LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA
STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.
SI PRECISA INOLTRE, CHE QUANTO NARRATO DI
SEGUITO E’ SOLO FRUTTO DELLA MIA
IMMAGINAZIONE E NON CI SONO SPOILER RELATIVI ALLA QUINTA STAGIONE.
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Promises
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Capitolo 5
*
“Abbiamo bisogno di un piano per far uscire allo
scoperto Lady Bug e Chat Noir.” Pronunciò Nathalie verso il suo capo sicura e
decisa.
Non si era ancora ripresa del tutto, anche se la notte appena trascorsa era
stata fondamentale per non debilitare ulteriormente il suo stato precario di
salute.
Le sarebbero bastate ancora qualche ora di riposo e poi avrebbe potuto
alzarsi ed affiancare il suo mentore in quella folle impresa.
L’intenzione di Gabriel era chiara, doveva impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir per distruggere quel
mondo e ricrearlo senza la presenza di Amelie, se non fosse stato per lei,
Emilie non si sarebbe mai e poi mai messa in testa di usare il Miraculous del Pavone per creare un figlio a sua sorella,
causando così la rottura di quel gioiello per lo sforzo compiuto e
conseguentemente la sua malattia.
Dusuu gli aveva dato la certezza che era stato in seguito alla spaccatura che il
monile aveva diffuso il suo potere dentro di lei, causa poi della malattia sua
e di suo cognato.
Perché loro non erano esseri magici e l’organismo umano non tollerava il
potere che li aveva colpiti violentemente.
Sarebbe stato totalmente inutile tornare indietro con Fluff e rischiare di
cambiare il corso degli eventi per nulla, ad esempio se impediva ad Emilie di
trovare o di usare il Miraculous del Pavone, questo
avrebbe significato la fine del loro matrimonio a causa di un litigio dettato
sempre per lo stesso motivo, ovvero quello che aveva minacciato la loro
relazione anche nel corso di quegli anni; quello che lo stilista doveva fare
era eliminare il problema alla radice: Amelie.
Emilie non ricorderà di aver avuto una sorella, i suoi genitori crederanno
di aver avuto solo lei. Chi invece avrebbe saputo la verità sarebbe stato solo
lui. Forse, perché nemmeno lui conosceva le reali conseguenze del suo gesto.
Probabilmente avrebbe dimenticato anche lui Amelie, ed infondo lo sperava, così
non avrebbe vissuto con il rimorso di mentire alla moglie.
Gabriel era sicuro che questa cosa prima o poi lo avrebbe fatto impazzire.
Odiava mentire in generale ed ogni mattina che si guardava allo specchio
versava una lacrima perché impossibilitato nel raccontare la verità ad Adrien,
suo figlio. Ed era per questo motiva che cercava di evitarlo, per non cadere
nella tentazione di rivelargli una verità scomoda e scioccante, anche se
essenzialmente lo stava facendo per lui, perché potesse essere felice con
nuovamente la madre ancora a fianco.
Gabriel si sedette sul bordo del letto ed infilò entrambe le mani
all’interno dei capelli platino, abbassando poi il capo sbuffando sonoramente.
“Ora che ha quasi tutti i Miraculous sarà
impossibile fallire.” Continuò lei cercando di capire quale sarebbe stata la
mossa successiva del designer.
Lo stilista scosse il capo poco convinto “Non lo so, Nathalie. È che mi
sembra troppo facile.” Si alzò in piedi iniziando a camminare su e giù
portandosi le mani dietro la schiena.
“Lei si complica un po' troppo la vita… ci pensi… ora che ha i Miraculous potrà formare una sua squadra per dare la caccia
a quei due ragazzini. Un po' come ha fatto Lady Bug negli ultimi tempi.”
“Già…” Gli occhi di Gabriel s’illuminarono e strane idee iniziarono a
martoriargli la testa.
“Visto che non potrà più contare su sentimostri,
potrebbe consegnare i Miraculous al suo esercito e
poi akumatizzarli, così facendo è sicuro di togliere
a Lady Bug e Chat Noir l’occasione per portali dalla loro parte ed evitare di
perdere quanto ha guadagnato fino ad ora.”
“Nathalie… sei un genio… non so cosa farei senza di te.” Le scoccò
un’occhiata piena di gratitudine, era vero. Se la sua segretaria non fosse
esistita, chissà quali disastri ed errori starebbe combinando ora.
Di rimando, la corvina abbassò lo sguardo sentendosi mancare
improvvisamente l’aria attorno.
Gabriel non era nuovo a complimenti di diverso genere in suo favore e
questo non poteva che farle piacere, ma la consapevolezza che presto lui
sarebbe stato felice con la moglie accanto, dimenticandosi di lei, la rattristava.
Presto lo avrebbe perduto e lui non avrebbe mai scoperto quanto grande era
l’amore che provava nei suoi confronti.
“La ringrazio.” Deglutì volgendo lo sguardo da tutt’altra parte dopo averli
rivolto un mezzo sorriso tirato.
“Va tutto bene?” Le domandò.
“S-si, certo. Sono solo un po' stanca.”
Gabriel si sentì un emerito idiota per aver fatto irruzione in camera sua
per parlarle del suo piano, dimenticandosi del suo stato di salute.
“Scusami, torno più tardi a vedere come stai.” Lo stilista fece per
voltarsi quando sentì improvvisamente caldo alla mano destra, Nathalie la stava
stringendo ed una scossa gli percorse il braccio fino ad arrivare dritta al
cuore, colpendola come un’onda.
“Rimani, ce la faccio… la missione è più importante.”
Gabriel si accomodò accanto a lei e le portò entrambe le mani sopra le sue
esili spalle.
La guardò dritta negli occhi e Nathalie si sentì come sdraiata su di una
nuvola, leggera, non avrebbe mai distolto lo sguardo dal suo, soprattutto ora
che dopo averla abbracciata le aveva sussurrato all’orecchio che lei era
importante e che non si poteva permettere di perderla.
“Dovrebbe chiamare suo nipote, ho come il vago sospetto che prima o poi
riceverà una visita.” Nathalie necessitò di una scusa per toglierselo di dosso,
altrimenti se fossero rimasti ancora in quella posizione non avrebbe risposto
delle sue azioni, mandando alle ortiche tutti i suoi sforzi per mantenere un
rapporto solo esclusivamente lavorativo.
Il profumo ed il calore di Gabriel l’avvolsero totalmente.
“Giusto.” Digrignò i denti perché l’idea di telefonargli non lo attraeva
per niente, ma non poteva rischiare che Lady Bug e Chat Noir prima o poi
andassero a far visita a Felix per farsi restituire il Miraculous
del cane una volta scoperto l’inganno dello scambio dei corpi tra lui e Adrien.
E non escludeva che Lady Bug si fosse già presentata a Villa Agreste nelle
ultime ore per chiedere la stessa cosa ad Adrien, infatti, il Miraculous del Cane, a detta di Felix, era proprio
destinato a suo figlio e sapeva anche che alla fine della missione, lei tornava
sempre a riprendersi quanto donato.
E forse era per questo motivo che suo figlio desiderava recarsi nella città
londinese.
*
“Chissà perché mi aspettavo questa chiamata.” Rispose Felix dalla parte
opposta del telefono senza scomodarsi a salutarlo.
“È venuto qualcuno da te? Sai… mi hai capito.” Tagliò corto lo stilista.
Felix si girò sull’indice la palla da basket che teneva in mano.
“Nessuno… ma se nelle prossime ore venisse qualcuno a cercarmi gli direi
che mi hanno rubato il Miraculous… inventerò
qualcosa, sta tranquillo.”
Sul volto di Gabriel si materializzò un sorriso sadico, quel ragazzo era un
tipo sveglio ed in gamba ed era felice si scoprire che avrebbe mantenuto fede
al suo patto, ovvero che non avrebbe in alcun modo leso alla sua famiglia.
Felix custodirà gelosamente quel segreto e anche Gabriel.
“Bene.” Com’era iniziata quella conversazione, era anche finita senza
nessun saluto o convenevole. Fredda, impersonale e distaccata.
Poche parole, ma precise e chiare.
*
“E’ tutto apposto, Nathalie!” Disse Gabriel entusiasta dopo aver
riattaccato la conversazione con il nipote.
“Bene!”
“Ora ti lascio riposare.” Le scoccò un tenero bacio sulla fronte “… domani
penseremo ad un piano.”
“L’unica soluzione da adottare è quella di creare una squadra di alleati.”
“E io ho già in mente un paio di persone adatte all’incarico.” Un ghigno
sadico si materializzò sul suo volto, contagiando anche la sua assistente, alla
quale non restò altro che rimanere al suo fianco e spalleggiarlo in quella
folle impresa.
*
Chat Noir ritornò a casa dopo l’incontro con Felix, triste e sconsolato.
Ora doveva avvisare la sua lady che aveva fallito e che quel colloquio si
era rivelato un buco nell’acqua e bello grosso.
Si era appena ritrasformato quando suo padre aprì la porta di camera sua
senza bussare.
“Adrien, la cena è pronta.”
Il biondo sussultò e attraverso la sua schiena si propagarono scariche di
terrore, se solo lo stilista fosse arrivato qualche secondo prima, per lui
sarebbe stata la fine e avrebbe avuto senz’altro qualcosa di interessante di
cui discutere a cena.
“Stai bene?” Gli chiese vedendolo impalato come una statua che lo osservava
con la bocca aperta.
Un po' per la paura appena passata e un po' per lo stupore di vederlo in
camera sua mentre gli chiedeva del suo stato di salute. Di solito non si sbilanciava
più di tanto.
“Beh! Potrei chiederti la stessa cosa.”
“Risparmia le tue battute… andiamo, o il piatto si raffredderà.” Girò i
tacchi lasciando la porta aperta perché Adrien lo seguisse.
“Come desideri.” Mormorò sospirando eseguendo l’ordine da bravo soldatino
qual era.
*
Era da tanto che non cenavano assieme, ed il cuore di Adrien scoppiò di gioia.
Non importava se Gabriel se n’era stato zitto tutto il tempo e l’unico
rumore che si udiva all’interno della sala da pranzo era l’acciaio delle posate
che si scontravano con la porcellana finissima delle stoviglie, ad Adrien gli
bastava la sola presenza del genitore a renderlo felice.
Quella era stata una giornataccia per il fallimento della missione, ma a
renderla più piacevole ci aveva pensato lo stilista con quell’improvvisata.
Gabriel non chiese nulla al figlio che riguardasse l’andamento scolastico o
i suoi obblighi nel tempo libero.
Bevve la sua tazza di caffè serale e si aprì il giornale. In prima pagina
troneggiava la foto spettrale delle farfalle di Papillon a formare una faccia
attorniato dal simbolo dei Miraculous in suo
possesso.
Adrien deglutì e distolse lo sguardo.
“Hai paura, papà?”
Gabriel sussultò a quella domanda, pensando che avrebbe fatto bene a bere
il bicchiere di cognac in salotto e lontano da suo figlio.
“Per cosa?”
“Per quello che potrebbe fare Papillon ora che ha la vittoria in mano.”
“Lo pensi veramente?”
Adrien fece spallucce “Non lo so a dirti la verità… ora sono rimasti solo
Lady Bug e Chat Noir, chiunque penserebbe che quei due non hanno via di scampo.”
Gabriel fece un mezzo sorriso che nascose dietro il quotidiano “Sono due
ragazzini rimasti soli, non potranno mai vincere.” Nella sua voce non c’era
nessuna punta di tristezza, anzi, sembrava che il genitore tifasse per quel
pazzo sadico.
“TI SBAGLI!” Adrien picchiò i palmi delle mani sulla tavola alzandosi in
piedi. “Scusa.” Mormorò notando l’espressione truce del padre che girò una pagina
dopo averla terminata di leggere.
Non era arrabbiato, ma curioso di conoscere la sua opinione in merito, del
resto era un ragazzino che più o meno aveva l’età dei due super eroi, quindi
sarebbe stato interessante sapere che cosa gli frullava nella testa.
“Non devi scusarti. Anzi, è normale avere paura. Ce l’ho anch’io, perché giunti
a questo punto della storia è probabile che vincerà lui.”
“I cattivi non vincono mai.” Rispose Adrien con estrema convinzione.
Gabriel deglutì solo per il fatto di essere stato definito cattivo
da suo figlio in persona.
“Pensi che Papillon sia davvero un uomo malvagio?” Ora il giornale lo aveva
chiuso e posto sopra il tavolo piegandolo in maniera impeccabile come se fosse
appena uscito dalla stampante.
“Secondo me è solo un folle.”
Gabriel si vide costretto a chiudere i pugni sotto il tavolo ed a mantenere
un certo rigore non facendo trasparire nessuna emozione. “Magari lo sta facendo
a fin di bene… che cosa ne possiamo sapere?” Chiese mellifluo.
“Come fai a vederci del buono in quel che fa? Sta terrorizzando tutta
la città solo per la sua mania di grandezza.”
Rimanere calmi difronte a quelle accuse stava diventando impossibile, ma
doveva riuscirci per non farsi scampare nessuna parola che potesse collegarlo
al famigerato Papillon “Finché non sapremo perché lo fa, non possiamo giudicare
le sue azioni.” Gli posò una mano sulla spalla.
“Non mi sembra una giustificazione” Adrien gli lanciò uno sguardo torvo
togliendo la mano con sicurezza “… io continuo a sostenere che è un pazzo e che
alla fine qualcuno si farà male. Molto male.” Si alzò e fece per andarsene.
Lo stomaco di Adrien iniziò a contorcersi e l’aria attorno a lui si fece
più rarefatta.
Una strana sensazione gli attanagliò cuore e la mente.
E se veramente Papillon avesse la vittoria in pugno? No. Non doveva andare
così, aveva fatto una promessa alla sua lady e di conseguenza giurò protezione
ai suoi amici.
Si sarebbero ripresi i Miraculous uno dopo l’altro,
spogliando Papillon proprio come aveva fatto con Lady Bug.
Non sarebbe stato facile, ma ci sarebbero riusciti. Ne era sicuro.
Si appoggiò allo stipite della porta sorreggendosi con la mano ed infilando
l’altra nella tasca dei pantaloni toccando un pezzo di vetro dalla forma
circolare.
Improvvisamente il malessere peggiorò facendogli accelerare il battito del
cuore.
Quello che Adrien continuava a rigirarsi e tastare con le dita era il monocolo
che aveva trovato nello studio del padre lo stesso giorno dell’ultima battaglia
contro Papillombre.
“Stai bene?”
“Si…” Mentì.
*
continua