Capitolo
Cinque: L'eccezione
«Resta
qui, non mi sparirai
Guarda
come, quante volte mi hai ferita già».
Il
Texas era uno Stato particolare per la famiglia Sánchez -
Smith. Non
ci avevano mai messo piede, a parte Rick, ma aveva il suo valore
simbolico di origine, come il primo capitolo di un libro, l'incipit
di una favolaccia.
Era
lì che il folle scienziato, che prima infestava la loro
casa, era
cresciuto con la sua famiglia, di cui non faceva mai menzione, ma
Summer era arrivata a capire che il rapporto che il nonno aveva con
il proprio padre non era dei migliori, e di sua madre nemmeno un
accenno tra le sue parole. Come se non gli importasse, come se
temesse di sporcare il suo nome con le proprie labbra. La rossa
però
aveva scovato una vecchia foto di famiglia, dove Rick era fin troppo
piccolo anche per essere considerato un adolescente, e al suo fianco
una coppia sorrideva appena, insieme ad altri ragazzi che
sì, loro
potevano essere considerati dei teenager (i suoi fratelli?). Suo
padre era alto e robusto, dall'aria fiera e gli immancabili baffi
chevron quasi a coprirgli le labbra. Chi poteva immaginarsi che
dietro al suo aspetto si nascondessero vedute limitate e un cieco
orgoglio per lo Stato del Messico? E il suo nome? Ignoto, proprio
come era sconosciuto quello della donna affianco a lui, che a prima
vista Summer non poté fare a meno di confrontarla con Frida
Kahlo,
con l'unica differenza che i lineamenti del suo viso erano molto
più
morbidi rispetto a quelli della ormai defunta pittrice. Il vestiario
e la treccia ai capelli erano molti simili e Summer era sicura che,
se la foto non fosse stata in bianco a nero, i suoi vivaci colori
avrebbero rubato la scena a chiunque altro nella foto. Non sorrideva,
però, e questo non dava giustizia alla gioia del suo abito.
Quasi
come se fosse stanca, stanca del suo matrimonio, dell'uomo al suo
fianco, e forse Summer aveva fumato un po' troppo, ma le parve di
vedere nel suo sguardo la delusione trattenuta in un sospiro ancora
non completato. Delusione per sé e per chi le stava intorno,
perché
incapace di poter dare ai suoi figli di meglio, un padre che non
fosse manesco e col vizio di sottovalutare tutti intorno a lui. Gli
altri ragazzini erano sorridenti, come se niente li tangesse, magari
inconsapevoli di qualunque cosa succedesse intorno a loro, dolci e
ignari di come il male si nascondesse anche nelle piccole cose. E
Summer come aveva fatto a riconoscere nonno Rick? Dall'iconico
monociglio, ovviamente, già presente a quell'età
come un marchio di
fabbrica, e a giudicare dalla sua espressione imbronciata, lui no,
non aveva la minima voglia di farsi immortalare in uno scatto quel
giorno.
Il
piccolo Rick non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe rimpianto
quell'istante.
Appena
mise piede al di fuori del camper, Summer capì che quella
mattina
sarebbe stata differente. Non sapeva come, né
perché, ma quel dì
sarebbe stato il completo opposto dei precedenti. Questa
consapevolezza la accompagnava ad ogni passo, una pulsione che
partiva dai nervi e guidava il muscolo nel movimento, infondendo
nelle fibre, in ogni parte di lei, l'annunciazione di un cambiamento.
Ma cosa era diverso quel giorno? Summer non seppe rispondersi su due
piedi, e con una domanda in testa continuò il suo cammino,
mentre
gli uccelli lanciavano lunghi fischi a tagliare il cielo con le sue
soffici nuvole. Un azzurro pieno si posava su lei e la sua famiglia,
mentre i raggi del sole prendevano a schiaffi la loro pelle fino a
farla piangere, nel ritmo di una giornata afosa.
Jerry
li aveva voluti portare in una tavola calda che aveva trovato su
TripAdvisor. Il lavativo che era in lui si era limitato a scegliere
il posto con più recensioni positive, ma che per ironia
della sorte
si trovava al polo opposto da dove avevano potuto parcheggiare il
camper. Il sole in Texas era torrido, Summer si sentiva sciogliere
come un ghiacciolo sull'asfalto, ed era stanca di camminare. Si stava
chiedendo come mai e soprattutto chi avesse potuto solo credere che
seguire le direttive di Jerry fosse una buona idea. A giudicare dagli
sguardi contrariati e i volti resi paonazzi dal caldo, se lo stava
chiedendo tutto il resto della famiglia.
"Jerry,
sei sicuro che stiamo facendo la strada giusta?", aveva chiosato
Beth, asciugandosi la fronte madida di sudore.
L'uomo
la prese sul personale. "Certo, Beth, per chi m'hai preso? Per
uno stupido che non sa nemmeno usare Google Maps?".
"Vuoi
davvero sentire la mia risposta?".
Summer
mormorò: "Da futuro avvocato, posso consigliarvi che
è meglio
non fare domande se non volete davvero sentire la risposta".
Rick
allo stesso momento trasalì, insofferente e pieno fino
all'orlo
dell'atteggiamento del proprio genero. Interruppe la conversazione,
sbraitando: "Gesù Cristo, J-Jerry, s-stiamo girando in tondo
da
tre ore! Ho-ho- avrò visto quel maledettissimo negozio
dell'usato —
Morty,
smettila di sbavare davanti la vetrina, col cazzo che ti compro i
volumi di Berserk
— l'avrò
visto trenta volte in cinque minuti!".
Jerry,
ferito nell'orgoglio, replicò: "Sei meglio tu, allora, eh?"
("Sì", fu la risposta di Rick), e non si limitò
solo a
quella domanda, ma iniziò anche una patetica imitazione di
suo
suocero. "Guardatemi, sono Rick Sánchez, sono il dio
dell'universo, e tutti fanno schifo in confronto a me!".
Sia
a Summer che a Morty non avrebbe dato tanto fastidio essere in
realtà
adottati o il frutto di un tradimento — avrebbero capito la
loro
madre in quel caso.
"Ti
rode perché è vero". Rick sorrideva, vittorioso e
sfacciato,
si faceva beffe delle lagne di suo suocero.
"Allora
perché non ci guidi tu?". Jerry mise il broncio.
"Se
proprio insisti...". Il sorriso di Rick, seppur sembrasse
impossibile, crebbe a dismisura. Si allontanò da Morty, e si
fece
strada fino ad arrivare a capo della fila. Si scontrò spalla
a
spalla con Jerry, e gli dedicò uno sguardo di sufficienza.
"E
sfoga i tuoi complessi di inferiorità su qualcun altro",
disse,
la voce bassa e lugubre. Non era proprio il momento adatto per
sopportare l'indole fastidiosa di Jerry. Non lo era mai, soprattutto
dopo maggio.
"Me
li hai fatti venire tu i complessi!".
Beth
si schiaffò una mano in viso, imbarazzata da suo marito.
Rick
fece spallucce, e bevve un sorso dalla sua fiaschetta. "Seh,
seh, qualunque cosa ti faccia dormire bene la notte".
Anche
Morty superò Summer, per arrivare dietro le spalle di Rick,
e poi al
suo fianco, un'idea chiara in mente. "C- he- Rick?".
"Che
c'è? Non chiederò scusa a quel patetico surrogato
di padre che ti
ritrovi".
"Non
volevo chiederti questo". Rick non gli rispose, e Morty
titubante decise di continuare. "Non si può fare proprio
nulla
per Berserk?".
Arrivarono
da Shoney’s. Il che, tutto sommato, non era poi
così
imprevedibile. Si trattava del locale preferito di Rick, si sapeva, e
chissà, forse lo scienziato aveva scoperto il suo amore per
le
tavole calde negli anni più vivaci dell'adolescenza, quando
usciva a
divertirsi con gli amici, o durante la calorosa infanzia, dove si
passava più tempo con la propria famiglia. Summer poteva
solo
ipotizzare.
Ci
misero poco tempo, o almeno meno di quanto ne avrebbero impiegato per
andare nella tavola calda proposta da Jerry. Sorprendentemente
trovarono subito posto, e presto un cameriere andò a
prendere le
loro ordinazioni. Scelsero tutti pancetta e pancake con sciroppo
d'acero, tranne Jerry, che optò per il miele, ma con il solo
scopo
di ribadire ogni cinque minuti che quello che facevano le sue api era
nettamente migliore. Il clima tra tutti loro rimaneva calmo, o il
massimo a cui potevano aspirare vicino all'ideale di
tranquillità.
Summer
si lasciò andare nell'introspezione. Non era qualcosa che
voleva
propriamente fare, ma osservare Morty intestardito con Rick, oppure
Beth e Jerry bisticciare per un motivo futile, faceva vagare la sua
mente in una miriade di pensieri, che culminavano sempre nella
realizzazione di essere investita dalla solitudine, che nessuno era
lì per lei anche solo per discutere in malo modo. E toccava
che
delegasse i suoi bisogni a qualcuno di momentaneo.
Non
che vedesse qualcuno con cui sfogarsi.
Parlare
dei propri sentimenti in famiglia, mostrarsi vulnerabili, avere il
coraggio di mostrare il proprio cuore, poi, era considerato lagnarsi.
Morty era un lagnone, e suo padre dopo di lui era addirittura il re
dei lagnoni. Bambini ingenui e deboli, che aprivano bocca credendo
che le loro emozioni potessero contare qualcosa, essere meritevoli di
venire ascoltate. Emozioni che sarebbero state masticate come Big
Babol, fino a far male le guance e finché non fossero
diventate
poltiglia da giocare con le dita, o bolle da far scoppiare a proprio
piacimento. Morty, però, checché ne avesse detto
Rick, (anche se le
sue motivazioni si limitavano al semplice ferire, ed egli fosse
conscio di aver sparato una cazzata enorme) non era minimamente
simile a suo padre.
Morty
amava, incondizionatamente, nel pieno spirito dell'agape.
Rick
e Summer non potevano dire di averlo capito fino in fondo. La sua
più
grande vittoria era stata il mai essersi piegato al male che gli
veniva inflitto ogni giorno. Era stupido, un idealista ingenuo, ma
avrebbe continuato ad amare il mondo che a sua volta amava prenderlo
a pesci in faccia. Era il loro completo opposto. Morty aveva visto
con i propri occhi il male che l’intero universo era capace
di
infliggergli. Summer era sicura che, appena gli si chiudevano le
palpebre, si risvegliavano nella sua mente i mille modi in cui
chiunque avesse ucciso la sua anima, il cadavere del sognatore
bambino che era un tempo, e di cui conservava ancora il cuore.
Ma
almeno Morty aveva Rick, e Rick aveva Morty — avevano
ricevuto il
dono della presenza stabile di un altro e quei due disgraziati lo
trattavano come se fosse il peggiore degli insulti. Si conoscevano,
nel senso più antico e legato alla fisicità del
verbo. Summer chi
conosceva? Chi aveva come amicizia fidata? Nessuno, ecco chi.
Osservava
ogni cosa con una minuzia ossessiva, connotazione che non le piaceva,
seppur sapesse di verità, di maledizione congenita - Summer
sapeva
di non essere l’unica con manie ossessive e di controllo in
famiglia.
Ossessione
verso se stessa e gli altri, come un narcisismo latente, ammaliato
dalla sua persona e con la dipendenza egoistica di attenzioni
continue, ma Summer non credeva di avere basi conoscitive
così
avanzate per l'autodiagnosi di tale disturbo.
Non
era poi come se in quel momento non le stessero dando attenzioni, ma
non poteva dire che le stesse gradendo.
I
volti dei suoi genitori erano di un rosso teso e sudato mentre
facevano domande come "New York?" e "Sei sicura
sicura, tesoro?".
"Sì,
mi hanno già offerto un tirocinio in uno studio legale
importante".
Summer si chiuse, incrociando le braccia con stizza. "Faccio
più
successo di quanto voi abbiate mai fatto alla mia età, e
questo vi
rode".
Il
colpo avvelenato andò a segno, scatenò delle
reazioni, ma la rossa
si interessò ad altro.
Summer
vide Morty sussurrare nell'orecchio di Rick, forse con un tono troppo
elevato, perché lei riuscì a sentirlo stesso, e
le si spiegarono le
labbra a vederlo, il ricordo del vecchio equilibrio. La risposta
smorzata di Rick, col suo borbottio e la sua scrollata di spalle,
fece cadere a terra il suo umore, impedendole di spiccare il volo nel
suo cielo di ricordi. Summer non sorrise più. La
realtà era una
brutta bestia.
"Tu
lo sapevi, Rick?".
"Chissene".
Si
erano seduti vicini, però, e Summer lo aveva notato in un
misto di
stupore e orgoglio. Il suo piano, nonostante tutto, li aveva
costretti a fare un passo avanti, e forse non era solo merito suo.
Loro volevano
fare
un passo avanti, rinunciare alla loro situazione di stallo.
Continuavano a scambiarsi monosillabi, più che parole, e
Summer fu
colpita da una realizzazione: tra loro due non si respirava
più la
stessa tensione di prima. Avevano litigato, prendendosi a morsi con
le parole, affondando i canini sulla carne tenera e fresca del cuore,
a giudicare dalla sensibilità (più o meno velata)
con cui
reagivano.
Ecco
perché quell'aria bizzarra, quella mattina, era
così facile da
intuire!
Rick
e Morty non erano più in guerra, ma a fatica cercavano una
ricongiunzione.
La
passione per la propria convinzione e l'impeto nato dalla furia che
accendeva le battaglie li aveva conquistati, fino a diluire pian
piano, rendendo le loro posizioni più labili, gli armamenti
più
ingombranti. Summer li aveva visti litigare — quando vivevano
tutti
insieme, si facevano la guerra ogni giorno, per Dio! — e
finivano
così, sempre, a dimenticarsi del perché
provassero così tanto
astio, incapaci di stare lontani troppo a lungo.
“Modera
i termini, siamo noi che ti paghiamo il college!”. Beth si
era
subito scaldata, irata come non mai alle parole di sua figlia, che le
rivolse di nuovo tutte le sue attenzioni. Convenì pure la
rossa che
effettivamente quello di cui stava parlando sua madre era un
privilegio. Nella mente di Summer si figurò
l’immagine di un post
su Facebook di Beth,
la foto in un locale con l'hashtag “fondo per il college di
Morty”.
Summer
non era di certo tipo da rimanere senza parole. “Non dovrai
più
farlo, mi pagheranno!”.
“Non
ci hai nemmeno chiesto il permesso”.
Beth
ignorò l'esistenza del marito, e continuò a
rivolgersi a sua
figlia, con fare proibitivo. “Ah, quindi la tua paga
basterà a
ripagare il debito studentesco?”.
“Dovevi
chiedere…”, Jerry tentennava, guardandosi intorno,
affievolendo
sempre di più il tono di voce. Nessuno lo stava ascoltando!
“Guarda
che non è male come inizio!”.
“Il
permesso! Non…la mia autorità di
padre… qualcuno mi sente?”.
Jerry sembrava sperduto come un cucciolo abbandonato. Un'occasione
troppo ghiotta per Rick per lasciarsela scappare. “Primo
strike,
Jerry”, gli rise dietro.
“Ti
sto ignorando”, Summer fulminò suo padre con lo
sguardo, poi toccò
a sua madre. “Perchè non vuoi essere felice per
me? Ti rode
davvero così tanto?”.
“Ma
New York è così lontano,
tesoro…”
Morty
si lasciò andare a un pensiero innocente trasmesso ad alta
voce.
“Però quando Rick mi portava dall’altro
capo della galassia tu
non battevi ciglio…". Il suo tono di voce non
annullò
l’accusa, e non silenziò nemmeno
l’offesa.
Rick
si sentì in dovere di intervenire. “Io-io non ti
ho mai portato
dall’altro capo della galassia, M-moURGHty. Se ci capissi
qualcosa,
lo sapresti. Un po’ a est, un po’ a ovest, ma mai
al polo
opposto. Lì non c’è nulla, solo stupide
nebulose del cazzo”.
“I-il
discorso non cambia”.
Lo
sguardo di Beth si ammorbidì mentre si voltava verso suo
figlio,
quasi come se fosse capace di provare un senso di colpa. “Morty,
sai che non è vero…”.
“E
New York non è lontano come lo spazio, per Summer
sarà anche una
bella esperienza. Poi fa sempre bene avercela lontano!”,
Morty
scherzò, e Summer da brava sorella maggiore non si
mancò di fargli
ricordare quale fosse il suo posto: gli diede una gomitata sul
fianco, ma entrambi si scambiarono un sorrisetto complice.
“Sì,
Beth, lasciala andare! Cosa credi che potrà trovare ancora
nel
Michigan? Difenderà la vecchietta che porta il cibo da casa
negli
stadi di baseball?”, Rick si afflosciò sulla
poltrona della tavola
calda, spossato dalla conversazione come se fosse stato solo un suo
peso per tutto il tempo. Summer si trattenne dall'alzare gli occhi al
cielo. Che narcisista melodrammatico! Non che le sue affermazioni
fossero del tutto corrette, poi.
Era
anche vero che circolava voce di un singolare Signore della droga del
Michigan, di cui nessuno conosceva il volto, ma tutti erano alle sue
calcagna… Sarebbe stato certo un bel mistero, scoprire la
sua
identità. La cronaca nera aveva annunciato l'aumento di
morte per
overdose, e tutte le indagini sulla criminalità organizzata
avevano
ricondotto la gestione dei traffici illegali di droga a una sola
persona, il cui nome rimaneva un mistero. Alla procura erano noti una
serie di pseudonimi, e un identikit facciale piuttosto scarno, che
però faceva intuire che si trattasse di un unico individuo.
Niente
dava le basi per portare sotto processo qualcuno. Veniva quindi
soprannominato Signore, perché come una divinità,
non aveva
problemi nel togliere la vita, e aveva il monopolio di ogni
commercio. Essere il procuratore distrettuale o l'avvocato difensore
in un processo talmente ecclatante le avrebbe procurato prestigio.
Molto prestigio. Magari l'unica cosa che l'avrebbe tenuta ancorata
nel Michigan, ma non così convincente. Non le piaceva l'idea
di
mettersi contro un membro della mala così potente.
Morty
nel frattempo annuì, in accordo con le posizioni di Rick.
"Anche
per lui è un'idea stupenda!".
Rick
gli ruggì contro come un leone arrabbiato, voltandosi di
scatto.
"Ehi, stronzetto, non hai ancora diritto di fare le mie feci!".
"Veci!"
"E
che ho detto io?".
Morty
aveva sempre avuto un problema con i bagni pubblici, mai menzionato a
nessuno, eccetto Rick che, secondo le teorie dell'intera famiglia,
forse ne era anche l'artefice. Quando Beth asserì che
sarebbe stato
meglio usufruire dei servizi igienici della tavola calda,
perchè il
cammino di ritorno verso il camper sarebbe stato lungo,
sembrò fosse
stata appena dichiarata una condanna a morte. Summer aveva visto suo
fratello sbiancare, e assumere un umore cadaverico al viso.
Diventò
subito nervoso, grattandosi la nuca con insistenza, e guardandosi
intorno con fare evasivo, come se da un momento all'altro potesse
prendere e scappare. Non poteva farlo, la realizzazione gli
prosciugò
ogni fantasia, colpendolo quando smise di graffiare la sua pelle,
ormai livida, e un debole sospiro gli allargò il petto e lo
rimpicciolì; uscì da lui come una dichiarazione
di resa
all'inevitabile.
"Cacchio!".
L'imprecazione di Rick attirò l'attenzione di Summer, e
scoprì che
anche lui aveva cercato in maniera ossessiva qualcosa, probabilmente
la sparaporte, magari per portare Morty lontano da lì; una
mano
ancora dentro il camice da laboratorio, l'irritazione per
l'opportunità mancata.
Summer
pensò fosse solo una coincidenza, perché infondo
ci potevano essere
una miriade di motivi, di possibilità, Rick non stava
cercando la
sparaporte, ma la sua fiaschetta, il che aveva più senso, e
che
dopotutto lui se ne fregasse davvero poco di chiunque intorno a lui,
chissene se Morty venisse mangiato vivo dai suoi stessi traumi.
Allora
perché Rick tergiversava? Nella zona in comune del bagno
pubblico,
mentre lei si guardava allo specchio per rifarsi il trucco colato, e
Morty era dietro la porta del bagno maschile a fare i suoi bisogni,
lo scienziato era occupato a lavarsi le mani. Nulla di strano, o
magari lo sarebbe stato per la Summer di qualche anno fa, incapace di
pensare che suo nonno non fosse completamente estraneo al concetto di
igiene o pulito, ma qualcosa non tornava. Rick ci stava mettendo
troppo tempo. Era certosino nei movimenti, eppure talmente distaccato
dall'azione, come se non gli interessasse, come se stesse pensando ad
altro. Era estremamente lento, e nemmeno una minuziosità
ossessiva
avrebbe giustificato la sua flemma.
Mentre
spazzolava le ciglia con lo scovolino del mascara, guardò
per un po'
suo nonno, ancora intento a fare chissà cosa nel lavabo.
Solo lì
potè notare che Rick stava battendo i piedi con impazienza,
e che si
era sporcata una palpebra. Dopo aver inumidito con le labbra un
cotton fioc per rimediare all'errore fatto, prese parola: "Sono
ore che ti lavi le mani, hai già ucciso i batteri.
È inutile che
continui".
"A
parte le tue scarse conoscenze sulla vita batteri," Rick era
pronto a sorvolare sulla questione, ma Summer avrebbe messo la mano
sul fuoco e giurato che una parte di lui avrebbe amato gongolare
nell'infastidirla con parole del rango di
«tensioattivo». "È
utile quanto il tuo mettere il mascara anche se non hai ciglia? S-su
cosa lo staresti applicando, esattamente? Sull'aria?".
Summer
provò a farsi scivolare addosso l'argomento. "Simpatico",
mormorò sarcastica, prendendo dal suo beauty un lucidalabbra
arancione. Era il colore dell'estate.
"Io
lo dico per te, Sum-Sum. E quelle tinte calde non stanno affatto bene
su una ragazza pallida come te. Che cosa sei? Una primavera accesa?
Cosa — cosa decreta la nuova costituzione di questa nuova
merdata
giovanile, eh, l'armocromia?".
Rick
aveva superato il limite.
"Ridillo
e ti uccido", Summer scattò, puntandogli il lucidalabbra a
mo'
di trinciante, come se fosse pronta ad accoltellarlo.
L'uomo
scrollò le spalle, sospirando, teatrale come non mai. "Come
siamo sensibili stamattina!".
"Parliamo
di sensibilità? Io non sto aspettando che Morty abbia un
attacco di
panico così sono giustificata ad andare a coccolarlo".
Colpì
il punto giusto, perché Rick perse subito la sua patina di
indifferenza, diventato presto irato.
"Ma
che cazzo dici! Da quando in qua lo coccolo?"
Summer
aveva pronte sulla punta della lingua più di mille motivi
per
giustificare la propria affermazione, già a partire da come
Rick non
provasse nemmeno più a nascondere chi fosse il suo preferito
in
famiglia, però
l'universo amava aiutare i peggiori, per questo all'improvviso, Morty
uscì dall'area privata dei servizi igienici. Aveva
l’aria
un po' sfatta, ma appena guardò davanti a sé si
illuminò. Nei suoi
occhi nasceva la comprensione di un messaggio implicito, nel
dispiegarsi
delle labbra l'accoglienza di cure saggiamente occultate. Si
avvicinò
a Rick, pronto a sussurrargli qualcosa. "Sto bene", fece, e
Summer riuscì a sentirlo. "Non ho pianto questa volta".
Rick
annuì, "No, non l'hai fatto", e se fosse stato fiero dei
progressi di Morty, lo nascose molto bene.
NdA
Nell’asilo
in cui facevo stage un bambino aveva già il monociglio, e
immagino
fosse così anche per Rick, lmao.
Morty invece è un weeb che ama Berserk e che non ha superato
Re
Gommosello – povero, non se lo meritava proprio. E potete
immaginare che la versione indemoniata di Griffith non sia il suo
personaggio prefy di Berserk. Questo
capitolo è più un insieme di sottotrame comiche
che un vero
capitolo, lasciamo perdere. Volevo creare un piccolo momento di
stacco dai loro litigi, perché alla lunga poteva diventare
un po’
stancante quindi eccoci qua! Ho
tolto un po’ di scene di introspezione per Summer, e la
maggior
parte avevano SumRick e SumMorty vibes, ship niente male, ma non le
mie preferite, lol.
Il
titolo del capitolo è ripreso dalla canzone di Madame,
colonna
sonora della serie Bang Bang Baby su Prime Video, che consiglio
vivamente.
Vi
spammo ancora il mio canale telegram
e potete già preordinare il mio libro
!
Grazie
mille per l’attenzione!
A
presto!
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