Shamsi (My sun)
Titolo: Shamsi (My
sun)
Autore: My
Pride
Fandom: Super
Sons
Tipologia: One-shot
[ 1275 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Jonathan
Samuel Kent, Damian Wayne
Rating: Verde
Genere: Generale,
Introspettivo, Slice of Life
Avvertimenti: What if?,
Slash
200 summer prompts: Nel
mio cuore || Sei tutto ciò a cui potevo pensare || E
più di qualsiasi altra cosa
Poems for June: 22.
Rimani, Gabriele d'Annunzio
SUPER SONS © 2016Peter J. Tomasi/DC. All Rights Reserved.
Damian inspira a fondo e raddrizza la schiena, rinserrando
la presa sulla stampella contro cui si sostiene.
Ha gli occhi chiusi da ben dieci minuti,
concentrato
sui suoni della campagna che lo circonda e sui profumi trasportati
dalla brezza leggera che si è innalzata su Hamilton, col
sole
appena sotto che gli scalda la schiena attraverso la camicia; il
fruscio delle spighe di grano che gli carezzano le dita è
costante, un sordo mormorio che sembra alleggerirgli la testa e gli
rimbomba le orecchie insieme al frinire delle cicale, e
l’odore
che gli riempie le narici, pizzicandole solo per un istante, sembra
avvolgerlo come una nuvola. È l’odore pungente del
fieno
che sta seccando al sole, dei campi distanti appena arati e delle zolle
di terra smosse dai contadini, ed è anche quello del
carburante
bruciato, proveniente forse da un trattore che si è spento
da
poco, mescolato al puzzo acre e penetrante del letame, coperto solo
vagamente dal dolce profumo dei fiori.
Ha sempre sentito dire che la campagna
è
silenziosa, ma è più viva che mai a
quell’ora del
mattino. Sente il cinguettio frenetico degli uccelli che volano l'uno
dietro l'altro nel cielo, il chiacchiericcio di voci lontane e risate
che rimbombano nel falso silenzio, ed è strano pensare di
riuscire ad udire ogni cosa come se fosse lì con loro in
quello
stesso istante; il canto dei galli echeggia in ogni dove,
c’è il chiocciare delle galline e lo starnazzare
delle
oche nel cortile, ed è quasi certo di aver sentito anche il
muggito di Batcow fare eco a quello delle mucche che pascolano lontano
prima di rientrare nelle loro stalle. È rimasto ad ascoltare
a
lungo, forse persino incuriosito da quelle mattine che non sono
tipicamente sue, e ha potuto seguire tutti i cambiamenti durante quel
lasso di tempo che precede l’alba fino al sorgere di quel
timido
sole.
Non ricorda di aver mai passato
un’estate
così… tranquilla. La temperatura durante il
giorno
è calda, ma non soffocante, niente di comparabile al clima
del
deserto quando viveva con sua madre né alle estati afose
passate
a Gotham o Metropolis, e a quell'ora del mattino è
piacevolmente
rinfrescata dal vento che gli scompiglia i capelli; è tutto
così diverso dal caos delle grandi città, dallo
strombazzare dei clacson e dalla costante preoccupazione che qualche
folle possa approfittare di grandi manifestazioni e folle confuse per
creare panico e mietere vittime, e per quanto di tanto in tanto si
ritrovi a pensare al passato, a quei giorni da vigilante ormai finiti,
Damian non può fare a meno di ammettere a se stesso che
quella
casa, quel luogo, quella vita, è più di qualsiasi
altra
cosa avrebbe mai potuto pensare di avere. Jon stesso è tutto
ciò a cui avrebbe mai potuto pensare di avere.
Non se n'è mai andato. Non ha
mai rinunciato.
Nonostante il periodo buio che Damian ha passato, Jon è
sempre
rimasto al suo fianco, assorbendo come una spugna il suo dolore e
aiutandolo a superarlo, poiché senza di lui o la sua
famiglia si
sarebbe probabilmente lasciato andare. E pensarlo adesso, mentre
abbassa una mano e carezza il moncone con due dita, è
davvero
terrificante.
Tra pochi mesi sarà un anno
esatto che ha
perso la gamba, e gli sembra ancora di sentire la delicatezza con cui
Jon si è sempre occupato di ripulirgli la ferita, di
massaggiargli le cicatrici e di fasciargli quel che resta della sua
gamba giorno dopo giorno, mese dopo mese, senza mai lamentarsi nemmeno
una volta. Anche se non l'ha mai detto, Damian sa quanto la situazione
abbia stressato anche Jon, quanto fosse pesante il fardello di essere
Superman e di preoccuparsi per lui, e sa bene perché Jon ha
scelto di rinunciare ai suoi poteri. Una decisione che ha scioccato
tutti, lui in primis, ma che ha reso Jon nuovamente felice. E niente
vale quanto la sua felicità.
Sollevando finalmente le palpebre,
Damian osserva la
distesa di grano che si estende a perdita d'occhio davanti a lui, un
mare dorato che viene timidamente illuminato dai raggi del sole di quel
primo mattino; giocherella con le dita della mano destra con la punta
della spiga, scivolando lungo lo stelo fino a carezzare una delle
foglie sottostanti e arrotolarla intorno al dito, avvertendone la
ruvida consistenza sulla punta dei polpastrelli. Potrebbe restare
lì anche tutto il giorno, ed è assurdo pensare
che forse,
anni prima, si sarebbe schernito per ciò che sta facendo.
Quant'è cambiato.
Ride, una strana risata gorgogliante che
risale dal
fondo della sua gola, una risata che sa di pace e di
serenità, e
non è certo di aver mai riso così fino a quel
momento.
Rinserra la presa sulla stampella e, lentamente, ritorna sui suoi passi
per sedersi sul tronco di un albero tagliato mesi prima, aprendo la
borsa che si è portato dietro per tirar fuori un blocco da
disegno. Gli sembrano passati secoli da quando ha abbozzato qualcosa a
matita, e quel paesaggio lo ispira come lo ispirava anni addietro
l'oceano che poteva osservare dall'isola Al Ghul. Allora non disegnava
per piacere, ma unicamente per dovere, e ricorda ancora le parole di
Ravi, il quale affermava che l'arte è il riposo per l'anima
e il
corpo. E aveva maledettamente ragione.
Non sa quanto tempo passa là
fuori a
disegnare e a riempire il suo album di schizzi e immagini, ma solleva
un angolo della bocca in un sorriso quando sente dietro di
sé la
presenza di Jon che, forse accortosi di averlo fissato troppo, fa un
piccolo passo indietro come a volerlo lasciare alla sua privacy.
«Rimani qui con me,
J».
Una sola richiesta che sembra librarsi
con la stessa
leggiadria delle ali di un uccello che si lascia andare alle correnti,
un mormorio che sembra aleggiare tra loro e Damian si volta con un
sorriso, certo che quel semplice gesto valga più di mille
parole
prima di guardare nuovamente davanti a sé e sentire i passi
incerti di Jon avvicinarsi di nuovo. Non alza lo sguardo dal suo album,
ma avverte la sua presenza e lo sente accomodarsi al suo fianco,
lasciando che gli cinga le spalle e poggi le labbra contro il suo
collo, e Damian sa che non è solo per dargli un bacio. Gli
ha
sfiorato il lato della trachea, ha premuto leggermente la bocca contro
di essa e a sospirato, desideroso di percepire in quel modo il suo
battito cardiaco. È il motivo per cui Jon dorme sul suo
petto,
il desiderio inespresso di voler ascoltare il suo cuore come faceva un
tempo, e Damian non può e non vuole negarglielo.
Così lo
lascia fare, godendosi quella vicinanza e il tepore del sole che li
avvolge entrambi mentre sorride.
Nella sua vita non vede altra gioia se
non vivere
lì, insieme a Jon, e lasciarsi il suo passato sanguinoso
alle
spalle. Non ha bisogno di abiti sgargianti e tuffi da altezze paurose,
di corse folli fra vicoli bui e del costante timore di non sopravvivere
alla notte; ha perso una gamba, ma non la possibilità di una
vita piena, una vita fatta di gesti e di sorrisi e di momenti passati
insieme, può pentirsi di tutto tranne della scelta che hanno
fatto insieme, e quella scelta echeggia tutt'intorno a lui.
Non si vergogna di poter liberamente
affermare di
amare Jonathan e che Jonathan è ormai diventato il suo
tutto. E
quell'amore che prova lo mostra, lo ostenta, perché Jon
è
una costante che non lo abbandonerà mai. Il suo sangue, il
suo
cuore, il suo sole.
_Note inconcludenti dell'autrice
Altra
storia per la #200summerprompt indetta dal gruppo Non solo
Sherlock - gruppo eventi multifandom, ed è
stata scritta anche per la #PoemsofJune del gruppo
facebook Hurt/comfort
Italia
In realtà avrei dovuto dormire quel giorno, invece mi sono
messa
a scrivere roba mezza autobiografica sulla campagna. Comunque, a parte
questa piccola premessa...
Come credo si sia capito dal sottotitolo, Shamsi è una
parola
che gli arabi usano per indicare qualcuno a cui tengono molto,
chiamandolo praticamente "mio sole". E qual modo migliore per chiamare
Jon, che è il piccolo sole di Damian da quando si sono
trasferiti e anche di più? Spero comunque che il richiamo
alla
poesia che mi è capitata durante la challenge sia stato ben
chiaro
Commenti
e critiche, ovviamente, son sempre accetti
A presto! ♥
Messaggio
No Profit
Dona l'8% del tuo tempo
alla causa pro-recensioni.
Farai felici milioni di
scrittori.
|