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(Inizia il conto alla
rovescia)
– Ayyyy ,porqué no me
amas, Alejandro?!
“È una mood, Gabrijela!”
pensò Soundwave, portando alla
bocca una cucchiaiata di azoto gelato.
Erano passati due giorni da quando lui e Spectra avevano
rotto. Il divorzio c’era stato per ottimi motivi e di comune
accordo, ma era
ancora freschissimo e per quanto soffrisse per l’intera
faccenda non poteva
evitare di al suo processore di regredire all’adolescenza e
fantasticare su un
improbabile ritorno di fiamma… tra qualche vorn. O qualche
eone. Prima
avrebbero dovuto trovare la forza di riuscire a guardarsi in faccia, e
al
momento l’idea di combattere dodici insecticons gli risultava
più facile
rispetto all’altra.
Pensando a questo decise che tanto valeva fare la maialata,
dunque buttò nell’azoto gelato tutte le chips di
rame che erano rimaste.
Soundwave aveva la vaga impressione che se avesse continuato
in quel modo la parte di tessuti tecnorganici che poteva aumentare di
volume
avrebbe fatto esplodere certe parti della sua armatura, ma tra il
lavoro e lo
sfasciarsi il processore a suon di melodrammi sudamericani di pessima
qualità -e
meno melodrammatici del suo stesso divorzio- si teneva in allenamento
così che
nessuno potesse rimproverarlo per essersi lasciato andare, nemmeno lui
stesso o
Megatron.
O “Snitchertron”: sì, forse sarebbe
stato più accurato.
Quando aveva iniziato a ragionare più lucidamente non aveva
impiegato molto a fare due più due: Spectra poteva aver
tratto per conto
proprio determinate conclusioni, ma chi aveva dato una spintarella al
tutto era
stato Megatron, il suo amico… o “amico”
per modo di dire, aveva pensato
all’inizio, per poi rendersi conto che comunque non era stato
Megatron a prendere la decisione
avventata che aveva messo fine a un matrimonio altrettanto avventato e
allo
sbando da un pezzo.
Non aveva avuto nemmeno l’energia per imbestialirsi con lui,
ma quando Megatron gli aveva portato le chips di rame da mangiare
insieme al
gelato -un vago accenno di senso di colpa, forse?- Soundwave non si era
risparmiato di ricordargli quante ne avesse mangiate lui
ai tempi dell’arena tra un taglio di testa e
l’altro, sempre
per una questione di femmes. O meglio di una precisa femme che a un
certo punto,
dopo una prova di lealtà non da poco e svariati incontri
parecchio focosi, era
scomparsa dalla sua esistenza. Megatron poteva non aver mai avuto
difficoltà a
trovare delle donne che gli scaldassero la cuccetta ma neppure lui,
sentimentalmente parlando, aveva avuto particolare fortuna.
“Dovrei farla finita, sono patetico”
pensò poi, tirando su
una grossa cucchiaiata di quella deliziosa porcheria “Non ha
funzionato e basta”.
Un ritorno di fiamma era improbabile già solo
perché Dreadwing
era stato riammesso nei ranghi dopo un lungo colloquio con Megatron e,
anche se
il seeker non lo sapeva ancora, questi aveva già varie
idee su come
utilizzarlo in futuro una volta conclusa la faccenda
dell’Omega Lock e quella
con Spectrus Specter. Dreadwing in molte di queste idee era
responsabile di
questo o quel quadrante del cosmo, di certi settori di Cybertron o
della Terra stessa
una volta
cyberformattata; non nella Nemesis o nella base operativa dove
sarebbero stati
lui e Megatron, dunque, e Soundwave immaginava che per Spectra sarebbe
stato lo
stesso. Loro due si erano divisi, per il resto Spectra non aveva veri amici tra gli ufficiali che
sarebbero stati presenti, dunque non aveva motivo di rimanere.
“Dove andrà a stare e con chi non mi riguarda
più, devo
ripetermi
questo”.
Era probabile che in futuro non avrebbe più visto di persona
la sua ex moglie.
Non sapeva com’era possibile sentirsi allo stesso tempo
sollevato
e triste all’idea, ma immaginava che facesse parte del
pacchetto “rottura
fresca”, fino a quel momento mai vissuto personalmente e con
tale intensità.
In tutto ciò persino il sogno probabilmente profetico di
Spectra era passato in secondo piano, o meglio: era
allarmante e tutti, una
volta che Spectrus avesse deciso di attaccare, avrebbero fatto in modo
di evitare
la morte di Megatron, ma il fatto che Spectra fosse in grado di fare
certi
sogni era stata per Soundwave l’ennesima cosa da aggiungere a
quelle di cui lei
non gli aveva mai accennato.
Una più, una meno, tanto
ormai.
Pensò a questo, pensò che una volta concluso il
tutto
sarebbero stati altri a gestire le reazioni inaspettate di Spectra e le
sue
omissioni qui e là… e quello non lo
intristì nemmeno un po’.
***
«… avrei dovuto farlo l’altra volta ma
vedendoti abbastanza
provata ho preferito evitare di nuocere alla salute di qualcuno in
grado di
dare avvertimenti utili. Al momento come puoi vedere l’Omega
Lock non è attivo,
contrariamente a ciò che hai visto nel tuo sogno, ma era
questa la struttura ad
anello di cui ci hai parlato?»
«Sì, Lord Megatron! Era questa, ne sono
sicura» disse
Spectra.
La Nemesis in quel momento aveva interrotto il suo vagare
nell’atmosfera terrestre, e la costruzione ad anello
mastodontica vista da
Spectra e finalmente ultimata le si rivelava in tutto il proprio
splendore di
ingegneria Decepticon di massimo livello. Contrariamente a
com’era stata messa
la fazione di Spectrus fino a quando i membri erano stati online, i
Decepticon
avevano i mezzi per fare quello e altro.
«E credo che Lei si trovasse lì»
aggiunse Spectra indicando
un punto preciso della struttura.
«Direi che questa sia un’ulteriore conferma. Tu non
avevi
visto i progetti ed è la prima volta che questo Omega Lock
viene aperto» disse
Megatron «E a giudicare dal rapporto del qui presente
Shockwave sulla
stabilizzazione dell’energon sintetico, direi che manchi poco
anche
all’attacco».
«A breve non avremo più bisogno
dell’Autobot. Nonostante dei
sospetti non confermati che lui in questi giorni abbia tentato di
rallentare il
processo, il tutto sta giungendo a conclusione» disse lo
scienziato Decepticon.
«Riguardo la tabella di produzione?...»
«La tecnologia di iperaccelerazione è pronta
all’uso».
«Molto bene. Presto potremo finire il lavoro che ho
cominciato tempo addietro con Darkmount!» esclamò
Megatron.
Spectra si avvicinò ulteriormente alla struttura ad anello e
guardò in basso.
Ricordò l’impressione che aveva avuto
nell’osservare la
Terra per la prima volta, le era sembrata un bellissimo gioiello
azzurrino. Era
triste pensare che a breve o non sarebbe stata più
così: un numero
incalcolabile di esseri viventi sarebbero stati spazzati via dalla
cyberformattazione o Megatron sarebbe morto e, come nel suo sogno, la
Terra
sarebbe rimasta com’era… almeno fino a quando gli
umani avrebbero provveduto da
soli al proprio annientamento.
Quando il discorso “cyberformattazione” era venuto
fuori per
la prima volta e lei stava ancora insieme a Soundwave, questi le aveva
spiegato
che in base ai loro comportamenti era la fine più probabile.
«Vorrei solo aver visto di più»
mormorò «Avete concluso
che sarà Spectrus ma io non mi sento tranquilla. Non sono
convinta lo stesso».
«Starscream è riuscito a fare almeno una cosa
utile e
nell’andare per esclusione siamo stati tutti della stessa
idea» le ricordò
Tarn, avvicinandosi a sua volta al bordo «E del resto abbiamo
già parlato:
nessuno di noi usa bene le proprie abilità quando
è agli inizi».
Benché un paio di giorni prima neppure a Spectra fosse
sfuggito un po’ di sconcerto da parte di Tarn nel venire a
sapere di quella sua
abilità, al di là del contenuto del suo sogno, di
lui poteva dire soltanto che
anche in quell’occasione era stato molto di supporto. Non le
era sembrato dispiaciuto
all’idea che potessero avere in comune l’essere
“outliers” -la definizione che
aveva usato era quella- e le aveva anche spiegato brevemente la
situazione
precaria in cui le persone come loro avrebbero potuto trovarsi in
passato,
molto diversa rispetto a un presente in cui la mentalità
generale era cambiata
e certe pene non esistevano più. Spectra era anche venuta a
sapere che una di
esse era stata del tutto abolita da suo padre, Spector Specter, e le
aveva
fatto piacere l’idea che un membro della sua famiglia avesse
fatto una cosa
buona per la comunità.
Curiosa com’era non si era risparmiata dal chiedere a Tarn
come fossero andate le cose per lui ma non aveva ricevuto una
risposta, se non
“Per quanto sia una lunga storia non c’è
quasi nulla che valga la pena
menzionare prima del mio incontro con Lord Megatron”.
Ricordando chi era e come era
la persona cui aveva fatto quella domanda, in quel momento Spectra
aveva avuto
la vaga sensazione che oltre a essere una lunga storia potesse essere
anche
spiacevole, dunque per una volta aveva evitato di insistere. In fin dei
conti
neppure Tarn aveva insistito nel voler sapere le ragioni precise del
suo
divorzio -ragioni precise che lei non avrebbe dato in ogni caso:
mettere in
difficoltà il suo ex compagno di vita non era nelle
intenzioni di Spectra.
Nulla di quel che era successo si sarebbe ripetuto e chi doveva esserne
al
corrente, ossia Megatron, lo era già- dunque il minimo che
aveva potuto fare
era stato ricambiare il favore.
«Il fatto è che non so né come allenare
questa cosa né se
posso, Tarn, dato che succede mentre sono in ricarica. È
diversa dalla tua…»
«Quando avrò del tempo libero potrei indagare su
questo e
sul funzionamento generale del tuo processore» disse
Shockwave, mosso da pura
curiosità scientifica «Benché gli
outliers che ho avuto modo di studiare non
siano pochi, sarebbe la mia prima analisi di un meccanismo in grado di
“vedere”
qualcosa diverso dal presente».
«A volte è meglio non indagare troppo a
fondo» osservò
Megatron «Le origini di certi sogni o certe visioni possono
essere più oscure di
quanto si creda. A proposito,
Spectra: hai avuto mal di testa, avvertito effetti strani sul tuo
corpo,
sentito qualcosa di simile al rumore di una Scintilla pulsante?... no?
Ottimo».
«Questo è molto specifico, Lord
Megatron» osservò Spectra.
«Riguarda la natura stessa di questo pianeta ed è
una delle
ragioni per cui intendo terraformarlo. È una storia
abbastanza lunga ma-»
sentendo un tentativo di contatto in entrata portò una mano
al comm-link «Knockout,
che succede?!»
– Ehm… non so come
dirglielo, Lord Megatron, ma, ecco, il prigioniero è
scappato! Ha anche causato
dei danni a- –
«Ed ecco perché mettere un segnalatore al dottore
è stata
una buona idea» commentò Megatron, seguendo il
segnale su un datapad «Possibile
che non ti si possa lasciare solo un minuto?!... Shockwave, vai a
verificare
l’entità dei danni, all’Autobot penso
io. Questo colpo di testa gli costerà».
«Sarebbe stato terminato comunque»
osservò lo scienziato.
«Ma in modo più rapido. Un regalo per i tuoi
uomini, Tarn!»
«Vari di loro non aspettavano altro»
replicò il Decepticon
in questione.
«Naturalmente. Vieni con me, farò aprire un Ponte
per…»
Passi conosciuti. Dreadwing -lì
perché in cerca di qualcuno o per tenere d’occhio
la struttura, per quel che poteva sapere Spectra- rimase immobile dopo
aver
dato una breve occhiata alla stanza e aver incrociato per un nanoclick
il suo
sguardo.
Quella, dal ritorno di Dreadwing, era la prima volta in cui
Spectra era riuscita a vederlo. In quei giorni non c’erano
stati contatti tra
loro: non una visita -comprensibilmente, trovandosi lei insieme alla
DJD- non
un tentativo di contatto via comm-link, niente di niente, al punto di
aver
concluso che i propri pensieri riguardo il fatto che Dreadwing si fosse
rotto
le scatole potessero essere corretti. Lei avrebbe voluto cercare un
contatto,
in quei giorni lo aveva pensato molto spesso e in certi momenti
l’aveva quasi
fatto, salvo lasciar perdere ogni volta: il discorso sul non imporre la
propria
presenza era sempre valido, lui era al sicuro, doveva bastarle.
«Stavo per dire “farò aprire un Ponte
perché Spectra torni
nella tua nave” ma direi che non sia necessario scomodare
Soundwave» concluse
Megatron «Eri qui per fare rapporto, Dreadwing?»
«Nossignore, notando l’Omega Lock aperto ho solo
pensato che
fosse tutto pronto».
«Lo sarà appena Shockwave avrà risolto
i problemi creati dal
prigioniero in fuga. Tu portala nella Peaceful Tiranny»
indicò Spectra con un
cenno del capo «Tarn, con me».
«Sissignore» fu la sola risposta di
quest’ultimo.
Spectra immaginò che Tarn non fosse particolarmente felice
all’idea che Dreadwing entrasse nella sua astronave ma
c’era un Autobot in
fuga, e in ogni caso l’ordine di Lord Megatron era stato
molto chiaro e conciso.
Lei e Dreadwing rimasero soli in compagnia del più totale
silenzio.
«Una conversazione con Lord Megatron mi ha fatto intuire che
dietro il mio essere ancora online ci sia tu. Ti ringrazio»
disse Dreadwing.
«Lui non ti ha mai voluto morto, c’è
stato qualche… problema
interno… e ci sei andato di mezzo. Non ce ne saranno altri,
non penso».
«Bene».
Il suo tono di voce era distante come Spectra non l’aveva
mai sentito prima di quel momento e aveva l’impressione che
il Decepticon non
la stesse neppure guardando direttamente, preferendo
piuttosto un qualche punto imprecisato dietro
di lei.
«Ho sentito che sei tornato
nell’esercito…»
«Sì».
Il seeker non aggiunse altro.
“Avevo pensato bene” pensò Spectra
“Era palese, ha smesso di
cercare un qualsiasi tipo di contatto già da un
po’. Non posso dargli torto”.
Cercò di ricacciare indietro le lacrime nonostante la
stretta allo “stomaco” fosse piuttosto dolorosa.
Era assurdo, ma
l’atteggiamento di Dreadwing in quella circostanza la faceva
soffrire molto più
della fine ufficiale di un matrimonio che aveva desiderato per tutta la
vita, che
invece le causava solo molta amarezza nel ripensarci.
Notando quell’ultima cosa nei giorni passati aveva iniziato
a pensare che forse la disperazione
nera provata quando lei e Dreadwing erano fuggiti era stata dovuta
anche alla
consapevolezza che tra lei e Soundwave fosse finita già da
allora, per quanto
avesse(ro) potuto provare a negarlo e per quanto, nel dirgli di aver
davvero voluto provare a sistemare le cose e di aver pensato che
potessero avere un futuro, fosse stata sincera. Avrebbe spiegato molte
cose.
«Dreadwing, mi dispiace per…»
Si interruppe. Gliel’aveva già detto nel
rispondere ai suoi
messaggi, e altre scuse, per quanto fossero sincere da parte sua, non
sarebbero
servite assolutamente a niente, parole vuote per qualcuno che aveva
giustamente
deciso di prendere le distanze.
«… per tutto, ma già lo sai. Mi ha
fatto piacere rivederti
e- no» aggiunse, vedendolo fare un passo in avanti
«So cos’hanno detto ma posso
tornare nella Peaceful Tiranny da sola, non c’è
bisogno che tu faccia altro per
me, mi sto riprendendo man mano. Se tu e Lord Megatron siete riusciti a
chiarirvi sono felice, adesso dovresti essere al sicuro, a me basta
questo» diede a Dreadwing un’ultima occhiata
«Ci vediamo».
Ebbe solo il tempo di voltarsi e fare due passi verso il
corridoio prima di essere avvolta in una stretta che in tutto il tempo
che lei
e Dreadwing avevano passato insieme aveva imparato a conoscere molto
bene, con
la differenza che in quei momenti non aveva mai potuto avvertirne il
tremore
leggerissimo che invece avvertiva adesso.
«Dreadwing-»
«Non dovrei fare questo» disse il Decepticon, con
la voce
leggermente incrinata «Mi ero ripromesso di starti
più lontano possibile perché
se c’è una cosa su cui Soundwave ha ragione
è che io sia stato solo dannoso per
te. Non sono riuscito a capire cos’era giusto fare, non sono
riuscito a
proteggerti, non sono riuscito a essere utile in niente per te! In niente!»
Spectra dovette concludere di essersi sbagliata per
l’ennesima volta, perché era chiaro perfino a lei
che quella non era la
reazione di un mech cui non importava più nulla di qualcuno.
«Non è-»
«In questi giorni non ho fatto altro che pensare e ripensare
a questo, poi quando sono tornato mi hanno detto che tu hai
cercato…» fece una
pausa.
«Di morire. Non pensavo che te lo avessero già
detto»
commentò lei, senza però sentirsi particolarmente
stupita.
«Dunque è vero».
«Sì. Però- aspetta!»
sentendolo sciogliere la stretta, la femme si voltò
abbastanza rapidamente da
riuscire a prendere il viso del Decepticon tra le proprie mani e
poggiare la
fronte contro la sua «Non andare via, non
andare…»
«Spectra-»
«Ho fatto molto male anche a te, se tu volessi stare lontano
da me per questo non insisterei, ma se è perché
pensi che quel che è successo
sia stato colpa tua allora ti prego, non farlo»
continuò Spectra,
accarezzandogli il viso «Mi sei sempre stato vicino, mi hai
sempre ascoltata, se
per la mia fissa di essere un peso per gli altri non avessi smesso di
parlarti
di certi pensieri che ho avuto forse non sarei nemmeno arrivata a
tanto, e se invece
non ci fossi stato tu forse l’avrei fatto molto prima. Tu hai
fatto di tutto
per aiutarmi, non è colpa tua, non
è
colpa tua» ripeté «Hai
chiamato la DJD per salvarmi e sei quasi morto!…»
Nel dire quelle parole l’idea di Dreadwing morto -per mano
di Tarn e gli altri, oltretutto- la colpì profondamente come
fino a quel
momento, tra un tentativo concreto di salvarlo, un sogno profetico e un
divorzio, non aveva fatto.
Realizzò
quanto lui fosse andato vicino al finire offline in modo atroce e
quanto
trovasse insopportabile l’idea che la Scintilla di quel
transformer potesse
spegnersi.
In quei giorni era la seconda volta in cui scoppiava a
piangere tra le braccia di qualcuno, stavolta in un miscuglio di
rimorsi e di
sollievo: i primi per tante ragioni, considerando quel che lui aveva
rischiato,
il secondo perché erano entrambi vivi, erano entrambi
lì… ed erano ancora
insieme. Non smise di accarezzarlo neppure per un secondo, accorgendosi
solo
allora di quanto grande fosse stata la sua angoscia all’idea
di non avere più
modo di farlo, la stessa che aveva avvertito chiaramente nei messaggi
che lui
tempo addietro le aveva lasciato nel comm-link.
«Ho avuto tanta paura» disse, guardandolo dritto
nelle
ottiche «Se non fosse… se le cose fossero andate
diversamente e tu fossi morto,
io non-»
«Ne ho avuta anche io,
più per te che per me.
È anche per
questo che alla fine sono tornato, al di là di aver pensato
che magari se mi
fossi consegnato avrei avuto più probabilità di
una morte veloce di quante ne
avrei avute se, restando fuori, la DJD mi avesse trovato».
L’idea di sopravvivere non sembrava essere stata presa molto
in considerazione da Dreadwing, o comunque era quel che sembrava
sentendolo
parlare in quel modo. La cosa non fece piacere a Spectra, che comprese
una
volta di più come dovevano essersi sentiti gli altri per
colpa sua.
Mai più.
«N-non… non hai pensato di andare via dal pianeta?
Quando ne
avevamo parlato tempo fa-»
«Passare la vita a scappare sapendo di essere nella Lista
non era qualcosa che volevo» replicò Dreadwing
«E anche senza la DJD di mezzo
non l’avrei fatto. Non da solo. In questi giorni ho pensato
spesso anche a
questo, se già da allora avessimo lasciato il
pianeta…»
«Tu saresti ancora considerato un disertore. Se potessi
tornare indietro ti ripeterei esattamente quel che ti ho detto quel
giorno»
disse Spectra «Tu sei tornato dove volevi tornare e io ho
risolto le cose con
Soundwave. Non è finita benissimo ma poteva andare molto
peggio, e se non altro
sia io che lui possiamo andare avanti. Sapevi già
che?...»
Dreadwing annuì. «Io e Lord Megatron abbiamo
parlato molto a
lungo di vari argomenti. Tra le cose che mi ha detto è degno
di nota anche il
“Tra moglie e marito non bisogna mettere il dito, e tu ci hai
messo tutto te
stesso”».
“Proprio lui va a rimproverare altri per
questo?...” pensò
Spectra, evitando però di esprimersi.
«Tu mi avresti riportata qui se io te l’avessi
chiesto. Tu
volevi solo cercare di aiutarmi, non mi hai tenuta lontana per altri
motivi!
Mentre eravamo via, prima di quel che è capitato nel bosco,
non credo che tu mi
abbia mai vista in “quel” modo. Giusto?»
«Mentre eravamo via, prima di quel che è capitato
nel bosco,
no. Sai che alcune cose che avevo visto mi erano piaciute poco ma posso
giurare
su quel che mi è più caro che non ho mai pensato,
neppure per un momento, di
cercare di “portarti via” da Soundwave».
Una risposta che sarebbe potuta essere sufficiente, eppure
Spectra aveva la vaga impressione che Dreadwing non avesse ancora
finito.
«Poi però è successo quel che
è successo» continuò lui,
infatti «Non sapevo dov’eri, se eri ancora viva
oppure no, e mi sono reso conto
di quanto mi sentissi perso».
Stavolta fu il Decepticon ad accarezzarle il viso, mentre
lei realizzava il significato di quel che aveva appena sentito.
Nonché il fatto di esserne meno stupita di quanto forse
avrebbe dovuto.
«Mi hai detto che se non ci fossi stato io forse saresti
andata offline prima ma forse hai dimenticato che è lo
stesso che io ho detto
a te. Aiutarti mi ha evitato di fare cose che avrebbero portato alla
mia
terminazione» proseguì il seeker «Anche
tu mi hai ascoltato quando ti parlavo
di Skyquake, di Lord Megatron e di tutto quanto, anche tu mi sei stata
vicina,
anche tu hai cercato di fare di tutto per aiutarmi, al punto che ora
non mi
trovo più nella Lista. Non ti ho mai vista come un peso, nei
momenti in cui
eravamo particolarmente vicini io stavo… bene. Nonostante
tutto».
Era un pensiero fin troppo simile a certi che Spectra, nel
ricordare il tempo trascorso insieme, aveva avuto nei giorni in cui lei
e
Dreadwing si erano persi di vista. Non poteva negarlo né
avrebbe mai potuto
prendersela con lui per qualcosa che in quei momenti aveva provato a
sua volta,
e a sua volta senza iniziare a vederlo in “quel”
modo… in quel periodo.
«Per me è stato lo stesso nonostante tutto il
disastro in
cui eravamo in mezzo» ammise lei «Dunque ti
capisco».
Aveva notato di essere meno stupita del dovuto, ma in
effetti perché avrebbe dovuto essere diverso? Dreadwing
c’era sempre stato per
lei, Dreadwing sarebbe stato pronto a battersi per lei, a lasciare il
pianeta, a
rinunciare ai Decepticon. Dreadwing sarebbe stato capace di arrivare a
dare la
propria vita pur di salvare la sua, cosa che comunque lei sperava di
convincerlo a non
fare se mai si
fossero trovati in quelle condizioni.
Spectra sapeva benissimo tutto ciò e non da pochi minuti: il
fatto che né lei né Dreadwing avessero voluto -o
fossero riusciti a- vedere le
implicazioni era un’altra cosa.
«Credo di capirti anche in altre cose. Tengo veramente tanto a te, Dreadwing, anche se purtroppo
in certi momenti ho dimostrato il contrario, e quello di noi due
insieme
da
qualsiasi parte tra qualche tempo è un pensiero
che… che non mi dispiace, ecco.
È solo che io e Soundwave abbiamo divorziato da pochissimo,
io n-non mi sento-»
«Lo so. Non voglio niente da te, volevo solo che tu sapessi
come stanno le cose. So che adesso non è un buon momento,
infatti se ho pensato
di chiudere i rapporti è stato anche per cercare di non
complicarti la vita.
Solo che…»
«Solo che non ci sei riuscito. Per fortuna».
«“Per fortuna”?»
«Sì!»
Dreadwing sorrise e si chinò per baciarle la fronte. La
sensazione che Spectra avvertì fu gradevole quanto il calore
sulle sue guance.
«Credo che ora sia il caso di riportarti in
infermeria»
disse poi il seeker.
«Sì! Siamo quasi in uno dei momenti della giornata
in cui
Nickel controlla i miei valori. È molto attenta nel suo
lavoro».
«Considerando che l’alternativa sarebbe stata
Knockout è un’altra
buona ragione per dire “meglio
così”» commentò Dreadwing
«Andiamo».
***
“Sono morti… morti…”
Era stata quella la molla che aveva spinto Ratchet a
decidere di sabotare il poco che aveva potuto -creando più
rumore che
danno, temeva- e cercare
di fuggire… in qualche modo.
Essersi accorto solo all’inizio di quel corridoio di aver
avuto un segnalatore addosso per tutto il tempo non era certo
d’aiuto alla sua
impresa.
“Ecco perché non sono mai venuti ad
aiutarmi” pensò mentre,
trasformato, cercava di correre verso una capsula di salvataggio.
Cercare di
orientarsi con le poche frecce di segnalazione a terra non era semplice
“Ecco
perché sono passati giorni, giorni e giorni e non si
è mai visto nessuno. Sono
offline, lo sono stati da quando Soundwave mi ha portato
quassù!”
La lingua lunga di Knockout aveva colpito anche in
quell’occasione,
lasciando sconvolto il medico Autobot che aveva trovato alle proprie
domande
una risposta terribile. Non c’erano altri Autobot sul
pianeta, era rimasto
solo, nessuno sarebbe venuto a salvarlo: ogni vaga speranza che poteva
aver
avuto fino ad allora si era distrutta completamente.
Pensieri in netto contrasto con le sue azioni iniziarono ad
affacciarsi nel suo processore.
“Perché lottare ancora?”
“A che pro scappare?”
“Per andare dove?”
“La Terra verrà cyberformattata a breve anche
grazie a te”.
“Jack, June, Miko, Fowler, Rafael…”
“Se anche non fossero stati nella base quando Starscream
l’ha
fatta saltare in aria, a breve saranno morti, tutti morti, morti,
morti, morti-”
Il piede di Megatron, arrivato all’improvviso da dietro di
lui, raggiunse all’improvviso il suo parabrezza con tanta
forza da incrinarlo.
Ratchet abbandonò la propria alt mode in un riflesso
condizionato, cercando di
rialzarsi in piedi e fronteggiare il nemico, per quanto inutile potesse
essere
quell’azione.
«Fine della corsa, dottore» furono le parole del
leader dei
Decepticon «Andando avanti non avresti avuto più
fortuna».
Si voltò, trovandosi davanti nientemeno che il boia
Decepticon per eccellenza, ed ebbe la conferma che la sua non sarebbe
stata una
fine veloce. Averlo immaginato in quei giorni non diminuì
comunque
la sensazione di
terrore provata, alla quale in quel momento riusciva a far fronte in
parte solo
grazie alla rabbia.
«Li hai uccisi!»
esclamò rivolto a Megatron «Hai fatto saltare la
base-»
«Un’occasione per togliermi qualche spina dal
fianco troppo
valida per essere sprecata in favore di un’ultima battaglia
con Optimus Prime»
replicò Megatron.
«Vuoi farmi fare la stessa fine? Non vuoi neppure sprecarti
a farlo con le tue mani ed è per questo che hai portato con
te questo mostro?!»
sputò fuori l’Autobot «Bene! Ma non
avrai mai la formula completa-»
– Lord Megatron, qui
Shockwave. La informo che le azioni del prigioniero non hanno causato
danni
irreparabili. Non solo: posso dire con sufficiente sicurezza che la
formula
dell’energon sintetico è finalmente stabile. Ho
attivato la tecnologia di
iperaccelerazione e col suo permesso posso attivare anche
l’Omega Lock. –
«Ottimo tempismo, Shockwave. Attiva l’Omega
Lock!»
– Sissignore. –
«Sentito, dottore? Cybertron potrà essere salvata
nonostante
le tue azioni scellerate e non sei più necessario. Dopo una
chiacchierata con
Tarn e i suoi uomini potrai riunirti ai tuoi compagni
nell’Allspark: sii
felice».
Era finita.
Finita.
***
Nel farsi prendere in braccio da Dreadwing, Spectra aveva
provato una sensazione simile a quella di “tornare a
casa”. Forse quel
sentimento non sarebbe stato giusto in quel momento, pensando a
Soundwave di
certo non le sembrava tale sebbene si fossero lasciati, ma non era
sicura di
volersi preoccupare anche di una relazione non
nata.
Lungo il tragitto verso la Peaceful Tiranny continuò a
parlare di qualsiasi cosa con assoluta scioltezza, incluso il modo in
cui era
stata trattata dagli abitanti di quell’astronave.
Evitò di parlare con
precisione solo dei dettagli che le avevano fatto intuire la misura in
cui Tarn
si curava di lei, perché aveva la vaga idea che lui non
avrebbe gradito che
venissero spiattellati in giro.
«… vorrebbero che tornassi con loro, sai? Kaon me
l’ha detto
più volte da quando sono qui e non ti nascondo che in questi
ultimissimi giorni
ci ho pensato sul serio. Mi trovo bene e mi sono detta che non posso
restare
nella Nemesis ancora per molto, visto il divorzio non è il
caso. Dopo quel che
mi hai detto prima, però…»
«Non so bene dove verrò mandato in futuro e a fare
cosa,
Lord Megatron non è stato specifico su questo. Con la
cyberformattazione che
stiamo per fare forse neppure lui lo sa di preciso» disse
Dreadwing «Ma cercherò
di far sì che tu possa essere con me fin da subito o
raggiungermi il più presto
possibile».
Arrivati nell’infermeria trovarono Nickel e Kaon intenti a
discutere di qualcosa riguardante un guasto.
«Sì, lo so che non ti piace andare nei condotti,
ma è la
cosa più rapida, si tratta di cambiare un
fusibile!» esclamò Kaon, con un datapad
in mano «Certo che un surriscaldamento da quella parte della
nave è strano ma
considerando tutto quel che la Peaceful Tiranny ha visto ultimamente
forse
nemmeno tanto e- oh, Lilleth, sei…»
L’espressione di Kaon, da allegra che era, cambiò
in modo
repentino quando notò che Spectra era in braccio a
Dreadwing. La rimozione
dalla Lista era ancora troppo recente perché le cose
potessero essere diverse.
«Dreadwing è stato così gentile da
riportarmi qui,
ovviamente Tarn e anche Lord Megatron lo sanno» disse
Spectra.
«Henn da combattimento numero due su tre»
commentò Nickel
«D’accordo, controllo i valori di Spectra e vado
nei condotti. Appoggiala sulla
cuccetta vuota» disse poi al seeker
«Vediamo… buone notizie: alcuni valori sono
tornati a un livello del tutto normale. Sei sulla buona strada,
Spectra».
«Sono contenta» sorrise la femme, rivolgendosi poi
a
Dreadwing «Sentito? Va meglio!»
«Anche grazie a lui» disse Kaon «Ah,
no».
Nickel alzò brevemente gli occhi al soffitto e, sapendo dove
andare e che passando da lì non avrebbe impiegato molto,
entrò nel condotto e
li lasciò soli.
«Vi ha chiamati lui... ha chiamato proprio te,
giusto?»
domandò Spectra a Kaon, con l’aria più
tranquilla del cosmo «E per questo siete
arrivati in tempo, quindi è più un “Ah,
sì”. Di sicuro sono grata a tutti voi
allo stesso modo».
«… non si apre».
«Come?»
«La porta» disse Dreadwing, premendo pulsanti a
lato che
tuttavia erano inattivi «Non si apre».
«Fino a un attimo fa funzionava… Kaon?»
Kaon scosse il datapad, ora improvvisamente morto. «Fino a
un attimo fa funzionava anche questo. I comm-link di Tess e
Helex… no, sento
solo statiche, non mi piace, non mi piace
per niente. Tarn!» esclamò nel comm-link
«Tarn, mi senti?»
***
«Ti sento. Che succede?»
Lord Megatron, di fianco a Tarn, sollevò brevemente un
sopracciglio mentre il medico Autobot, reduce dalla cattura e da una
sentenza
di morte non ancora eseguita, rimase in ginocchio.
– Dreadwing ha
riportato qui Spectra ma quando stava per uscire la porta si
è bloccata, il
datapad è morto, non riesco a contattare Tess e Helex anche
se dovrebbero
essere qui, c’è qualcosa che non- –
Il rumore di un colpo violentissimo attraverso il comm-link
di Tarn, come se qualcosa di grosso si fosse schiantato contro la
Peaceful
Tiranny a poca distanza dall’infermeria, venne avvertito
anche da Megatron.
«Kaon! Kaon, che
sta-»
«L’Omega Lock è stato attivato, le
tempistiche del sogno di
Spectra corrispondono. L’attacco è
iniziato» disse Megatron, con l’intento di
andare a prendere la Star Saber oscura prima di subito
«Soundwave, apri qui un Ponte verso la Peaceful
Tiranny.
Tarn, sai cosa fare».
«Spectrus Specter non si avvicinerà ulteriormente
alla
Nemesis, glielo assicuro!» fu la replica decisa del
Decepticon.
Quel pazzo bastardo di un mech aveva scelto di iniziare
l’attacco cercando di portare a termine il lavoro che aveva
iniziato nel bosco,
ma quella sarebbe stata l’ultima decisione sbagliata che
avrebbe avuto modo di
prendere.
***
Lo scafo della Peaceful Tiranny era stato sfondato dalla
Jackhammer. L’astronave era estremamente danneggiata ma
ancora attiva e pronta
sia a fare retromarcia sia a un atterraggio d’emergenza
grazie a scudi che solo
in quel momento stavano iniziando a cedere.
In quel delirio di fumo, scintille e scarti di metallo, uno
Spectrus Specter privo di un braccio al posto del quale era stata
montata la madre di tutte le motoseghe, ora attiva, e armato fino ai
denti premette il
pulsante di attivazione di una bomba “gentilmente”
fornita da alleati che ne
avrebbero fatto volentieri a meno.
«Si va in scena!»
Non credo di dover aggiungere molto altro se non “Il mio
cervello, grazie a vermissen_stern e al suo farmi notare che il
divorzio nel
capitolo precedente ha avuto una grossa dose di melodramma, ha fatto un
paio di
associazioni con Helluva Boss e Soundwave è diventato un
attimo Stolwave”.
Per via di Stolas.
GABRIJELA-
Ora immagino Soundwave con le gambe da barbagianni.
Allora!
Per chi non sa cos’è uno snitcher: è
qualcuno che fa quel
che ha fatto Megatron nello scorso capitolo, alias fare in qualche modo
la spia
:’D da lì “Snitchertron”, e la
femme a cui si riferisce Soundwave è Scylla
(se avete letto “Not the odyssey”
probabilmente c’eravate arrivati da soli. Se non
l’avete letta… vi consiglio di
farlo quando e se avrete tempo e voglia xD)
Tra uno o due capitoli dovrebbe concludersi tutto.
Grazie a tutti quelli che continuano ad avere la pazienza di
aspettare i miei capitoli, leggerli e, in certi casi, addirittura
recensirli.
Alla prossima!
_Cthylla_
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