Twenty-fifth
Era già trascorsa una settimana
dacché il gruppo di shinobi era giunto a Kumo: a Konoha la
ricostruzione andava avanti velocemente, grazie anche ai vari aiuti
provenienti dai villaggi limitrofi.
Persino i bambini aiutavano
nella ricostruzione e questo strinse il cuore di Tsunade per la
felicità: era indice di quanto gli abitanti tenessero al loro villaggio.
Inoltre, gli Uchiha che
collaboravano con gli Hyūga erano un evento unico: i due clan non
avevano mai avuto rapporti amichevoli, ma ora si poteva vedere Fugaku e
Hiashi che ricostruivano la casa di quest’ultimo insieme.
Sakura e Sasuke passavano molto
tempo vicini, trovando qualunque scusa pur di ritrovarsi a lavorare
allo stesso progetto: in quel momento stavano sistemando l’ospedale,
recuperando le scorte che si erano salvate e togliendo le macerie per
ricostruirlo da zero.
«Chissà come se la cavano Shirai e gli altri» chiese Sakura al suo compagno di lavoro.
«Per me stanno bene. Senza Saori
tra i piedi, mio fratello passerà tutto il tempo addosso alla Raibaka,
vedrai. E forse quando torneranno il loro rapporto sarà diverso» le
rispose Sasuke.
«Sembra proprio che tu voglia vedere tuo fratello e Shirai insieme, eh Sasuke?»
«Sì, perché quando è con lei lo
vedo sereno» rispose sincero Sasuke «E per Itachi è una cosa strana: il
peso del suo potere, ora ancora più grande dopo lo sviluppo del
Mangekyō, e quello del Clan, lo rendevano sempre teso e all’erta. Da
quando lei è tornata mi sembra di rivedere l’Itachi di otto anni fa».
Sakura sorrise: vedere l’affetto
che Sasuke provava per il fratello era una cosa dolce e le faceva
sembrare gli Uchiha più umani.
Si rimisero al lavoro, mentre
dall’altra parte della strada una kunoichi bionda battibeccava con il
suo pigro compagno di team: più che altro lei urlava e lui si limitava
a fingere di ascoltarla.
«Sei proprio uno scansafatiche, Shikamaru!» gli disse per l’ennesima volta, mentre spostava un vaso.
«Ino, ho una gamba rotta» le ripeté lui, per l’ennesima volta «E poi ti sto aiutando scrivendo tutto quello che si è salvato».
«Oh, ma che bravo! Vuoi per caso
che ti asciughi il sudore dalla fronte o ti dia un premio?» chiese
sarcastica, vedendo che Shikamaru sorrideva in modo strano «Ehi! A cosa
diavolo stai pensando?».
«A nulla, rottura. Avvicinati un
attimo» le disse, obbligandola a chinarsi verso di lui, che le pulì una
guancia sporca di polvere.
Non avrebbe mai pensato di vedere Ino Yamanaka diventare rossa in viso, ma a quanto pare lui aveva quel potere su di lei.
Bene, allora il mio cervello aveva visto giusto. La piccola Ino ha una cotta per me!
Ora cosa dovrei fare?
In quel momento il cervello di Shikamaru Nara divenne completamente vuoto: non aveva idea di come comportasi con lei.
Sapeva che non voleva farla
soffrire, ma non cosa provava in realtà per la sua compagna di Team dai
tempi in cui erano chūnin. Non poteva nemmeno negare che quando aveva
smesso di spasimare per Sasuke ne era rimasto sollevato e ciò voleva
pur significare qualcosa.
La guardò un attimo e si accorse
solo in quel momento che era rimasta zitta per più di dieci secondi
consecutivi, segno che il suo toccarle la guancia aveva avuto un
effetto quasi devastante.
La vide trafficare con alcuni
vasi e notò che le mani le tremavano leggermente: poi si voltò verso di
lui e aprì la bocca per dire qualcosa, ma si bloccò.
Lo fece altre due volte prima che le dicesse di sputare il rospo e ciò che gli chiese lo lasciò un attimo perplesso.
«Neh Shika … Ma tu sei innamorato di Temari-san?» gli chiese, senza guardarlo negli occhi.
Ino sapeva che rischiava molto
chiedendogli questa cosa, ma doveva sapere: se lui avesse risposto
affermativamente ne avrebbe sofferto, ma almeno sapeva di doversi
mettere il cuore in pace; se per contro la risposta fosse stata
negativa, poteva ancora sperare di avere un’opportunità.
Lui ponderò bene la risposta e
poi disse: «No, la trovo molto attraente, ma nient’altro. Ha un
carattere troppo problematico per me. Non mi piacciono le donne di
polso. Mi ricordano mia madre».
Ino lo guardò un attimo e
scoppiò a ridere. Era vero quello che diceva: in effetti Temari
ricordava davvero la madre di Shikamaru a volte.
«Ridi per caso di me?» le chiese, vedendola scuotere il capo.
«Sono solo contenta di sapere
che per ora non lascerai Konoha, Shika» gli rispose sorridendo di nuovo
e facendolo arrossire leggermente: non aveva mai visto il viso di Ino
così raggiante e la sua bellezza lo aveva colpito in pieno.
*
A Kumo gli allenamenti di Naruto
proseguivano veloci: aveva già imparato a utilizzare il chakra del
Kyūbi con il quale ricopriva interamente il suo corpo.
Quando lo usava era circondato
da uno strato di chakra color giallo splendente, gli occhi diventavano
arancioni e sul collo apparivano sei magatama: il suo aspetto, almeno a
detta di Itachi, somigliava sempre di più al Rikūdo Sennin.
Riusciva, grazie al chakra
prestatogli dal Kyūbi, ad usare in modo più efficace tutte le sue
tecniche e persino lo Sharingan di Itachi faceva fatica a seguirne i
rapidi movimenti, tanto che il Raikage lo aveva paragonato al Konoha no
Kiiroi Senkō, che altri non era che lo Yondaime, padre di Naruto stesso.
Shirai e Hinata, mentre Itachi
aiutava Naruto negli allenamenti, si occupavano di dare una mano
all’accademia ninja di Kumo con grande soddisfazione dei bambini che si
divertivano un mondo con entrambe.
Hinata aveva un gran talento e
pazienza per l’insegnamento, tanto che Shirai le disse di provare a far
richiesta per diventare sensei all’accademia di Konoha.
«Non credo che mio padre
approverebbe una scelta del genere. Sono l’erede degli Hyūga e come
tale devo diventare sempre più forte per essere in grado di guidare il
mio clan. Diventare sensei mi impedirebbe di concentrarmi su questo».
«Hinata-chan, non puoi lasciare
che sia tuo padre a scegliere il tuo percorso di vita: affrontalo a
testa alta e digli ciò che vuoi diventare. In questo modo sono sicura
che gli dimostrerai quanto tu sia forte in realtà e degna del suo
rispetto» rispose l’altra, convinta.
«Shira-nee ha ragione!»
s’intromise la voce di Naruto, il quale era evidentemente tornato da un
altro allenamento con Itachi: aveva numerose abrasioni, anche se non
quante ne aveva Shirai quando finiva con lui.
Probabilmente il chakra del
Kyūbi lo aveva protetto parecchio: Itachi aveva solo un piccolo graffio
sotto l’occhio destro e un paio di scorticature sulle braccia.
Hinata al commento di Naruto era
arrossita come al solito, abbassando lo sguardo: non sarebbe mai
riuscita ad ammetterlo, ma sentire che Naruto l’appoggiava nel suo
sogno di insegnare all’accademia la faceva sentire appagata e
orgogliosa di sé come non lo era da molto tempo.
«Inoltre se una ragazza educata
come Hinata-san dovesse divenire istruttrice all’accademia, Konoha non
vedrebbe più esempi come Shirai…» la prese in giro Itachi: da quando
erano arrivati lì si divertiva un mondo a prenderla per i fondelli,
poiché si sentiva meno costretto e rigido in quel villaggio rispetto a
Konoha, dove la maggior parte delle volte era sempre sotto esame.
La ragazza si divertiva a sua
volta rispondendo per le rime e, in questo caso, non fu da meno: «E se
lei fosse istruttrice, potrebbe insegnare ai futuri Uchiha un po’ di
umiltà, neh Itachi?».
Lui non rimbeccò oltre,
limitandosi a sorridere divertito e andarsene verso l’appartamento che
condividevano: le due ragazze avrebbero finito di lì a un’ora e nel
frattempo loro si sarebbero lavati e cambiati.
*
Omoi, Karui e Samui erano
tornati da poche ora da una missione, quando il Raikage li chiamò a
rapporto: l’uomo voleva sapere la loro opinione, più che altro quella
di Samui, sulla sua idea di far combattere Itachi Uchiha con qualcuno
degli shinobi di Kumo.
«L’idea è assennata,
Raikage-sama, ma potrebbe ritorcersi contro di noi: Uchiha Itachi è
molto potente, forse addirittura a livello di Shisui Uchiha, che non
credo vi siate ancora dimenticato» disse Samui, seria come sempre.
«E come dimenticare quel
ragazzetto di diciassette anni che riusciva a battermi in velocità?
Sarei curioso di vedere come sia diventato ora che di anni ne ha
ventitré» disse il Raikage, sorridendo al ricordo dello scontro con
quel piccoletto dai capelli neri: lo aveva capito dal principio che
Shisui Uchiha non era un avversario da sottovalutare, nonostante fosse
sempre sorridente e divertente.
Avevano combattuto entrambi al
massimo delle loro capacità e il Raikage avrebbe vinto sicuramente
allora. Nel presente non era sicuro: sapeva che Shisui poco tempo dopo
il loro scontro aveva risvegliato il Mangekyō e che era il più forte
dai tempi di Madara Uchiha.
Ora anche Itachi lo aveva
risvegliato, durante lo scontro con Pain, ed era curioso di vederlo
all’opera: sapeva che la tecnica risvegliata era quella dell’Amaterasu,
che già di per sé valeva la pena di ammirare, ma voleva scoprire quali
fossero le altre.
«Raikage-sama, se volete vedere
l’Uchiha in azione, ricordatevi di chiedere il consenso alla
Godaime-sama: è uno shinobi di Konoha e sottostà al volere del suo capo
villaggio, non al vostro» gli ricordò Samui, salutando poi l’uomo e
uscendo, seguita dai suoi compagni di team.
La bionda kunoichi sapeva che il
Raikage voleva vedere Itachi in azione a tutti i costi e per farlo lo
avrebbe probabilmente sfidato personalmente.
Il Team al quale Shirai
apparteneva quando era a Kumo incontrò Hinata al mercato: Omoi iniziò
subito a tediarla con le sue frasi senza capo né coda, facendo
infuriare Karui, la quale prese a picchiarlo in testa.
«Konbawa, Samui-san» salutò la
Hyūga, che non ebbe l’opportunità di salutare gli altri, poiché Omoi
era fuggito e Karui gli era andata dietro, sbraitando.
« Konbawa. Come vanno gli allenamenti di Naruto-san?».
«Piuttosto bene, grazie. Ha
imparato molto grazie a Bee-san e anche gli allenamenti con Itachi-san
lo aiutano» rispose la corvina, mentre afferrava la borsa con la spesa
che la negoziante le porgeva con un sorriso.
Dal fondo della via videro
arrivare Shirai, in compagnia di Shi, come succedeva spesso da quando
lei era tornata a Kumo: ovviamente quando Itachi era nei paraggi si
vedeva quanto quella situazione lo irritasse.
Secondo Hinata, Itachi voleva
approfittare di quella permanenza a Kumo per far comprendere a Shirai
quanto i suoi sentimenti verso di lei fossero mutati: ovviamente la
ragazza non pareva nemmeno accorgersene, convinta che il ragazzo si
divertisse a prenderla semplicemente in giro.
«Samui-san volete venire a cena da noi, questa sera? Sono convinta che Shirai-chan ne sarebbe contenta».
«Mi dispiace, ma questa sera
dobbiamo riposarci il più possibile: domani ripartiamo per un’altra
missione di spionaggio ai danni dell’Akatsuki» rispose la bionda.
«Capisco … Allora state attenti, mi raccomando» aggiunse Hinata, prima di salutarla e avvicinarsi a Shirai.
La sentì invitare Shi a cena e
quando il ragazzo accettò, Hinata impallidì: Itachi non l’avrebbe presa
bene e non era una cosa semplice avere a che fare con un Uchiha di
pessimo umore.
*
Quando Itachi uscì dalla doccia,
trovò seduto sul divano del salottino Shi di Kumo e la sola vista di
quel ragazzo gli fece venire il nervoso: non gli aveva fatto nulla di
male, ma ronzava perennemente intorno a Shirai come un’ape vicino ad un
fiore pieno di polline.
Il ragazzo lo salutò
educatamente e Itachi fu fortunato poiché Naruto uscì in quella dal
bagno, salvandolo dal dover intrattenere una conversazione con Shi.
Era convinto che quel biondino
sapesse quanto la sua presenza nelle prossime vicinanze di Shirai lo
irritasse e sembrava si divertisse a starle intorno: il Raikage non
aveva una missione per lui? Non poteva mandarlo per un mese nel
villaggio più lontano da lì?
Sbuffò spazientito e si diresse
nella camera condivisa con Naruto per recuperare un rotolo che stava
studiando dal suo arrivo a Kumo: parlava dello Sharingan, del Mangekyō
in particolare, di tutti i suoi poteri e dei problemi che potevano
sorgere dal continuo utilizzo di quell’abilità innata.
Si sedette in cucina, mentre
sentiva Shirai e Hinata parlare al di là della porta della camera che
condividevano: Itachi aveva un ottimo udito e dovette concentrarsi solo
un minimo per capire cosa si dicevano.
«Non credo sia il caso di invitare qui Shi-san… » disse Hinata, con la voce sottile.
«Perché? Non ti piace come
persona? Ti ha fatto qualcosa?» chiese trafelata l’altra, poiché non
capiva come mai una persona dolce come Hinata non volesse qualcuno in
casa.
«No, il problema non sono io,
Shirai-chan. Credo che Itachi-san sia infastidito dalla presenza di
quel ragazzo» le spiegò Hinata.
«Itachi è infastidito dalla
presenza di chiunque, Hina-chan. È un orso, lo so benissimo» rispose
Shirai, facendo storcere il naso a Itachi: quella ragazza pensava
davvero che lui fosse un asociale?
«Shirai-chan, credo che lui non
sia solo infastidito dalla sua presenza, ma…. Oh, credo che lui sia
geloso del rapporto che hai con Shi-san. Siete molto in confidenza,
dopo tutto» disse la Hyūga.
«Mh. Non so se hai ragione, ma
sappi che la gelosia di cui parli è molto diversa da quella che tu
senti per Naruto quando parla o fa il cascamorto con Sakura».
Ma sentila come è convinta di quello che dice. Pensa davvero di conoscermi così bene?
Pensò Itachi, mentre con una
parte del suo geniale cervello cercava un modo per farle passare tutta
quella sicurezza che mostrava.
«Lui è solo preoccupato che io
possa andarmene da Konoha perché innamorata di uno shinobi straniero.
Non ha altri motivi, solo l’egoismo di volermi al villaggio, nonostante
lui abbia già molti intorno, come Saori... » continuò Shirai, facendo
scendere il silenzio.
Me lo sono immaginato o il suo
tono è mutato quando ha pronunciato il nome di Saori? Che le dia
fastidio il rapporto che ho con lei?
«Shirai-chan … Sei sicura che Itachi-san sia solo tuo amico?» le chiese Hinata, mentre Itachi rizzava le orecchie.
«Hinata-chan vorrei tanto darti
una risposta sicura, ma non ce l’ho al momento. Non sono più sicura di
quale sia il rapporto che mi lega ad Itachi» rispose con tono frustato
l’altra.
«Non ti preoccupare, Shirai-chan. Prima o poi capirai».
«Anche se non credo che
cambierebbe qualcosa» aggiunse l’altra, ricevendo,probabilmente, una
muta domanda dalla Hyūga, poiché proseguì « Se io avessi cambiato i
miei sentimenti verso Itachi, credi davvero che farebbe la differenza?
Lui è il futuro capo clan degli Uchiha e seguirà il volere del Clan
fino alla fine. Se loro vorranno vederlo con Saori, lo accetterà.
Quindi per me è meglio se le cose rimangono come sono, non credi?».
Itachi non sentì la risposta di
Hinata, ma vide la porta aprirsi e Shirai uscirne con i capelli slegati
e il cambio in mano segno che stava andando a farsi la doccia: per non
farsi beccare aveva ripreso a leggere il rotolo che aveva in mano.
«È inutile che continui a
leggere, Itachi. Sei un baka e tale rimarrai» lo prese in giro lei,
ricevendo semplicemente uno sguardo annoiato.
Decise di lasciarlo in pace,
poiché era evidentemente di cattivo umore e, dopo aver salutato Shi
–Itachi alzò gli occhi al cielo infastidito per il gesto-, si chiuse in
bagno.
*
La cena, nonostante il mutismo
in cui Itachi si era rinchiuso, proseguiva in allegria, soprattutto
grazie ai resoconti comici che Naruto faceva dei suoi allenamenti.
Imitava le mosse sia di Killer
Bee, con tanto di rap assurdo, sia le proprie, facendo sbellicare senza
ritegno i presenti: persino Shi aveva le lacrime agli occhi dal troppo
ridere.
Finita la cena, il biondo
shinobi si propose di aiutare con il lavaggio delle stoviglie, ma
Itachi, sempre in silenzio, lo precedette posizionandosi al fianco di
Shirai: lei lavava, lui asciugava.
Shi, convinto che nessuno lo
vedesse, sorrise divertito a quella vista, soprattutto quando Shirai
riprese Itachi, dicendogli che doveva asciugare meglio i bicchieri o
sarebbero rimasti macchiati dall’acqua residua.
Hinata vide il sorriso dello
shinobi e capì che si comportava in quel modo con Shirai, proprio per
spingere Itachi a farsi avanti con lei: era davvero un ninja sensitivo,
dopo tutto.
Così Hinata decise di lasciare
che Shi facesse da collante tra i due amici e vedere come sarebbe
evoluta la situazione: sapeva che Itachi provava sicuramente qualcosa
al di là dell’amicizia per Shirai, ma era preoccupata per le
conseguenze.
Il Clan Uchiha non avrebbe
mollato la presa sul proprio genio. Non lo avrebbe mai lasciato con una
kunoichi che non fosse un’Uchiha.
Shi se ne andò verso le dieci di
sera e Shirai lo accompagnò fino all’ingresso dello stabile dove era
situato il loro appartamento: rimasero un attimo fuori a parlare.
E nessuno dei due si accorse di
un corvo un po’ strano che li fissava da uno dei balconi del primo
piano: aveva occhi rossi con strani disegni neri.
«Shirai-san, c’è una cosa che mi
preme chiederti» esordì lui, ricevendo la piena attenzione dalla
kunoichi « Ti piacerebbe venire qui a Kumo per sempre?».
Shirai rimase completamente sbalordita da quella richiesta: non sapeva cosa rispondere, ma nella sua mente apparve Itachi.
Non voglio lasciare né lui né
Konoha, ma rimanere lì vorrebbe dire vederlo al fianco di Saori per il
resto della vita e probabilmente perdere comunque la sua amicizia: lei
non ci permetterebbe mai di rimanere tali.
Però lì ho anche la mia famiglia
e gli amici. Anche qui a Kumo ne ho parecchi, ma dopo la morte di
Taichi non ho un motivo forte per rimanere.
«Non devi rispondermi ora,
Shirai. Se te l’ho chiesto è perché voglio che tu rimanga con me» le
disse, accarezzandole una guancia e facendola arrossire: non aveva mai
capito che Shi avesse certi sentimenti verso di lei, convita fosse solo
un amico molto vicino «Ci vediamo nei prossimi giorni: pensa alla mia
proposta, d’accordo?».
Shirai annuì semplicemente e non vide Shi lanciare uno sguardo al corvo dagli occhi rossi che lo fissava malevolo.
Quando Shirai rientrò
nell’appartamento capì dal rumore di russare che Naruto era già
addormentato e Hinata si era ritirata in camera: l’unico rimasto in
salotto con il rotolo e una tazza di the era Itachi, che le lanciò un
breve sguardo cremisi da sopra il bordo di pergamena giallastra.
«Ti conviene andare a letto, Itachi. Domani hai ancora gli allenamenti con Naruto, neh?».
«Hai! Ma ci vuole ben altro per
stancarmi, Shirai» le rispose, mentre lei si mordeva la lingua per non
rispondergli in modo sarcastico con una frase tipo: “Ti ci vuole Saori,
eh Itachi?”.
Lui aveva smesso di leggere prendendo a fissarla con insistenza, prima di chiedere: «È successo qualcosa?».
La vedeva tesa e quando si mordeva il labbro inferiore a quel modo, lui lo sapeva bene, voleva dire che era nervosa.
«Sì, qualcosa è successo, anche
se mi è difficile ancora comprendere. Se qualcuno di cui non sospetti,
si confessasse a te proponendoti di rimanere con lui, o lei, tu cosa
faresti?» gli chiese.
Non posso credere che sia così ingenua e stupida da chiedere una cosa del genere proprio a me.
Ovviamente non disse nulla di
tutto ciò, limitandosi a sbuffare, poggiare il rotolo e rispondere:
«Dipende da cosa sento per la persona che me lo chiede, Shirai»
«Mettiamo il caso sia Saori a chiedertelo, cosa faresti?» gli disse, vedendo che Itachi diveniva silenzioso e pensoso.
Rispose solo dopo alcuni minuti:
«Valuterei i pro e i contro della sua richiesta. Se i primi fossero
maggiori, allora accetterei» le disse.
Shirai rimase un attimo
spiazzata dalla risposta del ragazzo e così chiese: «Ma non sei
innamorato di lei, Itachi? Non dovresti accettare qualunque cosa pur di
stare con lei?».
«Cosa ti fa avere la convinzione che io sia innamorato di Saori?».
« La vostra vicinanza e poi… »
Shirai arrossì di botto, evitando di guardare Itachi negli occhi,
troppo imbarazzata « Mi pare che voi abbiate un rapporto molto
profondo, no?».
Itachi la guardò un attimo,
prima di ghignare e rispondere, facendola avvampare ancora di più,
tanto che si poteva cuocere un uovo sul copri fronte: «Ti riferisci al
fatto che da un anno abbiamo rapporti sessuali, Shirai?».
Lei si limitò ad annuire
vigorosamente, maledicendosi per aver tirato fuori il discorso: non
voleva né parlare né immaginare i rapporti di quel tipo tra Saori e
Itachi, anche perché la infastidivano grandemente.
«Avere certi rapporti con
qualcuno non significa esserne per forza innamorati, ma semplicemente
attratti fisicamente» le rispose lui.
«Ah, capisco. Io avevo pensato
che tu fossi innamorato di lei, perché per me era così con Taichi… »
confessò Shirai, divenendo nuovamente rossa.
«Shirai» la chiamò Itachi,
facendole alzare lo sguardo, cosicché lei si accorse che si era alzato
e le era direttamente davanti « Non accettare. Torna a Konoha, con me».
Lei lo guardò sorpresa, prima di chiedere: «Perché?».
«La mia vita sarebbe vuota senza la tua presenza a Konoha».
«E se io fossi innamorata di Shi?».
«Se tu lo fossi, non avresti
chiesto consiglio a nessuno. Avresti accettato senza nessun dubbio. Non
avresti nemmeno valutato i pro e i contro, ne sono sicuro» le disse,
avvicinandosi di un altro passo, che corrispose a uno all’indietro di
lei.
«Io non posso restare a Konoha solo per il tuo egoismo Itachi».
Lui la guardò un attimo senza
dire nulla: gli occhi erano tornati del consueto colore scuro e Shirai
si sentì risucchiata in essi, come in un buco nero.
Non aveva mai visto gli occhi di
Itachi così da vicino e non si era mai soffermata ad osservarli con il
loro taglio felino. Erano belli gli occhi di Itachi, ma le facevano
paura. Perché voleva guardarli per sempre, ma non come un’amica.
Era giunto il momento di
ammettere a se stessa che per lei Itachi non era più l’amico del
passato. Ora lo vedeva in un modo diverso, come una ragazza guarda un
ragazzo che le piace.
Lo guardava come una ragazza
innamorata. E in quel momento la prospettiva di scappare da lui, dal
futuro divisi che li attendeva era forte: rifugiarsi a Kumo, lontana
dal dolore di vederlo con Saori.
Abbassò lo sguardo in quel
momento, ma la mano di Itachi scattò veloce verso il suo mento
obbligandola a continuare il contatto visivo, nonostante le creasse
confusione e smarrimento.
«Torna con me a Konoha, Shirai»
le ripeté Itachi, prima di avvicinarsi ulteriormente, troppo, e
sfiorarle leggermente le labbra con le proprie.
Fu lieve il contatto: come il
battito di ali di una farfalla. Come un petalo di ciliegio che ti
sfiora la guancia quando cade dai rami scossi dal vento, ma bastò.
Bastò a farle sentire un calore
incredibile riempirle il corpo: lo stomaco si contrasse in modo
dolorosamente piacevole, il cuore si fermò insieme al respiro e Shirai
credette di svenire.
Non aveva nemmeno chiuso gli
occhi da tanto il momento fu breve e rimase bloccata con lo sguardo
perso nel vuoto, fino a quando non sentì la mano di Itachi poggiarsi
sulla guancia: lo guardò incredula e lui sorrise.
«Non sorridere così. Itachi … Non prendermi in giro» gli disse, distogliendo lo sguardo.
«Perché pensi che io ti stia prendendo in giro, Shirai?».
«Perché tu sei Itachi! E io sono
solo Shirai! Noi siamo amici e tu non credi nemmeno che io sia una
ragazza!» gli disse, tenendo il tono di voce forzatamente basso.
«Non posso aver cambiato idea?».
«Guarda caso l’hai cambiata
proprio quando Shi mi ha chiesto di rimanere qui con lui … E anche se
tu avessi cambiato idea su di me, ricorda Itachi: io non sono Saori. Io
non farò come lei pur di avere le tue attenzioni e non lascerò che il
tuo Clan mi cacci di nuovo dal mio villaggio. Lo sai che se tu ed io …
» si bloccò, diventando rossa e sforzandosi di continuare «Se tu ed io
volessimo stare insieme in quel senso, il tuo Clan non lo
permetterebbe. Quindi smettila di fingere solo per tenermi con te al
villaggio».
Itachi non riusciva a capire
perché Shirai avesse reagito in quel modo: non comprendeva perché lei
fosse convinta che non ci fosse la possibilità che lui fosse innamorato
di lei.
Poi si ricordò di tutte le volte
che l’aveva presa in giro per la sua poca femminilità e le sue parvenze
mascoline e capì che l’aveva ferita molto più di quanto pensava con
quelle parole.
Talmente tanto che ora non credeva nemmeno possibile il sentimento che lui invece provava sinceramente per lei.
« Sto davvero fingendo, Shirai?
Ne sei sicura?» le chiese, vedendo che annuiva vigorosamente
«D’accordo. Quando torneremo a Konoha ti mostrerò che non è una farsa
volta a trattenerti al villaggio per un mio atto di egoismo.
Riprenderemo l’argomento tra due settimane» le disse, prima di
toglierle la mano dalla guancia e chiudersi in camera.
Shirai si lasciò andare a terra,
poiché le ginocchia non avrebbero retto oltre e si mise una mano sul
cuore: da quando era così irrimediabilmente innamorata di Itachi?
Quando era successo? Non se n’era nemmeno accorta!
«Possibile che io sia così stupida da non essermene resa conto prima?».
Beh, che dire? Sono tornata dopo
eoni e vi chiedo scusa, ovviamente a chi legge ancora la storia. Se
trovate degli errori, mi dispiace, ma ho pubblicato un po' di fretta...
Spero di essere più costante con gli aggiornamenti, ma ci conto poco.
Alla prossima.
Elena