Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Anown    15/07/2022    1 recensioni
Per Leshawna è un periodo storto, ha delle responsabilità in merito e rischia di trascinare con sé chi le sta attorno. Si rifà viva solo per la lettura di un testamento… potrebbe rivelarsi una terribile idea!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold, LeShawna, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In quella fredda mattina domenicale non c'era nessuno in giro nel suo vecchio quartiere.
Girare di nuovo dopo mesi per quelle strade sporche e dall'asfalto crepato dava a Leshawna delle sensazioni contrastanti. Nostalgia in parte, sicurezza data dalla conoscenza del luogo per altri aspetti, ma era anche irrequieta all'idea che qualcuno potesse riconoscerla.
La donna aveva posteggiato in un luogo distante e girava con una sciarpa rosso opaco che le copriva la parte inferiore del volto. Portava i capelli raccolti sotto uno cappello impermeabile, grigio molto scuro, somigliante nella forma a quelli stereotipicamente utilizzati dai pescatori di lago e una lunga giacca anch'essa impermeabile e in tinta col cappello.
Era ridicola, molto sospetta e per niente intimidatoria grazie anche al suo rapporto stazza/statura medio bassa. L'ultima volta che si era conciata in un modo simile era stato per una recita a cui l'avevano costretta a partecipare in qualità di detective privato poco raccomandabile in un contesto da noir.
In quell'occasione, Harold l'aveva definita un funghetto antropomorfo molto incazzato e le aveva tirato la guancia per prenderla in giro.
La ragazza rabbrividì, in seguito sospirò. Eradicare il ragazzo dalla sua testa sarebbe stato un processo lungo. “Almeno questo aspetto ridicolo dovrebbe impedire a qualche conoscente di riconoscermi...” Voleva la libertà di un fantasma di muoversi senza essere vista, evitare con facilità il prossimo se non aveva voglia, e negli ultimi tempi non aveva mai voglia.

“A quest'ora di solito i miei sono addormentati...” pensò salendo silenziosamente le scale del suo vecchio condominio. Sperava di rintanarsi in quella che era stata la sua stanza senza farsi notare.  Sì, prima o poi i suoi genitori si sarebbero chiesti come mai non era ancora arrivata e a quel punto sarebbe dovuta saltare fuori ma voleva stare in pace per un po'. Non aveva bisogno di cibo o acqua, le serviva solo un riparo per pianificare con tranquillità le sue prossime mosse.
“Prossime mosse...” si sentì mancare l'aria. Il polso le tremava e dovette aspettare qualche secondo per poter infilare le chiavi e penetrare nella casa dei suoi senza farsi notare.
Purtroppo appena varcata la porta sentì un urlo femminile. “Dannata maniaca! Chi diavolo pulisce la casa alle sette di domenica?!” pensò guardando sua madre con uno straccio in mano che continuava a gridare non riconoscendola sotto il suo incredibile travestimento.
Era sempre stata facile da spaventare, Leshawna ci si era divertita molto quando era bambina a fare leva su questa debolezza della donna.
Leshawna sbuffò e si tolse sciarpa e cappello.
A quel punto la donna sorrise quasi commossa e le saltò addosso abbracciandola.
La ragazza si sentiva in colpa, avrebbe davvero voluto condividere la felicità di sua madre, ma... puzzava! Da quando aveva memoria, Leshawna aveva sempre trovato l'odore della madre sgradevole. Doveva essere colpa di qualche prodotto che utilizzava, ma in quel momento il suo odorato era particolarmente sensibile e il suo stomaco pure, così l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio e Leshawna si ritrovò a respingere con forza la donna per salvarsi dallo scatenare il riflesso del vomito.
Inizialmente Lupe prese male la reazione della figlia poi vedendola  mentre cercava di riprendere fiato capì che c'era qualcosa che non andava. -Tesoro, stai bene?!- chiese agitata mentre Leshawna le gesticolava contro per allontanarla.
-PUZZI!- esclamò la donna più giovane e bassina. -Eh... scusa ma hai addosso qualcosa che mi fa venire la nausea e sai... vorrei evitare di rovesciarti addosso, eh eh...- disse più pacata ma continuando ad allontanarla con le mani.
-No, per carità non rovesciare!- esclamò Lupe passando lo straccio nervosamente
-Mi sei mancata anche tu...- Leshawna sospirò improvvisamente triste. -Sono felice di vederti...- “Ma cosa cazzo dovrei fare adesso che sono qua?” -Ma non abbracciarmi, cazzo!- disse preventivamente cercando un po' di sdrammatizzare con un tono non serio.
-Sei sempre delicatissima, vedo...- commentò la donna con un'espressione di disapprovazione. Leshawna alzò le spalle e cercò di andare nella sua stanza.
-Aspetta!- la donna la fermò. Anche se se lo aspettava, Leshawna ebbe un sussulto, aveva una pessima sensazione. Lupe continuò. -Vuoi parlare un po' con me?- disse amichevolmente la donna sedendosi sul divano e facendole segno di mettersi accanto a lei.
-No.- rispose Leshawna con un sorriso forzato. Poi guardando i delusi occhi castani della madre, la ragazza si sentì costretta a raggiungerla.
Quando, nonostante fosse evidentemente rigida e contrariata, Leshawna fu seduta, la donna si rallegrò. -Hai fatto bene a chiuderla definitivamente con Harold.- disse Lupe con un tono leggero.
Leshawna la percepì come una pugnalata agli intestini. Sbuffò. Sapeva cosa voleva fare la donna, voleva denigrare e sminuire la sua relazione e il suo ex pensando così di farla sentire meglio. Capiva il ragionamento ma l'aveva sempre irritata quel modo di fare.
Lupe aveva una specie di simpatia per il buffo e disgraziato ragazzo che era il suo ex, così la donna si limitò a qualche commento ridicolizzante ma bonario ma Leshawna dovette fare del suo meglio per non risponderle male mentre lo stomaco le ribolliva. “Mi sono arrabbiata abbastanza ieri, non posso farlo di nuovo. Il mio corpo non c'è la fa più e non saprei dove andare poi...” si disse mentre grattava delle pellicine sulle dita.
Lupe le bloccò i polsi canticchiando nervosamente. “STREGA!” esclamò internamente Leshawna infastidita.
-Non mi sei mai sembrata molto innamorata di quel ragazzo. E se non si è entusiasti almeno all'inizio quando lo si dovrebbe essere? Restare incastrati un una relazione che parte già male è una perdita di tempo, sei d'accordo?- la donna sorrise fiduciosa ignorando, forse volutamente, il fastidio crescente di Leshawna -Sì. Finalmente ti sei liberata del peso di quella relazione inutile. Ora puoi ricominciare da capo e goderti la vita.-
“Con un mostro neonato?! Come?!” convinta che parlarne avrebbe solo peggiorato il suo umore, Leshawna, continuò a serrare le labbra, lasciando che il suo corpo sfogasse la tensione facendo tremare le gambe che portavano il divano a vibrare come se ci fosse un terremoto. “E poi che senso ha parlare d'amore?! L'amore è una cazzata fantasy! Non esiste! Mai provati quel tipo di sentimenti che mi sono stati descritti. Posso trovare qualcuno eccitante! Posso volergli saltare addosso! Ma niente sentimenti romantici! Non esistono! ...O forse esistono ma io ne sono immune, porco schifo! Non che ci perda, tanto sono qualcosa di seccante e temporaneo...”
-Eh, amore? Potresti smetterla di muovere le gambe in quel modo? È a me che sta venendo la nausea ora...- disse Lupe, ma Leshawna non le prestò attenzione.
“Però crescere dei mostriciattoli è più comodo in due... Ecco! È a questo che serve l'amore! A dare il tempo a tizio e tizia di legare! Ah, quindi sono un'idiota...” le gambe della ragazza si fermarono stanche. “Se non mi fossi mai fatta problemi per i miei inesistenti sentimenti romantici e non mi fossi sentita a disagio per quelli di Harold, questa relazione sarebbe potuta essere più stabile... indipendentemente da come sarebbe andata a finire non mi avrebbe lasciato così esaurita come adesso. O forse poteva durare ancora un po' e in questo momento mi sarebbe potuto essere d'aiuto... gli volevo bene... e insieme stavamo bene... più o meno? Forse una volta?” la ragazza emise un sospiro affannato. “I rimpianti non servono a nulla! Devo semplicemente smetterla e cancellare questi pensieri dalla mia testa... facilissimo! Come bere un bicchiere d'acqua! Acqua avvelenata... Yeeeeeeh...”
-Tesoro, che hai?- era tipo la cinquantesima volta che la madre glielo chiedeva ignorando che forse se non le rispondeva c'era una ragione.
“Sono una bomba ad orologeria, adorabile ingenuotta! E questo tono piagnucoloso e preoccupato che hai non mi ha mai aiutata! Mi crea ansia! Mi agita! Perchè in tanti anni non l'ha mai capito?” -Niente, sono solo stanca, ho dormito poco.- disse infastidita provando di nuovo a svignarsela.
-No, aspetta.- con un tono giulivo la donna si alzò e la spinse nuovamente a sedersi.
“Cristo... è sicuramente convinta di stare per dire qualcosa che mi tirerà su... e invece mi farà rodere il fegato come al solito! Va sempre così! Siamo incompatibili! Perseverare è diabolico, no? Perchè questa donna insiste sempre nell'intrappolarci nelle stesse identiche, orrende situazioni?! Aiuto!”
-Penso che tu sia più che adatta ad essere madre.- dichiarò ingenuamente Lupe mentre Leshawna urlava internamente. -Ricordi? Da piccola hai sempre avuto un forte ascendente sui bambini più piccoli ed eri molto brava a badarci...-
“Non era simpatia reciproca! Non ho mai capito perchè piacessi ai bambini più piccoli di me, cercavo di essere responsabile con loro perchè non avevo scelta! Non giocavo a fare la mamma! È solo che non potevo abbandonarli da qualche parte visto che manco erano miei! E poi che c'entra?!” ma Leshawna deglutì e fece un sorriso forzato.
-E' per questo che ti sei legata ad Harold, no?- Leshawna la percepì di nuovo come una coltellata. Lupe continuò. -Era un ragazzino molto solo sia a scuola che in famiglia... è per questo che passavi molto tempo a casa sua, no? Ma non puoi costringerti a stare con qualcuno per pena...-
“No! Come al solito io e te non ci comprendiamo affatto!” non sapeva se ridere o piangere. Sapeva di essere una persona orribile, quella donna stava solo cercando di aiutarla come sempre. Non si sarebbe dovuta sentire così nervosa e iraconda nei suoi confronti, giusto? “Sono un'ingrata, ma no... se stavo da Harold non era per qualche strano sentimento altruistico nei confronti di un ragazzino solo... beh sì, un po' mi dispiaceva... gli volevo bene... ma volevo anche il mio bene. E il mio bene era stare lontano da questa casa qui...” deglutì... sapeva che era follia, che quell'essere stava solo nella sua testa, ma sua madre l'aveva accidentalmente portata indietro con la mente.
Quell'essere non c'era più, ma lei si sentiva osservata come allora, minacciata come allora e, anche se odiava ammetterlo, spaventata come allora. E la persona che l'aveva imprigionata in quella situazione dagli otto ai tredici anni senza mai chiederle scusa era proprio accanto a lei...
“Non ti perdonerò mai...” ripetè una vocina nella testa di Leshawna. Anche quando l'essere se ne era andato, quella vocina e la rabbia verso quella donna avevano continuato a perseguitarla durante l'adolescenza. Leshawna non voleva sentirsi arrabbiata ogni giorno, ma durante quel periodo l'unico modo per evitarlo era stare lontano da sua madre e lì era venuto inconsapevolmente in aiuto il piccolo e solitario Harold...
La ragazza tornò in sé al tempo presente e cercò di sbarazzarsi della sensazione di avere qualcosa di incastrato in gola.
“E' passato, è passato... ma io sono di nuovo qui in questa casa e non so cosa fare! Non posso più neanche usare la scusa di andare a trovare il mio fidanzato per scappare!”
-Ok, mamma. Ora posso andare a vedere la mia vecchia stanza?- inorridì sentendo la propria voce tremolante.
-Tesoro dai, davvero non devi essere triste per la rottura, è una cosa positiva!- insistè Lupe.
Leshawna non ce la fece più -Non pensi che il mio problema possa essere un altro?!- “Ovviamente per una mente come la tua non posso essere triste per una gravidanza, vero?! I bambini sono a prescindere una bella cosa, vero?! Un dono?! Va al diavolo!” -O-ok sono triste! Non è un crimine! Ok?! Vivevo con quella persona fino a poche ore fa. Secondo te è così grave che non sia già in grado di scherzare su quella persona e di pensare a quanto sia bello non starci più?!- “Sono libera un corno! Ho un Alien piazzato nell'utero!” -E non voglio parlare né di Harold né di altro con te! Credi che il mio cervello non sia in grado di riflettere da solo se non ti intrometti tu?!-
-Io volevo solo aiutarti!- rispose la donna sulla difensiva.
“Perfetto! Fa di tutto per farmi esplodere... poi fa la vittima! Finisce sempre male quando parliamo! È per questo che volevo evitare!” Leshawna aprì la bocca ma non ne uscì alcun suono... era come se i muscoli fossero tutti pensanti e parzialmente bloccati. Sforzandosi avrebbe potuto articolare i suoni, ma i suoi occhi e la sua gola bruciavano pericolosamente, avrebbe pianto. “No grazie! L'umiliazione finale non la voglio!”
Rimase zitta con gli occhi tenuti il più immobile possibile per evitare perdite aspettando che il momento passasse e si asciugassero da soli. “Poi le dico: Scusa, ma sono stanca, voglio dormire. Poi mi rintano nella mia vecchia stanza e non ne esco più. Proprio come ai vecchi tempi! Semplice! Semplicissimo!” si disse per motivarsi mentre la madre la guardava stranita.
-Non litigate che vi siete appena riviste.- disse un uomo appena uscito dalla stanza da letto.
“Papà, non anche tu! Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?!” come un topo in trappola Leshawna guardava verso quella che era stata la sua tana, ma i rapporti sociali e forse anche lo stress e la mancanza di sonno ed energie la costringevano a rimanere immobile.
Lei e sua madre avevano la straordinaria capacità di irritarsi a vicenda anche quando partivano armate delle migliori intenzioni, ma anche essere stressati accanto a suo padre poteva essere un inconveniente.
Mentre sua madre poteva occasionalmente sdrammatizzare e minimizzare i problemi del suo interlocutore con modi dolciastri per essere consolatoria, suo padre quando non riusciva a mettersi nei panni degli altri, cosa che accadeva spesso, finiva per prendere in giro i problemi e il tono altrui senza capire che chi lo ascoltava non era dell'umore giusto. Sembrava incapace di riconoscere una persona arrabbiata che stava per esplodere e tendeva a sminuire automaticamente chi gli sembrava debole. Qualche volta era anche riuscito a causare una rissa grazie a questa sua incredibile perspicacia.
-Ciao pa'...- Leshawna rispose cercando di sorridere. “Devo fuggire di qui!” insisteva l'istinto dell'animale minacciato.
-Ah, quanto tempo!- l'uomo le scosse la spalla scherzando affettuosamente.  -Finalmente ci siamo liberati del finocchio!-
-Ehm... Russeluccio? Forse non dovresti...- Lupe nervosa provò a fermarlo.
“Io... Lo... Ammazzo...” cominciò a canticchiare Leshawna dentro di sé. “Non posso! Non voglio sentirmi di troppo e in territorio nemico come ieri!” si disse facendo un respiro profondo.
-Insomma, senza offesa, ma è ovvio che avevi bisogno di un uomo che fosse un uomo e non di quel coso strano. L'ho sempre detto, io. Non eravate compatibili per carattere. Era una checca lamentosa.-
-Russel...- ripetè Lupe perdendo le speranze.
“Il mio problema non è Harold! È il mostriciattolo nella pancia! È davvero così inconcepibile?! E poi da che pulpito mi parli di relazioni! Vi siete sposati quando avevo otto anni per poi lasciarvi il mese dopo! Poi siete tornati insieme anni dopo e già all'epoca mi sembrava una cosa insensatissima! Speravo rinsaviste! Ora siete felici? Se è vero mi fa piacere, ma lasciatemi in pace!”
-Non capisco perchè non ti sei mai messa con DJ invece... siete sempre andati d'accordo.-
Leshawna scoppiò a ridere -Con quel frocio?!- lo esclamò con un tono crudelmente divertito che lasciò sua madre senza parole.
-Frocio?- ripetè Russel un po' stupito. -Eppure mi critichi o fai strane smorfie quando sono io ad usare queste parole...- le fece notare severo.
-Perchè tu sei un troglodita! Io invece sono un'amante della coerenza! Se mi chiami Harold a volte finocchio, a volte frocio, per coerenza lo è anche DJ! Secondo quale logica DJ non sarebbe frocio, ma Harold si?! È una questione di aspetto fisico, razza di troglodita?! Nella tua testa dovrebbero essere entrambi femminucce!- non c'è l'aveva con DJ, non ci trovava nulla di male nell'omosessualità ma se suo padre utilizzava parole a caso, il suo carattere infantile e competitivo la portava a mettersi sul suo stesso piano per sbattergli in faccia le sue incoerenze.
Nel mentre Lupe li fissava come se stesse osservando due cavernicoli che facevano a gara per vincere non si sa cosa...
-Harold è isterico, DJ no.- affermò l'uomo serio.
-Se Harold è o non è isterico posso dirlo solo io che lo conosco bene.- disse Leshawna imponendo una sua autorità. “A volte lo è, ma pensa a tua moglie prima di giudicare quelle degli altri! E anche tu non sei sempre una gioia da avere accanto!” -Ora possiamo bandire completamente l'argomento Harold se non vi dispiace?-
Russel sorrise vedendo la figlia che tornava apparentemente ai suoi modi di sempre.
Leshawna si ricordò che il lato positivo di suo padre era che era molto difficile fargli perdere la pazienza. Perlomeno se si trattava di lei... se parlava con qualcun altro era estremamente iracondo, specie se aveva già un'impressione negativa di quella persona. “Povero Harold. Avere a che fare con questa testa di legno non era facile, eh?” ripensò all'aura di disagio che sembrava emanare il ragazzo quando suo padre lo osservava o si rivolgeva a lui.
-Harold è un uomo col suo carattere, può sembrarti strano quanto vuoi ma ha i suoi pregi.- disse la ragazza con tono severo. -Se gli interessassero gli uomini non sarebbe un problema o affar tuo, papà, visto che non siamo più legati. Ma vorrei sapere da dove ti viene questa fissazione... L'ultima volta che ho controllato non ero un uomo...-
-Ma rilassati, son solo modi di dire.- si lamentò suo padre.

Leshawna riuscì finalmente a chiudersi alle spalle la porta della sua stanza e mettere giù la maschera usata col padre.
Riprese fiato. Stava per crollare ma i suoi muscoli si irrigidirono.
La stanza non era molto cambiata, ma Leshawna non riusciva più a percepirla come propria. Si mosse con cautela e si sedette sul letto come se fosse quello di qualcun altro e dovesse fare molta attenzione a non scombinarlo ed essere educata per non fare brutta figura con un proprietario invisibile che la osservava e giudicava costantemente.
I muscoli non volevano sciogliersi e non riusciva a rilassarsi nemmeno mentalmente.
“Tanto non starò qua a lungo. Sfornato il mostriciattolo taglierò la corda...”
-E' la scelta migliore che possa fare per te, fidati...- mormorò ad alta voce pizzicandosi il ventre. -Potrebbero non farti una buona impressione, ma papà e i nonni sono sicuramente genitori migliori di me, in caso di necessità sono sicura che riuscirebbero a mettersi d'accordo... Non è solo per il tuo bene, è anche per il mio, ma, credimi... è molto meglio se separiamo le nostre strade dal principio...- si stranì sentendo della tristezza nel suo sussurrare. Lei non voleva un marmocchio e non era adatta a crescerlo e sopportarlo, perchè si sarebbe dovuta sentire triste?
Sospirò -No, scherzavo... non può andarmi così liscia, saremo costretti a stare almeno un po' insieme e boh, forse prima o poi mi abituerò a te quindi quando potrò davvero andarmene ti porterò con me? Perchè tanto anche fantasticare sullo scappare è inutile come tutto il resto...-
“Esatto! Con quali soldi dovrei farlo?! Rimanendo nel legale non posso procurarmeli. Nessuna persona sana di mente mi assumerebbe in questo momento e di rubare non se ne parla, sopratutto a qualcuno che conosco. Anche i prestiti sono una pessima idea.” per un attimo si immaginò a costruirsi un bunker in una foresta e a vivere come un'eremita auto sufficiente, poi fortunatamente tornò in sé. “E no... è decisamente una scelta troppo drastica per scappare da un bambino.” si disse prendendosi in giro.
“Visto che non ho di meglio da fare, potrei riprovare a studiare? Magari capita il miracolo, mi sblocco e faccio qualcosa che forse, prima o poi, potrebbe tornarmi utile?” si chiese tirando fuori dallo zaino dei libri che si era portata dietro. Per un attimo le sembrò che la guardassero minacciosi e che dovessero cominciare ad aprirsi e chiudersi da soli mostrando delle fauci pronte a ghermirla.
-Come non detto! Scherzavo di nuovo!- disse infastidita buttando giù il materiale cartaceo.
Sussultò sentendo vibrare il telefono, era Harold. Rispose immediatamente e si pentì subito dopo. “Perfetto, sembrerò disperata!”
-Leshawna, sei già arrivata?- le chiese con una voce flebile e stanca.
-Sì... Sei mia madre che mi chiami per sapere se arrivo a destinazione?- chiese Leshawna con un sorriso amaro. -Vuoi già chiedermi di tornare?- lo prese in giro. “La mia risposta sarebbe... Si!” voleva strozzare quella parte di sé, ma in quel momento le sembrava molto meglio per la sua sanità mentale stare con Harold. -Scherzavo, ovviamente so che non volevi chiedermi questo...- “Non devo gettare la spugna fin da subito...”
-Infatti, volevo dirti...-
Leshawna lo interruppe. -Comunque dovresti riposare, non mi hai fregato 'sta mattina, sono sicura che non hai chiuso occhio. Hai anche la voce di uno zombie appena uscito dalla sua tomba...-
Harold si limitò a sospirò. -Grazie del pensiero ma nemmeno tu sei mia madre... Leshawna ho avuto un' idea.-
-Sputa il rospo.-
-Potresti parlarne con tua madre dei tuoi sentimenti contrastanti riguardanti la g...-
-Mi vuoi davvero così male?!- esclamò Leshawna impedendogli di terminare la frase.
-Leshawna, forse parlando con persone che ci sono passate, smetteresti di vedere il tuo modo di sentirti come anormale e maligno. Anche tua madre era giovane quando è rimasta incinta, potreste capirvi meglio di quanto pensi...-
-Io e quella donna non abbiamo niente in comune! Potrei anche pensare di essere stata adottata...-
-Se vuoi registro un' intervista a mia madre senza dirle che è per te. Sono sicuro che ha peste e corna da dire delle sue gravidanze, sopratutto della mia! L'ha scoperta quando ormai era al quinto mese perchè credeva che l'assenza di mestruazioni e il gonfiore fossero causate dall'arrivo della meno pausa. Sono stato una simpatica sorpresa per lei!- disse con un tono ironico. -Forse... Scusa, in effetti non ci ho fatto caso! Sentire parlare male tua madre del periodo in cui aspettava te potrebbe essere deprimente...- disse a disagio per non esserci arrivato subito.
-No Harold, il problema non è questo. Non sono così sensibile. È che mia madre è cattolica. Non può  accettare che si parli male di un “dono divino”- disse facendo una vocetta fastidiosa.
-Leshawna, religioso o meno, qualunque essere umano che c'è già passato  dovrebbe poter capire capire le ansie che comporta la tua situazione...- obbiettò Harold temendo che la ragazza si stesse creando delle scuse controproducenti.
-Sarà... Fatto sta che in casa mia certi argomenti sono sempre stati tabù. Considera che fino ai quattordici anni non sapevo neanche dell'esistenza della contraccezione perchè sia a casa che a scuola quando erano stati costretti a parlare a me e alle mie coetanee della riproduzione avevano accuratamente nascosto la possibilità di evitare la gravidanza... ti rendi conto di che disastro poteva succedermi se da adolescente fossi stata un po' più impulsiva e intraprendente?- gli disse con crudele divertimento. -Magari alcune si saranno fatte un'idea del tipo “Se non esistono metodi per evitarlo ma il mondo non è sommerso di mocciosi, deve essere davvero difficile rimanere incinta!”-
Sentì il ragazzo borbottare fra sé e sé. -Ora non mi stupisce più che ci siano state gravidanze precoci fra le tue conoscenze delle medie...- sbuffò esasperato.
Leshawna canticchiò, era diverte stupirlo e farlo sentire indignato per qualcosa. Leshawna era diventata cinica molto in fretta, ma Harold riusciva sempre a preoccuparsi per le situazioni che riteneva ingiuste. -Per i genitori sprovveduti non si può fare nulla, ma i vostri insegnanti avrebbero meritato qualche bella sanzione... sarebbe bello se contribuissero al sostentamento dei bambini delle loro ex alunne. Così imparano a non voler spiegare a degli adolescenti in crisi ormonale come funzionano le cose!- Harold emise un lungo sospiro, ma sembrava meno assonnato.
-Mi spiace se speravi di sviarmi, ma tornando a noi...- disse Harold. -Penso davvero che tu possa pensarci a parlare con tua madre...- Leshawna sbuffò, ma Harold continuò. -Tabù o non tabù, cattolica o non cattolica, ti ha avuta al di fuori del matrimonio, ha anche avuto una separazione se non sbaglio. L'ho vista mangiare carne di venerdì e ultimo ma non per importanza, non mi ha mai dato fuoco quando mi ha scambiato per pagano.- scherzò il ragazzo facendola sbuffare di nuovo. -Mi ha pure regalato un libro di esoterismo oltre ad una Bibbia l'ultima volta che io e te ci siamo mollati. È stata carina a modo suo, no?- disse riacquistando un tono più docile. -Non mi sembra una religiosa rigida. E tu sei sua figlia. Se ha avuto anche lei dubbi durante la gravidanza dovrebbe riuscire a confidartelo facendoti sentire meno inadeguata. Se non li ha avuti, comunque potrebbe riuscire a darti un punto di vista utile.-
-Esci dalla modalità aspirante psicologo, per favore, non ti sto pagando.- sapeva che il suo fastidio era irrazionale, ma non poteva farci niente.
-Come altro dovrei comportarmi, scusa? Voglio aiutarti...- disse con un tono testardo e rigido.
“Mi sono messa con la versione meno lagnosa e suscettibile di mia madre? Ma che ca...”
-Si, ma non sono scema, ok? Saprò da sola se ho bisogno o meno di parlare con mia madre, non è che tu abbia avuto l'idea del secolo!-
-Non...- Harold si interruppe. Rimase in silenzio per diversi secondi, poi sospirò. -Non farci caso... la mia mente in stato di depressione, stress e deprivazione da sonno ha deciso di distrarsi concentrandosi su di te senza considerare che le mie idee potessero essere scontate e banali.- disse freddamente. -Una volta non ti sei lamentata che non ti avessi mai fatto qualche chiamata imbarazzante sotto effetto dell'alcol? Bene, rallegrati di questa qua...-
“In fondo però mi sei davvero d'aiuto.” pensò Leshawna rendendosi conto che quella telefonata era riuscita a farla sentire a suo agio nella sua vecchia stanza e a riprendere il controllo del suo corpo e dello spazio. Era distesa sul letto come se fosse di nuovo il suo. -Invece di preoccuparsi di me, la tua mentre ti avrebbe semplicemente dovuto suggerire di dormire. Te l'ho detto fin dall'inizio... Visto che ho sempre ragione io? Lo sai, lo sai? L'alcol può indurre sonnolenza...-
-Grazie della notizia! Cosa farei senza di te? Peccato che non faccia dormire così be...-
-Che importa?! Bevi per me che non posso farlo!-
-Perchè? Fatta eccezione per quella volta in cui hai rubato la macchina a tua cugina e hai minacciato di sfondarmi la porta, non hai mai bevuto granchè.-
-La macchina l'avevo presa in prestito! E comunque, sai com'è? Se non puoi più fare una cosa improvvisamente ti viene voglia...-
-E' infantile...-
-Infatti mi riporta all'infanzia e a quando ho bevuto una birra per la prima volta a causa di mio padre che mi ha sfidata. Che bei ricordi.-
-Ti prego... tieni quell'uomo lontano da tuo figlio...- era abbastanza sicuro che la ragazza stesse solo giocando con la sua mente come al solito, ma il consiglio rimaneva valido. -Sei più tranquilla rispetto a ieri?-
-Tu?-
-Non vuoi rispondere, va bene...-
-Nemmeno tu stai rispondendo...- Leshawna sospirò. -Ma sai? Anche se non ho discusso di quello, ho già retto una conversa con mia madre nonostante fosse mattina e nonostante anche io abbia dormito poco. Sono stata incredibilmente diplomatica! Saresti davvero fiero di me!- scherzò la ragazza.
Dall'altro capo del telefono percepì solo silenzio, poi dei rumori non identificati. Alla fine sentì il ragazzo ridere.
Leshawna sentì il suo stomaco contorcersi. Aveva detto qualcosa di troppo ridicolo? Gli aveva dato l'impressione di tenere eccessivamente a lui e al suo giudizio. “Non è così, l'ho detto solo per scherzare!”  -C-che c'è?- mormorò nervosa.
-Nulla... è che sei buffa... o hai parlato in modo buffo... non saprei spiegarlo...- rispose il ragazzo con una voce dolcemente assonnata e stranamente armonica.
-Eh...- Leshawna sospirò. -Non vuoi diventare cattolico, giusto?- gli chiese cercando una scusa per trattenerlo al telefono, non voleva rimanere senza un appiglio. “Sono veramente scema...” -Sai un po' troppe cose per i miei gusti... non conosco quasi nessun cattolico che si ricordi di non mangiare carne il venerdì!-
-Anche se fosse? Non ti riguarda...-
-Non che abbia qualcosa contro i cattolici! Ne conosco tanti! Ho anche degli amici cattolici!- si giustificò scherzosamente. “Dannazione, somiglio un sacco a mio padre! Non è che sono io la testa di legno?”
-Non voglio diventare cattolico, è che dove è nata mia madre il cattolicesimo andava molto, sai?-
-Ah...- Leshawna faceva molta fatica a immaginarsi la madre di Harold in un contesto religioso di qualsiasi tipo.
-Era l'incubo di tutte le suore dell'istituto! Già alla tenera età di sette anni si era guadagnata il soprannome di “Nessie l'anticristo”- disse divertito.
-Ah, mi sembrava strano...- disse Leshawna, ma cercando di immaginarsi la donna come una bambina vestita con qualcosa che facesse pensare ad una vecchia uniforme cattolica si immaginò l'Harold che aveva conosciuto a quattordici anni con una lunga gonnella scura.
-Non mi ha trasmesso molto ma credo che anche mio padre fosse cattolico...- ricordò Harold malinconico. -Non so, ma ricordo che quando mia madre era di buon umore a volte scherzava con lui sul fatto che in quanto fedifrago sarebbe andato all'inferno.-
-Quando era di buon umore?-
-Sì, di ottimo umore.- confermò il ragazzo con un tono leggermente allegro, poi tornò più freddo. -Ora, scusa, ma ora dovrei lasciarti... mi ha fatto piacere sentirti... ti auguro un buon nuovo inizio, un buon... tutto, ok?- disse nascondendo il nervosismo tramite dei modi formali.
-Sì... ha fatto piacere anche a me... ti auguro il meglio eh...- “Mi manchi...”
Leshawna infastidita chiuse la chiamata. Non riusciva a controllare quella parte dei suoi pensieri. “E' un'illusione causata dalle mie paure... non devo darci alcun peso... già nessuno! Però è una telefonata strana per due persone che si sono lasciate.” mentre si stiracchiava distesa sul letto sospirò.
In qualche modo riuscivano sempre a tornare pacifici fra loro. Forse era per questo che chiudere definitivamente era sempre stato difficile.
“Nah... farà in questo modo perchè sono incinta. Non c'è da fidarsi di quello... è sempre a fare buon viso a cattivo gioco ed è troppo fissato con cavolate come l'onore e il dovere inoltre...”
Quando non stava bene, Harold tendeva a diventare docile, poco incline ai rancori e collaborativo. Forse era un meccanismo difensivo. Per una persona debole, rendersi gradevole poteva essere un modo per avere meno probabilità di essere abbandona e rimanere priva di difese.
“Eppure, alla fine sei rimasto solo... eh Harold? Non sei più un mio problema...” non si sentiva affatto sollevata. “Non potrei pensare a te neanche volendo. Se tu hai bisogno di concentrarti sugli altri, io al contrario, stando male non riesco a non concentrarmi quasi esclusivamente su di me. Non lo faccio per egoismo... non ho davvero le forze in questo momento per preoccuparmi di qualcun altro...”
-Mi stai rubando l'energia, vero?- disse posando una mano sul ventre mentre chiudeva gli occhi. -Non sono arrabbiata con te, ti capisco, lo fai solo per sopravvivere.- disse con tono inizialmente gentile. -E per dimostrarti che non ti porto rancore, il tuo nome all'anagrafe sarà... Merdina!- disse con un sorriso truce. -Scherzo ma, dai... almeno è simpatico. Pensa che prendendo ispirazione dal cristianesimo potrei chiamarti tipo... Crocifissa... Addolorata... Incatenata...-
All'improvviso si sentì di nuovo osservata e giudicata. Si sedette sul letto e si guardò intorno, poteva sentire chiaramente il proprio battito cardiaco e gli effetti che produceva su tutto il corpo.
“E' nella mia testa... E' tutto solo nella mia testa...” sospirò e provò a stendersi e riposarsi cercando di ignorare il pulsare del sangue fin troppo chiaro e distraente.


Angolo dell'autrice:

Ancora una volta, devo scusarmi per questi aggiornamenti lenti, di una storia lenta. Mi spiace e spero che questo capitolo e la storia possano piacervi.
Vi ringrazio tantissimo di aver letto fin qui e sentitevi liberi di lasciarmi una recensione se avete qualcosa da dirmi.
In questo periodo ho troppe cose per la testa, tralasciando impegni e problemi e guardando l'aspetto creativo ho molte idee (troppe idee) e sono frustrantemente lenta a scrivere, ricontrollare (per dire, ho scritto più di un mese fa un oneshot su danganronpa e non l'ho ancora ricontrollata, aiuto o_O ) e non riesco a concentrarmi su una cosa sola... sto anche disegnando parecchio nonostante non sia nemmeno brava... non che lo sia a scrivere purtroppo, faccio quel che posso per raccontare quel che voglio raccontare -_-
E niente... Voi state bene? Mi auguro di sì! Riparatevi dal caldo e grazie ancora infinite per aver letto.
A presto ^^

Appunto: Nessie, oltre ad essere il nomignolo del mostro di Loch Ness è anche usato per abbreviare il nome Agnes
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Anown