Grazie a tutti per la pazienza di aver aspettato questo
capitolo. L'ho controllato e ricontrollato, spero sia all'altezza
dell'attesa.
Inoltre volevo ringraziare TheDarkWolf
per aver messo sia "Ciò che sorge" che
"Diverso" tra preferite, seguite e ricordate.
E adesso preparate i fazzoletti.
Ciò che sorge
***
Dal
passato
***
Passerà
questa pioggia sottile come passa il dolore Ma
dove, dov'è il tuo cuore? Ma
dove è finito il tuo cuore?
(Hotel Supramonte – Fabrizio De
André)
Lei aveva sempre avuto il dono di apparire nel posto
giusto, al momento giusto e con la soluzione giusta; cosa che aveva
sempre fatto innervosire Shen, perché odiava quando qualcun
altro era un passo avanti a lui.
Era disposto a concedere solo che in quel momento la
presenza della capra fosse meno peggiore di quella del panda e dei
suoi amici, oltre all'ovvio fatto che lei non voleva linciarlo.
Shen camminava lentamente, in silenzio e guardando a
terra.
-Vorresti toglieri di dosso quel nero?-
-Come?-
La capra si era fermata e gli stava porgendo un panno
ed una borraccia.
Shen guardò velocemente dietro di sé, ma
ormai gli altri erano nascosti dalla curva del sentiero.
Prese gli oggetti rapidamente per nascondere il tremore
nelle ali e nel resto del corpo.
L'acqua era appena fresca, e riusciva a togliere la
polvere di carbone dalle barbe di piume e penne; non era certo come
lavarsi davvero, ma almeno il nero spariva ed una striscia alla volta
riemergeva il suo bianco naturale.
Strofinarsi il collo e la parte scoperta delle ali
richiese poco tempo, per le penne della coda dovette contorcersi.
-Potrei aiutar...-
-No!-
Lo scatto che aveva fatto sapeva più di paura
che di stizza, ma lei non insistette.
Anche se sul margine di qualche penna era rimasto del
nero, poco importava a quel punto.
Senza una parola restituì borraccia e straccio
alla capra, che li fece sparire di nuovo dentro la bisaccia, e da
ultimo si tolse la vesta nera.
Quella che aveva al di sotto era di un anonimo,
sbiadito color sabbia, e si vergognava a doversi presentare in quel
modo, dopo tanto tempo, alla tomba di famiglia.
Contrariato, fece per gettare l'altra di lato, ma la
capra lo intercettò.
-Tanto non la indosserò mai più- chiarì
lui.
-Non è una buona ragione per sprecarla-
E ripose anche quella.
"Quanta altra roba può mettere in quella
dannata borsa?!"
-Fà come ti pare-
Voleva superarla e concludere quella cosa prima
possibile, ma il pensiero di cosa avrebbe trovato alla fine del
sentiero lo scosse troppo forte.
Adesso che arrivare a contatto con i suoi genitori e
con il resto dei suoi avi era diventato reale, Shen la trovava
semplicemente intollerabile.
"Non voglio andarci!" si trovò a
gridare dentro.
Una volta che si era fermato non riusciva più a
riprendere il cammino, e si fosse costretto a fare un solo altro
passo si sarebbe spezzato, lo sapeva!
Guardò la capra accanto a lui, pronta a dirgli
qualcosa, ma lui non voleva sentirlo.
-Non voglio vederli!- scoppiò.
-Shen, non hai motivo di temerli. Ti hanno amato fino
all'ultimo, e sarebbero felici di sapere che volevi tornare da loro-
Shen scosse la testa.
Gli sembrava di avere dentro qualcosa che sarebbe
scoppiato facendolo a pezzi.
La capra insisteva a dire che loro lo amavano, ma
allora come avevano potuto mandarlo via?
E cosa importava adesso che erano morti da anni?
"Non sarei dovuto venire! Non cambierà
nulla! Non possono dirmi più niente, non possono più
ascoltarmi... sono morti!"
La consapevolezza lo colpì più forte di
qualsiasi schiaffo.
Il pensiero dei loro scheletri avvolti nelle vesti
preziose gli fece risalire in conato di vomito.
-Shen, guardami! Io sono qui con te. Non devi
affrontare tutto questo da solo-
Per un attimo le sue parole gli suonarono come un
ricordo, come se le avesse già sentite, ma la sensazione fu
subito spazzata via dalle altre cose che si agitavano dentro di lui.
Non riusciva a fare nulla per nascondere quanto
tremasse.
-Se mi avessero amato non mi avrebbero mandato via.
Loro mi odiavano-
-Non è vero. Loro ti hanno mandato via per
salvarti la vita. Odiavano quello che avevi fatto, ma non sarebbero
mai stati capaci di accettare la condanna a morte-
"Non mi volevano morto. Come faccio a sapere se è
vero?"
Sapeva che dentro di sé voleva disperatamente
che fosse vero, e si vergognava di sé stesso per essere ancora
così legato a loro; credeva di esserseli lasciati alle spalle
lo stesso giorno in cui lo avevano cacciato.
-Anche se non hanno voluto uccidermi, mi hanno
allontanato- era tutto sbagliato, tutto fuori controllo, ed il suo
dolore pulsava contro le costole -Mi hanno mandato via perché
non mi volevano più attorno..-
-Shen...-
-... perché sono stato toccato dalla morte!-
Se ne pentì immediatamente. Non avrebbe voluto
dirlo, era uscito senza che lui potesse controllarlo.
Era quel posto, e la notte.
Il silenzio era vasto, nel buio, tra lui e la
Divinatrice; non riusciva a guardarla in faccia per la vergogna.
-Shen, tutti noi siamo toccati dalla morte. In un modo
o nell'altro accade a tutti. Ma c'è anche la vita, sai? Ogni
essere vivente viene toccato sia dalla vita che dalla morte. Saresti
potuto morire dentro il guscio, ma i tuoi genitori hanno voluto che
tu vivessi. Anche Po. Nonostante il suo villaggio distrutto, in
qualche modo lui si è salvato. La vita e la morte danzano
attorno a noi tutto il tempo, ma noi possiamo scegliere cosa seguire
e cosa no. Cosa trattenere e cosa lasciare andare-
-Lasciare andare? Come si può lasciare
andare...?- lasciò morire la frase perché non c'erano
parole per spiegare cosa stava scavando dentro di lui.
-Si può, Shen. Con pazienza, con la pratica, si
può. Solo quando smetterai di respingere il dolore e
sceglierai di accoglierlo potrai guarire-
-Cosa dovrei accogliere? Ti stai prendendo gioco di me.
È impossibile-
Il dolore che lo stava strappando dentro era troppo da
sopportare, non sarebbe mai guarito!
La sua vita non aveva fatto altro fino a quel momento
che contrarsi attorno a quell'ultimo nucleo di agonia.
-Niente è impossibile, se gli concedi la
possibilità di accadere. Credevi che Po fosse tornato per
vendicarsi a tutti i costi, ed invece lui ha voluto salvarti a tutti
i costi. Lo avresti mai detto? E allora cos'altro di impossibile può
accadere?-
Shen rabbrividì.
Il mondo attorno a lui era appena esploso in migliaia
di schegge.
Si sentì scivolare a terra come se il suo corpo
non gli appartenesse più.
Tutte le sue certezze gli erano state strappate via di
dosso e lo avevano lasciato fragile ed indifeso.
Riusciva appena a rendersi conto dei brevi rantoli che
emetteva assieme ad ogni respiro, come piccoli fantasmi che
sfuggissero dalla prigione della sua gabbia toracica.
-Perché sono venuto qui? Non cambierà
niente- riuscì a dire.
Avrebbe solo voluto scappare via, lontano da tutto; dal
cimitero, dagli spettri, da sé stesso...
Di
nuovo, scosso da dentro, sentiva che tutto, da dentro al petto, alla
gola, ai suoi occhi rossi, bruciava. "Ho
paura" realizzò.
Accanto a lui percepì un movimento, e sollevare
la testa per capire cos'era lo riportò alla realtà.
Gli occhi dorati della capra lo scrutavano con
gentilezza, alla sua stessa altezza ora che anche lei si era
inginocchiata.
-Shen, può guarire. Lo so che sembra
impossibile, ma ti assicuro che anche un dolore come il tuo può
guarire. Se permetti loro di guarire, le ferite diventeranno
cicatrici, e le cicatrici con il tempo sbiadiranno-
Lui lasciò andare un lamento di sofferenza,
perché no, era impossibile!
Anche il panda gli aveva parlato di ferite e cicatrici.
"Devi lasciare andare tutta quella roba del
passato perché non ha nessuna importanza. L'unica cosa
importante è chi tu scegli di essere ora"
Sentiva tutto il suo corpo che tremava. Si era ridotto
ad un filo di paglia nel vento.
Abbassò lo sguardo sulle sue ali che scavavano
nel terreno, ma nemmeno aggrapparsi in quel modo bastava a nascondere
i brividi.
"Mi ha detto che non aveva importanza cosa avessi
fatto in passato. Ma lui sapeva. So che lo sapeva... come ha potuto
dire che non era importante?!"
Aveva sempre liquidato quella questione dicendo che il
panda era stupido, mentre adesso aveva la sensazione che ci fosse
molto altro; qualcosa di immenso di cui lui aveva colto solo una
sbirciata, e che non riusciva a tollerare di affrontare per intero.
Perché se non era il panda a essere stupido
allora...
La
capra lo toccò leggermente sulla schiena. -Smettila
di combatterlo. Lascia che fluisca-
***
Non potevano fare altro che aspettare.
Si erano seduti sui bordi dei sentieri, scusandosi con
i templi a cui davano le spalle, ed a poca distanza da Tigre c'erano
i tre ragazzi che commentavano a voce bassa.
-Preferisco
che la Divinatrice sia venutata a prenderlo. Non mi andava più
di accompagnarlo- Aveva appena detto Scimmia. -Nemmeno
a me, ad essere sincero- Confermò Gru -Non ha nemmeno
considerato la tomba di Maestro Rhino- Scimmia
si grattò la testa penseroso -Non lo so. A me è
sembrato spaventato. Forse è passato oltre in quel modo perché
almeno un poco gli dispiace?- Tigre
non sapeva cosa pensare. In quel momento era solo sollevata anche lei
che fosse stata la Divinatrice a prendersi in carico il pavone.
Si
sentì toccare leggermente sul gomito e più in basso
Vipera le indicò con la testa in direzione di Po. Un
senso di allarme immediato la fece scattare in piedi.
Non aveva mai visto Po in quel modo!
Si era messo in disparte, e se ne stava in silenzio con
le braccia strette attorno alle ginocchia ed il muso nascosto.
Tigre non riusciva a crederci! Po faceva tante cose:
restava incastrato mentre tentava di imparare la spaccata, rubava
tutti i biscotti di Scimmia, rimbalzava dove chiunque altro si
sarebbe fatto malissimo, riusciva a ficcare quaranta azuki dolci in
bocca in un volta sola... ma non piangeva! Lei non lo aveva mai
visto piangere... non lo aveva mai visto nemmeno triste in realtà. Il
panda era tutto risate, spensieratezza, ed entusiasmo infantile;
Tigre non riusciva a ricordare in lui nulla che andasse oltre una
lieve malinconia. In quel momento invece era appallottato a
trattenere i singhiozzi. Tigre corse subito vicino a lui a
posargli le zampe sulle spalle. -Po, che succede?- Lui si
strinse ancora di più. -Po!- insistette più
forte. Vipera scivolò accanto a loro ed accarezzò il
panda su un gomito con la punta della coda. -Po, va tutto bene,
non ti prendiamo in giro. Vogliamo aiutarti- Solo allora Po
sollevò appena la testa. "Oh, no! È ancora per
la storia del testo tosto" -Po, ascoltami, Vipera ha ragione,
non ti prenderemmo mai in giro. Deve essere una cosa seria- Il
panda annuì. Tigre avrebbe voluto essere in grado di
accarezzare come Vipera.
-Vuoi
dirmi che cos'è?- -Mi
ha detto che...- cominciò Po con la voce che tremava -... Che
i... che i miei genitori... non ce l'hanno una tomba- E
scoppiò a piangere.
Tigre
era rimasta bloccata per l'orrore. Si scambiò uno sguardo con
Vipera, spaventata quanto lei, ma
Vipera era stata più veloce e si era arrampicata per avvolgere
le spalle del panda con tutto il suo corpo. Tigre
era così arrabbiata che non riusciva a fare nulla.
Dentro di lei era appena esplosa una bolla infuocata
che la faceva tremare.
Riusciva
a pensare solo a quanto il pavone fosse un essere disgustoso, e che
non aveva mai, nemmeno per un momento, meritato l'aiuto di una
persona come Po! -Po!
Non mi interessa quanto tu voglia vedere del buono in Shen, io questa
non gliela farò passare liscia!- -No,
non Shen...- Po tirò su col naso. I singhiozzi gli spegnevano
la voce -È... è stato Maestro Bue- -Cosa?!-
Non riusciva a crederci! Perché mai un maestro
di kung fu aveva detto una cosa così brutta proprio a Po?
Forse Po voleva risponderle, ma uscirono solo
singhiozzi.
"Va bene, ora basta"
Abbracciò anche lei il panda e gli fece posare
la fronte sulla sua spalla.
Lei lo sapeva che Po non era tosto tosto come voleva
far credere, ma una cosa del genere avrebbe ferito chiunque. E
nessuno poteva permettersi di fare stare male il suo amico!
Su di lei sentì il tocco di un'ala, e quando
guardò in su era Gru.
-Non avrebbe dovuto dirlo. Il fatto che Shen gli sta
antipatico non lo autorizza a maltrattare te. Mi dispiace, Po-
-Già, non avrebbe dovuto! Anche se non è
d'accordo con quello che fai non può trattarti male- confermò
Scimmia.
Per fortuna anche gli altri li avevano raggiunti e
cercavano di confortare il panda.
Mantide saltò proprio sulla sua testa e gli
accarezzò un orecchio.
-Po, se per te è importante possiamo trovare
qualcosa che gli è appartenuto per ricordarli. Io posso
rispolverare tutta la mia fretta e setacciare qualsiasi posto prima
che tu possa accorgertene- Intanto
i suoi singhiozzi si erano calmati ed il panda mise fuori il muso
quanto bastava per guardarli.
Aveva gli occhi arrossati ed ancora tirava su col naso.
Tigre
tentò di accarezzarlo ma rinunciò subito. -Davvero
lo faresti, Mantide?- -Puoi
scommetterci, amico mio!-
-Anche io!- aggiunse Scimmia -Posso salire sui rami più
alti ed individuare qualsiasi cosa!-
Tigre lo lasciò andare solo quando fu sicura che
avesse davvero superato il momento.
-Grazie,
ragazzi... è bello avere amici come voi!- Po
strinse tutti quelli che riusciva a raggiungere in uno dei suoi
abbracci e Tigre si trovò schiacciata contro le ali di Gru.
Era imbarazzante, ma non se ne sarebbe lamentata se
fosse servito a far stare meglio Po.
***
Shen aveva completamente perso il controllo di sé
stesso.
Odiava le lacrime ed odiava non essere padrone di sé,
ma niente dipendeva più dalla sua volontà.
Aveva pianto e gridato così forte che era certo
che le costole si fossero spezzate, ed invece era...
"Ancora vivo"
Realizzò incredulo.
E non faceva più male come se gli avessero
scaricato sul cuore una colata di metallo fuso.
Si staccò dalla capra e con un gesto veloce si
strofinò via le ultime tracce di pianto dagli occhi.
Avrebbe voluto solo sprofondare e sparire per sempre
alla vista di chiunque.
Si rialzò in piedi, ma più tentava di
darsi un contegno più si sentiva ridicolo.
-Vuoi andare da loro ora?-
La domanda lo colse impreparato.
Ancora, come prima, voleva ed allo stesso tempo non
voleva, ma non c'era più il dolore ad annebbiargli i sensi.
-Sono arrivato fin qui. Ormai tantovale finire questa
cosa-
-Ricorda che è una tua scelta-
"Certo. Come scegliere chi essere"
Si incamminò nell'ultimo tratto di sentiero, e
dietro di lui la Divinatrice lo seguì senza fare nessun
commento.
***
Il macaco dai saggi occhi dorati aprì il
cancello per farlo passare.
Il metallo sulla punta del fodero della spada urtò
contro il legno con un suono attutito.
***
La tomba di famiglia era maestosa ed elegante come lo
era stato il palazzo della Sacra Fiamma.
Le stesse fiamme scolpite nel legno e dipinte di giallo
decoravano le colonne rosse che sostenevano la volta della pagoda
ottagonale.
Era grande, un vero tempio di famiglia, con tre ordini
di colonne che si diramavano dal centro in otto file.
Tra le lapidi c'erano solo poche lanterne accese ed era
più buio che all'esterno.
Le pietre tombali creavano profili frastagliati, e tra
quelle e le colonne sembrava di essere entrati in una foresta
congelata nel tempo.
Il rumore dei suoi artigli e degli zoccoli della capra
sulla pietra si udiva appena per un attimo prima di dissolversi nella
penombra.
Tutto attorno a lui le lapidi di tutti i suoi antenati
gli rimandavano il suo riflesso per pochi attimi prima di sparire
inghiottite dal buio.
Al centro c'era la lapide della prima coppia regnante,
gli avi di quattro generazioni prima di lui, coloro che avevano fatto
di Gong Min una vera città.
Shen si inchinò brevemente davanti a loro, e poi
davanti ad ogni lapide di cui leggeva il nome.
Su alcune si vedevano delle offerte, e solo in quel
momento lui si rese conto che non aveva portato nulla.
Credeva che il suo disprezzo sarebbe bastato, e
ricordarlo lo faceva piegare per la vergogna.
"Madre!" gli fece mancare il fiato.
Non era stato il nome né il disegno delicato di
una femmina di pavone a fargliela riconoscere, ma le orchidee.
Sopra una delle lapidi, in dei vasetti appesi al
soffitto, crescevano delle piante di orchidee, e le loro cascate di
fiori liberavano un profumo dolce.
Shen sentì di nuovo il tremore che lo afferrava
dentro, ma stavolta non voleva scappare.
Si avvicinò lentamente alle due lapidi.
I fiori erano colorati. Ce n'erano di rosa, di
arancioni, di viola scuro, ed infine di bianchi.
Erano così belli e così familiari per lui
che si aspettava che da un momento all'altro sua madre arrivasse con
una brocca d'acqua ed un coltellino per prendersene cura.
Le avrebbe annaffiate lentamente per non fare
ristagnare l'acqua, e poi avrebbe tagliato le parti secche che
appesantivano la pianta.
Faceva così male rendersi conto che sua madre
non avrebbe mai più compiuto quei gesti!
Sentiva un grido che gli risaliva in gola ma sapeva
quanto sarebbe stato inutile.
Ricordava che quando lui era un pulcino, durante la
stagione della fioritura, sua madre fingeva di confonderlo tra i
fiori bianchi, e lui tentava di non ridere e di restare davvero zitto
ed appollaiato dietro un ramo fiorito per non farsi scoprire più
a lungo possibile.
Solo se la mamma cominciava a preoccuparsi lui usciva
fuori, ma era più bello quando era lei a trovarlo.
Tutto quello che tornava a galla lo colpiva a fondo.
Ricordava che, quando entrava nel piano delle orchidee,
prima ancora di vedere lei, la sentiva cantare.
"Mamma, queste sono viola come te"
"Sì, Shen"
"E queste sono bianche come me"
"Oh, sì! Lo vedi questo rametto? Ecco,
questo sei proprio tu"
"E non ci sono orchidee blu come papà?"
"Non so se esistono. Se esistono, crescono in
un posto molto lontano da qui"
"La troverò io! Quando sarò
grande farò un lungo viaggio, e ti porterò un'orchidea
blu, e così tutti avremo la nostra orchidea"
Tanti anni che era stato lontano e non era tornato con
un'orchidea blu.
Si asciugò gli occhi in fretta.
La lapide accanto era quella di suo padre.
Shen non voleva vedere le date della morte, preferì
nasconderle nell'ombra in modo che gli ideogrammi si confondessero
nei giochi di luce della lanterna.
Sulla tomba di suo padre le offerte dovevano essere
state coni di incenso.
Un fiore di loto lavorato in argento aveva ancora le
tracce dei coni precedenti sui petali, però per Shen i coni di
polvere significavano non quelli per l'incenso, ma quelli di resina e
polvere nera che suo padre gli aveva insegnato a creare; ricordava le
penne blu di suo padre che lavoravano il composto appiccicoso, e poi
le sue penne più piccole e bianche che tentavano di ottenere
una pallina della stessa precisione.
Era stato così contento quando suo padre gli
aveva insegnato quella cosa!
E presto lui era diventato persino troppo bravo, tanto
che le piccole fontane di luce dei suoi coni erano diventate tanto
frequenti da spingere suo padre a fargli un lungo, serio discorso,
sul costo delle materie prime.
Un singhiozzo lo fece contrarre.
Il disegno stilizzato del pavone con la coda spiegata
gli faceva rivedere il piumaggio blu-verde di suo padre quando gli
spiegava come utilizzare la coda per planare.
La prima volta che lo aveva portato sulla balconata al
primo piano lui era un adolescente magro e nervoso, e si era
rifiutato di saltare per paura di non riuscire e di fare una brutta
figura.
Da quella prima volta suo padre gli aveva chiesto di
accompagnarlo fuori città, e solo quando erano stati
abbastanza lontani gli aveva chiesto così, casualmente, se
volesse riprovare.
Il suo primo salto era stato da un ramo di ginko, con
le sue foglie dorate a forma di ventaglio, ad un campo di fiori
selvatici.
Non era stato perfetto, ma era stato meno peggio di
quanto lui aveva immaginato, e da allora non si era più
fermato.
Era già abbastanza grande da aver superato i
lunghi periodi di malattia, ma se dopo essere stato ore in mezzo alle
correnti d'aria sentiva per caso il respiro affannato ricordava che
la paura tornava a strisciare dentro di lui.
E non voleva dire che aveva paura di stare di nuovo
male, perché mamma e papà non erano più
preoccupati per lui, e non voleva che ricominciassero a non dormire
la notte ed a non essere felici.
Amava esercitarsi all'aperto con suo padre, sentirlo
ridere quando atterrava accanto a lui e fare le loro gare su chi
planava più veloce, da più in alto o più a
lungo.
"Piano, giovanotto! Io non ho più
quindici anni come te!"
Sopo quei pomeriggi tornavano a palazzo scalmanati e
felici, con i vestiti tutti da rammendare.
Aveva scoperto quanto gli piaceva vincere e quanto
odiava perdere.
E poi aveva scoperto come esercitarsi da solo, per
provare a fare cose nuove ma in modo che nessuno lo vedesse se
falliva.
Era fatto così, lui: sperimentava, provava,
voleva fare cose che nessuno aveva mai fatto prima, ma se non gli
riuscivano la rabbia poteva consumarlo.
Quando un suo esperimento falliva ricordava che si
chiudeva nel silenzio e nella solitudine per giorni, e se i suoi
genitori provavano a chiedergli perché fosse nervoso lui non
rispondeva.
Doveva essere cominciata in quel modo: con lui che si
rifiutava di parlare ed i suoi genitori di nuovo preoccupati, come
quando lui stava male.
"Come è potuto andare tutto storto?"
Il presente era così amaro da stringergli la
gola, ed aveva il sapore delle lacrime e dei ricordi.
Se non ci fosse stata la profezia, se lui avesse
ignorato l'esistenza dei panda, se con il tempo loro avessero
imparato a rispettare i limiti che lui metteva, forse... forse le
cose sarebbero andate in modo diverso.
Forse avrebbe fatto ancora zampillare piccoli fuochi
d'artificio di resina e polvere, e forse avrebbe davvero fatto lunghi
viaggi diplomatici in paesi stranieri dove prima o poi avrebbe
trovato un'orchidea blu.
Serrò gli occhi perché non sopportava più
di vedere le lapidi. Non sopportava che sua madre non avrebbe più
cantato vicino alle orchidee e che suo padre non gli avrebbe più
insegnato nulla.
Il dolore gli stringeva il petto, le tempie, la gola.
-Non trattenerlo, Shen. Lascialo andare-
Fu come se la Divinatrice avesse fatto scattare una
serratura segreta.
I singhiozzi e le lacrime risalirono ancora una volta,
e lui si coprì con le ali per quanto se ne vergognava.
Avrebbe voluto che loro potessero sentirlo, e poter
spiegare che non aveva mai voluto fare loro del male, che lui stava
solo facendo quello che sentiva di fare e che avrebbe voluto che le
cose funzionassero. -È
tutto così sbagliato!- esclamò.
Sentì
che la Divinatrice lo toccava leggermente sulla schiena; non era
invadente, ma gli faceva sentire la sua presenza. -Hai
ragione, è tutto sbagliato. Abbiamo sbagliato tutti, Shen.
Loro a non parlare con te, io ad accettare di prevedere il tuo futuro
a tua insaputa, tu ad agire d'impulso. Siamo tutti vittime e tutti
carnefici-
-Perché
è andata così?- -Non ha più
importanza. Non puoi cambiare il passato-
-Ma posso impedire che accada di nuovo in futuro. Dimmi
perché-
Lei sospirò.
Shen voleva solo la verità, non gli importava
più quanto altro avrebbe potuto ferirlo.
-La
volontà di proteggere una persona a volte ci acceca. Ricordati
che anche le migliori intenzioni devono
essere valutate attentamente-
La testa gli pulsava. In un modo nebuloso e confuso,
credeva di capire cose lei volesse dirgli.
-Shen? Io posso richiamare le loro ombre. Richiede
energia, ma se per te è importante, lo farò-
Lui si girò a guardarla.
Per la prima volta trovò incredibile come lei
fosse ancora accanto a lui nonostante tutto, e adesso la possibilità
di parlare con loro...
-Come sarà per loro? Essere- si interruppe per
cercare la parola giusta -Richiamati-
-Non lo so. Ci sono cose che solo chi ha attraversato
il velo può conoscere-
"Dunque potrebbe essere doloroso? O potrebbe
disturbarli in qualche modo?"
-Tu li conoscevi bene. Puoi giurarmi che non mi
odiassero?-
-Posso giurarlo. Hanno cercato sempre e solo di
proteggerti, e quando ti hanno allontanato lo hanno fatto per
salvarti la vita. Ti hanno dato la possibilità di ricominciare
in un modo diverso-
Shen guardò di nuovo le lapidi dove la sua
immagine era divisa in due riflessi e frammentata in mezzo agli
ideogrammi.
-Lasciali riposare-
Aveva
ancora gli occhi lucidi quando si inchinò davanti ai loro nomi
e fece i tre passi indietro senza voltare loro le spalle.
***
-Ehi, eccoli!-
Tigre si voltò quando Scimmia richiamò la
loro attenzione.
Dal sentiero sia Shen che la Divinatrice stavano
tornando indietro.
Tigre si accorse subito che c'era qualcosa di diverso
nell'atteggiamento del pavone.
In qualche modo si era tolto di dosso la polvere di
carbone e la vesta nera, e la sua figura palida si confondeva nella
luce delle lanterne; era sempre serio e severo, con le ali raccolte
sotto le maniche, ma c'era anche qualcosa di più profondo in
lui.
Quando li vide non sembrava più terrorizzato da
loro come quando li aveva lasciati.
Non abbassò gli occhi mentre andava loro
incontro, ma non era per la solita arroganza.
Anche se tutti si erano alzati quando lo avevano visto
arrivare, nessuno aveva detto nulla.
Lui li guardò uno per uno. -Niente
al mondo può cancellare quello che ho fatto-
Si soffermò in particolare sul panda, incurante
dei loro sguardi sorpresi, e poi fece una cosa che Tigre non si
sarebbe mai aspettata: si inchinò.
Lui, che poco prima non riusciva nemmeno a voltare loro
le spalle per paura che lo attaccassero, adesso aveva quasi
ammesso le sue colpe e si era messo in una posizione di
vulnerabilità.
Tigre
fece l'unica cosa possibile: si avvicinò al pavone bianco ed
anche lei si inchinò nel saluto kung
fu.
Alle sue spalle dei fruscii le fecero capire che gli
altri avevano imitato il suo gesto, e nonostante non stesse guardando
direttamente né Shen né loro, sentì che la
tensione nell'aria si era dissolta.
Quella era la cosa più simile a delle scuse che
avrebbero mai ottenuto da Lord Shen, ma già il fatto che
avesse fatto quel gesto era un cambiamento importante.
Uno
spostamento d'aria accanto a sé fece sbilanciare
Tigre. -Sììì!!!
Evvai, evvai evvai! Lo sapevo che c'era qualcosa di buono in
te!- -Panda!
Rimettimi immediatamente giù!-
Po non aveva potuto fare a meno di manifestare la sua
gioia, e lo aveva fatto saltando addosso a Shen per sollevarlo in un
imbarazzantissimo abbraccio.
Abbraccio per nulla apprezzato, a giudicare da come
Shen si dibatteva!
Alle sue spalle Scimmia e Mantide ridevano senza
ritegno, invece Vipera e Gru riuscirono a mantenere la serietà.
Tigre
avrebbe voluto almeno sorridere, ma le sembrava un peccato rovinare
un momento come quello, per cui raggiunse Po e gli posò una
zampa sul gomito. -Po,
è meglio che lo lasci andare-
-Oh... oh, sì... sì, scusa-
Non appena Shen tornò con le zampe a terra
scappò a distanza di sicurezza, per essere assolutamente certo
che non ricapitasse; mentre si sistemava le pieghe nella veste
continuava ad indirizzare occhiate astiose al panda, che però
continuava a sorridere.
Tigre incrociò per un attimo lo sguardo della
Divinatrice, ed anche lei sorrideva, appoggiata al suo bastone.
-Va bene, abbiamo finito- sentenziò Shen alla
fine -Andiamocene da qui prima possibile-
Tigre notò che era tornato ai suoi modi nervosi
di sempre.
Lo vide girarsi per ripercorrere il sentiero al
contrario, dopo un'ultimo sguardo di ammonimento al panda, ma poi il
pavone rimase immobile come una statua.
Seguendo la direzione del suo sguardo, Tigre si accorse
che lui guardava dritto verso la tomba di Maestro Rhino.
Stavolta Shen non guardò indietro verso di loro,
ma si avvicinò alla pagoda a passi lenti. Tigre
gli aveva visto per un attimo uno sguardo così sgomento di
fronte a quella tomba che non potè fare
a meno di chiedersi cosa avesse cambiato tanto Shen in così
poco tempo.
***
Trovarsi di nuovo davanti alla tomba di maestro Rhino
lo aveva colpito come uno schiaffo.
L'aveva vista anche prima, certo, ma adesso la vedeva
in un modo diverso.
Si chiese come avessero fatto a fare un funerale,
perché sapeva quanto era stata devastante l'esplosione della
sua arma.
Non cercò nessuna scusa. Lasciò che la
consapevolezza lo ferisse.
Incurante di quello che aveva detto pochi secondi prima
sull'andare via, si mosse lentamente verso la pagoda che conteneva la
tomba di Rhino Tonante, e verso il martello che era rimasto lì
in sua memoria.
Il legno dell'impugnatura e la testa in metallo
recavano ancora i segni dell'esplosione, e tutti quei graffi e quelle
bruciature Shen le sentiva dentro di sé.
Ricordava di aver agito in preda alla rabbia ed al
desiderio di rivalsa, di aver lasciato scoppiare il colpo di cannone
per dare voce a tutta la sua frustrazione nei confronti delle
tradizioni che rallentavano il suo progresso.
"È un avvertimento, Shen"
Le parole risuonarono chiare nella sua mente come se
Maestro Rhino le avesse pronunciate in quel momento.
"Mi hai solo avvertito. Mi hai dato la possibilità
di ripensarci"
Odiava ammetterlo, ma era proprio come aveva detto il
bue: Maestro Rhino aveva pagato cara la possibilità che aveva
dato a lui per fermarsi di sua volontà, senza che nessuno si
facesse male.
Shen si sentiva scosso come di fronte alle tombe dei
suoi genitori.
All'epoca aveva liquidato le parole di Bue come una
stupidaggine, in quel momento ne sentiva il peso.
Era vero: per Rhino sarebbe stato facilissimo
schiacciarlo immediatamente con il martello: lui aveva violato il
bando, e la pena prevista era la morte; Maestro Rhino avrebbe potuto
semplicemente eseguire la condanna senza dover dare giustificazioni a
nessuno.
"Non lo hai fatto"
Avrebbe voluto averlo capito in tempo, invece di dargli
dello smargiasso.
E adesso non poteva più fare nulla per
rimediare, perché tutto ciò che restava di Maestro
Rhino era silenzio ed una tomba vuota.
Gettò una breve occhiata dietro di sé, ma
in realtà non gli importava realmente di cosa avrebbero
pensato gli altri.
Si inchinò di nuovo e rimase a rendere onore a
chi lo aveva protetto.
-TU!-
La voce alle sue spalle lo fece trasalire. -Che
cosa ci fai tu
qui?!-
Shen
si rialzò lentamente. A pochi metri da
lui c'era Maestro Bue.
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Cantuccio
dell'Autore
Siete ancora qui?
Non sapete che paura che ho per questo capitolo e per
la sua seconda parte! Ho sempre paura che sia tutto troppo retorico o
pesante oppure troppo OOC.
E paura che questa parte sia troppo lunga. Sono quattro
capitoli solo per andare e tornare da questo benedetto cimitero.
Questo è un altro capitolo diviso, dunque il
seguito dovrebbe arrivare abbastanza presto.
Davvero non so cosa succede. Giuro che non ci metto il
lievito, non so come facciano ad aumentare di volume.
Vi lascio qualche nota
-Il
link della citazione all'inizio
https://www.youtube.com/watch?v=GO5SvqCto9A
"Hotel Supramonte – Fabrizio De André"
-L'unica orchidea blu esistente in natura si chiama
Vanda coerulea, e vive nel sudest asiatico. Ho passato tanto
tempo a cercare di decidere se Lady Mei Li ce l'avesse o no.
Smeralda E. Elessar
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