato a sorpresa mi ha
detto dove cercarvi e io ho seguito le sue istruzioni,tutto
qui.”
“Dové
ora?”, chiese Sesshomaru con tono piatto.
“L'ultima
volta che lo visto ero con lui nella sala degli antenati,quella
grande caverna dove ci sono tutti quegli strani disegni dove hai
incontrato Urtak. Ora però devo chiedervi di fare
silenzio,devo
vedere se riesco a trovare una scorciatoia.”
Ayame
fece segno alla pantera di fermarsi e lei si fermò poco
dietro di
lei. Sesshomaru che non vedeva nulla dovette semplicemente restare in
attesa ad aspettare le istruzioni di quella ragazza appena
conosciuta. Non gli piaceva prendere ordini da altri e preferiva
essere seguito che seguire le istruzioni altrui,ma era
impossibilitato ad essere efficiente al meglio delle sue
capacità,ora
ridotte al minimo. Continuava a restare attento ai suoni che lo
circondavano,unica connessione con la dimensione del mondo alla quale
affidarsi,fatta esclusione dal tatto con la quale restava in contatto
diretto per mezzo del suo forte sostegno che gli dava il suo braccio.
All'improvviso,mentre ascoltava i suoni della battaglia,curiosamente
distanti dalla loro posizione sentì qualcosa di strano.
All'inizio
gli parve una vibrazione appena percettibile,gli venne in mente il
ronzio di una zanzara,ma non era la stagione giusta e poi cosa ci
avrebbe fatto sottoterra? Poi lo sentì meglio è
si accorse che in
realtà non era un ronzio,ma piuttosto sembrava un qualche
tipo di
vibrazione molto leggera,pervadeva tutto il suo campo uditivo ma
senza coprire gli altri suoni,come se fosse un eco in sottofondo. Non
aveva mai sentito un suono simile,sempre se suono lo si potesse
definire,forse era più una sensazione è non
potendo vedere cosa
stesse succedendo dovette affidarsi alle sue orecchie. Si
concentrò
sul suono è cercò delle risposte nel nero sfondo
della benda che
gli copriva gli occhi. Un ambiente vuoto,arido di riferimenti e
impossibile da definire, tanto che non era sicuro se quello spazio
avesse una superficie e una profondità di campo. Ma poi vide
qualcosa comparire lentamente ,non era sicuro di cosa potesse
essere,anche perché in quel momento i suoi occhi ci vedevano
benissimo,privi di benda e non gli dolevano. Sembrava un bambino,era
seduto a terra o almeno dava l'impressione di esserlo vista la
mancanza di un suolo definibile come tale. Aveva una lunga chioma
argentea che gli scendeva dalle spalle e indossava vesti
raffinate,era girato di spalle e per questo non riusciva a vederlo
direttamente in volto. Sembrava intento a fare qualcosa e a piegarsi
di tanto in tanto,come se stesse svolgendo una qualche
attività,anche
se non riusciva a capire cosa stesse facendo nello specifico.
Incuriosito Sesshomaru mosse i primi passi verso il bambino che
sembrava non essere conscio della sua presenza.
“Ehi
tu,mi senti?”
Il
bambino non rispose e continuò a fare gli affari propri.
“Ragazzino
sto parlando con te,allora?”, disse Sesshomaru con tono
irritato.
“Tu
sai perché si ha paura del buio?”,disse il
fanciullo
all'improvviso.
Sesshomaru
da parte sua non si aspettò una domanda del genere e
perciò dovette
riflettere un attimo su quelle parole,che dette da un ragazzino
parevano abbastanza strane.
“Chi
sei moccioso? E che luogo è questo?”, disse
Sesshomaru mentre con
la mano cercava Bakusaiga al suo fianco,ma si accorse che le sue
spade non erano al suo fianco. Controllò la manica in cerca
della
lama celata ma nemmeno quella era presente. Aveva solo i suoi
artigli,tanto bastavano se fosse successo qualcosa di strano.
“Tu
sai perché si ha paura del buio Sesshomaru?”
“Se
lo sai illuminami,sono curioso di conoscere la risposta.”
“Il
buio ci spaventa perché in essa si nascondono cose che non
possono
sopportare l'intesa luce del giorno,o della verità. Il buio
è
qualcosa che ci è estraneo,che non ci appartiene. La vera
tenebra ci
appare senza forma e senza sostanza,apparendoci come un mondo
differente e senza logica. E la casa di cose che non accettiamo e che
non vogliamo conoscere,che non vogliamo vedere,che non vogliamo
sapere che esistono. Ci spaventano e ci terrorizzano,ci fanno sentire
vulnerabili,inermi e deboli di fronte a loro e loro sanno come
abbatterci,come annichilirci. Tu dovresti saperlo bene,
mostro.”
Ascoltando
quelle parole Sesshomaru ebbe la sgradevole sensazione di aver
compreso di cosa stesse parlando. Guidato dall'istinto si mise in
posizione d'attacco e preparandosi a usare gli artigli nel momento
del bisogno. Ormai ne era certo,chiunque fosse quello non era il suo
vero aspetto né tanto meno parlava come un bambino. Chi era?
Cosa
voleva da lui? E dove si trovavano in quel momento? Toran e
quell'altra ragazza erano scomparse nel nulla? Non sapeva e non
capiva nulla di quello che stava succedendo e si sentiva in trappola
in quel luogo privo di forma e sostanza.
“Chi
sei tu?”,chiese sesshomaru con tono aggressivo.
“Come
non lo sai? Non ricordi più questa forma? Certo che devi
essere
stato un bambino veramente smemorato per non ricordarti che aspetto
avevi quand'eri più piccolo.”
“Fin
li c'ero arrivato idiota,ora rispondimi,chi sei tu veramente?”
“Davvero
vuoi saperlo? Sei certo di essere pronto?”
“Pronto
per cosa?”
Appena
finì di parlare Sesshomaru sentì il suo corpo
irrigidirsi e senza
alcun preavviso. Stava succedendo ancora,proprio come un mese prima.
Quella scala,quei muri stretti...quella porta. Quel buco nero al
centro della porta,i ricordi e le sensazioni di quel momento
tornarono a galla e fu di nuovo la paura,la paura di non poter
reagire,la paura di ciò che ignoto e alieno,paura di
sentirsi
inerme. Il bambino restò nella stessa posizione e per nulla
al mondo
sembrava muoversi da li.
“l'hai
vista una sola volta e credi che sia sufficiente? Credi che il nero
vuoto che ti circonda sia un luogo oscuro? Tu non immagini neanche
quali cose si nascondono nel tuo essere. Nella tua anima si cela un
abisso così profondo è tetro che ben poche
atrocità possono essere
paragonabili a quella cosa. Arriverà il momento in cui
tornare
indietro non sarà possibile è allora è
solo allora...no,forse
nemmeno in quel momento ti renderai conto di chi sei e cosa sei
realmente in grado fare. Fino a quel momento.....”
Il
ragazzino si alzò dalla sua posa e lentamente
cominciò voltare il
capo verso l'inuyokai e nel mentre la stessa paura che aveva sentito
su quella scala stava prendendo il sopravvento sul suo essere,brividi
di orrore salivano su per la spina dorsale come una marcia di
formiche che risalgono un albero,senza freno e senza sosta nel loro
operoso zampettare. Ancora una volta immobile,ancora una volta
paralizzato,ancora una volta schiavo delle sue segrete
fragilità. Lo
avrebbe visto in volto,il suo io più giovane,sapeva che
aspetto
aveva e sapeva com'era fatto,non lo aveva dimenticato. Ma allora
perché sentiva che c'era qualcosa di profondamente orrido e
sbagliato in quello che stava per accadere?
“Temet
nosce.”
Non
fece in tempo a vederlo in viso che subito la scena
cambiò,una luce
opaca è un nugolo di voci che gli ronzavano
tutt'attorno,come echi
distanti e irriconoscibili,ma in breve tempo divennero sempre
più
nitide e comprensibili. Una luce opaca,arancione,si manifestava di
fronte ai suoi occhi,ora di nuovo dolenti e rovinati dalla fiammata
che lo aveva colpito a tradimento. Tornò il dolore e la
fatica,l'odore del sottosuolo e dell'odore delle rocce. Ma anche di
fiori e piante,di vegetali freschi dagli aromi diversi. Poi
sentì
anche l'odore delle persone che gli erano attorno,riconobbe Toran e
l'odore di lupo della ragazza che aveva udito prima,ma anche quella
di Ezio e del lupo chiamato Koga. Poi sentì l'odore di cervo
salirgli su per le narici e capì subito che anche Urtak era
li e dal
forte olezzo di cervo selvatico poteva intuire che fosse di fronte a
lui. Ora che l'aveva trovato non poteva confrontarsi con lui
adeguatamente. La mancanza parziale della vista gli privava del suo
sguardo minaccioso è la cosa non gli piaceva per niente.
“Sbalorditivo,non
mi aspettavo che i suoi occhi fossero ancora in questo stato.”
Sesshomaru
riconobbe subito la voce di Urtak.
“Che
intendi?”
Questa
invece era Toran,non poteva vederla,ma sapere che c'era anche lei lo
tranquillizzava,anche se non sapeva bene il motivo.
“Non
è la prima volta che mi capita di vedere ferite
simili,coloro che
sono inebriati dalla possessione del fuoco sacro spesso usano un
getto fiammeggiante contro il volto degli avversari come attacco a
sorpresa negli scontri più duri e lui purtroppo ha rischiato
la
cecità. Fortuna che l'avete portato qui per tempo.”
Lo
sentì allontanarsi e con lui anche la debole luce che era
posta di
fronte ai suoi deboli occhi. Provò a sforzare quel poco di
vista che
gli era rimasta per capire dove si trovasse. Provò anche a
spostarsi
e solo in quel momento si accorse di essere sdraiato su qualcosa di
morbido,non capiva cosa fosse,ma almeno non era per terra e
già
questo per un posto occupato da degli yoro era un barlume di
civiltà.
Provò ad alzarsi ma due mani si posarono sul petto,cercando
di
trattenerlo nella maniera più delicata e senza fare troppa
forza.
“Ti
sei svegliato,mi hai fatto morire di paura,non reagivi
più.”
Era
Toran ad aver parlato e subito privò a cercarla con lo
sguardo,la
trovò,ma la vide sfocata e anche da vicino era come vedere
la
superficie di una pozzanghera d'acqua sporca. Riusciva a definire i
contorni e distingueva i colori,ma i dettagli era molto sfocati e per
tanto indefinibili.
“Dove
mi trovo?”
“In
un posto sicuro,però adesso devi stenderti e recuperare le
forze,ora
puoi stare tranquillo.”
“Ha
ragione ragazzone....”,disse Ezio con tono tranquillo,
“stai
calmo e non ti agitare, sei l'eroe del giorno e come tale meriti un
riposo come si deve.”
“Dov'è
Urtak?”
“ Sono
qui.”
Disse
l'hanyou inespressivo.
“Che
cosa mi hai fatto in quella stanza?”
“Di
che parli?”
“Parlo
di quella specie di allucinazione che ho intrapreso contro la mia
volontà e di quella poltiglia che ho bevuto.
Dimmelo.”
“Ah
quello,parlarti ora del viaggio dell'anima sarebbe troppo lungo e
complesso è per quanto riguarda la bevanda che hai
ingurgitato ti
basti sapere che è un miscuglio di diversi ingredienti di
natura
vegetale con l'aggiunta di funghi dalle capacità
allucinogene. Ma
questo mi sembra di avertelo già detto in
precedenza.”
“In
parole povere mi hai stordito.”
“Veramente
lo hai fatto da solo,non ti ho mai costretto ha berlo. Posso solo
sperare che abbia dato i risultati sperati. Trovato.”
Urtak
si avvicinò di nuovo a Sesshomaru chiedendo gentilmente a
Toran ed
Ezio di spostarsi. Senza alcun preavviso Sesshomaru sentì
l'hanyou
poggiargli le mani sull'occhio sinistro e aprirgli le
palpebre,notando nuovamente il vistoso rossore degli occhi
dell'inuyokai dovuto al fuoco.
“Che
stai facendo?”,disse Sesshomaru cercando di arretrare
istintivamente con la testa.
“Tienilo
aperto,sentirei un leggera sensazione vischiosa”
Il
cane sentì qualcosa di liquido scendergli sul bulbo
oculare,da quel
poco che poteva vedere erano state poche gocce,ma subito
sentì
l'occhio farsi appiccicoso e le palpebre quasi incollarsi tra di
loro. Subì lo stesso trattamento anche l'altro occhio e
subito si
chiese se fosse un bene che lo avessero portato li,dovunque esso sia
quel posto dove ora si trovava. Gli occhi grondavano quella sostanza
appiccicosa ma allo stesso tempo viscida,tanto sbordare fuori dalle
orbite e scendergli dalle tempie e la cosa sembrava disgustosa,ma ad
un certo punto sentì la sensazione di bruciore alleviarsi
lentamente,sostituendo la bruciatura con una sensazione di benessere
e freschezza,tanto da non sentire quasi più il dolore,ora
più
sopportabile.”
“Comunque
trovo incredibile che i suoi occhi non si siano sciolti. Se ho ben
ragione,ha giudicare dai segni sul viso ha ricevuto una forte
fiammata a contatto ravvicinato. Altro che cieco,a quest'ora un
normale yokai si sarebbe ritrovato i bulbi oculari completamente
sciolti,se non morto a giudicare dalla potenza del colpo. Sei
più
che fortunato ad essere solo in queste condizioni.”
“Che
cosa hai fatto hai miei occhi?”
“Ho
usato un olio di mia creazione,erbe di campo mescolate con una bava
di uno yokai lumaca che abita vicino ai monti di queste
terre.”
Sesshomaru
al sentire quella risposta cercò di tirarsi su i gomiti con
un
espressione in viso a metà tra l'indignazione e il
disgusto.”
“Mi
hai versato la bava di una lumaca negli occhi?”
“Mai
mangiato il miele?Eppure viene dalla saliva delle api misto al
polline,cosa c'è di strano?”
Sesshomaru
non seppe come controbattere a quella risposta e decise di lasciar
perdere. In un certo senso il modo di fare di quell'hanyou gli
ricordava il suo: diretto e senza troppi giri di parole. Si limitava
a dire ciò di cui c'era bisogno e fin li ci poteva anche
stare come
cosa. Ma il fatto che gli avesse inondato gli occhi con lo strato
bavoso di un mollusco della quale non osava pensare dove l'avesse
trovata e su cosa aveva appoggiato il suo corpo,nel suo
lento,infaticabile,sporco e molliccio fisico,viscido e scivoloso.
“Ora
che mi hai versato questo schifezza addosso,quando potrò
tornare a
vedere?”
“Non
prima di domani,se la situazione è a tuo favore e non fai
nulla per
peggiorare le tue condizioni. Nel frattempo ti riposi e tieni gli
occhi chiusi,qui sei al sicuro è nessuno ti
troverà qui. Faresti
bene a recuperare le forze finché puoi,oggi hai affrontato
una
squadra di seguaci del fuoco primordiale di Huci e nei sei uscito
solo con gli occhi scottati. Siete stati fortunati a sconfiggerli
senza nemmeno le giuste protezioni. Persino gli yoro di questa zona
ne temono il potere distruttivo,quando di solito sono abbastanza
avventati da lanciarsi contro qualunque cosa non gli vada a
genio.”
“Come
sarebbe a dire che noi yoro siamo avventati? Ti ricordo che io e la
mia tribù abbiamo combattuto solo una volta è ne
siamo usciti
vincitori.”,disse Koga indignato per quella affermazione.
“E
dopo che avevate vinto volevate subito dirigervi da Otsune ed
eliminarla con le tue stesse mani,bagnando col suo sangue le pellicce
di mille lupi. Erano queste le parole che avevi usato o sbaglio? E
tanto per essere chiari non avete vinto lo scontro,appena i
sopravvissuti della prima ondata sono andati a chiamare i rinforzi tu
e la tua gente siete corsi via quando avete capito che erano in
troppi. Metà della tribù e ancora dispersa da
queste parti,per non
parlare poi di lui.
“Lui
chi?”,chiese Sesshomaru al minimo dubbio su chi stesse
parlando
“Quel
dayokai, Akira se non sbaglio,è giunto qui da sud con Otsune
è il
suo seguito di ainu,pare che insieme a lui ci fosse una scorta di
guerrieri di quell'individuo e tutti con una croce rossa marchiata
sulle armature.”
Queste
parole attirarono anche l'attenzione di Ezio. Soldati provenienti dal
sud con lo stemma della croce vermiglia. Un corpo di
guardia,probabilmente ben addestrati nel combattimento. Una squadra
di difensori però non era una notizia molto
appetibile,certamente
confermava la presenza di templari nella regione ma a parte questo
non lo aiutava in alcun modo nella sua missione. Forse sarebbe stato
meglio non intervenire nell'argomento,sembrava abbastanza preso con
Sesshomaru per rivolgersi ad Ezio con autentico interesse. Tuttavia
era sicuro che quello strano individuo sapesse esattamente di cosa
stesse parlando. Non capiva bene chi fosse e quale fosse il suo ruolo
li,ma era certo che avrebbe potuto essere d'aiuto nel caso si fosse
reso necessario il suo intervento,l'unico problema era capire fino a
quanto ci si potesse fidare di lui. Questo avrebbe dovuto giudicarlo
da se.
“E
per quanto riguarda lo scontro? Cos'è successo mentre ero
svenuto?
Quanto ho dormito? Non sento i suoni della battaglia.”
“Lo
scontro è finito da qualche ora. Gli Ainu hanno attaccato la
nostra
base con molti individui,forse con gli stessi aggressori della scorsa
sera. Per lo più erano deboli,buona parte umani e hanyo,ma
tra di
loro c'erano anche degli yoro,bastardi traditori tra le file dei
nostri fratelli qui a nord. Io sono arrivato da poco,ma da quello che
mi ha detto Ayame dormivi da un po'. Ha provato a smuoverti ma non
hai reagito.”,disse Koga mentre si appoggiava con la schiena
al
muro,evidentemente stanco della faccenda.
“Bene,per
ora ho finito.”,disse Urtak allontanandosi da Sesshomaru e
spegnendo il bastoncino di legno che aveva usato per controllare gli
occhi del cane,lo posò vicino ai suoi ungenti,posti vicino
in una
larga nicchia scavata nella roccia.
“Dove
stai andando dannato? Mi devi ancora delle spiegazioni,cos'è
il
viaggio dell'anima che hai nominato prima? E cosa volevi dire che il
vento ti ha detto che stavo arrivando?”
“Prima
guarisci,poi avrai le tue risposte. E per ora invito tutti i presenti
ad allontanarsi,compreso il sottoscritto, a lasciarlo riposare.
Domani controllerò se la tua vista è migliorata.
Ora tutti fuori.”
“Io
resto.”,disse Toran rapidamente e senza alcuna esitazione
nelle sue
parole.
“Possibilmente
sarebbe meglio lasciarlo da solo,ma se per lui non ci sono problemi a
me sta bene.”
E
senza dire altro l'hanyou si allontanò da Sesshomaru.
“Va
bene Ayame,io ti aspetto fuori. Così andiamo a rimproverare
quei due
per non aver fatto il loro lavoro.”,disse Koga prima di
staccarsi
dal muro e seguire lo sciamano. Ayame si avvicinò alla
pantera e si
rivolse a lei con sguardo preoccupato.”
“Avete
combattuto valorosamente con un nemico che noi abbiamo a malapena
cominciato a comprendere. Urtak ed io resteremo nei paraggi ancora
per un po' nel caso abbiate bisogno. Per qualunque cosa fate pure
affidamento su di noi. Abbiamo poco ma quel poco appartiene anche a
voi.”
“Grazie.”,rispose
Toran anche per conto di Sesshomaru.
Ayame
girò lo sguardo verso Ezio.
“Io
e mio marito non abbiamo ancora capito chi tu sia umano,ma ti
ringrazio per l'aiuto che ci hai offerto contro i nostri
aggressori,anche se non vuoi rivelarci il tuo volto. Il nostro
sostegno vale anche per te.”
“Cosa
vuoi che sia,affrontare un orda di scellerati con solo una
spada,qualche pugnale da lancio e una manciata di polvere da sparo.
Consideralo un....segno delle nostre buone intenzioni.”
“Lo
terrò a mente,a domani.”
E
anche Ayame andò via,sicura che con questi nuovi arrivati
forse le
cose sarebbero cominciate a migliorare.
“Bene
signori,l'ora si è fatta tarda ed è giusto che
anche io me ne vada.
Spero di trovare qualcosa di vagamente simile ad un letto per
stasera. Anche noi dovremmo farci una bella chiacchierata appena ne
avremmo il tempo,vi auguro una buona notte.”
“Aspetta....”,lo
fermò Sesshomaru prima di andare, “C'è
l'hai ancora con te?”
“Si.”,disse
Ezio portandosi una mano all'altezza del costato,facendo capire solo
dal battito della mano contro l'oggetto per fargli sentire che diceva
il vero.
“Bene.”
“Ho
dovuto dare il frutto dell'eden che portavo con me a Yuki,ma forse
questo potrà esserci più utile per la tua
ricerca.”
Ed
infine si allontanò anche l'assassino,lasciando il cane e la
pantera
da soli.
“Toran,dove
mi trovo?”
“In
una caverna adiacente alla collina,da tutt'altra parte da dove siamo
arrivati. Urtak ha detto che qui un tempo i lupi che abitavano questa
collina usavano questa stanza come rimessa per la carne nella
stagione fredda. Non è la stanza da letto di un castello,ma
per ora
e meglio che dormire all'aperto.”
“Sai
che gioia. Non ci vedrò molto bene ma il tanfo di lupo e
carne è
rimasta nonostante il tempo. Mi sento quasi soffocare.”
“Si,posso
immaginarlo con l'olfatto da cane che ti ritrovi.”
Stavano
parlando,ma non dicevano nulla di veramente importante. Parole
trattenuto erano sul punto di venire fuori come un fiume in piena che
aveva rotto gli argini e stava per fare un inondazione. Ma
l'imbarazzo tra i due era tale che a fatica facevano ad esprimere
quello che volevano dire e peggio ancora e che morivano dalla voglia
di farlo,erano come bambini,impacciati e timorosi di esprimersi e
nessuno dei sapeva da che punto cominciare. Lei lo vide li,sdraiato
sulle pellicce di selvaggina e lo vide debole e bisognoso. L'uomo che
lei desiderava ardentemente era ferito in maniera grave. Una nodo
alla gola si fece sentire prepotentemente mentre tratteneva un magone
nato da pensieri nocivi e gli occhi umidi,colmi d'acqua che a quel
punto cacciavano gocce di dolore e tristezza per lui,solo ed
esclusivamente per lui.
“Mi
dispiace Sesshomaru...è colpa mia.”,disse Toran
con la voce
spezzata dal dolore.
Sesshomaru
non si capacitava di quello che stava accadendo è
ciò che lo mise
in allarme fu l'odore dell'acqua salata che scendeva dagli occhi della
pantera e quella voce piena di tristezza e commiserazione lo
turbavano grandemente.
“Toran
ma tu...perché piangi? Di cosa stai parlando?”
“E
colpa mia...non sono stata abbastanza forte per aiutarti nello
scontro. Hai fatto tutto da solo,fai sempre tutto da solo. Se fossi
stata più forte tu ora non saresti in queste
condizioni.”
“Cosa?
Adesso calmati è cerca di ragionare.”
“No,no
che non mi calmo. Hai idea di come mi senta tutte le volte che ti
vedo soffrire? E da un mese a questa parte che ti vedo soffrire come
un dannato. Ogni volta che hai cercato di starmi lontano,ogni volta
che a malapena mi degnavi di qualche attenzione,eppure volevo
soltanto comprendere quale male ti affligge,se posso alleviarlo in
qualche modo,se posso esserti realmente utile in qualcosa. Io mi
sento persa...mi sento inutile...mi sento come se il cuore mi
scoppiasse nel petto....e tutto questo mi fa soffrire.”
La
stava ascoltando e non riuscì a credere a quello che stava
sentendo.
Piangeva,piangeva in preda ad una tristezza ed un senso di delusione
così grandi che non poteva credere che venissero da
lei,lei,lei il
cui orgoglio era secondo solo al suo,lei che in passato seppe dargli
filo da torcere,ora era li,lacrimante e con la voce spezzata dai
singhiozzi. Non riusciva a capacitarsi di quella situazione
né tanto
meno comprendere come fossero giunti a quel punto,l'unica cosa che
sapeva e che qualcosa dentro di lui lo spingeva ad agire per
interrompere lo scorrere di quelle lacrime,di porre fine a quella
tristezza e darle quella calma di cui tanto aveva bisogno.
“Scusami....scusami
se sono debole,scusami....”
E
tra un singhiozzo e l'altro,in una ricerca di perdono che non aveva
senso concedere,perché di perdono non c'era
bisogno,d'istinto mosse
una mano e l'allungo alla ricerca del volto di lei,la vide sfocata ma
sapeva bene cosa fossero in grado di fare le sue mani,ora
però
doveva accertarsi se sapessero fare anche altro. Le portò
una mano
su una guancia e delicatamente cominciò a strofinargli il
pollice
sulla pelle morbida e nivea. Toran fu presa di sorpresa e come
intontita da quel gesto d'affetto i suoi occhi smisero
momentaneamente di bagnarsi e le lacrime si arrestarono seduta
stante.
“Anche
un cieco vedrebbe con chiarezza che non c'è nulla di cui
devi
scusarti. Sei la donna più forte è leale che io
abbia mai
conosciuto. Da quando ci siamo rincontrati non hai fatto altro che
starmi accanto. Mi hai fatto credere che tu avessi tradito la fiducia
degli assassini,quando in realtà eri in combutta con loro
per farmi
affrontare una prova. Mi hai protetto contro Ezio quando ormai
sconfitto ero sul punto di essere trafitto,anche quando di ti avevo
allontanato in malo modo,anche quando anche quello scontro si era
rivelato una farsa ed io sono rimasto comunque in vita. Hai lasciato
che mi stringessi a te quando ero più vulnerabile e
debole,ti ho
fatto del male,seppur inconsapevole della mia azione mi hai comunque
confortato quando non avevo niente a cui aggrapparmi. Mi sei venuta a
cercare per prima quando sono corso via in preda alla confusione e
tu,mi hai rasserenato.”
Toran
non seppe cosa dire,sentirlo parlare così era un occasione
più
unica che rara. Buona parte del tempo si fermava a comunicare sterili
mugugni,qualunque cosa volessero dire,o sbuffi di noia e disinteresse
e le poche risposte che dava consistevano in frasi brevi e concise
oppure si limitava a dire singole parole. Ma adesso,a sentirlo
parlare così era come un sogno che si avverava. Aveva
già
fantasticato su come potesse essere più garbato e gentile
nel
parlarle,ma quella dolcezza nelle sue parole,quella grazia nella
voce, aveva un non so che di mistico e segreto,quasi proibito. Lui
era un duro,un guerriero,l'immagine di come doveva essere un vero
uomo,come molti avrebbero affermato. Ma lei si era accorta nel tempo
che aveva passato insieme a quell'inuyokai c'era più del
guerriero
che aveva affrontato e più del volto inespressivo che vedeva
la
maggior parte delle volte. C'era un essere senziente,dotato di
coscienza,emozioni,sensazioni e idee. Era fatto di carne e ossa come
tutti gli altri membri della sua razza e di certo era anche
più di
questo.
“Per
secoli non mi era mai capitato di avere una connessione così
profonda con nessuno all'infuori di me. Sono sempre stato solo,solo
io e la mia brama di potere,la sete senza fine che mi dilania e che
forse alla quale non troverò mai reale soluzione. E come hai
detto
tu,sono una spada senza fodero,mi sto arrugginendo e forse la ruggine
ha già intaccato questa lama,questa lama che combatte senza
un vero
scopo e senza un reale obbiettivo da conseguire,se non le mie
personali ambizioni. Perciò,se mai dovessi perdermi
completamente,se
mai non dovessi essere più me stesso,c'è una cosa
che vorrei fare
ed è da molto tempo che lo voglio fare. Non sono bravo in
queste
cose è conosco un solo metodo per esprimerlo,il
mio...”
Lui
le tolse la mano velocemente dalla guancia e gliela portò
sul bavero
della veste,lo strinse e con forza immediata la spinse a se,verso il
suo volto di porcellana e in uno scatto improvviso lui fece una cosa
che mai si sarebbe aspettata da lui e soprattutto in quel modo. La
baciò. Le sue labbra da guerriero si imposero con forza
contro
quelle di lei,eppure non lo sentì schiacciarla con forza
contro la
sua bocca. Era un bacio e passione,ma carico di energia e di una
dolcezza inaspettata è il sapore di quelle labbra
conquistatrici le
parvero un gusto prelibato e regale,come solo la carne di un principe
poteva essere. Inizialmente la pantera non seppe reagire a quella
conquista,così rapida e possessiva,mai poi diede ascolto ai
suoi
desideri e lasciò che il suo corpo rispondesse per
lei,muovendo la
bocca al ritmo lento e leggero del suo amato guerriero,aprendo la
strada affinché anche le loro lingue entrassero in
contatto,muovendosi come serpenti guizzanti di energia. Nel mentre
lei,spinta dall'eccitazione si piegò verso il petto di
Sesshomaru
appoggiandosi sopra,alzò una gamba e la mise sopra quella
distesa di
lui,poi si mosse in modo da restare parallela al corpo di lui e gli
si mise sopra,ora era lui quello sotto e lei quella sopra. Le mani di
Sesshomaru si posarono ai lati del collo di Toran,poi scivolarono
lungo le spalle,poi le costole e i fianchi. Mosse le sue dita a
malapena contro la pelle di lei,come se fosse fatta di neve e quindi
di troppo fragile per toccarla anche col minimo della forza,con
artigli intenti ad accarezzare e stuzzicare la carne di
lei,più che
a trafiggere e squartare,com'erano solitamente abituati. Poi
arrivarono alla parte bassa della veste,nella zona del bacino e li
tutta ad un tratto Toran si staccò dal bacio appassionato di
lui e
le sue mani si posarono su quelle di lui.
“Mi
dispiace,ma non mi sento ancora pronta. Perdonami”
Dopo
tutte le fantasie che aveva fatto fino a quel momento,tutta la
voglia,tutta l'eccitazione dovuta alla sua immaginazione si dovette
scontrare con un fatto che per tutto quel tempo non aveva
considerato. Era vergine. Sesshomaru da parte sua non disse nulla,il
suo viso non emanava alcuna emozione negativa,né rabbia
né
delusione,ma solo un accenno silenzioso e un comportamento sicuro da
parte dell'inuyokai. Lei aveva intuito che la sicurezza di lui era
dovuta ad una certa esperienza in quell'ambito dell'amore,la parte
carnale,la parte più vivida e intensa
dell'intimità tra due amanti.
Lei invece era chiaro che non sapeva niente di quel mondo e le sue
reazioni parlavano per lei. Le mancavano la grazia e la tecnica di
certe focose e ben più esperte amanti del giovane che aveva
di
fronte.
“Mi
hai già dato più di quello che merito. Quando tu
sarai pronta,io
sarò accanto a te prima ancora che mi conceda tutta la
più totale
fiducia. Hai il mio rispetto,la mia lealtà è il
mio amore,hai tutto
di me. Quando vorrai,non prima.”
Lei
si rimise a piangere.
“Ti
ringrazio,amore mio.”
La
pantera gli si posò accanto sulle pellicce,gli cinse un
braccio
attorno alla vita e nel mentre gli poggiò la testa sul petto.
“Toran,non
vorrai mica dormire insieme a me vero?”,chiese lui preoccupato
“Mi
pare evidente,ora siamo amanti ho sbaglio?”
“ E
se dovesse ricapitare come l'ultima volta? Sai meglio quale rischio
hai corso quella notte,se io...”
Ma
lui non fece che sentì il corpo di Toran farsi gelido come
la neve.
Poi la ragazza sollevò il viso e lo fissò dritto
negli occhi.
“Se
tu dovessi essere di nuovo preda del tuo problema,allora sappi che
non esiterò a congelarti.”
A
lui parve una risposta degna della donna che aveva conquistato il suo
cuore e che tra qualche attimo si sarebbe addormentata attaccata al
suo amato. Anche lui in effetti si sentiva stanco e poco alla volta
le sue palpebre si fecero più pesanti e il sonno stava per
prendere
il sopravvento sul corpo e sulla mente.
“Temet...nosce.”
Fu
l'ultima cosa che disse prima di crollare per colpa del sonno. Parole
che non avevano significato per lui e che non sapeva nemmeno se
avessero un vero significato. Si addormentò in pace,conscio
ormai
che la sua attrazione per la ragazza era reciproco e parte di tutta
la frustrazione che aveva provato in quel momento,tutto il rancore,il
disprezzo,l'indifferenza che lo avevano accompagnato per tutta la
vita era sopite,non scomparse,ma calmate da un singolo atto di
tenerezza,un raro momento di felicità in una vita piena di
emozioni
sepolte sotto la dura scorza che si era formata sulla sua
personalità
ora si era leggermente intenerita. Ora la loro unione era divenuta
molto più profonda e assai più gradevole. L'amore
aveva fortificato
la loro unione.
Chiedo
scusa per l'enorme ritardo, ma ho avuto problemi di tempo e inoltre
il computer ha pensato bene di esplodere. Ringrazio tutti coloro che
seguono ancora questa storia,in particolar modo Bankotsu,sostenitore
principale delle mie follie su questo fandom XD.
|