Crossover
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Autore: Akane    08/09/2009    3 recensioni
Il caso che Gibbs e la sua squadra si trova ad affrontare, questa volta si rivela molto difficile tanto che il Direttore decide di chiamare la squadra di Analisi Comportamentale. Ma se il caso li porta ad incrociare le loro strade con un ulteriore squadra dell'FBI con cui collabora un certo matematico di fama internazionale?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Incontri esplosivi'
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INDAGINI CONGIUNTE

*Eccovi qua un altro capitolo di questa fanfic crossover fra tre delle mie serie tv preferite! Ho visto che molti di quelli che leggono la mia storia, non seguono Numb3rs ma che sono ugualmente interessati e presi. Ne sono contenta e spero che vi mettiate a seguire anche quella serie perché a parer mia merita davvero! Specie dalla seconda in poi! Vabbè, comunque qua abbiamo i tre spericolati che finalmente riescono a mettersi nei guai, quindi diciamo che inizia l'azione! Grazie a tutti quelli che leggono e commentano! Buona lettura. Baci Akane *

CAPITOLO VII:
COME VOLEVASI DIMOSTRARE

/We're no here - Mogwai/
- Ma se è davvero quello che abbiamo supposto si tratterebbe di un disastro senza precedenti. – Stava dicendo Tony mentre guidava la propria auto diretto nel posto da loro deciso.
- Già. Però dai dati che abbiamo raccolto, tirando le somme, non è una cosa campata per aria! L’hanno detto anche gli scienziati pazzi che c’erano informazioni e progetti per un numero spropositato di bombe. I mezzi per farlo ce l’hanno! – Rispose Colby con la mente completamente rivolta al caso, estremamente serio e preso.
- Anche da quel che ha trovato Garcia sembra che tutto combaci. Esattamente due mesi fa hanno fatto quelle assunzioni e i loro file risultano in qualche modo rovinati. – Fece eco Morgan gesticolando sbrigativo componendo anch’egli il puzzle.
- Non abbiamo prove dirette e ci basiamo su un intuizione che sembra possa combaciare con tutti i dati che abbiamo, dobbiamo stare attenti quando andremo da loro e far leva soprattutto su come reagiranno. – Riprese Tony calato professionalmente nei panni dell’agente federale.
Era strano vederlo così, dopo tutto non era ancora stato serio da quando lo avevano incontrato, ma capirono che la situazione lo richiedeva davvero. Lì videro in lui molto del suo capo e si chiesero se non nascondesse ancora altre sorprese.
Loro non potevano certo saperlo ma era vero che l'influenza di quello che era il suo capo e uomo da molti anni, ormai si vedeva bene.
Non se ne rendeva conto, si limitava a dire la cosa più sensata che gli passava per la mente senza accorgersi che era ciò che avrebbe fatto presente Gibbs.
- Ragazzi, non c’era nessuno nella sede, avevano già tolto tutte le bombe. Significa che hanno piazzato tutto e che sono pronti. – Fece notare allora Colby che per gli interrogatori non si dava mai problemi dal momento che i suoi finivano sempre in inseguimenti!
- E’ oggi. Non può che essere oggi. – Lo sorresse Morgan anch’egli convinto del fatto. Il viso sempre più grave immaginando quanto sarebbe potuto succedere.
- Si, ma se non è come pensiamo e prendiamo un buco nell’acqua ci ritroviamo ad aver perso tempo e poi i nostri capi perderanno le nostre teste dopo avercele staccate! - Tony continuava sorprendentemente a far leva su questo quesito come se improvvisamente non gli premesse più impressionare gli altri ma bensì fare le cose come si dovevano. E non gli era mai successo!
- Stiamo facendo un controllo senza averli nemmeno informarti. Se è come diciamo noi avremo subito bisogno di rinforzi mentre se non lo è ne avremo bisogno lo stesso perché quelle bestie non saranno gentili. - Fece eco Morgan rendendosi conto che non aveva torto. Lui lo sapeva bene ma la sua caratteristica principale era proprio l'individualità alla quale tendeva nei momenti critici. Teneva così tanto alla sua squadra che preferiva finire lui da solo nei guai piuttosto che trascinarci anche gli altri che gli stavano accanto.
Specie Reid che cercava di proteggere molto più di tutti.
Ovviamente le bestie erano i loro capi e non si era riferito tanto al suo quanto agli altri due che aveva subito perfettamente inquadrato!
- Quando uno dei suoi uomini fa di testa propria senza avvisarlo, Don non lo sopporta. Sia che vada bene sia che vada male, poi sbrana di brutto chi ha osato tanto. Prepariamoci in ogni caso al peggio. - Concordò allora Colby riflettendo sui modi poco ortodossi di condurre la sua squadra. In effetti, a pensarci, Don lasciava loro sempre poca libertà considerando che quando agivano di testa loro senza avvertirlo ed aspettare un suo 'ok', poi spesso e volentieri li riprendeva. E quando si limitava a riprenderli e basta era anche bene. C'erano volte in cui relegava il malcapitato a rispondere al telefono per settimane, in punizione!
Le sue urla di quando si infuriava con uno dei suoi agenti le sentivano tutti sia nel piano che negli altri. Non era la persona più comprensiva del mondo e questo perché non solo pensava che senza di lui il mondo potesse crollare, ma perchè quando sarebbe successo sarebbe dovuta essere unicamente colpa sua. Era un modo per sollevare il più possibile la sua squadra da tutti i pericoli possibili che facendo quel lavoro potevano incorrere. Certo sapeva che non avrebbe potuto proteggerli davvero da tutto e per sempre, ma ciò che era nelle sue possibilità lo faceva.
Ed era bello venir salvato in extremis da lui il più delle volte... avere la certezza che in qualunque casino ci si sarebbe cacciato, lui ci sarebbe stato ad aiutarlo.
Era davvero bello.
Solo per questo Colby si permetteva di fare spesso di testa sua rischiando consapevolmente grosso, preferendo piuttosto le sue urla ad un nulla di fatto in un indagine importante.
- Ma io spero che il peggio in cui ci imbatteremo oggi siano i nostri capi, perché se abbiamo ragione non dovremmo essere qua solo in tre… dovremmo anzi agire prima di subito! – Concluse infine Tony indeciso se chiamare Gibbs o meno. Con la mano già sul cellulare, per seguire di nuovo una delle sue intuizioni dell’ultimo istante, notò di essere arrivato a destinazione così parcheggiando lasciò perdere il telefono scendendo insieme ai due colleghi che, senza pensarci un attimo, si erano avviati decisi all’interno dell’aeroporto internazionale di Washington. (dunque… ci sarà un aeroporto là, no? NdAka)
- Si, ma per farcela devono essere davvero bravi, dannazione… con tutti i controlli che ci sono per ogni aereo! -
- Se sono loro quelli che fanno i controlli e che sistemano ogni aereo assicurandosi che siano a posto è più che possibile! –
Stavano commentando fra loro Colby e Morgan dimentichi, tanto per cambiare, dei vari protocolli, Tony li seguiva grattandosi nervoso la nuca.
Qualcosa non andava.
Non avrebbero in ogni caso dovuto fare da soli unicamente per vendicarsi di come erano stati trattati.
Lì per lì era stato il primo a pensare che se lo meritavano, ma poi al momento del dunque il non averne parlato con Gibbs non gli piaceva, gli lasciava addosso un profondo fastidio.
C’erano state molte volte in cui aveva agito a sua insaputa per seguire il suo istinto, a volte era andata bene, altre male, ma l’aveva fatto.
Ora era la stessa cosa, anche se non proprio uguale.
Dai, è solo un controllo. Nulla di più. Magari ci sbagliamo e non è nulla.”
Giunti in prossimità del punto di collisione, fu lui a fermare gli altri due che ancora parlavano delle varie possibilità, quindi serio e concentrato disse come fosse un capo:
- Siamo qua solo per controllare. Indaghiamo discretamente senza far capire a cosa puntiamo. Una volta trovato qualcosa chiamiamo gli altri. Devono ancora pensare che tutte le forze dell'ordine siano impegnate col killer di marine. – Erano cose ovvie che anche loro sapevano e che non avrebbero certamente dimenticato, il piano era quello naturalmente, non avrebbe avuto bisogno di dirlo eppure si sentì di ricordarlo.
Come se il problema potesse essere loro…


Quando il gruppetto dei geni ottenne dei risultati non trascurabili chiamò quello dei capi, anch’essi impegnati in prossimità di una risposta.
Riuniti di nuovo quasi tutti nel laboratorio di Abby dove coi suoi soliti modi fantasiosi aveva continuato il suo lavoro adorando al contempo Charlie, lui, Reid e McGee iniziarono l’esposizione di ciò che avevano nuovamente scoperto.
Un passo.
Si trovarono tutti ad un passo dal capire di cosa si trattava, ma un tassello, l’ultimo, continuava a mancare.
Quello che avevano trovato i tre che non c’erano all’appello, coloro che di norma erano sempre i più in sincronia coi criminali.
Finita quella che era sembrata una lezione di matematica a cui non tutti erano ancora abituati, e che pochi effettivamente capirono nonostante gli aiuti di Reid e di McGee, fu Hotch a tirare i fili dal momento che era quello più calmo e lucido.
Don continuava ad andare su e giù per la stanza affollata passandosi una mano fra i capelli e Gibbs, fermo, pensava alla stessa identica cosa.
- Qualcosa ci sfugge. – Borbottò alla fine senza alzare gli occhi dal pavimento. Gli altri lo guardarono ma solo suo fratello rispose capendo al volo ciò che voleva dire:
- E’ vero. Sembra come se manchi qualcosa. Abbiamo progetti di bombe e di molte cose ma ci manca quello in cui intendono piazzarle. –
- Deve esserci qualcosa in quel laboratorio che ci è sfuggito. – Concluse Reid concorde col suo collega. Avevano raccolto tutto, ma forse qualcosa era passato inosservato. Doveva essere così.
- I progetti di quel che vogliono colpire. Quando fai un piano simile studi bene il posto che prendi di mira. - Li seguì a sua volta McGee perfettamente consapevole di ciò che mancava.
- Devono essere ancora là. - Disse allora Don fermando la sua camminata nervosa e scoccando un occhiata decisiva a Gibbs che ancora non aveva parlato. Non chiedeva nessun parere e nessun permesso ma gli venne da guardarlo, come avesse intuito che comunque qualcos’altro non andava oltre a quello che avevano detto.
Anche lui aveva quella sensazione ma non riusciva più ad orientarsi in tutto quello che stava succedendo in fretta.
Una nota fastidiosa che gli ronzava nella testa e che non lo mollava alimentando quella pressione che continuava a schiacciarlo di volta in volta.
E proprio come Don aveva immaginato, fu Gibbs ad arrivarci.
A Gibbs non era sfuggito il punto nodale della questione.
Si guardò intorno come a contare tutti i presenti e a cercare il viso di uno nello specifico, quello che a quel punto con una sua trovata stramba dell’ultimo momento riusciva a trovare la risposta decisiva sorprendendo tutti.
Quello che aveva sempre una risorsa più del diavolo e che riusciva a fare la differenza..
- Dov’è Tony? - In condizioni normali l’avrebbe chiamato Di Nozzo, ma lì non ci pensò minimamente a ciò che era meglio o no.
Gli venne spontaneo per nome.
Tutti si girarono a guardarlo stupiti dal sentirgli fare quella domanda, quindi di seguito furono precisamente Reid a chiedere di Morgan e Don di Colby, notando anche le loro assenze.
Stavano ancora guardandosi interrogativi, inspiegabilmente stupiti della loro assenza come se fosse strano, cosa che andando per logica non avrebbe dovuto esserlo, quando Ziva entrò trapelata e con aria grave disse guardando diretta Gibbs:
- Capo, c’è un problema! - E dalla serietà con cui lo disse, tutti capirono all’istante di cosa si trattava.
Infatti nel medesimo istante, proprio come se si fossero messi d’accordo, Gibbs, Don e Reid alzando gli occhi al cielo con espressione tirata ed esasperata, dissero rispettivamente i nomi di Tony, Colby e Morgan.
- Già… sono spariti. Non si riescono a rintracciare da nessuna parte. Ho chiamato poco fa Tony per sapere dove fosse visto che non era qua e mi ha risposto agitato dicendo di chiamarti che era nei guai. Però poi è caduta la linea subito e i cellulari di tutti loro, che penso fossero con lui, sono irrintracciabili! - Spiegò sbrigativa Ziva preparandosi alle ire funeste del capo.
Gibbs e Don infatti imprecarono allo stesso modo a denti stretti mandando mentalmente mille accidenti ai rispettivi agenti, mentre tutti e tre borbottarono di nuovo sull’arrabbiato andante:
- Sempre lui! - In realtà avrebbe dovuto dirlo Hotch in quanto capo di Morgan, ma oltre a sapersi controllare meglio degli altri aveva un coinvolgimento sentimentale diverso. Hotch di suo non dimostrava comunque mai quel che pensava e provava, difficilmente si arrabbiava anche se era certamente una persona molto sbrigativa che non perdeva mai tempo.
Gibbs, dal canto suo, se avrebbe potuto strozzare Tony l’avrebbe fatto volentieri, piuttosto che vederselo tornare a pezzi!
Come poteva essere che nel momento clou di un indagine dannatamente difficile ed allucinante come quella, lui sparisse senza lasciare tracce, dicendo solo che era nei guai?
E lui cosa doveva fare, ora?
Una magia?
Per chi diavolo lo prendeva?
Doveva per forza fargli perdere anni di salute in quel modo?
Ma mentre per lui era chiaro il motivo di quell’esplosione interiore e di quel sentirsi così esageratamente male, poiché sapeva di amare Tony, per Don e Reid non fu così facile.
Stare male, sentirsi togliere il respiro ed il cuore accelerare impazzito e ripetersi di stare calmi poiché sono agenti molto in gamba abituati a situazioni simili, dirsi che per loro il rischio non era un problema e se c’era qualcuno che se la poteva cavare bene anche da soli, erano proprio loro... eppure sapere razionalmente qualcosa non significava tenere sotto controllo anche quella valanga di emozioni che velocissime li avevano colpiti con la potenza di un carro armato.
E non capirono perché stare così male!
Ami qualcuno senza saperlo e quando gli succede qualcosa la prima cosa che fai è negare l'evidenza. Aggrapparti al fatto che chi ti ha dato la notizia si sbaglia. Poi successivamente, quando capisci che invece è così, preferisci non pensarci e non parlarne poiché farlo significherebbe crederci troppo e dover fare i conti con una serie di altre cose chiamate sentimenti. Coloro che ti fanno stare così male.
Allora arrivi al punto in cui ti chiedi perché diavolo stare così male? Sono persone come altre, se la sono sempre cavata, riusciranno ad aiutarli anche quella volta...
Ma non è quello il punto, o no...
Il punto è che ogni volta è sempre diversa. Stai sempre più male.
Quando succede qualcosa a LUI tu ti senti sempre peggio fino ad arrivare al limite, al punto massimo in cui non puoi più far finta di nulla, non puoi più ignorare che stai da cani e che non è normale sentirsi così per qualcuno.
Che ci si sente così solo se ami.
Ed allora te lo dici ma hai paura anche solo di realizzarlo velocemente.
Se lo fai significa che ora stai per perdere la persona più importante della tua vita e non vuoi, non puoi affrontare già quel momento. Non è possibile scoprire di amare qualcuno e dover già fare i conti con la sua separazione.
Per cui prima di dirtelo e basta, di dirti che lo ami, aspetti di riaverlo davanti a te.
E lotti.
Lotti come un matto per riaverlo, lotti come non hai mai fatto, andando contro ad ogni legge se serve, ma facendo di tutto per poterglielo dire tu stesso.
Per Don era orgoglio, un caratteraccio davvero troppo duro con sé stesso e difficile, per Reid ottusità e chiusura a quello che era un mondo semplice ma contorto allo stesso tempo.
Per entrambi, però, vivere i propri sentimenti, era sempre stato un dramma.
Certo la situazione di Don e Colby era ulteriormente diversa da quella di Morgan e Reid che non avevano ancora avuto alcun contatto in quel senso. Gli altri due il contatto l'avevano avuto eccome.
Un contatto molto caldo ed incontrollato subito dopo che Colby si era ripreso dalla sua quasi morte ed era tornato in squadra.
La notte in cui si era trovato a dover scegliere dove andare, se di nuovo nella vecchia squadra oppure lì dove aveva lavorato sotto copertura per due anni, prima di andare via dall'ufficio Don gli aveva detto che gli sarebbe piaciuto riaverlo nella sua squadra, cosa che aveva creduto di sognare dal momento che non si sbilanciava mai in quel modo. Poi si era visto capitare in casa proprio lui in piena notte con una strana espressione e dicendogli che voleva davvero che tornasse, avevano finito per fare sesso. Solo quello.
Dopo d'allora non avevano avuto altri contatti simili se non qualcosa che ci era andato molto vicino parecchie volte, però non si erano chiariti e lui semplicemente era tornato in squadra.
Eppure qualcosa da chiarire, ora lo sapeva anche Don, c'era davvero.
"Non voglio che non torni più di nuovo. Se mi fa ancora questo scherzo giuro che lo trovo ovunque sia e in qualunque stato è, lo ammazzo!"
Una sorta di preghiera, probabilmente, a modo suo.
- L’hanno combinata grossa questa volta… - Disse Abby dopo aver trovato il segnale dei loro cellulari staccato proprio come aveva detto Ziva, e aver tentato un paio di altre tracce a vuoto. Sapeva che non era ora di scherzare e anche lei era onestamente preoccupata per Tony a cui era particolarmente affezionata.
Inoltre era certo uno spreco perdere due belle presenze come Colby e Morgan!
- Su cosa lavoravano? - Chiese Hotch tornando primo fra tutti a ragionare freddamente. Rendendosi conto che non ne avevano idea, McGee si inserì seguendo un idea del momento e spodestando Abby svelto dalla tastiera, si mise a fare una veloce ricerca sulle chiamate che avevano fatto da lì all’ultima ora.
- C’è Morgan che ha chiamato solo il vostro ufficio informatico… - Disse allora senza sapere se potesse essere utile o meno.
- Richiamalo! - Rispose Hotch immaginando che Garcia avrebbe potuto avergli dato qualche pista da seguire.
Nella speranza che fosse proprio così, un Reid che cominciava a paralizzarsi all’idea di cosa fosse successo a Morgan, un Don con il desiderio di spaccare qualcosa e un Gibbs con un fortissimo istinto omicida verso il proprio uomo, attesero impazienti di scoprire qualcosa di utile.
Io lo ammazzo questa volta… “
Pensarono all’unisono nuovamente tesi e sempre più nervosi.

Arrivati coi rinforzi dovuti in aeroporto, dopo aver segnalato il probabile pericolo, ritrovarsi davanti all'auto di Tony senza nessun'altra loro traccia in tutto l'enorme e spazioso posto, aveva ingigantito di molto la rabbia e l'ansia che li divorò facendoli reagire davvero male.
Sbattendo la portiera del veicolo, dopo aver appurato che dentro non c'era nemmeno un biglietto o un indizio, Gibbs quasi la ruppe, quindi con forza e ira crescente colpì il tetto del veicolo con il palmo della mano accompagnato da un ringhio incomprensibile. Un latrato quasi.
- DOVE DIAVOLO SONO?! - Gridò invece Don arrivandogli incontro come una furia, con braccia larghe ed un espressione tempestosa.
Ecco una delle sue famose sfuriate che però avrebbe dovuto trattenere ancora poiché gli interessati non erano presenti.
Farla ad un suo pari non avrebbe avuto certo senso.
I due uomini con eguale furore negli occhi e nelle espressioni che mettevano paura, si fissarono in cagnesco senza provare nemmeno un lontano conforto nel trovarsi davanti ad una propria copia quasi perfetta.
Nessuno dei due era più o meno arrabbiato dell'altro e l'agitazione che li pervadeva era alla pari. Lì si guardarono di nuovo e si videro sullo stesso piano, sentendosi però non molto meglio per quello.
Avere innanzi uno all'altezza della situazione non aiutava comunque molto.
Fu un attimo breve in cui entrambi strinsero le labbra esasperati per trattenersi ed un respiro marcato uscì dalle gole come una sorta di ringhio.
In un attimo intorno a loro ci furono anche Hotch, Ziva, Reid, Charlie e McGee, mentre tutti gli altri agenti di rinforzo chiamati setacciavano al millimetro la zona.
Ovviamente degli uomini che erano venuti a controllare gli altri tre fenomeni nemmeno una traccia. Misteriosamente spariti.
- Non ci sono. Devono averli scoperti e portati via di qua! - Disse allora il capo dei profiler freddo, razionale e deciso.
- Sono tre agenti in gamba, non possono esserci riusciti come niente fosse! Qualcuno deve aver notato qualcosa! - Fece Ziva convinta che non potevano semplicemente essersi volatilizzati. Già l'idea che non se la fossero cavati da soli come il più delle volte riuscivano a fare, la diceva lunga su chi li aveva presi.
- Va con McGee a interrogare la gente! Chiunque, non me ne frega da cosa iniziate! Andate e trovate qualcosa di utile! - Ordinò subito Gibbs senza perdere altro tempo. Le mani puntate sui fianchi, la schiena dritta e i muscoli tesi.
Esattamente come Don.
- Io e Reid torniamo alla loro base a cercare la parte mancante, qualunque cosa che ci aiuti a capire dove possono essere andati, un magazzino, un secondo ritrovo, qualunque cosa. - Si inserì subito dopo Hotch scambiandosi uno sguardo diretto e penetrante con gli altri due capi che ricambiarono senza muovere un solo muscolo, in un muto assenso.
- Charlie, va con loro. Cerca di fare qualcosa con... - Ma Don non dovette finire la frase poiché il fratello aveva capito perfettamente cosa voleva da lui, così annuì e seguì all'istante gli altri due agenti già avviati mentre nella sua mente si formava una domanda riguardo lui e Colby.
Era certo di non aver mai visto Don così fuori di sé per qualcosa che riguardava il suo agente... non dopo il casino che aveva fatto mesi prima fingendo di aver tradito tutti, scoprendosi poi sotto copertura e dalla loro parte.
Quella volta Don si era rivelato davvero ossessionato da lui fino a che non aveva stupito tutti fidandosi nonostante tutto di quello che improvvisamente si era rivelato una spia agli occhi dell'interno Paese, senza sapere se potesse effettivamente farlo. Solo perchè Colby gli aveva chiesto aiuto rivelando che avrebbe ormai messo la propria vita solo nelle sue mani!
Rimasti soli di nuovo, i due agenti supervisori, sempre con la medesima terribile espressione di morte per chiunque si sarebbe frapposto sul proprio cammino, cominciarono ad avviarsi veloci e spediti verso l'interno:
- Qualunque cosa sia successa ormai avranno avviato il loro progetto. -
- Dobbiamo fermare il disastro. -
- Bloccare tutti i voli e far atterrare immediatamente quelli già decollati, porre sotto controllo completo gli aerei, mettere al sicuro la zona... -
- Non abbiamo prove che sia come diciamo, non ci lasceranno fare una cosa simile... -
- Certo, le prove saranno gli aerei che esploderanno in volo con tutti i passeggeri a bordo! - A questo punto un lampo attraversò la mente di Gibbs pronta e reattiva alla ricerca di qualche intuizione da seguire. Si fermò all'istante e come se ci vedesse tutto chiaro e nitido, disse: - Oh merda! - Don si fermò a sua volta e si girò a guardarlo interrogativo e sempre più nervoso: - Non li avranno mica messi su uno di quei voli che esploderanno! - L'idea che potesse essere davvero concretamente così, fu per loro qualcosa di ben peggiore dell'attentato stesso.
Quando lì i loro occhi si fissarono rispecchiando la medesima consapevolezza e paura, paura di perdere la persona più importante, il tempo si fermò pugnalandoli nel momento in cui realizzarono la verità successiva:
- Il volo sarà già partito! -
- Sempre che sia solo uno e non li abbiano divisi! Dannazione! Dobbiamo impedire a quelle bombe di esplodere! - Come se potessero avere una bacchetta magica e fare il miracolo.
Come se fossero gli eroi di sempre e bastasse capire come stavano le cose per metterle a posto in un attimo.
Come se avessero i poteri di sistemare tutto.
- Non abbiamo prove di questo disastro ma loro non lo sanno e non devono saperlo o non faranno mai quel che vogliamo! - Sebbene fosse stato Don a dirlo, dimostrando ancora una volta l'insana intenzione di calpestare nuovamente le regole per ottenere quel che contava, Gibbs si trovò perfettamente concorde e senza aggiungere altro corse dentro con l'altro.
Fare in tempo, con qualunque mezzo, in ogni modo possibile.
Era questo tutto ciò che premeva ad entrambi.
Solo questo.
   
 
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