Una
volta sistemato
il sottufficiale,tutti e cinque poterono tirare un po' di fiato e
rilassarsi a dovere. Data l'ora tarda non aveva più senso
scendere
in taverna per potersi riunire tutti insieme ad un
tavolo,poiché in
quel momento ci sarebbe stata si un po' di pace,ma parlare di certe
cose con tutte le guardie del turno precedente,che sarebbero entrate
per farsi un goccio di vino,per lo più annacquato
perché dovevano
restare lucidi anche fuori servizio,quindi,di occasione per ascoltare
una loro conversazione c'è ne sarebbero state. Quindi,per
sicurezza
si chiusero nella camera di Lucilla e iniziarono a discutere riguardo
all'accaduto.
“Ed è tutto
quello che ha detto?”,chiese Milziade pensoso.
“Si. Oltre a
questo non sapeva altro.”,Concluse Braxus.
La
storia che il
giovane purtroppo confermava i suoi sospetti poiché sapeva
esattamente di chi stava parlando,non era passata neanche una
settimana e subito quella specie di bestia tornava all'attacco.
“Oh capito,se è
così che stanno le cose allora è
tornato.”
“Di chi
parli?”,chiese Nym realmente curioso.
“Dell'uomo che ha
sterminato quel villaggio,prima di arrivare ad Aegis. Lo stesso che
ci ha fatto attaccare da goblin e orsi giganti. Un mezzelfo se non
ricordo male.”
“Aspetta...”,si
alzò da terra il nano con espressione stupefatta,
“parli di quel
mingherlino squinternato che si comportava come un pazzo mentre
faceva sbucare artigli e zanne come se nulla fosse? Ma non lo avevi
ucciso?”
“Ho provato a
dirvelo ma...”
“Ma?”
“Mi sono
completamente scordato che mi era sfuggito.”,disse Milziade
con
calma piatta,come se fosse una cosa normale.
“Ti sei
dimenticato?”,disse Nym mentre lo fissava come se avesse
intenzione
di saltargli addosso, “Vuoi farci credere,che per questi due
giorni,c'è un pazzo la fuori che potrebbe averci seguito per
tutto
il percorso senza che potessimo rendercene conto e probabilmente
assalirci,solo perché tu ti sei dimenticato di
dircelo?”
“Beh detta così
la fai sembrava una cosa grave,però, tra il volo improvviso
per
Aegis,lei che sta male e tra poco non ci lascia la
pelle...”,indicando Lucilla che era seduta sul letto,
“il
combattimento con quella donna al campo dei noviani e la tregua
stipulata con l'impero, direi che di cose da ricordare erano anche
troppe...e comunque c'era anche il nano con me.”
Nym
rivolse subito
la sua attenzione verso Gordlack,che in quel momento lo
guardò iroso
a sua volta.
“Io me ne sono
andato dopo che avevo lasciato fare a lui e per tanto,se lui non l'ha
finito e adesso ci sta ancora seguendo e colpa di questo mercenario
che non sa fare il suo lavoro.”
“ Ehi ehi ehi
piano con le parole comodino dal pelo selvaggio,ti ricordo che se non
fosse stato per me quel tizio ti avrebbe ucciso,dato che eri troppo
impegnato ad agitare quel martello come se fosse un
ventaglio.”,
rispose Milziade all'affermazione del nano.
“ Comodino dal
pelo selvaggio? Oh, va bene adesso è troppo,adesso faccio di
te un
frittata e vediamo se la tua giumenta ti riconoscerà
ancora.”
“Provaci,sempre
che tu non inciampi su te stesso dato quell'arma così grossa
a
sbilanciare quelle zampette da talpa che ti ritrovi.”
“Zampette da
talpa? Zampette da talpa? Per la barba di Odino hai superato ogni
limite,fatti sotto.”
“Smettetela,tutti
e due.”,disse Lucilla cercando di riprendere il controllo
della
situazione mentre il nano stava per afferrare il possente maglio e
Milziade restava rilassato mentre allargava le braccia,come ad
accogliere la sfida. Ma Lucilla fu lesta e forte,sia della sua
autorità che del fatto di essere quella con il carattere
più
docile,ma inflessibile quando si trattava di disordini,cosa che aveva
concepito già da tempo da quando conosceva Nym e
Gordlack,anche loro
con le loro discussioni alle spalle.
“Ascoltate,litigare
adesso per una simile inezia non ha alcun senso e sapendo che nessuno
di noi all'interno di questo gruppo e perfetto dobbiamo considerare
anche l'eventualità che possiamo fare degli errori.
Ciò che conta
ora e cosa possiamo fare a riguardo.
“Dobbiamo
andarcene.”,disse Milziade per primo.
“Cosa? Ma qui
siamo all'interno di un avamposto. Ci sono legionari che potrebbero
proteggerci da eventuali attacchi e poi l'uomo che ci voleva portare
via il nostro denaro adesso è in cella. Da parte dei soldati
non
corriamo alcun pericolo.”,disse Braxus mentre teneva le
braccia al
petto e poggiava la schiena contro il muro.
“Esatto,da parte
dei soldati. Hai detto che quell'uomo ha ricevuto del denaro per
arrestarci e tenerci qui dentro...”, il mercenario si
girò verso
l'arciere, “Ti ricordi quando abbiamo trovato quel simbolo in
mezzo
alla foresta? E subito dopo siamo stati assaliti?”
“Si me lo
ricordo.”
Poi
Milziade si
rivolse verso il nano,che ancora lo fissava accigliato e teneva sul
viso un broncio irato.
“E tu,quando siamo
entrati in quel villaggio,quando abbiamo visto tutti quei resti di
persone sparse per terra,te lo ricordi?”
Il
nano se ne restò
in silenzio per qualche secondo mentre guardava gli altri membri
della squadra in cerca di sostegno per non rivolgersi a Milziade,ma
presto la rabbia sfumò e al suo posto si fece la
ragionevolezza.
“Si...si mi
ricordo di quello orribile scempio.”
“Bene,ora
riflettete attentamente,cosa vi viene in mente?”
Nessuno
parlò,troppo
intenti a cercate una risposta che fosse valida a quella situazione.
Avevano subito le stesse imboscate per due volte di fila e con
andamenti nello scontro molto simili. Due gruppi separati,in entrambe
le volte,in maniera differente,ma simili. Orsi e goblin la prima
volta,poi goblin e il mezzelfo in persona,ma il principio di base non
cambiava e stavolta,come la seconda volta c'era un elemento
artificiale predominante in quella supposizione. Milziade
tornò a
dare le sue attenzioni all'elfo e quest'ultimo si accorse che il
mercenario aveva intuito qualcosa del pensiero che si era fatto.
“Immagina di
cacciare nuovamente lo stesso cinghiale di oggi,cosa faresti se
sapessi che colpirlo con una sola freccia potrebbe ferirlo ma non
basterebbe ad ucciderlo,cosa faresti?
“Farei in modo di
annullare la sua velocità,colpendolo ad una zampa o alla
schiena,rendendolo inabile”
“E cosa sta
facendo il nostro assalitore per renderci più
vulnerabili?”
Nym
ormai conosceva
la risposta,ma osservando Milziade sembrava un uomo completamente
diverso dal solito umano con la quale aveva a che fare. Gli occhi
attenti e inespressivi come quelli di un rapace,il viso,solitamente
atto a mostrare un sorriso beffardo e un espressione rilassata,ora
era più cupa,seria e in qualche modo minacciosa. Non verso
Nym,ma
alla situazione che si stava creando,come se quell'occasione avesse
preso forma e quella lama venduta ne stesse facendo un suo personale
avversario.
“Ci sta
azzoppando...rendendoci inabili.”
“Esatto,farci
arrestare con una falsa accusa ci avrebbe privato delle armi,delle
armature e delle nostre cavalcature e restare chiusi in cella ci
avrebbe impedito non solo di continuare il viaggio,ma anche di
spostarci in qualche modo. A quel punto sarebbe intervenuto lui e in
qualche maniera,si sarebbe presentato al nostro cospetto,eliminando
noi quattro e prendendo lei,per i suoi scopi,in qualche modo legati
al demiurgo, a detta sua dall'ultima volta che ho avuto il dispiacere
di fare la sua conoscenza. In parole povere,questo posto è
la sua
trappola,fatta a posta per noi....per questo dobbiamo
andarcene.”
“C'è un
problema...”, disse Lucilla con tono pacato,
“Sarà pure una
stazione di servizio per i viaggiatori,ma questo resta pur sempre un
avamposto militare,presidiato da un cospicuo manipolo di legionari e
in posti simili so che durante le ore notturne vige l'obbligo che
nessuno può uscire senza autorizzazione,prima che sorga il
sole.”
Raggio
di sole aveva
ragione,pensò Milziade,sapeva anche lui che nei luoghi dove
i
soldati presidiavano una posizione era impossibile passare senza
particolari aiuti,agganci o come nel caso di Amunet,la ladra di
lontana conoscenza che tante volte l'aveva vista adoperare sotterfugi
e magie per passare inosservata e silenziosamente senza farsi
scoprire. Ma lui non possedeva oggetti o movenze tali per non farsi
scoprire,lui era un abile combattente,con una buona mente certo,ma
isuoi approcci con le circostanze inaspettate richiedevano una certa
dose di impegno diretto,una leggera dose di bugie e tanto rischio non
tutto calcolabile. E poi uscire senza farsi scoprire per loro sarebbe
stato impensabile,per assurdo se fossero stati in un centro urbano
abitato con tante persone sarebbe stato anche più
facile,visto che
un ambiente più vasto e popolato avrebbe aumentato anche il
numero
delle risorse a loro disposizione,ma li in quella piccola zona di
sosta il numero delle guardie era troppo elevato perché uno
solo di
loro fosse stato in grado di passare le mura senza farsi notare. No,
il rischio era troppo elevato per provare un qualche azzardo senza
una possibilità di successo,doveva arrendersi all'evidenza e
aspettare l'arrivo dell'alba,possibilmente dormendo. Tornò
ad un
espressione più rilassata e seppur non tanto allegro,decise
di
sdrammatizzare sulla situazione attuale.
“Va bene gente,a
questo punto arrovellarsi il cervello per un pericolo che potremmo
non correre è una cosa stupida e mentalmente sfiancante.
Siamo
relativamente al sicuro è dato che ho dichiarato per tutti
noi che
siamo degli avventurieri non dovremmo avere problemi riguardo alla
nostra vera identità,visto che in teoria ci credono ancora
ad Aegis.
Quindi,andiamo a dormire,riposiamoci e vedrete che domani mattina
andrà tutto be...”,ma non fece in tempo a finire
la frase che dal
secondo portone principale,quello che dava verso la strada principale
imperiale,si sentì un fortissimo boato,come qualcosa di
grosso che
sbatteva contro le difese dell'avamposto.
“Che
succede?”,disse Lucilla preoccupata mentre si precipitava
alla
finestra e da li si poté udire un fortissimo squillo di
tromba
echeggiare per tutta . L'allarme era stato lanciato. Gli altri
quattro le stettero dietro volendo assistere anche loro
all'improvviso caos che si stava formando vicino al portone,mentre
dalla caserma e dagli alloggi dei soldati,arrivarono i primi gruppi
armati,capeggiati dai più comuni legionari,in formazioni
rettangolari,strette e compatte e da sopra le mura,le sentinelle,per
la maggior parte arcieri regolari,che puntavano gli archi contro il
buio della notte,illuminati a malapena da fiaccole poste a distanza
regolare sulle mura.
“Ehi fatemi
spazio,non vedo niente.”,disse il nano mentre cercava di
farsi
spazio nel tentativo di scorgere qualcosa anche lui,oltre ai suoi
colleghi di più favorevole statura,ma che veniva bellamente
ignorato,poiché troppo presi dall'evento.
“NUMI
DELL'OLIMPO,ABBATTETE QUELLA COSA. SCOCCARE A VOLONTA'.”,fece
eco
l'urlo di un soldato,probabilmente un sottufficiale intento a
comandare un manipolo di tiratori. Il sibilo delle frecce
penetrò
l'aria giungendo fino alla loro stanza,ma per quanto continuasse ci
vollero altri due boati,prima che il portone esplose in grandi pezzi
di legno e numerosissimi ciocchi,come se fosse stata abbattuta da un
ariete e subito dopo un urlo feroce,che non aveva nulla di umano, si
udì per tutto l'avamposto. E da lontano lo videro,era la
figura di
un uomo,grande,alto,troppo alto e troppo grande,un autentico gigante.
Le poche fiamme accese mostravano un essere dalla forma umana,tanto
alta da raggiungere con la fronte la loro stanza al primo piano e
pareva trascinare con se un lungo albero di pino,come se fosse una
clava. Dietro di lui si fece eco un altro grido,poi un altro e un
altro ancora e come se non bastasse,giunsero altri,non giganti,ma
più
piccoli,numerosi e feroci e subito,Nym,Gordlack,Milziade,Braxus e i
soldati presenti alla porta riconobbero quel grido,selvaggio e
inconfondibile,che a tratti si mescolavano a latrati e urla cavernose
e un solo grido si udì con chiarezza nella lingua di Nova.
“BARBARI,SERRARE I
RANGHI,PREPARATE I PILUM.”
I
legionari,lasciando per il momento le loro lame ancora nel fodero e
con la mano libera presero da dietro i loro scutum una delle due
pesanti lance in dotazione ad ogni legionario.
“PRIMA SELVA,SUL
GIGANTE,TIRARE.”
Volarono
i pilum,
scagliati con la forza di ogni braccio a difesa dell'avamposto verso
il grande umanoide che stava per lanciarsi contro la prima linea di
soldati,alzò l'albero con entrambe le braccia e quando fu il
momento
di attaccare,non riuscì a far nulla. Le dure punte delle
lance da
tiro si conficcarono numerose nel corpo del gigante,la maggior parte
lo presero in pieno sulle gambe e il ventre,ma non furono poi poche
quelle che raggiunsero anche torace e gola,qualcuna arrivò
persino
in volo,probabilmente qualche tiro dei soldati inveterati con anni di
esperienza militare alle spalle. Un grido di dolore seguì
all'attacco dei legionari,ma questo non fu sufficiente a fermare le
sue violente intenzioni. Il gigante,ripresosi dall'attacco dei
legionari,prese nuovamente il pino scorticato con entrambe le mani e
questa volta fu più veloce dei legionari e
scaricò tutta l'energia
in un unica singola mossa,abbassando la rudimentale arma verso il
suolo,in direzione del primo manipolo che si trovò a
tiro,schiacciando e sbriciolando le ossa di una decina di soldati e
ferendone altrettanti intorno alla zona del colpo. Poi seguì
un
altro urlo del mastodontico selvaggio e li,le cose andarono di male
in peggio. Dalla porta principale passarono decine e decine di
altrettanti barbari,questa volta di dimensioni normali,dalla loro
stanza non riuscirono chiaramente a capire di che razza fossero,ma
giravano voci sulle selvagge tribù delle terre
più gelide a nord
del mondo,dove si raccontava che tra gli umani,combattessero anche
orchi,goblin e chissà quale altra mostruosità
partorita dalle lande
della nebbia e del gelo,come le chiamavano alcuni saggi risiedenti a
Nova. L'ennesimo squillo di trombe e poi fu veramente il caos.
Avevano risolto un problema molto piccolo con quel sottufficiale
corrotto,ora però toccava loro una sfida molto
più grande. Nemmeno
il tempo di uscire dalla relativa sicurezza di Aegis e subito il
mondo cercava di ucciderli.
“Dobbiamo
andarcene,prima che sia troppo tardi.”,disse Milziade
anticipando
il pensiero di tutti gli altri.
“Ah si? Forse non
te ne sei accorto,ma c'è un gigante che ha appena
sbaragliato mezzo
manipolo é si è portato dietro i rinforzi,come
pensi di uscire con
tutta quella fiumana di gente che sta entrando qui dentro?”,
chiese
Nym indicando fuori dalla finestra,evidenziando il fatto che fosse
una pessima idea.
“Per prima cosa
recuperiamo i cavalli,anche perché la mia Briseide in questo
schifo
non c'è la lascio. Le scuderie sono dall'altra parte della
strada e
in quanto a distanza siamo vicini,ma dovremmo superare i soldati di
guardia e i possibili barbari,se le difese non reggono abbastanza a
lungo.”
“E poi?”,disse
Braxus anticipando l'elfo.
“E poi ci pensiamo
dopo. Le mie deduzione arrivano fino ad un certo punto,ma credo che
dovremmo combattere,questo è poco ma sicuro.”
“Quindi hai deciso
di farci ammazzare tutti facendoci gettare tutti in strada sperando
di trovare una via di fuga? Questo piano è più
che assurdo è
completamente folle.”
“Forse,ma lo è di
più che stare qui ad aspettare di farci uccidere,con il
numero
sempre maggiore di barbari che entrano nella locanda,ci uccidono e
portano via lei. La trappola è scattata e sono sicuro che
tra di
loro ci sia anche quel maledetto. Comunque qui è meglio non
restare
e francamente dubito che quella fila di legionari possa resistere
ancora a lungo.”
“Scendiamo.”,parlò
Gordlack,mentre stringeva tra le mani il manico del nuovo maglio,
“sarà anche un figlio di buona donna,ma ha
ragione. Noi nani
andiamo fieri delle nostre strutture e sappiamo riconoscere quando un
edificio non è adatto a subire troppi danni e questa taverna
è un
ottimo esempio. Se scendiamo in strada,anche in caso di scontro
diretto,avremmo più possibilità di difenderci.
Restando qui
resteremmo imbottigliati e voi due...”,indicando Nym e
Braxus, “uno
che usa un arco e uno che combatte con un tridente è una
rete non
dovrebbero rischiare di combattere in posto simile,ho
ragione?”
L'elfo
fissò un
attimo il nano negli occhi e riconoscendo la cocciutaggine del
vecchio e più basso collega si portò un mano di
fronte al viso e la
fece scorrere dall'alto verso il basso,come a non voler di dovergli
dare ragione,sapendo come Gordlack si sarebbe sentito in seguito.
“Ti odio quando
hai ragione,lo sai vero?”
“No,tu odi quando
un nano ha più ragione di un orecchie a punta.”
Nym
doveva
rassegnarsi,sapeva che sarebbe andato avanti per lunghe e quindi,per
orgoglio e perché non c'era più tempo per
tergiversare,si mise
l'animo in pace e prese la sua decisione.
“E va
bene,scendiamo e vediamo che succede. Ma immagino che abbiano
già
sbarrato l'entrata e l'unico modo è passare per la finestra
è anche
se siamo al primo piano rischiamo di farci male,ci serve un modo per
scendere.”
“Sono
d'accordo,prendiamo delle coperte è visto che siamo in
cinque
possiamo prenderne una per ogni stanza che abbiamo noleggiato. Le
useremo per improvvisare una corda.”
“Si ma
io?...”,disse Gordlack indicando se stesso, “Con
tutto questo
metallo addosso non posso semplicemente scendere giù per una
corda
come se nulla fosse,sono troppo pesante.”
“Tranquillo,ho
pensato anche a questo, ma ne parliamo dopo.”
Non
ci misero
nemmeno una manciata di secondi che avevano recuperato le coperte,le
avevano arrotolate e strette ai margini per formare una corda,lunga e
abbastanza resistente.
“Ora,per prima
cosa leghiamo Gordlack,lo issiamo sulla finestra e poi lo facciamo
scendere il più delicatamente possibile.”
“Cosa? Tu matto di
un umano,ti sembro un salame forse?”
“Beh per l'aspetto
e il peso direi che sei un ottimo salame e anche molto saporito.
Preferisci scendere con le tue forze oppure preferisci che ti
aiutiamo?”
Il
nano non seppe
obbiettare e con fare capriccioso,tipico dei bambini,se ne
restò in
silenzio,ma evidenziando un espressione imbronciata. Lo
legarono,improvvisando delle fasce di sicurezza,legandole poco sotto
il bacino e attorno al costato,Stavano per issarlo quando Gordlack li
fermò gesticolando con la mano aperta.
“Un attimo,mi
tolgo del peso.”
Senza
troppo
preavviso sollevò la pesante arma,la espose fuori dalla
finestra e
come se nulla fosse la fece cadere di sotto,con il tonfo del pesante
martello che giunse a terra. I tre più alti guardarono fuori
dalla
finestra assicurandosi che nessuno fosse stato preso dal lancio
dell'arma. Fortunatamente prese solo la strada. Lo sollevarono con
tutta la forza che possedevano in corpo e una volta giunto sul
bordo,il nano vide l'altezza della probabile caduta libera,circa
diciotto piedi dal suolo,una misura abbastanza ampia da ferire un
uomo,se non addirittura spezzargli una gamba.
“Sei sicuro che
funzioni?”,chiese il nano preoccupato,guardando il mercenario
dubbioso.
“Certo,l'ho già
fatto altre volte.”,mentì,non l'aveva mai
fatto...se non con un
forziere pieno di preziosi che aveva sottratto da un rifugio di
pirati,nelle isole più a sud. Ma con un nano in armatura
completa,mai.
“Ora datemi una
mano a portarlo giù,lentamente,pronti? Al mio via.”
Attese
che gli altri
due stringessero le mani attorno alle coperte attorcigliate,lasciando
Lucilla fuori dall'impresa,che se avesse potuto avrebbe aiutato. Ma
in una principessa noviana,di solito, la forza fisica non è
una
qualità molto comune tra le donne del suo ceto sociale e lei
di
certo,non era un amazzone.
“Via.”,disse il
mercenario,mentre il nano,rivolgendo una piccola preghiera a Thor
affinché tutto andasse bene saltò e
inaspettatamente non
precipitò,scendendo lentamente e senza subire alcun danno.
In
compenso però i tre sopra si resero conto di aver fatto male
i
calcoli,motivati,ma non troppo,dal fatto che Milziade avesse fatto i
calcoli giusti per riguardasse il peso del nano e quello
dell'armatura che indossava messi assieme,escluso il maglio. In
realtà un nano medio pesava quasi il doppio di un comune
umano in
quanto i loro corpi si erano adattati a vivere in zone rocciose e
dure,come le montagne,le scogliere e colline ricche di giacimenti
minerari e per tanto,con l'abitudine di scavare e sollevare pensanti
minerali,i loro muscoli e le loro ossa si erano compattati e
appesantiti,facendoli diventare famosi per i corpi tozzi,ma prestanti
per i lavori fisici. I loro armamenti invece erano basati sulle loro
caratteristiche fisiche e quindi favorivano la forza fisica e la
sorprendente resistenza alla fatica,rendendoli capaci di sollevare e
indossare armi e armature che non solo risultavano fastidiose alla
maggior parte delle razze,ma anche molto pesanti e nettamente
ingombranti. Quindi per i tre dovettero far ricorso a tutta la loro
forza,che non fu poca e persino Milziade,che sentendosi trascinato
dal peso eccessivo,dovette appoggiare un piede poco sotto alla
finestra,per fare da perno al peso totale di Gordlack e per non
cadere fuori,rischiando di spaccarsi la testa contro il pavimento e
per gli altri due più indietro non fu più facile.
Ma alla fine ci
riuscirono. Gordlack si liberò dell'imbrigliatura e
recuperò
l'arma,si guardò attorno e notando i soldati che stavano
passando
per la via principale dell'avamposto si rivolse alla finestra.
“Via libera,non
c'è nessuno.”
A
quel punto
Braxus,che era l'ultimo infondo alla corda,prese l'estremità
di una
delle coperte è la legò a uno dei piedi del letto
e dopo di che
tutti,uno alla volta scesero dalla corda,anche Lucilla,che seppur un
po' a fatica scese anche lei,non essendo abituata a tali
sforzi,rischiò più volte di cadere di sotto e
quando
scendeva,capitava che scivolasse troppo velocemente,facendosi male
alle mani per la strisciata di scatto che aveva subito al palmo e
alle dite,ma uscendosene semplicemente con delle leggerissime
escoriazioni e un po' di arrossamento.
“Muoviamoci,prima
che qualcuno ci noti.”,disse Nym mentre guardava si guardava
attorno per vedere se qualcuno li avesse notati.
Ora
che si trovavano
nelle vie secondarie non dovevano essere troppo sicuri di se stessi.
Certo,forse non era stati visti con il caos che c'era all'ingresso
che dava sulla strada principale per le terre di Nova,ma era anche
vero che loro non avevano idea di chi si potesse trovare in quei
vicoli bui,privi di qualunque informazione utile al loro scopo di
raggiungere le stalle. Stavano per muoversi completamente alla cieca.
Si spostarono in una formazione ben precisa: Gordlack
davanti,Milziade al suo fianco ma qualche passo indietro,Lucilla al
centro e infine Nym e Braxus alle sue spalle,per coprirla in caso di
attacco. Si mossero velocemente,controllando solo appena giravano
l'angolo e passando solo quando la via era sgombra. Le
difficoltà di
muoversi in una circostanza simile aveva dell'incredibile. Per prima
cosa dovevano stare attenti per entrambe le parti in conflitto,da un
parte i noviani,che stavano difendendo l'avamposto e se fossero stati
individuati non ci sarebbe stato tempo per le domande e rischiavano
di essere catturati o peggio,dato che non avevano motivo di trovarsi
fuori dal loro rifugio e non in mezzo ad uno scontro. Dall'altro gli
attaccanti,i barbari,selvaggi che secondo le voci e le leggende erano
più intenti al massacro indiscriminato,facendo a pezzi
quello che si
trovavano davanti senza porsi troppi scrupoli,più che al
dialogo. E
poi c'era lui,l'uomo che li aveva già attaccati per ben due
volte di
fila,due trappole,due imboscate e adesso l'ennesima,solo che stavolta
rischiavano di essere presi in mezzo ai due schieramenti opposti.
L'incudine e il martello,due forze nemiche e loro schiacciati nel
mezzo,un piano efficiente. Continuarono a spostarsi e giunti in un
punto che sembrava loro sicuro passarono in tutta fretta,attenti a
non farsi vedere. A quel punto era chiaro che tutti coloro che
potevano combattere per difendere la postazione erano vicino alla
porta e quanti più legionari fossero stati presenti alla
difesa
della porta,meno erano i problemi che si sarebbero ritrovati a
fronteggiare dei soldati esperti,essendo loro molto più
indietro e
lontano dalla zona dello scontro. Una breve occhiata dalla strada
principale permise loro di osservare l'andamento dello scontro. Il
gigante,ancora in piedi di poco,urlava,in preda alla furia e al
dolore,senza l'albero come arma e ormai piegato dalla fatica
è
presto sarebbe stato sopraffatto. Attaccare per primo ed essere usate
come ariete per gli assalitori aveva dato un notevole vantaggio
iniziale e quel primo colpo era stato devastante per la prima linea.
Ma la seconda e la terza sembravano ancora reggere bene la fatica e
subito erano passati al contrattacco diretto alle gambe dell'enorme
umanoide,nell'intento di farlo cadere sotto il suo stesso peso e
spingendo sulle lunghe tibie con gli scudi,in modo di farlo cadere
all'indietro,così che il cadavere schiacciasse i rinforzi
provenienti dall'esterno. Ma non c'era tempo per controllare la
situazione e si precipitarono dall'altra parte,in direzione delle
stalle. Leste falcate di gambe permisero al gruppo di oltrepassare la
porta delle stalle,dove gli animali,intimoriti e
imbizzarriti,nitrivano,muggivano e ragliavano in preda alla
confusione e al nervosismo,chiusi e non sapendo dove fuggire. La
vista delle bestie spaventate turbò il sensibile animo della
principessa,che seppur rattristata per quella visione non
poté far
altro che andare avanti,sapendo che era per il bene della missione,se
non poteva far nulla per loro.
“Ehi
Lucilla...”,disse Milziade a bassa voce, “Non
potresti chiamare
nuovamente quel cervo gigante dell'altra volta? Sai sarebbe utile
visto che dobbiamo fuggire e se avesse del peso in meno da portare la
mia Briseide te ne sarebbe molto grata.”
“Oh tu parli di
una indigitamenenta.”
“Una cosa?”
“Una
indigitamenta. E un rituale con la quale si chiama una
divinità
specifica è....in parole povere non potrei chiamare di nuovo
la
cerva di cerinea. Non qui è non i breve tempo.
“Va bene...allora
restiamo dell'idea originale. Prendiamo i cavalli e appena la
situazione c'è lo permette,c'è ne andiamo via di
qui. Fortuna che
siamo quasi arrivati.”
Superati
i diversi
animali,giunsero infine al gruppo di celle delle loro cavalcature.
Dentro era buio è non fu facile giungere fin la,dovendo
abituare la
vista e l'udito all'ambiente poco confortevole per i loro
spostamenti,ma ci arrivarono e videro,seppur con poco nitidezza,le
figure dei tre equini.
“Ehi bella,sono
tornato a prenderti.”
Briseide
cominciò a
battere gli zoccoli anteriori contro il pavimento e a nitrire
leggermente e agitando la testa,spostando la criniera in maniera
irregolare. Milziade sapeva cosa voleva dire quando faceva
così e
lentamente portò la mano sul manico della spada.
“Nei sei sicura?
D'accordo.”,disse Milziade accarezzando il muso della
giumenta.
“Mia
signora...”,disse Nym sottovoce, “Vi ricordate di
quella sera al
passo di Camus? Quando abbiamo rischiato in quell'agguato da parte
dei briganti?”
“Si perché?”
“Conviene che lo
rifaccia.”
“Ho capito.”,disse
Lucilla risoluta “, “Braxus,Gordlack state
pronti.”
Il
ragazzo e il nano
annuirono e quando Nym portò una sulla corda dell'arco e con
la
freccia già in pugno,si sentì il suono della
tensione della corda
che veniva tirata,come se stesse incoccando e pronto a tirare.
Milziade aveva il corpo teso e i muscoli pronti allo scatto,lui lo
sapeva,Briseide lo sapeva e anche tutti gli altri lo sapevano. Non
aveva idea di cosa stessero parlando la sacerdotessa è i
suoi tre
vecchi compagni di viaggio,ma qualunque cosa volevano fare,sarebbe
stato a loro vantaggio e li avrebbe tirati fuori da quella
situazione.
Nel
buio della
stalla si sprigionò una tenue luce chiusa in due mani
strette tra di
loro,che vennero mosse verso l'alto e si aprirono di scatto,come a
rilasciare qualcosa di molto caldo e subito dopo,la voce di una
ragazza che incarnava in se tutto l'orgoglio della sue nobili origini
si udì in tutto l'edificio.
“TORCIA DI
APOLLO.”
Un
incantesimo,un
globo di luce venne lanciato verso l'alto per poi bloccarsi in aria
sopra le loro teste,espandendo la luce che emanava in un primo
improvviso,pulsante bagliore e poi li videro,nascosti nel buio,tra le
celle degli animali e l'attrezzatura degli stallieri. Barbari,un
piccolo gruppo,nascosto nel buio,umani dall'aspetto rozzo e rude,con
grandi corpi muscolosi e possenti,armati di qualche ascia,delle lance
corte e qualcuno impugnava anche uno scudo. Un gruppo disorganizzato.
I più vicini al globo rimasero accecati dall'intenso
bagliore che la
sfera aveva emesso e non ci volle molto perché tre di loro
furono
uccisi immediatamente. Due morirono per mano di Gordlack,che diede
due colpi di maglio in pieno petto a entrambe le vittime,tanto rapide
quanto pesanti,spezzando loro la gabbia toracica e compromettendo gli
organi interni mentre l'ultimo fu colpito da Milziade,che gli recise
la gola con un solo movimento di spada. Ora lo scontro si poteva dire
iniziato. Erano circondati,i loro avversari avevano il vantaggio del
numero,circa due o tre selvaggi per ogni membro della squadra,cavalli
esclusi naturalmente,mentre loro invece possedeva il vantaggio di una
difesa compatta,una posizione sicura,un equipaggiamento migliore e
una sacerdotessa di apollo tra i loro vantaggi. Attaccarono. Barbari
muniti di rozze asce ad una mano,più attrezzi da taglialegna
che
vere e proprie armi,si scagliarono per primi in risposta al
contrattacco dei loro compagni morti. Tre morirono subito per mano
dell'arciere,che scoccò rapido come il vento,nonostante la
relativa
vicinanza alla loro posizione e furono colpiti alla trachea,alla
fronte e dritto al cuore,rispettivamente il primo il secondo e il
terzo,uccisi in questa maniera e nel seguente ordine. Attaccarono
altri tre subito dopo con armi identiche e si trovarono Braxus che
non aspettò che colpissero per primi e mosse la rete contro
il volto
di uno di loro,i cui pesi a lato del rete metallica gli
sfondò la
mascella e cadde a terra prono e il secondo più vicino fu
catturato
nella rete aperta e imbrigliato nella rete cadde su se stesso e fu
reso inagibile e infine il terzo,che attaccando senza alcun tattica e
senza disciplina fu infilzato in pieno ventre, dove i rebbi del
tridente presero non solo gli intestini e parte del fegato,ma
raggiunsero anche la colonna vertebrale subito dietro,recidendola di
netto con la punta di mezzo,morendo sul colpo e nel mentre
mollò un
pestone sulla trachea a quello intrappolato nella rete,uccidendolo
sul colpo. Poi estrasse le punte della carne della vittima e
recuperò
la rete per mezzo di una cordino che era stato messo per quella nuova
rete,così da poter essere recuperata senza doversi esporre
per
riprenderla. Un aggiunta non male all'armamentario del ragazzo. Lo
scontro peggior ulteriormente e si fece più intenso.
Attaccarono di
nuovo e questa volta in maniera disordinata,peggio di prima,spinti da
chissà quale violenza ne caddero altri per mano di Milziade
e di
Gordlack,la rapidità e la scaltrezza del mercenario era
nuovamente
in sintonia con la robustezza e la resistenza del nano,supportati
dall'abilità dell'elfo e con le imprevedibilità
del ex gladiatore.
Ma era Lucilla ad essere il vero perno dello scontro. Lei era al
centro del gruppo,protetta da tutti i lati e quindi impossibile
attaccarla direttamente in uno sconto diretto senza prima doversi
confrontare con i suoi difensori. Il suo unico scopo in quello
scontro era quello di fare luce con la sua magia,una cosa banale ad
un primo e superfluo sguardo. Ma se non fosse stato per lei in quel
momento avrebbero rischiato di essere sopraffatti dai loro assalitori
e combattere in un ambiente buio e al chiuso,se non si dispongono di
particolari vantaggi,può essere molto pericoloso,se non
addirittura
fatale. Era lei che permetteva ai suoi compagni di combattere come se
si stessero battendo in pieno giorno,anche se quella luce non era
ovviamente né tanto intensa,né tanto calda
nemmeno quanto un raggio
della grande stella che illumina il giorno,ma dava luce e permetteva
a Milziade e agli altri quattro di combattere in condizioni
efficienti. E a qualcuno questo non piaceva. Mentre il mercenario
continuava ad agitare con la solita abilità di
sempre,uccidendo
l'ennesimo barbaro che gli venne incontro solo per morire infilzato
da un fianco,si accorse,che tra i pochi rimasti,due soltanto per la
precisione, comparve,al limite che la luce poteva raggiungere,una
figura non ben definita alla quale i due assalitori rimasti si
rivolsero in uno strano linguaggio incomprensibile per il mercenario.
Poi,come se nulla fosse,caddero a terra,mentre si trattenevano con
una mano il lato del collo,come se qualcuno avesse loro reciso
l'arteria a lato del collo. Poi la figura si avvicinò
abbastanza da
essere illuminata e si mostrò ai loro occhi per chi era
davvero.
Nimerin.
“Dunque è così
che stanno le cose,così tanta fatica,così tanti
sforzi,solo per
morire qui. Che spreco di energie non credi anche tu?”
“Oh guarda chi
rivede,l'uomo dallo sguardo più bello del mondo. Sei venuto
per dare
un occhiata o sei qui per fare qualcosa di concreto?”,lo
canzonò
Milziade con tono ironico.
E
mentre il
mercenario e il selvaggio mezzelfo si confrontavano gli altre
compagni armati si prepararono ad attaccare,mentre Lucilla restava
impegnata a mantenere la piccola,ma intensa sfera di luce attiva. Se
avesse potuto anche lei avrebbe combattuto,ma per quanto fosse dotata
nelle arti magiche era ancora una dilettante e usare i suoi
incantesimi da combattimento e mantenere un incantesimo di supporto
nello stesso momento era uno sforzo eccessivo per qualunque novizio
alla magia,anche per una favorita di Apollo. Ma anche impegnata
com'era non le fu difficile notare quell'abominevole sguardo su di
lei,la sensazione che quell'occhio serpentino la stesse scrutando era
inconfondibile. La stava osservando in una maniera che non le piacque
affatto.
“Oh,tu devi essere
la profetessa,la favorita dal dio del sole noviano...”,disse
Nimerin mostrando un sorriso bestiale,a malapena coperto dai capelli
neri che gli coprivano il viso è l'orrenda cicatrice,
“puoi stare
certa che una volta che avrò ucciso i tuoi amici,ti
prenderò con me
è mi dirai tutto quello che sai sul Demiurgo. Che tu lo
voglia o
no.”
Lucilla
sentì un
brivido lungo la schiena. La sensazione che quell'essere gli faceva
sentire aveva un non so che di viscido e ripugnante,come se quella
malvagia apparenza avesse nel profondo qualcosa di ben più
crudo e
macabro dalla quale tenersi alla larga e non c'era bisogno saper
leggere nel futuro quello che avrebbe potuto fargli per farla
confessare è la cosa la inquietava. Nym accanto a lei tenne
la corda
dell'arco nuovamente tesa,puntando l'ennesima freccia contro il nuovo
bersaglio.
“Tu prova soltanto
ad avvicinarti animale è sta pur certo che morirai senza
nemmeno che
tu te ne accorga.”,disse Nym con tono minaccioso.
“Un elfo che
protegge una noviana? E anche un nano? Siete traditori della vostre
origini e della vostra razza. Voi e tutti quelli che convivono con
gli umani di questo impero. Siete pecore in mezzo ad altre
pecore,degni solo di sprofondare con la civiltà che tanto
ostentate.
Farvi divorare dalle bestie della foresta sarebbe una gioia in
confronto alla pena che meritereste veramente. Ma questa volta ci
siete tutti è dato che la volta scorsa non è
andata come previsto
ho apportato alcune modifiche al mio piano. Per tanto...”,non
terminò la frase. Ma in compenso spalancò le mani
verso i due
uomini che lui stesso aveva ucciso per poi abbassarsi subito e
affondare le mani dotate di altri artigli nella loro carne e subito
dopo cominciò a parlare con voce profonda e gutturale. Nym
scagliò
una freccia verso il macabro selvaggio,ma la stessa punta che avrebbe
dovuto bucargli il petto e probabilmente perforare i polmoni
intaccò
solo la pelle e i tessuti sottostanti,come se fosse stato fermato
dalla spessa pelle di un mostro e a quel tentativo Nimerin non si
fermò,ma anzi sorrise di gusto quando continuando a recitare
quelle
parole incomprensibili strappò violentemente le mani dai due
cadaveri e quando accadde,videro qualcosa di orribile. I due corpi
stesi sul pavimento iniziarono a muoversi. Primi furono solo pochi
spasmi muscolari,poi,poggiandosi sulle mani si alzarono lentamente in
piedi e nel mentre,qualcosa dentro di loro sembrava farsi strada tra
la pelle e i muscoli.
“NON VI DI SPIACE
SE ANCHE IO MI SERVO DI UN PICCOLO AIUTO
VERO?”,urlò il mezzelfo
frenetico,eccitato dalla chiara furia omicida e dalla sete di sangue
che ormai faceva fatica a trattenere,mentre snudava le innaturali
zanne da lupo che già una volta aveva mostrato al nano e al
mercenario. I due corpi rianimati si deformarono poco alla volta,pur
restando eretti in una posizione bipede era chiaro che i due cadaveri
stavano subendo una mutazione di qualche tipo. Braccia e gambe si
fecero più grosse e forti,la schiene si incurvarono in
avanti e
strani simboli neri,simili a quelli che avevano gli orsi giganti
nella foresta comparvero su braccia petto e volto. Sulle mani
comparvero nuove protuberanze ossee simili a scaglie e che coprivano
le mani,i polsi e metà degli avambracci,mentre sulle tibie e
le
ginocchia comparvero spuntoni simili agli aghi di una rosa o di un
rovo selvatico,ma erano leggermente ricurvi,simili ad uncini. Infine
petto e testa si fece più grandi e spessi e gli occhi
vitrei,cominciarono a puntare contro il gruppo,come quelli di due
cani rabbiosi.
“Te l'avevo
promesso umano. Che ti avrei ucciso tra tormenti e supplizi che non
avresti mai osato immaginare.”disse Nimerin mentre si sfilava
la
freccia dal petto.
Il
mercenario si
preparò ancora una volta a scontrarsi una seconda volta con
il
mostruoso essere che aveva di fronte. Certo,questa volta era tutta la
squadra a dargli man forte,compreso Gordlack che dall'esperienza
passata aveva imparato a non sottovalutarlo solo per il suo aspetto
trasandato. Ma dall'altra parte Nimerin aveva il supporto due di
aiutanti e anche loro per nulla nella norma è in
più erano in mezzo
ad uno scontro tra una guarnigione dell'esercito noviano da una parte
è un orda di barbari dall'altra, giunti chissà
come all'interno
delle terre imperiali,per di più al confine con Aegis,che
era
abbastanza lontana dai confini più a nord. Briseide era
bloccata
nella sua cella e tirarla l'avrebbe messa ancora più in
pericolo di
quanto non lo fosse in quel momento. La situazione per loro non era
delle migliori e non avevano vantaggi significativi contro loro tre.
Per tanto gli fece l'unica cosa che gli restava da fare in momenti
come quelli. Essere se stesso.
“Posso farti una
domanda?”,disse Milziade con tono calmo e controllato.
Nimerin
sorrideva
mostrando le zanne acuminate.
“Toglimi una
curiosità. Preparare tutta questa messinscena solo per
noi,gli
invasori,l'assalto all'avamposto e il tuo perfetto tempismo per
comparire di nuovo di fronte a me,immagino che ti sarà
costato un
occhio della testa?”
Il
mezzelfo capì la
battuta canzonatoria del mercenario e abbassò il ghigno in
due
semplici labbra serrate dalla rabbia . Ora non sorrideva
più. La
preda si prendeva nuovamente gioco del predatore.
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