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Autore: Smeralda Elesar    08/03/2022    3 recensioni
Grazie al Guerriero Dragone, Lord Shen non è stato ucciso dalla sua stessa arma che crollava su di lui.
Non che il pavone sia minimamente contento della cosa, primo perché odia avere un debito con il panda, e secondo perché l'unica alternativa alla morte è la prigione, e per il suo orgoglio essere incarcerato è intollerabile.
Nonostante questo, Po vuole aiutare Shen a fare i conti con le ferite del passato.
Il problema è... come si fa ad aiutare chi non vuole essere aiutato?
Cosa può sorgere dal buio di una prigione per una creatura avvelenata dall'odio, dalla rabbia e dal desiderio di vendetta?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lord Shen, Po
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Grazie a tutti per la pazienza di aver aspettato questo capitolo. L'ho controllato e ricontrollato, spero sia all'altezza dell'attesa.

Inoltre volevo ringraziare TheDarkWolf per aver messo sia "Ciò che sorge" che "Diverso" tra preferite, seguite e ricordate.

E adesso preparate i fazzoletti.

Ciò che sorge

***

Dal passato

***

Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
Ma dove, dov'è il tuo cuore?
Ma dove è finito il tuo cuore?

(Hotel Supramonte – Fabrizio De André)



Lei aveva sempre avuto il dono di apparire nel posto giusto, al momento giusto e con la soluzione giusta; cosa che aveva sempre fatto innervosire Shen, perché odiava quando qualcun altro era un passo avanti a lui.

Era disposto a concedere solo che in quel momento la presenza della capra fosse meno peggiore di quella del panda e dei suoi amici, oltre all'ovvio fatto che lei non voleva linciarlo.

Shen camminava lentamente, in silenzio e guardando a terra.

-Vorresti toglieri di dosso quel nero?-

-Come?-

La capra si era fermata e gli stava porgendo un panno ed una borraccia.

Shen guardò velocemente dietro di sé, ma ormai gli altri erano nascosti dalla curva del sentiero.

Prese gli oggetti rapidamente per nascondere il tremore nelle ali e nel resto del corpo.

L'acqua era appena fresca, e riusciva a togliere la polvere di carbone dalle barbe di piume e penne; non era certo come lavarsi davvero, ma almeno il nero spariva ed una striscia alla volta riemergeva il suo bianco naturale.

Strofinarsi il collo e la parte scoperta delle ali richiese poco tempo, per le penne della coda dovette contorcersi.

-Potrei aiutar...-

-No!-

Lo scatto che aveva fatto sapeva più di paura che di stizza, ma lei non insistette.

Anche se sul margine di qualche penna era rimasto del nero, poco importava a quel punto.

Senza una parola restituì borraccia e straccio alla capra, che li fece sparire di nuovo dentro la bisaccia, e da ultimo si tolse la vesta nera.

Quella che aveva al di sotto era di un anonimo, sbiadito color sabbia, e si vergognava a doversi presentare in quel modo, dopo tanto tempo, alla tomba di famiglia.

Contrariato, fece per gettare l'altra di lato, ma la capra lo intercettò.

-Tanto non la indosserò mai più- chiarì lui.

-Non è una buona ragione per sprecarla-

E ripose anche quella.

"Quanta altra roba può mettere in quella dannata borsa?!"

-Fà come ti pare-

Voleva superarla e concludere quella cosa prima possibile, ma il pensiero di cosa avrebbe trovato alla fine del sentiero lo scosse troppo forte.

Adesso che arrivare a contatto con i suoi genitori e con il resto dei suoi avi era diventato reale, Shen la trovava semplicemente intollerabile.

"Non voglio andarci!" si trovò a gridare dentro.

Una volta che si era fermato non riusciva più a riprendere il cammino, e si fosse costretto a fare un solo altro passo si sarebbe spezzato, lo sapeva!

Guardò la capra accanto a lui, pronta a dirgli qualcosa, ma lui non voleva sentirlo.

-Non voglio vederli!- scoppiò.

-Shen, non hai motivo di temerli. Ti hanno amato fino all'ultimo, e sarebbero felici di sapere che volevi tornare da loro-

Shen scosse la testa.

Gli sembrava di avere dentro qualcosa che sarebbe scoppiato facendolo a pezzi.

La capra insisteva a dire che loro lo amavano, ma allora come avevano potuto mandarlo via?

E cosa importava adesso che erano morti da anni?

"Non sarei dovuto venire! Non cambierà nulla! Non possono dirmi più niente, non possono più ascoltarmi... sono morti!"

La consapevolezza lo colpì più forte di qualsiasi schiaffo.

Il pensiero dei loro scheletri avvolti nelle vesti preziose gli fece risalire in conato di vomito.

-Shen, guardami! Io sono qui con te. Non devi affrontare tutto questo da solo-

Per un attimo le sue parole gli suonarono come un ricordo, come se le avesse già sentite, ma la sensazione fu subito spazzata via dalle altre cose che si agitavano dentro di lui.

Non riusciva a fare nulla per nascondere quanto tremasse.

-Se mi avessero amato non mi avrebbero mandato via. Loro mi odiavano-

-Non è vero. Loro ti hanno mandato via per salvarti la vita. Odiavano quello che avevi fatto, ma non sarebbero mai stati capaci di accettare la condanna a morte-

"Non mi volevano morto. Come faccio a sapere se è vero?"

Sapeva che dentro di sé voleva disperatamente che fosse vero, e si vergognava di sé stesso per essere ancora così legato a loro; credeva di esserseli lasciati alle spalle lo stesso giorno in cui lo avevano cacciato.

-Anche se non hanno voluto uccidermi, mi hanno allontanato- era tutto sbagliato, tutto fuori controllo, ed il suo dolore pulsava contro le costole -Mi hanno mandato via perché non mi volevano più attorno..-

-Shen...-

-... perché sono stato toccato dalla morte!-

Se ne pentì immediatamente. Non avrebbe voluto dirlo, era uscito senza che lui potesse controllarlo.

Era quel posto, e la notte.

Il silenzio era vasto, nel buio, tra lui e la Divinatrice; non riusciva a guardarla in faccia per la vergogna.

-Shen, tutti noi siamo toccati dalla morte. In un modo o nell'altro accade a tutti. Ma c'è anche la vita, sai? Ogni essere vivente viene toccato sia dalla vita che dalla morte. Saresti potuto morire dentro il guscio, ma i tuoi genitori hanno voluto che tu vivessi. Anche Po. Nonostante il suo villaggio distrutto, in qualche modo lui si è salvato. La vita e la morte danzano attorno a noi tutto il tempo, ma noi possiamo scegliere cosa seguire e cosa no. Cosa trattenere e cosa lasciare andare-

-Lasciare andare? Come si può lasciare andare...?- lasciò morire la frase perché non c'erano parole per spiegare cosa stava scavando dentro di lui.

-Si può, Shen. Con pazienza, con la pratica, si può. Solo quando smetterai di respingere il dolore e sceglierai di accoglierlo potrai guarire-

-Cosa dovrei accogliere? Ti stai prendendo gioco di me. È impossibile-

Il dolore che lo stava strappando dentro era troppo da sopportare, non sarebbe mai guarito!

La sua vita non aveva fatto altro fino a quel momento che contrarsi attorno a quell'ultimo nucleo di agonia.

-Niente è impossibile, se gli concedi la possibilità di accadere. Credevi che Po fosse tornato per vendicarsi a tutti i costi, ed invece lui ha voluto salvarti a tutti i costi. Lo avresti mai detto? E allora cos'altro di impossibile può accadere?-

Shen rabbrividì.

Il mondo attorno a lui era appena esploso in migliaia di schegge.

Si sentì scivolare a terra come se il suo corpo non gli appartenesse più.

Tutte le sue certezze gli erano state strappate via di dosso e lo avevano lasciato fragile ed indifeso.

Riusciva appena a rendersi conto dei brevi rantoli che emetteva assieme ad ogni respiro, come piccoli fantasmi che sfuggissero dalla prigione della sua gabbia toracica.

-Perché sono venuto qui? Non cambierà niente- riuscì a dire.

Avrebbe solo voluto scappare via, lontano da tutto; dal cimitero, dagli spettri, da sé stesso...

Di nuovo, scosso da dentro, sentiva che tutto, da dentro al petto, alla gola, ai suoi occhi rossi, bruciava.
"Ho paura" realizzò.

Accanto a lui percepì un movimento, e sollevare la testa per capire cos'era lo riportò alla realtà.

Gli occhi dorati della capra lo scrutavano con gentilezza, alla sua stessa altezza ora che anche lei si era inginocchiata.

-Shen, può guarire. Lo so che sembra impossibile, ma ti assicuro che anche un dolore come il tuo può guarire. Se permetti loro di guarire, le ferite diventeranno cicatrici, e le cicatrici con il tempo sbiadiranno-

Lui lasciò andare un lamento di sofferenza, perché no, era impossibile!

Anche il panda gli aveva parlato di ferite e cicatrici.

"Devi lasciare andare tutta quella roba del passato perché non ha nessuna importanza. L'unica cosa importante è chi tu scegli di essere ora"

Sentiva tutto il suo corpo che tremava. Si era ridotto ad un filo di paglia nel vento.

Abbassò lo sguardo sulle sue ali che scavavano nel terreno, ma nemmeno aggrapparsi in quel modo bastava a nascondere i brividi.

"Mi ha detto che non aveva importanza cosa avessi fatto in passato. Ma lui sapeva. So che lo sapeva... come ha potuto dire che non era importante?!"

Aveva sempre liquidato quella questione dicendo che il panda era stupido, mentre adesso aveva la sensazione che ci fosse molto altro; qualcosa di immenso di cui lui aveva colto solo una sbirciata, e che non riusciva a tollerare di affrontare per intero.

Perché se non era il panda a essere stupido allora...

La capra lo toccò leggermente sulla schiena.
-Smettila di combatterlo. Lascia che fluisca-

***

Non potevano fare altro che aspettare.

Si erano seduti sui bordi dei sentieri, scusandosi con i templi a cui davano le spalle, ed a poca distanza da Tigre c'erano i tre ragazzi che commentavano a voce bassa.

-Preferisco che la Divinatrice sia venutata a prenderlo. Non mi andava più di accompagnarlo- Aveva appena detto Scimmia.
-Nemmeno a me, ad essere sincero- Confermò Gru -Non ha nemmeno considerato la tomba di Maestro Rhino-
Scimmia si grattò la testa penseroso -Non lo so. A me è sembrato spaventato. Forse è passato oltre in quel modo perché almeno un poco gli dispiace?-
Tigre non sapeva cosa pensare. In quel momento era solo sollevata anche lei che fosse stata la Divinatrice a prendersi in carico il pavone.

Si sentì toccare leggermente sul gomito e più in basso Vipera le indicò con la testa in direzione di Po.
Un senso di allarme immediato la fece scattare in piedi.

Non aveva mai visto Po in quel modo!

Si era messo in disparte, e se ne stava in silenzio con le braccia strette attorno alle ginocchia ed il muso nascosto.

Tigre non riusciva a crederci!
Po faceva tante cose: restava incastrato mentre tentava di imparare la spaccata, rubava tutti i biscotti di Scimmia, rimbalzava dove chiunque altro si sarebbe fatto malissimo, riusciva a ficcare quaranta azuki dolci in bocca in un volta sola... ma non piangeva!
Lei non lo aveva mai visto piangere... non lo aveva mai visto nemmeno triste in realtà.
Il panda era tutto risate, spensieratezza, ed entusiasmo infantile; Tigre non riusciva a ricordare in lui nulla che andasse oltre una lieve malinconia.
In quel momento invece era appallottato a trattenere i singhiozzi.
Tigre corse subito vicino a lui a posargli le zampe sulle spalle.
-Po, che succede?-
Lui si strinse ancora di più.
-Po!- insistette più forte.
Vipera scivolò accanto a loro ed accarezzò il panda su un gomito con la punta della coda.
-Po, va tutto bene, non ti prendiamo in giro. Vogliamo aiutarti-
Solo allora Po sollevò appena la testa.
"Oh, no! È ancora per la storia del testo tosto"
-Po, ascoltami, Vipera ha ragione, non ti prenderemmo mai in giro. Deve essere una cosa seria-
Il panda annuì.
Tigre avrebbe voluto essere in grado di accarezzare come Vipera.

-Vuoi dirmi che cos'è?-
-Mi ha detto che...- cominciò Po con la voce che tremava -... Che i... che i miei genitori... non ce l'hanno una tomba-
E scoppiò a piangere.

Tigre era rimasta bloccata per l'orrore. Si scambiò uno sguardo con Vipera, spaventata quanto lei, ma Vipera era stata più veloce e si era arrampicata per avvolgere le spalle del panda con tutto il suo corpo.
Tigre era così arrabbiata che non riusciva a fare nulla.

Dentro di lei era appena esplosa una bolla infuocata che la faceva tremare.

Riusciva a pensare solo a quanto il pavone fosse un essere disgustoso, e che non aveva mai, nemmeno per un momento, meritato l'aiuto di una persona come Po!
-Po! Non mi interessa quanto tu voglia vedere del buono in Shen, io questa non gliela farò passare liscia!-
-No, non Shen...- Po tirò su col naso. I singhiozzi gli spegnevano la voce -È... è stato Maestro Bue-
-Cosa?!-

Non riusciva a crederci! Perché mai un maestro di kung fu aveva detto una cosa così brutta proprio a Po?

Forse Po voleva risponderle, ma uscirono solo singhiozzi.

"Va bene, ora basta"

Abbracciò anche lei il panda e gli fece posare la fronte sulla sua spalla.

Lei lo sapeva che Po non era tosto tosto come voleva far credere, ma una cosa del genere avrebbe ferito chiunque. E nessuno poteva permettersi di fare stare male il suo amico!

Su di lei sentì il tocco di un'ala, e quando guardò in su era Gru.

-Non avrebbe dovuto dirlo. Il fatto che Shen gli sta antipatico non lo autorizza a maltrattare te. Mi dispiace, Po-

-Già, non avrebbe dovuto! Anche se non è d'accordo con quello che fai non può trattarti male- confermò Scimmia.

Per fortuna anche gli altri li avevano raggiunti e cercavano di confortare il panda.

Mantide saltò proprio sulla sua testa e gli accarezzò un orecchio.

-Po, se per te è importante possiamo trovare qualcosa che gli è appartenuto per ricordarli. Io posso rispolverare tutta la mia fretta e setacciare qualsiasi posto prima che tu possa accorgertene-
Intanto i suoi singhiozzi si erano calmati ed il panda mise fuori il muso quanto bastava per guardarli.

Aveva gli occhi arrossati ed ancora tirava su col naso.

Tigre tentò di accarezzarlo ma rinunciò subito.
-Davvero lo faresti, Mantide?-
-Puoi scommetterci, amico mio!-

-Anche io!- aggiunse Scimmia -Posso salire sui rami più alti ed individuare qualsiasi cosa!-

Tigre lo lasciò andare solo quando fu sicura che avesse davvero superato il momento.

-Grazie, ragazzi... è bello avere amici come voi!-
Po strinse tutti quelli che riusciva a raggiungere in uno dei suoi abbracci e Tigre si trovò schiacciata contro le ali di Gru.

Era imbarazzante, ma non se ne sarebbe lamentata se fosse servito a far stare meglio Po.

***

Shen aveva completamente perso il controllo di sé stesso.

Odiava le lacrime ed odiava non essere padrone di sé, ma niente dipendeva più dalla sua volontà.

Aveva pianto e gridato così forte che era certo che le costole si fossero spezzate, ed invece era...

"Ancora vivo"

Realizzò incredulo.

E non faceva più male come se gli avessero scaricato sul cuore una colata di metallo fuso.

Si staccò dalla capra e con un gesto veloce si strofinò via le ultime tracce di pianto dagli occhi.

Avrebbe voluto solo sprofondare e sparire per sempre alla vista di chiunque.

Si rialzò in piedi, ma più tentava di darsi un contegno più si sentiva ridicolo.

-Vuoi andare da loro ora?-

La domanda lo colse impreparato.

Ancora, come prima, voleva ed allo stesso tempo non voleva, ma non c'era più il dolore ad annebbiargli i sensi.

-Sono arrivato fin qui. Ormai tantovale finire questa cosa-

-Ricorda che è una tua scelta-

"Certo. Come scegliere chi essere"

Si incamminò nell'ultimo tratto di sentiero, e dietro di lui la Divinatrice lo seguì senza fare nessun commento.

***

Il macaco dai saggi occhi dorati aprì il cancello per farlo passare.

Il metallo sulla punta del fodero della spada urtò contro il legno con un suono attutito.

***

La tomba di famiglia era maestosa ed elegante come lo era stato il palazzo della Sacra Fiamma.

Le stesse fiamme scolpite nel legno e dipinte di giallo decoravano le colonne rosse che sostenevano la volta della pagoda ottagonale.

Era grande, un vero tempio di famiglia, con tre ordini di colonne che si diramavano dal centro in otto file.

Tra le lapidi c'erano solo poche lanterne accese ed era più buio che all'esterno.

Le pietre tombali creavano profili frastagliati, e tra quelle e le colonne sembrava di essere entrati in una foresta congelata nel tempo.

Il rumore dei suoi artigli e degli zoccoli della capra sulla pietra si udiva appena per un attimo prima di dissolversi nella penombra.

Tutto attorno a lui le lapidi di tutti i suoi antenati gli rimandavano il suo riflesso per pochi attimi prima di sparire inghiottite dal buio.

Al centro c'era la lapide della prima coppia regnante, gli avi di quattro generazioni prima di lui, coloro che avevano fatto di Gong Min una vera città.

Shen si inchinò brevemente davanti a loro, e poi davanti ad ogni lapide di cui leggeva il nome.

Su alcune si vedevano delle offerte, e solo in quel momento lui si rese conto che non aveva portato nulla.

Credeva che il suo disprezzo sarebbe bastato, e ricordarlo lo faceva piegare per la vergogna.

"Madre!" gli fece mancare il fiato.

Non era stato il nome né il disegno delicato di una femmina di pavone a fargliela riconoscere, ma le orchidee.

Sopra una delle lapidi, in dei vasetti appesi al soffitto, crescevano delle piante di orchidee, e le loro cascate di fiori liberavano un profumo dolce.

Shen sentì di nuovo il tremore che lo afferrava dentro, ma stavolta non voleva scappare.

Si avvicinò lentamente alle due lapidi.

I fiori erano colorati. Ce n'erano di rosa, di arancioni, di viola scuro, ed infine di bianchi.

Erano così belli e così familiari per lui che si aspettava che da un momento all'altro sua madre arrivasse con una brocca d'acqua ed un coltellino per prendersene cura.

Le avrebbe annaffiate lentamente per non fare ristagnare l'acqua, e poi avrebbe tagliato le parti secche che appesantivano la pianta.

Faceva così male rendersi conto che sua madre non avrebbe mai più compiuto quei gesti!

Sentiva un grido che gli risaliva in gola ma sapeva quanto sarebbe stato inutile.

Ricordava che quando lui era un pulcino, durante la stagione della fioritura, sua madre fingeva di confonderlo tra i fiori bianchi, e lui tentava di non ridere e di restare davvero zitto ed appollaiato dietro un ramo fiorito per non farsi scoprire più a lungo possibile.

Solo se la mamma cominciava a preoccuparsi lui usciva fuori, ma era più bello quando era lei a trovarlo.

Tutto quello che tornava a galla lo colpiva a fondo.

Ricordava che, quando entrava nel piano delle orchidee, prima ancora di vedere lei, la sentiva cantare.

"Mamma, queste sono viola come te"

"Sì, Shen"

"E queste sono bianche come me"

"Oh, sì! Lo vedi questo rametto? Ecco, questo sei proprio tu"

"E non ci sono orchidee blu come papà?"

"Non so se esistono. Se esistono, crescono in un posto molto lontano da qui"

"La troverò io! Quando sarò grande farò un lungo viaggio, e ti porterò un'orchidea blu, e così tutti avremo la nostra orchidea"

Tanti anni che era stato lontano e non era tornato con un'orchidea blu.

Si asciugò gli occhi in fretta.

La lapide accanto era quella di suo padre.

Shen non voleva vedere le date della morte, preferì nasconderle nell'ombra in modo che gli ideogrammi si confondessero nei giochi di luce della lanterna.

Sulla tomba di suo padre le offerte dovevano essere state coni di incenso.

Un fiore di loto lavorato in argento aveva ancora le tracce dei coni precedenti sui petali, però per Shen i coni di polvere significavano non quelli per l'incenso, ma quelli di resina e polvere nera che suo padre gli aveva insegnato a creare; ricordava le penne blu di suo padre che lavoravano il composto appiccicoso, e poi le sue penne più piccole e bianche che tentavano di ottenere una pallina della stessa precisione.

Era stato così contento quando suo padre gli aveva insegnato quella cosa!

E presto lui era diventato persino troppo bravo, tanto che le piccole fontane di luce dei suoi coni erano diventate tanto frequenti da spingere suo padre a fargli un lungo, serio discorso, sul costo delle materie prime.

Un singhiozzo lo fece contrarre.

Il disegno stilizzato del pavone con la coda spiegata gli faceva rivedere il piumaggio blu-verde di suo padre quando gli spiegava come utilizzare la coda per planare.

La prima volta che lo aveva portato sulla balconata al primo piano lui era un adolescente magro e nervoso, e si era rifiutato di saltare per paura di non riuscire e di fare una brutta figura.

Da quella prima volta suo padre gli aveva chiesto di accompagnarlo fuori città, e solo quando erano stati abbastanza lontani gli aveva chiesto così, casualmente, se volesse riprovare.

Il suo primo salto era stato da un ramo di ginko, con le sue foglie dorate a forma di ventaglio, ad un campo di fiori selvatici.

Non era stato perfetto, ma era stato meno peggio di quanto lui aveva immaginato, e da allora non si era più fermato.

Era già abbastanza grande da aver superato i lunghi periodi di malattia, ma se dopo essere stato ore in mezzo alle correnti d'aria sentiva per caso il respiro affannato ricordava che la paura tornava a strisciare dentro di lui.

E non voleva dire che aveva paura di stare di nuovo male, perché mamma e papà non erano più preoccupati per lui, e non voleva che ricominciassero a non dormire la notte ed a non essere felici.

Amava esercitarsi all'aperto con suo padre, sentirlo ridere quando atterrava accanto a lui e fare le loro gare su chi planava più veloce, da più in alto o più a lungo.

"Piano, giovanotto! Io non ho più quindici anni come te!"

Sopo quei pomeriggi tornavano a palazzo scalmanati e felici, con i vestiti tutti da rammendare.

Aveva scoperto quanto gli piaceva vincere e quanto odiava perdere.

E poi aveva scoperto come esercitarsi da solo, per provare a fare cose nuove ma in modo che nessuno lo vedesse se falliva.

Era fatto così, lui: sperimentava, provava, voleva fare cose che nessuno aveva mai fatto prima, ma se non gli riuscivano la rabbia poteva consumarlo.

Quando un suo esperimento falliva ricordava che si chiudeva nel silenzio e nella solitudine per giorni, e se i suoi genitori provavano a chiedergli perché fosse nervoso lui non rispondeva.

Doveva essere cominciata in quel modo: con lui che si rifiutava di parlare ed i suoi genitori di nuovo preoccupati, come quando lui stava male.

"Come è potuto andare tutto storto?"

Il presente era così amaro da stringergli la gola, ed aveva il sapore delle lacrime e dei ricordi.

Se non ci fosse stata la profezia, se lui avesse ignorato l'esistenza dei panda, se con il tempo loro avessero imparato a rispettare i limiti che lui metteva, forse... forse le cose sarebbero andate in modo diverso.

Forse avrebbe fatto ancora zampillare piccoli fuochi d'artificio di resina e polvere, e forse avrebbe davvero fatto lunghi viaggi diplomatici in paesi stranieri dove prima o poi avrebbe trovato un'orchidea blu.

Serrò gli occhi perché non sopportava più di vedere le lapidi. Non sopportava che sua madre non avrebbe più cantato vicino alle orchidee e che suo padre non gli avrebbe più insegnato nulla.

Il dolore gli stringeva il petto, le tempie, la gola.

-Non trattenerlo, Shen. Lascialo andare-

Fu come se la Divinatrice avesse fatto scattare una serratura segreta.

I singhiozzi e le lacrime risalirono ancora una volta, e lui si coprì con le ali per quanto se ne vergognava.

Avrebbe voluto che loro potessero sentirlo, e poter spiegare che non aveva mai voluto fare loro del male, che lui stava solo facendo quello che sentiva di fare e che avrebbe voluto che le cose funzionassero.
-È tutto così sbagliato!- esclamò.

Sentì che la Divinatrice lo toccava leggermente sulla schiena; non era invadente, ma gli faceva sentire la sua presenza.
-Hai ragione, è tutto sbagliato. Abbiamo sbagliato tutti, Shen. Loro a non parlare con te, io ad accettare di prevedere il tuo futuro a tua insaputa, tu ad agire d'impulso. Siamo tutti vittime e tutti carnefici-

-Perché è andata così?-
-Non ha più importanza. Non puoi cambiare il passato-

-Ma posso impedire che accada di nuovo in futuro. Dimmi perché-

Lei sospirò.

Shen voleva solo la verità, non gli importava più quanto altro avrebbe potuto ferirlo.

-La volontà di proteggere una persona a volte ci acceca. Ricordati che anche le migliori intenzioni devono essere valutate attentamente-

La testa gli pulsava. In un modo nebuloso e confuso, credeva di capire cose lei volesse dirgli.

-Shen? Io posso richiamare le loro ombre. Richiede energia, ma se per te è importante, lo farò-

Lui si girò a guardarla.

Per la prima volta trovò incredibile come lei fosse ancora accanto a lui nonostante tutto, e adesso la possibilità di parlare con loro...

-Come sarà per loro? Essere- si interruppe per cercare la parola giusta -Richiamati-

-Non lo so. Ci sono cose che solo chi ha attraversato il velo può conoscere-

"Dunque potrebbe essere doloroso? O potrebbe disturbarli in qualche modo?"

-Tu li conoscevi bene. Puoi giurarmi che non mi odiassero?-

-Posso giurarlo. Hanno cercato sempre e solo di proteggerti, e quando ti hanno allontanato lo hanno fatto per salvarti la vita. Ti hanno dato la possibilità di ricominciare in un modo diverso-

Shen guardò di nuovo le lapidi dove la sua immagine era divisa in due riflessi e frammentata in mezzo agli ideogrammi.

-Lasciali riposare-

Aveva ancora gli occhi lucidi quando si inchinò davanti ai loro nomi e fece i tre passi indietro senza voltare loro le spalle.

***

-Ehi, eccoli!-

Tigre si voltò quando Scimmia richiamò la loro attenzione.

Dal sentiero sia Shen che la Divinatrice stavano tornando indietro.

Tigre si accorse subito che c'era qualcosa di diverso nell'atteggiamento del pavone.

In qualche modo si era tolto di dosso la polvere di carbone e la vesta nera, e la sua figura palida si confondeva nella luce delle lanterne; era sempre serio e severo, con le ali raccolte sotto le maniche, ma c'era anche qualcosa di più profondo in lui.

Quando li vide non sembrava più terrorizzato da loro come quando li aveva lasciati.

Non abbassò gli occhi mentre andava loro incontro, ma non era per la solita arroganza.

Anche se tutti si erano alzati quando lo avevano visto arrivare, nessuno aveva detto nulla.

Lui li guardò uno per uno.
-Niente al mondo può cancellare quello che ho fatto-

Si soffermò in particolare sul panda, incurante dei loro sguardi sorpresi, e poi fece una cosa che Tigre non si sarebbe mai aspettata: si inchinò.

Lui, che poco prima non riusciva nemmeno a voltare loro le spalle per paura che lo attaccassero, adesso aveva quasi ammesso le sue colpe e si era messo in una posizione di vulnerabilità.

Tigre fece l'unica cosa possibile: si avvicinò al pavone bianco ed anche lei si inchinò nel saluto kung fu.

Alle sue spalle dei fruscii le fecero capire che gli altri avevano imitato il suo gesto, e nonostante non stesse guardando direttamente né Shen né loro, sentì che la tensione nell'aria si era dissolta.

Quella era la cosa più simile a delle scuse che avrebbero mai ottenuto da Lord Shen, ma già il fatto che avesse fatto quel gesto era un cambiamento importante.

Uno spostamento d'aria accanto a sé fece sbilanciare Tigre.
-Sììì!!! Evvai, evvai evvai! Lo sapevo che c'era qualcosa di buono in te!-
-Panda! Rimettimi immediatamente giù!-

Po non aveva potuto fare a meno di manifestare la sua gioia, e lo aveva fatto saltando addosso a Shen per sollevarlo in un imbarazzantissimo abbraccio.

Abbraccio per nulla apprezzato, a giudicare da come Shen si dibatteva!

Alle sue spalle Scimmia e Mantide ridevano senza ritegno, invece Vipera e Gru riuscirono a mantenere la serietà.

Tigre avrebbe voluto almeno sorridere, ma le sembrava un peccato rovinare un momento come quello, per cui raggiunse Po e gli posò una zampa sul gomito.
-Po, è meglio che lo lasci andare-

-Oh... oh, sì... sì, scusa-

Non appena Shen tornò con le zampe a terra scappò a distanza di sicurezza, per essere assolutamente certo che non ricapitasse; mentre si sistemava le pieghe nella veste continuava ad indirizzare occhiate astiose al panda, che però continuava a sorridere.

Tigre incrociò per un attimo lo sguardo della Divinatrice, ed anche lei sorrideva, appoggiata al suo bastone.

-Va bene, abbiamo finito- sentenziò Shen alla fine -Andiamocene da qui prima possibile-

Tigre notò che era tornato ai suoi modi nervosi di sempre.

Lo vide girarsi per ripercorrere il sentiero al contrario, dopo un'ultimo sguardo di ammonimento al panda, ma poi il pavone rimase immobile come una statua.

Seguendo la direzione del suo sguardo, Tigre si accorse che lui guardava dritto verso la tomba di Maestro Rhino.

Stavolta Shen non guardò indietro verso di loro, ma si avvicinò alla pagoda a passi lenti.
Tigre gli aveva visto per un attimo uno sguardo così sgomento di fronte a quella tomba che non potè fare a meno di chiedersi cosa avesse cambiato tanto Shen in così poco tempo.

***

Trovarsi di nuovo davanti alla tomba di maestro Rhino lo aveva colpito come uno schiaffo.

L'aveva vista anche prima, certo, ma adesso la vedeva in un modo diverso.

Si chiese come avessero fatto a fare un funerale, perché sapeva quanto era stata devastante l'esplosione della sua arma.

Non cercò nessuna scusa. Lasciò che la consapevolezza lo ferisse.

Incurante di quello che aveva detto pochi secondi prima sull'andare via, si mosse lentamente verso la pagoda che conteneva la tomba di Rhino Tonante, e verso il martello che era rimasto lì in sua memoria.

Il legno dell'impugnatura e la testa in metallo recavano ancora i segni dell'esplosione, e tutti quei graffi e quelle bruciature Shen le sentiva dentro di sé.

Ricordava di aver agito in preda alla rabbia ed al desiderio di rivalsa, di aver lasciato scoppiare il colpo di cannone per dare voce a tutta la sua frustrazione nei confronti delle tradizioni che rallentavano il suo progresso.

"È un avvertimento, Shen"

Le parole risuonarono chiare nella sua mente come se Maestro Rhino le avesse pronunciate in quel momento.

"Mi hai solo avvertito. Mi hai dato la possibilità di ripensarci"

Odiava ammetterlo, ma era proprio come aveva detto il bue: Maestro Rhino aveva pagato cara la possibilità che aveva dato a lui per fermarsi di sua volontà, senza che nessuno si facesse male.

Shen si sentiva scosso come di fronte alle tombe dei suoi genitori.

All'epoca aveva liquidato le parole di Bue come una stupidaggine, in quel momento ne sentiva il peso.

Era vero: per Rhino sarebbe stato facilissimo schiacciarlo immediatamente con il martello: lui aveva violato il bando, e la pena prevista era la morte; Maestro Rhino avrebbe potuto semplicemente eseguire la condanna senza dover dare giustificazioni a nessuno.

"Non lo hai fatto"

Avrebbe voluto averlo capito in tempo, invece di dargli dello smargiasso.

E adesso non poteva più fare nulla per rimediare, perché tutto ciò che restava di Maestro Rhino era silenzio ed una tomba vuota.

Gettò una breve occhiata dietro di sé, ma in realtà non gli importava realmente di cosa avrebbero pensato gli altri.

Si inchinò di nuovo e rimase a rendere onore a chi lo aveva protetto.

-TU!-

La voce alle sue spalle lo fece trasalire.
-Che cosa ci fai tu qui?!-

Shen si rialzò lentamente.
A pochi metri da lui c'era Maestro Bue.

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Cantuccio dell'Autore

Siete ancora qui?

Non sapete che paura che ho per questo capitolo e per la sua seconda parte! Ho sempre paura che sia tutto troppo retorico o pesante oppure troppo OOC.

E paura che questa parte sia troppo lunga. Sono quattro capitoli solo per andare e tornare da questo benedetto cimitero.

Questo è un altro capitolo diviso, dunque il seguito dovrebbe arrivare abbastanza presto.

Davvero non so cosa succede. Giuro che non ci metto il lievito, non so come facciano ad aumentare di volume.

Vi lascio qualche nota

-Il link della citazione all'inizio https://www.youtube.com/watch?v=GO5SvqCto9A "Hotel Supramonte – Fabrizio De André"

-L'unica orchidea blu esistente in natura si chiama Vanda coerulea, e vive nel sudest asiatico. Ho passato tanto tempo a cercare di decidere se Lady Mei Li ce l'avesse o no.

Smeralda E. Elessar



   
 
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