My roommate is a tsundere ghost

di Miravel0024
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Uscii gocciolante dalla doccia e si tamponò svogliatamente con un asciugamano. Il trasloco lo aveva davvero sfinito, voleva solo mettersi a letto e dormire per otto ore filate.
Camminò scalzo fino al lavandino, pronto a lavarsi i denti e impigiamarsi quando il piede gli slittò da sotto quasi mandandolo dritto a terra, ma riuscii a reggersi al lavandino all’ultimo. Che strano, era convinto di esserseli asciugati i piedi, ma quando abbassò lo sguardo non ci trovò dell’acqua, ma bensì delle impronte rossastre. Ovviamente la prima cosa che gli venne in mente fu il sa…
«Porca puttana! Mi son fatto la doccia nell’acqua arrugginita! Che schifo, pensavo che almeno le tubature fossero a posto cazzo!» … sii guardo intorno ed afferrò il primo straccio vecchio che trovo dando un’asciugata veloce.
«Speriamo che sia l’ultima sorpresa della serata.» Con un sospiro si guardò finalmente allo specchio, ma… quello nel riflesso non era lui, che cavolo? Un vecchio rugoso, senza denti e con gli occhi iniettati di sangue lo fissava dal riflesso. Sbatté le palpebre un paio di volte, ma niente, era ancora lì. Allora si strofino gli occhi, ma non funzionò neanche quello. Allora, nonostante fosse appena uscito dalla doccia, decise di sciacquarsi il viso, sicuramente era solo stanco. Quando rialzò lo sguardo il vecchio era sparito, ma con lui era scomparso anche il suo riflesso.
«Ma cosa cazzo?» Un tocco freddo sulla spalla lo fece saltare, ma quando si voltò non c’era nessuno. Rimase a fissare il vuoto per qualche istante prima di grugnire frustrato.
Tornò a rivolgersi allo specchio, era tutto normale, niente di cui preoccuparsi, a parte la sua pelle che sembrava effettivamente quella di un vecchio, per non parlare di quelle disgustose occhiaie, quant’era che non seguiva la sua skin care? Decisamente troppo, doveva assolutamente rimediare, ma non quella sera.
Riuscì finalmente ad indossare il suo amato pigiama ed uscii dal bagno, ma una volta entrato in salotto le luci traballarono e si spensero.
«Oh ma dai! So che questo posto l’ho pagato una miseria però neanche a fare così e che diamine!» Cercò l’interruttore a tentoni per tutta la parete. Dovette spegnere e accendere alcune volte prima che, miracolosamente, la luce ripartisse.
Avrebbe esultato, se non fosse che sul muro sopra il divano ora c’era una scritta… in rosso, anche piuttosto grande.
 
FUORI DA QUI!
 
Fortunatamente doveva ancora ripitturare.
Si grattò la nuca confuso e sospirò, ci avrebbe pensato l’indomani, era troppo stanco.
Superò la libreria / divisorio e scostò le coperte, ma… qualcosa cadde e si schiantò fragorosamente al suolo.
«E che cazzo!» Iniziava davvero a stancarsi. Era tentato di fregarsene, ma sapeva che se l’avesse fatto sarebbe finito a camminare sui detriti affilati nel mezzo della notte.
Sospirò e tornò indietro. A terra, accanto al tavolo, c’erano i resti di una tazza. C’era solo un piccolo problema, era alquanto sicuro che quella tazza dovesse ancora essere nello scatolone, era la sua tazza della domenica, non aveva senso che fosse sul tavolo. Guardò l’ora sull’orologio a muro.
00:15
Ok no, non aveva di nuovo camminato nel sonno. Che diavolo stava succedendo? Raccolse i resti della tazza e li gettò nella spazzatura. Tentò di nuovo di andarsene a letto, ma… c’è davvero bisogno che lo dica? Si, c’è ne. Il pavimento iniziò a tremare sotto i suoi piedi, non molto, solo quel tanto che bastava per farlo traballare.
«Anche il terremoto? Sul serio?» Una scossa più forte lo mando dritto a terra e fu allora che notò che la scritta sul muro era cambiata.

CHE DIAVOLO STAI FACENDO?
HO DETTO CHE DEVI ANDARTENE!

 
Ok… quello era strano. Sembrava che il sonno avrebbe dovuto aspettare.
«Senti amico, non vorrei sembrarti maleducato, ma devi necessariamente imbrattare il muro? Non puoi ch’esso… usare dei post-it? Posso comprarli domani.»
 
DEI COSA?
 
«Dei post-it, quei pezzi di carta quadrati e appiccicosi dove la gente si appunta le cose, hai presente?» Dio sperava davvero di non avere di fronte un boomer.
 
CERTO CHE SO COSA SONO!
 
«Ok ok, non ti scaldare.»
 
CHE RAZZA DI PROBLEMI HAI? PERCHÉ SEI COSI TRANQUILLO!
 
«Senti amico, ho vissuto con quella schizzata di “mia madre” per gli ultimi ventitré anni, tutto questo è alquanto tranquillo in confronto.» In realtà era quasi divertente, sicuramente molto più piacevole che discutere con sua “madre”. Doveva ammettere però che non gli sarebbe dispiaciuta una canna in quel momento.
 
NE SEI SICURO? RENDERO LA TUA VITA UN INFERNO SE NON TE VAI SUBITO!
 
«Eh, adorabile. Senti sarò franco con te bello. Ho speso tutti i miei risparmi in questo appartamento merdoso, non c’è modo che me ne vada. Non importa quanto sia infestato, l’avevo comunque messo in conto. Ti conviene abituarti ad avermi in giro, perché saremo coinquilini per un bel po’. Ora tu fai pure ciò che vuoi. Fai tremare la stanza, rompi le cose, non lo so. Io me ne vado a dormire.» Sii alzò e oltrepasso nuovamente la libreria / divisorio, solo per risbucare la testa in salotto l’istante dopo.
«Quasi dimenticavo, domani inizierò a ridipingere perciò… hai qualche preferenza per il colore dei post-it?» L’appartamento rimase silenzioso per un po’, portandolo a pensare che la presenza gli stesse mettendo il muso… o progettando la sua morte. Una delle due, ma protendeva per la prima.
 
ROSSO
 
«E rosso sia! Ottima scelta amico. Buonanotte!»




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