Broken dreams look like shattered cristals

di Duchessa712
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XXVII atto

E dopo la battaglia, vinta, ma a quale costo, ci furono tante di quelle cose, tanti di quei pensieri, perché la vita di Jon era costruita su una bugia, e se Arya diceva che non cambiava nulla, Sansa sapeva che cambiava tutto.
-Lady Sansa-
-Ser Jaime-.
Era notte e l'aria era fredda e la neve era scura per la cenere e le pire bruciate e Sansa stava ancora giocando a sognare che la vita fosse diversa.
-Non volevo andarmene, Ser Jaime. Ditocorto mi ha portata via e poi... Non volevo. Volevo tornare. Quando Brienne mi ha chiesto dove volevo andare, ho pensato alla Fortezza Rossa. Ho pensato a Cersei e Myrcella e Tommen e i suoi gattini. Invece erano morti. La amo davvero, Ser Jaime-
-Lo so, Lady Sansa, perché se non l'avessi fatto ti avrei uccisa con le mie mani-.
Qualche giorno dopo, quando il mondo stava per crollare in una nuvola di fuoco, Sansa gli disse che era un vero peccato non poter assistere alla morte della Regina.
Quella notte Jaime Lannister sparì e Brienne, il mattino dopo, aveva gli occhi rossi di pianto, ma Sansa non fu capace di provare colpa e quando seppe che erano morti, che Daenerys era finalmente impazzita, che nulla, ad Approdo del Re, si era salvato, pianse tutta la notte, singhiozzi che si levarono alti per i corridoi di Grande Inverno, simili ai lamenti di un animale ferito.

Bran venne da lei poco prima di doversi dirigere a Sud, a una città di macerie e fantasmi. Jon era in prigione, disse, il sangue dei Targaryen sulle sue mani.
Brienne era silenziosa e pallida e Sansa le posò una mano sul braccio e strinse forte fino a sentire l'armatura tagliarle il palmo.
Pensò al sangue versato, alle lenzuola del suo talamo nuziale, alla neve che aveva bevuto ciò che restava della vita di uomini forti e valorosi. Pensò al sangue di Tommen che doveva aver imbrattato il suolo su cui si era schiantato e a quello di Myrcella che le aveva coperto il viso colando sul vestito rosa pallido. Pensò al fiotto rosso uscito dal collo di suo padre quando la sua testa era rotolata sui gradini del tempio e allo squarcio sulla gola di sua madre, alla punta sporca delle frecce che avevano ucciso Rickon. Pensò ai Lannister che di rosso si vestivano, rosso carminio e rosso sangue e rosso vino, ai lividi sul corpo di Cersei, alle prime rughe che iniziavano a spuntare. Penso alle sue carezze, ai suoi baci e ai suoi segreti, alle confessioni che le aveva concesso. Pensò che non le aveva mai detto d'amarla.

Volevano la testa di Jon e di Tyrion, traditori - di chi non si capiva bene, tanto mutevole era il gioco - e assassini. Volevano un nuovo inizio, ora che il trono era stato sciolto dal respiro del Drago. Volevano un nuovo Re e, seduta in mezzo a tutti loro, pronta a perorare la sua causa, Sansa ricordò Jon accasciato nella sua cella. L'aveva amata davvero, la sua Regina e quanti erano morti per questo, per la sua cieca fiducia.
S'era alzato in piedi appena l'aveva vista, aveva giunto le mani e aveva pianto e Sansa l'aveva preso tra le braccia e l'aveva consolato quando avrebbe voluto urlare.
Approdo del Re bruciava ancora, la cenere non si era ancora posata del tutto e già si cercava di cancellare il passato.
-Il Nord reclama la sua indipendenza- disse, voce dura e occhi di ghiaccio, e Bran non poteva negarglielo, perché dopo tutto quello che aveva permesso le facessero glielo doveva.




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