Capitolo 20
Rein passeggiava sorridendo al fianco di Philip. Erano ormai
in giro per il giardino reale da una decina di minuti e la turchina si era
meravigliata di quanto le fosse stato naturale fingere davanti ai membri della
corte. Forse era dovuto dal fatto che Philip era una persona con cui si trovava
bene e a suo agio, quindi, in fondo, non stava veramente fingendo di trovare la
compagnia del conte così piacevole. Rein era rimasta incredibilmente colpita
dalla tranquillità con cui Philip aveva ascoltato le sue parole e il suo piano
per fermare le voci che riguardavano lui e Trudy. All’inizio aveva visto il
conte impallidire per quelle accuse, ma quando aveva capito che lei sapeva come
stavano realmente i fatti, si era tranquillizzato. E nessuno dei due aveva
voluto indugiare troppo su quello che era accaduto quella fatidica notte. Rein
non era stata obbligata a spiegare le motivazioni che l’avevano spinta ad
abbracciare Shade e Philip non aveva posto delle domande. Avevano semplicemente
evitato la questione. E Rein ne era segretamente sollevata. Per quanto
riguardava, invece, l’attuazione del piano pensato dalla turchina, il conte si
era dimostrato particolarmente colpito dalla semplicità ed efficacia della
risoluzione proposta, e aveva accettato subito di accompagnare Rein in
giardino. Anche se alla turchina era sembrato di vedere una certa dose di
delusione sul suo volto, una volta scoperto il vero motivo del suo invito,
finalizzato unicamente solo per risolvere il problema dello scandalo. Tuttavia,
in quel momento, non c’era traccia di delusione sul volto di Philip, sostituita
dal suo solito sguardo serio
-Se continuerete ad avere quell’espressione sul volto, gli
altri membri della corte penseranno che la mia compagnia sia terribilmente
noiosa-
Disse Rein, fintamente preoccupata. Philip fece un piccolo
cenno di sorriso, mentre scuoteva energicamente il capo
-Al contrario, altezza. Sono noto, a quanto pare, per avere
sempre un’espressione contrariata a corte-
-Contrariata?-
Philip annuì convinto
-Credo di essermi fatto qualche nemico tra i ministri del
regno. A quanto pare fulmino con lo sguardo chiunque venga a disturbarmi nel
mio ufficio e, sempre stando alle chiacchiere, mando via senza riguardi
chiunque intralci le mie giornate, sia esso un nobile o un semplice valletto-
Rein ridacchiò
-Ora che ci penso, forse qualcuna di queste voci è giunta
anche fino a me. È vero che il ministro degli esteri si rifiuta di venire a
parlare direttamente con voi? Ho sentito che manda sempre qualcun altro nel
vostro ufficio-
Philip annuì, ancora.
-Per mia fortuna, devo sempre trattare con il barone Ugival,
invece che con il ministro de la Paratiere. Ma credo che sia più una scelta
diplomatica del ministro che non una mossa attuata per evitarmi-
-Una mossa diplomatica? In che modo?-
Chiese incuriosita la turchina
-Il ministro sa che con il barone di Ugival è difficile che
io rifiuti qualsiasi proposta mi venga fatta-
Rein sgranò gli occhi meravigliata per quella rivelazione
-Volete dire che non potete rifiutare una proposta fatta dal
barone Ugival? Per caso vi ricatta con un qualche segreto di cui tutti noi
siamo all’oscuro?-
Philip si lasciò andare ad una risata
-Nessun ricatto, principessa, potete stare tranquilla. Semplicemente
è un uomo intelligente e le sue proposte sono sempre state ottime idee, lo devo
ammettere. E ogni qual volta io abbia sollevato una obiezione, si è subito
trovato un accordo. Il barone è un uomo piacevole con cui parlare di affari-
Rein lo guardò e si trovò a sorridere compiaciuta
-Sono contenta che abbiate trovato un valido amico nel
barone di Ugival-
-Amico? Siamo solo collaboratori del regno che si stimano
e…-
-Di solito la stima è un’ottima base su cui costruire
un’amicizia-
Concluse la principessa. Philip la guardò prima perplesso, poi,
però Rein lo vide annuire alle sue parole
-Non avevo mai pensato a quest’aspetto-
Rein scosse la testa, divertita
-Se non ci fossimo noi donne a farvi ragionare ogni tanto.
Mi domando come l’umanità sarebbe potuta andare avanti senza di noi-
Disse Rein guardando Philip divertita. Il conte la guardò
poi le sorrise dolcemente annuendo
-Concordo con voi altezza, ci saremmo già autodistrutti
secoli fa-
-Sarà meglio-
Disse sorridente Rein. Philip la guardò un attimo sbalordito,
ma poi si ritrovò a ridacchiare e anche Rein fece lo stesso.
-Grazie altezza-
Le disse ad un tratto Philip, tornato serio e composto
-Per cosa?-
-Da quando mia cugina è partita per tornare a casa credo sia
la prima volta che rido e chiacchiero così tranquillamente. Grazie per avermi
fatto allontanare dal lavoro e avermi permesso di accompagnarvi in questa
passeggiata-
Rein sorrise. Philip non disse nient’altro, ma continuò a
fissarla negli occhi e Rein, per qualche motivo, si trovò ad abbassare lo
sguardo, d’un tratto imbarazzata. Sentì le guance arrossarsi e si ritrovò senza
sapere cosa dire.
-Conte io…-
Rein rialzò lo sguardo e vide che Philip continuava ad
osservarla, intensamente. Le guance di Rein si fecero sempre più rosse e la
principessa si ritrovò a fare un piccolo passo indietro. Vedendola allontanarsi
da lui, Philip fu come riscosso dai suoi pensieri. Si ritrovò a guardare
meravigliato la turchina
-Principessa, scusatemi io non…-
Rein scosse solo il capo. Si voltò e si avvicinò veloce ad un’aiuola
fiorita, fingendosi molto interessata ai fiori. Non capiva perché stesse
reagendo in quel modo, ma lo sguardo insistente con cui Philip l’aveva fissata
l’aveva messa in imbarazza. O forse, e peggio, a disagio. Non era abituata ad essere
osservata così da un uomo, ed improvvisamente si era resa conto che Philip era
un uomo, un bell’uomo tra l’altro, e quello sguardo così intenso l’aveva
agitata. Rein fece un paio di respiri e cercò di ricomporsi. Aveva un compito
ben preciso da portare avanti quella mattina, tutto il resto doveva essere
messo in secondo piano. Avrebbe dovuto concentrarsi solo sul fare in modo che
la marchesa Eldelberry cadesse nella sua trappola.
Così, decise di rindossare la sua migliore maschera da reale sorridente, e si
voltò verso Philip, agitando la mano
-Conte, venite qua vicino-
Philip, a pochi passi da lei, si mosse veloce e la
raggiunse.
-Principessa se per caso vi ho offeso, vi prego, perdonatemi-
Rein scosse la testa, decisa, bloccando le parole di Philip.
Sorridendogli prese il suo braccio e vi appoggiò sopra la sua mano
-Godiamoci questa mattinata. Dopotutto è questo l’obbiettivo
di questa passeggiata, o mi sbaglio?-
Rein puntò il suo sguardo su Philip, sperando che il conte
capisse. E Philip lo fece.
-Ovviamente
principessa. Vogliamo continuare a passeggiare?-
-Volentieri-
Philip porse il suo braccio alla turchina e Rein si affrettò
ad accettarlo. Camminarono in silenzio per qualche minuto, momenti nei quali
Rein sorrideva serena e faceva piccoli cenni di saluto ai nobili che incontravano
nel loro passaggio. E subito dopo averli superati, Rein sentiva un fitto
mormorio di chiacchiere.
-Direi che il nostro compito sembra a buon punto-
Philip annuì
-Ora manca solo incontrare la contessa Trudy e il principe-
-Sperando che Thomas sia con loro-
Philip sospirò, preoccupato
-Non so se essere così felice d’incontrare il conte
d’Orvail. Se quello che mi avete detto è vero, stamattina ho sventato un serio
pericolo-
-Sono certa che una volta saputa la verità Thomas si sentirà
in imbarazzo con voi per avere pensato che poteste essere capace di compiere
una cosa simile-
-Vorrei tanto che la pensasse così… ma temo che subirò
comunque un qualche tipo di punizione da parte del conte-
-E perché mai?-
-Sono pur sempre stato solo con lei in camera in piena notte-
-Ma non avete fatto niente di male. E poi, non è stata
nemmeno una vostra decisione. Se non fosse stato per noi voi…-
Rein non finì la frase, colta da una punta d’imbarazzo.
Tuttavia non c’era bisogno per lei di continuarla, poiché entrambi sapevano
cosa volesse dire la turchina. Philip, al contrario, continuò tranquillo a
parlare, forse proprio per non imbarazzarla ancora di più
-Principessa, se io avessi saputo che un individuo fosse
stato anche solo un minuto da solo con mia cugina, credo che quell’uomo ora
sarebbe un uomo morto-
Rein alzò gli occhi al cielo, in un misto di esasperazione e
rammarico. Philip, vedendola, la guardò sorpreso
-So che l’idea vi deve sconvolgere ma, altezza, sa bene
che…-
-Se so che una donna colpita da uno scandalo del genere
abbia la reputazione rovinata? Si lo so bene. Quello che trovo ingiusto è il
diverso trattamento nei confronti degli uomini-
-Altezza non è vero, anch’io crescendo…-
-Conte, sappiamo entrambi che la reputazione rovinata è
quella della donna, non quella dell’uomo. Agli uomini viene data una
strigliata, sparisce per una stagione o due e dopo torna in società, come
niente fosse. È un’ingiustizia. Ci vogliono un uomo e una donna per fare uno
scandalo, e spesso, tutto inizia da un uomo-
Philip stava per ribattere, ma si trovò a rimanere in
silenzio. Rein sapeva di avere ragione, dopotutto erano lì proprio perché la
marchesa sapeva che per screditare Trudy, uno scandalo con un uomo era
un’occasione perfetta.
-Siete veramente convinta di quello che avete detto?-
Le chiese sinceramente incuriosito Philip. Rein annuì
-Cosa fareste se Charlotte fosse stata con un uomo?-
Philip si fermò di colpo
-Andrebbe in convento-
-Esatto. Non ci hai nemmeno pensato-
Philip la guardò un attimo senza sapere cosa fare. O dire.
-E' un dato di fatto. A nessuno importa mai se si tratta di
amore o meno. Se non è concordato già un matrimonio è scandalo. Reputazione
rovinata per lei e per la sua famiglia. È ingiusto. Il nostro problema è che viviamo
in un mondo dove siete voi uomini a comandare, e voi avete deciso che la nostra
reputazione è più importante di qualsiasi decisione possiamo prendere in
autonomia. Se ci innamoriamo e stiamo con un uomo al di fuori del matrimonio
siamo poi dopo da buttar via, come fossimo merce avariata. Al contrario, voi
potete avere tutte le donne che volete, anche all’interno di un matrimonio,
potete tradire e fare ciò che volete, il tutto senza subire conseguenze. È
ingiusto-
Mormorò alla fine quasi Rein, sconsolata per quella triste
verità. Philip continuò a guardarla senza sapere cosa dire.
-Inutile cercare di ribattere Philip. Contro le donne non
abbiamo alcuna possibilità di vittoria. Continuo a sostenere che quando un suo
antenato accettò che anche le donne avessero un’istruzione come noi uomini, il
nostro declino sia iniziato e prima o poi ci ritroveremo a subire una
dominazione femminile senza possibilità di poterci ribellare. Anzi, la
chiederemo a gran voce-
La voce squillante di Thomas li colse entrambi di sorpresa.
Rein si voltò meravigliata e, sorpresa, si trovò davanti Thomas, Trudy e Shade.
Il trio doveva essere arrivato in tempo per sentire ciò che avevano detto,
tuttavia né Rein né Philip si erano accorti del loro avvicinamento. Guardandoli
Rein fu contenta di vedere Thomas sorridente e allegro. Sembrava che la
situazione fosse tornata sotto controllo e Rein ne fu felice. Trudy, di fianco
a lui, prese a battibeccare con il capitano, mostrando una scena familiare e
piacevole. Rein gli sorrise e poi si voltò a guardare Shade. Quando i suoi
occhi incontrarono quelli del principe che la stavano già guardando, la
turchina smise di badare a quello che le succedeva intorno o di prestare
attenzione ai discorsi degli altri. Si trovò incapace a distogliere lo sguardo
dal principe, che la stava guardando intensamente. Rein non provò imbarazzo, al
contrario sentì un sorriso salirle sul volto e si ritrovò a mormorare un timido
saluto
-Ciao-
Gli disse. Lui le fece un piccolo accenno di sorriso, poi le
fece cenno con il capo, prima di risponderle a sua volta
-Ciao-
Shade guardava Rein e sembrava incapace di toglierle lo
sguardo di dosso. Si domandò come fosse possibile che ogni volta che la vedeva
perdeva la compostezza e si ritrovava a fissarla, ammaliato. Era come se Rein
gli avesse lanciato un incantesimo e fosse incapace di pensare ad altro che non
fosse lei. Per non parlare del fatto che quella mattina era semplicemente radiosa.
Indossava un morbido abito di tulle bianco, con un elegante scollo a barchetta
che le evidenziava la linea sinuosa del collo e delle spalle. Il bordo della scollatura,
così come la vita e i bordi delle maniche e della gonna erano ornati da una
striscia ricamata, formata da piccole rose di colore rosa. I suoi capelli, poi,
erano stati raccolti in una semplice treccia che le cadeva dolcemente su una
spalla, in un’acconciatura che evidentemente la turchina amava moto, perché
Shade gliela aveva vista portare spesso. Tuttavia ciò che faceva si che gli
occhi del principe facessero fatica a staccarsi da lei, erano i suoi occhi.
Quel giorno si era leggermente truccata e la semplice linea nera che le
incorniciava gli occhi faceva si che l’azzurro intenso fosse ancora più
luminoso e incantevole. Shade si rese conto che la stava guardando da troppo
tempo, eppure, continuò a fissarla, incurante. Distolse lo sguardo solo quando
sentì gli occhi di qualcuno su di se e, allontanando brevemente lo sguardo
dalla principessa, incontrò quello di Philip, severo, che lo fissava
-Conte Philip, buongiorno-
Gli disse, salutandolo. Shade osservò meglio Philip, dato
che ci stava mettendo un po’ troppo a salutarlo e notò uno strano sguardo negli
occhi del conte che non gli piacque affatto. Era come se Philip non fosse così
contento di vederlo, o meglio, non fosse contento di come lui stesse guardando
la principessa. Tuttavia Philip, nonostante lo sguardo secco che gli aveva
rivolto, si era inchinato, salutandolo
-Altezza, buongiorno a voi-
Shade lo guardò e quando Philip rialzò il capo e lo guardò,
il suo sguardo era decisamente più calmo e controllato, era tornato il solito
Philip. Forse Shade aveva male interpretato quello sguardo di poco prima o
forse, preferì pensare che fosse proprio così.
-Devo ammettere che non mi sarei mai aspettata di vedere voi
tre, insieme, qui oggi. Che piacevole coincidenza-
La voce squillante di Rein lo riportò a guardarla. Gli occhi
della principessa gli lanciarono come un messaggio silenzioso. Era vero, se
erano tutti e cinque lì c’era un motivo e lui doveva iniziare a recitare la sua
parte. Così Shade eliminò quei pensieri strani dalla sua mente, almeno per quel
momento, e prese a dire ciò che doveva
-Anche se vorrei tanto potere godere di questo piacevole
incontro e aggiungermi a voi per una piacevole passeggiata mattutina temo di
non poterlo fare. Sono qui in veste ufficiale-
Lo sguardo sconcertato di Rein lo fece sorridere. Chiunque
li stesse osservando e sentendo, e Shade sapeva che quasi tutti i nobili
presenti in quel momento in giardino si erano avvicinati il più possibile per
assistere in modo fintamente discreto a quell’incontro, nessuno avrebbe potuto
pensare che la reazione della turchina e
di Philip non fosse sincera. Shade si trovò così a guardare Thomas, aspettando
un suo pronto intervento, che non tardò ad arrivare
-Ahimè, mia adorata principessa, è vero ciò che il principe
qui sta dicendo. Non solo mi ha trascinato fuori dal castello mentre mi ero
preso una mattina di riposo, cosa indispensabile che mi serve per non
impazzire, ma mi vuole pure portare a fare una visita ai cancelli reali-
-I cancelli?-
Chiese meravigliata Rein. Shade annuì
-Esatto. Ogni tanto vado a controllare che tutto sia in
ordine, ma soprattutto che mia sorella non riesca più ad uscire di nascosto. O
almeno che non ci riesca così facilmente-
Rein lo guardò perplesso, poi un timido accenno di sorriso
le apparve sul volto, cosa che fece sorridere anche lui.
-Se Milky vuole uscire dal
castello credi che questo la fermerà?-
La voce divertita di Rein lo fece sorridere a sua volta.
-Almeno la farò lavorare e operare di fantasia. Come
fratello maggiore è mio compito darle degli stimoli o sbaglio?-
Rein ridacchiò e anche i presenti fecero lo stesso. Tuttavia
il sospiro esasperato di Thomas li fece voltare verso di lui
-Ti prego, principessa, non dargli ragione. Questo non farà
altro che confermare che ciò che fa è giusto e a renderlo ancora più
insopportabile. È solo un maniaco del controllo e deve vedere con i suoi occhi
e controllare, perché non si fida dei resoconti che gli mandano. E usa sua
sorella come scusa-
Shade scossò un’occhiataccia a Thomas
-Non è che non mi fido, ma farmi vedere ogni tanto, di sorpresa,
aiuta a mantenere tutto sotto controllo e fa in modo che tutto sai perfetto-
Thomas alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente. Shade
gli sorrise. Almeno, da quando Trudy gli aveva spiegato cosa era realmente
successo era tornato quello di sempre, solare, allegro e sempre pronto a dirgli
la sua onesta, e non richiesta, opinione. O almeno così sembrava.
-Ma come mai avete portato la contessa Gaumont
con voi?-
La voce di Rein lo riportò a portare lo sguardo su di lei.
-In realtà, la presenza della contessa è stata una
coincidenza-
Gli disse Shade, recitando le parole che aveva concordato
con Trudy per spiegare quella bizzarra situazione.
-Esatto altezza-
Intervenne Trudy, parlando per la prima volta da quando si
erano incontrati
-Stavo uscendo per una passeggiata mattutina, come mio
solito, quando Thomas mi ha vista e ha insistito per accompagnarmi, anche se
per un breve tratto, in giardino-
-Che ci volete fare, sono un gentiluomo. Non potevo
permettermi di lasciare sola la mia più cara amica-
Disse Thomas, pavoneggiandosi. Shade lo guardò, esasperato.
Forse preferita l’abbattuto e attaccabrighe Thomas, ora che ci pensava meglio.
-Thomas, non credo che la contessa abbia bisogno del tuo
aiuto. Caso mai direi più il contrario-
La battuta di Shade fece ridacchiare tutti i presenti.
Thomas guardò fintamente arrabbiato Shade, ma un leggero sorriso gli comparve
sul volto
-Siete di buon umore, principe-
Disse, con finta semplicità, Philip. Shade lo guardò,
perplesso. Era un commento strano per lui da fare, come se quella semplice
frase avesse in realtà un significato segreto, che tuttavia Shade non riuscì a
cogliere. Ma non gli sfuggì la leggera nota di sfida nel suo tono, cosa che lo
irritò, per qualche strana ragione
-Sarà il sole, conte. Probabilmente mi ha reso di buon
umore-
Philip incassò, senza replicare. Il principe sentì lo
sguardo di Thomas fissarlo, in silenzio. Sembrava che gli volesse dire
qualcosa, o, peggio, accusarlo di qualcosa. E forse aveva ragione
-Thomas, so che preferiresti restare qui a non fare niente,
invece che fare il tuo lavoro, ma dobbiamo andare-
Thomas lo guardò un attimo accigliato, ma annuì. In quel
momento sapeva che lo sguardo accigliato di Thomas aveva un significato ben
preciso, avevano programmato infatti di passare più tempo insieme, in modo da
permettere al maggior numero di nobili di vederli, ma il sentimento di
irritazione che provava nei confronti di Philip in quel momento, lo aveva
spinto ad allontanarsi dal gruppo quanto prima. Sapeva che era meglio
andarsene, prima di dire o fare qualcosa di peggiore. Come creare un nuovo
scandalo. Shade si inchinò a Rein, salutandola. La turchina lo guardò e sembrò
volergli chiedere qualcosa con lo sguardo, ma la voce di Thomas la distrasse
-Principessa, come sempre è un piacere vederti e un
dispiacere lasciarti. Ma so che sei in buona compagnia, quindi vado via con il
cuore leggero, anche se devo seguire questo scorbutico di principe.-
Rein ridacchiò, anche se sembrò leggermente finta la sua
risata e fece un piccolo inchino a Thomas.
-Sopporterò questa separazione, anche se spero di vederti a
pranzo-
Thomas annuì
-Ovvio che ci vediamo a pranzo. Mi minacciasse anche di
buttarmi nelle segrete, niente mi separerà dal mio pranzo-
Rein ridacchiò e annuì. Shade alzò gli occhi al cielo, ma
non disse niente
-Allora andiamo. Contessa, conte, Rein-
Shade si congedò da tutti, senza aspettare risposta e si
incamminò, lasciando dietro gli altri. Dopo pochi secondi sentì i passi veloci
di Thomas seguirlo
-Che ti prende?-
Chiese senza giri di parole Thomas, non appena furono soli e
lontani da orecchie indiscrete
-Non so a cosa ti riferisci?-
-Ah no? E l’atteggiamento passivo aggressivo nei confronti
di Philip?-
-Non so a cosa tu ti stia riferendo-
-Credo tu lo sappia invece-
-Ti dico di no-
Thomas sospirò al suo fianco. Sentendolo Shade si voltò
verso di lui
-Cosa stai insinuando Thomas?-
Il capitano alzò le mani in segno di resa
-Assolutamente niente, lungi da me criticarti o farti notare
quanto tu sia palesemente geloso di una certa principessa che era al braccio
del tuo ministro. Uomo, tra l’altro, che hai scelto tu e tenuto tu a palazzo-
Shade si bloccò di colpo
-Io non sono geloso-
-Come no-
Gli disse Thomas, guardando
-E poi non c’è assolutamente niente di cui essere geloso. Ti
ricordo che tutto quello che abbiamo fatto oggi era già stato deciso-
Thomas lo guardò poi scosse la testa, sospirando
-Certo, lo ricordo fin troppo bene, purtroppo. Ma ti vorrei
ricordare che Philip è un uomo e Rein una donna-
-E con questo?-
-Dico solo che Philip è un uomo libero da qualsiasi impegno
e degno della massima stima-
-Thomas, l’ho scelto io come ministro, so quanto vale-
-Inoltre è indiscutibile il fatto che i due insieme siamo
una bella coppia. Rein sembrava decisamente a suo agio e divertita con Philip
al suo fianco-
Shade rimase un secondo in silenzio, incapace di dire
qualcosa. Il sorrisino compiaciuto sul volto di Thomas lo fece innervosire
ancora di più
-Thomas, se Rein è a suo agio con Philip la cosa non…-
Thomas lo fermò
-Non dire cose di cui un giorno potrei rinfacciarti. Senti,
so che non vuoi sentirtelo dire, ma è inutile negarlo, a me soprattutto. Ti
stai comportando esattamente come hai fatto con…-
Shade si avvicinò a Thomas, furioso. Vedendolo il conte fece
un piccolo passo indietro, in silenzio
-Thomas, per il bene della nostra amicizia, non osare andare
oltre. Sono due cose completamente diverse, te lo assicuro. Rein… lei è come
Trudy per te. E questo chiude la discussione-
Shade si voltò e si incamminò deciso verso le scuderie. E
questa volta non si premurò affatto di controllare che Thomas lo stesse
seguendo.
Rein passò lo sguardo da Trudy a Philip. Da quando erano
rimasti in tre, praticamente la conversazione si era spenta, lasciando un pesante
e imbarazzante silenzio, il tutto sotto gli occhi della corte
-Se vogliamo mettere a tacere le voci, per favore, dite
qualcosa-
Implorò la turchina, in un sussurro. Il suo sguardo si puntò
su Trudy. La contessa, in silenzio accanto a lei, le rivolse uno sguardo
perplesso
-Non so che cosa dire-
-Vanno bene anche le tue critiche nei miei confronti, ma ti
prego facciamo finta di conversare amabilmente. O qualcuno penserà veramente
che sto cercando di mettermi nel mezzo di una coppia-
Rein prese il braccio di Trudy e prese a passeggiare,
pregando Philip di seguirle.
-Perdonate altezza, forse io dovrei tornare al lavoro
adesso. Dopotutto il nostro compito direi ormai che lo abbiamo svolto-
Rein guardò il conte
-Conte, se ve ne andate ora, sarà peggio. Vi prego,
passeggiate ancora un poco con noi. Potete sopportare la nostra presenza ancora
per un po’, dico bene?-
-La principessa ha ragione. Se ve ne andate, non farete che
alimentare il pettegolezzo-
Philip guardò Rein e Trudy, poi annuì. Si mise al fianco di
Rein e i tre ripresero a passeggiare.
-Cosa ha detto Thomas quando ha saputo tutta la verità?-
Chiese la turchina a Trudy, cercando di portare la
conversazione su un terreno abbastanza neutro. Trudy la fissò un attimo poi
sospirò
-Niente, in realtà. Non ha parlato, mi ha solo ascoltato e
quando gli ho detto il motivo per cui Philip si trovava nella mia stanza quella
notte, ha semplicemente sogghignato verso il principe. Poi ha detto che avrebbe
accompagnato sia me che sua altezza qui in giardino per attuare il vostro
piano. Questo è tutto-
-Non ha aggiunto altro?-
Chiese meravigliata Rein. Si era immaginata che Thomas
avrebbe inondato di domande Trudy e Shade per capire meglio la situazione. Non
si era affatto immaginata che il capitano non facesse alcun tipo di domande
-Credo vorrà parlare con me in privato su quanto successo.
Non credo avesse voglia di parlarne davanti al principe-
-Credo contessa, che invece il conte non vi chiederà niente-
Sia Rein che Trudy si voltarono verso Philip. Il conte le
guardò
-Non conosco bene il capitano Thomas ma credo di sapere cosa
gli stia passando per la testa in questo momento. Soprattutto credo di sapere
cosa provi verso di voi, contessa-
-Cosa prova? Per me?-
Chiese perplessa Trudy. Philip annuì
-Contessa, credo che Thomas si senta in imbarazzo verso di voi-
Trudy sgranò gli occhi per la sorpresa e anche Rein guardò
Philip con una certa sorpresa.
-In imbarazzo?-
Chiesero in coro le due donne. Philip annuì
-Si, imbarazzo per avere dubitato di voi. Anche se non lo
ammetterà mai, credo che Thomas possa avere pensato veramente che ci potesse
essere qualcosa tra noi. E il solo fatto di avere dubitato della vostra
integrità, voi che considera come una sorella, anche solo per un istante, lo
deve fare sentire terribilmente in imbarazzo. E in colpa-
Rein guardò Philip, meravigliata. Non si era aspettata una
tale dimostrazione di sensibilità da parte dell’uomo e si trovò colpita. E come
lei anche Trudy doveva esserlo, dato che Trudy non disse niente, e si limitò a
passeggiare in silenzio.
-Credete davvero che possa essere così, conte? Non credete
di esagerare?-
Chiese la turchina. Philip scosse il capo
-Ho provato ad immaginare come mi sarei sentito io se
qualcuno mi fosse venuto a riferire un pettegolezzo simile che riguardasse mia
cugina. Pur conoscendola e sapendo che non farebbe mai niente di così
sconsiderato, il solo pensare, anche per un secondo che potesse essere tutto
vero, è ciò che mi farebbe sentire in colpa nel momento in cui la verità
venisse scoperta. Non riuscirei a guardare in viso mia cugina dopo avere
dubitato, anche solo per un istante, della sua persona-
Rein rimase in silenzio, ma si ritrovò a capire cosa
intendeva dire il conte. Non doveva essere facile per Thomas ammettere di avere
dubitato di Trudy anche solo per un secondo. Doveva essere difficile per lui,
ora, guardare la sua amica negli occhi e dire che aveva. Rein
si voltò a guardare Trudy e vide molta tristezza negli occhi della donna
-Non ti preoccupare. Sono certa che Thomas verrà presto da te
e chiarirete tutto quanto-
Trudy la guardò e le sorrise, ma Rein vide che i suoi occhi
erano rimasti tristi. Stava per chiederle qualcosa, quando la contessa la
precedette
-Conte, a proposito di vostra cugina, quando pensate
dovrebbe fare ritorno a palazzo?-
-Meno di due settimane-
-Quindi manca poco-
Disse Trudy. Rein la guardò perplessa. Perché parlare ora di
Charlotte?
-Prima la baronessa arriva prima potrà confermare la nostra
storia-
Disse Trudy guardandola. Rein si trovò ad annuire. Era vero,
Charlotte era con loro quella notte, avrebbe potuto confermare il fatto che
Trudy era a cena nel loro appartamento quella sera, assieme alla contessa
Alexandre.
-Anche la contessa Alambert
dovrebbe tornare a corte. Parlerò con la regina e cercherò di farla tornare a
corte-
Trudy annuì
-Ottima idea. Questo dovrebbe mettere a tacere qualsiasi
tipo di voce o chiacchiera-
-Prima queste voci saranno messe a tacere meglio sarà per
tutti. Non amo essere al centro di attenzioni indesiderate-
Rein si voltò verso Philip. L’uomo guardava in avanti, dove
un gruppo di donne stava parlando mentre li osservavano attentamente. Rein
sospirò poi appoggiò una mano sul braccio di Philip
-Si sistemerà ogni cosa, lo prometto-
Rein gli sorrise e gli occhi di Philip si illuminarono. A
quel punto Philip si inchinò a lei, poi le fece un perfetto baciamano. Senza
volerlo, il battito del cuore della turchina accelerò un secondo. Poi Philip
fece lo stesso con Trudy e Rein notò che anche la contessa era stupita.
-Sono grato di avere incontrato due splendide dame come voi
e di avere il privilegio della vostra compagnia-
Entrambe si ritrovarono a sorridere, leggermente
imbarazzate. Persino Trudy si lasciò andare ad un accenno di rossore sulle
guance. Rein la guardò divertita ma non appena Trudy vide
il sorriso della turchina le lanciò uno sguardo leggermente infastidito, cosa
che fece ridacchiare Rein. Nel frattempo Philip le
guardava, senza sapere cosa dire, o fare. I due ripresero a passeggiare e a
chiacchierare con naturalezza, e Rein si trovò a
godere di quel momento di relativa spensieratezza. Il tutto però fu interrotto
dall’arrivo di un valletto che si avvicinò veloce al trio
-Altezza, contessa, ministro-
Il valetto si inchinò a Rein poi porse un messaggio a Philip. Finito di leggere si
voltò verso le due donne
-Principessa, contessa, spero ora mi vogliate scusare. Anche
se preferisco lungamente la vostra compagnia, il lavoro mi attende e ho
questioni importanti da risolvere-
Rein si trovò ad annuire
-Direi che abbiamo abusato anche oltre del vostro tempo,
conte. Grazie per la compagnia e per le chiacchiere-
Philip si inchinò
-Vi auguro una buona mattinata-
Le due donne lo guardarono andare via con il valletto dietro
di lui, senza dire niente.
-Certo che tra tutti gli uomini presenti a corte, la
marchesa ha scelto uno dei pochi onesti con cui crearmi uno scandalo-
-Credo proprio di si-
Disse Rein. Le due si guardarono un attimo poi
ridacchiarono. Alzando lo sguardo, Rein vide lo sguardo allibito di alcune
donne che le fissavano. Vedendole, Rein sorrise ancora di più e afferrò più
saldamente la presa sotto il braccio di Trudy
-Allora, pronta a creare ancora più chiacchiericcio e
scandalo?-
-Cosa hai in mente, ora?-
-Avrei proprio voglia di una bella tazza di the e di qualche
pasticcino-
Trudy la guardò e annuì
-Anche io berrei volentieri una tazza di the. Ce lo vogliamo
fare servire sotto il portico?-
Rein si ritrovò ad annuire
-Splendida idea. Non ho ancora avuto modo di godermi il
portico reale. Poi già mi immagino i pettegolezzi che ne deriveranno. Credo che
la marchesa non sarà contenta di sapermi così a mio agio con te-
Trudy annuì
-No non lo sarà affatto. Ma sapere che eravamo insieme non
farà altro che farla agire velocemente. Si preparerà a sferrare un attacco
quanto prima, ne sono sicura-
Rein annuì
-Peccato che lei non sappia che la aspetto a braccia aperte-
Trudy la guardò e il suo sguardo si fece serio
-Principessa, potremo anche avere anticipato alcune sue mosse,
ma vi prego, state attenta. Fanny non è di certo una stupida, e credo possa
avere altro su cui puntare come piano di riserva-
-Vuol dire che ci prepareremo ad affrontare anche quello.
Non mi spaventa di certo-
-Dovrebbe invece, non sapete di cosa è capace-
La turchina si voltò verso la contessa
-Di cosa è capace?-
Trudy annuì
-Se Fanny si pone un obbiettivo, in un modo o in un altro lo
raggiunge. Lo so bene questo. E se per raggiungerlo deve distruggere tutto ciò
che si para nel mezzo, lo farà-
-E noi, allora, le daremo filo da torcere-
Trudy la guardò allarmata
-Tu non capisci. Lei è…-
-Solo una donna, Trudy. Ho affrontato di peggio e ho
sconfitto di peggio, credimi. Non sarà una semplice marchesa ha farmi cedere.
Sono molto più forte di quello che credi e lo sei anche tu-
-Non lo puoi sapere-
Trudy la guardò scoraggiata. Rein le prese le mani e la
guardò negli occhi, convinta
-Lo sento e mi fido del mio istinto. So che tu non ti fidi
di me, ma ti prego, su questo, credimi. Non ho dubbi con chi schierarmi tra voi
due. Non c’è niente che la marchesa potrà dirmi per farmi cambiare idea su di
te-
-Tu non mi conosci…-
-E' vero, non ti conosco. Ma so una cosa che ti rende
diversa dalla marchesa-
-E quale sarebbe?-
-Tu non hai mai cercato disperatamente di piacermi. Anzi,
sei stata fin da subito molto chiara sul fatto che io non ti piacessi affatto-
-Cosa dovrebbe dire questo?-
-Dice molto. Tu non vuoi entrare nelle mie grazie, anzi.
Stai cercando di capire se posso essere un qualche tipo di minaccia per il tuo
regno e, anche se non ho ancora capito come io, principessa squattrinata
praticamente rinnegata dalla sua famiglia, possa rappresentare una minaccia, lo
capisco. Non ti fidi di me, mi vuoi conoscere prima di giudicarmi. La marchesa
invece non ha fatto altro che cercare di entrare nelle mie grazie perché spera
proprio che io sia qui per quello che temi tu: la corona. E se io dovessi
diventare regina, che credimi, è l’ultima cosa che vorrei, e lei fosse mia
amica, lei sarebbe una delle donne più potenti del regno. Mentre a te, del
potere, non interessa niente-
-Questo mi renderebbe una persona migliore? Solo perché non
sono ambiziosa o con mire di potere?-
Rein le sorrise
-Non so se questo ti renda migliore o peggiore. Dopotutto
non conosciamo le motivazioni che stanno spingendo la marchesa a comportarsi
così, magari ha un motivo più che nobile…-
-Oppure è solo un’arrivista-
-Oppure è solo un’arrivista. Va bene. Ma quello che sto
dicendo è che io non cerco e non voglio qualcuno che stia al mio fianco per
interesse. Voglio che qualcuno stia al mio fianco perché io, Rein, gli piaccio
così. Titolo o meno. Sarò ingenua, non lo nego, ma preferisco scontrarmi con te
ma sapere sempre ciò che realmente pensi, piuttosto che avere qualcuno che mi
gratifica e lusinga solo per mero ritorno personale-
Trudy la guardò intensamente, senza sapere cosa replicare. Le
due donne rimasero in silenzio poi ripresero a camminare. Quando arrivarono
sotto il grande porticato che affacciava sul giardino, Rein fermò una cameriere
e le chiese di chiamare Dreamy. Non appena la rosa
arrivò, Rein si affrettò a farle preparare tutto il necessario per il the e
presto la turchina e la contessa si trovarono comodamente sedute, servite di
tutto punto, con in mano una tazza di the fumante. La consumarono parlando del
più e del meno, chiacchierando amabilmente sotto lo sguardo attento e vigile
della corte, che le osservava curiose.
-Come fai a sopportare tutto questo?-
Le chiese ad un tratto Trudy
-Intendi gli sguardi costanti e persistenti?-
Trudy annuì. Rein semplicemente alzò le spalle
-Abitudine, direi. Ci sono abituata fin da quando sono
piccola-
-E non ti da fastidio?-
-Se anche mi desse fastidio cosa potrei fare per evitarlo?
Sono pur sempre una principessa, rientra in uno degli aspetti negativi della
regalità-
-E gli aspetti positivi?-
Rein la guardò, poi un sorriso le spuntò sul volto
-Potere passare la mattina a bere the e fare chiacchiere,
senza doversi occupare di niente. Direi che è un aspetto positivo-
Trudy ridacchiò e alzò la tazza di the come fosse un calice,
brindando, simbolicamente per le sue parole. Rein ridacchiò e fece lo stesso.
Stava ancora bevendo, quando Rein vide Dreamy
correrle incontro, tutta trafelata
-Dreamy, che succede?-
Chiese allarmata Rein.
-Principessa, dovete andare nella vostra stanza,
immediatamente-
Rein la guardò perplessa
-Perché mai? Sto bevendo il mio the e vorrei finire la
conversazione con la contessa-
Dreamy la guardò negli occhi e,
tralasciando qualsiasi protocollo, le afferrò la mano e la tirò leggermente
verso di lei, obbligandola quasi ad alzarsi
-La principessa Milky-
Disse semplicemente la rosa. Rein la guardò perplessa,
sbattendo un paio di volte le palpebre. Poi la consapevolezza delle parole
della sua cameriera la scese addosso, facendola sbiancare
-La lezione!-
Dreamy annuì. Rein appoggiò la
tazza sul tavolo e si alzò veloce
-Contessa, io devo andare. Sono in ritardo, come ho fatto a
dimenticarmi totalmente di Milky? Mi starà odiando in
questo momento. Ci vediamo Trudy-
Senza lasciare il tempo alla contessa di risponderle Rein
prese quasi a correre in direzione della sua stanza. Tuttavia, prima di entrare
nel palazzo, le sembrò di sentire la risata divertita di Trudy risuonare
nell’aria.
Il pomeriggio era ormai giunto al termine. La luce aranciata
del tramonto illuminava il palazzo, come il sole volesse avvolgerlo in un caldo
abbraccio, prima di lasciarlo al buoi della sera. Thomas era steso sul suo
divano, in camera sua, intento a fissare il soffitto. Era perso nei suoi
pensieri e uno strano miscuglio di emozioni lo stava divorando. Il primo era il
sollievo, il sollievo per sapere che Trudy era fuori pericolo da qualsiasi
macchinazione di corte. L’altro era furia, furia cieca per non essere stato in
grado di fare niente di concreto per lei e di avere fatto in modo che fossero
altri a salvarla. Infine provava frustrazione e vergogna. Frustrazione per non
avere avuto la possibilità di confrontarsi tranquillamente con Philip e farsi
spiegare quello che realmente era successo e vergogna verso Trudy, per avere
dubitato di lei. Come aveva anche solo potuto pensare che Trudy potesse avere
un comportamento simile con un uomo, per di più con Philip? Doveva chiederle
scusa, eppure non riusciva nemmeno a pensare di guardarla negli occhi in quel
momento.
-Sono un pessimo amico…-
Mormorò al soffitto. Sapeva che doveva affrontarla, prima o
poi. E anche con Philip avrebbe dovuto parlare e fargli le sue scuse. Forse
sarebbe stato meglio partite proprio dal conte. E dato che non era da lui
rimanere a rimuginare in una stanza vuota, decise di andare ad affrontare
subito il problema Philip. Si alzò risoluto e si avviò a grandi passi verso la
porta. La aprì con forza solo per trovarsi davanti qualcuno fermo immobile,
davanti ad essa. E non era qualcuno qualsiasi, era proprio Trudy. I due
rimasero in silenzio, non sapendo cosa fare. Trudy era stata evidentemente
presa in contropiede dall’improvvisa apparizione di Thomas, e Thomas era
sconvolto dal vedere l’ultima persona che in quel momento desiderasse vedere.
Alla fine fu lei, come sempre, a superare per prima quell’impasse.
-Mi fai entrare o dobbiamo dire quello che dobbiamo dirci
qui sulla porta?-
Thomas non disse niente, si spostò solo di lato, per
permettere alla donna di entrare. Thomas la osservò sedersi sul suo divano,
dove si mise a fissarlo.
-Siediti Thomas-
-Sto bene qui-
-Thomas-
Il tono di Trudy lo fece muovere, come si trovasse sotto un
incantesimo. Ma era sempre così con lei, aveva sempre il potere di fargli fare
quello che voleva. Thomas si sedette sulla poltrona, di fronte a lei. Rimasero
in silenzio ancora un po’ fino a quando Trudy non ce la fece più
-Ti prego Thomas, dimmi qualsiasi cosa, ma parlami. È
inquietante stare qui in silenzio. Tu non stai mai in silenzio-
-Non so cosa dirti-
-Qualsiasi cosa va bene-
Thomas guardò gli occhi chiari di Trudy e si ritrovò a
sospirare
-Dannazione Trudy, tu non puoi fare così-
-Fare cosa?-
-Non puoi comparire davanti alla mia porta quando io sono
pronto a fare tutt’altro. Non si fa-
-Scusa?-
-No, sono serio. Io mi ero finalmente deciso ad andare a
parlare con Philip e tu appari così, dal nulla. Non si fa-
Trudy lo fissò a bocca aperta, sconcertata
-Sei ubriaco?-
Thomas la fulminò con lo sguardo
-No che non lo sono. Dico solo che io non volevo vederti
adesso-
Thomas evitò di guardarla negli occhi. Si risedette sulla
poltrona e si ritrovò ad appoggiare la schiena contro la spalliera e a chiudere
gli occhi. Stettero così, in silenzio, per quello che a lui parve un’eternità.
-Sei così disgustato da me?-
Il tono flebile della voce di Trudy fece quasi dubitare
Thomas di avere capito bene. Aprì gli occhi e la guardò, intensamente
-Che cosa?-
Trudy evitò il suo sguardo, ma ripeté la domanda
-Sei disgustato da me?-
Thomas sgranò gli occhi per la sorpresa
-No, certo che no-
-Non si direbbe. Dato che non mi vuoi nemmeno guardare o
vedermi al momento, cosa dovrei pensare?-
Thomas la guardò a bocca aperta
-Tu non mi disgusti e non lo potrai mai fare. Non osare mai
più dirmi una cosa del genere-
Trudy lo guardò e Thomas vide comparire un accenno di
lacrime nei suoi occhi. E qualcosa scattò dentro di lui. Si alzò velocemente,
raggiungendola e senza pensare, l’abbracciò. Trudy non resistette al suo
abbraccio, anzi, vi ci si abbandonò senza esitazione. Poco dopo, il corpo di
Trudy fu scosso dai singhiozzi e la contessa si lasciò andare ad un pianto
sconsolato. Thomas non fece niente, la abbracciò stretta e la cullò tra le sue
braccia, in silenzio. Si era ormai fatto buio quando Trudy smise di piangere. I
due rimasero però così, abbracciati, sdraiati insieme sul divano. Trudy aveva
il suo viso appoggiato contro il petto di Thomas e lui le accarezzava
dolcemente la schiena. Anche se erano così vicini, un uomo e una donna sdraiati
insieme, non vi era alcun tipo di imbarazzo tra di loro. Si conoscevano da
troppo tempo e si volevano troppo bene per sapere che non provavano l’uno per
l’altra quel tipo di attrazione. Erano fratelli, si volevano bene come una
famiglia. Non sarebbero mai andati oltre quel sentimento. Ed era per quel motivo
che Thomas si era arrabbiato con se stesso. Aveva dubitato di lei, di sua
sorella, praticamente. E se ne vergognava
-Mi dispiace Trudy-
Trudy alzò la testa, in modo da poterlo guardare
-Per cosa?-
-Per avere dubitato di te. Non avrei nemmeno dovuto pensare
che tu potessi…insomma… con Philip poi!-
Trudy lo fissò, e un leggero sorriso le comparve sul volto
-Perché no? Magari il parlare di numeri e bilanci può essere
eccitante per me.-
-Trudy ti prego!-
Urlò scandalizzato Thomas, cosa che fece scoppiare a ridere
la bionda.
-Non è divertente. Tu certe cose con un uomo… non ci voglio
nemmeno pensare-
Trudy lo fissò e un leggero velo di malinconia sembrò
coprirle gli occhi. Fu solo un attimo, ma presto il sorriso beffardo rispuntò
sul suo volto
-Chissà, invece. Magari ce l’ho un amante-
-Nessuno oserebbe-
-Perché mai?-
-Perché io ucciderò qualsiasi uomo cercherà anche solo di
avvicinarsi a te con intenti tutt’altro che galanti-
-E come farò così a trovare marito?-
Thomas scosse la testa, deciso
-Non ne avrai bisogno. Mi prenderò io cura di te. Ti
comprerò una villa magnifica e insieme gestiremo il migliore vitigno di tutta Wonder. Diventeremo così ricchi grazie al nostro vino che
nessuno, reale compresi, potrà rivaleggiare con noi-
Trudy ridacchiò e Thomas la guardò, serio
-Sai che potrei farlo sul serio-
-Lo so. Ti sento raccontare questa storia da quando abbiamo
dieci anni. Io, tu, la vigna… quasi quasi inizio a credere che lo farai
veramente-
-Sai che basta il tuo si e lo faccio sul serio-
-E lasceresti la guardia reale? Sul serio? Tu lasceresti
Shade, il tuo migliore amico, qui senza di te?-
Thomas la guardò e si ritrovò a concordare con lei
-Hai ragione, così non lo potrei lasciare. Ma dopo che si
sarà sposato, allora si-
Trudy lo fissò negli occhi sconvolta
-Il principe si sposa?-
Thomas alzò gli occhi al cielo
-Quando quel zuccone coronato capirà cosa prova per la bella
Rein, forse si deciderà e non se la lascerà sfuggire-
-TI piace così tanto quella donna?-
Thomas la guardò
-Certo. È una donna gentile e onesta-
-Non bastano onestà e gentilezza per governare un regno,
Thomas. Non puoi parlare così di lei, la conosci da neanche un mese-
-E non ho mai incontrato nessuno capace di tenere così tanto
testa a Shade. Sai che oggi ha tirato un calcio al principe?-
Trudy lo fissò meravigliata
-Ha fatto cosa?-
Thomas annuì
-Avresti dovuto vedere la faccia di Shade. Ha tirato un
colpo deciso alla gamba e ha fatto male. Me ne sono beccato uno anche io-
-Perché ti sei fatto dare un calcio da lei?-
Chiese perplessa e poco convinta, Trudy
-Diciamo che forse me lo potevo meritare un pochino-
-Cosa hai combinato Thomas?-
Trudy lo fissò, un leggero lampo di collera negli occhi.
Thomas conosceva bene quello sguardo, era lo sguardo che le lanciava ogni volta
che stava per fargli una ramanzina. Ma questa volta se lo meritava, davvero
-Ho, forse, tirato un pugno in faccia a Shade-
-Hai fatto cosa?-
Thomas alzò le mani in segno di resa
-A mia discolpa, mi ha fatto sbattere in cella dai miei
uomini-
-Thomas, hai tirato un pugno a sua maestà? Sul serio?-
Thomas si ritrovò ad annuire e ad abbassare lo sguardo,
incapace di sostenere quello di Trudy.
-Non era un pugno così forte però… e poi anche lui dopo me
ne ha tirato uno-
Trudy si alzò da Thomas e si mise seduta sul divano. Anche
lui si tirò su a sedere.
-Hai tirato un pugno al principe. Il principe ha tirato un
pugno a te e la principessa ha dato un calcio negli stinchi a tutte e due?-
Thomas annuì
-E Nicholanos, nel mezzo dei pugno
e calci ci ha lanciato un secchio di acqua fredda addosso. Ma lui non si è
beccato un calcio dalla principessa ora che ci penso-
-Per forza. A quanto pare Nicholanos
a solo cercato di riportarti alla ragione-
-Ehi…-
Disse solo Thomas. Trudy sembrava così sconvolta da quello
che gli aveva appena detto che Thomas stava già pensando cosa dirle per
calmarla, quando Trudy iniziò a ridere, così forte e di gusto, che qualche
lacrima le sgorgò dagli occhi.
-Rein ti ha dato un calcio… accidenti l’avrei voluta vedere.
Miss perfezione che tira un calcio, chi l’avrebbe mai detto-
Thomas sorrise anche lui
-Mi devo fare raccontare tutto dal conte Nicholanos-
-Non tirare troppo la corda-
Trudy diede una piccola gomitata a Thomas
-Andiamo. Ti ho preso in giro per molto meno-
Thomas si ritrovò ad ammettere che in effetti era vero. Thomas
la guardò e si ritrovò a considerarsi veramente fortunato ad avere Trudy come
amica
-Grazie Trudy-
-Di niente. Anche se non so per cosa mi ringrazi-
-Per essere te. Per essere mia amica dopo tutti questi anni.
Per avermi perdonato per avere dubitato di te-
Trudy non lo guardò, ma allungò la sua mano e afferrò quella
del capitano, stringendola forte
-Thomas, certe volte ho paura che tu di me abbia una
considerazione decisamente troppo alta-
-Che intendi?-
Trudy lo guardò
-Non sono perfetta, Thomas-
-Lo so. Conosco perfettamente i tuoi difetti e…-
-Non intendo questo. Non ci siamo visti per un po’. Non sai
quello che può essere successo, non sai se io nel frattempo mi sono comportata
in modo spregevole o da stupida o se ho fatto qualcosa di sbagliato. Non avere
una fede così ceca per me. Non me la merito-
Thomas la guardò. La mano di Trudy gli stava stringendo
molto forte la sua e lui ebbe all’improvviso una sensazione di paura. Paura che
Trudy non gli avesse detto qualcosa, qualcosa di importante.
-Trudy, cosa stai dicendo?-
-Non ti sei mai chiesto perché la marchesa Eldelberry ce l’abbia con me?-
Thomas la guardò. Gli occhi di Trudy erano in quel momento
colmi di una tristezza che lui non le aveva mai visto
-No, non ci ho pensato. Insomma cosa avrai mai fatto,
parlato male di lei in società? Come se non lo avessero fatto tutti quando si è
sparsa la notizia che il marchese si era sposato con una praticamente
sconosciuta viscontessa-
Trudy scosse la testa, decisa. Lasciò andare la mano di
Thomas e si alzò. Si avviò alla porta e la aprì. Thomas si alzò veloce e le andò
dietro.
-Trudy?-
Le chiese solo. Lei non si voltò
-Thomas, certe volte penso che il tuo essere così fiducioso
negli altri prima o poi ti porterà alla rovina. Ma sono grata di avere un amico
come te-
-Trudy, se c’è qualcosa che mi vuoi dire, lo sai che io sono
qui-
Trudy si voltò un attimo, un sorriso sul volto
-Lo so. E tu non farti ingannare da me, lo sai che sono
brava a prenderti in giro se voglio. Non pensare troppo a quello che ti ho
detto-
-Trudy ma…-
Trudy si lasciò andare ad una piccola risata
-Thomas, lascia stare. Volevo solo scherzare un po’ ma ho
esagerato. Perdonami. Sarà meglio che vada ora. Ci vediamo domani, va bene.
Buonanotte-
Trudy aprì la porta e se ne andò, lasciando Thomas senza
parole. C’era qualcosa di strano in Trudy. Non l’aveva mai vista così prima
d’ora.
-Che cosa mi nascondi Trudy-
Moon Maria osservava la luna
sorgere lentamente all’orizzonte. Era una fresca notte primaverile, ma
nonostante l’aria pungente della serata si era voluta sedere sul terrazzo,
avvolta nel suo scialle di lana ad osservare il sorgere dell’astro notturno.
Era un’abitudine che aveva preso sin da quando era diventata regina. Mentre
aspettava l’arrivo di Skyler lei si sedeva sul
balcone, e guardava la lenta risalita della luna.
-Avete freddo maestà, volete
rientrare in stanza?-
Lady Vivian, seduta di fianco a
lei, la guardò preoccupata
-Vivian, una volta non mi avresti
mai chiesto se avessi freddo-
-Una volta avevate anche
vent’anni di meno-
Moon Maria le sorrise, divertita
-Ti potrei fare cacciare per un
commento del genere-
-Sappiamo entrambe che non lo
farete, maestà. Sono ormai rimasta la sola a sopportarvi qui a palazzo. Poi
pensate solo al tempo che perdereste per insegnare ad una giovane dama di corte
tutte le cose che io, invece, so già-
La risata della regina accompagnò
la fine delle parole della dama di compagnia
-Vivian, le mie giornate
sarebbero veramente molto più solitarie e tristi senza di te-
-Lo so bene questo. Ma voi state
tremando, vi prego, rientrare. Non vorrete ammalarvi di nuovo-
La regina sospirò sconsolata, ma
si ritrovò ad alzarsi dalla sua sedia senza protestare
-Amo guardare la luna sorgere.
Detesto non poterla ammirare per più tempo ormai-
Lady Vivian le si mise vicino
-La luna non si offenderà,
maestà-
Moon Maria stava per replicare,
quando una cameriera comparve sulla porta del balcone
-Altezza perdonatemi. La
principessa Rein chiede udienza-
-Fatela accomodare. La attendevo-
La cameriera annuì. Quando si fu
allontanata, Moon Maria si voltò verso Vivian
-Vai anche tu. Vorrei parlare da
sola con Rein-
-Siete sicura?-
La regina annuì
-Si, ne sono sicura. Mi deve solo
aggiornare sulle voci di palazzo. A quanto pare non so cosa abbiano combinato
quei ragazzi, ma stanno cercando di salvare la reputazione della contessa di Gaumont scatenando una serie di pettegolezzi a loro volta-
Vivian guardò la regina,
divertita
-Le solite vecchie dinamiche di
corte. Quasi mi mancano quei tempi-
Le due donne si sorrisero a
vicenda, ricordando silenziosamente i tempi della loro giovinezza a corte. Quando
entrarono dentro la stanza, Rein era già lì che la aspettava. Appena la vide,
la turchina le fece un inchino
-Vostra maestà. Lady Vivian-
-Rein cara, siediti pure. Ho
fatto preparare un the caldo, spero non ti dispiaccia. Bevo sempre una tazza di
the caldo prima di andare a dormire-
-Va benissimo altezza, grazie-
Moon Maria si voltò verso Vivian
-Vivian, ci vediamo domani
mattina. Buonanotte-
-Buonanotte maestà. Altezza-
Lady Vivian lasciò la stanza
assieme alla cameriera che aveva preparato tutto il necessario per far bere
alle due donne il the. Rimaste sole, Moon Maria si accomodò sulla sua poltrona,
sospirando serena
-Dal biglietto che mi hai fatto
recapitare questa mattina, deduco tu abbia qualcosa da raccontarmi-
Rein annuì
-Si maestà. Sono qui per spiegarvi
il motivo delle mie azioni di oggi-
-Intendi la tua passeggiata con
il conte Hoteval di questa mattina?-
La turchina annuì
-Si maestà. Immaginavo la voce
fosse già giunta alle vostre orecchie-
Moon Maria ridacchiò
-Sono molte le voci che mi sono arrivate
oggi. Come quella del pettegolezzo sulla contessa di Gaumont
e sul fatto che la principessa mia ospite si sia intrattenuta con un uomo forse
impegnato già in una relazione clandestina-
-E' tutto un enorme malinteso,
maestà-
-Ne sono certa, ma a cosa ti
riferisci di preciso? Al tuo appuntamento o alla relazione segreta?-
-A tutti e due. Trudy e Philip
non hanno affatto una relazione. Ne ho ricevuto oggi la conferma, da entrambi.
Anzi, Philip sembrava molto adirato per quel tipo di pettegolezzo che lo
riguardava-
-Immagino che per un uomo dai
sani principi come il conte di Hoteval non sia stato
facile sapere di essere sulla bocca di un’intera corte per una faccenda non
vera-
Rein annuì
-Esatto maestà. Tuttavia, la
situazione si è rivelata più complessa del previsto. Siete a conoscenza, vero,
di ciò che dicevano su di loro, giusto?-
Moon Maria annuì
-Il conte era stato visto uscire
a tarda notte dalla stanza della contessa-
Disse Moon Maria, ricordando cosa
le aveva riferito lady Vivian. Era stata, infatti, come sempre, la sua dama di
corte a raccontarle tutto quanto ed entrambe avevano avuto la stessa reazione,
incredulità. Quindi una parte di lei fu sollevata nel sapere che la sua
deduzione si fosse rivelata corretta e che il suo ministro e la contessa non
avessero nessuna relazione. Tuttavia il racconto di Rein si preannunciava
interessante, quindi si apprestò ad ascoltare attentamente a ciò che la
turchina aveva da dirle.
-Esatto maestà. Ebbene, anche se
la relazione si è rivelata del tutto fasulla, mentre parlavo sia con il conte
che con la contessa è venuto fuori che un fondo di verità quel pettegolezzo lo
aveva-
La regina guardò sbalordita Rein.
Non si era minimamente aspettata quel tipo di risvolto
-Mi stai dicendo che il conte era
effettivamente nella stanza della contessa, a tarda notte?-
Rein annuì
-E cosa ci faceva lì se i due non
hanno una relazione? Voglio dire, che tipo di rapporto può mai giustificare una
cosa simile?-
Moon Maria vide un leggero
rossore imporporare le guance di Rein.
-Più che tipo di rapporto,
maestà, è stato uno strano gioco del destino, o meglio, un ritrovarsi nel posto
sbagliato al momento sbagliato-
Moon Maria guardò incuriosita
Rein.
-La cosa si fa interessante.
Spiegami come sono andati i fatti, sono curiosa di sapere cosa può avere
portato a tutto questo-
Rein iniziò, così, leggermente
imbarazzata, a raccontarle della fatidica notte. La principessa raccontò della
cena a cui Trudy aveva partecipato, assieme a Charlotte e alla contessa
Alexandre, nell’appartamento privato di Philip, e di come, vista la tarda ora,
il conte abbia insistito per accompagnare le due donne nelle loro stanze
personalmente
-Capisco le motivazioni del
conte, ma dovrebbe sapere che il palazzo è un luogo sicuro. Poteva chiedere ad
una cameriera di riaccompagnarle e non saremmo qui a parlare ora-
-Temo sia stata Charlotte ad
insistere, maestà-
Moon Maria sospirò
-Quella ragazza dovrà fare un
corso accelerato di educazione di corte. Temo che il suo buon cuore la renda
preda facile, per chi ama creare scandali-
Rein si trovò ad annuire alla sue
parole. Poi continuò il suo racconto
-Per prima hanno riaccompagnano
la contessa Alambert, infine Trudy. A quanto pare i
due stavano chiacchierando e si sono attardati davanti alla porta della stanza
della contessa. Ed è stato lì dove, Trudy ha sentito delle voci provenire dal
fondo del corridoio e si è allarmata. Senza pensare, ha afferrato il braccio di
Philip e lo ha trascinato nella sua stanza-
Moon Maria la guardò perplessa
-Ha sentito delle voci e si è
spaventata? Sarà stata semplicemente la ronda delle guardie-
-E' quello che ha pensato anche
lei, ma la contessa conosceva bene i rischi che poteva incorrere se qualcuno
l’avesse vista anche solo parlare a notte fonda con un uomo. Per questo si è
spaventata e si è comportata in quel modo-
-Quindi si è nascosta per evitare
di essere vista da una ronda ed ha finito poi per farsi vedere da una
cameriera? Che sfortuna-
Rein rimase in silenzio, ma c’era
qualcosa nel modo in cui la principessa evitava il suo sguardo che mise in
allarme la regina.
-C’è qualcos’altro che dovrei
sapere non è vero?-
La turchina strinse la gonna tra
le sue mani, accartocciando il tessuto.
-In realtà, maestà, non è stata
una ronda ad avere spaventato Trudy-
Moon Maria la guardò perplessa. Come
era possibile?
-Non era una ronda? Allora chi
era che girava per il mio palazzo di notte?-
-Il principe Shade
e il capitano Thomas, altezza-
Disse a bassa voce Rein. Moon
Maria la fissò un attimo perplessa, incerta sul fatto di avere capito bene
-Mio figlio e Thomas? Ho capito
bene Rein?-
La turchina annuì, ma sempre
evitando di guardarla negli occhi. La regina impallidì, improvvisamente molto
preoccupata per la piega della conversazione
-Cosa ci faceva mio figlio in
quel corridoio quella notte? Rein, guardami ti prego e rispondimi-
La principessa alzò lentamente il
capo, le sue guance totalmente rosse. Un pensiero improvviso la fece alzare di
scatto dalla poltrona
-Stava venendo da te? In piena
notte?-
Rein la guardò e annuì. Moon
Maria si voltò, e si portò una mano sul viso.
-Maestà, posso spiegarvi-
-Sarà meglio che tu lo faccia,
perché la sola ragione che mi spinge a pensare il motivo per cui mio figlio sia
venuta a cercarti a tarda notte mi fa
dubitare sul tipo di educazione che io gli abbia impartito-
La regina si voltò a guardarla
con uno sguardo severo. Il volto di Rein si fece sempre più rosso
-Maestà, vi assicuro, non è
assolutamente quello il motivo per cui ci siamo incontrati. E per di più c’era
anche Thomas con lui-
-Allora spiegami Rein. Spiegami
perché in questo momento non capisco proprio cosa mio figlio possa avere voluto
da te a tarda notte-
Moon Maria si risedette sulla
poltrona, in attesa. Rein sostenne il suo sguardo, anche se il suo tono di voce
si abbassò leggermente, sintomo di imbarazzo
-Quella notte Shade è venuto a
cercarmi per scusarsi, maestà-
-Scusarsi? Per cosa?-
Rein non disse niente, ma il
rossore continuò a colorarle le guance.
-Rein, so che questa
conversazione non è piacevole, ne per te, ma nemmeno per me. Quindi ti prego,
prima mi spiegherai l’innocenza di questa azione da parte di Shade, prima
potremo andare avanti e fare finta che non sia successo niente-
Rein riprese a parlare,
raccontandole quello che era successo
-Maestà, vi assicuro, non c’è
niente di preoccupante da dire. Sapete come è fatto Shade. Credeva di avermi
offeso in qualche modo ed era solo venuto a scusarsi-
-In piena notte?-
Si lasciò sfuggire la regina,
incredula. Rein non disse niente e Moon Maria sospirò, rassegnata. Doveva far
ripassare le buone maniere a suo figlio, a quanto pareva, anche se il
comportamento descritto da Rein rispecchiava il carattere del suo primogenito.
Si immaginava Shade compiere quelle azioni per un estremo senso del dovere,
anche se la cosa comportava una sana dose di incoscienza. Tuttavia doveva
esserci ancora qualcosa, perché quello che le aveva raccontato la principessa
non combaciava con il colorito rosso delle guance della ragazza. Doveva sapere
esattamente cosa fosse successo quella notte
-Così, vi siete visti quella
notte, tu e Shade-
-Eravamo nel corridoio altezza.
Non l’ho certo fatto entrare nella mia stanza-
Cercò di dire Rein,
come giustificando le sue azione. La regina sospirò
-Quindi fammi capire con
esattezza. Trudy per evitare uno scandalo trascina Philip nella sua stanza ma
così facendo fa i modo che sia lei che il conte assistano a voi due che vi
vedete in piena notte, nel corridoio del palazzo-
Rein annuì
-In pratica si, maestà-
-Quindi tu e Shade eravate in
corridoio a parlare, in piena notte, con Thomas che vi faceva da palo, suppongo-
Rein annuì
-E tutto perché mio figlio si
doveva scusare con te-
Rein annuì ancora. Moon Maria
sospirò e si appoggiò allo schienale della poltrona, improvvisamente molto
stanca.
-Almeno le cameriere hanno visto
Philip e non voi due. Hai idea di quello che sarebbe successo se vi avessero
visto parlare? Rein, ti facevo più giudiziosa-
La principessa abbassò la testa
-Chiedo scusa maestà. Non
succederà più-
-Voglio sperarlo. Almeno non c’è
stato niente di troppo compromettente. Infondo sono state solo chiacchiere e…-
Qualcosa nello sguardo di Rein
bloccò il discorso della regina.
-Rein? C’è altro che devo
sapere?-
La turchina, terribilmente in
imbarazzo, annuì
-In realtà non abbiamo solo
parlato, quella notte. Io, cioè noi, ci siamo abbracciati, maestà. Molto
abbracciati-
Moon Maria guardò a bocca aperta
Rein e non disse niente. La turchina, allarmata, alzò gli occhi per guardarla.
Rein era imbarazzata e mortificata, questo lo poteva vedere, ma la regina in
quel momento stava provando tutte emozioni molto diverse. Non potendo stare
ferma si alzò e si avviò veloce verso la porta della sua stanza. La aprì e si
voltò verso la guardia che sapeva essere posizionata fuori dalla sua porta
-Tu, chiamami mio figlio, subito.
Digli di venire immediatamente e se solo osa dire di essere impegnato e di non
potere venire, riferiscigli che impiegherò tutto ciò che resta della mia vita
per impedirgli di diventare re di questo regno. Sono stata chiara?-
La guardia, terrorizzata, annuì e
corse via in cerca del principe. Moon Maria tornò dentro e tornò a sedersi
sulla sua poltrona. Rein, che nel frattempo si era come rimpicciolita sul
divano, la fissava, senza osare proferire parola.
-Sembra che dovrò impartire a te
e a mio figlio qualche lezione di vita oltre che di buona educazione. Spero tu
non avessi preso altri impegni Rein, perché non appena Shade sarà arrivato non
ve ne andrete da qui molto presto-
Per tutta risposta Rein abbassò
il capo, sconfitta.
La regina trattenne per due ore
sia Rein che Shade nella sua stanza, dove praticamente urlò loro contro quanto
fossero stati, nell’ordine, stupidi, ingenui e folli. Per Rein fu una delle esperienze
più imbarazzanti della sua vita. Perché Shade, seduto accanto a lui, non
proferì parole, troppo in imbarazzo per dire qualsiasi cosa a loro discolpa.
Come se si potessero discolpare in alcun modo, dopotutto. Alla fine, Moon
Maria, superata la rabbia, aveva ascoltato pazientemente ciò che era successo
quella mattina, dalla visita nelle segrete al loro finto incontro casuale nel
giardino. Sebbene fosse ancora arrabbiata, la regina aveva decretato che il
piano di Rein poteva funzionare e che, se fosse stato necessario, avrebbe
confermato tutta la loro storia. E dopo una ennesima ramanzina sul loro
comportamento sconsiderato, li aveva fatti promettere di non osare fare mai più
una cosa simile in un corridoio del palazzo dove qualcuno li avrebbe potuti vedere
e li aveva, infine, congedati. Una volta usciti dalla stanza, i due si
ritrovarono nel corridoio, da soli. Solo le guardie, in servizio, erano
presenti. I due principi non dissero una parola, si avviarono lentamente lungo
il corridoio, ognuno perso nei propri pensieri, o pieni di imbarazzo, o tutte e
due. Fecero tutto il lungo corridoio fianco a fianco, e giunsero alla grande
porta che delimitava gli appartamenti reali dal resto della reggia. Shade le
aprì la porta, e Rein uscì, improvvisamente molto sollevata dal sapere di
essere abbastanza lontana dalla regina e dalla sua rabbia. Appena fu fuori, fu
come se tutta la tensione si fosse sollevata da lei, lasciandola molto più
libera e spensierata. Shade la seguì, chiudendosi la porta alle spalle con un
suono sordo. Quando furono entrambi fuori si guardarono per la prima volta da
quando era iniziato tutto. E scoppiarono a ridere. Risero di gusto, liberi, risero
fino a farsi venire le lacrime agli occhi. Era una risata liberatoria,
piacevole, di quelle che quando si è finito ti fanno stare bene
-Era da tanto che non vedevo mia
madre così arrabbiata-
-Per un attimo ho temuto che mi
volesse spedire a casa, o peggio, che mi volesse mandare al tempio, in
reclusione-
Shade le sorrise, divertito
-Ne sarebbe capace-
-Non l’avevo mai vista così
arrabbiata. È spaventosa-
Shade annuì
-Fidati, questo non è niente. Io
l’ho vista decisamente più arrabbiata di così-
-Cosa hai fatto per farla
arrabbiare così tanto?-
Chiese Rein, un sorriso divertito
sulle labbra. Shade, tuttavia, smise all’improvviso di ridere e Rein vide come
un’ombra adombrargli lo sguardo. Non le rispose e la turchina lo guardò
preoccupata.
-Scusa, non volevo…-
Shade scosse la testa.
-Non ti preoccupare. Non è solo
una cosa che mi fa piacere ricordare, tutto qui-
Rein lo guardò poco convinta, ma
decise di non ribattere. C’era qualcosa nel tono di voce di Shade che l’aveva
lasciata perplessa. Aveva parlato con un tono di voce duro e secco, ma anche
con una nota di tristezza. Il principe la guardò e indicò le scale
-Si è fatto tardi, sarà meglio
che ti riaccompagni in stanza-
Rein scosse la testa, decisa
-Meglio evitare. Andrò da sola,
tanto è solo a pochi passi-
-Ma…-
Rein scosse di nuovo il capo
-Meglio evitare di fare
arrabbiare di nuovo tua madre-
Shade le sorrise e si ritrovò ad
annuire
-Te lo concedo allora, ma solo
per stasera-
La principessa sorrise. I due si
incamminarono, lungo il ballatoio delle scale e poi per il corridoio, ma si
fermarono poco dopo, dato che lo studio di Shade si trovava prima sul loro cammino,
rispetto alla camera di Rein.
-Io torno ai miei doveri-
Le disse Shade, indicando la
porta che conduceva al suo studio
-Non lavorare troppo. Devi anche
riposare-
Shade incrociò le braccia e la
guardò divertita
-Parli come mia madre-
Rein, per tutta risposta, gli
diede una spinta sul braccio, cosa che provocò una risatina nel principe
-E io che mi stavo anche
preoccupando per te. Che principe ingrato-
-Uno dei miei mille difetti, se
parli con Thomas-
-Inizio a pensare che quello che
dica Thomas su di te sia vero-
Shade le lanciò un’occhiataccia,
che si trasformò subito in un sorriso divertito. Rein ricambiò il sorriso e i
due si guardarono negli occhi, in silenzio. Un leggero rossore iniziò a
colorare le guance di Rein dato che iniziò a provare un leggero imbarazzo. Gli
occhi di Shade era belli, intensi e scuri, come la notte, era difficile non
cadere preda del loro fascino
-Ho per caso qualcosa di strano
addosso?-
La domanda vagamente sarcastica
di Shade la fece sobbalzare
-Come?-
Chiese, maledicendosi non appena
la frase le fu uscita dalle labbra. Un sorriso ironico apparve sul volto di
Shade
-Mi fissavi così intensamente che
per un attimo ho temuto avessi qualcosa di strano. Sembravi così presa-
Shade non finì la frase perché
Rein gli mise una mano sulla bocca, tutta rossa in viso per l’imbarazzo. La sua
reazione fece ridere Shade
-Sei tremendo-
Disse solo Rein, mentre ritirava
la mano dalla sua bocca e si lasciava andare ad un sorriso. Shade le fece un
piccolo inchino
-Ti chiedo scusa. Ma c’è qualcosa
di terribilmente piacevole nel prenderti in giro-
Rein sgranò gli occhi e spalancò
la bocca per la sorpresa.
-E tu saresti un principe? Un
contadino sarebbe più educato di te-
Shade ridacchiò divertito, poi
prese la mano di Rein e se la portò alla bocca, baciandola dolcemente
-Ti chiedo perdono. Ma è facile
scherzare con te-
Rein ritirò la mano da quella di
lui, ma al posto di essere arrabbiata sentì il suo cuore accelerare e per un
attimo, sperò che quel momento non finisse mai
-Non so se ti perdonerò così
facilmente sai-
-Ti prego, non ferire il mio
cuore così-
Disse ironico Shade, che si portò
una mano sul cuore fintamente ferito per le sue parole. Rein rise sbalordita.
Non aveva mai visto Shade così, ma si ritrovò a pensare che scherzare in quel
modo, soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno e,
soprattutto, con la regina, era piacevole e liberatorio. In quel momento erano
solo due ragazzi che si rilassavano e divertivano. E a Rein piaceva stare così,
con lui.
-Dato che non ti voglio avere
sulla coscienza, e se vuoi veramente farti perdonare…-
-Con tutto il mio cuore-
-…Allora mi dovrai promettere che
un giorno mi regalerai una giornata fuori dal palazzo, senza guardie né niente.
Una giornata di libertà dall’essere una principessa. Forse così ti potrò
perdonare-
Shade la guardò meravigliata ma
un sorrisetto malandrino comparve sul suo volto
-Principessa, mi stai veramente
dicendo che vorresti scappare dal palazzo? Con me?-
Rein annuì
-Si. Dopotutto sono sempre una
delle due principesse “meno principesche di tutta Wonder”.
Devo difendere il mio titolo. O forse sbaglio…. Eclipse?-
Rein lo guardò, un attimo
incerta. Si era spinta forse troppo chiamandolo con il suo vecchio pseudonimo.
Shade non le rispose subito, ma lasciò passare qualche secondo. Poi, le
sorrise, quasi compiaciuto
-Non credevo avrei mai sentito
quel nome uscire di nuovo dalle tue labbra. Ma accetto. Sappi solo che quando
meno te lo aspetti, capiterà. Nessun preavviso o avvertimento, ti verrò a
prendere e basta, non potrai protestare o, tanto meno, lamentarti. Ci stai?-
Rein sorrise e annuì
-Non mi deludere allora-
-Non lo farei mai, lo sai-
-Lo so-
I due si guardarono, poi Shade
indicò la porta dietro di lui
-Sarà meglio che ora però torni
al mio lavoro. Il regno non dorme mai e io devo ancora controllare dei
documenti-
Rein annuì
-Io vado nella mia stanza allora.
Grazie per questo-
Disse Rein non sapendo come
chiamare quello scambio che avevano avuto. Shade le fece solo un piccolo cenno
con il capo
-Buonanotte Shade-
-Buonanotte Rein-
La principessa si incamminò per
il corridoio. Quando arrivò alla porta che conduceva al corridoio dell’ala dove
alloggiava, Rein si voltò e vide che Shade era ancora fermo dove lo aveva
lasciato. Rein alzò solo la mano, per salutarlo e lui fece lo stesso. Poi
entrambi, contemporaneamente, aprirono le rispettive porte e scomparvero nello
stesso momento.
Il singolo rintocco dell’orologio
del palazzo indicò a Shade quando fosse effettivamente tardi. Aveva lavorato
senza sosta per due ore e per quella sera si ritenne soddisfatto. Si sgranchì
le braccia, e si preparò ad alzarsi, con la sola voglia di dirigersi nel suo
letto e sprofondare nelle coperte. Era stanco, molto stanco. Dopotutto aveva
passato la notte precedente in bianco, e quella giornata si era rivelata più
pesante di quanto non avesse immaginato. Ma almeno sembrava rientrata la questione
Trudy-Philip, anche se non per merito suo. Thomas sembrava essersi calmato e
rassicurato e lui si fidava di Rein e del suo piano. Avrebbe funzionato. Anche
se il sapere che per farlo aveva dovuto fingere un appuntamento con Philip
continuava ad irritarlo. Non tanto per il finto appuntamento in se, ma per
l’intesa che, nonostante tutto, i due sembravano avere. Si era effettivamente
irrigidito nel vederli insieme quella mattina. Lei era così bella e solare che
si domandava come chiunque non si potesse invaghire di lei. E quel pensiero lo
mandava in confusione. Lui, che aveva giurato che mai più si sarebbe fatto
condizionare dalle donne, non riusciva a smettere di pensare ai sorrisi che
Rein aveva regalato a Philip, sorrisi che voleva solo per lui a quanto pareva.
-Ma cosa sto pensando. Devo
delirare-
Shade si alzò dalla sedia e si
stiracchiò, stanco. Doveva avere veramente bisogno di dormire dato il tenore
dei pensieri che aveva. Rein era uno sorella per lui, niente più. Una bellissima,
affascinante e sorridente sorella, mai poteva considerarla come qualcosa di
diverso, come una donna, per esempio. Non poteva farlo, perché se lo era
ripromesso. Non avrebbe mai pensato a chiunque con quell’intenzione, non dopo
quello che aveva passato.
-Ho proprio bisogno di dormire-
Si ricordò, come a volersi dare
un senso di risolutezza che sembrava mancargli in quel momento. Certo però, che
aveva dovuto controllarsi quando lo aveva chiamato Eclipse.
Al solo ripensarla così sfacciata in quel momento si ritrovò a pensare che
l’avrebbe baciata e che era stato solo il suo autocontrollo a non farlo cedere .
E se sua madre non lo avesse appena rimproverato. Shade scosse la testa,
deciso.
-Ma cosa sto pensando. Sonno,
devo andare a dormire-
Shade non perse tempo, si avviò
veloce verso la porta e quasi fece di corsa il percorso che lo condusse alla
sua camera da letto. Aprì la porta di scatto e sentì un suono strano. Guardò in
basso e vide che sul pavimento era adagiato una busta. Shade lo guardò
perplesso. Vide una guardia, di ronda nel corridoio che gli si avvicinò veloce.
-Altezza, quella busta ve l’ha
portata il signor Dereder-
-Il mio maggiordomo?-
Chiese sbalordito Shade. La
guardia annuì
-Perché non me l’ha consegnato in
ufficio?-
La guardia scosse il capo
-Non so altezza, non mi ha informato
di questo. L’ho solo visto appoggiarlo qui alla vostra porta e mi ha detto di
dirvi che era per voi. Non so altro-
Shade si chinò a raccogliere il
pacco e ringraziò la guardia. Entrò nella sua stanza e buttò distrattamente il
tutto sul letto. Prima aveva bisogno di farsi una doccia per cancellare il peso
della giornata. Avrebbe controllato dopo quello che Derender
gli aveva lascito. Forse si trattava di alcuni documenti riguardanti servitù o,
magari, il budget della cucina, insomma qualcosa che poteva tranquillamente
aspettare. Uscito dalla doccia e preparatosi per andare a dormire, riprese in
mano il pacchetto. La busta era anonima, niente faceva capire cosa ci potesse
essere dentro. Quasi distrattamente Shade la aprì, aspettandosi una serie di
fogli pieni di cifre scivolare fuori. Invece l’unica cosa che uscì fu un
piccolo foglietto di carta scritto a mano da una calligrafia delicata e
decisamente femminile. Shade lo guardò perplesso, poi si mise a leggere
“Cos’è più utile, il sole o la luna? La luna, naturalmente, essa
risplende quando è buio, mentre il sole splende solo quando c’è luce” (*)
Al mio compagno di notte insonne. Grazie per avere illuminato questa
notte buia fatta di preoccupazioni e per avermi aiutato a schiarirmi le idee.
Spero ti piaccia. E dormi ogni tanto.
Rein”
Shade rilesse parecchie volte il
contenuto del biglietto, poi, preso dalla curiosità, mise la mano dentro la
busta e rimase meravigliato da ciò che vide. Era un acquerello, un fine dipinto
del suo palazzo. Rein doveva avere dipinto la visuale che aveva del palazzo
dalla sua camera da letto. Era una scena notturna e la sola fonte luminosa
dell’acquerello era la luce che veniva proiettata dalle finestre del suo
studio. Rein doveva averlo dipinto di notte, quando tutte le luci del palazzo
erano spente, tranne, appunto, la sua. La turchina aveva un tratto molto
delicato e aveva disegnato in modo quasi impressionante la facciata della
reggia, con un meraviglioso uso del chiaroscuro. Era un dipinto apparentemente
semplice, perché a prima vista era solo un’immagine statica di un palazzo, ma i
dettagli e la particolarità data dalla scena notturna, lo rendevano bellissimo.
Tuttavia guardandolo si poteva percepire una nota di malinconia, perché la sola
luce del suo studio sembrava essere circondata da questa oscurità quasi
opprimente. Era veramente meraviglioso. Shade lo guardò a lungo e un sorriso
gli spuntò sul volto, alla fine. Appoggiò l’acquerello sulla sua scrivania e si
mise a cercare frettolosamente un foglietto di carta. Forse non era necessario,
ma gli sembrava doveroso risponderle. Le avrebbe fatto recapitare il biglietto
con calma, il giorno dopo. Non scrisse molto, era un bigliettino semplice e
telegrafico, come lui del resto, ma qualcosa gli diceva che a Rein sarebbe
piaciuta la risposta.
“La luna non potrebbe brillare così tanto la notte se il sole non la
illuminasse durante il giorno. Grazie e cercherò di dormire un po’ di più
Shade”
La voce dell’appuntamento tra
Rein e Philip si diffuse, ovviamente, subito all’interno del palazzo. Nel giro
di una settimana chiunque, membro della nobiltà o meno, non faceva che parlarne.
Soprattutto nessuno poteva evitare di mettere in correlazione la discutibile
condotta del conte di Hoteval, di cui si dicesse,
quasi con certezza assoluta, di avere una relazione intima con la contessa Gaumont. Ovviamente quindi, un’ondata di preoccupazione nei
confronti della principessa Rein si diffuse tra i membri della nobiltà, che
ritenevano la povera e ingenua principessa vittima delle mire opportunistiche
di un conte che, dopo essere stato nominato ministro del tesoro,
improvvisamene, ebbro di potere, ne desiderasse, ovviamente, ancora di più.
-Povera principessa, se solo
sapesse con che tipo di uomo si frequenta-
-Qualcuno dovrebbe avvisarla. Non
può certo permettersi di essere vittima di uno scandalo. Stiamo parlando di una
altezza reale-
-La principessa è così onesta e
ingenua che si sarà fatta abbindolare dalle lusinghe di quell’uomo. Se solo
qualcuno le parlasse, dicendole la verità-
-Mi meraviglio di come la regina
non osi intromettersi. Dovrebbe essere suo compito, dopotutto-
-Ma la regina è spesso malata,
probabilmente non sa che uomo sia in realtà il conte Hoteval,
e il principe pensa solo alla guida del regno. Dovrebbe essere qualcuno della
nobiltà ad avvisarla, qualcuno così irreprensibile e di alto rango a cui la
principessa dovrà dare ascolto-
-Ma chi si farà carico di questo
fardello? Chi oserebbe mai presentarsi dalla principessa rivelandole la verità?-
Questo era il genere di
chiacchiere che abbondavano nei salotti dell’alta società. Ognuno riteneva
doveroso avvisare la principessa sulla realtà dei fatti, ma nessuno osava
assumersene la responsabilità. O, per meglio dire, tutti avevano in mente chi
fosse la persona adatta, l’unica così in alto nella scala sociale presente a
corte che poteva osare parlare così apertamente con la principessa. La giovane
e nuova marchesa Eldelberry. Fu così che un gruppo di
dame dell’alta società, tra cui la pettegola viscontessa Dunnel,
si presentò nel salotto privato della marchesa, supplicandola di avvisare la
povera principessa
-Marchesa, solo voi potete
compiere questa impresa. Siete la donna più importante qui a corte, al di fuori
della famiglia reale-
Fanny, che aveva prima fatto
finta di non sentirsi all’altezza del compito e della fiducia che l’intera
corte, a quanto pareva, voleva affidarle, accettò alla fine di eseguire
quell’ingrato compito e di cercare l’occasione più consona e opportuna per
parlare apertamente alla principessa su ciò che le stava accadendo intorno.
Fanny aveva incarnato lo spirito della giovane, timida ma risoluta marchesa che
avrebbe, nonostante la sua giovane età, compiuto un gesto così forte solo per
il bene di una altezza reale come simbolo di una nobiltà che teneva alla buona
reputazione di una principessa straniera. E nel privato delle sue stanze, Fanny
iniziava già a gustarsi il nuovo ruolo che avrebbe assunto non appena la
principessa avesse saputo la verità sulle persone che le stavano attorno.
Sicuramente, per averla salvata da una simile situazione di pericolo, la
principessa l’avrebbe immediatamente considerata l’unica sua leale amica,
conferendole il titolo di damigella personale e questo le avrebbe permesso di
stabilirsi a corte, in modo quasi permanente e di diventare, a tutti gli
effetti, la donna più influente del palazzo della Luna.
-Non potevo sperare in niente di
meglio. La fortuna mi sta arridendo, finalmente-
Disse raggiante una sera, mentre
si pettinava i capelli alla sua toeletta. Suo marito, mollemente sdraiato nel
letto, fumava un sigaro
-Credevo che la tua fortuna fosse
stata sposare me-
Fanny lo incenerì con lo sguardo
-Quella non è stata fortuna, mio
caro. Sapevo perfettamente cosa stavo facendo. Anche se non credo di potere
dire lo stesso di te-
Ethan non raccolse la
provocazione, ma aspirò una boccata dal suo sigaro, e rilasciò il fumo, cosa
che sapeva dare molto fastidio alla sua tenera mogliettina.
-Devi proprio fumare sul mio
letto?-
Gli chiese esasperata.
-Vorrai dire sul letto di sua
maestà. Tutto qui a palazzo è suo-
-Si dia il caso che ci dorma io,
ora, non sua maestà. Il che rende mio quel letto. Ti prego, porta il tuo
disgustoso sigaro lontano. L’ultima cosa che voglio è dovere spiegare come
delle lenzuola nuove di seta siano cosparse di bruciature e cenere a tua madre-
-Vorrei ricordarti, mia cara, che
se dormi in questo letto lo devi a me e al mio titolo. Quindi io fumo dove voglio,
specialmente su ciò che mi appartiene. Dopotutto, come hai detto tu, queste
lenzuola di seta che ami tanto sono state pagate con i miei soldi, così come
ogni cosa in questa stanza. Tutto mi appartiene-
-Io non sono una tua proprietà-
Fanny, furiosa per ciò che suo
marito aveva appena detto, prese il vaso di fiori che era appoggiato sulla sua
toletta e lo lanciò contro suo marito. Il vaso si frantumò sul muro vicino al
letto, spargendo a terra l’acqua che conteneva assieme ai poveri fiori. Ethan
guardò con sufficienza il vaso, prima di guardare sua moglie. Non si era
minimamente scomposto per quel gesto, o spostato
-Credevo che la tua mira stesse
migliorando, dato tutte le partite di caccia a cui hai partecipato. Ma mi
sbagliavo. Quel vaso non mi ha nemmeno sfiorato-
-Perché ho voluto così io. Se
avessi voluto veramente colpirti lo avrei fatto-
Ethan ridacchiò divertito
-Marchesa cara, come sono
divertenti le tue finte minacce. Ti consiglio però di chiamare una cameriera,
non ho intenzione di pagare sua maestà per un pavimento nuovo-
Fanny non badò a suo marito, ma
fece come aveva detto. La cameriera arrivò poco dopo e si mise a sistemare
tutto, evitando con cura di fare qualsiasi domanda. Una volta che la donna ebbe
finito, Fanny la congedò senza nemmeno degnarla di una occhiata e solo quando
fu sicura che nessuno era rimasto nella stanza, si diresse verso il letto, dove
si sedette a cavalcioni su suo marito
-Potrei distruggerti nel giro di
poco, lo sai-
-Mia cara, hai troppo bisogno di
me per i tuoi piani. Senza di me non sei niente-
-Potrei sempre ucciderti.
Dopotutto ho già il tuo titolo-
-Ma nessun erede. Se mi uccidi
ora, passerà tutto a mio fratello e sai quanto lui poco ti ami. Ti sbatterà in
convento, con l’approvazione di mia madre. Dopotutto sbaglio o anche lei ti ha
detto che senza un erede sei inutile alla famiglia Eldelberry-
Fanny lo fulminò con lo sguardo
ma Ethan rise
-Ti servo, molto più di quello
che pensi-
-Allora dovresti renderti utile.
Invece non fai niente se non fumare il tuo sigaro e basta-
-Mi da piacere, lo sai. E poi è
una settimana che non fai che dire di avere tutto sotto controllo, o mi sbaglio
forse, mogliettina cara-
-Si, ho tutto sotto controllo. E
non certo per merito tuo-
-Credevo non avessi bisogno di
me-
-Stai zitto e ascoltami-
Fanny si piegò su di lui, il suo
viso a pochi centimetri dal suo volto
-Quella sciocca di Trudy, mi sta
regalando la chiave per la porta del successo. Il fatto che abbia quella
relazione con il conte di Hoteval è la cosa migliore
che potesse fare-
-Non sai se hanno veramente una
relazione-
Ribatté seccato il marchese.
Fanny alzò gli occhi al cielo, indispettita
-Non importa se l’hanno o no. Non
mi interessa se Trudy si rotola nel letto con un conte, un visconte o un servo.
L’importante è che il conte di Hoteval sia stato
visto uscire dalla sua stanza, a notte fonda. Difficile inventarsi una scusa
plausibile per questa situazione, non trovi? Ed ora la principessa ha uno cotta
proprio per il conte dello scandalo. Quando domani chiederò udienza da lei e le
racconterò, con le lacrime agli occhi, quanto so e quanto sia preoccupata per
la sua reputazione visto la relazione che sta instaurando con il conte, avrò
tutto ciò che voglio, in un colpo solo. Trudy sarà per sempre allontanata dalla
corte, la reputazione rovinata in modo eclatante e irreversibile ed io avrò la
fiducia cieca della principessa. E con la principessa al mio fianco, ho
l’intero regno a disposizione. Anche per te e per il grande casato degli Eldelberry-
-Solo per tre anni mia cara, poi
la cara principessa tornerà nel suo di regno. E tu resterai qui. Senza la tua
padrona-
Fanny si lasciò andare ad una
risata, divertita
-Ingenuo e povero marito mio.
Credi che starò per tre anni con le mani in mano? La principessa non lascerà
mai il regno, te lo posso assicurare. Con le mie cure, farò in modo che il
principe si innamori perdutamente della principessa e la sposi. Così avrò una
regina tra le mani-
Ethan la fissò, perplesso
-Stai delirando. Non crederai di
avere tutte queste doti, non è vero? Io sarò anche caduto preda delle tue
macchinazioni, ma un principe, il nostro principe, è tutta altra cosa. Non lo
fregherai-
-E' un uomo, Ethan, e ogni uomo è
inferiore a noi donne. Sarà un gioco da ragazzi. Anche perché dal modo in cui
si dice la guardi non credo faticherò molto a fare sbocciare questo amore reale-
-Farai meglio a non contarci
troppo-
Le disse freddamente il marchese.
Fanny lo guardò incerta
-Perché?-
-Sembra tutto troppo perfetto. Il
tuo pettegolezzo, la principessa invaghita del conte dello scandalo, i tuoi
piani… c’è qualcosa che non mi quadra in questa situazione-
La marchesa alzò gli occhi al
cielo, esasperata
-Mente maschile, come fai ad
essere così ottuso. Non c’è niente di strano nella vicenda. Abbiamo solo avuto
molta fortuna che tutto evolvesse così. Mi sarebbe bastato solo il pettegolezzo
in se, usato al momento giusto, per distruggere Trudy e guadagnarmi la fiducia
della principessa. Non potevo certo immaginare che sarebbe stata invece proprio
la principessa a presentarmi l’occasione su un piatto d’argento. Sarà anche
meglio così perché io sarà a tutti gli effetti la sua salvatrice, una
salvatrice di una situazione creata dalla principessa stessa, di cui nessuno
potrà mai incolparmi. È un occasione che va colta e non lasciata sprecata. Ed è
stato il destino a procurarmela-
-E' questo che non mi convince,
invece, cara mia. È tutto troppo perfetto. Come può la principessa non sapere
lei stessa delle voci che girano a palazzo. Ne parlano tutti. Persino la sua
cameriera ne avrà sentito parlare e glielo avrà già riferito. È tutto troppo
strano-
-E' nei dettagli che entra in
gioco tua moglie, minuziosi dettagli che solo io penso e che solo io posso
mettere in atto. Nessuno della cerchia della principessa sa nulla. Sono stati
tenuti tutti all’oscuro, per di più che la baronessa di Amoundgnac
è tornata a casa, mandata proprio dal conte, così come la contessa Alambert, ritornata nella dimora paterna, questo ha voluto
dire che le dame della cerchia della principessa si sono eliminate da sole. Via
loro due persone in meno di cui occuparsi con i pettegolezzi. E Trudy non è
stata di certo informata da tali voci chi mai avrebbe potuto dirglielo
dopotutto? E per quanto riguarda quei patetici dei baroni di Ugival e dei
visconti Marimbon, è stato facile lasciarli
all’oscuro. Come sempre sono più avanti di te. Ed ho già molta più influenza a
corte di quanto chiunque possa sospettare-
Ethan la guardò sempre più
perplesso
-Questa è la corte, Fanny, non è
quel ridicolo circolo di provincia dove ci siamo conosciuti. Non è così facile
tenere a bada i pettegolezzi o orchestrare tutto quanto come vuoi tu. Qualcosa
mi dice che ti stai infilando in una trappola bella e buona e io non sarà certo
lì pronto ad aiutarti quando succederà. Sappilo. Sarai tu la responsabile delle
tue ferite. Io me ne chiamo fuori-
-Ti assicuro che non avrò affatto
bisogno del tuo aiuto, perché non c’è nessuna trappola all’orizzonte. La
principessa sarà la mia marionetta e domani sera festeggeremo il nostro
definitivo stabilimento qui a corte. Nessuno conterà più di noi due qui a
palazzo. Avremo in mano il regno, con le sue ricchezze e con il suo potere.
Diventeremo il vero re e la vera regina del regno della Luna, nessuno oserà mai
intralciarci. Come ti ho promesso quando ci siamo fidanzati, seguimi e non te
ne pentirai. Ti porterò in alto, mio caro-
Fanny si chinò su di lui e lo
baciò. Ethan provò a resisterle, ma come ogni volta, si trovò prigioniero
dell’attrazione che provava verso di lei. C’era qualcosa di profondamente
sbagliato nel loro rapporto, lo sapevano entrambi, ma quella sete di potere che
condividevano era ciò che li univa più di tutto. Anche e, soprattutto, in
camera da letto. E quella notte, stabilirono ancora quanto fossero in sintonia
l’uno con l’atro. Si detestavano e si amavano contemporaneamente e ormai non
riuscivano più a fare a meno l’uno dell’altra.
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Ciao a tutti!
Innanzitutto, lo so, sono stata
brava (per una volta almeno). Capitolo pubblicato in tempo, come mi ero prefissa.
Ora ne mancano solo altri tre entro la fine di Giugno e già mi sento in
ritardo. A parte gli scherzi, ci sto veramente provando e spero con tutto il
cuore di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo entro fine mese. Ce la farò
( o almeno spero).
Comunque, per un mio supporto
logistico, diciamo così, ho tracciato una piccola linea temporale su quello che
deve ancora accadere nella storia. Non sono nemmeno a metà di quello di cui
voglio parlare e raccontare. E solo per il primo anno di Rein nel palazzo della
luna. Ci sono ancora, qualcosa, come 30 capitoli per arrivare alla fine
dell’anno. E solo per il primo anno. È vero che praticamente tutto succede
adesso, ma avevo in mente anche altre cose… non so. Come sempre, se mai
arriverò viva alla fine di questo anno, decideremo insieme cosa fare. Mi rendo
conto che sto pensando a questa storia come a più stagioni e la cosa mi sta
sfuggendo di mano XD Però c’è una cosa importante che vorrei raccontare prima
dell’epilogo, ma ancora c’è tempo per preoccuparsi già di questo. Comunque
sappiate che per ora il mio impegno è scrivere questi 30 prossimi capitoli.
Quindi ancora per un po’ mi dovrete sopportare.
Passiamo al capitolo e
permettetemi di parlare dei marchesi Eldelberry. Non
so perché, ma c’è qualcosa di così magnetico che me li fa amare moltissimo come
personaggi. Lo so sono i cattivi al momento, nessun dubbio su questo, ma vi
assicuro che è un piacere per me farli agire nella trama di questa storia. Però
vorrei precisare una cosa: allora chiunque vedrebbe che Ethan ha ragione,
quando tutto è troppo perfetto bisogna prestare doppia attenzione, cosa che
Fanny nega con insistenza. Ma c’è un motivo ben preciso per questo. Fanny è
convinta che ogni cosa stia andando come vuole lei ed è accecata da questo
fatto che non vede i campanelli dall’allarme che stanno suonando. In più è
giovane e la giovinezza spesso, fa essere troppo ingenui, anche quando si vuole
essere dei geni del crimine. Quindi ecco spiegato il motivo del suo discorso,
qualora ce ne fosse stato bisogno.
Ora, Moon Maria arrabbiata. So
che è forse inaspettata, ma ci stava. In realtà nella prima stesura era una
scena molto più calma e tranquilla, dove Moon Maria era la calma, accogliente e
generosa mamma che tutti vorremmo avere. Ma poi mi sono accorta che no, una
madre si sarebbe incavolata. Eccome se si sarebbe incavolata. Soprattutto
quando vi racconterò alcune cose, tutto avrà molto più senso, compresa la
sfuriata di Moon Maria.
Vogliamo parlare di Rein che
chiama Shade Eclipse? Spero come cosa vi sia
piaciuta. E si, forse non lo hanno capito bene nessuno dei due, ma è un
appuntamento. In piena regola. Sappiatelo. Io vi ho
avvisati. Sarà un appuntamento in tutto e per tutto. Anche se loro non lo
sapranno.
Infine Shade. So che in questo
capitolo si comporta in modo contraddittorio. Lui è contraddittorio, almeno in
questa parte di storia. Ve lo giuro, tutto avrà un senso, perché c’è un senso,
almeno nella mia testa c’è, ma ora è solo confuso. Confuso perché per Rein lui
ha sempre avuto un debole, fin da piccolo (lui nell’anime all’inizio Fine non
la calcolava proprio, salva sempre Rein e anche nel manga è così, quindi mi
attengo a questo e non prendo minimamente in considerazione i fatti della
seconda stagione) e qui è complicata la situazione, perché non vorrebbe ma
vorrebbe. Infatti accetta la proposta di Rein. È attratto da lei, lo sappiamo,
ma c’è qualcosa che lo frena. Per ora tutto qui.
Infine, io non so come fare a non
amarvi. Grazie per il supporto e l’affetto. È veramente tanto e mi da tanta
spinta per andare avanti, conta molto per me. Quindi grazie.
Grazie come sempre a chi legge
questa storia, grazie a chi mi dedica un po’ del suo tempo per commentare e io
come sempre vi saluto, vi mando un abbraccio e ci vediamo al prossimo capitolo.
Un bacione dalla vostra
Juls
(*) Mi piacerebbe affermare di
essere io l’autrice di quella frase, purtroppo non è farina del mio sacco. La
frase è di Georg Lichtenberg fisico e
scrittore tedesco del settecento.