Nevia
stava facendo
ricorso a tutta la sua pazienza,che non era molta, per non ordinare
alle sue truppe di attaccare la città di Aegis e passare a
fil di
spada ogni cittadino che si sarebbe opposto alla dominazione noviana
e riconquista della città un tempo appartenuta giustamente
all'impero,poi resasi indipendente grazie al precedente imperatore,
Flavio Equo IV,un uomo forte,giusto,ma troppo buono per poter
ricoprire una carica così forte e onerosa. Ricordava
ancora,quando
era un semplice legionario,ufficialmente la prima donna a indossare
un armatura,sotto il diretto comando di Silla,ancora generale,che
aveva deposto il precedente sovrano con l'uso della forza,la sua
forza,grande e maestosa,per lei pari forse a quella di Ercole alla
sua massima espressione. Il sangue e la morte scorrevano per le
strade della capitale come vino durante un baccanale e l'orgia di
violenza che scatenava fratello contro fratello,padre contro
figlio,cittadino contro cittadino era infine giunta con la presa
della corona d'alloro e la fuga della famiglia imperiale verso lidi
più sicuri,facendo divenire il generale Silla come nuovo
dominatore
di tutte le terre dell'impero,dai gelidi confini delle libere terre
del nord,fino ai territori dove sabbia e sole cocente facevano da
padrone,ai confini con il regno di Amenosi,nemico da ormai
lunghissimo tempo. Tutte le terre,eccetto una,Aegis. Nevia intendeva
terminare quella cosa il più presto possibile e andarsene,ma
non
prima di aver rivisto lui,l'uomo che l'aveva umiliata di fronte
all'intero esercito,che l'aveva sconfitta con un dannato cavallo,un
equino,un animale da soma. Indossava l'armatura alata con orgoglio
mentre i cittadini venivano tenuti a bada dalle truppe cittadine,atte
alla salvaguardia e al controllo della popolazione in quel giorno
così delicato,permettendo ai legionari,di malavoglia,di
passare
indisturbati per la strada principale. Il passo dei soldati imperiali
era inconfondibile,le armi e le armature emettevano gli stessi suoni
all'unisono,gli stessi movimenti in un singolo istante facevano
sembrano quei singoli individui tante piccolissime parti di una sola
e grande macchina militare che aveva fama di voler conquistare il
mondo intero. Questo pensiero nella maggior parte delle persone
incuteva di norma paura e rispetto. La maggior parte delle volte
paura se non eri noviano. Lei,di fronte a quella calca di
cittadini,spiccava di fronte a tutti anche perché pur
essendo il
comandante in capo della legione aveva preferito andare a piedi,parte
della ragione era dovuta al fatto che le possenti ali metalliche non
le avrebbero consentito una posizione comoda quando si sarebbe messa
in sella,in parte perché in quel momento di cavalli non
n'è avrebbe
voluto vedere nemmeno uno. La sconfitta del giorno precedente le
bruciava ancora dentro e la fiamma che alimentava la sua rabbia non
si era affievolita col passare delle ore,tanto che la notte aveva
faticato ad addormentarsi e c'era stato bisogno di una tisana alla
camomilla preparata dal suo servo per farla calmare. Il suono delle
trombe,dritti e lucidi strumenti di gloria militare,riecheggiavano in
strada come una cerimonia per il ritorno degli eroici legionari,che
ancora una volta mettevano piede a casa,nell'impero,la terra dei loro
avi dopo un ennesima conquista che sarebbe stata ricordata nei secoli
a venire. Un tempo Aegis era casa,ora era qualcosa di molto
più
pericoloso,come una serpe in seno che con la sua esistenza mordeva al
capezzolo della madre patria,rivoltandosi contro di essa e contro
chi,le aveva permesso di nascere e divenire quello che era adesso.
Poi giunsero nel luogo prestabilito per l'incontro e di fronte alla
ventiduesima legio Superba si aprì ai loro occhi la visione
della
grande piazza cittadina,con la sua imponente torre,che da quella
distanza sembrava un opera degna degli dei,come poche c'è ne
erano
al mondo e molte di esse erano all'interno dei territori di Nova. Un
breve ordine della ragazza,qualche gesto impartito con la mano ai
suonatori e tutti soldati smisero di marciare e insieme a loro anche
la musica cessò di colpo. Arrivati al margine che precedeva
l'entrata nella piazza,si arrestarono,restando vigili e attenti,in
attesa del prossimo ordine.
“Mantenere la
posizione.”,disse lei sbrigativamente è subito
dopo si staccò dai
propri uomini.
Pochi
passi in
avanti e fece sbattere le grandi ali d'acciaio,sorvolando a pochi
metri da terra la piazza per giungere nel punto specifico come da
entrambi le parti richiesto. Le bastò uno sguardo attraverso
l'elmo,che come gli occhi di un aquila riuscì a scrutare con
attenzione,la figura di un uomo alto,forte e dalla folta peluria
bionda dorata in testa e sul viso,accompagnato da altri sei
individui,tra cui un individuo incappucciato,dalla lunga barba e si
reggeva a stento su un vecchio bastone. Li riconobbe
subito,sopratutto lui,il bastardo che aveva infangato il suo
onore,questa volta però non aveva con se il suo cavallo.
Pazienza,per stavolta avrebbe dovuto saltare i suoi tentativi di
vendetta. Questa volta doveva essere gli occhi,le orecchie e la bocca
dell'impero,sopratutto la bocca,quella che diceva cose più
utile
alla pace che alla guerra,che tra l'altro quest'ultima era il suo
mestiere. Scese a terra con un movimento che a stento tratteneva la
sua smania di sfoderare le spade uccidere tutti i presenti,specie se
con l'uomo che aveva imparato ad odiare c'era anche la traditrice che
stava cercando,un occasione così ghiotta e non poterla
cogliere la
mandava in bestia per quanta rabbia aveva in corpo. Scese al suolo,si
tolse l'elmo è si rivolse al gruppo davanti a lei.
“Io,Nevia Placidia
Sannita,comandante della ventiduesima legio Superba,sono venuta a
trattare le condizioni della tregua e la cessazione di ogni
attività
ostile da parte di Nova. Chi di voi parlerà a nome di questa
città?”,disse lei con tono fermo e
controllato,solo in apparenza.
“Io...”,disse
Midas facendo pochi passi verso la ragazza. “Sono
Midas,presidente
della città-stato di Aegis e suo primo custode. Ti do il
benvenuto,augurando pace e comprensione tra i nostri due
popoli.”
“Io sono qui per
trattare una tregua. Se è la pace che vuoi,consegnami la
traditrice
è sarà stabilita. E già che ci sei
anche il maledetto li
infondo,giusto per assicurarmi delle tue buone
intenzioni.”,disse
lei mentre indicava Milziade,scrutandolo con sguardo iniettato
d'odio,di risposta il mercenario mosse appena le labbra,mandandole un
bacino come provocazione. Lei dovette trattenersi ulteriormente per
non saltargli addosso è provocare un altro scontro,cosa che
non
permettersi in quel momento così delicato.
“Mi spiace ma non
posso farlo. Le leggi di questa città stabiliscono
letteralmente che
la libertà di ogni individuo è sacra,senza
contare che persino
quest'uomo,questo mercenario,per quanto sgradevole possa sembrare in
apparenza,ha solo cercato di difendere la libertà della
nostra
democrazia. E inoltre la principessa,la qui presente nobile Lucilla
Flavia Equo,discendente della gens Equa e non di meno legittima erede
al trono di Nova è sotto la nostra
protezione,così come le persone
che l'hanno scortata fino a qui,al sicuro dalle mani del vostro
imperatore. Per contro non possiamo accettare le vostre
richieste.”
“Davvero? Questa
città un tempo era parte dell'impero in tutto e per tutto,ed
ora,solo perché siete riusciti a mantenere la vostra
neutralità
durante la guerra civile,pensate di essere un popolo libero di avere
un governo vostro? Non siate stupidi, sapete benissimo che il vostro
momentaneo stato di neutralità e dovuta solo al fatto che
l'imperatore,Lucio Cornelio Silla,non ha ancora rivendicato la
città
nei suoi domini, ho sbaglio?”
“La città-stato
di Aegis è una libertà concessa al nostro popolo
dalla volontà del
vero imperatore,Flavio Equo IV,che ha dichiarato personalmente,come
volontà di creare una pace duratura con tutti i popoli la
fondazione
di uno stato,libero e autonomo nella quale chiunque sarebbe potuto
essere cittadino,mescolandosi ad altre razze e popoli. Siamo grati
per l'opportunità resa al padre della nostra ospite e
continueremo a
difendere quella volontà,costi quel che costi.”
“Allora rischi la
guerra presidente.”
“Forse,ma non
oggi. Oggi siamo d'accordo su come la nostra ostilità non
porta
vantaggio a nessuno,di certo non a noi,che in caso di assedio saremmo
isolati dal mondo e per voi,i nostri assalitori,rischiate di perdere
una delle città più importanti sul confine del
vostro impero e la
vostra legione e una delle più veloci per poter intervenire.
Quindi
siamo d'accordo?”
“Si,siamo
d'accordo. Permone,stringi il patto.”
A
quel richiamo
parve poco alla volta la figura dell'augure. Sorse di fronte a loro
l'immagine di questo giovane uomo,dalla chioma bionda,gli occhi verdi
e che indossava una veste bianca con un mantello rosso. Ma la sua
presenza per loro era più simile a quella di un fantasma che
quella
di un essere vivente. Pareva semitrasparente e il suo corpo a prima
vista sembrava leggerissimo come l'aria.
“Mi presento,sono
Permone,Augure di rango superiore di Giove Ottimo Massimo e
accompagnatore speciale della ventiduesima legio Superba. Oggi
sarò
incaricato per la firma della tregua e del conseguente trattato di
non aggressione da parte di Nova.”
A
questo punto
intervenne il mago,facendo un passo in avanti e portandosi un passo
indietro al fianco di Midas.
“Io sono Etimandro
di Moyos,mago al servizio della città-stato di Aegis e a
nome del
presidente Midas e del consiglio supremo di Aegis,accettiamo la
vostra richiesta al procedimento alla firma del suddetto
accordo.”
I
due incantatori si
avvicinarono l'uomo all'altro,seppur Permone non fosse fisicamente
sul posto ciò contava era il gesto. Poi si fermarono a una
distanza
di cinque passi ed entrambi il mago per primo fece un gesto con
entrambe le braccia,avvicinando i due pugni chiusi sopra l'altro e
poi alzarne uno verso il cielo,come se stesse srotolando una lunga
pergamena,manifestando tra una mano e l'altra un fascio di luce
bianca come la pergamena e tramutandosi subito in un foglio in tutto
e per tutto. Per contro l'augure,nella sua spettrale figura
manifestò
una piccola scintilla carica di elettricità e con un gesto
calmo e
delicato lo lanciò simbolicamente sul foglio e imprimendo
sulla
parte dello stesso un aquila e nella parte sotto una lupa che allatta
due bambini. Nel mezzo, fiumi di parole scritte in piccolo,contenenti
tutti i dettagli sul patto di non belligeranza,che specificava in
ogni dettaglio,in ogni lettera e parola,ogni virgola ed ogni
apostrofo,le condizioni nella quale era stata stipulata tale
trattativa e nel caso fosse stata infranta,da una delle due parti
senza giustificazione alcuna,che le conseguenze di tale disastroso
tradimento sarebbe state punite da Giove in persona.
“Io
qui,Permone,applico la mia firma per conto dell'imperatore. Se mai si
dovesse trasgredire a tale accordo,possa Giove fulminarlo,Marte
squartarlo e Plutone farlo precipitare negli inferi. Lo giuro su
tutti gli dei dell'Olimpo.”
E
come d'incanto Il
nome di Permone,comparve in un piccolo spazio sul fondo del foglio,in
caratteri latini. La firma fu applicata e di colpo il foglio si
disintegrò,lasciando solo del pulviscolo luccicante,che poi
cadde al
suolo e scomparve,come se non fosse mai esistito.
“Bene,ora che
l'accordo è stato stabilito possiamo...”
“Aspetta un attimo
vecchio...”,fu in quel momento che Nevia interruppe
bruscamente il
mago,usando un tono di voce che di pacifico non aveva nulla,
“Noi
non abbiamo stabilito assolutamente niente.”
“La firma
dell'augure conferma che ora abbiamo stabilito una pace
momentanea,vuoi forse dire che sei pronta ad essere punita da quanto
stabilisce il giuramento sul nostro accordo?”
“E per cosa dovrei
essere punita? Io sono venuta per conto dell'imperatore a firmare il
patto di non aggressione tra il mio governo e il vostro. Voi con me
non avete stabilito niente.”
“Che intendi
noviana?”
“Che i vostri
protetti non sono al sicuro dal patto stipulato. Anche se la
principessa è vostra ospite resta comunque una ricercata e
quindi,secondo la legge dell'impero, è una criminale e come
tale
deve essere punita. Tra l'altro voi stato dando appoggio ad una
ricercata è quindi siete complici di una fuggiasca,il che fa
di voi
dei criminali a vostra volta. E vero che non possiamo più
assediare
la città,ma cosa vi fa credere che fra queste mura
sarà al
sicuro?”,disse Nevia completando la frase con fare
canzonatorio.
Un
sorrisetto
malizioso le nacque maligno è sapeva per certo che aveva
ragione.
Midas strinse i pugni per l'indignazione che gli montava dentro e con
voce carica d'emozione si rivolse nuovamente a Nevia.
“Un attacco
diretto ai danni della nobile Lucilla sarà visto come un
attacco
personale alla città di Aegis.”
“Davvero? Esistono
molti modi per uccidere una persona senza necessariamente farlo
apparire come un omicidio. Forse una pietanza avvelenata,oppure una
caduta accidentale,una tegola in testa,un carro che corre troppo
veloce per la strada. Sai,tra i ranghi delle nostre forze armate
esistono professionisti in grado di fare questo genere di cose. E in
caso di morte accidentale,quale vostro alleato potrebbe entrare in
guerra in vostra difesa senza una motivazione,una casus belli,una
giustificazione per entrare in guerra. Fidatevi della mia parola,noi
siamo una civiltà che fin dalle nostre origini ha fatto
della guerra
un sistema efficiente e ben calibrato. Sappiamo come farne scoppiare
una e sappiamo come evitarla. Quindi,sapete a cosa andate incontro.
Addio per ora,godetevi la vostra libertà finché
potete. Presto
sarete puniti come meritate.”
Nevia
si girò per
allontanarsi,aprì di nuovo le ali e si preparò
per innalzarsi in
volo.
“Aspetta.”
La
voce di una
ragazza,quella di Lucilla,candida e dolce penetrò
quell'atmosfera
carica di rancore e sete di guerra represse in maniera completamente
inaspettata. Così docile all'apparenza eppure
così forte nelle sue
intenzioni. Il comandante si girò mostrando un espressione
irritata.
“Mi ricordo di te.
Eri con Silla quando prese il palazzo con la forza.”
“Si e con ciò?”
“Perché sei al
servizio di quel mostro? Sai meglio di me come preferisca distruggere
e schiacciare ogni opposizione che cerchi di contrastarlo. Non ha
esitato a sottomettere o uccidere le stesse persone che aveva giurato
di servire. Ha tradito la nazione dei nostri antenati. Con quale
diritto viene a prendersi la mia vita dopo che mi ha costretto al
sacerdozio?....Con quale diritto a ucciso mio padre?”
Lucilla
cercava di
mantenere una voce calma e pacata,forte,ma controllata. Ma era facile
notare per chi le stava vicino che la voce le tremava,che aveva gli
occhi inumiditi per le lacrime di rabbia che stava trattenendo con
sforzo sovrumano e che i palmi delle mani emettevano un leggero
bagliore lucente,dalla quale,si poteva percepire un leggero calore.
Tutto il suo corpo fremeva. Nevia d'altro canto fece un piccolo
risolino,mostrando i denti bianchi in una smorfia più simile
a
quella di una belva feroce che un serena risata,la crudeltà
era in
procinto di manifestarsi.
“Vuoi sapere
perché l'imperatore ha fatto quello che ha fatto? Per quale
motivo
ha rischiato di distruggere una civiltà che esiste da
più di un
millennio? Vuoi sapere perché e stato così
brutale nel prendere il
potere?”
Una
breve pausa,un
attimo di relativa calma prima della tempesta che voleva buttargli
contro. Cosa ne sapeva lei,quella principessina tutta fronzoli e
accessori,quella bambolina di pezza che della vita fuori dalla corte
non sapeva niente. Non sapeva nulla di com'era il mondo fuori dalla
sua bolla di sapone,agi e sfarzi non ti insegnano nulla sul dolore,la
fatica,la derisione e la vergogna. Non sapeva nulla e pretendeva di
giudicare,meritava una lezione è l'avrebbe ricevuta,parola
per
parola.
“Va bene
traditrice,ecco come stanno le cose. Lucio Cornelio Silla ha fatto
ciò che ha fatto per un solo ed unico motivo. La forza. Nel
suo atto
di ribellione Silla ha espresso il pensiero che tutti i cittadini
dell'impero non osavano ammettere pubblicamente. La crisi economica,i
territori persi nelle guerre a est con i popoli orientali,le
invasioni dei barbari provenienti dalle selvagge terre del nord,la
corruzione della camera del senato. Oh c'erano molti motivi per la
quale tuo padre meritava di essere destituito,solo che Silla lo ha
fatto nella maniera più violenta possibile. Gli ci
è voluta una
guerra civile,migliaia di morti e la distruzione di una dinastia per
rimettere le cose a posto,per restituirci la gloria,la sicurezza e la
prosperità che avevamo perso da tempo. I senatori sono
tornati al
loro posto,l'esercito di nuovo efficiente,i mostri abbattuti e la
nostra terra non è mai stata così splendida e
maestosa come oggi.
Tuo padre era troppo debole per poter regnare,Silla no. Tuo padre era
un inetto, Silla no. Tuo padre era la causa di molte delle disgrazie
del suo malgoverno,Silla ha solo risolto il problema alla radice.
Quindi,se mi stai chiedendo se lui ha fatto bene ha ribellarsi e
scatenare tutta quella distruzione ti risponderò di si. Quel
giorno
tuo padre fu detronizzato,se poi anni più tardi fu ucciso,fu
causa
lui stesso della sua fine. Se l'era meritato.”
Questo
era troppo.
Sentire quelle parole l'aveva ferita così nel profondo che
poche
volte nella sua giovane vita aveva provato una rabbia così
intensa
verso una singola persona e lei,Nevia Placidia Sannita,stava per
subire il prezzo di quella rabbia. Lucilla non era mai stata una
ragazza violenta è gli insegnamenti di Apollo sono messaggi
di
cultura e di pensiero razionale,ma quella rabbia era troppa ed era
questione di secondi prima che il sole che era in lei esplodesse.
Agli inferi la salute precaria e l'incidente del giorno prima.
Nym,Gordlack e Braxus non avrebbero fatto in tempo per
fermarla,mentre il mago restava fermo e Midas si accorse appena in
tempo di quello che stava per accadere.
“BASTA”
La
voce di Midas
venne udita in maniera chiara e concisa,più simile al
potente verso
di una bestia che alla voce di un uomo. Nessuno ebbe il coraggio di
dire la propria,chi per timore,chi per cautela. Il presidente,da uomo
calmo e cortese si era mostrato ai suoi ospiti ora appariva sotto un
aspetto più agguerrito e feroce di quanto avessero mai visto
da
quando lo avevano incontrato. La peluria dorata sul suo corpo
sembrava risplendere di luce propria e le pupille degli occhi ora
apparivano allungate e strette,come quelle di un mostro. Tutta la sua
persona sembrava emanare un qualche spirito guerriero sopito.
“Come ho già
detto prima,auguro pace e comprensione tra i nostri popoli. Ma se
venite qui a insultare i miei ospiti,la mia città e gli
ideali di
uguaglianza e libertà sulla quale Aegis e divenuta
indipendente,allora mi costringete a combattere e non
esiterò a
colpire per primo se necessario. Abbiamo i mezzi per resistere
anni,addirittura decadi senza ricevere aiuti dal mondo esterno. Il
nostro esercito non è grande come il vostro e forse non
avrà la
vostra ferrea ed estrema disciplina sul campo di battaglia. Ma i
nostri soldati amano questa terra con tutta l'anima e i progressi che
abbiamo conseguito nel campo della magia ci ha permesso di fare balzi
da gigante nel progresso e nella difesa di questa città,come
il
raggio che ha rischiato di uccidervi comandante. Siamo propensi alla
pace,ma non esitiamo a uccidere i nostri oppressori quando questi
vogliano fare del male a noi e a chi vogliamo proteggere.
Quindi,siete pregati di andarvene il prima possibile. Un solo giorno
di guerra,anche senza morti è un insulto per questa
democrazia,per
la sua libertà e per l'amore che per quella
libertà siamo disposti
a combattere,a morire se necessario. Siete avvisati.”
A
quelle parole,o
meglio,al modo in cui furono fisicamente espresse aveva
dell'anormale,il timbro della voce aveva un qualcosa di bestiale e
tremendamente irascibile,come un qualcosa che fosse all'infuori della
natura umana. Non osarono indagare ne tanto meno fare un commento di
qualunque genere,persino Milziade,abituato a dire la sua in ogni
situazione preferì non parlare e rischiare di subire una
qualunque
conseguenza dalla quale molto probabilmente non si sarebbe salvato.
Anche gli altri membri della squadra,non osarono mettere bocca sulla
questione,sopratutto la stessa Lucilla,che impaurita da quella
manifestazione di forza da parte del presidente,che non aveva fatto
nulla se non alzare la voce,aveva rilasciato un impeto innaturale con
la sola forza della sua voce. Anche Nevia,con il suo carattere duro e
inflessibile rimase stupita da una tale potenza che non seppe come
reagire,proprio come Lucilla si trascinata a forza da un primordiale
istinto di sopravvivenza restò immobile ad ascoltare
Midas,incapace
per paura istintiva di poter fare altro. Solo il mago e l'augure
restarono calmi e seri nelle loro pose statiche,da parte di uno
perché conosceva da tempo l'animo del presidente e aveva
fatto bene
a proporsi a parlare per conto suo,anche se si aspettava un
rispettoso rifiuto da parte di Midas. L'altro invece,complice il
fatto di non essere fisicamente presente in quella situazione,data la
sua forma incorporea e complice anche il fatto che forse di
carattere,ma non solo quello, era abituato a restare calmo con quello
che era considerato l'uomo più potente dell'impero e
dominatore dal
carattere freddo e distaccato,ma in grado di bruciare di furia
omicida come una pagliuzza in un incendio. Quindi anche Permone aveva
una buona dose di calma dalla sua. Midas per un attimo chiuse gli
occhi,ispirò profondamente col naso,rilasciò
lentamente l'aria
raccolta e poi li riaprì di nuovo. Il furore emanato da
quell'aura
intimidatoria era passata con la stessa velocità con la
quale era
arrivata. Midas avrebbe preferito fare a meno di usare simili
abilità
durante una negoziazione,visto anche perché erano
più legate al
combattimento che alla politica,ma c'è ne era stato bisogno
e la
necessità richiedeva una dimostrazione di forza,quel tanto
che
bastava per rimettere le cose a posto. Forse ci era riuscito.
“Tranquillo
presidente,non sono qui per riaprire il conflitto. L'imperatore non
vedrebbe di buon occhio la cosa. Va bene,tregua sia allora.
Tuttavia....”
“Tuttavia?”
“Chiedo il
permesso di poter scambiare due parole in privato con la scorta della
principessa. Secondo gli accordi per questo incontro si
intende.”
Midas
sembrò
riluttante a questa proposta,ma ora che poteva nuovamente pensare con
lucidità era importante che ricevesse un saggio consiglio
riguardo
alla questione e quindi sapeva bene a chi chiedere per una questione
così delicata.
“Cosa ne pensi
Etimandro?”,chiese il presidente rivolto al mago
“Gli accordi presi
stabiliscono che possono rivolgersi direttamente ai nostri
ospiti,purché ciò che non sia causa di conflitto
o di svantaggio
per la nostra democrazia. Hanno diritto di fare ciò solo in
misura
degli accordi presi,tutto il resto può essere considerato
come un
azione di ostile.”
“D'accordo,in
questo non posso obbiettare,ma porta via la principessa è
rimasta
per più tempo del necessario.”
Midas
si rivolse
nuovamente al comandante noviano.
“Di quello che
devi dire,ma nulla di più.”
Nel
mentre il mago
si avvicinò alla ragazza quasi a fatica provato dalla
propria età.
Di tanto in tanto si poteva vedere come l'anziano si appoggiava al
lungo bastone di legno con più forza del solito.
“Nobile
signora,accompagneresti questo povero vecchio nelle mie,oltre che tue
stanze? Sai l'età non giova più alla mia
forza.”,disse il mago
con tono provato dalla stanchezza.
“Vorrei ma non
posso lasciarli qui in compagnia di quella...quella....”
“Non perdete il
controllo delle vostre emozioni per gente che non merita di stare
alla vostra presenza. E poi se uno solo di loro e bastato a
sconfiggere una come lei cosa potrebbe andare storto con la vostra
guardia al completo e un intera città pronta a combattere
per voi?
Credetemi,sono più al sicuro loro di quanto lo siate voi in
questo
istante. Andiamo.”
La
ragazza sapeva
che quello che l'anziano diceva era giusto. Nonostante la rabbia
verso il comandante dell'esercito noviano e il voler restare per il
suo orgoglio di principessa sapeva di doversi allontanare il prima
possibile da quel luogo e con un gesto delicato prese per mano il
vecchio saggio e lo accompagno gentilmente verso la torre. Sapeva
esattamente che la richiesta del mago era solo una scusa,dato che
ormai lo conosceva da molto tempo e quindi sapeva quando stava
recitando. Oltre che mago era anche attore,pensò Lucilla.
Diede un
ultima occhiata di disprezzo verso Nevia e da lei fu ricambiata allo
stesso modo e poi si allontanò definitivamente.
“D'accordo,ora che
siamo rimasti soli veniamo a noi...”,disse la ragazza noviana
rivolgendosi ai quattro accompagnatori della principessa fuggiasca,
“Quindi voi siete la scorta di quella traditrice,capisco.
Vediamo
chi abbiamo qui. Voi due vi conosco,Nym e Gordlack,anche voi eravate
nella capitale durante la presa del potere di Silla. E così
siete
ancora vivi. Personalmente non ci credevo.
“Esatto umana,hai
qualcosa da dire a riguardo?”,disse Gordlack mentre batteva
leggermente la testa del maglio sul palmo della mano libera e il suo
sguardo era carico di pessime intenzioni.
“Infetti ora mi
spiego per quale motivo quella sciocca e riuscita sopravvivere tanto
a lungo. Era ovvio che da sola nel mondo non sarebbe durata un solo
giorno senza qualcuno che gli facesse da servitù,certo che
questi
nobili sono proprio degli smidollati quando si tratta di fare le cose
da se.”
“Piano con le
parole comandante,se pensi che il mio collega nanico abbia un pessimo
carattere non conosci il mio. Credimi,non ti accorgeresti del tempo
che ci metto a prendere l'arco,scoccare una freccia e stenderti al
suolo. Neanche il tempo di esprimere un pensiero a riguardo.”
Disse
Nym con tono neutro e freddo,ma non per questo meno ostile.
“Certo,peccato che
basterebbe una freccia per scatenare una guerra,dico bene
elfo?”
Lo
sguardo di Nevia
si posò sul ragazzo in mezzo al gruppo e rimase colpita dal
fatto
che poteva avere la stessa età della principessa.
“Tu sei il ragazzo
con la quale mi sono scontrato in aria,sono sorpresa dal tuo stile di
combattimento,mi ricordi un retiarius. Comunque sia,come ti
chiami?”
“Braxus e sappi
che se proverai a fare del male alla principessa non esiterò
a
infilzarti come un pesce.”,disse Braxus puntando il tridente
contro
la donna.
“Che paura,voglio
proprio che ci provi. Comunque, Braxus non era anche il nome di un
famoso gladiatore? Anche lui un retiarius giusto? Ma non puoi essere
lui sei troppo giovane,anche se di viso gli assomiglio un
po',curioso....”
Poi
infine i suoi
occhi si girarono verso Milziade sapendo già quali parole
voleva
rivolgergli. Lo odiava con ogni fibra del suo essere,lo voleva
morto,fatto a pezzi,annegato nel suo stesso sangue e il suo cavallo
con lui. Non esitò un solo istante a sputargli addosso tutto
il suo
disprezzo.
“E per quanto
riguarda te,io.....”
Ma
non fece in tempo
a finire la frase che quando volle rivolgersi al
mercenario,quest'ultimo era accovacciato sulle ginocchia,intendo ad
osservare intensamente il suolo in maniera completamente distratta.
“Oh guarda,una
formichina,chissà dove sta andando.”,disse
Milziade in maniera
interessata
Non
era possibile,di
tutte le reazioni che si poteva aspettare qualunque cosa ci si poteva
aspettare da una persona normale e invece lui,era più
interessato ad
una formica. Una formica,un insetto pressoché
insignificante,non
solo in quell'attimo ma in qualunque momento della vita,lui dava
importanza ad una formica che a lei,la donna che parlava a nome di un
imperatore,l'unica donna ad aver condotto sotto il suo comando un
intera legione,la stessa donna che aveva tentato di ucciderlo e lui
la ignorava come se non valesse niente,come se nemmeno ci fosse. In
due giorni aveva dimostrato di essere l'essere più irritante
che gli
dei avessero mai consentito di esistere.
“Non osare
ignorarmi maledetto.”
Lei
faceva fatica a
trattenere la rabbia,ma lui sembrava ancora interessato a quella
formica che osservava con sguardo annoiato,come un bambino che cerca
di distrarsi in qualche modo perché troppo annoiato,restando
in
attesa di fare qualcosa di coinvolgente.
“GUARDAMI QUANTO
TI PARLO. SO BENISSIMO CHE MI STAI ASCOLTANDO.”
La
ragazza tirò
fuori tutta la sua frustrazione è il suo urlo
sembrò ottenere
l'effetto sperato,attirando l'attenzione di Milziade. Ma quest'ultimo
non si alzò dalla sua posizione e ricevette in cambio uno
sguardo
pigro e disinteressato.
“Cosa? Scusa in
realtà non ti stavo ascoltando. Mi sono disinteressato
all'intera
questione quando avete incominciato con queste noiose trattative.
Voglio dire,io che c'entro in tutto questo? Arrivi qua,tu inizi coi
grandi paroloni,Midas comincia coi grandi paroloni,il tizio comparso
dal nulla dice qualcosa,il vecchio dice qualcosa,tutti dicono
qualcosa riguardo l'uno dell'altro,ma per quanto mi riguarda
perché
ci devo essere anche io di mezzo? Non c'entro niente con tutto questo
e francamente non ci voglio entrare. Se è di politica che
volete
parlare,bene,volete parlare di rancori passati,bene,ma non
coinvolgetemi. In questa storia io sono neutrale.”
“Neutrale....NEUTRALE
DICI? Mi hai messo in ridicolo di fronte alla mia legione. Mi hai
sbeffeggiato di fronte a questa città e come se non bastasse
ti sei
preso gioco di un intero esercito noviano e così facendo hai
messo
in ridicolo il prestigio imperiale,oltre quello dell'imperatore in
persona. Credi davvero che dopo quello che hai fatto te ne puoi
lavare le mani come se non fosse successo nulla? Che il fatto
verrà
dimenticato e perdonato? Non so chi ti ha aiutato a uscire vivo
dall'accampamento,ma sta pur certo di una cosa. Ieri avresti fatto
meglio a morire,perché ieri ti avrei finito sul colpo,la
prossima
volta implorerai di avere una morte rapida.”
Milziade
non rispose
subito alle parole di Nevia e preferì osservare attentamente
la sua
reazione. Come volevasi dimostrare Nevia era così preda
dalle
proprie emozioni che a stento sapeva trattenere la propria furia
omicida. Da parte sua Milziade mantenne una tale rigida a se stesso
da non comportarsi come al suo solito,sempre ironico,sfrontato e con
quella punta di arroganza che tanto aveva dimostrato il giorno prima
al castrum,adesso invece non sembrava quasi lui,persino i suoi
compagni di squadra trovavano che c'era qualcosa di diverso nel
prezzolato. Fino a qualche minuto fa sembrava antipatico e scostante
come da quando l'avevano conosciuto ed ora,nonostante col corpo
compisse azioni fuori norma per una trattativa,come ignorare
completamente l'interlocutore,manteneva un certo distacco verso la
donna che aveva cercato di decapitarlo.
“A te piace tanto
parlare vero?”,disse lui in maniera piatta.
“Come ti
permetti,tu non sai....”,disse lei rispondendo a rima.
“Io non so cosa?
Dimmelo avanti. Io non so cosa? Con chi ho a che fare? Contro chi mi
sto mettendo? Le conosco le persone come te,quelle che parlano tanto.
Bla bla bla. Scommetto che sei così abituata a dare ordini e
farti
obbedire che quando si tratta di fare sul serio non sai come
affrontare un problema più grosso di te ti fai prendere
dalla rabbia
e smetti completamente di ragionare. Parli tanto ma combini poco e ti
dico che sono bastati una spada,una lancia,un cavallo e balordo come
me a sconfiggere un comandante noviano con indosso un armatura magica
allora che ci ho preso in pieno. Sei tutto fumo e niente arrosto,uno
spreco di aria come la maggior parte dei soldati imperiali che ho
incrociato e malmenato personalmente. Non sei diversa da loro,anche
se donna e con un po' di attrezzatura in più,l'ennesima
brutta copia
di un vero condottiero. E francamente avere a che fare con una come
te non mi rende più ricco n'è più
sazio di prima e come mercenario
questa cosa mi da fastidio....”
Milziade
si alzò e
senza più degnarla di uno sguardo gli diede le spalle.
“E dato che tu sei
fonte di quel fastidio io me ne vado.”
E
detto questo
cominciò a muovere i primi passi verso il palazzo,senza
aspettare il
consiglio o il permesso di nessuno.
“Aspetta un attimo
pezzente,non ti ho ancora detto la parte più
bella.”,disse lei con
tono pieno di rabbia e disprezzo.
“Non mi
interessa,non hai nulla che possa attirare la mia attenzione.”
“E se ti dicessi
che l'imperatore e qui?”
Nel
sentire quelle
ultime parole Milziade si fermò,dandole comunque le spalle.
Non
voleva che vedesse i suoi occhi sbarrati per quella affermazione
tanto inaspettata.
“Cosa? Come
sarebbe a dire che l'imperatore e qui? Umana,dici cose senza
senso.”,disse il nano confuso.
“Già,com'è
possibile che l'imperatore sia qui? Se fosse vero non solo noi,ma
l'intera regione si sarebbe accorta della cosa. Silla non è
il
genere di uomo che quando viaggia nell'impero lo fa senza essere
annunciato come minino una settimana prima.”,disse l'elfo con
fare
dubbioso.
Sul
volto della
ragazza si accese un mezzo sorriso di trionfo,più una feroce
smorfia
che un vero segno di felicità.
“Perché credete
che l'augure che mi accompagna sia trasparente? Non vi è
sembrato un
po' strano che non sia presente fisicamente qui con me?”
Nessuno
dei presenti
che fu bersaglio di queste domande seppe formulare una risposta che
potesse essere soddisfacente a quel dubbio che ora sembrava occupare
la loro mente. Persino Milziade,non volendosi girare seppe cosa
pensare.
“Ve lo dico
io...”,disse lo spettro con fare pacato, “Nella
maggior parte dei
casi un augure è un sacerdote il cui compito consiste
nell'interpretare la volontà divina,oppure intravedere il
futuro
attraverso il volo degli uccelli o nel caso degli aruspici aprire il
fegato di una pecora sempre per lo stesso motivo. Nel mio caso
però
io posso guardare di persona gli eventi a me molto lontani,il che
significa che quello che state vedendo adesso non è uno
spettro,ma
la mia forma in spirito in quanto il mio corpo fisico si trova nella
capitale,ciò significa che con determinati mezzi collegati a
me può
osservare direttamente un evento alla quale io stesso mi trovo
presente. In parole povere, se Nevia Placidia Sannita e in questo
momento la bocca dell'imperatore e le sue spie le sue orecchie,io
invece sono i suoi occhi. L'imperatore può essere ovunque,se
non con
il corpo lo è nella volontà e noi siamo
estensioni di quella
volontà. Così vuole Giove Ottimo
Massimo.”
Non
c'era più nulla
da dire,ora lo sapevano per certo. Non solo Milziade ma anche tutti
gli altri erano giunti alla stessa identica conclusione.
L'imperatore,Lucio Cornelio Silla, aveva richiesto anche la loro
presenza per osservarli con attenzione,capire in quali condizioni si
trovassero,ma sopratutto,osservare con attenzione chi si era unito
alla causa della principessa fuggiasca e in quanti fossero. Ecco il
perché della loro presenza durante la firma della
tregua,ecco perché
gli invasori avevano richiesto che ci fossero anche loro insieme alla
principessa. Nascondersi non faceva parte dei loro piani ora che
erano giunti in un luogo sicuro come Aegis,ma sapere che il loro
nemico principale li stesse osservando tutti insieme li fece sentire
come la grande e forte mano di Silla li tenesse tutti nel suo palmo e
li stesse guardando come un bambino guarda dei ciottoli raccolti da
terra. Per la prima volta dopo tanto tempo,Silla aveva fatto in modo
che entrassero nel suo raggio d'azione,portandoli a confrontarsi con
lui indirettamente,attraverso coloro che erano al suo servizio. La
trappola di Silla era scattata e loro ci erano cascati in pieno.
|