INDAGINI
CONGIUNTE
*Eccovi
qua un altro capitolo di questa fanfic crossover fra tre delle mie
serie tv preferite! Ho visto che molti di quelli che leggono la mia
storia, non seguono Numb3rs ma che sono ugualmente interessati e
presi. Ne sono contenta e spero che vi mettiate a seguire anche
quella serie perché a parer mia merita davvero! Specie dalla
seconda in poi! Vabbè, comunque qua abbiamo i tre
spericolati
che finalmente riescono a mettersi nei guai, quindi diciamo che
inizia l'azione! Grazie a tutti quelli che leggono e commentano!
Buona lettura. Baci Akane *
CAPITOLO
VII:
COME
VOLEVASI DIMOSTRARE
/We're
no here - Mogwai/
-
Ma se è davvero quello che abbiamo supposto si tratterebbe
di
un disastro senza precedenti. – Stava dicendo Tony
mentre guidava
la propria auto diretto nel posto da loro deciso.
-
Già. Però dai dati che abbiamo raccolto, tirando
le
somme, non è una cosa campata per aria! L’hanno
detto anche
gli scienziati pazzi che c’erano informazioni e progetti per
un
numero spropositato di bombe. I mezzi per farlo ce l’hanno!
–
Rispose Colby con la mente completamente rivolta al caso,
estremamente serio e preso.
-
Anche da quel che ha trovato Garcia sembra che tutto combaci.
Esattamente due mesi fa hanno fatto quelle assunzioni e i loro file
risultano in qualche modo rovinati. – Fece eco
Morgan
gesticolando sbrigativo componendo anch’egli il puzzle.
-
Non abbiamo prove dirette e ci basiamo su un intuizione che sembra
possa combaciare con tutti i dati che abbiamo, dobbiamo stare attenti
quando andremo da loro e far leva soprattutto su come reagiranno.
–
Riprese Tony calato professionalmente nei panni dell’agente
federale.
Era
strano vederlo così, dopo tutto non era ancora stato serio
da
quando lo avevano incontrato, ma capirono che la situazione lo
richiedeva davvero. Lì videro in lui molto del suo capo e si
chiesero se non nascondesse ancora altre sorprese.
Loro
non potevano certo saperlo ma era vero che l'influenza di quello che
era il suo capo e uomo da molti anni, ormai si vedeva bene.
Non
se ne rendeva conto, si limitava a dire la cosa più sensata
che gli passava per la mente senza accorgersi che era ciò
che
avrebbe fatto presente Gibbs.
-
Ragazzi, non c’era nessuno nella sede, avevano già
tolto
tutte le bombe. Significa che hanno piazzato tutto e che sono pronti.
– Fece notare allora Colby che per gli interrogatori non si
dava
mai problemi dal momento che i suoi finivano sempre in inseguimenti!
-
E’ oggi. Non può che essere oggi. – Lo
sorresse Morgan
anch’egli convinto del fatto. Il viso sempre più
grave
immaginando quanto sarebbe potuto succedere.
-
Si, ma se non è come pensiamo e prendiamo un buco
nell’acqua
ci ritroviamo ad aver perso tempo e poi i nostri capi perderanno le
nostre teste dopo avercele staccate! - Tony continuava
sorprendentemente a far leva su questo quesito come se
improvvisamente non gli premesse più impressionare gli altri
ma bensì fare le cose come si dovevano. E non gli era mai
successo!
-
Stiamo facendo un controllo senza averli nemmeno informarti. Se
è
come diciamo noi avremo subito bisogno di rinforzi mentre se non lo
è
ne avremo bisogno lo stesso perché quelle bestie non saranno
gentili. - Fece eco Morgan rendendosi conto che non aveva torto. Lui
lo sapeva bene ma la sua caratteristica principale era proprio
l'individualità alla quale tendeva nei momenti critici.
Teneva
così tanto alla sua squadra che preferiva finire lui da solo
nei guai piuttosto che trascinarci anche gli altri che gli stavano
accanto.
Specie
Reid che cercava di proteggere molto più di tutti.
Ovviamente
le bestie erano i loro capi e non si era riferito tanto al suo quanto
agli altri due che aveva subito perfettamente inquadrato!
-
Quando uno dei suoi uomini fa di testa propria senza avvisarlo, Don
non lo sopporta. Sia che vada bene sia che vada male, poi sbrana di
brutto chi ha osato tanto. Prepariamoci in ogni caso al peggio. -
Concordò allora Colby riflettendo sui modi poco ortodossi di
condurre la sua squadra. In effetti, a pensarci, Don lasciava loro
sempre poca libertà considerando che quando agivano di testa
loro senza avvertirlo ed aspettare un suo 'ok', poi spesso e
volentieri li riprendeva. E quando si limitava a riprenderli e basta
era anche bene. C'erano volte in cui relegava il malcapitato a
rispondere al telefono per settimane, in punizione!
Le
sue urla di quando si infuriava con uno dei suoi agenti le sentivano
tutti sia nel piano che negli altri. Non era la persona più
comprensiva del mondo e questo perché non solo pensava che
senza di lui il mondo potesse crollare, ma perchè quando
sarebbe successo sarebbe dovuta essere unicamente colpa sua. Era un
modo per sollevare il più possibile la sua squadra da tutti
i
pericoli possibili che facendo quel lavoro potevano incorrere. Certo
sapeva che non avrebbe potuto proteggerli davvero da tutto e per
sempre, ma ciò che era nelle sue possibilità lo
faceva.
Ed
era bello venir salvato in extremis da lui il più delle
volte... avere la certezza che in qualunque casino ci si sarebbe
cacciato, lui ci sarebbe stato ad aiutarlo.
Era
davvero bello.
Solo
per questo Colby si permetteva di fare spesso di testa sua rischiando
consapevolmente grosso, preferendo piuttosto le sue urla ad un nulla
di fatto in un indagine importante.
-
Ma io spero che il peggio in cui ci imbatteremo oggi siano i nostri
capi, perché se abbiamo ragione non dovremmo essere qua solo
in tre… dovremmo anzi agire prima di subito! –
Concluse infine
Tony indeciso se chiamare Gibbs o meno. Con la mano già sul
cellulare, per seguire di nuovo una delle sue intuizioni
dell’ultimo
istante, notò di essere arrivato a destinazione
così
parcheggiando lasciò perdere il telefono scendendo insieme
ai
due colleghi che, senza pensarci un attimo, si erano avviati decisi
all’interno dell’aeroporto internazionale di
Washington. (dunque…
ci sarà un aeroporto là, no? NdAka)
-
Si, ma per farcela devono essere davvero bravi, dannazione…
con
tutti i controlli che ci sono per ogni aereo! -
-
Se sono loro quelli che fanno i controlli e che sistemano ogni aereo
assicurandosi che siano a posto è più che
possibile! –
Stavano
commentando fra loro Colby e Morgan dimentichi, tanto per cambiare,
dei vari protocolli, Tony li seguiva grattandosi nervoso la nuca.
Qualcosa
non andava.
Non
avrebbero in ogni caso dovuto fare da soli unicamente per vendicarsi
di come erano stati trattati.
Lì
per lì era stato il primo a pensare che se lo meritavano, ma
poi al momento del dunque il non averne parlato con Gibbs non gli
piaceva, gli lasciava addosso un profondo fastidio.
C’erano
state molte volte in cui aveva agito a sua insaputa per seguire il
suo istinto, a volte era andata bene, altre male, ma l’aveva
fatto.
Ora
era la stessa cosa, anche se non proprio uguale.
“Dai,
è solo un controllo. Nulla di più. Magari ci
sbagliamo
e non è nulla.”
Giunti
in prossimità del punto di collisione, fu lui a fermare gli
altri due che ancora parlavano delle varie possibilità,
quindi
serio e concentrato disse come fosse un capo:
-
Siamo qua solo per controllare. Indaghiamo discretamente senza far
capire a cosa puntiamo. Una volta trovato qualcosa chiamiamo gli
altri. Devono ancora pensare che tutte le forze dell'ordine siano
impegnate col killer di marine. – Erano cose ovvie che anche
loro
sapevano e che non avrebbero certamente dimenticato, il piano era
quello naturalmente, non avrebbe avuto bisogno di dirlo eppure si
sentì di ricordarlo.
Come
se il problema potesse essere loro…
Quando
il gruppetto dei geni ottenne dei risultati non trascurabili
chiamò
quello dei capi, anch’essi impegnati in prossimità
di una
risposta.
Riuniti
di nuovo quasi tutti nel laboratorio di Abby dove coi suoi soliti
modi fantasiosi aveva continuato il suo lavoro adorando al contempo
Charlie, lui, Reid e McGee iniziarono l’esposizione di
ciò
che avevano nuovamente scoperto.
Un
passo.
Si
trovarono tutti ad un passo dal capire di cosa si trattava, ma un
tassello, l’ultimo, continuava a mancare.
Quello
che avevano trovato i tre che non c’erano
all’appello, coloro che
di norma erano sempre i più in sincronia coi criminali.
Finita
quella che era sembrata una lezione di matematica a cui non tutti
erano ancora abituati, e che pochi effettivamente capirono nonostante
gli aiuti di Reid e di McGee, fu Hotch a tirare i fili dal momento
che era quello più calmo e lucido.
Don
continuava ad andare su e giù per la stanza affollata
passandosi una mano fra i capelli e Gibbs, fermo, pensava alla stessa
identica cosa.
-
Qualcosa ci sfugge. – Borbottò alla fine senza
alzare gli
occhi dal pavimento. Gli altri lo guardarono ma solo suo fratello
rispose capendo al volo ciò che voleva dire:
-
E’ vero. Sembra come se manchi qualcosa. Abbiamo progetti di
bombe
e di molte cose ma ci manca quello in cui intendono piazzarle.
–
-
Deve esserci qualcosa in quel laboratorio che ci è sfuggito.
– Concluse Reid concorde col suo collega. Avevano raccolto
tutto,
ma forse qualcosa era passato inosservato. Doveva essere
così.
-
I progetti di quel che vogliono colpire. Quando fai un piano simile
studi bene il posto che prendi di mira. - Li seguì a sua
volta
McGee perfettamente consapevole di ciò che mancava.
-
Devono essere ancora là. - Disse allora Don fermando la sua
camminata nervosa e scoccando un occhiata decisiva a Gibbs che ancora
non aveva parlato. Non chiedeva nessun parere e nessun permesso ma
gli venne da guardarlo, come avesse intuito che comunque
qualcos’altro non andava oltre a quello che avevano detto.
Anche
lui aveva quella sensazione ma non riusciva più ad
orientarsi
in tutto quello che stava succedendo in fretta.
Una
nota fastidiosa che gli ronzava nella testa e che non lo mollava
alimentando quella pressione che continuava a schiacciarlo di volta
in volta.
E
proprio come Don aveva immaginato, fu Gibbs ad arrivarci.
A
Gibbs non era sfuggito il punto nodale della questione.
Si
guardò intorno come a contare tutti i presenti e a cercare
il
viso di uno nello specifico, quello che a quel punto con una sua
trovata stramba dell’ultimo momento riusciva a trovare la
risposta
decisiva sorprendendo tutti.
Quello
che aveva sempre una risorsa più del diavolo e che riusciva
a
fare la differenza..
-
Dov’è Tony? - In condizioni normali
l’avrebbe chiamato Di
Nozzo, ma lì non ci pensò minimamente a
ciò che
era meglio o no.
Gli
venne spontaneo per nome.
Tutti
si girarono a guardarlo stupiti dal sentirgli fare quella domanda,
quindi di seguito furono precisamente Reid a chiedere di Morgan e Don
di Colby, notando anche le loro assenze.
Stavano
ancora guardandosi interrogativi, inspiegabilmente stupiti della loro
assenza come se fosse strano, cosa che andando per logica non avrebbe
dovuto esserlo, quando Ziva entrò trapelata e con aria grave
disse guardando diretta Gibbs:
-
Capo, c’è un problema! - E dalla
serietà con cui lo
disse, tutti capirono all’istante di cosa si trattava.
Infatti
nel medesimo istante, proprio come se si fossero messi
d’accordo,
Gibbs, Don e Reid alzando gli occhi al cielo con espressione tirata
ed esasperata, dissero rispettivamente i nomi di Tony, Colby e
Morgan.
-
Già… sono spariti. Non si riescono a rintracciare
da nessuna
parte. Ho chiamato poco fa Tony per sapere dove fosse visto che non
era qua e mi ha risposto agitato dicendo di chiamarti che era nei
guai. Però poi è caduta la linea subito e i
cellulari
di tutti loro, che penso fossero con lui, sono irrintracciabili! -
Spiegò sbrigativa Ziva preparandosi alle ire funeste del
capo.
Gibbs
e Don infatti imprecarono allo stesso modo a denti stretti mandando
mentalmente mille accidenti ai rispettivi agenti, mentre tutti e tre
borbottarono di nuovo sull’arrabbiato andante:
-
Sempre lui! - In realtà avrebbe dovuto dirlo Hotch in quanto
capo di Morgan, ma oltre a sapersi controllare meglio degli altri
aveva un coinvolgimento sentimentale diverso. Hotch di suo non
dimostrava comunque mai quel che pensava e provava, difficilmente si
arrabbiava anche se era certamente una persona molto sbrigativa che
non perdeva mai tempo.
Gibbs,
dal canto suo, se avrebbe potuto strozzare Tony l’avrebbe
fatto
volentieri, piuttosto che vederselo tornare a pezzi!
Come
poteva essere che nel momento clou di un indagine dannatamente
difficile ed allucinante come quella, lui sparisse senza lasciare
tracce, dicendo solo che era nei guai?
E
lui cosa doveva fare, ora?
Una
magia?
Per
chi diavolo lo prendeva?
Doveva
per forza fargli perdere anni di salute in quel modo?
Ma
mentre per lui era chiaro il motivo di quell’esplosione
interiore e
di quel sentirsi così esageratamente male, poiché
sapeva di amare Tony, per Don e Reid non fu così facile.
Stare
male, sentirsi togliere il respiro ed il cuore accelerare impazzito e
ripetersi di stare calmi poiché sono agenti molto in gamba
abituati a situazioni simili, dirsi che per loro il rischio non era
un problema e se c’era qualcuno che se la poteva cavare bene
anche
da soli, erano proprio loro... eppure sapere razionalmente qualcosa
non significava tenere sotto controllo anche quella valanga di
emozioni che velocissime li avevano colpiti con la potenza di un
carro armato.
E
non capirono perché stare così male!
Ami
qualcuno senza saperlo e quando gli succede qualcosa la prima cosa
che fai è negare l'evidenza. Aggrapparti al fatto che chi ti
ha dato la notizia si sbaglia. Poi successivamente, quando capisci
che invece è così, preferisci non pensarci e non
parlarne poiché farlo significherebbe crederci troppo e
dover
fare i conti con una serie di altre cose chiamate sentimenti. Coloro
che ti fanno stare così male.
Allora
arrivi al punto in cui ti chiedi perché diavolo stare
così
male? Sono persone come altre, se la sono sempre cavata, riusciranno
ad aiutarli anche quella volta...
Ma
non è quello il punto, o no...
Il
punto è che ogni volta è sempre diversa. Stai
sempre
più male.
Quando
succede qualcosa a LUI tu ti senti sempre peggio fino ad arrivare al
limite, al punto massimo in cui non puoi più far finta di
nulla, non puoi più ignorare che stai da cani e che non
è
normale sentirsi così per qualcuno.
Che
ci si sente così solo se ami.
Ed
allora te lo dici ma hai paura anche solo di realizzarlo velocemente.
Se
lo fai significa che ora stai per perdere la persona più
importante della tua vita e non vuoi, non puoi affrontare
già
quel momento. Non è possibile scoprire di amare qualcuno e
dover già fare i conti con la sua separazione.
Per
cui prima di dirtelo e basta, di dirti che lo ami, aspetti di
riaverlo davanti a te.
E
lotti.
Lotti
come un matto per riaverlo, lotti come non hai mai fatto, andando
contro ad ogni legge se serve, ma facendo di tutto per poterglielo
dire tu stesso.
Per
Don era orgoglio, un caratteraccio davvero troppo duro con
sé
stesso e difficile, per Reid ottusità e chiusura a quello
che
era un mondo semplice ma contorto allo stesso tempo.
Per
entrambi, però, vivere i propri sentimenti, era sempre stato
un dramma.
Certo
la situazione di Don e Colby era ulteriormente diversa da quella di
Morgan e Reid che non avevano ancora avuto alcun contatto in quel
senso. Gli altri due il contatto l'avevano avuto eccome.
Un
contatto molto caldo ed incontrollato subito dopo che Colby si era
ripreso dalla sua quasi morte ed era tornato in squadra.
La
notte in cui si era trovato a dover scegliere dove andare, se di
nuovo nella vecchia squadra oppure lì dove aveva lavorato
sotto copertura per due anni, prima di andare via dall'ufficio Don
gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto riaverlo nella sua squadra,
cosa che aveva creduto di sognare dal momento che non si sbilanciava
mai in quel modo. Poi si era visto capitare in casa proprio lui in
piena notte con una strana espressione e dicendogli che voleva
davvero che tornasse, avevano finito per fare sesso. Solo quello.
Dopo
d'allora non avevano avuto altri contatti simili se non qualcosa che
ci era andato molto vicino parecchie volte, però non si
erano
chiariti e lui semplicemente era tornato in squadra.
Eppure
qualcosa da chiarire, ora lo sapeva anche Don, c'era davvero.
"Non
voglio che non torni più di nuovo. Se mi fa ancora questo
scherzo giuro che lo trovo ovunque sia e in qualunque stato
è,
lo ammazzo!"
Una
sorta di preghiera, probabilmente, a modo suo.
-
L’hanno combinata grossa questa volta… - Disse
Abby dopo aver
trovato il segnale dei loro cellulari staccato proprio come aveva
detto Ziva, e aver tentato un paio di altre tracce a vuoto. Sapeva
che non era ora di scherzare e anche lei era onestamente preoccupata
per Tony a cui era particolarmente affezionata.
Inoltre
era certo uno spreco perdere due belle presenze come Colby e Morgan!
-
Su cosa lavoravano? - Chiese Hotch tornando primo fra tutti a
ragionare freddamente. Rendendosi conto che non ne avevano idea,
McGee si inserì seguendo un idea del momento e spodestando
Abby svelto dalla tastiera, si mise a fare una veloce ricerca sulle
chiamate che avevano fatto da lì all’ultima ora.
-
C’è Morgan che ha chiamato solo il vostro ufficio
informatico… - Disse allora senza sapere se potesse essere
utile o
meno.
-
Richiamalo! - Rispose Hotch immaginando che Garcia avrebbe potuto
avergli dato qualche pista da seguire.
Nella
speranza che fosse proprio così, un Reid che cominciava a
paralizzarsi all’idea di cosa fosse successo a Morgan, un Don
con
il desiderio di spaccare qualcosa e un Gibbs con un fortissimo
istinto omicida verso il proprio uomo, attesero impazienti di
scoprire qualcosa di utile.
“Io
lo ammazzo questa volta… “
Pensarono
all’unisono nuovamente tesi e sempre più nervosi.
Arrivati
coi rinforzi dovuti in aeroporto, dopo aver segnalato il probabile
pericolo, ritrovarsi davanti all'auto di Tony senza nessun'altra loro
traccia in tutto l'enorme e spazioso posto, aveva ingigantito di
molto la rabbia e l'ansia che li divorò facendoli reagire
davvero male.
Sbattendo
la portiera del veicolo, dopo aver appurato che dentro non c'era
nemmeno un biglietto o un indizio, Gibbs quasi la ruppe, quindi con
forza e ira crescente colpì il tetto del veicolo con il
palmo
della mano accompagnato da un ringhio incomprensibile. Un latrato
quasi.
-
DOVE DIAVOLO SONO?! - Gridò invece Don arrivandogli incontro
come una furia, con braccia larghe ed un espressione tempestosa.
Ecco
una delle sue famose sfuriate che però avrebbe dovuto
trattenere ancora poiché gli interessati non erano presenti.
Farla
ad un suo pari non avrebbe avuto certo senso.
I
due uomini con eguale furore negli occhi e nelle espressioni che
mettevano paura, si fissarono in cagnesco senza provare nemmeno un
lontano conforto nel trovarsi davanti ad una propria copia quasi
perfetta.
Nessuno
dei due era più o meno arrabbiato dell'altro e l'agitazione
che li pervadeva era alla pari. Lì si guardarono di nuovo e
si
videro sullo stesso piano, sentendosi però non molto meglio
per quello.
Avere
innanzi uno all'altezza della situazione non aiutava comunque molto.
Fu
un attimo breve in cui entrambi strinsero le labbra esasperati per
trattenersi ed un respiro marcato uscì dalle gole come una
sorta di ringhio.
In
un attimo intorno a loro ci furono anche Hotch, Ziva, Reid, Charlie e
McGee, mentre tutti gli altri agenti di rinforzo chiamati
setacciavano al millimetro la zona.
Ovviamente
degli uomini che erano venuti a controllare gli altri tre fenomeni
nemmeno una traccia. Misteriosamente spariti.
-
Non ci sono. Devono averli scoperti e portati via di qua! - Disse
allora il capo dei profiler freddo, razionale e deciso.
-
Sono tre agenti in gamba, non possono esserci riusciti come niente
fosse! Qualcuno deve aver notato qualcosa! - Fece Ziva convinta che
non potevano semplicemente essersi volatilizzati. Già l'idea
che non se la fossero cavati da soli come il più delle volte
riuscivano a fare, la diceva lunga su chi li aveva presi.
-
Va con McGee a interrogare la gente! Chiunque, non me ne frega da
cosa iniziate! Andate e trovate qualcosa di utile! - Ordinò
subito Gibbs senza perdere altro tempo. Le mani puntate sui fianchi,
la schiena dritta e i muscoli tesi.
Esattamente
come Don.
-
Io e Reid torniamo alla loro base a cercare la parte mancante,
qualunque cosa che ci aiuti a capire dove possono essere andati, un
magazzino, un secondo ritrovo, qualunque cosa. - Si inserì
subito dopo Hotch scambiandosi uno sguardo diretto e penetrante con
gli altri due capi che ricambiarono senza muovere un solo muscolo, in
un muto assenso.
-
Charlie, va con loro. Cerca di fare qualcosa con... - Ma Don non
dovette finire la frase poiché il fratello aveva capito
perfettamente cosa voleva da lui, così annuì e
seguì
all'istante gli altri due agenti già avviati mentre nella
sua
mente si formava una domanda riguardo lui e Colby.
Era
certo di non aver mai visto Don così fuori di sé
per
qualcosa che riguardava il suo agente... non dopo il casino che aveva
fatto mesi prima fingendo di aver tradito tutti, scoprendosi poi
sotto copertura e dalla loro parte.
Quella
volta Don si era rivelato davvero ossessionato da lui fino a che non
aveva stupito tutti fidandosi nonostante tutto di quello che
improvvisamente si era rivelato una spia agli occhi dell'interno
Paese, senza sapere se potesse effettivamente farlo. Solo
perchè
Colby gli aveva chiesto aiuto rivelando che avrebbe ormai messo la
propria vita solo nelle sue mani!
Rimasti
soli di nuovo, i due agenti supervisori, sempre con la medesima
terribile espressione di morte per chiunque si sarebbe frapposto sul
proprio cammino, cominciarono ad avviarsi veloci e spediti verso
l'interno:
-
Qualunque cosa sia successa ormai avranno avviato il loro progetto. -
-
Dobbiamo fermare il disastro. -
-
Bloccare tutti i voli e far atterrare immediatamente quelli
già
decollati, porre sotto controllo completo gli aerei, mettere al
sicuro la zona... -
-
Non abbiamo prove che sia come diciamo, non ci lasceranno fare una
cosa simile... -
-
Certo, le prove saranno gli aerei che esploderanno in volo con tutti
i passeggeri a bordo! - A questo punto un lampo attraversò
la
mente di Gibbs pronta e reattiva alla ricerca di qualche intuizione
da seguire. Si fermò all'istante e come se ci vedesse tutto
chiaro e nitido, disse: - Oh merda! - Don si fermò a sua
volta
e si girò a
guardarlo
interrogativo e sempre più nervoso: - Non li avranno mica
messi su uno di quei voli che esploderanno! - L'idea che potesse
essere davvero concretamente così, fu per loro qualcosa di
ben
peggiore dell'attentato stesso.
Quando
lì i loro occhi si fissarono rispecchiando la medesima
consapevolezza e paura, paura di perdere la persona più
importante, il tempo si fermò pugnalandoli nel momento in
cui
realizzarono la verità successiva:
-
Il volo sarà già partito! -
-
Sempre che sia solo uno e non li abbiano divisi! Dannazione! Dobbiamo
impedire a quelle bombe di esplodere! - Come se potessero avere una
bacchetta magica e fare il miracolo.
Come
se fossero gli eroi di sempre e bastasse capire come stavano le cose
per metterle a posto in un attimo.
Come
se avessero i poteri di sistemare tutto.
-
Non abbiamo prove di questo disastro ma loro non lo sanno e non
devono saperlo o non faranno mai quel che vogliamo! - Sebbene fosse
stato Don a dirlo, dimostrando ancora una volta l'insana intenzione
di calpestare nuovamente le regole per ottenere quel che contava,
Gibbs si trovò perfettamente concorde e senza aggiungere
altro
corse dentro con l'altro.
Fare
in tempo, con qualunque mezzo, in ogni modo possibile.
Era
questo tutto ciò che premeva ad entrambi.
Solo
questo.
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