In quella fredda mattina domenicale non c'era nessuno in giro nel suo
vecchio quartiere.
Girare di nuovo dopo mesi per quelle strade sporche e dall'asfalto
crepato dava a Leshawna delle sensazioni contrastanti. Nostalgia in
parte, sicurezza data dalla conoscenza del luogo per altri aspetti, ma
era anche irrequieta all'idea che qualcuno potesse riconoscerla.
La donna aveva posteggiato in un luogo distante e girava con una
sciarpa rosso opaco che le copriva la parte inferiore del volto.
Portava i capelli raccolti sotto uno cappello impermeabile, grigio
molto scuro, somigliante nella forma a quelli stereotipicamente
utilizzati dai pescatori di lago e una lunga giacca anch'essa
impermeabile e in tinta col cappello.
Era ridicola, molto sospetta e per niente intimidatoria grazie anche al
suo rapporto stazza/statura medio bassa. L'ultima volta che si era
conciata in un modo simile era stato per una recita a cui l'avevano
costretta a partecipare in qualità di detective privato poco
raccomandabile in un contesto da noir.
In quell'occasione, Harold l'aveva definita un funghetto antropomorfo
molto incazzato e le aveva tirato la guancia per prenderla in giro.
La ragazza rabbrividì, in seguito sospirò.
Eradicare il ragazzo dalla sua testa sarebbe stato un processo lungo.
“Almeno questo aspetto ridicolo dovrebbe impedire a qualche
conoscente di riconoscermi...” Voleva la libertà
di un fantasma di muoversi senza essere vista, evitare con
facilità il prossimo se non aveva voglia, e negli ultimi
tempi non aveva mai voglia.
“A quest'ora di solito i miei sono addormentati...”
pensò salendo silenziosamente le scale del suo vecchio
condominio. Sperava di rintanarsi in quella che era stata la sua stanza
senza farsi notare. Sì, prima o poi i suoi
genitori si sarebbero chiesti come mai non era ancora arrivata e a quel
punto sarebbe dovuta saltare fuori ma voleva stare in pace per un po'.
Non aveva bisogno di cibo o acqua, le serviva solo un riparo per
pianificare con tranquillità le sue prossime mosse.
“Prossime mosse...” si sentì mancare
l'aria. Il polso le tremava e dovette aspettare qualche secondo per
poter infilare le chiavi e penetrare nella casa dei suoi senza farsi
notare.
Purtroppo appena varcata la porta sentì un urlo femminile.
“Dannata maniaca! Chi diavolo pulisce la casa alle sette di
domenica?!” pensò guardando sua madre con uno
straccio in mano che continuava a gridare non riconoscendola sotto il
suo incredibile travestimento.
Era sempre stata facile da spaventare, Leshawna ci si era divertita
molto quando era bambina a fare leva su questa debolezza della donna.
Leshawna sbuffò e si tolse sciarpa e cappello.
A quel punto la donna sorrise quasi commossa e le saltò
addosso abbracciandola.
La ragazza si sentiva in colpa, avrebbe davvero voluto condividere la
felicità di sua madre, ma... puzzava! Da quando aveva
memoria, Leshawna aveva sempre trovato l'odore della madre sgradevole.
Doveva essere colpa di qualche prodotto che utilizzava, ma in quel
momento il suo odorato era particolarmente sensibile e il suo stomaco
pure, così l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e
Leshawna si ritrovò a respingere con forza la donna per
salvarsi dallo scatenare il riflesso del vomito.
Inizialmente Lupe prese male la reazione della figlia poi
vedendola mentre cercava di riprendere fiato capì
che c'era qualcosa che non andava. -Tesoro, stai bene?!- chiese agitata
mentre Leshawna le gesticolava contro per allontanarla.
-PUZZI!- esclamò la donna più giovane e bassina.
-Eh... scusa ma hai addosso qualcosa che mi fa venire la nausea e
sai... vorrei evitare di rovesciarti addosso, eh eh...- disse
più pacata ma continuando ad allontanarla con le mani.
-No, per carità non rovesciare!- esclamò Lupe
passando lo straccio nervosamente
-Mi sei mancata anche tu...- Leshawna sospirò
improvvisamente triste. -Sono felice di vederti...- “Ma cosa
cazzo dovrei fare adesso che sono qua?” -Ma non abbracciarmi,
cazzo!- disse preventivamente cercando un po' di sdrammatizzare con un
tono non serio.
-Sei sempre delicatissima, vedo...- commentò la donna con
un'espressione di disapprovazione. Leshawna alzò le spalle e
cercò di andare nella sua stanza.
-Aspetta!- la donna la fermò. Anche se se lo aspettava,
Leshawna ebbe un sussulto, aveva una pessima sensazione. Lupe
continuò. -Vuoi parlare un po' con me?- disse amichevolmente
la donna sedendosi sul divano e facendole segno di mettersi accanto a
lei.
-No.- rispose Leshawna con un sorriso forzato. Poi guardando i delusi
occhi castani della madre, la ragazza si sentì costretta a
raggiungerla.
Quando, nonostante fosse evidentemente rigida e contrariata, Leshawna
fu seduta, la donna si rallegrò. -Hai fatto bene a chiuderla
definitivamente con Harold.- disse Lupe con un tono leggero.
Leshawna la percepì come una pugnalata agli intestini.
Sbuffò. Sapeva cosa voleva fare la donna, voleva denigrare e
sminuire la sua relazione e il suo ex pensando così di farla
sentire meglio. Capiva il ragionamento ma l'aveva sempre irritata quel
modo di fare.
Lupe aveva una specie di simpatia per il buffo e disgraziato ragazzo
che era il suo ex, così la donna si limitò a
qualche commento ridicolizzante ma bonario ma Leshawna dovette fare del
suo meglio per non risponderle male mentre lo stomaco le ribolliva.
“Mi sono arrabbiata abbastanza ieri, non posso farlo di
nuovo. Il mio corpo non c'è la fa più e non
saprei dove andare poi...” si disse mentre grattava delle
pellicine sulle dita.
Lupe le bloccò i polsi canticchiando nervosamente.
“STREGA!” esclamò internamente Leshawna
infastidita.
-Non mi sei mai sembrata molto innamorata di quel ragazzo. E se non si
è entusiasti almeno all'inizio quando lo si dovrebbe essere?
Restare incastrati un una relazione che parte già male
è una perdita di tempo, sei d'accordo?- la donna sorrise
fiduciosa ignorando, forse volutamente, il fastidio crescente di
Leshawna -Sì. Finalmente ti sei liberata del peso di quella
relazione inutile. Ora puoi ricominciare da capo e goderti la vita.-
“Con un mostro neonato?! Come?!” convinta che
parlarne avrebbe solo peggiorato il suo umore, Leshawna,
continuò a serrare le labbra, lasciando che il suo corpo
sfogasse la tensione facendo tremare le gambe che portavano il divano a
vibrare come se ci fosse un terremoto. “E poi che senso ha
parlare d'amore?! L'amore è una cazzata fantasy! Non esiste!
Mai provati quel tipo di sentimenti che mi sono stati descritti. Posso
trovare qualcuno eccitante! Posso volergli saltare addosso! Ma niente
sentimenti romantici! Non esistono! ...O forse esistono ma io ne sono
immune, porco schifo! Non che ci perda, tanto sono qualcosa di seccante
e temporaneo...”
-Eh, amore? Potresti smetterla di muovere le gambe in quel modo?
È a me che sta venendo la nausea ora...- disse Lupe, ma
Leshawna non le prestò attenzione.
“Però crescere dei mostriciattoli è
più comodo in due... Ecco! È a questo che serve
l'amore! A dare il tempo a tizio e tizia di legare! Ah, quindi sono
un'idiota...” le gambe della ragazza si fermarono stanche.
“Se non mi fossi mai fatta problemi per i miei inesistenti
sentimenti romantici e non mi fossi sentita a disagio per quelli di
Harold, questa relazione sarebbe potuta essere più
stabile... indipendentemente da come sarebbe andata a finire non mi
avrebbe lasciato così esaurita come adesso. O forse poteva
durare ancora un po' e in questo momento mi sarebbe potuto essere
d'aiuto... gli volevo bene... e insieme stavamo bene... più
o meno? Forse una volta?” la ragazza emise un sospiro
affannato. “I rimpianti non servono a nulla! Devo
semplicemente smetterla e cancellare questi pensieri dalla mia testa...
facilissimo! Come bere un bicchiere d'acqua! Acqua avvelenata...
Yeeeeeeh...”
-Tesoro, che hai?- era tipo la cinquantesima volta che la madre glielo
chiedeva ignorando che forse se non le rispondeva c'era una ragione.
“Sono una bomba ad orologeria, adorabile ingenuotta! E questo
tono piagnucoloso e preoccupato che hai non mi ha mai aiutata! Mi crea
ansia! Mi agita! Perchè in tanti anni non l'ha mai
capito?” -Niente, sono solo stanca, ho dormito poco.- disse
infastidita provando di nuovo a svignarsela.
-No, aspetta.- con un tono giulivo la donna si alzò e la
spinse nuovamente a sedersi.
“Cristo... è sicuramente convinta di stare per
dire qualcosa che mi tirerà su... e invece mi
farà rodere il fegato come al solito! Va sempre
così! Siamo incompatibili! Perseverare è
diabolico, no? Perchè questa donna insiste sempre
nell'intrappolarci nelle stesse identiche, orrende situazioni?!
Aiuto!”
-Penso che tu sia più che adatta ad essere madre.-
dichiarò ingenuamente Lupe mentre Leshawna urlava
internamente. -Ricordi? Da piccola hai sempre avuto un forte ascendente
sui bambini più piccoli ed eri molto brava a badarci...-
“Non era simpatia reciproca! Non ho mai capito
perchè piacessi ai bambini più piccoli di me,
cercavo di essere responsabile con loro perchè non avevo
scelta! Non giocavo a fare la mamma! È solo che non potevo
abbandonarli da qualche parte visto che manco erano miei! E poi che
c'entra?!” ma Leshawna deglutì e fece un sorriso
forzato.
-E' per questo che ti sei legata ad Harold, no?- Leshawna la
percepì di nuovo come una coltellata. Lupe
continuò. -Era un ragazzino molto solo sia a scuola che in
famiglia... è per questo che passavi molto tempo a casa sua,
no? Ma non puoi costringerti a stare con qualcuno per pena...-
“No! Come al solito io e te non ci comprendiamo
affatto!” non sapeva se ridere o piangere. Sapeva di essere
una persona orribile, quella donna stava solo cercando di aiutarla come
sempre. Non si sarebbe dovuta sentire così nervosa e
iraconda nei suoi confronti, giusto? “Sono un'ingrata, ma
no... se stavo da Harold non era per qualche strano sentimento
altruistico nei confronti di un ragazzino solo... beh sì, un
po' mi dispiaceva... gli volevo bene... ma volevo anche il mio bene. E
il mio bene era stare lontano da questa casa qui...”
deglutì... sapeva che era follia, che quell'essere stava
solo nella sua testa, ma sua madre l'aveva accidentalmente portata
indietro con la mente.
Quell'essere non c'era più, ma lei si sentiva osservata come
allora, minacciata come allora e, anche se odiava ammetterlo,
spaventata come allora. E la persona che l'aveva imprigionata in quella
situazione dagli otto ai tredici anni senza mai chiederle scusa era
proprio accanto a lei...
“Non ti perdonerò mai...”
ripetè una vocina nella testa di Leshawna. Anche quando
l'essere se ne era andato, quella vocina e la rabbia verso quella donna
avevano continuato a perseguitarla durante l'adolescenza. Leshawna non
voleva sentirsi arrabbiata ogni giorno, ma durante quel periodo l'unico
modo per evitarlo era stare lontano da sua madre e lì era
venuto inconsapevolmente in aiuto il piccolo e solitario Harold...
La ragazza tornò in sé al tempo presente e
cercò di sbarazzarsi della sensazione di avere qualcosa di
incastrato in gola.
“E' passato, è passato... ma io sono di nuovo qui
in questa casa e non so cosa fare! Non posso più neanche
usare la scusa di andare a trovare il mio fidanzato per
scappare!”
-Ok, mamma. Ora posso andare a vedere la mia vecchia stanza?-
inorridì sentendo la propria voce tremolante.
-Tesoro dai, davvero non devi essere triste per la rottura,
è una cosa positiva!- insistè Lupe.
Leshawna non ce la fece più -Non pensi che il mio problema
possa essere un altro?!- “Ovviamente per una mente come la
tua non posso essere triste per una gravidanza, vero?! I bambini sono a
prescindere una bella cosa, vero?! Un dono?! Va al diavolo!”
-O-ok sono triste! Non è un crimine! Ok?! Vivevo con quella
persona fino a poche ore fa. Secondo te è così
grave che non sia già in grado di scherzare su quella
persona e di pensare a quanto sia bello non starci più?!-
“Sono libera un corno! Ho un Alien piazzato
nell'utero!” -E non voglio parlare né di Harold
né di altro con te! Credi che il mio cervello non sia in
grado di riflettere da solo se non ti intrometti tu?!-
-Io volevo solo aiutarti!- rispose la donna sulla difensiva.
“Perfetto! Fa di tutto per farmi esplodere... poi fa la
vittima! Finisce sempre male quando parliamo! È per questo
che volevo evitare!” Leshawna aprì la bocca ma non
ne uscì alcun suono... era come se i muscoli fossero tutti
pensanti e parzialmente bloccati. Sforzandosi avrebbe potuto articolare
i suoni, ma i suoi occhi e la sua gola bruciavano pericolosamente,
avrebbe pianto. “No grazie! L'umiliazione finale non la
voglio!”
Rimase zitta con gli occhi tenuti il più immobile possibile
per evitare perdite aspettando che il momento passasse e si
asciugassero da soli. “Poi le dico: Scusa, ma sono stanca,
voglio dormire. Poi mi rintano nella mia vecchia stanza e non ne esco
più. Proprio come ai vecchi tempi! Semplice!
Semplicissimo!” si disse per motivarsi mentre la madre la
guardava stranita.
-Non litigate che vi siete appena riviste.- disse un uomo appena uscito
dalla stanza da letto.
“Papà, non anche tu! Cosa ho fatto di male per
meritarmi questo?!” come un topo in trappola Leshawna
guardava verso quella che era stata la sua tana, ma i rapporti sociali
e forse anche lo stress e la mancanza di sonno ed energie la
costringevano a rimanere immobile.
Lei e sua madre avevano la straordinaria capacità di
irritarsi a vicenda anche quando partivano armate delle migliori
intenzioni, ma anche essere stressati accanto a suo padre poteva essere
un inconveniente.
Mentre sua madre poteva occasionalmente sdrammatizzare e minimizzare i
problemi del suo interlocutore con modi dolciastri per essere
consolatoria, suo padre quando non riusciva a mettersi nei panni degli
altri, cosa che accadeva spesso, finiva per prendere in giro i problemi
e il tono altrui senza capire che chi lo ascoltava non era dell'umore
giusto. Sembrava incapace di riconoscere una persona arrabbiata che
stava per esplodere e tendeva a sminuire automaticamente chi gli
sembrava debole. Qualche volta era anche riuscito a causare una rissa
grazie a questa sua incredibile perspicacia.
-Ciao pa'...- Leshawna rispose cercando di sorridere. “Devo
fuggire di qui!” insisteva l'istinto dell'animale minacciato.
-Ah, quanto tempo!- l'uomo le scosse la spalla scherzando
affettuosamente. -Finalmente ci siamo liberati del
finocchio!-
-Ehm... Russeluccio? Forse non dovresti...- Lupe nervosa
provò a fermarlo.
“Io... Lo... Ammazzo...” cominciò a
canticchiare Leshawna dentro di sé. “Non posso!
Non voglio sentirmi di troppo e in territorio nemico come
ieri!” si disse facendo un respiro profondo.
-Insomma, senza offesa, ma è ovvio che avevi bisogno di un
uomo che fosse un uomo e non di quel coso strano. L'ho sempre detto,
io. Non eravate compatibili per carattere. Era una checca lamentosa.-
-Russel...- ripetè Lupe perdendo le speranze.
“Il mio problema non è Harold! È il
mostriciattolo nella pancia! È davvero così
inconcepibile?! E poi da che pulpito mi parli di relazioni! Vi siete
sposati quando avevo otto anni per poi lasciarvi il mese dopo! Poi
siete tornati insieme anni dopo e già all'epoca mi sembrava
una cosa insensatissima! Speravo rinsaviste! Ora siete felici? Se
è vero mi fa piacere, ma lasciatemi in pace!”
-Non capisco perchè non ti sei mai messa con DJ invece...
siete sempre andati d'accordo.-
Leshawna scoppiò a ridere -Con quel frocio?!- lo
esclamò con un tono crudelmente divertito che
lasciò sua madre senza parole.
-Frocio?- ripetè Russel un po' stupito. -Eppure mi critichi
o fai strane smorfie quando sono io ad usare queste parole...- le fece
notare severo.
-Perchè tu sei un troglodita! Io invece sono un'amante della
coerenza! Se mi chiami Harold a volte finocchio, a volte frocio, per
coerenza lo è anche DJ! Secondo quale logica DJ non sarebbe
frocio, ma Harold si?! È una questione di aspetto fisico,
razza di troglodita?! Nella tua testa dovrebbero essere entrambi
femminucce!- non c'è l'aveva con DJ, non ci trovava nulla di
male nell'omosessualità ma se suo padre utilizzava parole a
caso, il suo carattere infantile e competitivo la portava a mettersi
sul suo stesso piano per sbattergli in faccia le sue incoerenze.
Nel mentre Lupe li fissava come se stesse osservando due cavernicoli
che facevano a gara per vincere non si sa cosa...
-Harold è isterico, DJ no.- affermò l'uomo serio.
-Se Harold è o non è isterico posso dirlo solo io
che lo conosco bene.- disse Leshawna imponendo una sua
autorità. “A volte lo è, ma pensa a tua
moglie prima di giudicare quelle degli altri! E anche tu non sei sempre
una gioia da avere accanto!” -Ora possiamo bandire
completamente l'argomento Harold se non vi dispiace?-
Russel sorrise vedendo la figlia che tornava apparentemente ai suoi
modi di sempre.
Leshawna si ricordò che il lato positivo di suo padre era
che era molto difficile fargli perdere la pazienza. Perlomeno se si
trattava di lei... se parlava con qualcun altro era estremamente
iracondo, specie se aveva già un'impressione negativa di
quella persona. “Povero Harold. Avere a che fare con questa
testa di legno non era facile, eh?” ripensò
all'aura di disagio che sembrava emanare il ragazzo quando suo padre lo
osservava o si rivolgeva a lui.
-Harold è un uomo col suo carattere, può
sembrarti strano quanto vuoi ma ha i suoi pregi.- disse la ragazza con
tono severo. -Se gli interessassero gli uomini non sarebbe un problema
o affar tuo, papà, visto che non siamo più
legati. Ma vorrei sapere da dove ti viene questa fissazione... L'ultima
volta che ho controllato non ero un uomo...-
-Ma rilassati, son solo modi di dire.- si lamentò suo padre.
Leshawna riuscì finalmente a chiudersi alle spalle la porta
della sua stanza e mettere giù la maschera usata col padre.
Riprese fiato. Stava per crollare ma i suoi muscoli si irrigidirono.
La stanza non era molto cambiata, ma Leshawna non riusciva
più a percepirla come propria. Si mosse con cautela e si
sedette sul letto come se fosse quello di qualcun altro e dovesse fare
molta attenzione a non scombinarlo ed essere educata per non fare
brutta figura con un proprietario invisibile che la osservava e
giudicava costantemente.
I muscoli non volevano sciogliersi e non riusciva a rilassarsi nemmeno
mentalmente.
“Tanto non starò qua a lungo. Sfornato il
mostriciattolo taglierò la corda...”
-E' la scelta migliore che possa fare per te, fidati...-
mormorò ad alta voce pizzicandosi il ventre. -Potrebbero non
farti una buona impressione, ma papà e i nonni sono
sicuramente genitori migliori di me, in caso di necessità
sono sicura che riuscirebbero a mettersi d'accordo... Non è
solo per il tuo bene, è anche per il mio, ma, credimi...
è molto meglio se separiamo le nostre strade dal
principio...- si stranì sentendo della tristezza nel suo
sussurrare. Lei non voleva un marmocchio e non era adatta a crescerlo e
sopportarlo, perchè si sarebbe dovuta sentire triste?
Sospirò -No, scherzavo... non può andarmi
così liscia, saremo costretti a stare almeno un po' insieme
e boh, forse prima o poi mi abituerò a te quindi quando
potrò davvero andarmene ti porterò con me?
Perchè tanto anche fantasticare sullo scappare è
inutile come tutto il resto...-
“Esatto! Con quali soldi dovrei farlo?! Rimanendo nel legale
non posso procurarmeli. Nessuna persona sana di mente mi assumerebbe in
questo momento e di rubare non se ne parla, sopratutto a qualcuno che
conosco. Anche i prestiti sono una pessima idea.” per un
attimo si immaginò a costruirsi un bunker in una foresta e a
vivere come un'eremita auto sufficiente, poi fortunatamente
tornò in sé. “E no... è
decisamente una scelta troppo drastica per scappare da un
bambino.” si disse prendendosi in giro.
“Visto che non ho di meglio da fare, potrei riprovare a
studiare? Magari capita il miracolo, mi sblocco e faccio qualcosa che
forse, prima o poi, potrebbe tornarmi utile?” si chiese
tirando fuori dallo zaino dei libri che si era portata dietro. Per un
attimo le sembrò che la guardassero minacciosi e che
dovessero cominciare ad aprirsi e chiudersi da soli mostrando delle
fauci pronte a ghermirla.
-Come non detto! Scherzavo di nuovo!- disse infastidita buttando
giù il materiale cartaceo.
Sussultò sentendo vibrare il telefono, era Harold. Rispose
immediatamente e si pentì subito dopo. “Perfetto,
sembrerò disperata!”
-Leshawna, sei già arrivata?- le chiese con una voce flebile
e stanca.
-Sì... Sei mia madre che mi chiami per sapere se arrivo a
destinazione?- chiese Leshawna con un sorriso amaro. -Vuoi
già chiedermi di tornare?- lo prese in giro. “La
mia risposta sarebbe... Si!” voleva strozzare quella parte di
sé, ma in quel momento le sembrava molto meglio per la sua
sanità mentale stare con Harold. -Scherzavo, ovviamente so
che non volevi chiedermi questo...- “Non devo gettare la
spugna fin da subito...”
-Infatti, volevo dirti...-
Leshawna lo interruppe. -Comunque dovresti riposare, non mi hai fregato
'sta mattina, sono sicura che non hai chiuso occhio. Hai anche la voce
di uno zombie appena uscito dalla sua tomba...-
Harold si limitò a sospirò. -Grazie del pensiero
ma nemmeno tu sei mia madre... Leshawna ho avuto un' idea.-
-Sputa il rospo.-
-Potresti parlarne con tua madre dei tuoi sentimenti contrastanti
riguardanti la g...-
-Mi vuoi davvero così male?!- esclamò Leshawna
impedendogli di terminare la frase.
-Leshawna, forse parlando con persone che ci sono passate, smetteresti
di vedere il tuo modo di sentirti come anormale e maligno. Anche tua
madre era giovane quando è rimasta incinta, potreste capirvi
meglio di quanto pensi...-
-Io e quella donna non abbiamo niente in comune! Potrei anche pensare
di essere stata adottata...-
-Se vuoi registro un' intervista a mia madre senza dirle che
è per te. Sono sicuro che ha peste e corna da dire delle sue
gravidanze, sopratutto della mia! L'ha scoperta quando ormai era al
quinto mese perchè credeva che l'assenza di mestruazioni e
il gonfiore fossero causate dall'arrivo della meno pausa. Sono stato
una simpatica sorpresa per lei!- disse con un tono ironico. -Forse...
Scusa, in effetti non ci ho fatto caso! Sentire parlare male tua madre
del periodo in cui aspettava te potrebbe essere deprimente...- disse a
disagio per non esserci arrivato subito.
-No Harold, il problema non è questo. Non sono
così sensibile. È che mia madre è
cattolica. Non può accettare che si parli male di
un “dono divino”- disse facendo una vocetta
fastidiosa.
-Leshawna, religioso o meno, qualunque essere umano che c'è
già passato dovrebbe poter capire capire le ansie
che comporta la tua situazione...- obbiettò Harold temendo
che la ragazza si stesse creando delle scuse controproducenti.
-Sarà... Fatto sta che in casa mia certi argomenti sono
sempre stati tabù. Considera che fino ai quattordici anni
non sapevo neanche dell'esistenza della contraccezione
perchè sia a casa che a scuola quando erano stati costretti
a parlare a me e alle mie coetanee della riproduzione avevano
accuratamente nascosto la possibilità di evitare la
gravidanza... ti rendi conto di che disastro poteva succedermi se da
adolescente fossi stata un po' più impulsiva e
intraprendente?- gli disse con crudele divertimento. -Magari alcune si
saranno fatte un'idea del tipo “Se non esistono metodi per
evitarlo ma il mondo non è sommerso di mocciosi, deve essere
davvero difficile rimanere incinta!”-
Sentì il ragazzo borbottare fra sé e
sé. -Ora non mi stupisce più che ci siano state
gravidanze precoci fra le tue conoscenze delle medie...-
sbuffò esasperato.
Leshawna canticchiò, era diverte stupirlo e farlo sentire
indignato per qualcosa. Leshawna era diventata cinica molto in fretta,
ma Harold riusciva sempre a preoccuparsi per le situazioni che riteneva
ingiuste. -Per i genitori sprovveduti non si può fare nulla,
ma i vostri insegnanti avrebbero meritato qualche bella sanzione...
sarebbe bello se contribuissero al sostentamento dei bambini delle loro
ex alunne. Così imparano a non voler spiegare a degli
adolescenti in crisi ormonale come funzionano le cose!- Harold emise un
lungo sospiro, ma sembrava meno assonnato.
-Mi spiace se speravi di sviarmi, ma tornando a noi...- disse Harold.
-Penso davvero che tu possa pensarci a parlare con tua madre...-
Leshawna sbuffò, ma Harold continuò.
-Tabù o non tabù, cattolica o non cattolica, ti
ha avuta al di fuori del matrimonio, ha anche avuto una separazione se
non sbaglio. L'ho vista mangiare carne di venerdì e ultimo
ma non per importanza, non mi ha mai dato fuoco quando mi ha scambiato
per pagano.- scherzò il ragazzo facendola sbuffare di nuovo.
-Mi ha pure regalato un libro di esoterismo oltre ad una Bibbia
l'ultima volta che io e te ci siamo mollati. È stata carina
a modo suo, no?- disse riacquistando un tono più docile.
-Non mi sembra una religiosa rigida. E tu sei sua figlia. Se ha avuto
anche lei dubbi durante la gravidanza dovrebbe riuscire a confidartelo
facendoti sentire meno inadeguata. Se non li ha avuti, comunque
potrebbe riuscire a darti un punto di vista utile.-
-Esci dalla modalità aspirante psicologo, per favore, non ti
sto pagando.- sapeva che il suo fastidio era irrazionale, ma non poteva
farci niente.
-Come altro dovrei comportarmi, scusa? Voglio aiutarti...- disse con un
tono testardo e rigido.
“Mi sono messa con la versione meno lagnosa e suscettibile di
mia madre? Ma che ca...”
-Si, ma non sono scema, ok? Saprò da sola se ho bisogno o
meno di parlare con mia madre, non è che tu abbia avuto
l'idea del secolo!-
-Non...- Harold si interruppe. Rimase in silenzio per diversi secondi,
poi sospirò. -Non farci caso... la mia mente in stato di
depressione, stress e deprivazione da sonno ha deciso di distrarsi
concentrandosi su di te senza considerare che le mie idee potessero
essere scontate e banali.- disse freddamente. -Una volta non ti sei
lamentata che non ti avessi mai fatto qualche chiamata imbarazzante
sotto effetto dell'alcol? Bene, rallegrati di questa qua...-
“In fondo però mi sei davvero d'aiuto.”
pensò Leshawna rendendosi conto che quella telefonata era
riuscita a farla sentire a suo agio nella sua vecchia stanza e a
riprendere il controllo del suo corpo e dello spazio. Era distesa sul
letto come se fosse di nuovo il suo. -Invece di preoccuparsi di me, la
tua mentre ti avrebbe semplicemente dovuto suggerire di dormire. Te
l'ho detto fin dall'inizio... Visto che ho sempre ragione io? Lo sai,
lo sai? L'alcol può indurre sonnolenza...-
-Grazie della notizia! Cosa farei senza di te? Peccato che non faccia
dormire così be...-
-Che importa?! Bevi per me che non posso farlo!-
-Perchè? Fatta eccezione per quella volta in cui hai rubato
la macchina a tua cugina e hai minacciato di sfondarmi la porta, non
hai mai bevuto granchè.-
-La macchina l'avevo presa in prestito! E comunque, sai
com'è? Se non puoi più fare una cosa
improvvisamente ti viene voglia...-
-E' infantile...-
-Infatti mi riporta all'infanzia e a quando ho bevuto una birra per la
prima volta a causa di mio padre che mi ha sfidata. Che bei ricordi.-
-Ti prego... tieni quell'uomo lontano da tuo figlio...- era abbastanza
sicuro che la ragazza stesse solo giocando con la sua mente come al
solito, ma il consiglio rimaneva valido. -Sei più tranquilla
rispetto a ieri?-
-Tu?-
-Non vuoi rispondere, va bene...-
-Nemmeno tu stai rispondendo...- Leshawna sospirò. -Ma sai?
Anche se non ho discusso di quello, ho già retto una
conversa con mia madre nonostante fosse mattina e nonostante anche io
abbia dormito poco. Sono stata incredibilmente diplomatica! Saresti
davvero fiero di me!- scherzò la ragazza.
Dall'altro capo del telefono percepì solo silenzio, poi dei
rumori non identificati. Alla fine sentì il ragazzo ridere.
Leshawna sentì il suo stomaco contorcersi. Aveva detto
qualcosa di troppo ridicolo? Gli aveva dato l'impressione di tenere
eccessivamente a lui e al suo giudizio. “Non è
così, l'ho detto solo per scherzare!”
-C-che c'è?- mormorò nervosa.
-Nulla... è che sei buffa... o hai parlato in modo buffo...
non saprei spiegarlo...- rispose il ragazzo con una voce dolcemente
assonnata e stranamente armonica.
-Eh...- Leshawna sospirò. -Non vuoi diventare cattolico,
giusto?- gli chiese cercando una scusa per trattenerlo al telefono, non
voleva rimanere senza un appiglio. “Sono veramente
scema...” -Sai un po' troppe cose per i miei gusti... non
conosco quasi nessun cattolico che si ricordi di non mangiare carne il
venerdì!-
-Anche se fosse? Non ti riguarda...-
-Non che abbia qualcosa contro i cattolici! Ne conosco tanti! Ho anche
degli amici cattolici!- si giustificò scherzosamente.
“Dannazione, somiglio un sacco a mio padre! Non è
che sono io la testa di legno?”
-Non voglio diventare cattolico, è che dove è
nata mia madre il cattolicesimo andava molto, sai?-
-Ah...- Leshawna faceva molta fatica a immaginarsi la madre di Harold
in un contesto religioso di qualsiasi tipo.
-Era l'incubo di tutte le suore dell'istituto! Già alla
tenera età di sette anni si era guadagnata il soprannome di
“Nessie l'anticristo”- disse divertito.
-Ah, mi sembrava strano...- disse Leshawna, ma cercando di immaginarsi
la donna come una bambina vestita con qualcosa che facesse pensare ad
una vecchia uniforme cattolica si immaginò l'Harold che
aveva conosciuto a quattordici anni con una lunga gonnella scura.
-Non mi ha trasmesso molto ma credo che anche mio padre fosse
cattolico...- ricordò Harold malinconico. -Non so, ma
ricordo che quando mia madre era di buon umore a volte scherzava con
lui sul fatto che in quanto fedifrago sarebbe andato all'inferno.-
-Quando era di buon umore?-
-Sì, di ottimo umore.- confermò il ragazzo con un
tono leggermente allegro, poi tornò più freddo.
-Ora, scusa, ma ora dovrei lasciarti... mi ha fatto piacere sentirti...
ti auguro un buon nuovo inizio, un buon... tutto, ok?- disse
nascondendo il nervosismo tramite dei modi formali.
-Sì... ha fatto piacere anche a me... ti auguro il meglio
eh...- “Mi manchi...”
Leshawna infastidita chiuse la chiamata. Non riusciva a controllare
quella parte dei suoi pensieri. “E' un'illusione causata
dalle mie paure... non devo darci alcun peso... già nessuno!
Però è una telefonata strana per due persone che
si sono lasciate.” mentre si stiracchiava distesa sul letto
sospirò.
In qualche modo riuscivano sempre a tornare pacifici fra loro. Forse
era per questo che chiudere definitivamente era sempre stato difficile.
“Nah... farà in questo modo perchè sono
incinta. Non c'è da fidarsi di quello... è sempre
a fare buon viso a cattivo gioco ed è troppo fissato con
cavolate come l'onore e il dovere inoltre...”
Quando non stava bene, Harold tendeva a diventare docile, poco incline
ai rancori e collaborativo. Forse era un meccanismo difensivo. Per una
persona debole, rendersi gradevole poteva essere un modo per avere meno
probabilità di essere abbandona e rimanere priva di difese.
“Eppure, alla fine sei rimasto solo... eh Harold? Non sei
più un mio problema...” non si sentiva affatto
sollevata. “Non potrei pensare a te neanche volendo. Se tu
hai bisogno di concentrarti sugli altri, io al contrario, stando male
non riesco a non concentrarmi quasi esclusivamente su di me. Non lo
faccio per egoismo... non ho davvero le forze in questo momento per
preoccuparmi di qualcun altro...”
-Mi stai rubando l'energia, vero?- disse posando una mano sul ventre
mentre chiudeva gli occhi. -Non sono arrabbiata con te, ti capisco, lo
fai solo per sopravvivere.- disse con tono inizialmente gentile. -E per
dimostrarti che non ti porto rancore, il tuo nome all'anagrafe
sarà... Merdina!- disse con un sorriso truce. -Scherzo ma,
dai... almeno è simpatico. Pensa che prendendo ispirazione
dal cristianesimo potrei chiamarti tipo... Crocifissa... Addolorata...
Incatenata...-
All'improvviso si sentì di nuovo osservata e giudicata. Si
sedette sul letto e si guardò intorno, poteva sentire
chiaramente il proprio battito cardiaco e gli effetti che produceva su
tutto il corpo.
“E' nella mia testa... E' tutto solo nella mia
testa...” sospirò e provò a stendersi e
riposarsi cercando di ignorare il pulsare del sangue fin troppo chiaro
e distraente.
Angolo dell'autrice:
Ancora una volta, devo scusarmi per questi aggiornamenti lenti, di una
storia lenta. Mi spiace e spero che questo capitolo e la storia possano
piacervi.
Vi ringrazio tantissimo di aver letto fin qui e sentitevi liberi di
lasciarmi una recensione se avete qualcosa da dirmi.
In questo periodo ho troppe cose per la testa, tralasciando impegni e
problemi e guardando l'aspetto creativo ho molte idee (troppe idee) e
sono frustrantemente lenta a scrivere, ricontrollare (per dire, ho
scritto più di un mese fa un oneshot su danganronpa e non
l'ho ancora ricontrollata, aiuto o_O ) e non riesco a concentrarmi su
una cosa sola... sto anche disegnando parecchio nonostante non sia
nemmeno brava... non che lo sia a scrivere purtroppo, faccio quel che
posso per raccontare quel che voglio raccontare -_-
E niente... Voi state bene? Mi auguro di sì! Riparatevi dal
caldo e grazie ancora infinite per aver letto.
A presto ^^
Appunto: Nessie, oltre ad essere il nomignolo del mostro di Loch Ness
è anche usato per abbreviare il nome Agnes
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