Capitolo
38 - The one
who has always stayed -
Tre
mesi erano passati.
Tre mesi da quando avevamo combattuto contro Cacciatori e Ghoul ed io
avevo
ucciso Karl Heinz.
Eppure mi sembrava trascorsa una vita, complice il fatto che avevo
ricominciato
la scuola e mi ero gettata completamente sullo studio.
Non spendevo più troppo tempo a casa dei Mukami, la causa
principale era la
quantità esorbitante di studio, anche se loro venivano a
trovarmi di tanto in
tanto.
In generale preferivo trascorrere il pomeriggio con le mie migliori
amiche,
ogni tanto ci organizzavamo per studiare insieme, dovevamo recuperare
il tempo
perso.
Ma immaginavo che Yuki non frequentasse villa Sakamaki solo per
studiare, avevo
notato le occhiate che si scambiavano lei e Ayato.
Molto spesso lui la “rapiva” per farsi preparare
dei Takoyaki, ma era una scusa
banale, e lo sapevamo tutti e tre.
La vicenda mi divertiva e compiaceva al contempo, Ayato aveva
riconosciuto ciò
che provava per Yuki ed ero lieta che lei fosse felice, lo meritava
più di
chiunque altro. Insieme a Natalie.
Era stato uno shock scoprire che lei e Kou avevano iniziato a
frequentarsi.
Non che io e Yuki non ce lo aspettassimo, ma non pensavo che Kou fosse
il tipo
di ragazzo che si impegna seriamente in una relazione.
Oltretutto non le aveva rivelato la sua vera natura, diceva che era un
modo per
non divulgare ulteriormente il segreto, ma ero certa che avesse paura
di
spaventare Natalie e a me andava bene così, almeno per il
momento.
Non mi piaceva mentirle, ma non ero sicura che lei avrebbe reagito allo
stesso
modo di Yuki.
Avevo
incontrato mio padre un paio di
volte, il Cardinale Williams lo aveva scelto come sostituto del signor
Lee,
quindi lui era divenuto il capo dei Cacciatori qui in Giappone e ne ero
molto
fiera.
Oltre a sentirmi più tranquilla che fosse lui a gestire le
cose all’interno
della Chiesa.
Aveva deciso, con l’approvazione del Cardinale, che nessuna
Sposa Sacrificale
sarebbe stata più offerta alle famiglie di vampiri presenti
in Giappone e ci
saremmo occupati personalmente dei vampiri scontenti della decisione
presa.
Ma
nonostante tutto sembrasse sistemato, avevo trascorso quei mesi in
solitudine,
cercando di elaborare gli eventi, gestire i miei nuovi poteri ed
evitare
discorsi scomodi con Subaru e soprattutto con Ruki.
Al
momento, la villa era completamente immersa nel silenzio ed io iniziavo
a
ritrovare un briciolo di sanità mentale, perché,
dopo tanto tempo, non c’era
alcun tipo di minaccia.
Carla
Tsukinami era scomparso nel nulla, ma ero certa che avesse un bel da
fare nel
regno dei Demoni come nuovo re.
E
qualcosa mi diceva che le sue decisioni non avrebbero messo a
repentaglio me, i
Sakamaki, o l’umanità stessa.
In
ogni caso, ero grata di aver recuperato le mie vecchie abitudini,
preferivo di
gran lunga dormire la notte, piuttosto che il giorno.
Poter
vagare nell’abitazione durante la giornata non aveva prezzo,
il silenzio che
prima mi spaventava tanto, adesso era divenuto un compagno piacevole.
Potevo
dedicarmi allo studio, o a sperimentare nuove ricette in cucina, senza
che
nessun vampiro venisse a reclamare il mio sangue.
Finalmente
avevo trovato il mio equilibrio tra luce e ombra, finalmente non c’era
più alcun
incubo ricorrente a tormentarmi.
“Finalmente ho accettato la perdita
di Raito.”,
riflettei con un pizzico di malinconia.
Ma
era una malinconia positiva, se comparata a quella che avevo provato
nei mesi
precedenti.
Avevo
accettato la sua assenza, conscia che lui, in qualche modo, sarebbe
rimasto sempre
al mio fianco, almeno nei ricordi.
Nessuno
avrebbe potuto portarmelo via.
Passai
accanto al camino acceso e mi accomodai su una delle poltrone,
ammirando
l’imponente albero che avevo decorato.
Natale
era alle porte e, nonostante qualche protesta da parte dei Sakamaki,
alla fine
avevo potuto arredare la villa con decorazioni natalizie.
Kanato
si era perfino offerto per addobbare l’albero assieme.
Sorrisi
tra me e me, pensando che il giorno di Natale avremmo festeggiato tutti
insieme, Mukami compresi, ci saremmo raccolti a tavola come una vera famiglia.
Poggiai
il capo sullo schienale del sofà e decisi di godere appieno
di quella serenità che
avevo conquistato con tanta
fatica.
Il
tepore del fuoco scoppiettante del camino diede il suo contributo,
quindi
chiusi gli occhi per qualche istante.
Poi
decisi di fare una passeggiata all’esterno, avevo bisogno di
prendere una
boccata d’aria.
Mi
infilai il cappotto e varcai la soglia d’ingresso, il freddo
mi sferzava il
viso e fui tentata dal rientrare di corsa all’interno della
villa,
accovacciarmi accanto al fuoco e spendere lì il resto dei
miei giorni.
Tuttavia
era da troppo tempo che non mettevo piede fuori casa, fossi rimasta
qualche
giorno di più nella magione mi sarei trasformata in un
ornamento della villa.
Vagai
nel giardino senza una meta ben precisa, nel roseto non c’era
traccia di
Subaru, ultimamente mi aveva scansava come la peste e non potevo
biasimarlo se aveva
deciso di tagliare ogni rapporto con me.
Lo
avevo illuso innumerevoli volte, seppur involontariamente, ma quel
periodo in
solitudine mi era servito a capire che per lui avrei provato sempre e
solo del
semplice affetto.
E
non avevo ancora trovato il coraggio di confessarglielo.
Avrei
voluto giustificarmi dicendo che lui non me ne aveva dato modo, ma
sarebbe
stata una bugia.
In
realtà temevo la sua reazione, aveva iniziato ad evitarmi
ancor prima di
conoscere i miei reali sentimenti nei suoi confronti, figurarsi cosa
sarebbe
accaduto una volta rivelato ciò che provavo.
Almeno
avevo fatto chiarezza sul mio rapporto con Shu, avevo capito di essere
legata a
lui molto più di quel che immaginavo, era un legame che
condividevamo fin
dall’infanzia, ma non c’era alcuna sfumatura
romantica in esso, entrambi ci
eravamo resi conto di provare una sorta di mancanza di affetto che
avevamo
tentato di riempire avvicinandoci, tuttavia, una volta conclusa la
battaglia
contro Karl Heinz le cose erano tornate alla normalità e
così pure il nostro
rapporto.
Nonostante
questo Shu continuava a sgattaiolare nel mio letto di tanto in tanto e
la cosa
non mi infastidiva.
Mentre
percorrevo il viale ricco di arbusti, una voce maschile mi sorprese nel
giardino.
“Ehi.”
Ruki
era l’ultima persona che mi aspettavo di vedere
all’interno della magione.
Certamente
avevamo ufficializzato l’unione delle due famiglie con
l’invito a pranzo il
giorno di Natale, ma il maggiore dei Mukami non si sarebbe presentato a
casa
Sakamaki senza un valido motivo.
Per
un breve istante immaginai fosse successo qualcosa di grave, non
sarebbe stata
una novità scoprire che qualche terribile evento stava per
distruggere
nuovamente quella serenità che avevo ricostruito con fatica.
Ricambiai
quindi il saluto e aspettai che aggiungesse altro, ma lui si ostinava a
fissarmi
senza dire niente e quel tenermi sulle spine mi preoccupava.
Infine
si decise a parlare.
“Mi
piaci Mitsuko.”
La
sua dichiarazione improvvisa mi lasciò di sasso.
Avevo
immaginato mille motivi diversi per cui si trovasse nel giardino della
villa,
in un orario così insolito e senza alcun invito esplicito.
Era
venuto fin qui solo per questo?
“Ruki-”
“No
aspetta, lasciami continuare.”, mi interruppe prontamente,
l’idea che avesse
perfino preparato un discorso a riguardo mi stupiva ancor di
più.
Così
lo lasciai proseguire.
“So
bene di non aver mai parlato apertamente di quello che provo, ma non ci
sono
abituato.”
Potevo
solo immaginare che sforzo enorme stesse compiendo in quel momento.
Lo
conoscevo abbastanza bene da sapere che il suo orgoglio non gli
permetteva di
essere così sincero verso i suoi sentimenti.
“Però
è giusto che tu lo sappia.”
Indicò
una panchina a pochi passi da noi e mi invitò ad
accomodarmi.
Avrei
voluto dirgli che non era necessario essere così formali ed
era strano vederlo
così educato, considerato che inizialmente mi considerava
come una bestia al
macello, ma quella confessione serviva ad entrambi, finalmente si era
deciso ad
“aprire il suo cuore” e questo mi avrebbe aiutato a
far chiarezza anche nel
mio.
Prese
posto accanto a me sulla panchina in marmo.
“Mi
piaci da quella notte in cui ti ho sentita urlare nel sonno e ti ho
lasciata
piangere fra le mie braccia.”
Ricordavo
bene quella notte, avevo avuto un incubo che in quei giorni era
piuttosto
ricorrente, quello dove mia madre mi chiedeva di scappare e poi veniva
brutalmente uccisa da Karl Heinz, ed io mi ero svegliata tremante e
sconvolta.
Mi
ero domandata spesso perché Ruki mi avesse lasciato piangere
accoccolata al suo
petto.
“Avevo
sempre considerato chiunque inferiore a me e ho pagato
quest’arroganza sulla
mia pelle. Nonostante ciò, quando sono diventato un vampiro
il mio disprezzo
per gli esseri umani è incrementato. Ma quando ti ho vista
così fragile, non ho
pensato che fossi patetica. Ho pensato che avrei voluto
proteggerti.”
Sorrise
amaramente mentre osservava le sue mani.
“Ma
non hai mai avuto bisogno di alcuna protezione.”
Tornò
a guardarmi ed io faticai a mantenere il suo sguardo, le sue parole mi
avevano
scosso nel profondo.
Tempo
addietro, pensavo che quello di Ruki fosse più un capriccio
e non un reale
interesse, il suo comportamento era stato spesso discordante, delle
volte mi
aveva trattata con sufficienza, altre si era preoccupato della mia
incolumità.
Infine,
che ci fosse un interesse da parte sua era divenuto piuttosto chiaro,
ma non
credevo che fosse talmente intenso da fargli mettere da parte
l’orgoglio e
parlare così apertamente di ciò che provava nei
miei confronti.
“Avrei
dovuto dirtelo molto prima, me ne rendo conto.”, concluse
mettendosi in piedi.
“E
non posso biasimarti se quel giorno mi hai rifiutato.”
Avrei
voluto rispondergli che non lo avevo rifiutato, semplicemente mi aveva
preso in
contropiede ed ero troppo confusa per dargli una risposta certa in quel
momento.
Tuttavia
rimasi in silenzio ancora una volta, fin troppo spiazzata.
“Non
mi aspetto che tu abbia cambiato opinione sul mio conto, ma sentivo
l’esigenza
di dirtelo.”
Ruki
mi osservò per qualche istante, poi annuì, come
se avesse confermato a sé
stesso di aver fatto la cosa giusta.
Proprio
mentre si avviava fuori dal giardino, balzai in piedi e chiamai il suo
nome.
Il
vampiro arrestò il passo, senza tuttavia voltarsi ed io mi
aggrappai alla sua
maglietta, temendo che si teletrasportasse via da un momento
all’altro.
“Sono
io a dovermi scusare. –, mormorai. – Hai reso
piuttosto chiare le tue
attenzioni e io ho scelto di ignorarle.”
Ruki
ruotò di poco il capo probabilmente incuriosito dal mio
discorso.
“Inizialmente
per me c’era solo Raito… Ed è rimasto
anche quando se n’è andato, non riuscivo
a non pensare a lui.”
Ero
sicura che questo Ruki lo avesse capito, d’altronde lui era
lì mentre piangevo
sul corpo esanime del vampiro dagli occhi verdi.
“Oltretutto
non eri l’unico a cui ero affezionata.”
Mi
riferivo a Subaru e doveva aver intuito anche questo, poiché
notai il suo volto
adombrarsi.
“Mi
era difficile concentrarmi sulle questioni di cuore quando avevo
scoperto di
avere dei poteri e ritrovato il mio vero padre, nonché uno
dei Primi Fondatori
della razza demoniaca, che reclamava il posto di Karl Heinz.”
Strinsi
la sua maglietta con maggiore foga prima di continuare, stavo per dire
qualcosa
di molto coraggioso e che comprendevo solo in quell’istante.
“Ma
tu ci sei sempre stato. Sei venuto in nostro soccorso quando i
Cacciatori ci
hanno attaccato per la prima volta. E poi mi hai accolto in casa tua
nonostante
non mi dovessi nulla, senza neppure reclamare il mio sangue in cambio.
Hai
deciso di aiutarmi ogni qualvolta ne ho avuto bisogno e hai combattuto
al mio
fianco nonostante ti avessi rifiutato poche ore prima...”
Il
vampiro si scansò, liberandosi della mia presa, e pensai che
quel ricordo
ancora lo feriva, ma quando si voltò per guardarmi, non
aveva più un’espressione
cupa in volto.
Così
ne approfittai per concludere il mio discorso.
“Ma
io non ti avevo rifiutato Ruki. Il giorno in cui mi hai baciata credevo
fosse
sbagliato perché ero ancora innamorata di un altro. E
probabilmente sarò sempre
innamorata di Raito, ma ho capito che non potrei vivere anche senza di
te. Non
mi aspetto che tu mi perdoni per averlo capito solo ora.”
Aspettai
una sua reazione, ma proprio non riuscivo a decifrare il suo sguardo
impassibile.
Ruki
si avvicinò a me improvvisamente, mi scansò un
ciuffo dal viso, proprio come
era accaduto tempo prima nella cucina di villa Mukami, e mi rivolse un
piccolo
sorriso, un sorriso mai visto prima che illuminava i suoi bei occhi
grigi.
“Dovrei
punirti per averci impiegato tanto.”
Sperai
che quella fosse solo una battuta, ma non sapevo cosa aspettarmi da uno
come
Ruki, che fino a poco tempo prima mi paragonava al bestiame.
Ma
era molto diverso da quel Ruki, adesso aveva imparato a rispettarmi, mi
trattava come una persona con dei sentimenti, lui stesso aveva
ricordato di
averne.
Le
sue mani scivolarono lungo i miei fianchi e mi strinse a sé.
“Posso
baciarti?”
Domandò
con tono casuale, in modo del tutto inaspettato.
“Ruki
Mukami che chiede il permesso?”, lo stuzzicai.
“Sai
che mi piacciono le buone maniere.”
Lo
fissai con un sopracciglio inarcato, mi aveva morsa più
volte e perfino rubato
un bacio, non aveva mai avuto bisogno del mio permesso.
“Potrei
rifiutare, dunque?”
Il
vampiro si fece più serio e calò il suo viso sul
mio, i nostri nasi quasi si
sfioravano e il mio cuore batteva forte nel petto.
“Non
oseresti.”
Sorrisi
maliziosamente, sorpresa dalla mia stessa audacia, ma anche io ero
stanca di
aspettare.
Lo
baciai per prima e Ruki rimase di stucco per il gesto improvviso, non
si
aspettava probabilmente che avrei fatto il primo passo, ma nel giro di
pochi
secondi ricambiò il bacio.
Inizialmente
prese il suo tempo per esplorare le mie labbra, ma quel bacio delicato
divenne
man mano più passionale, tanto che dovetti allontanarmi per
riprendere fiato.
Avevo
le guance arrossate e il respiro affannato.
Lui
mi scrutò con attenzione.
“Cosa?”
“Sei
bella.”
Avessi
potuto, avrei nascosto il mio viso con le mani, dovevo essere arrossita
in modo
imbarazzante, ma avevo le dita ancorate alla sua nuca e non avevo
intenzione di
allontanarle di un millimetro.
“Mi
chiedi il permesso, mi fai dei complimenti, non starai
esagerando?”
“Decisamente.”,
rimbeccò Ruki, poi riprese a baciarmi.
E
in quel momento così perfetto, mi sentii protetta e amata.
Nulla
avrebbe potuto distruggere quella serenità,
perché qualsiasi cosa sarebbe
accaduto, io l’avrei affrontato, insieme alla mia famiglia.
Insieme a Ruki.
ANGOLO
AUTRICE
Quindi
eccoci qui al capitolo finale.
Ben
trovati, miei cari lettori.
Con
questo mettiamo fine alle avventure di Mitsuko e dei nostri vampirelli,
siamo
giunti al termine di questa trilogia che prosegue ormai da anni e
mettere la
parola fine mi fa un certo effetto.
Sono
affezionata a questa storia e ad ogni personaggio, che sia mio o
ispirato
all’anime/videogioco, li porterò sempre nel cuore,
come conserverò sempre il
ricordo di tutti coloro che hanno seguito e supportato questa mia
storia,
grazie davvero.
Adesso
starà a voi immaginare come potrebbero proseguire le loro
vite.
Chiaramente
avrei già un’idea su cosa potrebbe accadere dopo,
ma credo che il mio tempo su
questo fandom sia concluso, anche perché, a malincuore, devo
dire che non è più
attivo come una volta, ma auguro un in bocca al lupo a tutti coloro che
continueranno a pubblicare qui e a divulgare la storia dei nostri
sadici ma
adorabili Diabolik Lovers negli anni a venire.
Con
le lacrime agli occhi vi abbraccio, vostra Nephy_
|