L'urlo di Aziraphale squarciò il silenzio della
notte, tutto intorno a lui era buio e quieto, si
guardò
intorno per capire dove fosse, la cosa certa era che si trovava su un
letto, ma quale si chiese, ci mise un po' prima di capire che
si trovava nella camera da letto, situata sopra la sua libreria, quello
che però non sapeva era come ci fosse arrivato.
Si mise seduto con i piedi nudi appoggiati sul pavimento freddo, quella
sensazione faceva contrasto con la sua pelle accaldata donandogli quel
poco di sollievo di cui aveva bisogno, era agitato, il respiro non
accennava a calmarsi, l'ultima immagine che ricordava era... non
riusciva nemmeno a pensarlo. Quell'immagine non gli dava tregua,
continuava a pensare e ripensare al suo demone che veniva neutralizzato
con l'acqua santa, le lacrime gli inumidirono di nuovo gli occhi, poi
però una luce gli illuminò per un attimo il
cuore,
possibile che fosse stato solo un sogno?
Il non sapere lo stava uccidendo, schioccò le dita per
vestirsi
velocemente, in un attimo era fuori dalla libreria, fece più
in
fretta che poteva e una volta trovatosi di fronte a casa del suo
migliore amico si ritrovò ad esitare, la sua mano tremava,
non
aveva il coraggio di premere il tasto del campanello, se non gli avesse
aperto nessuno, se fosse successo davvero, se Crowley fosse veramente
morto a lui cosa sarebbe rimasto?
Era andato fino a lì con la determinazione nel petto,
l'ansia di
sapere se il suo amato demone stesse bene ma adesso aveva paura,
perché se la realtà fosse stata quella orribile,
quella
dove Crowley non esisteva più, allora lui si sarebbe
rivelato
uno sciocco illuso, avrebbe ricevuto un altro colpo al cuore che
già urlava dal dolore. Sarebbe morto per la seconda volta in
nemmeno ventiquattro ore.
Prese un respiro profondo prima di suonare, il trillo del campanello
gli rimbalzò nelle meningi facendolo sussultare, nessuna
risposta, Aziraphale chiuse gli occhi e riprovò di nuovo,
questa
volta tenendo premuto più a lungo.
<< Ti prego apri questa porta >>
sussurò.
Ma niente, ancora una volta il nulla assoluto, la speranza dell'angelo
cominciò a vacillare, ma non si diede per vinto e
suonò
ancora e ancora, finì addirittura per bussare, dare colpi
alla
porta con disperazione, dentro di sé sapeva che
avrebbe dovuto lasciare perdere, che era evidente quale fosse la
realtà, ma qualcosa gli diceva di non smettere, di
insistere,
che prima o poi lui sarebbe tornato, con la sua strafottenza, i suoi
occhi di un giallo ipnotico e il suo sorriso da batticuore.
<< Crowley avanti, avanti apri questa porta, ti supplico.
>>
Bussava e piangeva, non gli importava che qualcuno avrebbe potuto
sentirlo, appoggiò la fronte alla porta mentre l'ultimo
tocco
scivolava via, la mano gli ricadde lungo il fianco con le nocche
arrossate a causa dell'insistenza con cui aveva colpito quella barriera
che divideva lui dalla triste verità, avrebbe potuto
benissimo
miracolarsi nell'appartamento ma non sapeva se gli avrebbe fatto bene
vederlo vuoto. Un singhiozzo risuonò per le scale,
Aziraphale
gemette il nome dell'altro per un' ultima volta, era davvero finita
quindi, non ci sarebbero stati più sorrisi, cene al Ritz,
battibecchi né batticuori, il suo cuore era morto quando
quello
di Crowley aveva smesso di battere.
Un'ondata di rabbia lo travolse improvvisamente, si attaccò
nuovamente al campanello, anche se sapeva non sarebbe venuto nessuno ad
aprire, voleva farlo e basta, era un modo per sfogarsi, per esprimere
tutto il suo dolore, la sua frustrazione, Aziraphale aveva le
orecchie che gli fischiavano, proprio per questo non si accorse dei
passi che provenivano al di là dell'appartamento, qualcuno -
qualcuno molto arrabbiato e nervoso- aprì la porta con
talmente
tanto slancio che avrebbe potuto farla volare via, il viso contratto in
una smorfia rabbiosa e infastidita, aveva la sincera intenzione di
uccidere chiunque fosse che lo aveva disturbato a un orario
così
osceno.
<< Si può sapere chi diav... >>
ma le imprecazioni si fermarono quando notò chi aveva
davanti.
Aziraphale se ne stava lì, in piedi, gli occhi lucidi e
rossi per il pianto, il dito ancora ancorato al campanello.
<< Angelo!? >> sbottò scioccato.
<< Si può sapere che accidenti...-
>>
Ma anche questa volta non riuscì a terminare la frase
perché l'angelo gli aveva buttato le braccia al collo, lo
stava
stringendo con una forza tale da fargli credere che non fosse veramente
lui, non immaginava che Aziraphale potesse avere così tanta
forza in quelle sue morbide e delicate braccia, Crowley temette quasi
che avrebbe potuto stritolarlo ma non ebbe cuore di dirgli nulla, si
limitò ad avvolgere egli stesso le braccia intorno alla vita
dell'amico che ancora gli singhiozzava sulla spalla.
Aziraphale dopo lunghi minuti di pianto si staccò
leggermente dal
demone, pur rimanendogli vicino, prese ad accarezzargli il volto con
un'espressione incredula stampata in faccia.
<< Sei veramente tu, sei veramente tu >>
continuava a ripetere.
<< Non posso crederci... non posso crederci
>>
soffiò posando la fronte sul petto di Crowley,
insipirò
profondamente l'odore del suo amico mentre le mani scivolarono suoi
suoi fianchi, non riusciva proprio a staccarsi.
Crowley da parte sua era molto, molto confuso, si erano lasciati la
sera prima dopo aver avuto uno dei loro soliti screzi, certo era stato
più pesante delle volte precedenti, ma più o meno
avevano
risolto, Aziraphale non aveva voluto rimanere a dormire e se ne era
andato a casa, lasciandolo solo con i suoi tormenti, i suoi sentimenti
appena accennati, e un livello di disordine mentale tale da mandarlo
fuori dai gangheri.
<< Angelo, posso sapere che cosa ti è successo
? >>
la sua voce era tranquilla, con una punta di amarezza e panico,
osò accarezzargli i capelli sperando di non farlo scappare
via
di nuovo.
<< Perché non hai aperto? >>
biascicò
Aziraphale con la faccia ancora premuta sulla sua maglia, il demone
faticò a capire quello scroscio di parole confuse.
<< Avevo le cuffie, stavo ascoltando della musica
>> rispose.
<< Le cuffie >> ripetè l'angelo,
Crowley alzò un sopracciglio.
<< A volte mi piace farlo come lo fanno gli umani, le
cuffie ti
trasportano in un'altra dimensione ed io avevo bisogno di... di... ah
lascia perdere >> sbuffò.
<< Ma si può sapere a te cosa è
preso? Prima te ne
vai, poi ti presenti qui a notte fonda, sconvolto e ti appiccichi a me
come un crostaceo! >>
Aziraphale a quel punto alzò leggermente il viso, senza
tuttavia staccarsi dai fianchi del demone, lo guardò con un
paio
d'occhioni che fecero fare una capriola al povero cuore tormentato
dell'altro.
<< Ti avevano ucciso... >>
sussurò appena.
Crowley alzò entrambe le sopracciglia questa volta.
<< Chi? >>
<< Le nostre fazioni, erano venute qui e... avevano
l'acqua
santa. Crowley non puoi capire che cosa ho provato, ti hanno ucciso
davanti ai miei occhi e io non ho potuto fare niente >>
la sua
voce era spezzata.
Il demone rabbrividì solo a sentire nominare l'acqua santa,
poi
però la sua attenzione venne catturata dal viso di
Aziraphale,
era intriso di panico e preoccupazione, c'era anche una vena di
sollievo ma si vedeva bene che tutto il malessere che aveva provato era
ancora carico in lui.
<< Angelo devi aver fatto un brutto sogno
>> tentò
di rassicurarlo, ma la verità era che quel racconto aveva
turbato anche lui.
<< Sembrava così vero, le immagini erano reali
e quando mi
sono svegliato non sapevo più a cosa credere...
>>
<< Per questo sei venuto qui? >>
Aziraphale annuì.
<< E' stato orribile perderti >> disse.
<< Ma non mi hai perso, io sono ancora qua vedi?
>>
Negli occhi del principato aleggiava ancora un'ombra di dubbio
nonostante Crowley fosse lì davanti a lui, tentò
di spostarsi ma Aziraphale strinse
la presa sui suoi fianchi, non voleva lasciarlo andare via, non voleva
si allontanasse da lui, al demone mancò poco per sciogliersi
dalla tenerezza, sorrise dolcemente e perse una mano dell'amico tra le
sue.
<< Volevo solo andarmi a sedere. >>
Si diressero entrambi verso il divano, mano nella mano, a Crowley
quella situazione pareva un po' ridicola ma anche molto tenera, e poi
quando gli sarebbe ricapitato di tenere stretta la mano della persona
che amava? Probabilmente mai, si rispose.
Quello che lo stupì più di ogni altra cosa fu il
fatto
che l'angelo non si limitò a sedersi vicino a lui, ma
si accoccolò sul suo petto continuando a tenere
stretta la
sua mano, non c'è bisogno di dire che il suo traditore cuore
demoniaco prese a battere all'impazzata, mai avevano avuto questo tipo
di contatto, ad eccezione della sera in cui avevano dormito
abbracciati, ma quella era una situazione diversa.
Aziraphale era sempre stato restio al contatto fisico, persino un
semplice sfioramento lo faceva agitare, era prudente fino allo stremo,
per questo non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno si sarebbe
rannicchiato tra le sue braccia, e invece eccolo
lì, con la sua chioma bionda a solleticargli il mento
appuntito,
la nuova colonia che gli solleticava le narici, era una situazione
davvero assurda ma Crowley già sperava non finisse mai.
Una delle cose di cui era più certo, era che un giorno non
molto lontano si sarebbe ritrovato su quello stesso divano da solo, una
bottiglia di vino in mano, e la sua mente immersa nei ricordi di quella
serata, ma Aziraphale aveva bisogno di lui, e piuttosto che rifiutare
il suo amato, il demone Crowley avrebbe preferito annientare il suo
cuore.
<< Non so che cosa avrei fatto se fosse capitato a te, se
ti
avessero ucciso io avrei dichiarato guerra al paradiso e all'inferno,
avrei distrutto qualsiasi cosa mi si parasse davanti, non avrei avuto
pietà di nessuno. >>
L'angelo tirò su il viso per osservare quello del suo amico,
quello che diceva aveva perfettamente senso, gli fece salire un calore
al petto che si estese fino alle guance.
<< Io invece sarei morto con te >> disse a
bassa voce.
Un paio di occhi gialli si puntarono nei suoi.
<< Non dire idiozie. >>
<< E' la verità, l'avevo già
deciso, sapevo che se non avessi aperto la porta io.. beh...
>>
<< E come avevi intenzione di fare sentiamo!?
>> stava
incominciando ad innervosirsi, solo il pensiero che il suo angelo
avrebbe commesso una tale sciocchezza solo per lui gli faceva
contorcere le viscere.
<< All'inferno avrebbero avuto un po' di fuoco infernale
per me,
credo che uccidere un angelo sarebbe stato di loro gradimento.
>>
Crowley sussultò, si mosse agitato sul divano.
<< E tu ti saresti fidato dei demoni!? Hai idea della
preda
succulenta che saresti stato? Ti avrebbero condannato a vagare per
sempre tra i gironi infernali idiota che non sei altro!.
>>
Aziraphale alzò le spalle, l'apacità con cui
parlava
della sua morte gli stava facendo venire la nausea, come poteva
essere così tranquillo, come se non si trattasse della sua
preziosa vita.
<< Forse tu non sai, anzi non lo sai cosa si prova a
veder
morire il proprio migliore amico, ti senti svuotato di ogni emozione,
provi solo dolore e vuoi che finisca presto. Crowley quello che
è successo, o meglio il mio incubo mi ha fatto capire che
per
me, vivere senza di te non ha senso. >>
<< Tu avresti fatto fuoco e fiamme e poi? Saresti rimasto
comunque da solo e io non... non voglio rimanere senza di te.
>>
Cacciò di nuovo la testa nell'incavo della sua spalla, la
mano
tiepida dell'altro gli andò ad accarezzare i soffici
filamenti
biondi, mentre lo accarezzava il demone sentiva crescere
dentro
di sé un nuovo fuoco, una fiamma che invece di bruciare
riscalda
solamente, il cuore gli urlava di esprimersi, di dirgli ciò
che
provava prima che fosse troppo tardi, perché quello che
aveva
sognato Aziraphale sarebbe potuto capitare, anche se lui avrebbe fatto
di tutto per impedirlo.
Ad ogni carezza la consapevolezza era sempre più costante,
lo
amava, lo amava così tanto da far male, si era innamorato di
lui sulle mura dell'Eden, ma lo aveva consapevolizzato un po'
più avanti, era un amore travolgente quello che sentiva per
lui,
ogni volta che pensava al suo sorriso, alle sue buffe espressioni, al
suo tono di voce che a volte arrivava a livelli di acutezza che Crowley
non credeva possibili, era bello il suo angelo, ma non era suo, doveva
smettere di pensarlo così, anche se solo nella sua mente,
era
sbagliato e lo sapeva.
L'ennesima carezza, lo stesso tuffo al cuore e il demone non resse
più, malgrado la gola secca provò a far uscire le
parole
che per troppo tempo aveva tenuto dentro di sé, forse quello
era
il momento.
<< Angelo io... devo dirti una cosa, spero che non ti
arrabbierai
e che non deciderai di allontanarti da me, ma non posso più
andare avanti in questo modo. Tu devi sapere che io ti... ti... angelo?
>>
Un lieve russare bloccò la frase a metà,
abbassò il viso e vide Aziraphale che sonnecchiava
beatamente,
inconsapevole di tutto quello che stava per accadere, Crowley gemette
frustrato spiaccicandosi una mano sul volto, certo che non aveva
proprio un briciolo di fortuna, per una volta che si era deciso quello
sciocco aveva pensato bene di addormentarsi.
<< Sai cosa ti dico angelo, dichiarati da solo
>> borbottò chiaramente ferito.
Tentò di alzarsi per dare un decoro alla sua
dignità in
brandelli, ma la presa dell'altro si era fatta ferrea, gemette di nuovo
in preda a una quasi crisi di nervi.
<< Ah per l'amor di... di qualsiasi cosa, che razza di
polipo! >>
Tentò più volte di allentare le braccia
dell'angelo
strette intorno alla sua vita ma niente, si era arpionato e non aveva
intenzione di lasciarlo andare, a Crowley quella situazione avrebbe
anche potuto sembrare divertente e tenera, ma si sentiva imbarazzato e
il suo orgoglio stava sventolando bandiera bianca, per cui sentiva il
bisogno di stare un po' alla larga dalla sua meravigliosa rovina, e poi
stava anche dormendo, la sua presenza era inutile.
Dopo più di un paio di tentativi falliti un'idea gli
balenò nella mente, miracolò un pupazzo della sua
altezza
e dimensione tra le braccia dell'angelo, e lui se ne andò
ancheggiando diretto alla sua piccola cantina, qualcosa di forte gli
avrebbe fatto sicuramente riacquistare le forze e la
lucidità,
più o meno.
Era sicuo che quel fantoccio avrebbe potuto prendere il suo posto
giusto il tempo di una bevuta, ma non aveva fatto i conti con i sensi
iper sviluppati di Aziraphale, che infatti si svegliò poco
dopo.
<< Crowley? >> chiamò.
Ma quando vide a cosa era abbracciato un urlo disumano uscì
dalle sua labbra, aveva urlato talmente tanto forte che Crowley
per lo spavento sputò il liquido ambrato che aveva appena
sorseggiato, corse in
sala tossicchiando e vide l'angelo che guardava male la sua non vitale
copia, poi spostò lo sguardo su di lui.
<< Si può sapere che cos'è questo?
>> chiese dopo aver riacquistato un po' di tono.
Il demone aveva ancora gli occhi sgranati e le orecchie che fischiavano
a causa di quell'urlo, sbattè più volte le
palpebre, e
una vocina ben più prudente di lui gli suggerì di
non
ridere.
<< E' un.. beh... lui è.. senti avevo sete,
anzi avevo
voglia di bere, ma tu sembravi intenzionato a rimanere attaccato a me
come un'ostrica su uno scoglio, dovevo pur fare qualcosa!
>>
tentò di giustificarsi.
<< Potevi miracolarti da bere >> si
alzò buttando
quel pupazzo terrificante sul divano, non era nemmeno paragonabile al
vero Crowley.
Il rosso sbuffò alzando la testa verso l'alto, per caso
stava cercando aiuto? Nah... figuriamoci.
<< Però ha funzionato >> disse.
<< Non direi proprio >> rispose il
principato accigliato.
<< Senti avevo bisogno di sgranchirmi le gambe ok?
>>
<< Tu non ne hai bisogno, non dirmi bugie
>> sembrava davvero arrabbiato.
<< Che cosa vuoi che ti dica angelo, avevo bisogno di
alzarmi e
basta, che c'è di male!? Sarei tornato tra poco se tu non
avessi
i sensi di un dannato gatto! >>
<< Smettila con questi paragoni sciocchi, non sei per
niente divertente! >> sbottò Aziraphale.
Ora il demone era veramente senza parole, ma si era anche innervosito,
soprattutto perché se lui non avesse iniziato a russare
gli avrebbe potuto rivelare i suoi sentimenti, per questo si
avvicinò a lui con due grandi falcate, la pazienza l'aveva
davvero esaurita.
<< Tu non sei divertente angelo, sei così
noioso che la
polvere ti si appiccica sopra! E spiegami che diavolo hai!
>>
Stava per afferrarlo dalle le spalle ma l'angelo lo spinse indietro.
<< Mi hai lasciato da solo dopo quello che ti avevo
raccontato!
Sapevi che se non ti avessi trovato sarei andato in panico e che cosa
hai fatto invece? Hai pensato bene di lasciarmi con quell'orribile cosa
senza curarti nemmeno di...- >>
Crowley si avvicinò nuovamente a lui, lo prese per i polsi e
lo strattonò.
<< Angelo calmati! >>
<< Ho avuto paura di averti perso di nuovo.
>>
Aziraphale aveva ricominciato a piangere, la sua voce tremava ed era
colma di panico e rabbia, anche lui strattonava per liberarsi dalla
presa di Crowley mentre gli urlava contro tutto il suo dispiacere, la
sua paura, uno strattone più forte da parte del principato e
finirono entrambi per terra, inginocchiati l'uno di fronte all'altro,
le mani del demone strette ancora ai polsi dell'angelo, ansimavano
entrambi, scovolti da tutti quei sentimenti che erano usciti
travolgendoli.
<< No avresti dovuto farlo! >>
<< Mi dispiace angelo >>
<< Non è vero che...- >>
Crowley lo baciò spingedolo con la schiena contro il divano,
Aziraphale rimase fermo, scioccato da quella reazione, gli occhi
sgranati e il corpo rigido, non sapeva cosa fare, le labbra dell'altro
erano morbide e calde, premevano sulle sue con un tocco elegante ed
estremamente piacevole, ma lui era troppo sconvolto per fare qualsiasi
cosa, quando si rese conto che l'angelo non dava segni di vita, Crowley
si staccò di malavoglia dalle sue labbra.
<< Scusa, io non avrei dovuto >> disse con
la voce resa roca da quel brivido di piacere.
<< Io volevo solo... dovevo trovare un modo per farti
stare zitto >> disse mentre si alzava.
<< Era solo questo, solo questo. >>
L'angelo nel frattempo si era seduto sul bordo del divano, guardava
l'amico sciorinare tutte quelle giustificazioni nemmeno avesse commesso
il più terribile dei peccati, non era arrabbiato e nemmeno
infastidito, solo non capiva il motivo, perché baciarlo per
poi
pentirsene l'istante dopo? Se voleva veramente zittirlo avrebbe potuto
usare facilmente una mano, e invece aveva scelto il bacio, che strano
modo di far tacere qualcuno.
Il demone se ne andò a spalle basse dalle sue piante, prese
lo
spruzzino e iniziò a nebulizzare l'acqua sulle foglie e sul
terriccio, fortunatamente nessuna di esse presentava un'imperfezione,
non aveva proprio voglia di dar loro una strigliata quella notte,
fortunatamente sembravano aver capito in anticipo i desideri del loro
padrone e avevano evitato di rovinarsi. Sarebbe rimasto lì
dentro per tutta la notte era sicuro, ma l'angelo era deciso a
stupirlo, gli si presentò sulla soglia della stanza,
entrò mantenendo lo sguardo su di lui, Crowley smise di
nebulizzare e lo guardò a sua volta.
<< Fallo ancora >> disse Azirapahale.
<< Cosa? >> domandò il demone.
<< Baciami >> soffiò arrossendo.
Le sue dita si strinsero al pulsante, partì un soffio di
vapore,
le sue pupille si dilatarono, la gola si era stretta e la sentiva
secca, deglutì per mandare via quella fastidiosa sensazione,
non
sapeva cosa dire, cosa rispondere, era completamente
spiazzato e paralizzato dal terrore, se avesse fatto la scelta
sbagliata se ne sarebbe pentito per tutta la vita.
<< Baciami Crowley >> ripetè
senza staccare lo sguardo dalle sue pupille.
Glielo stava chiedendo, a differenza di poco prima, quando gli aveva
rubato quel bacio senza chiedergli il permesso, adesso non avrebbe
dovuto sentirsi in difetto, perché non solo l'angelo gli
stava
concedendo il permesso ma gli stava addirittura chiedendo di rifarlo,
Crowley sapeva che probabilmente non avrebbe mai più avuto
un'altra occasione come quella, allora perché le sue gambe
non
volevano saperne di muoversi?
L'aria intorno a loro era immobile, come in quei film d'azione dove i
protagonisti prima di combattere passano un lungo istante a fissarsi,
studiarsi, solo che quello non era un film e loro due non stavano per
combattere, in un certo senso uno dei due era chiamato a prendere una
decisione che avrebbe potuto stravolgere la loro vita, in meglio o in
peggio non sapeva dirlo.
Strinse i pugni, perché toccava sempre a lui la scelta
più
difficile, sembrava quasi che la vita di entrambi dipendesse da lui,
che assurda sciocchezza pensò, da quando era così
arrogante? I suoi confusi pensieri vennero interrotti dal lieve
movimento
dell'altro, Aziraphale aveva iniziato a trattenere il respiro, forse
non
se ne era nemmeno reso conto, ma lui sì, Crowley aveva
imparato
a non perdersi nemmeno una virgola di ciò che riguardava il
suo
angelo, nel caso avessero perso la guerra, almeno all'inferno avrebbe
avuto la sua immaginazione ad alleviargli le pene, per questo motivo
non
voleva perdersi nulla di quel meraviglioso principato che gli aveva
rubato il cuore.
Si avvicinò lentamente misurando ogni passo, una volta
trovatosi
di fronte all'angelo gli prese il volto tra le mani "angelo vorrei
fossi tu a baciarmi", non diede retta ai quei pensieri che non lo
facevano sentire abbastanza, chiuse gli occhi, in un attimo le loro
labbra erano unite in un baio decisamente diverso da quello di prima,
Aziraphale stava rispondendo, le sue labbra si muovevano, danzavano
insieme alle altre, Crowley osò con non poco timore
approfondire
quel bacio, e l'angelo lo stupì non tirandosi indietro, anzi
sembrava più coinvolto di lui, quasi affamato. Un mugolio
raggiunse le orecchie di Crowley, quel suono gli sembrò il
più bello del mondo ma aveva fatto scattare qualcosa
nell'altro
che di scatto si tirò indietro, aveva le guance rosse per
l'imbarazzo e negli occhi si leggeva un timore, una paura di un
giudizio che mai si sarebbe azzardato a dare.
<< M-mi dispiace... i-io non so cosa, cosa mi
è preso. >>
Crowley sorrise.
<< Mi chiedi scusa per aver apprezzato? Angelo quello che
hai
fatto mi lusinga a dire il vero, significa che stavo facendo un buon
lavoro. >>
Aziraphale si portò entrambe le mani sulle guance.
<< No ti prego, non dire queste cose, è...
è... io
non dovrei fare così >> deglutì
rumorosamente.
Crowley posò una mano sulla guancia sua guancia morbida e
rosea, sfiorò il labbro inferiore con il pollice.
<< Sei così pudico, e pensare che sono tante
le cose che non avresti dovuto fare ma che hai fatto. >>
<< La lussuria è un peccato >>
disse il biondo.
<< Anche la gola lo è, e poi qui non si parla
di lussuria, c'è in gioco molto di più.
>>
<< Che cosa Crowley? Qualcosa che non potremmo mai avere
senza essere braccati per l'eternità? >>
<< Ti stai tirando indietro per caso? Dimmi per l'amor
del
paradiso che cosa dovrei fare? Sai cosa è inutile parlare
con
te, spreco solo fiato >> disse uscendo dalla stanza
stizzito.
<< Siamo un angelo e un demone, tornaimo pure a fare la
vita di
prima, per quanto mi riguarda è finita qui. >>
Il cuore di Aziraphale ebbe un sussulto, i suoi occhi erano colmi di
colpa e vergogna, non voleva lasciarlo, sapeva che tra loro c'era
qualcosa di più e che era sbagliato rinnegarlo, ma si
sentiva
così sporco a volte, come se fosse macchiato, come se non
stesse
facendo il suo dovere.
<< Va tutto bene angelo davvero, facciamo finta che non
sia
successo nulla, torniamo a tentare di fermare l'apocalisse, amici come
prima d'accordo? >>
<< Ma caro... loro ci hanno già scoperti,
potrebbero, potrebbero tentare di ucciderci o...- >>
<< E' te che hanno scoperto >> gli
puntò un dito contro.
<< Ma non ti preoccupare so difendermi. >>
<< Non dall'acqua santa. Io... dovremmo rimanere insieme,
è più sicuro. >>
Crowley rise, si morse il labbro inferiore e guardò un punto
oltre la sua spalla.
<< E dopo che ti sarai assicurato che siamo entrambi in
salvo che
cosa farai? Smetteremo di essere amici perché macchio la tua
fottuta purezza angelica!? Che cosa sono io per te angelo?
>>
Indicò se stesso con un dito.
<< Come... come posso sapere tutte queste cose, non so
nemmeno se
sopravviveremo o se il mondo finirà davvero, non
possiamo
fare progetti Crowley! >>
<< E invece sì, sei tu che non vuoi!
>>
sbottò alzando le braccia in aria, le fece ricadere
sbattendo
violentemente i palmi sul tavolo.
<< Sono stanco angelo... >>
Aziraphale si avvicinò a lui, stava per toccargli una spalla
ma
il demone si ritrasse, i suoi occhi celesti si inumidirono, solo fino a
un giorno prima quasi tutte le loro barriere sembravano cadute, si
sorridevano in modo dolce, Crowley si prendeva cura di lui senza
farglielo pesare, un nodo si strinse attorno alla sua gola al ricordo
dei tocchi dell'altro, delle mani che insaponavano le sue ali
bianche, sempre quelle mani che le avevano aiutate a richiudersi, si
morse il labbro inferiore soffocando un gemito, non voleva piangere,
per questo la sua voce tremò tanto quando parlò.
<< Vorrei poter tornare a ieri, quando tutto andava
bene... >>
<< Non andava bene angelo, eri ferito ricordi? e
spaventato. >>
<< Mi farei ferire ancora un milione di volte,
così ti prenderesti cura di me e tutto sarebbe perfetto.
>>
Crowley sospirò per poi voltarsi verso l'altro.
<< C'è davvero bisogno di questo? Voglio dire,
noi
potremmo avere tutta la serenità che vogliamo, potrebbe
sempre
essere... >>
Le successive parole morirono ancora prima di essere pronunciate, tutto
il suo coraggio vacillò di fronte alla figura della persona
che
amava di più al mondo, in quell'istante lo vide per come era
davvero, un essere fragile, spaventato, con mille fantasmi che lo
tormentavano, sembrava addirittura esseresi rimpicciolito, Crowley
serrò le labbra e si avvicinò a lui, lo strinse
semplicemente tra le braccia.
<< Non temere... mi prenderò sempre cura di
te, non potrei
mai lasciarti, io... >> posò le labbra sulla
sua fronte
prima di continuare a parlare.
<< Se non ti senti pronto e anche se non ti sentirai mai
pronto,
io rinuncerò ai miei sentimenti... metterò da
parte tutto angelo, te lo prometto. Non ti farò
più
pressioni...- >>
<< Ma questo non è giusto >>
Aziraphale si strinse a lui.
<< Non sempre le cose lo sono, e a me sta bene.
>>
La voce di Crowley sembrava così determinata, ma c'era
qualcosa,
una nota stonata in tutte quelle belle parole, era sì pronto
ad
inscatolare il suo cuore ma il prezzo stava
già cominciando a
pagarlo, tanto più che ora sapeva che l'angelo ricambiava i
suoi
sentimenti, non sarebbe stato facile lo sapeva, ora più di
prima. Un tempo il problema era che credeva di non essere ricambiato,
ma adesso semplicemente l'angelo non era pronto per loro e
chissà se lo sarebbe mai stato.
Aziraphale alzò il viso cercando quegli occhi gialli che
tanto amava.
<< Vorrei poterti dire di sì, io, io ci ho
provato
>> deglutì, prima di continuare ma venne
preceduto dal suo
migliore amico, che oramai lo consceva come le sue tasche.
<< Ma non ci riesci, non ora almeno. >>
L'angelo annuì.
<< Ho troppa paura, non riesco a immaginarmi felice con
te senza
che ci siano delle conseguenze, vorrei poter essere come
te...->>
<< No Aziraphale, tu non dovrai mai essere come me, sei
perfetto
così come sei, sei un angelo, è naturale tu sia
più prudente. >>
<< Voglio solo tu sia al sicuro angelo. >>
<< E io voglio altrettanto per te, per cui meglio se per
un po'
di tempo stiamo lontani, giusto per far calmare le acque.
>>
Crowley annuì e rispose:
<< Come abbiamo sempre fatto. >>
Mancava un anno alla fine del mondo, e per tutto quel lasso di tempo
l'angelo e il demone avevano continuato ad evitarsi, non che fosse
stato facile, Crowley non poteva evitare di fermarsi di fronte
all'amata libreria dell'amico tutte le volte che si ritrovava a passare
da quella strada, e Aziraphale rimaneva incantato per ore a guardare le
maestose piante del parco che non erano verdi e splendide come quelle
del
suo migliore amico.
Entrambi sospiravano e riprendevano il loro cammino, accantonando in un
lato del cuore la soffocante mancanza che sentivano, certo avevano
trovato il modo di controllarsi a vicenda, la preoccupazione reciproca
non era scemata col passare del tempo, anzi era solo aumentata, le
notti erano lunghe quando non si poteva dormire a causa di un pensiero
fisso.
Una di quelle interminabili notti senza sonno Crowley decise che ne
aveva abbastanza, non poteva più sopportare tutta quella
pena e
quel vuoto che sentiva, uscì dal suo appartamento sbattendo
la
porta, entrò in auto e partì in direzione
libreria, ormai
era passato abbastanza tempo e dubitava li avrebbero colti sul fatto
proprio quella sera, quando era a metà strada i suoi
pensieri
cominciarono a correre sul corpo tumefatto di Aziraphale, le ali piene
di graffi e schegge di vetro, i lividi, il suo tentare di sorridere
nonostante l'umiliazione appena subita, frenò di colpo e
spense
il motore.
Scese dalla macchina e si diresse in un pub, era uno di quei luoghi
loschi, bui e pieni di fumo, si sedette su uno sgabello e
ordinò
qualcosa di forte da bere, dopo una quantità inumana di
drink
sentì una mano calda posarsi sul suo viso e studiarne i
contorni, non
lo aveva sentito arrivare, era talmente inebriato da alcol e pensieri
che i suoi sensi si erano attenuati parecchio, forse troppo.
<< Ehi bel giovanotto, che cos' è
quell'espressione la tua
fidanzatina ti ha mollato? o forse il tuo ragazzo mh? Io potrei dirti
di sì se vuoi. >>
L'uomo era vicinissimo al suo viso, ne sentiva il calore del fiato
sulle sue labbra, rabbrividì per un istante e
ripensò a
quella frase "io potrei dirti di sì", qualcuno era disposto
a
dirgli di sì, ad accettarlo, ad amarlo anche per una sola
notte,
Crowley si morse il labbro, si sentiva così solo, ubriaco e
solo, prese l'uomo per un braccio e lo trascinò fuori dal
locale, lo spinse dentro la Bentley e partì in tutta fretta
verso
casa sua.
Una volta fuori dall'auto spinse l'uomo contro il muro dell'edificio,
stava per affondare le labbra nel suo collo quando percepì
un
tremore provenire proprio da quel ragazzo, in effetti non aveva detto
una parola da quando lo aveva trascinato fuori, e ora aveva il respiro
affannato non per l'eccitazione, ma per la paura.
<< Perché diav...olo ci hai provato con me se
non volevi
farlo? >> la sua voce era roca e resa lasciva dall'alcol.
<< Io... volevo, te lo assicuro volevo >>
rispose l'uomo quasi balbettando.
<< Non mi pare proprio >>
ringhiò Crowley.
Questo tizio gli aveva solo fatto perdere tempo.
<< Mi... mi dispiace, è solo che volevo
essere... non importa >> abbassò il viso in
grande imbarazzo.
<< Lo sai... >> sbottò Crowley
avvicinandosi al suo orecchio.
<< Io sono un demone, sono un diavolo, potrei tentarti e
averti
tutte le volte che voglio solo per il fatto di esserti preso gioco di
me. Potresssti esssere finito nelle mani sssbagliate >>
sibilò.
Il ragazzo fece qualcosa che proprio non si aspettava, sorrise.
<< Non hai bisogno di essere un demone per tentarmi, o
per
tentare chiunque altro. Ho fatto lo spaccone perché credevo
fosse l'unico modo per affascinare un tipo come te. >>
<< Sarebbe sata comunque una notte e via >>
rispose secco
Crowley, fingendo di non essere impressionato dai commenti di poco fa.
<< Beh non avrei osato chiedere di più.
>>
Crowley sorrise sperando non si notasse.
<< Sparisci ragazzo, e sta lontano da quei posti.
>>
<< Sono pieni di demoni, immagino >>
rispose l'altro con un sorrissino accennato.
<< Uomini poco raccomandabili, che ci provano e poi
cambiano idea >> lo prese in giro.
Il ragazzo si sporse lo abbracciò, Crowley certo non si
aspettava una reazione del genere, non sapeva il motivo ma gli piaceva
questo essere umano, e a lui non piacevano molto facilmente, mentre
stava sciogliendo l'abbraccio si sentì un rumore provenire
poco
lontano da lì, come di qualcosa che si era schiantato contro
l'asfalto, in realtà era stato talmente delicato che solo il
demone lo avava sentito.
Un istante dopo che si erano congedati Crowley prese a camminare in
direzione del rumore che aveva sentito poco prima, qualcosa gli diceva
di non ignorarlo e lui non lo avrebbe fatto, infatti poco
più
avanti trovò a terra una scatola di cioccolatini, niente di
strano se non fosse per la fantasia tartan che la suddetta scatola
sfoggiava.
Nella sua testa serpentina cominciarono a passare una miriade di
pensieri a cui decise di non dar retta, raccolse la scatola e
proseguì il cammino, poteva sentire ancora la colonia
dell'angelo aleggiare nell'aria, dovvette camminare per un po' prima di
riuscire a scorgere la figura del suo testardo amico che si allontanava
svelta nella notte.
<< Angelo! >>
Aziraphale si gelò sul posto prima di voltarsi lentamente, i
suoi occhi chiari si posarono prima sul pacchetto che stava tra le mani
del demone poi su di lui, quelle due pozze chiare, celesti, erano tinte
di qualcosa di strano, c'era della malinconia, del rammarico ma anche
dell'imbarazzo.
<< Oh Crowley! Che bella... che bella sorpresa
>> la sua
solita voce acuta, meravigliata, il suo sorriso che gli illuminava le
guance.
Davvero era così ingenuo da credere che lui, grande serpente
dell'Eden avrebbe creduto a quella messa in scena.?
<< Credo tu abbia perso qualcosa >> disse
agitandogli davanti la scatola dei cioccolatini.
Aziraphale arrossì, balbettò qualcosa e
tentò di giustificarsi.
<< P-perché credi sia mia? >>
Lo stava prendendo in giro? Alzò un sopracciglio.
<< Quale altra persona potrebbe aggirarsi con una scatola
di questa fantasia antiquata? >>
<< Non è affatto antiquata! >>
sbuffò quasi seriamente ferito.
<< Allora lo ammetti!? O per convincerti devo dirti anche
dove l'ho trovata? >>
Aziraphale scosse la testa.
<< Non ce n'è bisogno. Io stavo venendo da te
>> confessò abbassando il viso.
<< Sbaglio o hai preso l'abitudine di presentarti ad
orari improponibili? >> lo sbeffeggiò con un
sorrisetto.
<< Beh... sei una creatura notturna...- >>
<< Una creatura notturna angelo, davvero? Mi hai
scambiato per un dannato pipistrello!? o per un gufo ? >>
L'angelo rise, una risata cristallina che ebbe l'effetto proiettile nel
cuore di Crowley.
<< Non saresti niente male nelle sembianze di un gufo,
gli occhi,
le ali e la vista notturna le hai già >>
sorrise di nuovo
e al demone venne voglia di abbracciarlo.
<< Senti angelo. >>
<< Crowley. >>
Dissero insieme.
<< Prima tu. >>
<< No, prima tu. >>
Aziraphale sospirò e lo guardò negli occhi, era
diventato bravo a scorgerli dietro quelle lenti scure.
<< Stavo venendo da te perché avevo bisgno di
parlarti, ma
poi ti ho visto con... con una... con quell'uomo e, beh non volevo
disturbarvi ecco tutto. >>
Si stava torturando le dita delle mani, lo faceva sempre quando era a
disagio.
<< Senti non è che... noi non stavamo facendo
niente, non
avresti interrotto nulla... è una storia lunga e bizzara
ma...-
>> non riuscì a continuare.
<< Mio caro non devi giustificarti con me
>> cercò di rincuorarlo ma con scarsi
risultati.
<< Invece sì che dovrei, anzi io vorrei,
vorrei doverlo fare
angelo, tu non hai idea di quanto io desideri giustificarmi con te.
Vorrei dover venire da te pieno di paura e senso di colpa e dirti che
lui non era nessuno, che non stavamo facendo niente, che non era
successo niente e che se anche fosse successo, sarebbe accaduto
perché ero ubriaco e ferito, ma che c'era solo una persona
nella
mia mente angelo, una e una sola! > >
Crowley si era avvicinato pericolosamente, gesticolava e si portava una
mano al petto come se stesse per avere un infarto tutte le volte che
apriva bocca, Aziraphale lo afferrò per un polso e lo
tirò fino al primo vicolo disponibile, si infilarono
lì
dietro e lo spinse contro al muro.
<< Ero venuto da te perché mi mancavi
terribilmente. >>
In un attimo perse tutta la sicurezza che aveva acquisito poco fa,
allentò la presa dalle braccia di Crowley lasciando
scivolare
via le sue mani dalla giacca nera, la distanza tra i loro corpi era
poca e quel vicolo era già abbastanza angusto di suo, ad un
tratto i suoni della città erano svaniti.
Tum Tum.
I battiti del cuore di Crowley aumentarono.
<< Ma volevo fare le cose nella maniera giusta.
>>
Tum Tum.
<< Ti avrei consegnato i cioccolatini, probabilmente per
il
nervosismo avrei finito per mangiarne la metà, tu mi avresti
offerto da bere e io ti avrei chiesto qualcosa di forte, avrei svuotato
il calice prima di chiederti se... >>
Tum Tum.
Nessuno dei due stava più respirando, nessuno dei due ne
aveva
bisogno, il mondo era fermo, l'intera esistenza del demone ora
dipendeva dalle labbra dell'angelo che aveva davanti, da quello che
sarebbe uscito da esse.
Strinse i pugni, chiuse gli occhi e poi li riaprì.
<< Usciresti con me Crowley? >>
Tum.
Aveva perso un battito quel suo povero cuore dannato.
<< I-intendi un appuntamento? Un appuntamento con te?
>>
Non sapeva dove avesse trovato la forza di porre quella domanda.
<< Un appuntamento con me >>
ribadì l'angelo.
Le gambe gli stavano per cedere, le sentiva molli e dovette far fronte
a tutta la sua forza per non finire per terra come un idiota,
balbettò qualcosa ma la sua dannata bocca non era
più
capace di articolare parole di senso compiuto, era un fascio di nervi,
al contrario della figura eterea davanti a lui, forse era questo
ciò che si provava quando ci si liberava dalla
più grande
paura, dal più enorme tormento o inconfessabile segreto, ti
sentivi solamente leggero e felice, ed Aziraphale lo sembrava davvero.
<< Non devi rispondermi ora, ti aspetto alla mia libreria
domani, alle otto di sera, se vorrai. D'accordo? >>
Il demone annuì solamente.
Una volta solo si lasciò scivolare verso terra, si prese la
testa tra le mani e strinse i capelli con le dita, tutta la tensione
accumulata fino a quel momento lo stava abbandonado lasciando posto a
una stanchezza che lui, da creatura ultraterrena, non avrebbe dovuto
avere, con le ultime forze decise di tornare a casa, avrebbe potuto
trovare un modo per far tacere la sua mente.
...
La notte non aveva dormito,
si
era limitato a camminare avanti e indietro per tutta la stanza
principale della casa, era nervoso soprattutto perché
Aziraphale
gli aveva dato l'idea di un vero e proprio appuntamento, ma nella sua
affollata testa gli sembrava ancora impossibile, cosa avrebbe dovuto
fare?
portare fiori o cioccolatini? E i vestiti, avrebbe dovuto cambiarli o
andavano bene quelli che portava sempre?
Bombardato da tutte queste domande non si era reso conto che il tempo
era passato in fretta, la nebbia di pensieri svanì al suono
della sveglia che aveva puntato, erano le sei di sera, aveva il tempo
per una bella doccia e così fece, dopodiché si
vestì e rimase qualche istante ad osservare la sua figura
davanti allo specchio, qualcosa non andava. I capelli ecco cosa, non
gli sembravano adatti o a posto, e dire che gli erano sempre piaciuti,
ma quella sera proprio non
riusciva a farseli andare bene, tentò un paio di volte di
sistemarli con le dita ma niente, non c'era verso. Gli venne in mente
che gli umani erano soliti usare il gel, ci avrebbe provato anche lui e
così dopo qualche tentivo il suo lavoro finalemente lo
soddisfaceva, non erano troppo diversi da prima, solo il ciuffo
più sparato verso l'alto e un po' più lucidi per
via
della sostanza che aveva usato.
Si lavò le mani e prese i suoi occhiali da sole dal
mobiletto,
alla fine aveva deciso di tenere i soliti vestiti, non si sa mai che
avesse frainteso tutto, non voleva fare la figura del cretino, era
indeciso se spruzzarsi qualche goccia di profumo, decise di no, si
sarebbe mischiato a quello dell'angelo e lui non voleva sentire nessun
altro odore se non quello del suo migliore amico.
Era finalmente pronto, raggiunse la libreria troppo presto, decise di
aspettare in macchina l'orario giusto, c'erano già
troppe cose in ballo e non voleva che accadesse tutto troppo in fretta,
qualsiasi cosa sarebbe accaduta poi, alle otto in punto si
presentò alla libreria con una bottiglia del miglior
champagne,
decorata con un bel fiocco legato al collo, Aziraphale lo accolse con
uno dei suoi soliti meravigliosi sorrisi.
<< Ti ho... ehm... ti ho portato questa. >>
<< Oh caro che pensiero gentile, ma non dovevi
disturbarti. >>
Crowley rispose con un verso imbarazzato.
Aziraphale pose l'attenzione in quel momento al nuovo look del suo
amico.
<< Ti donano >> sorrise.
Stupido angelo non uccidermi subito, pensò Crowley.
<< Anche tu stai bene >>
borbottò.
Aziraphale scosse la mano.
<< Oh ma che dici, io sono sempre uguale. >>
Lo disse sorridendo imbarazzato mentre si dirigeva nell'altra stanza,
Crowley al seguito rispose con un suono inarticolato, privo di senso.
Una volta dentro questa piccola sala, che era stata miracolata per
l'occasione, il demone rimase senza parole, la luce era soffusa, delle
candele speziate alla vaniglia facevano bella mostra su un tavolino di
legno, era apparecchiato con una tovaglia candida, posate, piatti e
bicchieri erano perfettamente allineati, sembrava di essere al Ritz,
anche se l'atmosfera era molto più intima e calda. Due rose
senza gambo fungevano da decorazione, una bianca e una nera,
ricordavano le loro ali e sicuramente non erano state messe a caso.
Crowley era talmente perso a contemplare quel quadretto da luna di
miele, che non si era nemmeno accorto che Aziraphale aveva spostato la
sedia da sotto al tavolo, e stava aspettando si accomodasse da vero
gentiluomo, solo questo gesto rischiò di mandarlo
completamente
in tilt.
<< Prego caro. >>
Si riscosse dai suoi pensieri e prese posto borbottando un grazie.
Poco dopo si accorse che era seduto dove si trovava la rosa bianca.
<< Angelo forse c'è stato uno sbaglio.
>>
<< Nessuno sbaglio Crowley, ogni cosa è
esattamente dove deve essere. Vado un momento in cucina, tu...-
>>
<< Apro la bottiglia. >>
<< Ottima idea mio caro. >>
Prima di tornare in sala con i vassoi Aziraphale prese un profondo
respiro, Crowley intanto stava valutando l'idea di scolarsi l'intera
bottiglia quando sentì un profumino provenire da dietro le
sue spalle,
il vassoio venne posato al centro del tavolo, il coperchio sollevato
rivelava una meravigliosa e invitante pietanza.
<< Non sapevo cucinassi >> disse il demone.
Aziraphale si asciugò nervoso il sudore, aveva cominciato a
torturarsi le dita e non riusicva a guardare negli occhi l'amico.
<< V-eramente, ecco vedi io ho... ho solo seguito la
ricetta. Non
lo faccio spesso è vero ma >>
deglutì, << ma
non sembrava difficile così ci ho provato. >>
Prese posto anche lui cercando di riprendere fiato.
<< Avanti assaggia. >>
Crowley non se lo fece ripetere, riempì il piatto e diede
una prima
forchettata, mise in bocca e le sue pupille vennero invase dal sapore
piccante del peperoncino, continuò a masticare e il gusto si
trasformò
in amaro per poi finire con un dolce pizzicore di lavanda, se avesse
dovuto definire quel piatto, perfetto, sarebbe stato l'aggettivo giusto.
Aziraphale stava trattenendo il respiro, fissava lui invece che
concetrarsi sul cibo ed era una cosa piuttosto insolita, lo guardava
con
un paio d'occhi come se tutto dipendesse da lui, dal suo giudizio in
merito al cibo amorevolmente preparto, Crowley si leccò le
labbra, poi guardò lo guardò.
<< Angelo è... >>
<< Sì? >>
Arricciò le labbra prima di continuare.
<< Fantastico, il cibo più buono che abbia mai
mangiato. >>
Aziraphale si sciolse in un sorriso.
<< Oh grazie, non sai quanto mi faccia sentire sollevato,
temevo di
aver fatto un disastro mischiando tutti quei sapori. >>
<< Nah è buono, non sarò un
intenditore come te ma
questa roba dovebbe essere sul menù del Ritz.
>>
L'angelo arrossì.
<< N-non esagerare adesso. >>
Crowley prese un sorso di champagne, riuscì a mandare
giù un po' di tensione che subito si riappropriò
del suo
cuore quando notò che l'angelo non aveva toccato
né cibo
né alcol, si morse il labbro, avrebbe dovuto aspettarselo,
in
fondo era parecchio tempo che non godevano della compagnia reciproca,
forse avrebbero potuto raccontarsi di ciò che avevano fatto
durante questo periodo, giusto per rompere il ghiaccio, il demone stava
per dire qualcosa ma venne preceduto.
<< Crowley ascolta io devo dirti una cosa, speravo di
poter
aspettare dopo cena ma non ci riesco >> si
alzò in piedi e cominciò a camminare nervosamente
avanti e indietro, sotto lo sguardo
curioso del demone.
<< Io ti devo delle scuse in primo luogo, avevo
così tanta
paura di perderti che alla fine ti ho perso davvero, e la cosa peggiore
è che ho deciso io di farlo. Ti chiedo scusa
perché ho
sempre deciso io per entrambi, e tu non hai fatto altro che accettare
le mie decisioni, e capirò se adesso ti sarai stufato e
vorrai
andartene. Ma una cosa vorrei tu la sapessi prima di decidere, temo
così tanto la tua perdita non solo perché sei
l'amico
migliore che abbia mai avuto, ma anche perché non ho mai
amato
nessun altro come amo te. >>
Crowley sentì il petto inondato di un nuovo calore che
salì dal collo
fino a raggiungere il viso, e sapeva bene non essere stato il vino a
fargli
quell'effetto, dischiuse le labbra ma non era ancora il momento di
parlare, Aziraphale doveva finire il suo discorso e per nulla al mondo
lo avrebbe interrotto, inoltre temeva che se avesse aperto bocca tutto
sarebbe svanito
come in un sogno, e si sarebbe ritrovato da solo nel suo letto.
<< Ne ero a conoscenza da tempo, mi sono trattenuto
così
tante volte dal dirti tutto, non sapevo se anche tu provassi la stessa
cosa e temevo ritorsioni dai nostri superiori, ma ora io... io non
voglio più vivere nella menzogna o nella paura, se tu mi
concedessi la possibilità di...- >>
<< Sì >> rispose il demone senza
pensarci.
<< Ma non ti ho detto nemmeno cosa. >>
<< Ti ho aspettato per sei mila anni angelo.
>>
Aziraphale gli regalò un sorriso colpevole avvicinandosi a
lui.
<< Sono disposto a farlo per altrettanti e anche di
più, se è questo che vuoi. >>
<< Lo vedi perché ho detto sì,
qualsiasi cosa sia la voglio. >>
Si alzò e finirono per essere l'uno di fronte all'altro, a
pochi
centimetri di distanza, Crowley abbassò il viso per baciarlo
ma
venne fermato dal medio e l'indice dell'angelo posati sulle sue labbra.
<< Voglio farlo io >> sussurò.
Lo spinse a sedere, si mise di fronte a lui in mezzo alle sue gambe
divaricate, ora era lui il più alto e gli piaceva,
accarezzò
quei folti capelli rossi affondandoci le mani, con due dita
sollevò il mento del demone, le labbra erano dischiuse, gli
occhi lucidi e languidi, Aziraphale si chinò sfiorando
quella
meravigliosa bocca, un bacio casto, seguito da un altro e un altro
ancora, era una tortura, una tortura che a Crowley stava piacendo
immensamente.
Finalmente le labbra dell'angelo si fecero più decise,
desiderose di esplorare i contorni di quelle calde dell'amico, Crowley
a quel punto si era alzato in piedi, i loro
sapori si mischiarono dando vita a qualcosa di nuovo, fino ad ora
sconosciuto che sapeva di vita e di rinascita, di cenere e nuvole, era
buono e nessuno dei due era più disposto a farne a meno.
<< Crowley... ti voglio >>
ansimò tremando sulle sue labbra.
<< Sento il corpo così strano >>
sussurò.
<< Caldo >> la voce roca del demone fece
vibrare la
colonna vertebrale di Aziraphale, che annuì rimanendo con
gli occhi
chiusi.
<< M-mi sento scoppiare. >>
Mugugnò l'angelo e Crowley si ritirò guadagnadosi
un'occhiata confusa.
<< Non ti farò questo ora, è troppo
presto. >>
Aziraphale intensificò l'occhiataccia, temendo lo stesse
prendendo in giro.
<< Stai cercando di fare il gentil'uomo? >>
Il demone ridacchiò.
<< Oh non sarò gentile per niente credimi, ma
solo quando
sarai davvero pronto >> si avvicinò
baciandogli la punta
del naso.
<< Come sai che non lo sono ora? >>
<< Sono un demone, le percepisco queste cose.
>>
L'angelo sollevò un sopracciglio in una blanda imitazione
dell'amico.
<< Tu percepisci l'amore e io altro, questo è
un dato di fatto. >>
Aziraphale sorrise dolcemente.
<< Io credo tu sia solo preoccupato per me.
>>
<< Ah sta zitto! >>
<< Fammi stare zitto tu demone tentatore. >>
Crowley lo afferrò per le braccia tirandolo verso di
sé,
lo coinvolse in un altro bacio questa volta più dolce e
delicato.
<< Ti amo, mio piccolo angioletto bastardo.
>>
La loro strada era ancora lunga, dovevano affrontare l'apocalisse, i
loro superiori erano in agguato ma loro erano più forti di
ogni
altra cosa, se prima erano solo un angelo e un demone uniti
dall'amicizia e dal reciproco amore per la terra, ora c'era qualcosa
che li univa più di ogni altra cosa, l'amore.
Fine.