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Ringrazio
le ragazze che mi recensiscono (ragazzi? Non
so se ce ne siano. Argh, ‘sti nick oscuri).
Grazie, siete voi che
finanziate questa storia! ^^
@Hel_Selbstmord:
Hai un nick favoloso! Al
di là del cupo significato mi piace troppo. Mi sa di
‘sturm und drang’ tedesca!
Per quanto riguarda questo capitolo è Thomas-centrico.
Quindi spero non
deluderà le tue aspettative! I commenti di una
non-appassionata sono una vera
lusinga per l’ego. Ed è vero, mi smazzo (a scapito
dello studio :P) per fare un
buon lavoro su questa fic. Odio quelle tirate via, OOC, che non curano
affatto
l’ambientazione. Secondo me, documentarsi, è la
parte quasi più divertente! :)
E poi, a mio avviso, se ci metti impegno, in una storia, i risultati si
vedono.
(sono una paranoica, lo so)
@JakieBlack: Tu sei la
mia ‘analista’. Spiace
troppo se ti chiamo così? XD Ogni capitolo ha una tua
analisi puntuale, ed io
le adoro! Per quanto riguarda l’intuizione che hai avuto su
Michel, beh,
diciamo che in questo capitolo avrai le tue risposte. Se fossi in te,
comunque,
non regalerei un Naga a tuo cugino. Sono poco malleabili (tipo i
Klingon, come
ha detto Hugo XD ) La tua analisi su Tom è quanto di
più perfetto ci potesse
essere. Grazie davvero per seguirmi (e ovviamente per tentare di dare
una cover
a questa mia storiella :P)
@Sammy Malfoy: Oh, non
preoccuparti se risulti
ripetitiva, il mio ego lo apprezza immensamente! XD A parte gli
scherzi, mi fa
davvero piacere che apprezzi la mia scelta di Scorpius Grifondoro. Ci
sono
delle ragioni, tra l’altro, perché l’ho
messo lì, non solo per fare
‘l’originalata’ (che tale, tra
l’altro, non credo neanche sia). Tom e Albus
sono due rincoglioniti, ma in questo capitolo ci sarà un
passetto (ino ino) in
più. Grazie
per seguirmi!
@Marty
McGonnagal:
Non preoccuparti, perdonata! XD Mi ha
fatto piacere sapere di
essere riuscita a dare un’impronta caratteriale diversa a
ciascun personaggio. Non
è facile, quando ne hai tanti, ma diciamo che gestire un GdR
ha aiutato.
Scorpius ti piace, anche se dal nick mi pare di intuire che sei una
Grifondoro?
XD Evviva! In effetti io adoro Scorpius, è come una seconda
possibilità di
riscattare i Malfoy (che trovo affascinanti).
@Altovoltaggio: Ciao! Vedo
che sei una new entry,
e i tuoi complimenti non possono che farmi piacere! Tom-Voldemort?
Vedremo se
hai ragione, ma diciamo che ho seminato ovunque indizi nella storia per
smentire o confermare la tua tesi. ;)
****
There's oceans
in
between us/ But that's not very far
(Blurry,
Puddle Of
Mudd)
4 Settembre 2022
Infermeria,
Hogwarts, primo
pomeriggio.
Thomas
si
svegliò contemplando il soffitto a volte
dell’infermeria.
Batté
le
palpebre un paio di volte. Riallacciò la sua coscienza
all’ambiente
circostante.
Infermeria.
Si
guardò
attentamente attorno. Doveva essere il primo pomeriggio. Era solo,
anche se
sentiva da lontano il chiacchiericcio di Madama Chips e della sua
assistente.
Si
guardò
il braccio. Era fasciato, ma per il resto non sembrava avere ferite.
Guardò il
comodino e lo trovò ingombro di dolci magici e anche un
mazzo di fiori.
Un mazzo di
fiori? Quella è
gramigna.
Pensò
perplesso. Ah, giusto. C’era una pazza di Tassorosso fissata
con la gramigna.
Gliela spediva ogni San Valentino.
Provò
a
sedersi e dopo qualche sforzo, il polso protestò un
po’, ma meno di quanto si
sarebbe aspettato visto che l’ultima volta era rotto,
riuscì a issarsi trai
cuscini.
La
cerca
alla creatura nella Foresta Proibita, il Naga, la corsa, la
colluttazione.
Se le
ricordò tutte all’improvviso. Serrò le
labbra per un’improvvisa fitta di
emicrania.
Mi sono
alzato troppo velocemente…
Comunque,
a quanto sembrava, era ancora vivo.
Sentì
lo
scalpiccio, sincopato e nervoso, inconfondibile,
dell’infermiera e poi la sentì
tirare le tende del suo lettino. Serrò appena le labbra alla
luce del primo
pomeriggio che lo investì.
“Ah,
bene, ti sei svegliato caro… Come ti senti?”
chiese sbrigativa, mentre gli
sollevava il viso per scrutarne il colore.
Non ne
troverà molto, temo –
pensò con ironia.
“Non
male.” Disse sinceramente. Inutile pensare di fregare Poppy.
Quella donna era
un asso a capire se stavi mentendo sulle tue condizioni fisiche.
“Ho
malditesta.”
“Oh, quello direi è normale, con quel che ti
è successo. Sono i postumi
dell’Infuso Aggiustaossa.”
“… Perché, quante ne avevo
rotte?”
“Polso sinistro, metacarpo, gomito destro e un paio di
costole.” Snocciolò la
donna, guardandolo severa. Come se fosse colpa sua, poi.
“Senza contare la
commozione cerebrale.”
Scusi tanto
se mi sono imbattuto
in un enorme lucertolone assetato di sangue.
“Sei
stato
fortunato che Grop ti abbia trovato. Io lo dico sempre, al Professor
Hagrid che
sono stufa di dover curare bruciature, contusioni e lividi per via
delle sue
lezioni! Per la bontà di Merlino, non ha un briciolo di
senso critico a volte!”
borbottò facendogli aprire la bocca e controllandogli la
lingua.
“Veramente
credo che quella creatura non facesse parte della
lezione…” tentò. Non che
volesse scagionare quel folle. Anche lui pensava che le sue lezioni a
volte
mancassero totalmente di oggettività. Ciò non
toglieva che quel Naga non fosse
lì per farsi ‘trovare’.
“Posso
essere dimesso?” chiese poi, non ricevendo risposta.
“Assolutamente no! Sei stato due giorni privo di
conoscenza.”
Tom corrugò le sopracciglia. “Due
giorni?”
“Proprio così. Stavi cominciando a farmi dubitare
persino dei miei metodi di
cura sai?” gli lanciò un’occhiata.
Scrollò le spalle. “Sonno ininterrotto. Mai
vista una cosa del genere, solo con Harry Potter. Quel benedetto
ragazzo aveva
l’abbonamento qui, per incidenti strani!” Si
voltò verso l’ufficio. “Milly,
portami l’infuso cinque!” strillò
all’indirizzo dell’assistente.
Tom
fece
uno sforzo sovraumano per non tapparsi le orecchie. Con
l’età Madama Chips era
diventata un po’ sorda, e per proprietà transitiva
credeva che tutti avessero il suo
stesso problema.
L’assistente,
una graziosa moretta uscita fresca dall’accademia medica del
San Mungo, portò
un grosso bottiglione con tanto di bicchiere smaltato. Gli rivolse un
bel
sorriso, che lui non ricambiò. Non era in vena. La donna
più anziana riempì il
bicchiere fino all’orlo e glielo mise sotto il naso. Sapeva
di frutta marcia.
“Devo
proprio?”
“Vuoi
farti passare il malditesta?”
“Preferisco tenermelo, grazie.” Replicò
atono. L’infermiera lo guardò male.
“Signor
Dursley, chi dei due fa questo mestiere da più di
quarant’anni?”
Tom, arreso, prese il bicchiere e lo vuotò di un sorso.
Stranamente il sapore
non era malaccio. Un calore gli si diffuse nello stomaco e si
sentì
immediatamente meglio.
Miracoli
della medicina magica.
“Quindi…
sono stato incosciente per due giorni.”
La donna annuì. “E due notti.”
Ripeté pazientemente. “I tuoi amici erano
terribilmente preoccupati. Ho dovuto minacciare il giovane Potter.
Voleva
accamparsi qui.”
Al…
Alzò
la testa.
“Come sta?”
“Oh, benissimo. Aveva solo qualche graffio. Credo sia caduto
mentre stava
andando a cercare aiuto.” Un sorriso quasi intenerito
passò nel volto severo e
professionale dell’anziana donna. “Quel ragazzo ha
corso come un pazzo. Si è
imbattuto in Grop, e l’ha mandato a cercarti. Molto
intelligente da parte sua.
Un mostro del genere difficilmente sarebbe stato tenuto a bada dal
Professore.”
Anche
perché sembrava immune agli
incantesimi…
Tom
si
guardò le mani. Ricordava ancora con nitore la sensazione
viscida che aveva
provato ad afferrarlo. Come ricordava la potente sensazione di odio che
gli era
esplosa dentro.
Inspirò
appena.
“Il
Naga…è
morto?”
“Naturalmente. Ma questi non sono affari che ti riguardano,
ragazzo. Ora devi
soltanto cercare di riposare.”
“Ma sto bene.”
protestò
corrucciandosi. La donna non si fece né intimidire
né tantomeno intenerire.
“Deciderò
io quando starai bene.”
“Posso almeno vedere i miei amici?”
Doveva chiedere ad Al se ne sapeva qualcosa di più, di
quella storia.
Sicuramente da quella donna testarda non avrebbe ricavato nulla.
“Quando
le lezioni saranno finite. Tra un paio d’ore quindi. Nel
frattempo dormi un
po’.”
“Ho già dormito...” Lo guardò
male. Thomas serrò le labbra, ma non replicò.
“…
Conterò
le travi del soffitto.” Sibilò ironico.
“Ottimo passatempo. Se hai bisogno di qualcosa,
chiama.”
Thomas
si
lasciò cadere sui cuscini, seccato. Voleva delle risposte.
E,
come
al solito, avrebbe dovuto cercarsele da solo.
****
Si sentiva
sballottato da ogni
parte. Qualcuno stava correndo, e stava correndo tenendolo in braccio.
“Non
permetterò che la prendano,
no, non permetterò che la rendano loro schiavo.”
Era piccolo, e
indifeso. E
spaventato. Non aveva ancora una coscienza, ma sapeva che qualcosa di
brutto
stava per accadergli. A livello istintivo.
Si
sentì chiuso dentro qualcosa di
scomodo, duro. Sentì qualcuno gridare.
Pianse, pianse
con quanta forza
aveva nei polmoni. Rabbia o paura.
“HARRY! VIENI
VIA!”
Sentì uno strattone, e braccia salde prenderlo. Era salvo.
Tom
aprì
gli occhi di scatto, inspirando bruscamente. La sensazione di calore e
di
dolore era ancora forte e vivida.
Un
incubo…
Gliene
capitavano spesso, di quel genere. Non se ne preoccupava
particolarmente: erano
talmente ripetitivi che ormai aveva imparato a ignorarli. Zio Harry gli
aveva
detto che anche lui, da giovane, aveva sognato fatti accaduti quando
era poco
più di un neonato.
Una delle mie
tante stranezze… non
la prima sicuramente.
Mise
a
fuoco la stanza.
Si
era
addormentato. Di nuovo. Una lieve pressione sulla mano lo fece voltare.
Albus
era
seduto, più che altro era crollato
sul suo letto, e stava sonnecchiando. La guancia appoggiata al lenzuolo
e una
mano sopra la sua.
Sospirò
appena.
Si
intravedeva il crepuscolo dalle possenti vetrate
dell’infermeria. Le lezioni
erano decisamente finite. Doveva
quasi essere ora di cena.
Rimase
a
guardare il cugino, prima di svegliarlo. Aveva qualche graffio sul
viso, e un occhio
pesto. Per il resto sembrava stare bene.
Si
sentì
sollevato, e fu forse la prima emozione positiva della giornata. Per il
resto si
sentiva nervoso, stanco, irritato.
Ma se non
altro, sono vivo.
Particolare
non disprezzabile, in effetti.
Era
un
attimo di insolita quiete. Avrebbe quasi voluto non romperlo. Ma
doveva.
“Al.”
Lo
chiamò a voce sufficientemente alta. “Al,
svegliati.”
Il ragazzo mugugnò qualcosa, ma poi alzò la
testa. “Tom!”
esclamò, sgranando gli occhi. “Tom! Sei
sveglio!” ripeté.
Aveva il sorriso più largo e felice che avesse visto
da… uhm. Giorni
probabilmente.
Non
se la
sentì di dirgli che invece lui non si sentiva
così entusiasta.
“Lo ero anche prima, ma Madama Chips mi ha costretto
all’immobilità. Così mi
sono addormentato per la noia.” Sospirò
“Sto bene, comunque.” Lo anticipò.
“Hai
dormito…”
“Due giorni, lo so.”
“Eravamo così preoccupati.
Cioè… io, Loki, Michel… anche
Rose.”
“E basta. Non allungare l’elenco. Potrei scoprire
che menti.” Sogghignò appena.
Al sbuffò.
“Eravamo
tutti preoccupati. A proposito, devi
mandare un gufo a mio padre stasera. Mi ha fatto promettere che
l’avresti fatto
non appena ti fossi svegliato.”
“Sì, certo.” Annuì
distrattamente. “Al, cos’è
successo?”
Il ragazzo fece una smorfia, sedendosi meglio sulla sedia.
“Beh… non ne so
molto. Sai, sono tipo scappato.”
“E così facendo mi hai salvato la vita. Se Grop
non fosse arrivato quel Naga mi
avrebbe ucciso.”
Forse. O
forse l’avrei ucciso io.
Solo, non so come.
Al si
morse un labbro. Vide con vago orrore che aveva gli occhi lucidi. Non
aveva la
lacrima facile, ma che fosse sensibile era indubbio. E che fosse
terribilmente
duro con se stesso, anche.
“Sono
un
codardo…” sussurrò affondando i denti
nel labbro. “Ti ho quasi lasciato
ammazzare da quel…”
“Al.” Lo riprese serio. “Se tu non fossi
corso a chiamare aiuto ci avrebbe
uccisi entrambi.”
“Sì,
forse. Ma… me la sono data a gambe. E…
non… non posso credere di non aver
neanche tentato di
aiutarti!” Aveva
l’aria di volersi suicidare strozzandosi con la pila di
cioccorane sul suo
comodino.
Per
un
attimo fu tentato di fare qualcosa, di… toccarlo.
Consolarlo?
Lasciò
perdere. Tanto sarebbe stato superfluo. Poteva convincerlo a parole.
“E come? Tirandogli un calcio? Aveva la pelle dura come una
roccia, respingeva
gli incantesimi.”
Al sgranò gli occhi, distratto dal suo mea
culpa. “Respingeva gli incantesimi? Sul
serio?”
La curiosità a volte lo mangia vivo.
- pensò
Tom con un sorrisetto.
“Già.
Ho
provato a schiantarlo, ma non c’è stato verso.
È stato come se la sua pelle
avesse assorbito l’incantesimo. Forse con incantesimi
più complessi non
funziona, ma chi lo sa.” Scrollò le spalle,
prendendo una cioccorana dalla
pila, e scartandola. Se la mise in bocca e si gustò
l’esplosione di cioccolato.
Al guardò la pila, indeciso.
“Avanti,
prendine una.” Lo esortò. In quelle condizioni di
prostrazione profonda non gli
sarebbe stato minimamente d’aiuto.
“Te
le
hanno mandate le ragazze… di uhm, credo la squadra di
Gobbiglie.”
“E’
incredibile. Ti iscrivi per un anno e sei marchiato a vita.”
Commentò con una
smorfia. Poi si fece serio. L’altro lo guardò
incerto.
“Tom?”
“Martha
Upkins? Non me le avrà mandate lei?” si
informò preoccupato. Al scoppiò a
ridere, e anche Tom si sentì più leggero. Odiava
vederlo auto-flagellarsi.
Voleva farsi
ammazzare eroicamente
per salvarmi la vita? Che stronzata. Questa è roba da
Grifondoro.
“Forse,
non ne ho idea. C’è un biglietto,
credo.” Lo prese e lo aprì.
“… Err, no, non
credo tu voglia saperlo veramente.” Se lo infilò
in tasca, prendendo una rana e
mangiandosela prima che provasse anche solo a saltare.
“Spero
solo non ci sia un filtro d’amore.”
Sogghignò.
“Non
credo. Cavolo, almeno spero.” Guardò ancora il
biglietto, poi scosse la testa.
“Nah, niente del genere. Non ha messo nessuna
foto.”
Mangiarono
un altro paio di cioccorane in silenzio. Poi sospirò,
guardandolo.
Conosceva
Tom. Se gli succedeva qualcosa voleva sapere perché.
Non sopportava non essere informato.
“Non
ne
so molto su quello che ti è successo. So solo che Grop ti ha
trovato svenuto, e
quel mostro stava… insomma, era lì. Grop
l’ha preso e l’ha sbattuto contro un
albero.” Deglutì. “Gli ha tipo
fracassato la testa.”
Tom
annuì. “E adesso?”
“Ah, c’è un mezzo casino diplomatico con
il ministero indiano. Pare che i Naga
in questione siano tutt’ora scomparsi. L’ufficio
per la cooperazione magica, mi
ha detto papà, è in subbuglio. Sai, un umanoide
straniero ucciso in suolo
inglese. Diplomaticamente è un disastro.
Responsabilità, e roba così. A parte
questo, l’ingresso alla Foresta Proibita è
interdetto fino a nuovo ordine.
Hanno messo barriere magiche ovunque.”
“E
il
Naga? O meglio, il suo corpo?”
“Ah, giusto.” Si grattò la punta del
naso. “Credo sia in qualche stanza in
disuso del castello. Non so dove, non ce l’hanno certo detto.
James sono due
giorni che cerca di trovarla. Comunque lo terranno qua, ma fino a
domani,
credo. Poi un paio di auror verranno a prenderlo. E poi
boh…” scrollò le
spalle. “Nei giornali non è apparso nulla. Credo
che papà abbia fatto di tutto
per far passare la cosa sotto silenzio.”
“Se
ne
occupa l’ufficio auror?”
“Mmh, già. Dopotutto si tratta di una creatura
oscura. A proposito, forse
verranno a farti delle domande.” Lo guardò
incerto. “Solo se te la sentirai di
rispondere però. Il Preside è stato irremovibile
su questo.”
“Ce la faccio.” Considerò
distrattamente. “Non sono certo malato.”
Al annuì, muovendosi ancora sulla sedia. “Quando
hanno detto che ti
dimetteranno?”
“Non l’hanno detto. Ma penso domani. In fondo non
ho niente, a parte un po’ di
malditesta. Ma è un effetto collaterale di avere di nuovo le
ossa al proprio posto.”
Si sarebbe mangiato la lingua quando vide Al impallidire.
È
incredibile: se si spacca la
testa precipitando dalla scopa, è capace di saltare su come
se niente fosse, e
continuare la partita. Stesso vale se si prende un bolide in piena
faccia.
Ma se, ad
esempio, Lily si taglia
con una risma di carta, si sfiora la tragedia.
Gli
venne
quasi da ridere. “Piantala di fare quella faccia sconvolta.
Sto bene.”
Al avvampò di sdegno. “Coglione! Eri
più morto che vivo quando Grop ti ha
riportato alla capanna! E le braccia ti pendevano tutte in angoli
strani!”
“Che bella immagine. Grazie.” Sogghignò.
“Piuttosto… credo di doverti la vita.”
Al scrollò le spalle. “Non ho fatto niente.
È stata una fortuna che ho
intravisto Grop usare un ramo come stuzzicadenti mentre me la davo a
gambe. C’è
voluto un sacco per spiegargli cosa stava succedendo. Per fortuna non
ha
pensato di ciucciare me.”
Terminò
cupo.
Tom
sospirò. “Al. È finita. Non prevedo
nuovi attacchi Naga, per quest’anno.” Lo
vide fissarsi le scarpe. “Cosa
c’è?”
“Senti…”
“Sì.”
“Se ti abbraccio mi schianti?”
Tom inarcò un sopracciglio. “Al, non so neanche
dove sia la mia bacchetta.”
Terminò la frase e si sentì placcare dal cugino.
“Vorrei
ricordarti che le mie costole sono convalescenti…”
osservò con tono leggero.
“’Fanculo.”
Replicò urbanamente. “Fatti abbracciare e sta
zitto.”
Tom
obbedì. Sentiva il respiro di Al contro la spalla.
C’era qualcosa di piacevole
nel farsi abbracciare da
Albus. Non era tutto angoli, come
altri ragazzi – non che ne avesse mai abbracciato uno, ma a
volte gli toccavano
gli abbracci del padrino – né stringeva come un
boa costrictor alla maniera di
Lily. Era semplicemente… un
abbraccio.
Stavolta
lo stomaco gli si serrò quasi senza che se ne accorgesse.
Al sapeva di cioccolato e inchiostro per piume.
Se ne
rovescia sempre un quantitativo
imbarazzante addosso, specie il primo giorno…
“Godric,
Tom… ho avuto paura.” Confessò con voce
soffocata. Gli stava parlando sulla
stoffa della maglietta. Tipico suo. Sorrise appena.
“Ne
ho
avuta anch’io.” Rispose, e in un certo senso era
vero. “Mi stai mangiando la
maglietta.” Aggiunse.
“…
devi
sempre rovinare tutto.” Borbottò
l’altro. Tom corrugò le sopracciglia.
Rovinare cosa, Al?
“Ehy,
interrompiamo un momento magico?” la voce di James fece
irrigidire Al di botto.
Si scostò, rosso e infuriato.
“Va’ a dia-!” si accorse che
c’era anche Teddy, che sembrava aver trovato poco felice
l’uscita di James, da come l’aveva guardato male.
“Oh, ciao Ted-… ahm, volevo
dire, professor Lupin!”
Ted
sorrise gentile. “Ciao Al… siamo venuti a vedere
come sta Tom.”
“O per meglio dire, mi hai costretto
mentre invece avrei potuto direttamente andare a cena.”
Recitò annoiato James.
Però scoccò un’occhiata incuriosita a
Thomas. L’altro capì che aveva una voglia
folle di farsi raccontare la sua
avventura col Naga.
Cretino di un
Grifondoro.
“Sto
bene. Domani forse dovrebbero dimettermi.” Li
guardò incolore. La loro presenza
lì per quanto lo riguardava era superflua.
Se non altro Al lo divertiva.
Sebbene
la separazione brusca dall’abbraccio l’avesse molto infastidito.
“Oh,
bene, fantastico. A domani. Ora, cibo.”
Snocciolò James voltandosi. Ted
l’afferrò per un braccio, senza neanche
guardarlo.
“La cena non scappa, Jamie… ” Disse
semplicemente. “Accompagna tuo fratello in
Sala Grande, avanti.”
James arricciò le labbra irritato dall’ordine
esplicito, ma poi sbuffò.
“Aye aye sir. Andiamo Al.”
“Ah…
sì.”
mugugnò il minore alzandosi. “Ci vediamo domani a
lezione allora?”
“Sicuramente.”
Spero. E
vorrei sapere cos’ha Ted
da dirmi, che si porta dietro James per portarsi via Al.
I due
fratelli se
ne andarono. Ted invece si accomodò al posto di Albus.
Appunto.
Quanto sarà prevedibile?
“Allora…”
sorrise. E già lo odiò. Odiava quei sorrisi da Bravo Ragazzo. “Ho parlato con
zio Harry. Abbiamo concordato che
forse per te sarebbe stato troppo duro subire un
interrogatorio… Così hanno
delegato a me, per farti qualche domanda.”
“Hanno delegato ad un professore?”
ironizzò con finta innocenza.
Non sono un
ragazzino sensibile.
Avrei potuto tranquillamente sostenere il ciarlare di qualche auror.
Ted
non
sembrò aver notato la stoccata.
“Sì.
Ho
fatto l’Accademia Auror, anche se non sono arrivato agli
esami finali di
ammissione. Diciamo che conosco qualche
procedura…” scrollò le spalle,
prendendo un taccuino e una penna. “Ti faccio solo qualche
domanda. Ma se ti
senti stanco possiamo rimandare.”
“No. Va bene anche adesso.” Si sistemò i
cuscini dietro la schiena. “Dica pure,
professore.”
Gli
fece
una serie di domande. Noiosamente di routine. Non si aspettava certo
picchi di
genialità da Lupin.
Un’intelligenza
settoriale: bravo
nello studio, buona memoria e sa come esporre i concetti. Ma la cosa
finisce
qui. Non sapevo avesse fatto l’Accademia comunque. Al non me
ne ha mai parlato…
Ovviamente
omise tutto quello che riguardava il suo scoppio d’ira e le
supposte
conseguenze.
Ci
mancava solo si facesse venire in mente strane idee.
Sì,
ma quali?
In
effetti se lo chiedeva anche lui.
“Hai
idea
del perché abbia inscenato questa caccia con te?”
gli chiese all’improvviso.
Tom fissò gli occhi nei suoi. Buffo, da celesti erano
diventati gialli. I
capelli erano rimasti castani.
“No,
naturalmente. Non me l’ha spiegato. Non credo neanche ne
fosse in grado.”
“E
tu?
Non ti sei fatto un’idea?” Sorrise di nuovo. Tom
gli scoccò un’occhiata.
Allora non
sei del tutto idiota,
Mister Lupin.
“Forse.
Ma è solo un’idea… come potrebbe
interessare gli auror?”
“Beh,
potrebbe interessare me. A titolo
di
pura curiosità.” Si appoggiò alla
sedia, facendo roteare la penna tra le
dita.
Tom
serrò
appena le labbra. Scrollò le spalle.
“Penso
cercasse una preda. Albus era troppo spaventato. Se è vero
che quegli esseri
hanno un’etica guerriera, chissà, forse voleva
qualcosa in più di un
ragazzino terrorizzato. Di sicuro, con me si è
divertito molto.” Alzò il braccio fasciato fino al
gomito.
“Tu
non
eri spaventato?”
“Cercavo di dominarmi.” Replicò aspro.
“Il terrore non serve. Mai.”
“E’
vero…” confermò Ted. “Beh,
direi che abbiamo finito. Ti ho fatto tutte le
domande di procedura. Ti ringrazio, e scusami se ti ho
annoiato.” Sorrise di
nuovo.
C’era
una
sfumatura ironica in quel sorriso. C’era sempre. Se ne
accorse solo in quel
momento.
Si
sentì
preso in giro. Si sentì un ragazzino,
e questo non gli piacque. Affatto.
“Dov’è
adesso?” gli chiese a bruciapelo, mentre si stava alzando.
Persino la tonaca da
insegnante era logora. E avrebbe dovuto essere nuova.
Gli piace
vestirsi da pezzente o
cosa?
Ted
lo
guardò confuso. “Chi?”
“Il
Naga.
Al mi ha detto che il suo corpo è nel castello. Che domani
gli auror verranno a
prelevarlo.”
“Ah… certo. Beh. È
nel castello.” Fece
un sorrisetto. “Mi dispiace, Tom, ma come ho detto a James,
fino alla nausea
peraltro… non sono autorizzato a rivelare agli studenti dove
si trova.”
“Naturalmente.”
Ted si strinse nelle spalle con aria molto
empatica. Lo detestò. “Eh,
già.”
“La ringrazio lo stesso professore. Ora, se non le
spiace...”
“No, no. Assolutamente. Tra poco Madama Chips dovrebbe
portarti la cena. Tu
pensa a riposare.”
Non ho fatto altro, maledizione!
“La
ringrazio.” Disse a denti stretti. Quando avrebbe voluto
cancellargli quel
sorrisetto dalla faccia.
Dov’era
la sua bacchetta?
Sul comodino. Stupidamente lontana. Lo guardò andare via,
profondamente
scornato.
Si
buttò
di nuovo trai cuscini.
Lo
scoprirò da solo, Professor
Lupin.
Ricordò
la faccia di James, la sua curiosità…
‘Come
ho detto a James, fino alla
nausea peraltro…’
Sogghignò.
Mi ha detto
comunque quel che mi
serve, professore.
****
Sala Grande,
Hogwarts.
Ora di Cena.
“Come
sta
Tommy?” chiese Lily distrattamente, mentre terminava un lungo
foglio di
pergamena, seduta tra Roxanne, imbronciata per un pessimo allenamento,
e Hugo, che
si abbuffava di patate ripiene.
Al si
sedette, imitato da James, che ne approfittò per fregargli
immediatamente la
caraffa di succo di zucca, sita ingiustamente troppo lontana da lui.
Al sospirò. “Bene, più o
meno.”
“Oh, era odioso come al solito, stava benone Lils.”
Scrollò le spalle il
maggiore. “A chi stai scrivendo? Ancora a quello sfigato
bulgaro?”
“Veramente è tedesco,
Jam.”
Puntualizzò terminando la lettera con uno svolazzo.
“E
comunque Søren non è uno sfigato. È di
Durmstrang ed è davvero… beh,
interessante.”
“Ha
i
capelli unti.”
Puntualizzò James.
Lily lo fulminò.
“Hai frugato tra le mie cose!”
“Non è colpa mia se tieni le sue lettere nel cassetto
accanto a letto. È il tuo fidanzatino di penna?” la
prese in giro, mentre Al
ridacchiava sotto i baffi.
Lily
lo
guardò oltraggiata. “Quanto sei idiota! Le tengo
lì perché mi piacerebbe
che voi due non le leggeste.” Sibilò guardando
male
Al, che alzò le mani in segno di resa.
“Ehy,
Lils,
io non frugo tra le tue cose!”
Lo fa James e poi mi faccio raccontare
tutto.
“Io
sì.”
replicò James schivando un calcio dalla sorella, che gli era
seduta di fronte.
“Dai, non prendertela!
Comunque mi
spieghi cosa c’è di così divertente
nello scrivere ad un norvegese?”
“E’ tedesco…”
borbottò la ragazzina. Era
una partita persa. Doveva solo diventare più attenta.
La prossima
volta affatturo il
cassetto.
Sospirò,
guardando male i due. “È divertente scrivergli,
sapere delle tradizioni del suo
paese e di quello che fa a scuola. Dovreste provare anche voi. Non
esiste
soltanto Hogwarts e l’Inghilterra, sapete?”
James
fece spallucce. “Io ho scritto un sacco di volte a Teddy,
quando era in
Francia. Non è che sia così divertente.
Cioè, lo era perché Teddy è
divertente.”
Albus
tentò un timido sorriso di interesse. “Sai, non mi
piace granché scrivere
Lils…”
“Siete due caproni.” Sbuffò, scuotendo
la testa. “Søren è in gamba. Ed
è
diverso dagli amici di penna che ho avuto prima di lui. Quelli mi
chiedevano
subito una foto e voleva venire a trovarmi… con lui posso
parlare davvero.”
James drizzò le orecchie. “E tu a quelli non hai
dato corda, vero?”
“Figuriamoci. Non potrei mai
senza il
benestare del mio adorato fratellone.” Sbatté le
ciglia, facendo ridere Al.
James fece una smorfia.
“Sono
solo preoccupato che qualche francese di Beaux-Batons venga a bussare
alla
porta di casa nostra. Detesto i
francesi.”
“Quanto sei scemo! Vic, Dom e Lu lo sono per
metà!”
“Appunto.
Vic è una rompiscatole, Dom è pazza e
Lu… Beh, Louis forse è l’unico che si
salva in quella famiglia di biondi.”
Lily alzò gli occhi al cielo. “Oh, non farai
ancora la lagna per quella
storia…” guardò Al complice.
“Sai, quella.”
Al sogghignò. “Mi hanno
portato via Teddy…”
piagnucolò.
James,
con gran sollazzo dei fratelli minori, avvampò.
“Fatela finita! Ero ubriaco fradicio!” sembrava
mostruosamente a disagio e
questo era molto divertente.
“Non
eri
ubriaco fradicio. Ti eri bevuto un paio di birre babbane che
papà aveva
lasciato in dispensa per regalarle a nonno Arthur.”
“Non avevo mai toccato una goccia d’alcohol. Avevo
tredici anni!” li fulminò.
“Fatela finita, cazzo!”
“Oh, manchi completamente di senso dell’humour
quando si tratta di prenderti in
giro, Jamie.” Gongolò Al prendendo la caraffa di
succo e rimettendola al suo
posto. Cioè accanto a lui.
“Anche
Lily ci restò male quando annunciò che si sarebbe
trasferito in Francia con
Vic!”
La ragazzina scrollò le spalle. “Veniva a cena
quasi tutte le sere quando non
eravamo ad Hogwarts… ci rimasi male, sicuro, ma io non mi ubriacai per poi gettarmi fuori
dalla finestra in pieno
inverno. Con una scopa vera. Di quelle con cui si spazza.”
Puntualizzò impietosa, mentre Al si teneva una mano sulla
bocca per non sghignazzare troppo follemente al ricordo.
“Non
mi…”
abbassò il tono di voce perché, anche se Hugo
chiacchierava con Roxanne… beh,
c’era sempre la possibilità che lo sentissero.
“’Fanculo. Per quanto ancora
volete ricordarmi quella storia?”
“Fino alla tua morte probabilmente.”
“La proietteremo sul tuo letto di morte.”
Confermò Lily.
“Mi avete fatto delle foto?!”
I due fratelli sorrisero angelici.
“Vuoi ancora un po’ di pasticcio, Lils?”
“Oh, grazie mille Al…”
“Al!
Serpe
che non sei altro!”
Il ragazzo fece un sogghignetto perfettamente in linea con i colori che
indossava. “Guarda che le foto le ha fatte Lily. Io ero
più occupato a ridere.”
“Lily!”
“Perché non cerchi nei miei cassetti?”
sorrise amabile la sorella. Poi vedendo
la sua espressione sconfortata, gli diede una pacchetta sulla mano.
“Dai Jamie.
Non c’è niente di male a volere bene a Ted.
È così dolce e … beh, favoloso. E
ci ha fatto da babysitter fino alla noia. La sua. E tu sei sempre stato
il suo
preferito.”
“Vai
a
capire perché…” commentò Al.
“Perché ha un debole per i caratteri esplosivi.
Guarda Vic. Non si può certo
dire che sia una ragazza tranquilla.” Lily fece una lieve
smorfia. Non le
piaceva Victoire. Preferiva Dominique, bella e bionda come la sorella,
ma di
gran lunga meno egomaniaca. “Jam in un certo senso gli
somiglia.” Concluse.
“Non paragonarmi a Vitro!”
sbottò
irritato. Era un nomignolo che aveva coniato coi fedeli Scamandro:
Vitro come
il vetriolo che aveva al posto del
sangue nei suoi giorni no.
Era perfetto.
“Non
sono
affatto come quella… rompipalle!” Avrebbe voluto
usare epiteti meno signorili,
ma in quel momento Ted passò tra le file di tavoli, diretto
verso quello degli
insegnanti. Sorrise loro.
James si sentì spuntare un sorriso in faccia.
Non
ci
poteva fare niente. Si sentiva sempre a posto e contento, quando
c’era Teddy.
Quando
era bambino, ogni volta che veniva a trovarli, era come se il suo
supereroe,
con i capelli multicolori, fosse atterrato in giardino per giocare proprio con lui.
Ora
James
aveva diciassette anni. E le cose erano diverse.
Ma le
ignorava. Che altro avrebbe potuto fare?
Si
accorse di qualcosa accanto al suo tovagliolo. Un biglietto. Lo prese e
lo
aprì, approfittando dell’entrata in scena di Rose,
che affannata si sbrigò a
sedersi di fronte ad Al.
“Ehy, dove sei stata?” chiese
quest’ultimo.
“Sono rimasta fino ad adesso a parlare con Nev-…
ehm, il professor Paciock.
Chiarimenti per una lezione. Poi ci siamo messi a parlare del
più e del meno. Comunque
ci ha invitati il prossimo venerdì a cena, da sua
moglie.”
“Ai tre manici di scopa? Grande!” si
inserì Hugo, per cui ogni occasione era
buona per uscire da scuola. James invece scrollò le spalle.
“Prossima settimana? Salto. Abbiamo gli allenamenti di
Quidditch.”
“A
cena?”
chiese perplessa Rose.
“Prima, ma poi avrò a malapena la forza di
trascinarmi a letto. Salto.
Scusatevi con Hannah¹.” Borbottò. Si
infilò un pezzo di focaccia in bocca,
alzandosi in piedi. “Vado… sapete,
compiti.” bofonchiò. Fece cenno ai gemelli,
in fondo al tavolo, di non alzarsi e si allontanò furtivo.
“Ne sta pensando una delle sue…”
sospirò Al, guardato con muto sostegno dalle
due donne di casa. Roxanne alzò appena lo sguardo invece.
“Dai
Roxie, andrà meglio il prossimo allenamento!”
cercò di consolarla Lily. La
ragazza non rispose, fissando cupa il tavolo in cui Rupert Chang
mangiava. Il capitano
di Corvonero aveva un occhio pesto e l’aria piuttosto
miserevole. Lanciò uno
sguardo verso la bella Weasley ma fu gratificato da un dito medio.
“Dubito.”
Disse secca, alzandosi. “Uomini.” serrò
le labbra, prima di alzarsi e marciare
via con aria marziale.
“Che
cavolo è successo?” sbottò Hugo confuso.
Rose
e
Lily si guardarono, con solidale istintivo femminile.
“Non
è
che sta con Chang adesso?” chiese Al incerto. Si
beccò due occhiate incredule
dalla sorella e la cugina.
“E
tu
come lo sai?” chiese Lily.
Non facevo
mio fratello così sveglio.
Al fece spallucce. “Uhm, ho tirato ad indovinare.
Lei sembrava così
furiosa, e lui così miserabile. E Rox pretende molto dalle
sue vit-… dai suoi ragazzi.”
Lily
fece
una smorfia. “Vuole solo che la rispettino. E credo che lui
abbia fatto il
cretino con una delle cacciatrici.”
“Oh.”
Annuì Al. Si guardò con Hugo che annuì
forsennatamente. Ma sapeva che non
pensavano alla stessa cosa.
A volte
è un bene non avere la
ragazza! – pensò
Hugo.
È
meglio non averla affatto… –
pensò Al.
****
Infermeria.
Sul letto di Thomas
Dursley
Appena
passata ora di cena.
“Devo
ammette che la mensa dell’infermeria è
ottima.”
“Michel, è lo stesso cibo che proviene dalle
cucine.” Replicò Tom mentre il capitano
di Serpeverde masticava con voluttuosità un pezzo di tortino
alla menta, seduto
in fondo al suo letto.
“Touché. Sicuro che non ne
vuoi…?”
“No. La menta non mi piace. E comunque perché, di
grazia, sei venuto qui invece
di essere in Sala Grande a consumare la tua
porzione?”
Michel prese un’aria offesa. “Via Dursley, non
è ovvio? Pensavo t’annoiassi, e
sono venuto a farti compagnia, mentre il nostro dolce Al si intrattiene
con i
suoi amichetti Weasley.”
“Tralasciando che sono i suoi cugini
Weasley… Perché tutto quello che dici sembra
qualcosa di sconcio?” indagò
incolore, sistemandosi meglio sui cuscini.
“Sai,
stai cominciando a farmi le stesse domande di Al. Due corpi,
un’unica mente.”
“Non credo proprio.”
Michel
si
leccò le dita, emettendo un suono soddisfatto.
“Cosa vuoi veramente, Zabini?” chiese Tom con un
sospiro: era venuto a trovarlo
poco dopo che l’assistente di Madama Chips – non
ricordava mai il nome – gli
aveva portato la cena.
Erano
Serpeverde. Era impossibile che fosse venuto lì per puro
spirito caritatevole.
Michel
lo
guardò, poi fece un mezzo sorriso. “Al
è molto curioso…”
Inarcò un sopracciglio. “E in cosa sarebbe stato curioso?”
“Oh, nulla di grave. Anzi, una cosa molto in linea con i
precetti della nostra
Casa. Mi ha spiato. Durante una conversazione privata.”
Oh, quella della Foresta Proibita…
“Non
ti
ha spiato. Tu e Nott stavate parlando ad alta voce in un luogo
pubblico.”
“Oh, allora nella Foresta Proibita… hai sentito
anche tu?”
Tom fece spallucce. “Ero lì.”
“E
cos’avete sentito?”
Tom sorrise. “Perché ti interessa Michel?
Cos’è che Albus non deve sapere?”
L’altro ragazzo fece una smorfia. Di nuovo
quell’espressione preoccupata.
Guarda,
guarda. Allora è lui il
misterioso amico ignaro della situazione…
“Sa
che
sei bisessuale.” Tentò. Era quello? Impossibile.
Diversamente dal mondo
babbano, nel mondo magico l’omosessualità era
pienamente riconosciuta. Certo,
non tutti reagivano accogliendola con un sorriso, ma quello dipendeva
da persona
a persona.
Del resto la
religione e la magia
non sono mai andate molto d’accordo. Quindi, niente peccato
di sodomia.
“No,
non è
quello.” Negò infatti.
“Allora
hai
un partner di cui Al non deve venire a conoscenza?”
Di nuovo quell’espressione. In un certo senso era divertente,
anche se avrebbe
preferito rimanere solo per ritoccare alcune parti del suo piano, prima
che
arrivasse…
“Ah, non sapevo avessi visite…” la voce
roca e strafottente di James Potter
fece alzare ad entrambi lo sguardo.
Madama Chips è davvero invecchiata
se fa
entrare e uscire chiunque a piacimento.
Comunque, la
cosa volge
indubbiamente a mio favore.
“Zabini
se ne stava andando.” L’altro lo guardò
irritato. “Vero?”
Michel si alzò. “Vero. Ci vediamo domani a
lezione.” Si allontanò, passando di
fianco a James.
Fu a quel punto che Tom capì: notò come il
Grifondoro si fosse irrigidito, e
come il vago sorriso di Michel si fosse fatto più acuto.
Più consapevole.
Cristo –
pensò molto babbanamente – Al
lo ucciderà.
Ma in
fondo, non erano affari suoi. Per il momento.
Rimase
James, con le mani affondate nelle tasche della divisa. Non aveva la
cravatta.
“Ho
ricevuto il tuo biglietto. Cosa vuoi?” sembrava irritato, ma
sapeva fosse
incuriosito nella stessa misura.
Tom
sorrise.
“Siediti
James. Te lo spiego subito.”
****
Note:
Vediamo
se adesso avete capito chi è il misterioso ragazzo di
Zabini? XD
Altro
piccolo indovinello: vi esorto ad andare a vedere l’origine
del nome Søren.
;)
Ah,
casualmente, questa è
Lily. Tra parentesi, chi mi aiutasse a capire chi
è ‘sta ragazza, e
se fa l’attrice, se l’ha già vista,
vince un pupazzetto di Al anti-stress.
(testato su Tom. Funziona.)
1
– Hannah Paciock (Abbott) è
la moglie di Neville e la proprietaria attuale dei ‘Tre
Manici di Scopa’. Così
ha detto la Row.
Amen.
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