Arthur non poteva credere alle sue orecchie.
Merlyn, la sua Merlyn era a Camelot.
Il problema stava nel fatto che Merlyn era l’idiota che
aveva provato a dare un pugno a Sir Paul ed aveva passato il pomeriggio in una
cella, e se non fosse stato per Sir Leon ci avrebbe passato anche la notte.
«Devo vederla.» disse alzandosi da tavola, dimenticandosi
della sua cena. Sir Leon era stato gentile ad informarlo, non avrebbe potuto
dargli notizia migliore.
«Arthur, non credo sia una buona idea.» disse l’amico bloccandogli
il passaggio «Ha provato a negare il vostro matrimonio quando Lord Ander ha
chiesto se fosse lei tua moglie.» si permise di dargli del tu, lasciando i
convenevoli per quando c’erano altre persone in giro e certamente Morris non
avrebbe fatto la spia.
Arthur sentì il cuore spezzarsi, proprio come quel giorno
«Oh.» riuscì semplicemente a dire.
Leon gli batté una mano sulla spalla «La vedrete domani,
credo che ormai si sia già ritirata nelle sue stanze.» provò a consolarlo ben
sapendo di star facendo un lavoro orribile. Non era bravo in quel genere di
cose, poteva essere il terzo incomodo più famoso della storia per quanto gli
riguardava.
Il principe annuì, aveva domani, Merlyn certamente non
sarebbe scomparsa nella notte.
⸸⸸⸸
Morgana non credeva alle sue orecchie, quello che le stava
dicendo Gwen mentre la preparava per andare a letto era semplicemente
incredibile.
«Merlyn è qui?» domandò per assicurarsi di aver sentito
bene.
Gwen annuì slacciando il corsetto della sua signora, le mani
che lavoravano abilmente «Sì, con lei anche un bambino, ma non credo sia
veramente suo, era troppo grande.» aggiunse perché era impossibile che quello
fosse il frutto dell’amore tra Merlyn ed Arthur, un bambino di tre anni non era
così grande e non parlava bene come Mordred.
Morgana annuì, ben sapendo di chi stesse parlando, Arthur
gli aveva parlato ovviamente di Mordred «Potresti descrivermela?» le domandò
invece, voleva assicurarsi di una cosa.
«Oh, Morgana, è veramente bellissima.» iniziò la serva quasi
sognante «Lunghi capelli neri, pelle bianca quanto la porcellana e due occhi
limpidi come il cielo d’estate. Indossava un abito verde che le donava
particolarmente.» descrisse ricordandosi perfettamente della ragazza e di come
avesse pensato fosse più bella di Morgana in persona.
«Credo d’averla vista anch’io.» ammise la Lady sorridendo
divertita. Ovvio, solamente Arthur poteva sposarsi una donna talmente
coraggiosa da provare a dare un pugno ad un cavaliere.
Non vedeva l’ora arrivasse il mattino, voleva stuzzicare
Arthur sull’idiota – parole sue, non di Morgana – che aveva combattuto
Sir Paul.
⸸⸸⸸
La mattina si stava svolgendo con tranquillità. Mordred era
stato lavato e vestito, gli uomini avevano messo delle tuniche pulite e Merlyn
aveva avuto un momento di privacy per cambiarsi dall’abito verde a quello
bianco e celeste che sua madre le aveva confezionato prima di partire.
La colazione non era nulla di particolare, giusto della
frutta e del porridge, proprio come ad Ealdor. Mordred come suo solito le aveva
chiesto di tagliarli una mela e la ragazza aveva ormai imparato a farlo anche
ad occhi chiusi.
«Io vado, Tom mi starà aspettando.» Lancelot fu il primo ad
uscire, un sorriso in volto che diceva a Merlyn ci fosse qualcosa sotto.
Gaius passò a Merlyn una lista «Devi andare a comprare
queste cose, Lady Helen arriverà tra poco per i festeggiamenti e devo
prepararle un tonico per la voce.» le spiegò «E Mordred rimarrà qui con me,
abbiamo tante cose da imparare noi due.» sorrise al bambino. Dato che Hunith
non era con loro e Merlyn era troppo impegnata Gaius aveva deciso che ci
avrebbe pensato lui ad insegnargli a leggere e scrivere, anche se aveva il
presentimento che le cose molto presto sarebbero cambiate.
La donna si alzò da tavola dando un bacio sulla nuca del
figlio «Mi sistemo i capelli e vado.» disse ritornando verso la camera dove
c’era l’unico specchio. Si mise seduta sullo sgabello ed iniziò ad intrecciare
i capelli, un lieve senso di nostalgia di quando Arthur aveva imparato l’arte
dell’intreccio e di tanto in tanto si impuntava di volerle sistemare lui i
capelli. Era faticoso, soprattutto quando i capelli erano così lunghi e non
facevano altro che annodarsi, ma alla fine riuscì ad uscire dalla camera con
due trecce in perfetto ordine.
Prese il cesto in vimini vicino alla porta e salutò tutti.
Era un nuovo giorno pieno di possibilità!
⸸⸸⸸
Quando Morgana gli aveva chiesto di accompagnarla per il
mercato per cercare un regalo non si era fatto molte domande, contento di
uscire da palazzo per evitare di perdere il controllo e correre nelle stanze di
Gaius per trovare Merlyn ed implorarle perdono.
Quello che non si aspettava era sentire la voce di Sir Paul
chiedere a qualcuno come se la stesse cavando con il camminare sulle ginocchia.
«Andiamo, mi stai ignorando?» Sir Paul insistette a gran
voce attirando l’attenzione di più persone, ma Arthur non riusciva a vederlo.
«Oh, mi scusi, non credevo che un asino sapesse parlare e
che si stesse rivolgendo proprio a me.» la voce di Merlyn era la cosa più bella
che Arthur aveva sentito in quei sette mesi.
«Attenta a come parli, ragazzina.» l’ammonì Sir Paul mentre
qualcuno rideva e Arthur trascinò letteralmente Morgana per un braccio alla
ricerca della moglie.
Merlyn incrociò le braccia al petto, facendo schioccare la
lingua contro il palato «Io parlo come voglio a chi voglio.» disse sfidandolo
con lo sguardo. Cosa estremamente stupida da fare, ma non si sarebbe fatta
mettere i piedi in testa da un pallone gonfiato. Nell’arena non erano stati
tutti gentili fin dall’inizio, quindi aveva dovuto imparare a rispondere a tono
quando era necessario.
«Vuoi che ti dia una lezione?» domandò furibondo il
cavaliere mentre si sfilava la cintura da brandire come frusta.
«Vuoi che te ne dia una io?» rispose Merlyn posando a terra
la cesta ed alzando i pugni. Poteva combattere, non era indifesa, le sarebbe
bastato un solo pensiero per far finire con il sedere a terra quello sbruffone,
ma sfortunatamente Camelot non era il posto giusto per usare la sua magia.
Sir Paul alzò il braccio avvicinandosi alla ragazza. Avrebbe
fatto vedere a tutti cosa succedeva se si osava insultare un nobile cavaliere
come lui.
Con velocità portò in basso il braccio, si sentì il rumore
della cintura che spezzava l’aria e poi l’impatto con la pelle di qualcuno.
Sir Paul impallidì visibilmente e lasciò andare con orrore
la cintura. Davanti a lui Arthur Pendragon con un braccio alzato e il chiaro
segno rosso del colpo che molto probabilmente sarebbe diventato viola nel giro
di poche ore.
Aveva appena colpito il Principe, Sir Paul voleva morire.
«Sire, mi dispiace, non era mia intenzione colpirla.» si
scusò mentre i suoi due amici erano già scappati chissà dove, lasciandolo solo
ad affrontare il prossimo Re.
Improvvisamente Arthur gli sembrò più alto, più largo e i
suoi occhi di una freddezza che non aveva mai visto prima.
«Scusami?! Come ti permetti a metterti in mezzo?» domandò la
ragazza infischiandosene che quella era la prima interazione con Arthur dopo
mesi. Non aveva bisogno di essere protetta da lui! Avrebbe preso il colpo e poi
ne avrebbe sferrato uno, così che entrambi sarebbero tornati a casa con un
livido.
Morgana rise nascondendosi dietro una signora, già adorava
Merlyn.
Arthur sbatté le palpebre confuso, mentre Sir Paul spalancò
la bocca oltraggiato «Attenta a come parli al Principe.» la sgridò andando a
recuperare da terra la cintura, sicuramente dopo essere stato oltraggiato in
quel modo non l’avrebbe difesa dal prossimo colpo.
«Oh, sparisci tu!» disse la ragazza lanciandogli una cipolla
dal suo cesto «Non sono affari tuoi.» aggiunse ora guardando il principe con le
mani sopra i fianchi, come faceva sempre quando era arrabbiata con lui o
Mordred.
Dio, Arthur voleva baciarla e avrebbe accettato con piacere
un pugno in cambio.
«Sire, mi prenderò cura io di questa donnaccia dalla bocca
larga.» lo rassicurò Sir Paul sperando che l’insolenza della donna avesse fatto
dimenticare al principe del colpo che aveva subito per mano sua.
Arthur gli tirò un pugno, dritto sul naso e i presenti
sentirono chiaramente l’osso rompersi «Attento a come parli di mia moglie.»
disse afferrandolo per il colletto della tunica mentre intorno a loro la gente
iniziava a sussurrare solo ed unicamente Merlyn.
Sir Paul si portò le mani al naso, cercando di fermare il
sangue e fece di tutto per non incontrare lo sguardo del principe «Mi dispiace,
Sire, non sapevo che lei fosse sua moglie.» provò, non era colpa sua se la
donna girava vestita come una serva. Ovviamente sapeva della famosa moglie
contadina, ma nessuno lo aveva avvertito del suo arrivo a Camelot.
«Taci, brutto zoticone.» disse la ragazza raccogliendo le
sue cose «Dovrebbero toglierti il tuo caro titolo nobiliare, perché di nobile
non hai nulla.» commentò ignorando la gente che la guardava meravigliata. Non
le piaceva tutta l’attenzione che stava ricevendo. Con la coda dell’occhio vide
Lancelot alla porta di quello che doveva essere l’officina del maniscalco.
Senza aspettare che Arthur potesse dirle anche solo una parola andò verso
l’amico, il quale fece un breve cenno con la testa al principe come per dirgli
che non doveva preoccuparsi e di prendersi cura del problema che aveva tra le
mani.
Arthur sospirò sconfitto, lo odiava ancora «Forse ha
ragione, sai? Sentiamo cosa avrà da dire mio padre, il re.» disse
afferrandolo per il collo, trascinandolo verso palazzo dimenticandosi di
Morgana tra la plebe.
La protetta del re sorrise, doveva fare proprio un bel
regalo a Merlyn, in vita sua non aveva mai visto una persona tanto coraggiosa
quanto stupida e doveva ammettere che era perfetta per Arthur, ora capiva
perché il principe non fosse più il bullo che era prima di sparire.
⸸⸸⸸
Merlyn non era solita impicciarsi, veramente, ma quella Lady
Helen non le dava una buona sensazione. Cercò di levarsi quel pensiero dalla
testa perché non era giusto accusare la prima persona davanti a lei di essere
malvagia, erano solo le parole del drago che le davano il tormento. Quella era
la sera della catastrofe, quella sera Arthur poteva essere assassinato e Merlyn
non poteva fare a meno di essere preoccupata.
Lo aveva trattato malissimo, era vero, ma non poteva fare a
meno di pensare a quanto fosse stato sexy quando riaprendo gli occhi,
spaventata per il colpo che Sir Paul le stava sferrando, si era ritrovata
protetta dal principe. Aveva sentito le farfalle nello stomaco e fortunatamente
la sua magia non ne creò di vere. Non poteva negare che gli era mancato e molto
probabilmente se l’avesse baciata lì in mezzo al mercato avrebbe ricambiato il
bacio e poi gli avrebbe tirato un pugno.
«Mordred, per favore, cerca di rimanere fermo.» pregò il bambino
che saltellava da una parte all’altra della loro piccola stanza mentre la donna
cercava di sistemargli i capelli scompigliati dopo aver giocato alla lotta con
Gwaine, l’unico a non essersi trovato un lavoro nemmeno quel giorno. Erano
stati invitati tutti ad assistere all’incoronazione e Gaius aveva detto che
sarebbe stato molto scortese non presenziare.
L’anziano medico aveva fatto presente dell’esistenza di
Mordred ad Uther e l’uomo non ne era sembrato particolarmente turbato, ma
nemmeno troppo contento. Gaius gli aveva detto che Merlyn aveva un cuore d’oro,
proprio come il suo quando aveva accolto Morgana dopo la morte dei suoi
genitori. Il re aveva dato il permesso a Gaius di parlare con il bambino della
vera identità di Arthur e da quel momento Mordred non aveva fatto altro che
dire che sua madre era una principessa.
Il druido sembrava essersi scordato della profezia, come
buona parte della sua infanzia e della vita prima di Merlyn ed Arthur, una
specie di meccanismo per proteggersi da quello che aveva subito e visto
crescendo. L’amore di Merlyn ed Arthur era riuscito a fargli dimenticare
dell’enorme peso del Destino che il filidh gli aveva dato.
«Possiamo rivedere padre, non sei contenta?» le chiese
confuso. Sua madre amava taaanto suo padre, perché non stava saltando di
gioia anche lei?
«Certo che sono contenta, tesoro.» rispose la donna facendolo
sedere sul letto «Ma oggi non possiamo avvicinarci a lui perché deve fare una
cosa molto importante e non possiamo distrarlo, capisci?» domandò
guardandolo negli occhi, sarebbero rimasti in disparte, di lato, silenziosi
osservatori di quella festa che non faceva altro che ricordare a Merlyn
dell’enorme bugia su cui era stato costruito il suo matrimonio.
Mordred annuì giocando con i lacci del corsetto della madre,
non riusciva proprio a stare fermo per l’emozione!
«E soprattutto nessuna magia, Mordred, va bene? Perché Re
Uther, tuo… nonno, non ama la magia e potrebbe spaventarsi.» un brivido
le scese lungo la schiena al pensiero che involontariamente si era imparentata
con quel mostro.
Il bambino annuì ancora «Ho capito, madre.» disse prima di
ricominciare a saltare per la stanza.
Merlyn si passò una mano sul viso, stremata. Una giornata di
lavoro nei campi non era nulla in confronto. Aveva passato tutta la mattina a
correre per la città per Gaius, non si era fermata nemmeno per pranzo e nel
pomeriggio aveva dovuto pulire il serbatoio di sanguisughe del medico. La cosa
che voleva di più in quel momento era dormire, ma il drago sembrava far tremare
la terra sotto i suoi piedi ogniqualvolta chiudesse gli occhi.
Parsifal entrò nella stanza «Hai bisogno di una mano?»
domandò vedendo lo stato della ragazza. Non era minimamente pronta per presenziare
all’incoronazione e mancava pochissimo tempo.
«Potresti finire tu di sistemare Mordred?» gli chiese
veramente grata che ci fossero i suoi amici ad aiutarla, non sapeva come
avrebbe fatto senza di loro.
L’uomo annuì e prese tra le braccia il bambino che correva
in cerchio, sollevandolo in aria dicendogli che zio Gwaine aveva una sorpresa
per lui.
Merlyn andò verso l’armadio e di cattivo umore estrasse il
vestito marrone che l’avrebbe fatta sicuramente mischiare con la servitù. Non
voleva attirare l’attenzione più del dovuto, non quando ormai tutta Camelot
sapeva che la moglie del Principe Arthur era in città ed insultava cavalieri.
Raccolse i capelli in uno chignon per praticità, nel caso
fosse successo qualcosa non poteva stare a preoccuparsi di finire con i capelli
impigliati come era accaduto quando avevano affrontato per la prima volta il
griffone.
Gaius era già alla porta che aspettava «Andiamo, la
cerimonia sta per iniziare.» invitò prendendo la mano di Mordred, il bambino
sembrava non riuscire a camminare senza avere qualcuno vicino, forse impaurito
per quello che aveva visto il giorno del loro arrivo. Merlyn prese un profondo
respiro, sarebbe andato tutto bene e constatato che il drago le aveva mentito
sarebbe andata via insieme al bambino.
⸸⸸⸸
La cerimonia era noiosa, il momento più importante della sua
vita ed Arthur non riusciva a seguire nemmeno una delle parole che suo padre
stava dicendo, tantomeno quelle di Geoffrey.
All’angolo della stanza, poco lontano da lui, c’era Merlyn
con Mordred vicino. La sua famiglia era lì e lui non era felice. Avrebbe
preferito mille volte meglio essere ad Ealdor, seduti davanti al fuoco mentre
Merlyn creava figure tra le fiamme raccontando una storia.
Recitò a memoria tutte le sue battute, senza distogliere lo
sguardo dall’amata, desideroso di togliersi la corona dalla testa e andarle a
prendere il viso tra le mani e baciarla fino a toglierle completamente il
fiato. Non poteva, Uther lo stava guardando come se sapesse esattamente cosa
stesse pensando, la mano ferma sul pomolo della sua spada in avvertimento.
Camelot non poteva perdere il suo principe.
Morgana si congratulò al termine della cerimonia, offrendo
il braccio per essere scortata verso il banchetto tenuto in onore del principe
ereditario. La donna aveva visto Merlyn da più vicino e doveva dare ragione a
Gwen, la ragazza era semplicemente incantevole, un viso angelico che nascondeva
un carattere niente male.
Arthur vide Mordred farsi prendere in braccio da Parsifal,
gli occhi chiusi chiaramente stanco. Era tardi, a quell’ora dovrebbe essere già
a letto, Arthur sentì una profonda invidia nel cuore. Doveva essere lui quello
a tenere il bambino tra le braccia, non Parsifal!
«Prego, diamo il benvenuto a Lady Helen!» concluse Uther
l’ennesimo discorso della serata e Arthur grugnì roteando gli occhi, era
stanco, voleva ritirarsi nelle sue stanze, non sentire la Lady cantare.
Forse era anche più stanco di quanto credesse perché
improvvisamente sentì le palpebre farsi estremamente pesanti.
Merlyn dal suo angolo capì immediatamente cosa stesse
accadendo, riusciva a riconoscere una magia, si tappò le orecchie osservando
con orrore tutti i presenti accasciarsi a terra addormentati. La donna estrasse
dalla manica del vestito un pugnale, la stanza buia e piena di ragnatele davano
a tutto un aspetto spettrale.
La maga vide il candelabro appeso al soffitto e con la magia
lo fece cadere proprio sopra Lady Helen. La corte e la servitù sembrò risvegliarsi
e l’urlo di Uther che gridava alla stregoneria allarmò le guardie. Sotto al
candelabro non vi era più Lady Helen, ma un’anziana signora che Merlyn aveva
già visto in precedenza.
La donna con le ultime forze lanciò il pugnale contro Arthur
e il silenzio venutosi a creare venne spezzato da un «No!» e il principe si
sentì tirare fuori dalla traiettoria e finire a terra o precisamente sopra a
qualcuno.
Merlyn respirò affannosamente, il familiare peso di Arthur
su di lei le stava provocando emozioni non adatte alla situazione, e il fatto
che le sarebbe bastato alzare anche solo leggermente il viso per baciarlo non
aiutava.
Arthur venne sollevato da terra dal padre e il principe
offrì galantemente la mano alla moglie, ma la maga rifiutò. Era ancora
arrabbiata, va bene? Non da lasciarlo morire, ma abbastanza da non perdonarlo
ancora.
«Hai salvato mio figlio.» constatò l’ovvietà il re «Meriti
una ricompensa.» disse più a sé stesso che alla ragazza.
«Non c’è bisogno, Sire.» intervenne la donna spolverandosi
il vestito dalle ragnatele «Già avere il permesso di continuare i miei studi
presso Gaius è una ricompensa.» provò a ignorare il tocco di Arthur sul suo
gomito, mentre si accertava che non si fosse fatta male.
Uther alzò una mano come per intimarle silenzio «Cittadini
di Camelot!» richiamò l’attenzione su di sé «Oggi non festeggiamo solamente
l’incoronazione di mio figlio, ma diamo anche il benvenuto nella famiglia reale
a sua moglie, Principessa Merlyn.» annunciò facendo strabuzzare gli occhi alla
ragazza, cosa diamine stava succedendo? Lei non era una principessa!
«Padre, cosa dite?» domandò Arthur chiaramente confuso
quanto la moglie.
Uther batté una mano sulla spalla del figlio «Lady Merlyn
non è una contadina come credevamo, ma è l’unica ereditaria della famiglia
Caulbot e con la sua unione a mio figlio, Camelot conquista i terreni
confinanti con Nemeth.» annunciò con soddisfazione. Ci aveva pensato tutta la
notte, meglio pochi terreni che zero prospettive di matrimonio.
Merlyn inarcò un sopracciglio, Caulbot era il nome da nubile
di sua madre, ma l’aveva perso anni fa, quando aveva rinnegato la sua famiglia
per andare via e costruirsi una vita umile. Erano originari di Nemeth, la madre
e Gaius si erano trasferiti a Camelot molti anni dopo in quanto a quel tempo
Uther era in cerca di uno Stregone di Corte e Gaius era abile negli incantesimi.
Se solo Uther sapesse che era figlia di Balinor Ambrosius, erede delle numerose
terre che i diversi re si erano spartiti durante la Grande Epurazione.
«Credo ci sia un errore.» provò Merlyn guardando Gaius in cerca d’aiuto,
era forse stata appena usata come matrimonio di convenienza? Se suo zio non
fosse Gaius Uther non avrebbe mai riconosciuto le loro nozze.
Il re la guardò spazientito «Dovresti esserne felice, Merlyn.» l’ammonì
come se fosse la peggiore delle ingrate «Ora sparite.» concluse scacciando i
due sposi, doveva occuparsi di quell’enorme candelabro.
Morgana si avvicinò e allungò la mano verso la principessa «Un piacere,
sono Lady Morgana.» si presentò inchinandosi un poco, riconoscendo che Merlyn
era un gradino sopra di lei nella scala gerarchica.
«Merlyn.» rispose la ragazza ancora non capendo bene cosa stesse
succedendo. Improvvisamente sentì qualcuno attaccarsi alle sue gambe e non
dovette nemmeno guardare in basso per sapere che era Mordred.
La Lady sorrise al bambino sentendo come una connessione, una scintilla
si era accesa quando i loro occhi si erano incrociati.
«Padre!» chiamò il bambino allungando le braccia verso Arthur, il
principe nemmeno ci pensò e prese Mordred tra le braccia, ignorando vari nobili
che iniziarono a parlare di come un bambino avesse appena chiamato “padre” il
principe.
«Mi sei mancato tantissimo!» disse il druido nascondendo il viso
nell’incavo del collo del padre, le mani che stringevano il mantello dell’uomo.
Si sentiva finalmente completo e al sicuro.
«Anche tu, Mordred, non sai nemmeno quanto.» disse il biondo con voce
spezzata, finalmente felice di poter avere il figlio con sé.
Merlyn sorrise tristemente, ma non poteva permettergli di rientrare in
quel modo nella loro vita, non poteva ancora perdonarlo. A malincuore allungò
le mani per far scendere Mordred, ignorando gli occhi da cucciolo, e
indirizzandolo verso Lancelot.
Arthur non osò discutere, non voleva finire ancora di più nei guai.
«Non so cosa sia passato per la testa di tuo padre, ma non può decidere
lui per me.» disse la maga alzando la testa per incontrare gli occhi dell’uomo.
Era forse diventato più alto? «Io continuerò con la mia vita e tu con la tua.»
disse ignorando la Lady e la sua serva che riconobbe come la donna che l’aveva
aiutata a trovare Mordred.
«Merlyn, per favore.» provò il ragazzo trattenendosi dall’allungare una
mano per toccarle una spalla. Le sembrava ancora più piccola di quando l’aveva
lasciata, il viso più segnato, ma non minimamente meno bella.
Il fatto che Morgana non stesse ridendo aiutava, solitamente la donna
non faceva altro che ridicolizzarlo. Gwen dietro di lei aveva un’espressione
dispiaciuta.
Una donna che Arthur non riconosceva si avvicinò a loro, ma doveva
essere parte dello staff di palazzo, dietro di lei altre due ragazze. Si
inchinarono profondamente, lo sguardo rivolto verso il pavimento.
«Principessa Merlyn, siamo venute per prepararla per domani mattina.»
disse la donna più anziana.
Morgana la conosceva, ovviamente, e anche Gwen. Era Miss Jody, la capo
governante che si occupava dell’assegnazione della servitù per le ladies e
dirigeva l’organizzazione degli eventi più importanti.
La maga inarcò un sopracciglio, non le piaceva essere chiamata principessa.
Non voleva essere scortese, ma non poteva nemmeno accettare quella situazione.
Lei non era la moglie di Arthur Pendragon, non era una principessa e tantomeno
sarebbe andata con quelle donne che per quanto ne sapeva potevano ucciderla e
buttarla in un fosso.
«Che succederà domani mattina?» domandò facendo un passo verso Arthur,
completamente involontariamente, come in cerca di protezione da quelle
sconosciute.
«Il matrimonio, principessa.» rispose Miss Jody ora confusa, nessuno
aveva avvertito la ragazza? «Celebreremo nuovamente le vostre nozze, così che
anche il popolo di Camelot possa assistere.» spiegò con tono insicuro vedendo
il viso della ragazza farsi rosso.
«No.» Merlyn guardò Arthur sorpresa «Non ci saranno nessune nozze, domani.»
disse il principe ignorando lo sguardo della moglie su di lui.
«Ma, Principe Arthur, vostro padre…» Miss Jody si fermò al movimento
della mano dell’uomo.
«Parlerò io con mio padre, ma annullate tutto e soprattutto non
infastidite più Merlyn.» ordinò il
principe, suo padre doveva essere uscito completamente fuori di testa se
pensava che potesse decidere in quel modo della loro vita. Doveva farsi
perdonare da Merlyn prima di poterle chiedere nuovamente di sposarlo e
solamente dopo ci sarebbero state delle nozze.
Miss Jody non rispose, limitandosi ad inchinarsi di nuovo e andarsene
con le due serve.
«Dio, Merlyn, sono veramente dispiaciuto…» l’uomo venne interrotto
nuovamente.
«Arthur, lascia stare, devo andarmene comunque, devo mettere Mordred a
letto.» disse lasciandolo lì con Morgana e Gwen.
La Lady gli posò una mano sulla spalla «Ti perdonerà, infondo ti ha
appena salvato la vita.» lo rincuorò indicandogli il pugnale conficcato sulla
sua sedia.
Il principe annuì, insomma, non lo aveva veramente lasciato morire e
sapeva dell’enorme rischio che la donna aveva preso usando la magia davanti
a suo padre. Guardò la sala piena di nobili che lo guardavano e decise di
andarsene, era stanco anche lui. Uscì dalla sala sentendo un misto di emozioni,
ma principalmente contento che suo padre avesse finalmente riconosciuto il suo
matrimonio.
⸸⸸⸸
Gaius cercò di calmare Merlyn, la ragazza appena messo Mordred
a dormire era ritornata nella stanza principale e aveva iniziato a dare
leggermente in escandescenza. Non le stava assolutamente bene quello che era
accaduto, come poteva Uther fare un annuncio del genere? Merlyn non era una
Lady, non aveva territori (erano di Gaius, per la miseria!) e principalmente
non voleva essere associata in quel modo ad Arthur. Il drago aveva ragione,
quella notte si sarebbe rivelata un disastro senza di lei, ma accettava il
ruolo di protettrice, non di moglie.
«Merlyn, per favore, siediti e bevi questa bevanda.» la
invitò Gwaine, era riuscito a rubare un’intera caraffa di idromele, sicuramente
avrebbe rilassato la maga.
«No.» rispose la ragazza battendo il pugno chiuso sul tavolo
«Credevo che qui sarebbe andata meglio, ma mi sbagliavo. È esattamente come
Ealdor, la gente mi parla dietro come sempre e credono di poter prendere
decisioni per me.» disse realmente risentita della situazione. Perché non poteva avere un nuovo inizio
senza drammi?
Merlyn prese la sua giacca marrone e se la infilò «Vado a
schiarirmi le idee.» annunciò con un piede già fuori dalla porta. Scese le
scale della torre ed arrivò nello spiazzale del castello. C’erano alcune
guardie che camminavano, ma non le diedero tanto peso. Non sapeva esattamente
dove stava andando, non aveva ancora avuto abbastanza tempo per esplorare il
posto.
Il cielo era pieno di stelle, la Luna non era piena, ma
incantevole come sempre. Merlyn prese delle scale che andavano verso l’alto sul
lato del palazzo. Voleva vedere meglio le stelle, voleva sdraiarsi e guardare
quei punti luminosi nel cielo senza dover pensare al suo Destino.
Quando arrivò in cima sembrò che qualcuno avesse avuto la
sua stessa idea: sdraiato con lo sguardo rivolto verso l’alto c’era Arthur, un
braccio sotto la testa per sorreggerlo.
La maga si avvicinò lentamente, finendo con il sedersi
proprio vicino a lui. Erano soli, poteva permettersi anche per un attimo di
abbassare la guardia.
«Mi dispiace.» disse l’uomo senza distogliere lo sguardo dal
cielo.
Merlyn sbuffò una risata «Per cosa?» infondo era stata lei a
trattarlo male e continuava a farlo. Arthur poteva aver nascosto la sua
identità, ma non aveva mai finto i suoi sentimenti.
«Per averti mentito e per averti lasciato.» rispose l’uomo
sedendosi. Indossava una tunica rossa con una profonda scollatura e Merlyn
dovette sforzarsi per non guardare i suoi pettorali. Le mancava il tocco di suo
marito? Ovviamente.
«Ti ho lasciato io.» gli ricordò mostrandogli la mano senza anello.
La prima cosa che aveva notato al mercato era che Arthur indossava ancora la
fede nuziale.
Il principe sorrise tristemente, ovvio che se lo ricordava,
l’anello nel cassetto della sua scrivania glielo ricordava ogni giorno.
«Potrai mai perdonarmi?» le chiese prendendole la mano,
stanco di trattenersi.
«Arthur, sai che ti amo.» iniziò la ragazza ricambiando la
stretta «E che per il bene di Mordred faremo finta che vada tutto bene, ma ci
vorrà molto tempo prima che le cose tornino veramente come prima.» rispose prima
di alzarsi per andarsene. Fece per andarsene, ma cambiò idea all’ultimo
secondo, chinandosi per dare un semplice bacio a stampo sulle labbra del
marito.
«Non farti strane idee.» gli disse prima di andarsene
veramente, lasciando un sorridente principe a guardare le stelle con una
farfalla blu che gli svolazzava intorno.