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Autore: Sel Dolce    23/09/2022    2 recensioni
[Merthur | AU | Rating Arancione | Fem!Merlin ]
Dal capitolo nove:
«Merlyn, tu sei la donna più insopportabile che io abbia mai conosciuto.» cominciò, completamente preso dall’improvvisazione, non aveva pensato a prepararsi un discorso «La prima volta che ci siamo conosciuti ti ho quasi tagliato la gola e tu non hai battuto ciglio. In quel momento ho capito che eri speciale – per non dire strana – ed ho iniziato ad osservarti.» stava andando decisamente male, qualcuno doveva sfondare la sua porta e tappargli la bocca in quel preciso istante «Non capivo cosa tutti ci trovassero in te, chiunque passasse sul tuo cammino si innamorava come il più sciocco degli uomini.» veramente, Arthur pregò che Gwaine entrasse e lo stordisse, quel discorso faceva schifo.
Genere: Generale, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hunith, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Arthur non poteva credere alle sue orecchie.

Merlyn, la sua Merlyn era a Camelot.

Il problema stava nel fatto che Merlyn era l’idiota che aveva provato a dare un pugno a Sir Paul ed aveva passato il pomeriggio in una cella, e se non fosse stato per Sir Leon ci avrebbe passato anche la notte.

«Devo vederla.» disse alzandosi da tavola, dimenticandosi della sua cena. Sir Leon era stato gentile ad informarlo, non avrebbe potuto dargli notizia migliore.

«Arthur, non credo sia una buona idea.» disse l’amico bloccandogli il passaggio «Ha provato a negare il vostro matrimonio quando Lord Ander ha chiesto se fosse lei tua moglie.» si permise di dargli del tu, lasciando i convenevoli per quando c’erano altre persone in giro e certamente Morris non avrebbe fatto la spia.

Arthur sentì il cuore spezzarsi, proprio come quel giorno «Oh.» riuscì semplicemente a dire.

Leon gli batté una mano sulla spalla «La vedrete domani, credo che ormai si sia già ritirata nelle sue stanze.» provò a consolarlo ben sapendo di star facendo un lavoro orribile. Non era bravo in quel genere di cose, poteva essere il terzo incomodo più famoso della storia per quanto gli riguardava.

Il principe annuì, aveva domani, Merlyn certamente non sarebbe scomparsa nella notte.

⸸⸸⸸

Morgana non credeva alle sue orecchie, quello che le stava dicendo Gwen mentre la preparava per andare a letto era semplicemente incredibile.

«Merlyn è qui?» domandò per assicurarsi di aver sentito bene.

Gwen annuì slacciando il corsetto della sua signora, le mani che lavoravano abilmente «Sì, con lei anche un bambino, ma non credo sia veramente suo, era troppo grande.» aggiunse perché era impossibile che quello fosse il frutto dell’amore tra Merlyn ed Arthur, un bambino di tre anni non era così grande e non parlava bene come Mordred.

Morgana annuì, ben sapendo di chi stesse parlando, Arthur gli aveva parlato ovviamente di Mordred «Potresti descrivermela?» le domandò invece, voleva assicurarsi di una cosa.

«Oh, Morgana, è veramente bellissima.» iniziò la serva quasi sognante «Lunghi capelli neri, pelle bianca quanto la porcellana e due occhi limpidi come il cielo d’estate. Indossava un abito verde che le donava particolarmente.» descrisse ricordandosi perfettamente della ragazza e di come avesse pensato fosse più bella di Morgana in persona.

«Credo d’averla vista anch’io.» ammise la Lady sorridendo divertita. Ovvio, solamente Arthur poteva sposarsi una donna talmente coraggiosa da provare a dare un pugno ad un cavaliere.

Non vedeva l’ora arrivasse il mattino, voleva stuzzicare Arthur sull’idiota – parole sue, non di Morgana – che aveva combattuto Sir Paul.

⸸⸸⸸

La mattina si stava svolgendo con tranquillità. Mordred era stato lavato e vestito, gli uomini avevano messo delle tuniche pulite e Merlyn aveva avuto un momento di privacy per cambiarsi dall’abito verde a quello bianco e celeste che sua madre le aveva confezionato prima di partire.

La colazione non era nulla di particolare, giusto della frutta e del porridge, proprio come ad Ealdor. Mordred come suo solito le aveva chiesto di tagliarli una mela e la ragazza aveva ormai imparato a farlo anche ad occhi chiusi.

«Io vado, Tom mi starà aspettando.» Lancelot fu il primo ad uscire, un sorriso in volto che diceva a Merlyn ci fosse qualcosa sotto.

Gaius passò a Merlyn una lista «Devi andare a comprare queste cose, Lady Helen arriverà tra poco per i festeggiamenti e devo prepararle un tonico per la voce.» le spiegò «E Mordred rimarrà qui con me, abbiamo tante cose da imparare noi due.» sorrise al bambino. Dato che Hunith non era con loro e Merlyn era troppo impegnata Gaius aveva deciso che ci avrebbe pensato lui ad insegnargli a leggere e scrivere, anche se aveva il presentimento che le cose molto presto sarebbero cambiate.

La donna si alzò da tavola dando un bacio sulla nuca del figlio «Mi sistemo i capelli e vado.» disse ritornando verso la camera dove c’era l’unico specchio. Si mise seduta sullo sgabello ed iniziò ad intrecciare i capelli, un lieve senso di nostalgia di quando Arthur aveva imparato l’arte dell’intreccio e di tanto in tanto si impuntava di volerle sistemare lui i capelli. Era faticoso, soprattutto quando i capelli erano così lunghi e non facevano altro che annodarsi, ma alla fine riuscì ad uscire dalla camera con due trecce in perfetto ordine.

Prese il cesto in vimini vicino alla porta e salutò tutti.

Era un nuovo giorno pieno di possibilità!

⸸⸸⸸

Quando Morgana gli aveva chiesto di accompagnarla per il mercato per cercare un regalo non si era fatto molte domande, contento di uscire da palazzo per evitare di perdere il controllo e correre nelle stanze di Gaius per trovare Merlyn ed implorarle perdono.

Quello che non si aspettava era sentire la voce di Sir Paul chiedere a qualcuno come se la stesse cavando con il camminare sulle ginocchia.

«Andiamo, mi stai ignorando?» Sir Paul insistette a gran voce attirando l’attenzione di più persone, ma Arthur non riusciva a vederlo.

«Oh, mi scusi, non credevo che un asino sapesse parlare e che si stesse rivolgendo proprio a me.» la voce di Merlyn era la cosa più bella che Arthur aveva sentito in quei sette mesi.

«Attenta a come parli, ragazzina.» l’ammonì Sir Paul mentre qualcuno rideva e Arthur trascinò letteralmente Morgana per un braccio alla ricerca della moglie.

Merlyn incrociò le braccia al petto, facendo schioccare la lingua contro il palato «Io parlo come voglio a chi voglio.» disse sfidandolo con lo sguardo. Cosa estremamente stupida da fare, ma non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da un pallone gonfiato. Nell’arena non erano stati tutti gentili fin dall’inizio, quindi aveva dovuto imparare a rispondere a tono quando era necessario.

«Vuoi che ti dia una lezione?» domandò furibondo il cavaliere mentre si sfilava la cintura da brandire come frusta.

«Vuoi che te ne dia una io?» rispose Merlyn posando a terra la cesta ed alzando i pugni. Poteva combattere, non era indifesa, le sarebbe bastato un solo pensiero per far finire con il sedere a terra quello sbruffone, ma sfortunatamente Camelot non era il posto giusto per usare la sua magia.

Sir Paul alzò il braccio avvicinandosi alla ragazza. Avrebbe fatto vedere a tutti cosa succedeva se si osava insultare un nobile cavaliere come lui.

Con velocità portò in basso il braccio, si sentì il rumore della cintura che spezzava l’aria e poi l’impatto con la pelle di qualcuno.

Sir Paul impallidì visibilmente e lasciò andare con orrore la cintura. Davanti a lui Arthur Pendragon con un braccio alzato e il chiaro segno rosso del colpo che molto probabilmente sarebbe diventato viola nel giro di poche ore.

Aveva appena colpito il Principe, Sir Paul voleva morire.

«Sire, mi dispiace, non era mia intenzione colpirla.» si scusò mentre i suoi due amici erano già scappati chissà dove, lasciandolo solo ad affrontare il prossimo Re.

Improvvisamente Arthur gli sembrò più alto, più largo e i suoi occhi di una freddezza che non aveva mai visto prima.

«Scusami?! Come ti permetti a metterti in mezzo?» domandò la ragazza infischiandosene che quella era la prima interazione con Arthur dopo mesi. Non aveva bisogno di essere protetta da lui! Avrebbe preso il colpo e poi ne avrebbe sferrato uno, così che entrambi sarebbero tornati a casa con un livido.

Morgana rise nascondendosi dietro una signora, già adorava Merlyn.

Arthur sbatté le palpebre confuso, mentre Sir Paul spalancò la bocca oltraggiato «Attenta a come parli al Principe.» la sgridò andando a recuperare da terra la cintura, sicuramente dopo essere stato oltraggiato in quel modo non l’avrebbe difesa dal prossimo colpo.

«Oh, sparisci tu!» disse la ragazza lanciandogli una cipolla dal suo cesto «Non sono affari tuoi.» aggiunse ora guardando il principe con le mani sopra i fianchi, come faceva sempre quando era arrabbiata con lui o Mordred.

Dio, Arthur voleva baciarla e avrebbe accettato con piacere un pugno in cambio.

«Sire, mi prenderò cura io di questa donnaccia dalla bocca larga.» lo rassicurò Sir Paul sperando che l’insolenza della donna avesse fatto dimenticare al principe del colpo che aveva subito per mano sua.

Arthur gli tirò un pugno, dritto sul naso e i presenti sentirono chiaramente l’osso rompersi «Attento a come parli di mia moglie.» disse afferrandolo per il colletto della tunica mentre intorno a loro la gente iniziava a sussurrare solo ed unicamente Merlyn.

Sir Paul si portò le mani al naso, cercando di fermare il sangue e fece di tutto per non incontrare lo sguardo del principe «Mi dispiace, Sire, non sapevo che lei fosse sua moglie.» provò, non era colpa sua se la donna girava vestita come una serva. Ovviamente sapeva della famosa moglie contadina, ma nessuno lo aveva avvertito del suo arrivo a Camelot.

«Taci, brutto zoticone.» disse la ragazza raccogliendo le sue cose «Dovrebbero toglierti il tuo caro titolo nobiliare, perché di nobile non hai nulla.» commentò ignorando la gente che la guardava meravigliata. Non le piaceva tutta l’attenzione che stava ricevendo. Con la coda dell’occhio vide Lancelot alla porta di quello che doveva essere l’officina del maniscalco. Senza aspettare che Arthur potesse dirle anche solo una parola andò verso l’amico, il quale fece un breve cenno con la testa al principe come per dirgli che non doveva preoccuparsi e di prendersi cura del problema che aveva tra le mani.

Arthur sospirò sconfitto, lo odiava ancora «Forse ha ragione, sai? Sentiamo cosa avrà da dire mio padre, il re.» disse afferrandolo per il collo, trascinandolo verso palazzo dimenticandosi di Morgana tra la plebe.

La protetta del re sorrise, doveva fare proprio un bel regalo a Merlyn, in vita sua non aveva mai visto una persona tanto coraggiosa quanto stupida e doveva ammettere che era perfetta per Arthur, ora capiva perché il principe non fosse più il bullo che era prima di sparire.

⸸⸸⸸

Merlyn non era solita impicciarsi, veramente, ma quella Lady Helen non le dava una buona sensazione. Cercò di levarsi quel pensiero dalla testa perché non era giusto accusare la prima persona davanti a lei di essere malvagia, erano solo le parole del drago che le davano il tormento. Quella era la sera della catastrofe, quella sera Arthur poteva essere assassinato e Merlyn non poteva fare a meno di essere preoccupata.

Lo aveva trattato malissimo, era vero, ma non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse stato sexy quando riaprendo gli occhi, spaventata per il colpo che Sir Paul le stava sferrando, si era ritrovata protetta dal principe. Aveva sentito le farfalle nello stomaco e fortunatamente la sua magia non ne creò di vere. Non poteva negare che gli era mancato e molto probabilmente se l’avesse baciata lì in mezzo al mercato avrebbe ricambiato il bacio e poi gli avrebbe tirato un pugno.

«Mordred, per favore, cerca di rimanere fermo.» pregò il bambino che saltellava da una parte all’altra della loro piccola stanza mentre la donna cercava di sistemargli i capelli scompigliati dopo aver giocato alla lotta con Gwaine, l’unico a non essersi trovato un lavoro nemmeno quel giorno. Erano stati invitati tutti ad assistere all’incoronazione e Gaius aveva detto che sarebbe stato molto scortese non presenziare.

L’anziano medico aveva fatto presente dell’esistenza di Mordred ad Uther e l’uomo non ne era sembrato particolarmente turbato, ma nemmeno troppo contento. Gaius gli aveva detto che Merlyn aveva un cuore d’oro, proprio come il suo quando aveva accolto Morgana dopo la morte dei suoi genitori. Il re aveva dato il permesso a Gaius di parlare con il bambino della vera identità di Arthur e da quel momento Mordred non aveva fatto altro che dire che sua madre era una principessa.

Il druido sembrava essersi scordato della profezia, come buona parte della sua infanzia e della vita prima di Merlyn ed Arthur, una specie di meccanismo per proteggersi da quello che aveva subito e visto crescendo. L’amore di Merlyn ed Arthur era riuscito a fargli dimenticare dell’enorme peso del Destino che il filidh gli aveva dato.

«Possiamo rivedere padre, non sei contenta?» le chiese confuso. Sua madre amava taaanto suo padre, perché non stava saltando di gioia anche lei?

«Certo che sono contenta, tesoro.» rispose la donna facendolo sedere sul letto «Ma oggi non possiamo avvicinarci a lui perché deve fare una cosa molto importante e non possiamo distrarlo, capisci?» domandò guardandolo negli occhi, sarebbero rimasti in disparte, di lato, silenziosi osservatori di quella festa che non faceva altro che ricordare a Merlyn dell’enorme bugia su cui era stato costruito il suo matrimonio.

Mordred annuì giocando con i lacci del corsetto della madre, non riusciva proprio a stare fermo per l’emozione!

«E soprattutto nessuna magia, Mordred, va bene? Perché Re Uther, tuo… nonno, non ama la magia e potrebbe spaventarsi.» un brivido le scese lungo la schiena al pensiero che involontariamente si era imparentata con quel mostro.

Il bambino annuì ancora «Ho capito, madre.» disse prima di ricominciare a saltare per la stanza.

Merlyn si passò una mano sul viso, stremata. Una giornata di lavoro nei campi non era nulla in confronto. Aveva passato tutta la mattina a correre per la città per Gaius, non si era fermata nemmeno per pranzo e nel pomeriggio aveva dovuto pulire il serbatoio di sanguisughe del medico. La cosa che voleva di più in quel momento era dormire, ma il drago sembrava far tremare la terra sotto i suoi piedi ogniqualvolta chiudesse gli occhi.

Parsifal entrò nella stanza «Hai bisogno di una mano?» domandò vedendo lo stato della ragazza. Non era minimamente pronta per presenziare all’incoronazione e mancava pochissimo tempo.

«Potresti finire tu di sistemare Mordred?» gli chiese veramente grata che ci fossero i suoi amici ad aiutarla, non sapeva come avrebbe fatto senza di loro.

L’uomo annuì e prese tra le braccia il bambino che correva in cerchio, sollevandolo in aria dicendogli che zio Gwaine aveva una sorpresa per lui.

Merlyn andò verso l’armadio e di cattivo umore estrasse il vestito marrone che l’avrebbe fatta sicuramente mischiare con la servitù. Non voleva attirare l’attenzione più del dovuto, non quando ormai tutta Camelot sapeva che la moglie del Principe Arthur era in città ed insultava cavalieri.

Raccolse i capelli in uno chignon per praticità, nel caso fosse successo qualcosa non poteva stare a preoccuparsi di finire con i capelli impigliati come era accaduto quando avevano affrontato per la prima volta il griffone.

Gaius era già alla porta che aspettava «Andiamo, la cerimonia sta per iniziare.» invitò prendendo la mano di Mordred, il bambino sembrava non riuscire a camminare senza avere qualcuno vicino, forse impaurito per quello che aveva visto il giorno del loro arrivo. Merlyn prese un profondo respiro, sarebbe andato tutto bene e constatato che il drago le aveva mentito sarebbe andata via insieme al bambino.

⸸⸸⸸

La cerimonia era noiosa, il momento più importante della sua vita ed Arthur non riusciva a seguire nemmeno una delle parole che suo padre stava dicendo, tantomeno quelle di Geoffrey.

All’angolo della stanza, poco lontano da lui, c’era Merlyn con Mordred vicino. La sua famiglia era lì e lui non era felice. Avrebbe preferito mille volte meglio essere ad Ealdor, seduti davanti al fuoco mentre Merlyn creava figure tra le fiamme raccontando una storia.

Recitò a memoria tutte le sue battute, senza distogliere lo sguardo dall’amata, desideroso di togliersi la corona dalla testa e andarle a prendere il viso tra le mani e baciarla fino a toglierle completamente il fiato. Non poteva, Uther lo stava guardando come se sapesse esattamente cosa stesse pensando, la mano ferma sul pomolo della sua spada in avvertimento. Camelot non poteva perdere il suo principe.

Morgana si congratulò al termine della cerimonia, offrendo il braccio per essere scortata verso il banchetto tenuto in onore del principe ereditario. La donna aveva visto Merlyn da più vicino e doveva dare ragione a Gwen, la ragazza era semplicemente incantevole, un viso angelico che nascondeva un carattere niente male.

Arthur vide Mordred farsi prendere in braccio da Parsifal, gli occhi chiusi chiaramente stanco. Era tardi, a quell’ora dovrebbe essere già a letto, Arthur sentì una profonda invidia nel cuore. Doveva essere lui quello a tenere il bambino tra le braccia, non Parsifal!

«Prego, diamo il benvenuto a Lady Helen!» concluse Uther l’ennesimo discorso della serata e Arthur grugnì roteando gli occhi, era stanco, voleva ritirarsi nelle sue stanze, non sentire la Lady cantare.

Forse era anche più stanco di quanto credesse perché improvvisamente sentì le palpebre farsi estremamente pesanti.

Merlyn dal suo angolo capì immediatamente cosa stesse accadendo, riusciva a riconoscere una magia, si tappò le orecchie osservando con orrore tutti i presenti accasciarsi a terra addormentati. La donna estrasse dalla manica del vestito un pugnale, la stanza buia e piena di ragnatele davano a tutto un aspetto spettrale.

La maga vide il candelabro appeso al soffitto e con la magia lo fece cadere proprio sopra Lady Helen. La corte e la servitù sembrò risvegliarsi e l’urlo di Uther che gridava alla stregoneria allarmò le guardie. Sotto al candelabro non vi era più Lady Helen, ma un’anziana signora che Merlyn aveva già visto in precedenza.

La donna con le ultime forze lanciò il pugnale contro Arthur e il silenzio venutosi a creare venne spezzato da un «No!» e il principe si sentì tirare fuori dalla traiettoria e finire a terra o precisamente sopra a qualcuno.

Merlyn respirò affannosamente, il familiare peso di Arthur su di lei le stava provocando emozioni non adatte alla situazione, e il fatto che le sarebbe bastato alzare anche solo leggermente il viso per baciarlo non aiutava.

Arthur venne sollevato da terra dal padre e il principe offrì galantemente la mano alla moglie, ma la maga rifiutò. Era ancora arrabbiata, va bene? Non da lasciarlo morire, ma abbastanza da non perdonarlo ancora.

«Hai salvato mio figlio.» constatò l’ovvietà il re «Meriti una ricompensa.» disse più a sé stesso che alla ragazza.

«Non c’è bisogno, Sire.» intervenne la donna spolverandosi il vestito dalle ragnatele «Già avere il permesso di continuare i miei studi presso Gaius è una ricompensa.» provò a ignorare il tocco di Arthur sul suo gomito, mentre si accertava che non si fosse fatta male.

Uther alzò una mano come per intimarle silenzio «Cittadini di Camelot!» richiamò l’attenzione su di sé «Oggi non festeggiamo solamente l’incoronazione di mio figlio, ma diamo anche il benvenuto nella famiglia reale a sua moglie, Principessa Merlyn.» annunciò facendo strabuzzare gli occhi alla ragazza, cosa diamine stava succedendo? Lei non era una principessa!

«Padre, cosa dite?» domandò Arthur chiaramente confuso quanto la moglie.

Uther batté una mano sulla spalla del figlio «Lady Merlyn non è una contadina come credevamo, ma è l’unica ereditaria della famiglia Caulbot e con la sua unione a mio figlio, Camelot conquista i terreni confinanti con Nemeth.» annunciò con soddisfazione. Ci aveva pensato tutta la notte, meglio pochi terreni che zero prospettive di matrimonio.

Merlyn inarcò un sopracciglio, Caulbot era il nome da nubile di sua madre, ma l’aveva perso anni fa, quando aveva rinnegato la sua famiglia per andare via e costruirsi una vita umile. Erano originari di Nemeth, la madre e Gaius si erano trasferiti a Camelot molti anni dopo in quanto a quel tempo Uther era in cerca di uno Stregone di Corte e Gaius era abile negli incantesimi. Se solo Uther sapesse che era figlia di Balinor Ambrosius, erede delle numerose terre che i diversi re si erano spartiti durante la Grande Epurazione.

«Credo ci sia un errore.» provò Merlyn guardando Gaius in cerca d’aiuto, era forse stata appena usata come matrimonio di convenienza? Se suo zio non fosse Gaius Uther non avrebbe mai riconosciuto le loro nozze.

Il re la guardò spazientito «Dovresti esserne felice, Merlyn.» l’ammonì come se fosse la peggiore delle ingrate «Ora sparite.» concluse scacciando i due sposi, doveva occuparsi di quell’enorme candelabro.

Morgana si avvicinò e allungò la mano verso la principessa «Un piacere, sono Lady Morgana.» si presentò inchinandosi un poco, riconoscendo che Merlyn era un gradino sopra di lei nella scala gerarchica.

«Merlyn.» rispose la ragazza ancora non capendo bene cosa stesse succedendo. Improvvisamente sentì qualcuno attaccarsi alle sue gambe e non dovette nemmeno guardare in basso per sapere che era Mordred.

La Lady sorrise al bambino sentendo come una connessione, una scintilla si era accesa quando i loro occhi si erano incrociati.

«Padre!» chiamò il bambino allungando le braccia verso Arthur, il principe nemmeno ci pensò e prese Mordred tra le braccia, ignorando vari nobili che iniziarono a parlare di come un bambino avesse appena chiamato “padre” il principe.

«Mi sei mancato tantissimo!» disse il druido nascondendo il viso nell’incavo del collo del padre, le mani che stringevano il mantello dell’uomo. Si sentiva finalmente completo e al sicuro.

«Anche tu, Mordred, non sai nemmeno quanto.» disse il biondo con voce spezzata, finalmente felice di poter avere il figlio con sé.

Merlyn sorrise tristemente, ma non poteva permettergli di rientrare in quel modo nella loro vita, non poteva ancora perdonarlo. A malincuore allungò le mani per far scendere Mordred, ignorando gli occhi da cucciolo, e indirizzandolo verso Lancelot.

Arthur non osò discutere, non voleva finire ancora di più nei guai.

«Non so cosa sia passato per la testa di tuo padre, ma non può decidere lui per me.» disse la maga alzando la testa per incontrare gli occhi dell’uomo. Era forse diventato più alto? «Io continuerò con la mia vita e tu con la tua.» disse ignorando la Lady e la sua serva che riconobbe come la donna che l’aveva aiutata a trovare Mordred.

«Merlyn, per favore.» provò il ragazzo trattenendosi dall’allungare una mano per toccarle una spalla. Le sembrava ancora più piccola di quando l’aveva lasciata, il viso più segnato, ma non minimamente meno bella.

Il fatto che Morgana non stesse ridendo aiutava, solitamente la donna non faceva altro che ridicolizzarlo. Gwen dietro di lei aveva un’espressione dispiaciuta.

Una donna che Arthur non riconosceva si avvicinò a loro, ma doveva essere parte dello staff di palazzo, dietro di lei altre due ragazze. Si inchinarono profondamente, lo sguardo rivolto verso il pavimento.

«Principessa Merlyn, siamo venute per prepararla per domani mattina.» disse la donna più anziana.

Morgana la conosceva, ovviamente, e anche Gwen. Era Miss Jody, la capo governante che si occupava dell’assegnazione della servitù per le ladies e dirigeva l’organizzazione degli eventi più importanti.

La maga inarcò un sopracciglio, non le piaceva essere chiamata principessa. Non voleva essere scortese, ma non poteva nemmeno accettare quella situazione. Lei non era la moglie di Arthur Pendragon, non era una principessa e tantomeno sarebbe andata con quelle donne che per quanto ne sapeva potevano ucciderla e buttarla in un fosso.

«Che succederà domani mattina?» domandò facendo un passo verso Arthur, completamente involontariamente, come in cerca di protezione da quelle sconosciute.

«Il matrimonio, principessa.» rispose Miss Jody ora confusa, nessuno aveva avvertito la ragazza? «Celebreremo nuovamente le vostre nozze, così che anche il popolo di Camelot possa assistere.» spiegò con tono insicuro vedendo il viso della ragazza farsi rosso.

«No.» Merlyn guardò Arthur sorpresa «Non ci saranno nessune nozze, domani.» disse il principe ignorando lo sguardo della moglie su di lui.

«Ma, Principe Arthur, vostro padre…» Miss Jody si fermò al movimento della mano dell’uomo.

«Parlerò io con mio padre, ma annullate tutto e soprattutto non infastidite più  Merlyn.» ordinò il principe, suo padre doveva essere uscito completamente fuori di testa se pensava che potesse decidere in quel modo della loro vita. Doveva farsi perdonare da Merlyn prima di poterle chiedere nuovamente di sposarlo e solamente dopo ci sarebbero state delle nozze.

Miss Jody non rispose, limitandosi ad inchinarsi di nuovo e andarsene con le due serve.

«Dio, Merlyn, sono veramente dispiaciuto…» l’uomo venne interrotto nuovamente.

«Arthur, lascia stare, devo andarmene comunque, devo mettere Mordred a letto.» disse lasciandolo lì con Morgana e Gwen.

La Lady gli posò una mano sulla spalla «Ti perdonerà, infondo ti ha appena salvato la vita.» lo rincuorò indicandogli il pugnale conficcato sulla sua sedia.

Il principe annuì, insomma, non lo aveva veramente lasciato morire e sapeva dell’enorme rischio che la donna aveva preso usando la magia davanti a suo padre. Guardò la sala piena di nobili che lo guardavano e decise di andarsene, era stanco anche lui. Uscì dalla sala sentendo un misto di emozioni, ma principalmente contento che suo padre avesse finalmente riconosciuto il suo matrimonio.

⸸⸸⸸

Gaius cercò di calmare Merlyn, la ragazza appena messo Mordred a dormire era ritornata nella stanza principale e aveva iniziato a dare leggermente in escandescenza. Non le stava assolutamente bene quello che era accaduto, come poteva Uther fare un annuncio del genere? Merlyn non era una Lady, non aveva territori (erano di Gaius, per la miseria!) e principalmente non voleva essere associata in quel modo ad Arthur. Il drago aveva ragione, quella notte si sarebbe rivelata un disastro senza di lei, ma accettava il ruolo di protettrice, non di moglie.

«Merlyn, per favore, siediti e bevi questa bevanda.» la invitò Gwaine, era riuscito a rubare un’intera caraffa di idromele, sicuramente avrebbe rilassato la maga.

«No.» rispose la ragazza battendo il pugno chiuso sul tavolo «Credevo che qui sarebbe andata meglio, ma mi sbagliavo. È esattamente come Ealdor, la gente mi parla dietro come sempre e credono di poter prendere decisioni per me.» disse realmente risentita della  situazione. Perché non poteva avere un nuovo inizio senza drammi?

Merlyn prese la sua giacca marrone e se la infilò «Vado a schiarirmi le idee.» annunciò con un piede già fuori dalla porta. Scese le scale della torre ed arrivò nello spiazzale del castello. C’erano alcune guardie che camminavano, ma non le diedero tanto peso. Non sapeva esattamente dove stava andando, non aveva ancora avuto abbastanza tempo per esplorare il posto.

Il cielo era pieno di stelle, la Luna non era piena, ma incantevole come sempre. Merlyn prese delle scale che andavano verso l’alto sul lato del palazzo. Voleva vedere meglio le stelle, voleva sdraiarsi e guardare quei punti luminosi nel cielo senza dover pensare al suo Destino.

Quando arrivò in cima sembrò che qualcuno avesse avuto la sua stessa idea: sdraiato con lo sguardo rivolto verso l’alto c’era Arthur, un braccio sotto la testa per sorreggerlo.

La maga si avvicinò lentamente, finendo con il sedersi proprio vicino a lui. Erano soli, poteva permettersi anche per un attimo di abbassare la guardia.

«Mi dispiace.» disse l’uomo senza distogliere lo sguardo dal cielo.

Merlyn sbuffò una risata «Per cosa?» infondo era stata lei a trattarlo male e continuava a farlo. Arthur poteva aver nascosto la sua identità, ma non aveva mai finto i suoi sentimenti.

«Per averti mentito e per averti lasciato.» rispose l’uomo sedendosi. Indossava una tunica rossa con una profonda scollatura e Merlyn dovette sforzarsi per non guardare i suoi pettorali. Le mancava il tocco di suo marito? Ovviamente.

«Ti ho lasciato io.» gli ricordò mostrandogli la mano senza anello. La prima cosa che aveva notato al mercato era che Arthur indossava ancora la fede nuziale.

Il principe sorrise tristemente, ovvio che se lo ricordava, l’anello nel cassetto della sua scrivania glielo ricordava ogni giorno.

«Potrai mai perdonarmi?» le chiese prendendole la mano, stanco di trattenersi.

«Arthur, sai che ti amo.» iniziò la ragazza ricambiando la stretta «E che per il bene di Mordred faremo finta che vada tutto bene, ma ci vorrà molto tempo prima che le cose tornino veramente come prima.» rispose prima di alzarsi per andarsene. Fece per andarsene, ma cambiò idea all’ultimo secondo, chinandosi per dare un semplice bacio a stampo sulle labbra del marito.

«Non farti strane idee.» gli disse prima di andarsene veramente, lasciando un sorridente principe a guardare le stelle con una farfalla blu che gli svolazzava intorno.

 

 

   
 
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