Seduto sotto a un ginkgo all’inizio dell’autunno,
Le sue foglie hanno creato un tappeto d’oro sotto di me.
Tutto ciò che riesco a pensare è che i tuoi occhi, di tanto in tanto, assumono questa sfumatura.
Quanto spesso li nascondi,
Mi nascondi parti di te.
Ma molto più spesso ti vedo camminare tenendo il tuo cuore tra le mani
Incosciente
Indomito.
Ti vedo nelle ricche corolle screziate di rosso e arancio dei ranuncoli
E nei cieli stellati riflessi sul tuo viso e le tue spalle.
Segui i miei passi
Senza esitare mai.
A volte credo - spero - che tu mi abbia lasciato andare
Che stanco dell’eterno mio contemplare
Abbia portato altrove il turbinio delle tue azioni.
Perché tu sei fuoco, e avvicinarmi a te mi fa bruciare di forza e dolore e passione, tutto quello che nella mia quieta vita ho cercato di far scivolare sotto di me.
Perché io sono aria, ti accarezzo da lontano e ti faccio crepitare, ma se arrivo troppo vicino avvampiamo insieme.
Piango, a volte.
Tu credi forse sia un pallido riflesso del tuo dolore,
Quando un sorriso ti stira le labbra
E si trascina sul tuo viso, senza arrivare ai tuoi begli occhi d’oro.
Anche io conosco il dolore, diverso dal tuo, che è primordiale e radicato, di cuore e di pancia.
Il mio passa per i polmoni e la mente, per gli occhi ed i ricordi.
Li colleziono
Come tengo i libri.
Alla rinfusa, poggiati sui muri, su scaffali polverosi che non tocco per non smuovere neanche un minuscolo granello di polvere.
Ogni cosa ha la sua storia.
Ogni cosa ha il suo tempo.
Sei ancora qui.
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