Can stand to fly
Titolo:
Can stand to fly?
Autore: My Pride
Fandom: Super Sons
Tipologia: One-shot
[ 1406 parole fiumidiparole
]
Personaggi: Damian
Bruce Wayne, Jonathan Samuel Kent, Edward Nygma
Rating:
Giallo
Genere: Generale,
Slice of life
Avvertimenti: What
if?, Accenni Slash
Solo i fiori sanno: 32.
Peonia: timidezza e vergogna
BATMAN
© 1939Bob Kane/DC. All Rights Reserved.
Quella
situazione aveva dell'assurdo. Roteando gli
occhi al di sotto della maschera, Robin gettava di tanto in tanto
qualche sguardo a Nygma e si chiedeva quando avrebbe finito di
blaterare.
Erano passate esattamente due ore da
quando
l'Enigmista l'aveva catturato e legato a quella sedia con pesanti
catene, e da quel momento non aveva smesso nemmeno per un secondo di
parlare e spiegargli il suo raffinato piano, o almeno così
l'aveva chiamato. Aveva nascosto delle bombe (come al solito) nei punti
più strategici di Gotham (un classico) e aveva preso degli
ostaggi (tanto per cambiare) che avrebbero potuto trovare soltanto
decifrando dei complicatissimi enigmi (nessuno l'avrebbe mai detto), e
Robin era la distrazione perfetta per far sì che Batman si
concentrasse sul suo presunto rapimento e ignorasse i vigili del fuoco
che aveva catturato. O almeno così credeva. Suo padre sapeva
benissimo che avrebbe potuto tranquillamente cavarsela e che in ogni
caso a recuperare gli ostaggi avrebbe potuto pensarci il resto della
bat-famiglia, ma Nygma era sempre stato così convinto delle
sue
enormi capacità che non vedeva oltre al proprio naso. Robin,
però, stava cominciando a stancarsi di sentirlo starnazzare.
«Hai finito? Mi sto annoiando», sbuffò
esasperato,
ricevendo un'occhiata indignata da parte dell'uomo.
«Sto illustrando ad un ottuso uccellino come te il mio
sofisticato piano... e hai anche il coraggio di annoiarti?»
Nygma
storse il naso, puntando verso di lui il bastone a forma di punto
interrogativo. «Sono
riuscito a catturarti... fossi in te non parlerei con tutta quella
spavalderia».
«Chi ti dice che non mi sia fatto catturare
apposta?»
Edward rise. «Voi pettirossi siete tutti uguali. Ti sei fatto
fregare come un pollo, eppure vuoi ancora fingere che tu non sia caduto
vittima del mio genio?» replicò scettico, roteando
il
bastone fra le mani prima di cominciare a girare intorno alla sua
sedia. «Ho fatto in modo che tutti i pericoli fossero letali,
e
né tu né tutta la tua combriccola di uccellini
colorati
potrete fare qualcosa. Anche Batman cadrà nella mia trappola
non
appena proverà a salvarti». Poggiò la
punta del
bastone sulla spalla del ragazzo, picchiettandogli una guancia. «C'è
una sola
entrata. Quando Batman verrà qui, perché
è statisticamente prevedibile
che venga a salvare la sua preziosa spalla, verrà accolto da
un'esplosione che lo trasformerà in uno spezzatino di
pipistrello».
«Lo sai che non funzionerà mai. Perché
ti ostini a
renderti ridicolo, Nygma?» replicò Robin, e il
bastone lo
colpì ben presto al braccio
«Enigmista, per te. Piccolo teppista».
Edward lo colpì ancora con forza e Robin strinse i
denti, ma non emise un fiato. Era stato addestrato a sopportare dolori
peggiori: aveva combattuto contro la sua stessa madre ed era stato
ridotto in fin di vita, era morto, risorto dall'inferno di Apokolips,
aveva affrontato un torneo su un'isola colma di assassini e
criminali... qualche colpo di bastone non era nulla. Ormai
aveva
una soglia del dolore sopra ogni limite, per essere solo un sedicenne.
Socchiuse un occhio sotto la maschera e, mentre Nygma lo colpiva alle
braccia, alle gambe, a volte persino sul viso, armeggiò con
le
mani legate dietro la schiena. Sapeva quanto l'uomo fosse suscettibile
riguardo il suo intelletto, e in quel momento la cosa giocava
decisamente a suo favore. Ebbe giusto un sussulto quando gli parve di
sentire un leggero crack alla caviglia destra, ma non aveva tempo per
pensare ad una possibile distorsione, poiché ben presto
apparve
un messaggio sulla sua lente destra che lo avvertiva che le cose
stavano procedendo alla grande.
Pronto ad entrare a sua volta in azione, il suono di un boom sonico
attirò l'attenzione di entrambi e, seppur l'uomo non parve
farci
caso - quella dopotutto era Gotham, le stranezze erano all'ordine del
giorno -, le labbra di Robin si sollevarono in un sorriso sardonico.
«Indovina questa, Nygma. Meno ne
hai, più valgo. Che cosa sono?»
domandò, e Edward
arcuò un sopracciglio, osservandolo stralunato.
«Mi prendi per uno stupido,
uccellino? La
risposta è ovvia, un amico. Che cosa vorresti...»
non fece
in tempo a finire la frase che il soffitto sopra la sua testa
crollò, ed ebbe giusto il tempo di gettarsi alla sua destra
prima che un lampo rosso e blu lo spedisse con forza contenuta contro
un muro, lasciandolo senza fiato; scivolò con la schiena
contro
di esso, allentando la presa sul bastone per cadere ben presto riverso
a terra.
«Avevo tutto sotto controllo», affermò
Robin nel
voler tenere comunque il punto, osservando Nygma
mentre rantolava in un angolo per il colpo ricevuto. Sollevò
lo
sguardo e fissò con rimprovero, seppur attraverso le lenti,
il
volto sorridente di Superboy.
«Avevi sotto controllo anche i lividi e le catene?»
Damian assottigliò le palpebre, certo che l'altro l'avrebbe
notato comunque nonostante i suoi occhi non fossero visibili. Poi
sollevò le braccia, facendo cadere con un tonfo sordo le
catene
con cui era stato legato fino a quel momento. «...avevo
aperto il
lucchetto due minuti fa», gli rese noto, ignorando il fischio
compiaciuto dell'altro.
«Stavo solo facendo guadagnare tempo a Nightwing e agli
altri».
«Oh». Superboy parve
piuttosto imbarazzato. «Allora...
scusa? Ho sentito un picco nella tua frequenza cardiaca e...»
Robin lo mise a tacere con una mano, ignorando il lieve rossore sulle
proprie guance. Da quando era tornato dal trentunesimo secolo,
quell'idiota gli diceva fin troppo facilmente che si concentrava sul
suo battito cardiaco. «Ormai sei qui. Fammi legare
quell'idiota e
raggiungiamoli», rimbeccò, alzandosi in piedi. Ma
fu a
quel punto che sentì un intenso dolore alla caviglia, e
sarebbe
anche caduto se non fosse stato per Superboy, che l'aveva prontamente
sorretto nel passargli un braccio intorno alla vita; si squadrarono per
un secondo, distogliendo immediatamente lo sguardo per evitare di
fissarsi negli occhi.
«Non ce n'era bisogno», tenne il punto in un
borbottio,
scostandosi dall'altro per sedersi un momento con la gamba sollevata,
in modo che il piede non toccasse il pavimento.
«La caviglia si sta
gonfiando».
«Lascia perdere la mia
caviglia, dobbiamo pensare a...»
non fece nemmeno in tempo a finire la frase che sentì un
movimento al suo fianco e Superboy sparì, salvo ricomparire
qualche secondo dopo con le braccia incrociate al petto e un sorriso
soddisfatto. Nygma era stato legato con una trave d'acciaio, stretta
abbastanza per tenerlo fermo e impedirgli di scappare non appena si
fosse ripreso, ma non troppo da soffocarlo.
«Ti odio».
«Felice di sentirlo», canticchiò,
chinandosi per
puntellarsi sulle punte dei piedi e afferrargli delicatamente la
caviglia; quando cominciò a sfilargli lo stivale, Robin
ritrasse
violentemente la gamba per osservarlo con tanto d'occhi. Non solo
perché Jon - dio, ancora faticava a credere che quel ragazzo
fosse Jon - si era praticamente inginocchiato davanti a lui, ma anche
perché temeva che il suo cuore potesse tradirlo di nuovo.
Così fece ciò che sapeva fare meglio per
mascherare i
suoi sentimenti: si arrabbiò.
«Che diavolo fai?!»
Superboy sbatté graziosamente
le ciglia. «...ti fascio il piede?» disse confuso.
«Azione assolutamente non necessaria»,
tagliò corto
Robin e, sorreggendosi con una mano allo schienale della sedia,
cercò nuovamente di alzarsi, attento comunque a non mettere
a
terra il piede gonfio e dolorante.
«E
va bene, l'hai voluto tu. Ti riporto a casa».
Roteando gli occhi, Superboy sfruttò la sua super
velocità per afferrare l'amico nell'incavo delle ginocchia e
tirarlo su senza alcuno sforzo, senza dar peso all'esclamazione
sorpresa che si lasciò sfuggire.
«Mettimi giù! Non
possiamo lasciare qui Nygma!»
«Red Hood si sta avvicinando
alla nostra posizione, riesco a sentirlo. Se ne occuperà lui»,
tranquillizzò. «Ho
anche disattivato la trappola, non ci sarà nessuna
esplosione.
Non l'aveva progettata poi così bene»,
ridacchiò.
Robin gli rifilò un'occhiataccia. «Questo non vuol
dire
che tu possa...» la frase gli morì in gola quando
incontrò lo sguardo azzurro di Jon, così profondo
da catturarlo e costringerlo a guardare immediatamente altrove. «Ti
odio», ribadì, e la risata cristallina di Jon
risuonò in tutto il magazzino.
«Felice di sentirlo», cinguettò ancora
una volta, «Stringi
i denti, non ci vorrà molto»,
lo rassicurò e, dal sorriso raggiante che gli
rivolse, Damian gli credette. Strinse le braccia
intorno al
suo collo e, mentre si libravano in volo e il vento freddo gli sferzava
il viso, si convinse che fosse unicamente per sorreggersi, socchiudendo
le palpebre per concentrarsi sul pulsare del cuore di Jon che batteva
all'unisono col suo.
_Note inconcludenti dell'autrice
Dopo
secoli, posto anche questa storia che aveva partecipato all'iniziativa
#3voltee1challenge
con il prompt "Stringi i denti" sul gruppo facebook Hurt/comfort
Italia.
Sì, come si suol dire, meglio tardi che mai. E' in attesa
praticamnete da mesi e ancora non l'avevo messa su EFP. Gh. COlpa mia,
la prossima volta imparo ad essere più veloce (credo di
averla scritta tipo ad agosto? Boh)
Qui mi baso sul fatto ce Jon sia dientat più grande a causa
della run di Bendis, ma non prendo in considerazione praticamnete
nessuno degli eventi ad esso legati. No, nemmeno quelli di Son of
Kal-El, nonostante Jon sia bisessuale e apparentemente innamorato di un
certo Jay Nakamura. Non è comunque roba che ad una shipper
come me interessa, lol. Ma fermiamo qui lo sproloquio
Commenti
e critiche, comunque sia, son sempre accetti
A presto! ♥
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