La nostra convivenza divenne
complicità. Il lavoro al San Bart mi
assorbiva molto e anche Mycroft, che aveva ripreso a lavorare, era
spesso in
ritardo.
Ma dopo i primi inconvenienti
riuscimmo a ricavarci del tempo tutto nostro. Ritrovarci a casa alla
sera, per
stare insieme, ci alleviava tutte le sofferenze della giornata.
Fu un periodo di conoscenza
reciproca, a volte ero io a sostenerlo, a volte era lui a consolarmi
con una
pazienza infinita.
Fu un amante attento e la nostra
intesa sotto le lenzuola divenne piena e appagante. Il suo amore
colmò anni di
rinunce e paure. Lui acquistò sicurezza al contrario di
tutte le previsioni
nefaste che aveva fatto Green.
La mattina faticavamo a lasciarci
perché non smettevamo di accarezzarci e spesso lo inducevo
in tentazione.
Finivamo per arrivare in ritardo al lavoro e Anthea ci sgridava
scuotendo la
testa. Spesso la vedevo sorridere di nascosto, compiaciuta nel vedere
finalmente sereno il suo capo.
Le ferite di Mycroft guarirono,
abbandonò tutore e stampelle, il suo ginocchio
migliorò anche se zoppicava
quando era troppo stanco. Ma vederlo camminare al mio fianco quando
Albert ci
portava a passeggiare lungo il Tamigi, mi riempiva il cuore di una
gioia
immensa.
Una volta alla settimana, andavamo
a Baker Street a cenare, passavamo del tempo a coccolare Rosie, e mi
sorprendevo a guardare il volto di Mycroft addolcito, mentre stringeva
la
nipote. Sarebbe stato un ottimo padre, ne ero certa.
Era questo l'uomo che volevo e per
cui avevo tanto lottato. Sapevo che aveva un cuore immenso di cui
nessuno si
era mai accorto.
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Un mese dopo, una sera, mi venne a
prendere al lavoro prima della chiusura dell'obitorio al San Bart.
"Vieni voglio portarti in un
posto." Brontolai un po' perché ero stanca e volevo correre
a casa per
stare fra le sue braccia.
Mi baciò la fronte, mi
accarezzò
la schiena. Un sorriso dolce sulle labbra.
Salimmo in auto, Mycroft diede
delle indicazioni ad Albert, che sorrise compiaciuto, come sempre era
discreto
e affidabile.
Mi abbandonai al suo fianco,
appoggiando la testa sulla sua spalla, mentre la sua mano mi stringeva
al suo
corpo.
Notai che stavamo entrando nella
City, in pieno centro. Sbirciai dal finestrino.
"Non curiosare Laura. Ora
vedrai." Mi redarguì divertito, e pochi isolati dopo
Westminster Abbey mi
apparve sulla destra.
"Albert lasciaci qui,
più
tardi ci sentiamo."
Lo guardai incredula. "Ma
perché scusa? Mi sembra tardi per visitarla ora."
"Non per l'oscuro uomo
più
potente di Londra." Ironizzò lui baciandomi la guancia.
Scendemmo e lo aspettai,
camminammo affiancati fino un'entrata laterale, visto che a quell'ora
era
interdetta ai visitatori.
"Ma come fai a
sapere..." Gli chiesi guardandolo negli occhi che si beavano nel
vedermi
sorpresa.
"Fidati di me, Laura
Lorenzi." Ridacchiò mentre prendeva il cellulare dalla tasca
interna della
giacca.
Mandò un sms e pochi
minuti dopo
ci aprì la porta un custode rigorosamente in divisa che
salutò con referenza
Holmes.
"Buonasera Capo Reggente
Mycroft, bentornato." L'uomo lo salutò portando la mano a
pugno sul petto.
"Buonasera Correggente
Gregorio. Sono in compagnia questa sera, spero di non disturbarti."
Holmes
lo ossequiò allo stesso modo.
"No di certo, prego
accomodati." Ero sbalordita, entrammo scortati per i primi metri, poi
ci
lasciò proseguire da soli.
Non riuscivo a capire cosa stesse
succedendo.
"Capo cosa?" Mormorai
mentre gli stringevo il braccio.
"Un po' di sana
massoneria, The Great Abbey. Mi
sussurrò di rimando
orgoglioso e io alquanto perplessa.
"Ma vieni qui spesso? Da come
ti ha accolto sembri un visitatore abituale." Parlavo a voce bassa
visto
il posto avvolto in un ovattato silenzio.
"Mi piaceva rimanere un po'
da solo in questo luogo quando non c'erano turisti. Vedrai la sua
atmosfera è
rilassante."
La chiesa era deserta, ma le luci
soffuse le donavano un che di magico.
I nostri passi erano l'unico
rumore che si avvertiva.
"Questo è il mio posto
preferito." Mycroft si avvicinò a un altare dove una serie
di panchine
delimitavano l'imponente sagrato. Le pitture, le statue da quel punto
erano
quasi tutte visibili.
"Vieni siediti, ascolta. Il
silenzio parla." Mi diede un bacio leggero sulla tempia, ascoltai come
mi
aveva suggerito. Ero sorpresa che mi avesse condotto lì, non
mi aspettavo che
lui venisse in una chiesa a rilassarsi.
"Sei religioso,
my loving care?" La
sua mano si posò sulla mia.
Scosse la testa. "Non molto,
ma mi piace questo luogo religioso." Si volse verso di me staccando lo
sguardo dal soffitto di quella cattedrale così importante.
"E tu mia
dottoressa operosa?"
"Sono italiana e sono
cattolica. Ma diciamo che la fede un po' l'ho persa dopo la morte dei
miei."
Strinse le labbra sottili e poche
rughe gli segnarono la fronte. "Io vengo qui per trovare un po' di
pace,
mi rende tranquillo, mi apre la mente."
Lo osservai con attenzione
imparando una nuova parte del suo carattere. "Sei una sorpresa Mycroft.
Hai un'anima delicata, e l'hai tenuta ben nascosta a tutti."
"Era il prezzo da pagare per
il lavoro che facevo e faccio. Ma anch'io sono come gli altri, a volte
i dubbi
e le decisioni mi sembrano insormontabili ma poi vengo qui e tutto si
acquieta."
Appoggiai la testa sulla sua
spalla e mi struscia un po'. "Anche pensando a me sei venuto in questo
posto per chiarirti?"
"Sì, ero pieno di dubbi.
Ma
tu sei stata più forte di questa stessa chiesa."
"È per questo che mi hai
portato qui?"
"Sì, perché
il tuo amore
supera in tutto la sua mole. Non so perché mi sono meritato
tanto."
"Ora sei tu il poeta."
Ridacchiamo tenendoci stretti, la sua mano scivolo sul mio fianco. Mi
portò a
sé e avvertii la sua tensione, si schiarì la voce
e mormorò.
"Sposami Laura Lorenzi. Ti
voglio con me per tutto il tempo che mi sarà concesso.
Concedimi la tua mano
davanti a questo altare, a qualsiasi Dio ci possa sentire in questo
momento.
Sposami e rendi la mia vita migliore."
Smisi di respirare. Si
voltò a
guardarmi, gli occhi grigi gli brillavano pieni di dolcezza.
E mentre riprendevo fiato, davanti
a quell'altare giurai che lui era tutto ciò che volevo, era
l'uomo che desideravo
al mio fianco.
"Sì, lo voglio Mycroft,
sarò
la tua donna e la tua sposa per tutto il tempo che mi sarà
concesso."
Una lacrima solitaria, mi scese
fino alle labbra, Mycroft Holmes, il mio Ice Man, mi
accarezzò il volto e mi
baciò, era ciò che sanciva la nostra unione.
La sua mano scivolò
nella tasca,
sorrideva malizioso. Un piccolo contenitore di velluto rosso comparve
tra le
sue dita. Tremai incapace di dire altro.
Lo aprì, un delizioso
anello con
il simbolo dell'infinito, contornato da piccoli brillanti mi
scombussolò così
tanto che non avevo più voce.
"Mycroft!" sussurrai
"mi sorprendi ogni giorno di più."
Mi prese la mano, e visto che non
riuscivo a smettere di tremare, lo infilò al dito. Era
perfetto.
"Non mi sarei mai sbagliato,
mentre dormivi ho preso la misura. Eri così dolce mentre
tramavo
nell'ombra."
Risi e piansi insieme. Mi
coccolò dolcemente
e rimanemmo abbracciati consapevoli della nostra promessa.
Il silenzio religioso di quella
chiesa sacra fu nostro testimone, e rese i nostri respiri un rumore
assordante.
--------------Le solitudini
elettive---------------
A Laura Lorenzi,
alla sua caparbietà
e a Mycroft
Holmes, l'Ice man.
A
tutti quelli che hanno letto di loro
e li hanno accompagnati nel loro
percorso.
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