Ormai
non era
rimasto più nulla da dire. Midas aveva detto quello che
aveva da
dire, Nevia aveva detto quello che aveva da dire,Permone restava in
disparte in quanto il suo compito era terminato con la firma della
tregua,Nym,Gordlack e Braxus scrutavano il comandante noviano con
aria omicida e Milziade se ne restò li,fermo e
immobile,mentre un
miscuglio di sentimenti negativi e la voglia di lanciare la spada
ricurva che portava al fianco contro la gola di Nevia lo invitava a
commettere un omicidio di fronte a tutta la città e mandare
a monte
tutto quanto,solo per una soddisfazione vana e momentanea.
“Non farti
prendere dalla rabbia stupido ragazzo. Atena ti ha fatto dono
dell'intelligenza. Quindi vedi di usarlo.”
Ancora
la voce di
quel vecchiaccio,pensò lui tutto ad un tratto.
Chissà perché ogni
volta che le sue emozioni stavano per prendere il sopravvento sulla
sua capacità di pensare,gli veniva in mente quell'uomo. La
cosa lo
fece sorridere per un attimo,in preda a ricordi di
felicità,di
tristezza e di rimpianto irreparabile. Fece un lungo
respiro,rilassò
i muscoli di tutto il corpo e raccolse tutta la calma che
possedeva,non avrebbe ceduto a quella provocazione,non ora che Silla
lo stava guardando,non ora che quel maledetto lo stava scrutando da
dove lui non avrebbe potuto danneggiarlo in alcun modo...almeno
che,non avesse usato un altro metodo e in quel momento sapeva che
cosa fare. Si girò nuovamente in direzione della ragazza
noviana e
tornò nuovamente alla carica con la sua espressione
più arrogante
che riuscisse a mostrare.
“Come come come?
Bocca? Orecchie? Occhi? Per tutti gli olimpi che cos'è
questo
Silla,un imperatore o un chirurgo? Dai andiamo,la fate tanto lunga
sul fatto che è così potente,così
glorioso e onnisciente,ma quando
si tratta di una ragazzina in fuga non ha saputo fermarla in alcun
modo? Davvero? Certo che la cosa ha veramente del ridicolo. Ma
forse,anche il vostro imperatore è altrettanto ridicolo.
Nevia
notò ancora
una volta come quell'uomo,così inferiore a lei,stava
deridendo
deliberatamente l'uomo,che lei stessa aveva constatato di
persona,come l'essere più forte che avesse mai visto,come se
fosse
un individuo da nulla. Era troppo. L'aveva umiliata e questo la
faceva infuriare,l'aveva sconfitta di fronte all'esercito e questo
faceva nascere in lei una profonda sete di sangue,del suo sangue,che
avrebbe raccolto in una coppa e l'avrebbe offerta in dono all'altare
di Bellona,con testa annessa. Ma parlare così
dell'imperatore,Lucio
Cornelio Silla,in quel modo tanto spavaldo,arrogante e pieno di boria
la mandava su tutte le furie. In confronto quello che aveva subito
per mano di Milziade era uno scherzo di pessimo gusto,se messo in
paragone con quello che sentì in quel momento. Senza
più alcun
controllo delle sue emozioni lei estrasse una delle sue spade e la
puntò contro il mercenario,separati da una distanza di
sicurezza
mentre le ali dell'armatura vibravano come pronte a scattare.
“Miserabile
animale senza ritegno,dovrei mutilarti li dove ti trovi e prendermi
la tua testa come trofeo.”
“Te l'hanno mai
detto che hai un grande senso dell'umorismo? Il modo in cui confondi
la realtà con l'immaginazione fa ridere anche i polli
è fidati,non
è un impresa facile.”
Nevia
stava per
replicare quando in mezzo alla traiettoria dei due si intromise
Midas,con la sua stazza e la sua aura di solenne comando. Milziade e
Nevia non avevano scordato in fretta la strana sensazione che il
presidente di Aegis emanò qualche attimo prima e in quel
momento
entrambi,nel profondo,si pentirono di aver continuato il loro
battibecco.
“Signori,gradirei
che entrambe le parti,sia quella che rappresento,che quella che
ospito nella mia città cessino immediatamente le
ostilità il più
presto possibile e inoltre aggiungo che,data la firma richiesta per
la tregua e stata approvata chiedo a tutti i presenti,compreso il
sottoscritto,di ritirarsi. Questo incontro e giunto al suo
termine...o preferite continuare a litigare come bambini e pagarne le
conseguenze?”,concluse Midas dando un occhiata truce rivolta
sia al
mercenario che al comandante noviano.
Milziade
dal canto
suo non disse nulla,preferendo la saggezza del silenzio alla
stupidità dell'eccessiva ostinazione. Nevia da parte sua
rinfonderò
la spada e osservò il presidente con misto di ostinazione e
senso di
sfida.
“Abbiamo
finito...per adesso.”,disse Nevia,mentre spiegava le ali di
metallo,dandosi una potente spinta che la fece balzare indietro e le
permise di volare in direzione della sua armata,saldamente in
attesa,pronta a ricevere nuovi ordini,mentre l'incorporeo augure
svanì senza dire nulla.
Midas
e la scorta
della principessa sentirono dal centro della piazza lo squillo delle
lunghe trombe militare penetrare l'aria con il loro fragore
assordante e con esso videro le prime file dei legionari ritirarsi
per la via principale in direzione del castrum. Avevano vinto. Nova
avrebbe cessato le ostilità,ma per quanto ancora? In quel
momento
non parve avere importanza e lo stesso presidente apparve sereno e
rilassato,tanto da tirare un sospiro di sollievo e fare un sorriso di
autentica gioia. Midas si rivolse a gli altri quattro presenti.
“Signori,c'è
l'abbiamo fatta. Per ora l'impero non attaccherà Aegis e di
contro,noi non diffonderemo la notizia che un intera legione e stata
umiliata da un sol uomo. Se non ricordo male mercenario avevamo
ricevuto notizie della comparsa di una nube blu comparsa nel campo
nemico. Ora comprendo perché quella ragazza fosse molto
arrabbiata
con te,mercenario.”
Milziade
guardò il
presidente con aria appagata,trattenne a malapena un sorrisetto
compiaciuto,mentre gli altri tre lo guardarono con aria
accusatoria,come a ricordargli che con il gesto del giorno prima
aveva rischiato di scatenare una guerra. A quel punto li
guardò a
loro volta con sguardo accigliato.
“Mai che vi
facciate una risata voi.”
“Comunque
sia...”,continuò il presidente, “Ora che
anche questo grattacapo
e risolto possiamo dire che siamo al sicuro,almeno per ora. Ma non
dobbiamo adagiarci sugli allori e quindi,ritengo più
opportuno che
vi prepariate al più presto per continuare il vostro
viaggio.
Torniamo a palazzo,abbiamo molto sulla quale discutere.”
Ci
vollero poco più
di una ora per tornare al castrum,rimettere gli uomini alle loro
postazioni e ordinare a tutti di prepararsi per smantellare il campo
e andarsene il più presto possibile,cosa che avrebbe
richiesto del
tempo anche con un numero di soldati così impressionante.
Nevia
tornò all'interno dei suoi alloggi personali e lontano da
tutti,ripose l'armatura sul manichino e quando ebbe finito prese con
forza una delle sedie vicino al suo tavolo personale e con entrambe
le braccia la schiantò contro il pavimento di legno
così forte da
mandarla in frantumi,poi con l'ira ancora in corpo prese a pugni la
vasca di bronzo,lasciando bozzi e crepature che un uomo normale,per
quanto forte potesse essere non sarebbe mai riuscito a fare. Come
aveva osato? Mai in tutta la sua carriera gli era capitata di
incontrare un uomo simile. Aveva sconfitto generali e mostri di ogni
sorta,aveva percorso e sorvolato alcuni dei campi di battaglia
più
cruenti della storia recente,aveva combattuto insieme a Silla durante
la guerra civile e si era guadagnata l'armatura alata della
ventiduesima Legio Superba, una delle legioni più rinomate
dalla
nascita della civiltà noviana, ed ora,uno straccione da
nulla aveva
saputo metterla in ridicolo,non solo di fronte al suo esercito,ma
anche di fronte all'alto comando militare e persino lo stesso
imperatore,che la costringeva a firmare una tregua momentanea con la
città-stato di Aegis,con i traditori della patria che si
erano
dichiarati indipendenti dall'impero. Due vergogne in due giorni di
seguito,mantenere la calma in una situazione simile sarebbe stato
difficile per chiunque,se non impossibile.
“Mia
signora...”,la voce del satiro era preoccupata e carica di
ansia,pensando che la sua padrona fosse in pericolo quando invece si
era lasciata prendere da un feroce attacco di furia incontrollata.
Nonostante
la voce
servo fosse stata flebile in quel momento lei si girò nella
sua
direzione e anche se gli stava ad una distanza di sicurezza a lei
parve realmente fastidiosa e si girò verso di lui,con un
espressione
degna di una furia tormentatrice.
“CHE VUOI?”,urlò
lei come in preda ad una rabbia incontenibile.
“E arrivata
questa...poco dopo che avete lasciato l'accampamento.”,disse
glauco
mentre mostrava titubante un piccolo rotolo di pergamena che teneva
in una mano.
Lei
senza dire nulla
si avvicinò al servo con occhi spiritati è gli
strappò la
pergamena di mano,come se avesse dovuto strappare un oggetto da un
cadavere,non curante della sua presenza. Lo osservò per un
attimo e
vide che era chiuso con un sigillo di cera lacca recate una corona
d'alloro con dentro la testa di un lupo. Il marchio personale
dell'imperatore che imponeva di sua mano. Quando lo vide le si
bloccò
il cuore in gola,lasciando che la rabbia svanisse e al suo posto
giunse il timore.
Strappò
via il
sigillo e riluttante srotolò la lettera,quasi perfettamente
linda se
non poche parole scritte da quella calligrafia impossibile per lei da
non riconoscere.
“Torna a palazzo.”
Non
c'era scritto
nient'altro,non aveva bisogno di dire altro. Era l'imperatore e se
lui diceva una cosa quella doveva essere rispettata,ma con Silla
qualunque cosa era un ordine tassativo e quando voleva una cosa non
doveva indicare in quale momento lo voleva,se fra cinque minuti o tra
un ora,se dava un ordine e perché si aspettava che venisse
eseguito
nel minor tempo necessario e nel suo caso era adesso. Si
avvicinò al
tavolo e gettò la lettera sopra di esso di esso,mentre con
la testa
si trovava già da tutt'altra parte.
“Glauco...”,disse
lei con voce bassa e priva di emozione, “Informa Quirilo di
prendere il mio posto e di continuare quanto stabilito dall'alto
comando militare. L'imperatore ha richiesto la mia presenza a palazzo
e non so quando tornerò. Che raggiungano Magentius il prima
possibile,anche se dovessero giungere con marce forzate. Non possiamo
permetterci che quella orda di bestie barbare sfondino il limes.
“Capisco,ma forse
le truppe preferirebbero sentirlo da lei,sono sicuro che...”
“Fa come ti ho
detto.”,disse Nevia ferocemente,mentre nello stesso momento
andò
al manichino per indossare nuovamente l'armatura.
“Obbedisco.”,disse
lui imbarazzato e passo dopo passo uscì dal pretorium.
Nevia
non ci mise
molto a montare i pezzi dell'armatura e senza pensarci troppo
uscì
dai suoi alloggi,sbatté le grandi ali d'acciaio un paio di
volte e
subito si fiondò verso il cielo,con destinazione la
capitale. Non si
prese cura di informare i soldati della sua assenza né si
prese la
briga controllare i preparativi per smontare il castrum,sapeva che il
suo secondo in comando,Quirilio,era un veterano con moltissima
esperienza sulle spalle ed era un vero esperto nella logistica e nel
comando con i lavori da campo e quindi sapeva di aver lasciato la
Superba nelle mani giuste. Ma sapeva anche che il messaggio le era
stato mandato per una sola ed unica ragione,la vergognosa figura che
aveva fatto di fronte alle porte di Aegis. Ora che la tregua era
stata firmata non c'era più motivo per continuare a tenere
sotto
assedio la città-stato e la sua legione sarebbe stata
comunque
costretta a lasciar perdere comunque,poiché sul Limes,il
confine
dell'impero, avrebbe subito un attacco da parte dei barbari dai
territori settentrionali,cosa che non accadeva da moltissimo tempo e
dato che erano i più vicini a quella zona sarebbero corsi a
dare man
forte. Ma la sconfitta subita da parte di quell'uomo e lo strano
attacco della nube azzurra aveva costretto il comando militare a far
un passo indietro con i piani di occupazione di Aegis,sentendosi
costretti a scendere a patti con gli assediati per non far sfigurare
l'impero,cosa che avrebbe potuto incoraggiare i nemici storici,come
Amenosi e i territori orientali a considerare l'attuale posizione
dell'impero debole nella scacchiera delle potenze attuali e prendere
slancio contro i territori appena occupati. E adesso lui l'aveva
convocata a palazzo. Non il comando militare,non il magister
militum,ma lui,Lucio Cornelio Silla,l'imperatore in persona,l'unica
persona che non si sarebbe mai azzardata a contrariare,l'unica che
non avrebbe mai voluto deludere,ed ora l'unica che avrebbe deciso
della sua sorte. Le ali sbattevano come dotate di vita propria,mentre
il suo volo,costante è regolare le avrebbe permesso di
giungere
nella capitale nel giro di pochi giorni,anche due o tre in caso di
venti favorevoli e di soste regolari,tra un castellum è un
altro,i
fortini militari stanziati in punti strategici delle terre imperiali.
Il suo sarebbe stato un viaggio irrequieto è pieno di
preoccupazioni,in attesa del suo incontro con l'imperatore,fino ad
allora,il volo non sarebbe stato per nulla piacevole.
Quella
notte stessa.
Dopo
essere tornati
a palazzo con Midas Milziade e gli altri si rincontrarono con
Lucilla,che spiegò loro quanto scoperto nell'archivio sui
pitagorici
e la loro prossima meta,cosa che lasciò gli altri membri
della
squadra alquanto preoccupati dalla cosa. Prima di tutto raggiungere
la città di Samo era un impresa,considerato che per Nova era
dei
ricercati non avrebbero mai potuto prendere le strade principali
senza destare un minimo di sospetto per le guardie che controllavano
i diversi posti di blocco presenti per tutto l'impero e che ogni
legionario,guardia cittadina e cittadino modello avrebbe fatto di
tutto per consegnarli alla giustizia e già questo complicava
le
cose,ma infondo era logico dato che erano dei fuggiaschi e che anche
prima della sua comparsa davano la caccia a Lucilla e quindi il
primo problema era già presente da quando aveva accettato
l'incarico. Secondo: Il viaggio di per se sarebbe stato lungo e pieno
di imprevisti. Per quanto avessero preparato le loro cavalcature al
meglio non avrebbero potuto contare tutte le cose che sarebbero
potute accadere durante il tragitto. Banditi,incidenti,disastri
naturali,mostri,avversità di diversa natura e poi non era
detto che
tutti i cosiddetti alleati di Aegis avrebbero collaborato per
aiutarli nella loro impresa. Non era la prima volta che qualcuno dava
la propria parola e poi se la rimangiava all'ultimo,cosa che nel suo
mestiere accadeva più di quello che voleva ammettere e anche
qui
c'era una falla,ma d'altronde lui non si fidava di nessuno,se non di
se stesso,di Briseide e pochi altri che aveva conosciuto e quindi per
principio era guardingo verso tutti. E infine Terzo ed ultimo
problema principale. Mettendo caso che fossero giunti a Samo sani e
salvi e possibilmente senza attirare l'attenzione di
nessuno,sopratutto degli imperiali,una volta giunti li cosa avrebbero
dovuto fare? Lo sapevano? Avrebbero dovuto tirare a indovinare e
improvvisare sul momento? Questa storia non gli piaceva,troppe
incognite,troppi punti vuoti e nessuna certezza di successo. Le
possibilità di riuscita erano minime,se non inesistenti.
Ma,se anche
ci fosse stata la speranza di riuscire nell'impresa,se anche il solo
provarci avrebbe assicurato loro il successo del trionfo,se avessero
trovato questo Demiurgo,allora forse non sarebbe stata una fatica
vana. Da quando aveva iniziato la sua carriera come mercenario non
gli era mai parsa davanti una posta in ballo così ricca e
ghiotta
come quella gli era stata promessa,la vendetta. Quella fiamma che
dentro di lui,sepolta dietro quelle risate canzonatorie,sotto quei
sorriso arroganti e tutte le volte che si era dato delle
arie,compiaciuto e fiducioso in se stesso,nascondevano al mondo
quell'incendio che lo consumava dentro e che avrebbe goduto nel
momento in cui le fiamme della sua ira avrebbero divampato sulla
carne di quell'unico essere che odiava più di tutto il
resto,persino
di Nova,la cui natura militaristica gli faceva desiderare nuovi
territori e nuove civiltà da sottomettere. Lui lo sapeva
bene. Era
nella sua stanza,disteso sul letto intento a guardare il
soffitto,mentre rilassava i muscoli dopo che tutti e quattro i
protettori di Lucilla si erano diretti nel pomeriggio verso il
ginnasio,dopo un pranzo nutriente a base di zuppa di
fagioli,accompagnata con fette di pane tostato e vino rosso. Gli
allenamenti del pomeriggio li avevano sfiancati:chi colpì di
spada e
lancia come Milziade,chi invece menò colpi devastanti col
maglio
come Gordlack,chi scoccò con rapidità e
precisione come Nym oppure
si allenò a schivare,infilzare e intrappolare con rete e
tridente
come Braxus,ma non mancarono anche sollevamento pesi e allenamenti a
corpo libero. Ora,dopo aver cenato a base di manzo alla brace e un
bagno ristoratore poteva dire che farsi una lunga e buona dormita gli
avrebbe dato le energie per affrontare una nuova e sconsiderata
missione,che se fosse andata bene forse avrebbe smorzato il fuoco che
ardeva dentro di lui. Cominciò a sentire gli occhi farsi
più
pesanti e la mente sempre più annebbiata,il sonno era vicino
e lui
lo accolse con immensa gioia,sapendo che il sonno gli avrebbe dato un
po' di pace,prima del prossimo risveglio...ma non quella notte.
Ricordava il sole al tramonto,il cielo limpido,il mare calmo...e gli
innumerevoli cadaveri che riempivano l'intera città.
Ricordava le
fiamme che lambivano gli edifici,le urla degli innocenti che morivano
attorno a lui e il muro della falange spezzarsi sotto il potente
assalto delle legioni imperiali. Poi tra gli innumerevoli
legionari,le insegne dell'aquila dorata,accompagnate dai maghi e i
sacerdoti da guerra comparve lui. Quell'uomo,alto,possente e con
occhi più gelidi del ghiaccio lo vide dirigersi verso di
lui,a mani
nude,armato solo dei suoi pugni.
“Affrontami
strategos,dimostrami che la tua fama è ben
meritata.”
Si
svegliò di
soprassalto,come preso da un incubo,mentre la violenza lo assaliva e
il suo corpo,reattivo quanto la sua mente,si preparava già
al
combattimento a mani nude,che per istinto era già pronto a
colpire o
atterrare l'ennesimo aggressore che cercava di coglierlo impreparato.
Tornò subito alla realtà e l'unica cosa che vide
fu Lucilla accanto
al suo letto,gin una posa tipica di chi arretra di fronte ad uno
spavento improvviso. Notò che era vestita con una corta
gonna
arancione che le arrivava poco sopra il ginocchio in tessuto rigido e
indossa un corpetto di cuoio leggero sopra una veste di lana a
maniche lunghe blu,abbastanza leggera e calda per affrontare un lungo
viaggio a cavallo e ai piedi portava degli stivaletti di cuoio da
donna,tipici delle più aspre terre meridionali.
“Tu che ci fai
qui?”,disse lui nervoso.
“Ero venuta a
svegliarvi. Volevo farlo personalmente così non avremmo
perso tempo
prezioso per la partenza,poi ti ho sentito urlare e così
sono
entrata. Avevo il timore ti fosse successo qualcosa.”,disse
lei
preoccupata.
“Devo aver fatto
un brutto sogno,sai,cose che capitano quando hai una vita abbastanza
frenetica...”,il tono di voce del mercenario parve
più rilassato
mentre l'espressione sul suo viso si fece meno dura,accentuando un
piccolo sorriso rassicurante, “Ma tranquilla raggio di
sole,sto
bene,comunque,immagino sia quasi l'alba adesso dico bene?”
Lei
fece un
silenzioso cenno col capo.
“Bene,in questo
caso,dobbiamo partire il più presto possibile. Sveglia gli
altri,io
intanto mi cambio,forse non lo sai,ma sotto le coperte,in estate,un
uomo non indossa molti vestiti,non so se mi spiego...”
La
ragazza dovette
impiegare qualche secondo per capire che Milziade,sotto le
coperte,stesse indossando solo il perizoma,cosa che si poteva intuire
dal fatto che i vestiti,fossero appoggiati su una cassapanca
è
l'armatura appositamente sistemata in un angolo della stanza,dove non
potesse dare alcun fastidio. E mentre l'imbarazzo si faceva sempre
più evidente quando gli occhi della principessa non poterono
distogliere lo sguardo dal petto nudo dell'uomo davanti a lei,con
quei muscoli scolpiti dalla fatica,gli sforzi e agli innumerevoli
scontri alla quale aveva partecipato. A quel punto Lucilla
cominciò
a balbettare qualche parola di scusa scoordinata,mentre si copriva
gli occhi e uscì dalla stanza alla stessa
velocità con la quale era
entrata,sbattendo la porta con più forza di quanta volesse
usare.
Milziade,osservando quella scena cominciò a ridere a bassa
voce,cercando di trattenere le risa nel pensare a quella scena
assurda appena vissuta e per un istante sentì tutta la
rabbia
spegnersi in lui,sostituita da una genuina felicità. Da
tempo ormai
non gli capitava di divertirsi realmente di fronte ad una situazione
tanto assurda e inaspettata. Mai avrebbe detto che avrebbe fatto
scappare via una principessa e sacerdotessa di Apollo da lui solo
perché era stato visto mezzo nudo da una ragazza,alla cui
età cose
come vedere un uomo a petto nudo all'infuori del padre o dei fratelli
era qualcosa di scandaloso e decisamente imbarazzante. Da parte sua
quella giornata non poteva cominciare meglio di così.
Intanto
Lucilla,fuori nel corridoio non riusciva a smettere di pensare a
quanto accaduto e il suo volto divenne rosso come una fragola matura
al solo pensiero del mercenario nudo sotto le coperte. Non seppe fare
mente locale e imbarazzata com'era non smetteva di agitarsi,
camminando avanti e indietro come uno di quei piccoli cani da
compagnia che abbaiano in continuazione e non stanno mai fermi. I
muscoli,la forza,il petto gonfio e le braccia allenate,tutto sommato
era un bell'uomo per quanto potesse essere
scontroso,sfacciato,irriverente e arrogante. Forse avrebbe dovuto
fare come gli altri che l'accompagnavano e considerarlo solo un
mercenario,qualcuno che compiva quell'impresa solo per profitto
personale e non per lealtà o per il bene comune. Gli
dicevano che
era troppo buona con gli altri e che tendeva a dare fiducia a chi non
la meritava,in questo a caso a Milziade secondo loro,ma lei era fatta
così e forse era anche per il suo carattere,così
amichevole e
generoso la distingueva da molte nobile del suo stesso rango,se non
da molte persone che vivevano nel loro mondo. Proprio per
questo,quando si era alzata presto,quando il suo amato astro del
giorno si stava per alzare ecco che lei si stava già
vestendo con
gli abiti di viaggio che gli erano stati consegnati,rinunciando alle
sue nobile vesti da principessa e a tutti gli inutili orpelli,era
andata a svegliare i suoi fidi accompagnatori e quando stava per
bussare alla porta del prezzolato ecco che lo sentì,un urlo
e senza
pensarci due volti aprì di tutta fretta la porta e si
lanciò dentro
la stanza senza pensarci due volte. Lo vide agitarsi nel letto e lei
cercò di chiamarlo a se scuotendolo,ma appena lo
toccò,accadde di
nuovo. Rivide la città in fiamme,i legionari e l'aquila
dorata come
nella precedente visione,ma questa volta c'era un elemento in
più
che aveva scorto nella nuova visione. Lo vide a malapena e di
fretta,pochi attimi,ma la figura di quel gigante d'uomo,con
l'armatura da comandante e quello sguardo,quello sguardo glaciale e
senza pietà,sapeva chi era,del resto era un individuo,o un
mostro
secondo alcuni,inconfondibile. Lucio Cornelio Silla. Si
appoggiò al
muro pensosa e con le mani aperte dietro la parte bassa della
schiena,con la precedente vergogna ormai passata e sostituita da una
cupa amarezza quando intuì che in qualche modo la visione
della
città assediata,il mercenario e il generale usurpatore erano
in un
qualche modo collegati,ma come? Dovette interrompere il flusso dei
suoi pensieri quando sentì che la porta della stanza di
Milziade si
aprì e da essa uscì il prezzolato,equipaggiato di
tutto punto e con
un espressione rilassata,tornando ad essere il Milziade di sempre.
“Io sono pronto e
gli altri?”,chiese lui non vedendo Nym,Gordlack e Braxus
fuori dai
loro alloggi.
“Ah si,io...stavo
riflettendo su una cosa...che riguardava il viaggio
e....”,Lucilla
si zittì,non trovando le parole giuste per continuare la
frase,
“Sarà meglio partire il prima possibile.”
“Mi trovo
d'accordo.”,disse lui col suo classico tono ironico.
Lei,imbarazzata,bussò
alle altre porte vicino a alla stanza del mercenario e quando
sentirono la voce di Lucilla che li esortava a vestirsi e a preparare
le loro cose per il viaggio,ricevendo in cambio una sommessa e
rispettosa obbedienza. Dopo una decina di minuti gli altri si fecero
trovare fuori nel corridoio e si diressero verso la piattaforma,che
li portò al pian terreno,dirigendosi verso l'entrata del
palazzo,dove trovarono: i cavalli,della quale uno era lo stesso usato
da Gordlack per andare all'accampamento e uno per Braxus,dal manto
giallo e la criniera bionda,borse e sacche con tutto il necessario
legato agli animali,i quattro membri del consiglio e Midas.
“Principessa...”,parlò
il presidente con tono basso, “Sono rammaricato per non
potervi
aver aiutato più di così,so che dovete partire
quindi non vi ruberò
troppo tempo. C'è una porta secondaria per entrare in
città,viene
usata dai cittadini che abitano nella zona agricola di Aegis,li i
legionari non possono passare con tutti i loro numeri e i nostri
esploratori ci hanno assicurato che la strada e libera,senza
dimenticare che il nostro nemico sta smontando l'accampamento
è per
tanto non tenteranno di inseguirvi,non quelli di fronte alla
città
almeno. La porta è ben riconoscibile anche da qui quindi la
troverete senza troppe difficoltà. Inoltre,il nostro caro
mago
voleva consegnarvi questi...”
Il
presidente
consegnò la mappa è il libro che aveva usato il
giorno prima negli
archivi del palazzo,che teneva tra le mani come se fossero
preziosissimi tesori.
“Mi ha
raccomandato di farveli avere. Voleva farlo già ieri sera,ma
doveva
controllare delle cose è ha chiesto a me di farveli avere.
Prego,tenete.”, Midas passò la mappa è
il libro alla
principessa,che li prese con le sue piccole e delicate mani,facendo
attenzione a non farli cadere.”
“Grazie,per tutto
quanto. Seppur breve la ospitalità è stato un
dono ben
gradito.”,Lucilla pronunciò queste parole rivolte
a Midas che ai
quattro membri del consiglio,in cambio loro chinarono leggermente la
testa in segno di rispetto.
“Andate ora,il
sole non è ancora sorto è i noviani non sanno
della vostra
partenza. E il momento giusto per partire.”
I
quattro salirono
sulle rispettive cavalcature,con Lucilla che prendeva posto dietro
Nym, Braxus e Gordlack che a stento riusciva a trattenere le
lamentele per aver ricevuto nuovamente un animale così
piccolo per
il viaggio,cosa che avrebbe fatto imbarazzare qualsiasi nano.
Milziade invece diede un occhiata a Briseide è si accorse
che i
paramenti e la lancia non erano state n'è cambiate
n'è
ritoccate,accorgendosi probabilmente che quelli erano pezzi rarissimi
da quelle parti e che la lancia che solitamente usava in selle alla
sua giumenta era un pezzo unico nel suo genere,proprio come la
sella,le redini e tutto il resto. L'unica aggiunta che avevano
apportato erano i sacchi e le borse che avevano aggiunto agli animali
e che contenevano tutto il necessario per il viaggio che li
attendeva. Diede un occhiata al cielo,scuro ma una leggera patina
verde chiaro sul fondo,segno che il sole si stava lentamente
avvicinando,mentre l'aria frizzante della mattina che si sostituiva
alla notte li teneva svegli e riempiva i quattro viaggiatori di nuove
energie e nuove speranze. Milziade rivolse lo sguardo verso Midas e i
membri del consiglio.
“Signori,sono
certo che il poco tempo che abbiamo passato insieme e stato,se non
bello,almeno stimolante e se mai dovessi passare di nuovo da questi
parti,sappiate che i miei servigi sono a vostra disposizione...per la
giusta somma ovviamente.”
“Non contarci,dopo
il disastro che hai combinato con il comandante abbiamo rischiato
veramente un conflitto armato. Preferiamo farne a
meno.”,disse
Kemuti in tono piatto.
“Scommettiamo? E
tu ragazzone,pensi di farcela senza il mio aiuto,ho devo far
impazzire un altro comandante per salvare nuovamente questa
città?”
Midas
sul momento
non disse nulla ma a stento trattenne un sorriso divertito per quella
descrizione sullo stato attuale delle cose.
“Per il momento
penso che potremo farcela da soli,la nostra sarà anche una
giovane
democrazia,ma sappiamo difenderci molto bene quando la situazione lo
richiede e per ora,possiamo dire di tirare un sospiro di
sollievo.”
“Fino al termine
degli accordi.”
“Già,fino al
termine degli accordi....Buona fortuna.”
Un
ultimo sguardo
tra il mercenario e il presidente e la stima da parte di entrambi si
fece più grande. L'uomo che combatteva per denaro e l'uomo
che
difendeva il suo stato,così diversi ma in qualche modo
così simili.
Il cielo si fece ancora più chiaro e si mostrava poco sopra
le mura
un leggero bagliore tra l'arancione e il rosato,segno che a momenti
il sole sarebbe sorto e non trattenendo più gli indugi
Milziade fu
il primo a scuotere le briglie e incitando Briseide ad una rapida
partenza l'animale nitrì eccitato e ancora una volta
partì verso un
altra destinazione,ma questa volta seguito da una principessa votata
a un dio,un ragazzo vestito da gladiatore,un elfo tremendamente
ironico e un nano scorbutico. Un avventura simile non se lo sarebbe
mai aspettato,a prescindere da quanto lo avrebbero pagato per credere
ad una storia simile. Midas e il consiglio li videro farsi sempre
più
piccoli,mentre scorrazzavano per la via principale e raggiungendo la
porta che li avrebbe condotti verso il confine più rurale
del
piccolo governo di Aegis.
“Signore,lei si
fida così tanto di lasciare l'unica vera erede dell'impero
di Nova
in compagnia di un simile bifolco?”,disse Kemuti dubbioso
sulla
cosa.
“Ha
ragione,infondo cosa sappiamo di lui? E un mercenario e combatte solo
per soldi. Forse avremmo dovuto trattenerlo in cella e lasciare
partire gli altri.”,disse Ruhfna scontrosa verso Milziade.
“Forse,ma io
ritengo che sia un bene,che un individuo come lui sia stato scelto
per questo compito. Perché se quello che il mago ha detto su
di lui
è quel Milziade è la metà dell'uomo
che era un tempo,allora
possiamo stare certi che è stato un bene che si sia unito a
loro,qualunque sia la motivazione che lo spinge.”
“Temo che la
vostra fiducia in quell'uomo sia troppo grande
presidente.”,disse
Kemuti con lo stesso tono di prima.
“Forse si,forse
no. Comunque sia rientriamo signori,oggi possiamo goderci una
giornata di riposo,infondo,c'è lo siamo meritati.”
In
quello stesso
istante,in un altro punto del palazzo,il vecchio incantatore era
tornato nelle sue stanze. Era intento a consultare una pergamena,una
lettera,recante il marchio dell'imperatore. Finito di leggere la
pergamena prese improvvisamente fuoco e in men che non si dica
divenne cenere e cadde al suolo,spargendosi per il pavimento.
“Eh così hai
deciso di fare la tua mossa Silla. Molto astuto da parte
tua,però mi
chiedo se hai preso tutte le misure che la situazione impone. Dopo
tutto,non potevi aspettarti che fosse ancora vivo e del resto
perché
avresti dovuto? Mi sto forse sbagliando....ladra?”
Dietro
di
lui,incuriosita,Amunet guardava tra gli scaffali e il tavolo i
diversi oggetti magici presenti nella stanza,tra cui libri,alcuni
scritti in geroglifico e vecchi di diversi secoli,pietre
preziose,erbe e pozioni di vario genere,tutte cose che gli sarebbe
piaciuto prendere e vendere a chi conosceva lei,o da usare per
facilitare il suo mestiere,anche se sapeva benissimo che non gli
conveniva prendere senza consenso,sapendo che trappole e maledizioni
di ogni sorta avrebbero colpito il malfattore in caso di furto e
quindi non avrebbe rischiato...per lo meno non con lui.
“Chissà perché
voi maghi avete la brutta abitudine di parlare da soli,anche con
qualcuno in vostra presenza. Personalmente ritengo che sia per la
vostra tendenza a stare più in compagnia di libri e
pergamene che
con le persone...o la vecchiaia a seconda dei casi. Per la
cronaca,non saprei cosa risponderti,pare che tu conosca l'imperatore
più di quanto tu voglia ammettere, che per inciso
niente...mi sto
forse sbagliando,mago?”
“Astuta,bella e
astuta. Un miscela che io,personalmente,ritengo assai pericolosa. Ma
basta parlare di queste sciocchezze, immagino che tu abbia rivisto il
tuo amico,il mercenario,dopo quello che hai combinato
all'accampamento dei noviani. Dimmi,come ti è
sembrato?”
“Sempre il solito.
Spaccone,esageratamente fiducioso delle sue capacità e anche
stavolta si è guadagnato l'antipatia altrui. Direi il solito
soldatino che ho imparato ad apprezzare.”
“E a proposito di
lui,vorrei che lo seguissi e ovviamente non ti faccia notare,se
non,quando la situazione lo richiederà,poiché
è di vitale
importanza che Lucilla e i suoi compagni di viaggio trovino il
Demiurgo prima che lo faccia qualcun altro.”
“E suppongo che
c'è qualcosa in ballo di cui non li hai informati e
vero?”
“Forse,ma ha
importanza per il tuo lavoro?”
“No,ma se c'è
qualcosa che io è Milziade abbiamo in comune e che non ci
piace
farci pugnalare alle spalle dalle persone con cui lavoriamo,solo
questo.”
“Affascinante
punto di vista,ora se permetti,gradirei che anche tu ti metta in
viaggio. Sono certo che con il denaro e i mezzi che ti ho dato,tu non
abbia problemi a svolgere il lavoro per cui ti ho assolto. Puoi
andare adesso.”
Senza
che glielo si
dicesse due volte la gatta uscì dalla stanza del mago senza
produrre
il che ben minimo rumore e così facendo sarebbe uscita dal
palazzo
senza nemmeno essere vista. Il mago da parte sua non si girò
neanche
a controllare se Amunet fosse uscita dalla porta o dalla finestra,ma
infondo non gli interessava molto. Quello che gli interessava era lo
svolgimento degli eventi che da poco si erano evoluti e avevano
rispettato tutte le sue aspettative,non tutte come avrebbe
previsto,ma gli ultimi avvenimenti si erano sviluppati in maniera
più
che soddisfacente e sotto molti punti di vista. Milziade,Lucilla e
Silla, i tre personaggi più importanti di questa storia si
erano
mossi,ognuno a modo suo e nel caso della principessa e del prezzolato
non da soli,ma spinti ad agire insieme ognuno da i propri obiettivi
personali. Il sole stava sorgendo e l'inizio di un nuovo giorno si
stava mostrando di fronte a quel mondo di sfide e ricompense,dove
ognuno,a modo suo,giocava un ruolo fondamentale in quell'intricata
storia che era appena iniziata. Ora non restava altro che
aspettare,in attesa di nuove opportunità.
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