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Gregory aprì un solo occhio e studiò suo fratello
minore, si era svegliato
sentendosi osservato.
"Che fai?" Biascicò,
sbadigliando e stirandosi. "Mi controlli anche mentre dormo?"
James gli sorrise. "Non
credere di essere così importante, mi sono solo svegliato
prima di te,
riflettevo prima di uscire."
"E a cosa pensavi di grazia,
che ti svegli all'alba?"
"Beh, a come eravamo, anzi a
come ero io. Uno stupido ragazzino scombinato che non faceva altro che
infastidirti." Gregory brontolò, suo fratello stava
diventando un
sentimentale senza scampo.
"Eri un ragazzino curioso, e
pieno di energia. E bisognoso di affetto."
Si liberò dalle coperte,
il
pigiama si aprì e lasciò intravvedere la
cicatrice della ferita sul torace.
James rabbrividì,
abbassò lo
sguardo per non vederla.
"Sei dimagrito, non mi ero
reso conto quanto." Mormorò sollevando lo sguardo, poi
proseguì con
convinzione. "Sei stato il fratello perfetto, quello a cui ricorrere in
caso di bisogno."
Gregory alzò gli occhi
al cielo e
brontolò.
"Di un po' hanno sparato a
me? O sulla tua testa? Che razza di discorsi fai?"
"Probabilmente dritto al mio
cuore, da come soffro quando ti guardo." Greg si sedette sul letto e lo
studiò con apprensione.
"Non riesci a superare quel
giorno, vero? Eppure sono qui, dovresti mettere fine alla tua ansia. Io
dovrei
preoccuparmi, non tu!"
James, il viso addolorato, si
alzò
e a piedi scalzi si avvicinò al fratello, si sedette al suo
fianco, sul bordo
del letto sfatto. Erano vicini, i gomiti si sfioravano.
"È vero, non faccio che
vederti
soffocare nel sangue. È successo tutto così in
fretta, come se il destino mi
avesse presentato il conto per tutte le volte che sono stato un
fratello
bastardo e irriconoscente."
Gregory si stizzì e si
alzò di
scatto, agitò la mano in aria e camminò fino al
centro della stanza.
"Basta, stai diventando
paranoico! La devi smettere! Cresci James, non sono così
buono, ti ho
strigliato spesso e redarguito anche nel tuo lavoro."
Entrambi sapevano che non era
propriamente così, Greg lo aveva incitato più che
sgridato. Era James che,
spesso, andava oltre, arrivando anche ad offenderlo.
"Oh avanti! Potresti
addossarti la colpa di qualsiasi cosa, ma in realtà sei
stato il fratello più
generoso, più disponibile che potessi desiderare, mi hai
praticamente cresciuto
e io non facevo che pretendere la tua attenzione, ti tormentavo."
Greg in piedi davanti a lui, si
portò la mano al centro del petto massaggiandosi la ferita,
non riusciva a
comprendere l'apprensione di James.
"Non sono un santo! Non so
cosa ti prende, sono sempre lo stesso e fino a poco tempo fa mi
detestavi!"
Il fratello minore lo raggiunse e
lo prese per il braccio.
"Ho sbagliato tanto con te,
solo ora vedo quanto sei stato presente, anche se non riuscivo ad
ammetterlo."
Greg si scostò e lo
fissò, i suoi
occhi illuminati da una nuova consapevolezza. Sentiva la sua paura,
forte e
violenta che lo scuoteva da dentro, la sensazione del dolore della
perdita. Fu
gentile e protettivo come lo era sempre stato.
"Sei un uomo, fratello, hai
la tua vita, la tua strada. Non siamo più bambini."
James rimase immobile, si
portò le
mani alla testa massaggiandosi le tempie e mormorò, con un
filo di voce.
"Non posso, non senza di te!
Niente avrebbe più senso."
Abbassò il capo,
sembrava
improvvisamente stanco e vinto.
Gregory sentì la stessa
sensazione
di abbandono e solitudine che aveva provato quando erano ragazzini.
Istintivamente ripeté quel gesto che faceva spesso per
consolarlo, lo prese per
le braccia e gli fece appoggiare la testa sulla sua spalla, la fronte
gli
scaldava la pelle.
"Ho fatto quello che dovevo,
fratellino ma ora sei consapevole che non sarò sempre al tuo
fianco. Niente è per
sempre James. Se ti
ritrovi a dipendere da me in questo modo, vuol dire che ho fallito."
Il più giovane rimase
fermo, le
braccia inermi lungo i fianchi, respirava con affanno.
"Ho avuto paura, Gregory, il
terrore di restare da solo."
Singhiozzò, e si
lasciò andare a
un pianto liberatorio. Gregory lasciò che sfogasse la sua
angoscia, le sue
lacrime gli bagnarono la spalla, per la prima volta si accorse di
essere
impotente e di quanto gli volesse bene.
La vita li aveva messi alla prova,
stava a loro trovare una nuova strada da percorrere insieme.
Lo allontanò con
delicatezza da
sé.
"Anch'io pensavo di non
vederti più, razza di stupido! Eppure siamo qui. Ora
ricomponiti, fammi vedere
che sei il fratello grintoso che mi piace così tanto. Va
dalle tue reclute e
strigliale, sei un bravo ufficiale."
Mantenne la calma, ma era solo
apparente,
dentro si sentiva morire.
"Forza, ti faccio contento,
vado da John per la solita visita medica, che vi farà stare
tranquilli
tutti."
James annuì lentamente,
si passò
la manica sul volto per asciugarsi gli occhi. Esattamente come quando
era bambino.
Gregory sentì crescere la voglia di combattere per loro e
soprattutto per lui.
Gli pulsò dentro come una linfa rigenerante.
Si vestirono, consapevoli di aver
fatto un passo in avanti. James in tuta mimetica, allacciò
gli scarponi
pesanti, prese il berretto. Ma prima che uscisse Greg lo
fermò.
"Sai fratellino, c'è una
cosa
che ho avuto paura di non poterti dire quel giorno."
James si voltò facendosi
serio,
infilò le mani nelle tasche per nascondere l'insicurezza e
tormentò la stoffa
dei calzoni mimetici.
"Cosa?" Mormorò con poca
forza.
"Che ti voglio bene, che te
ne ho sempre voluto tanto e che desideravo continuassi la tua vita
anche senza
di me." Riprese a voce più bassa, senza guardarlo. "Il
sangue mi
soffocava e me lo impediva." Gregory sospirò. "Ora lo sai."
Gli occhi di James brillarono
acquietati, fece due passi in avanti.
"L'ho sempre saputo. Sapevo
cosa volevi dirmi quel giorno."
La voce era quasi afona, il
fratello maggiore si avvicinò e lo avvolse in un abbraccio
riconoscente. Lo
sentì rilassarsi fra le sue braccia come se il peso di
quella giornata
devastante stesse scivolando via lentamente, insieme a tutta la rabbia,
il
rimpianto, il dolore e l'orgoglio ferito. Non c'era nulla di
così forte che
potesse guarire le ferite nell'animo del suo fratellino, come il calore
di quel
contatto.
Rimasero stretti, tremando e
singhiozzando insieme, come se fossero tornati i bambini che erano
stati.
Consapevoli che niente era per
sempre.
Ma che l'amore che provavano
valeva più di qualsiasi altra cosa al mondo.