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Autore: LadyHeather83    05/05/2022    1 recensioni
ATTENZIONE: LA STORIA CONTIENE SPOILER INERENTI ALLA QUARTA STAGIONE
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Chat Noir fa una promessa a Lady Bug. Una promessa che intende mantenere ad ogni costo, perchè sa che lei è la persona perfetta per ricoprire il suo ruolo.
Ora sono davvero solo loro due insieme contro il mondo.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Felix Agreste, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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LA PRESENTE STORIA POTREBBE CONTENERE SPOILER RELATIVI ALLA QUARTA STAGIONE, QUINDI FERMATEVI QUI SE NON VOLETE ROVINARVI LA SORPRESA.

SI PRECISA INOLTRE, CHE QUANTO NARRATO DI SEGUITO E’ SOLO FRUTTO DELLA MIA IMMAGINAZIONE E NON CI SONO SPOILER RELATIVI ALLA QUINTA STAGIONE.

*

Promises

*

Capitolo 5

*

“Abbiamo bisogno di un piano per far uscire allo scoperto Lady Bug e Chat Noir.” Pronunciò Nathalie verso il suo capo sicura e decisa.

Non si era ancora ripresa del tutto, anche se la notte appena trascorsa era stata fondamentale per non debilitare ulteriormente il suo stato precario di salute.

Le sarebbero bastate ancora qualche ora di riposo e poi avrebbe potuto alzarsi ed affiancare il suo mentore in quella folle impresa.

L’intenzione di Gabriel era chiara, doveva impossessarsi dei Miraculous di Lady Bug e Chat Noir per distruggere quel mondo e ricrearlo senza la presenza di Amelie, se non fosse stato per lei, Emilie non si sarebbe mai e poi mai messa in testa di usare il Miraculous del Pavone per creare un figlio a sua sorella, causando così la rottura di quel gioiello per lo sforzo compiuto e conseguentemente la sua malattia.

Dusuu gli aveva dato la certezza che era stato in seguito alla spaccatura che il monile aveva diffuso il suo potere dentro di lei, causa poi della malattia sua e di suo cognato.

Perché loro non erano esseri magici e l’organismo umano non tollerava il potere che li aveva colpiti violentemente.

Sarebbe stato totalmente inutile tornare indietro con Fluff e rischiare di cambiare il corso degli eventi per nulla, ad esempio se impediva ad Emilie di trovare o di usare il Miraculous del Pavone, questo avrebbe significato la fine del loro matrimonio a causa di un litigio dettato sempre per lo stesso motivo, ovvero quello che aveva minacciato la loro relazione anche nel corso di quegli anni; quello che lo stilista doveva fare era eliminare il problema alla radice: Amelie.

Emilie non ricorderà di aver avuto una sorella, i suoi genitori crederanno di aver avuto solo lei. Chi invece avrebbe saputo la verità sarebbe stato solo lui. Forse, perché nemmeno lui conosceva le reali conseguenze del suo gesto. Probabilmente avrebbe dimenticato anche lui Amelie, ed infondo lo sperava, così non avrebbe vissuto con il rimorso di mentire alla moglie.

Gabriel era sicuro che questa cosa prima o poi lo avrebbe fatto impazzire. Odiava mentire in generale ed ogni mattina che si guardava allo specchio versava una lacrima perché impossibilitato nel raccontare la verità ad Adrien, suo figlio. Ed era per questo motiva che cercava di evitarlo, per non cadere nella tentazione di rivelargli una verità scomoda e scioccante, anche se essenzialmente lo stava facendo per lui, perché potesse essere felice con nuovamente la madre ancora a fianco.

Gabriel si sedette sul bordo del letto ed infilò entrambe le mani all’interno dei capelli platino, abbassando poi il capo sbuffando sonoramente.

“Ora che ha quasi tutti i Miraculous sarà impossibile fallire.” Continuò lei cercando di capire quale sarebbe stata la mossa successiva del designer.

Lo stilista scosse il capo poco convinto “Non lo so, Nathalie. È che mi sembra troppo facile.” Si alzò in piedi iniziando a camminare su e giù portandosi le mani dietro la schiena.

“Lei si complica un po' troppo la vita… ci pensi… ora che ha i Miraculous potrà formare una sua squadra per dare la caccia a quei due ragazzini. Un po' come ha fatto Lady Bug negli ultimi tempi.”

“Già…” Gli occhi di Gabriel s’illuminarono e strane idee iniziarono a martoriargli la testa.

“Visto che non potrà più contare su sentimostri, potrebbe consegnare i Miraculous al suo esercito e poi akumatizzarli, così facendo è sicuro di togliere a Lady Bug e Chat Noir l’occasione per portali dalla loro parte ed evitare di perdere quanto ha guadagnato fino ad ora.”

“Nathalie… sei un genio… non so cosa farei senza di te.” Le scoccò un’occhiata piena di gratitudine, era vero. Se la sua segretaria non fosse esistita, chissà quali disastri ed errori starebbe combinando ora.

Di rimando, la corvina abbassò lo sguardo sentendosi mancare improvvisamente l’aria attorno.

Gabriel non era nuovo a complimenti di diverso genere in suo favore e questo non poteva che farle piacere, ma la consapevolezza che presto lui sarebbe stato felice con la moglie accanto, dimenticandosi di lei, la rattristava. Presto lo avrebbe perduto e lui non avrebbe mai scoperto quanto grande era l’amore che provava nei suoi confronti.

“La ringrazio.” Deglutì volgendo lo sguardo da tutt’altra parte dopo averli rivolto un mezzo sorriso tirato.

“Va tutto bene?” Le domandò.

“S-si, certo. Sono solo un po' stanca.”

Gabriel si sentì un emerito idiota per aver fatto irruzione in camera sua per parlarle del suo piano, dimenticandosi del suo stato di salute.

“Scusami, torno più tardi a vedere come stai.” Lo stilista fece per voltarsi quando sentì improvvisamente caldo alla mano destra, Nathalie la stava stringendo ed una scossa gli percorse il braccio fino ad arrivare dritta al cuore, colpendola come un’onda.

“Rimani, ce la faccio… la missione è più importante.”

Gabriel si accomodò accanto a lei e le portò entrambe le mani sopra le sue esili spalle.

La guardò dritta negli occhi e Nathalie si sentì come sdraiata su di una nuvola, leggera, non avrebbe mai distolto lo sguardo dal suo, soprattutto ora che dopo averla abbracciata le aveva sussurrato all’orecchio che lei era importante e che non si poteva permettere di perderla.

“Dovrebbe chiamare suo nipote, ho come il vago sospetto che prima o poi riceverà una visita.” Nathalie necessitò di una scusa per toglierselo di dosso, altrimenti se fossero rimasti ancora in quella posizione non avrebbe risposto delle sue azioni, mandando alle ortiche tutti i suoi sforzi per mantenere un rapporto solo esclusivamente lavorativo.

Il profumo ed il calore di Gabriel l’avvolsero totalmente.

“Giusto.” Digrignò i denti perché l’idea di telefonargli non lo attraeva per niente, ma non poteva rischiare che Lady Bug e Chat Noir prima o poi andassero a far visita a Felix per farsi restituire il Miraculous del cane una volta scoperto l’inganno dello scambio dei corpi tra lui e Adrien.

E non escludeva che Lady Bug si fosse già presentata a Villa Agreste nelle ultime ore per chiedere la stessa cosa ad Adrien, infatti, il Miraculous del Cane, a detta di Felix, era proprio destinato a suo figlio e sapeva anche che alla fine della missione, lei tornava sempre a riprendersi quanto donato.

E forse era per questo motivo che suo figlio desiderava recarsi nella città londinese.

*

“Chissà perché mi aspettavo questa chiamata.” Rispose Felix dalla parte opposta del telefono senza scomodarsi a salutarlo.

“È venuto qualcuno da te? Sai… mi hai capito.” Tagliò corto lo stilista.

Felix si girò sull’indice la palla da basket che teneva in mano.

“Nessuno… ma se nelle prossime ore venisse qualcuno a cercarmi gli direi che mi hanno rubato il Miraculous… inventerò qualcosa, sta tranquillo.”

Sul volto di Gabriel si materializzò un sorriso sadico, quel ragazzo era un tipo sveglio ed in gamba ed era felice si scoprire che avrebbe mantenuto fede al suo patto, ovvero che non avrebbe in alcun modo leso alla sua famiglia.

Felix custodirà gelosamente quel segreto e anche Gabriel.

“Bene.” Com’era iniziata quella conversazione, era anche finita senza nessun saluto o convenevole. Fredda, impersonale e distaccata.

Poche parole, ma precise e chiare.

*

“E’ tutto apposto, Nathalie!” Disse Gabriel entusiasta dopo aver riattaccato la conversazione con il nipote.

“Bene!”

“Ora ti lascio riposare.” Le scoccò un tenero bacio sulla fronte “… domani penseremo ad un piano.”

“L’unica soluzione da adottare è quella di creare una squadra di alleati.”

“E io ho già in mente un paio di persone adatte all’incarico.” Un ghigno sadico si materializzò sul suo volto, contagiando anche la sua assistente, alla quale non restò altro che rimanere al suo fianco e spalleggiarlo in quella folle impresa.

*

Chat Noir ritornò a casa dopo l’incontro con Felix, triste e sconsolato.

Ora doveva avvisare la sua lady che aveva fallito e che quel colloquio si era rivelato un buco nell’acqua e bello grosso.

Si era appena ritrasformato quando suo padre aprì la porta di camera sua senza bussare.

“Adrien, la cena è pronta.”

Il biondo sussultò e attraverso la sua schiena si propagarono scariche di terrore, se solo lo stilista fosse arrivato qualche secondo prima, per lui sarebbe stata la fine e avrebbe avuto senz’altro qualcosa di interessante di cui discutere a cena.

“Stai bene?” Gli chiese vedendolo impalato come una statua che lo osservava con la bocca aperta.

Un po' per la paura appena passata e un po' per lo stupore di vederlo in camera sua mentre gli chiedeva del suo stato di salute. Di solito non si sbilanciava più di tanto.

“Beh! Potrei chiederti la stessa cosa.”

“Risparmia le tue battute… andiamo, o il piatto si raffredderà.” Girò i tacchi lasciando la porta aperta perché Adrien lo seguisse.

“Come desideri.” Mormorò sospirando eseguendo l’ordine da bravo soldatino qual era.

*

Era da tanto che non cenavano assieme, ed il cuore di Adrien scoppiò di gioia.

Non importava se Gabriel se n’era stato zitto tutto il tempo e l’unico rumore che si udiva all’interno della sala da pranzo era l’acciaio delle posate che si scontravano con la porcellana finissima delle stoviglie, ad Adrien gli bastava la sola presenza del genitore a renderlo felice.

Quella era stata una giornataccia per il fallimento della missione, ma a renderla più piacevole ci aveva pensato lo stilista con quell’improvvisata.

Gabriel non chiese nulla al figlio che riguardasse l’andamento scolastico o i suoi obblighi nel tempo libero.

Bevve la sua tazza di caffè serale e si aprì il giornale. In prima pagina troneggiava la foto spettrale delle farfalle di Papillon a formare una faccia attorniato dal simbolo dei Miraculous in suo possesso.

Adrien deglutì e distolse lo sguardo.

“Hai paura, papà?”

Gabriel sussultò a quella domanda, pensando che avrebbe fatto bene a bere il bicchiere di cognac in salotto e lontano da suo figlio.

“Per cosa?”

“Per quello che potrebbe fare Papillon ora che ha la vittoria in mano.”

“Lo pensi veramente?”

Adrien fece spallucce “Non lo so a dirti la verità… ora sono rimasti solo Lady Bug e Chat Noir, chiunque penserebbe che quei due non hanno via di scampo.”

Gabriel fece un mezzo sorriso che nascose dietro il quotidiano “Sono due ragazzini rimasti soli, non potranno mai vincere.” Nella sua voce non c’era nessuna punta di tristezza, anzi, sembrava che il genitore tifasse per quel pazzo sadico.

“TI SBAGLI!” Adrien picchiò i palmi delle mani sulla tavola alzandosi in piedi. “Scusa.” Mormorò notando l’espressione truce del padre che girò una pagina dopo averla terminata di leggere.

Non era arrabbiato, ma curioso di conoscere la sua opinione in merito, del resto era un ragazzino che più o meno aveva l’età dei due super eroi, quindi sarebbe stato interessante sapere che cosa gli frullava nella testa.

“Non devi scusarti. Anzi, è normale avere paura. Ce l’ho anch’io, perché giunti a questo punto della storia è probabile che vincerà lui.”

“I cattivi non vincono mai.” Rispose Adrien con estrema convinzione.

Gabriel deglutì solo per il fatto di essere stato definito cattivo da suo figlio in persona.

“Pensi che Papillon sia davvero un uomo malvagio?” Ora il giornale lo aveva chiuso e posto sopra il tavolo piegandolo in maniera impeccabile come se fosse appena uscito dalla stampante.

“Secondo me è solo un folle.”

Gabriel si vide costretto a chiudere i pugni sotto il tavolo ed a mantenere un certo rigore non facendo trasparire nessuna emozione. “Magari lo sta facendo a fin di bene… che cosa ne possiamo sapere?” Chiese mellifluo.

“Come fai a vederci del buono in quel che fa? Sta terrorizzando tutta la città solo per la sua mania di grandezza.”

Rimanere calmi difronte a quelle accuse stava diventando impossibile, ma doveva riuscirci per non farsi scampare nessuna parola che potesse collegarlo al famigerato Papillon “Finché non sapremo perché lo fa, non possiamo giudicare le sue azioni.” Gli posò una mano sulla spalla.

“Non mi sembra una giustificazione” Adrien gli lanciò uno sguardo torvo togliendo la mano con sicurezza “… io continuo a sostenere che è un pazzo e che alla fine qualcuno si farà male. Molto male.” Si alzò e fece per andarsene.

Lo stomaco di Adrien iniziò a contorcersi e l’aria attorno a lui si fece più rarefatta.

Una strana sensazione gli attanagliò cuore e la mente.

E se veramente Papillon avesse la vittoria in pugno? No. Non doveva andare così, aveva fatto una promessa alla sua lady e di conseguenza giurò protezione ai suoi amici.

Si sarebbero ripresi i Miraculous uno dopo l’altro, spogliando Papillon proprio come aveva fatto con Lady Bug.

Non sarebbe stato facile, ma ci sarebbero riusciti. Ne era sicuro.

Si appoggiò allo stipite della porta sorreggendosi con la mano ed infilando l’altra nella tasca dei pantaloni toccando un pezzo di vetro dalla forma circolare.

Improvvisamente il malessere peggiorò facendogli accelerare il battito del cuore.

Quello che Adrien continuava a rigirarsi e tastare con le dita era il monocolo che aveva trovato nello studio del padre lo stesso giorno dell’ultima battaglia contro Papillombre.

“Stai bene?”

“Si…” Mentì.

*

continua

 

 

 

  
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